Black Blood

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    Black Blood





    Titolo: Black Blood
    Autrice: Alessandra
    Rating: R
    Avvisi: AU;Twincest not related; Language; OFC; OMC.
    Genere: Commedia; Romantico; Angst; Lime; Fantasy e Paranormal per “esigenze di copione”; WIP.
    Disclaimers: Non possiedo nè i Kaulitz nè i Tokio Hotel, tutto ciò che ho scritto è frutto della mia fantasia e non è a scopo di lucro.

    Note dell’ autrice: Non lasciatevi ingannare dal titolo,come potete dedurre dagli avvisi, non sarà una storia di sangue, violenza e morte, ma solamente un’ altra delle mie strambe idee che spero sarà di vostro gradimento.



    Capitolo 1




    Che avesse bisogno di nuovi stimoli era fuori di dubbio. Quando a poco più di vent’anni si era già uno scrittore di successo, con quattro libri e due trasposizioni cinematografiche all’attivo, ci si poteva forse adagiare tra due morbidi guanciali e dormire qualche sonno tranquillo, permettersi di dettare le condizioni, prendersi una pausa, ma non era ciò di cui lui aveva bisogno. La sua preoccupazione era di tutt’altra natura: sentiva che aveva ancora molto da dire, ma la contempo non trovava le parole giuste per farlo.
    La saga di ‘Red Blood’ che narrava le vicende di affascinanti vampiri di origine aliena giunti sulla Terra alla ricerca di umani adatti a ripopolare il loro pianeta, era giunta ad una fase di stallo, Drell il protagonista, il capo di quelle creature che si cibavano di sangue umano, ma al solo scopo di evitare l’estinzione della loro specie, si era finalmente innamorato dopo la bellezza di oltre mille pagine scritte e sembrava deciso a voler continuare la sua esistenza accanto alla donna terrestre che l’aveva conquistato e alla figlia nata dal loro amore, rimanendo sulla Terra per di più.
    Il piccolo pianeta avrebbe eletto la sua nuova guida e forse lui avrebbe potuto continuare a scrivere di loro fino alla fine dei suoi giorni, inventando nuove storie e personaggi, - Aileen, il suo agente, gliel’aveva ripetuto fino allo sfinimento -, ma non era quello che desiderava.

    Sentiva che doveva allontanarsi da Drell, dal pianeta San ak lavi e da tutti i suoi abitanti e voltare pagina. Ma in che modo? Il vuoto creativo stava assumendo le proporzioni di un abisso che lentamente lo stava inghiottendo.
    Da giorni ormai continuava a fissare lo schermo del suo portatile, incapace di scrivere anche la più semplice delle parole e la frustrazione per la mancanza di ispirazione lo stava gettando della più cupa delle disperazioni. Si alzò dalla scrivania del suo studio e guardò fuori dalla finestra. L’estate era alle porte e probabilmente un po’ di vacanza gli avrebbe fatto senz’altro bene. Da mesi oramai non si recava più alla casa sulla spiaggia, il primo investimento fatto col denaro guadagnato con le vendite del primo libro, e Gordon sarebbe stato più che contento di averlo tra i piedi per qualche giorno.
    Prese il cellulare e fece partire la chiamata verso l’uomo che, sebbene geneticamente non lo fosse, considerava suo padre, in attesa di una sua risposta.
    “ Ciao Bill! Qual buon vento?” La voce gli era giunta frammentata e la linea era molto disturbata.
    “ Come stai papà?” Chiese, premendo l’apparecchio sull’ orecchio, come se quel gesto avesse il potere di migliorare la comunicazione.
    “ Bene! Sono a Turks and Caicos.
    “ Come?!”
    “ Turks and Caicos. Caraibi. Mare. Sole!”
    “ Ho capito! Ma che ci fai là?”
    “ La mamma non ti ha detto nulla?”
    “ Solo che sarebbe partita per qualche giorno, per lavoro…”
    “ Ok, ti ha mentito. La verità è che siamo qui in vacanza insieme, a tue spese!” Lo informò Gordon ridendo. Per il figlio questo non era certo un problema, considerato che il denaro guadagnato sarebbe bastato e lui e alla sua famiglia per tutta la vita, ma ciò che lo rendeva davvero felice era che i suoi genitori avessero deciso di riappacificarsi.
    “ Sono contento per voi papà! L’ ho sempre detto che non eravate fatti per vivere separati!”
    “ Ce la stiamo mettendo tutta! Ora devo salutarti, la nostra imbarcazione sta per partire… Tua madre ti saluta e dice che ti chiamerà quanto prima!” Gli comunicò l’uomo prima di congedarsi.
    “ Papà, vado per alcuni giorni alla casa sulla spiaggia, non ti dispiace vero?”
    “ Certo che no, è casa tua!”
    “ Ok, a presto allora…”

    Rimase per qualche istante ancora ad osservare il panorama fuori dalla finestra. L’elegante quartiere in cui abitava era uno dei più esclusivi della città e anche uno dei più tranquilli, sotto ogni punto di vista. Il massimo della vita era Scooby, il cane dei vicini, che rovesciava il bidone dell’ immondizia in un eccesso di vitalità, o Emily, la figlia dei Sanders che suonava per ore Mozart al pianoforte, con la finestra aperta. Doveva cambiare aria prima che tutto questo lo sopraffacesse.
    Mise alcuni indumenti e qualche effetto personale nella sacca, il PC nella custodia e si affrettò verso il bagno per fare una rapida doccia. Se non avesse trovato molto traffico, sarebbe giunto a destinazione prima del tramonto e avrebbe potuto gustare quindi una lauta cena a base di pesce nel locale di Sweetie. Una delle poche persone a conoscere la vera identità di B.T. Truman, -quello era lo pseudonimo da lui utilizzato-, l’autore della più famosa saga sui vampiri dell’ ultimo ventennio.
    La decisione di non svelarsi al pubblico, era stata una scelta che si era rivelata vincente, considerato il suo carattere un po’ schivo e che al momento della pubblicazione del primo libro della serie, “Landing on Earth”, era uno studente all’ultimo anno di scuola superiore e ancora minorenne. L’alone di mistero che Aileen e la casa editrice avevano creato intorno a lui, aveva innescato una sorta di curiosità morbosa nei suoi confronti ed incrementato le vendite in pochissimo tempo. Per un giovane scrittore agli esordi poteva definirsi già un punto di arrivo vedere il proprio libro andare in ristampa per la terza volta nel giro di pochi mesi, ma la fortuna l’aveva nuovamente baciato quando era stato contattato da un famoso regista perché la sua creazione diventasse un film. Erano trascorsi già sette anni da allora e Bill Trumper continuava ad essere l’ombroso quanto affascinante ragazzo, neolaureato in lettere, che abitava in quella magnifica casa al numero 12 di Manson Street e B.T.Truman, il famoso, quanto misterioso scrittore di fama mondiale.
    A volte non gli sarebbe dispiaciuto apparire in pubblico, autografare le copie dei libri dei suoi fedeli lettori, quelli che quotidianamente commentavano il suo blog e lo seguivano ormai da anni.
    Il blog era l’unico modo per parlare con loro, oramai divenuti per lui una famiglia. Una sorta di meravigliosi critici sinceri e spietati, a volte fonte di ispirazione o di riflessione. Aileen si era sempre dimostrata contraria, affermando che l’alone di mistero una volta scemato, avrebbe avuto ripercussioni negative sulle vendite. I lettori amavano immaginarlo come una sorta di affascinante scrittore alieno, magari proveniente anch’egli da San ak lavi, che altro non significava che ‘sangue e vita’ in creolo haitiano, come i vampiri di cui narrava le vicende.
    Più volte gli era stato chiesto come si chiamasse e aveva riso per davvero davanti allo schermo del suo fedele PC, di fronte alle fantasiose ipotesi dei lettori, ai quali non aveva mai rivelato che le iniziali erano quelle del suo vero nome, mentre Truman era stato preso nientemeno che da “The Truman Show”, quanto di più banale ci potesse essere sulla faccia della Terra.

    °°°



    “ Mon Chériiiii!!! Da quanto tempo! E dimmi, come se la passa il mio scrittore preferito?” L’esuberanza di Sweetie era proverbiale, tanto da sollevarlo di qualche centimetro da terra e stritolarlo in un forte abbraccio. Adorava quei cento chili per i quasi due metri di altezza di quello che era diventato uno dei suo più cari amici. Sweetie era il soprannome che da tempo Alexandros Petropulakos si portava dietro e più precisamente da quando aveva messo piede in quel ristorante, dichiarando di essere il miglior chef gay dell’universo. L’allora proprietaria l’aveva messo subito alla prova, constatando come il suo orientamento sessuale non pregiudicasse affatto la riuscita dei suoi ottimi piatti e ben presto si era ritirata per lasciare il locale nelle sue mani, limitandosi a dividere con lui parte dei profitti. Sweetie era un mago ai fornelli e con le persone. Era praticamente impossibile non rimanere affascinati dai suoi racconti esotici su terre misteriose e lontane che lui vantava di aver visitato in uno dei suoi innumerevoli viaggi e intratteneva volentieri i numerosi avventori che a fine cena rimanevano nel locale ad ascoltarlo, continuando a consumare bevande al bar. Sweetie era anche il nome di un cocktail da lui inventato a base di frutta, acqua e ouzo, un liquore tipico della sua terra d’origine: la Grecia.

    “ Va molto bene, Sweetie. ‘Final choice’ sta andando alla grande e presto cominceranno le riprese di ‘Life goes on’. Non potrei desiderare di più, non credi?” Esordì Bill, sciogliendosi dall’abbraccio.
    “ Non lo so dimmelo tu, Chéri. I tuoi occhi non sanno mentire.” Rispose l’uomo, guardando dritto nelle sue iridi color dell’ambra e dirottandolo poi al bar per continuare a parlare. Era ancora presto e i primi clienti non sarebbero arrivati che prima di un’ ora.
    “ Ho bisogno di svagarmi, di nuovi stimoli. Sento che oltre alla scrittura non c’è più nulla che mi interessa per davvero, e purtroppo sto attraversando un periodo in cui mi è sempre più difficile mettere in parole ciò che mi frulla nella testa. Potrei continuare a narrare le vicende di Drell & Co. all’infinito, ma sento che sarebbe forzato e non sono affatto sicuro che il prossimo libro sarebbe un successo. Ho bisogno di uscire dal mondo di ‘Red Blood’ o rischierò di diventarne schiavo per sempre.” Spiegò accorato all’amico che ascoltava attento, sorseggiando una birra.
    “ Aileen che dice?” Chiese lo chef perplesso.
    “ Aileen pensa che un po’ di riposo non potrà che giovare alla mia mente e che presto sfornerò un nuovo best seller che sia l’ennesimo sequel o una nuova storia originale. A dire il vero lei non ha preso molto sul serio questo mio vuoto creativo –“
    “ Prenditi tutto il tempo che vuoi, allora.” Lo interruppe Sweetie, “hai scritto quattro libri di successo in sette anni e sei uno degli scrittori più famosi del pianeta, non succederà il finimondo se ti fermerai per un po’.”
    “ Lo spero… Scrivere è comunque la mia vita e non è certo mia intenzione finire i miei giorni in un liceo di provincia ad insegnare letteratura ad un branco di adolescenti ignoranti.”
    “ Non succederà. Piuttosto ti assumerò io qui al locale a declamare i versi del sommo Omero per intrattenere i clienti!” Esclamò l’uomo, ridendo della sua stessa stramba quanto assurda idea.
    “ Hai intenzione di farli addormentare per poi servir loro una lauta quanto costosissima colazione il mattino dopo?” Lo punzecchiò Bill, sapendo quanto ci tenesse a trarre profitto da ogni singola attività che era possibile svolgere nel ristorante.
    “ Potremo metterci in affari Chéri, sul serio. Io li rimpinzo di cibo e tu di poesia. Potrebbe funzionare!” Scherzò lo chef, gettando lo sguardo al pacchiano orologio a forma di timone, posto all’ingresso del ristorante.
    “ Devo tornare in cucina, Bill. Rimani a cena vero? Stasera zuppa di pesce, pasta al sugo di cozze, involtini di pesce spada e orata alla provenzale. Modestamente credo che nessuno uscirà scontento da qui, vista la bravura dello chef.” Si autocelebrò, posando sulla massa di capelli ribelli, legati con una coda alquanto instabile, il cappello da cuoco.
    “ Vada per la pasta, l’orata e un buon bicchiere di vino bianco. Se l’ispirazione se ne è andata, almeno mi riempirò la pancia!” Esclamò il giovane scrittore allo chef. Aver parlato con Alexandros gli aveva fatto bene e già si sentiva meglio. Guardò verso l’oceano e respirò a pieni polmoni l’aria intrisa di odore del mare, ritrovando un po’ di quella pace che pensava aver perduto per sempre.



    Link ai capitoli:


    Edited by *billaly* - 26/2/2017, 12:12
     
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  2. !Moody
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    Salveee ^^
    Come inizio non è male!!
    La figura di Bill scrittore di successo annoiato mi piace!!
    è scritta bene in modo scorrevole anche se ho notato un paio di errorini ma di poco conto :)
    Per ora non posso dire niente se non che mi hai incuriosita e spero di leggere al più presto un nuovo capitolo :D
    E finalmente una nuova fanfiction XD
     
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    Grazie per aver letto!
    Spero che continui ad incuriosirti e di averti tra le mie lettrici allora!

    Se ci sono errori potete dirmelo tranquillamente, la mia beta ufficiale è molto impegnata e quindi i cap non sono corretti.
     
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  4. !Moody
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    Lo spero molto anche io perché come inizio non è niente male ^^
    Ok io non me ne intendo molto, dato che io stessa ho una beta però tu hai scritto Che avesse bisogno di nuovi stimoli era fuori di dubbio. non so se è corretto al 100% io per esempio scrivo fuori dubbio senza il di.. poi ci sono un paio di errori di battitura qua e la ma sono dovuti alla distrazione niente di preoccupante :)
     
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    Mi è scappato il "di"! Grazie!
     
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    Chiedo scusa per l'intromissione, ma la versione 'fuori di dubbio' è corretta. Possiamo dire che sia la 'sorella educata ed elegante' della versione senza la congiunzione, anch'essa, per tanto, corretta.


    Ciao, quel che penso di questa storia lo sai già, e sono felice cha piaccia ad altre tanto quanto a me ;)
     
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    Grazie Liù! <3
     
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  8. !Moody
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    Appunto per cui ho scritto in spoiler e ho sottolineato che non ne ero sicura ^^ Chiedo scusa per il mio errore e ringrazio Liù per la precisazione :)
     
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    Boy Don't Cry

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    Ma non è affatto un errore! Sono entrambe versioni valide e corrette :)
    E aggiungerei che ci vorrebbero più lettrici come te, che fanno presente in modo educato e cortese ad eventuali dubbi, mancanze o errori, invece di passar sopra tutto in nome di non si sa bene cosa (come succede nella maggior parte dei casi) . In fondo, siamo tutte qui per migliorare, io per prima, ed ogni aiuto è più che gradito.
    In ogni caso, ignoratemi... credo sia la cosa migliore da farsi. ;)


    ... e visto che son qui: UP! O IP, a tua scelta :)
     
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    Capitolo 2




    Aveva fatto ritorno a casa poco dopo la mezzanotte, stanco e leggermente brillo. Si sentiva leggero e come liberato di un peso ed era certo che non fosse solo per l’ebbrezza provocata dall’alcool. Aveva trascorso una bella serata in allegria, in mezzo a persone che non avevano minimamente idea di chi fosse, trascinato dalla carica di Sweetie che in suo onore aveva smesso i panni dello chef per una sera e ben presto si era unito a lui nella cena per fargli compagnia e poi intrattenere i clienti in uno sgangherato karaoke danzereccio.
    Si mise seduto sul grande dondolo della veranda, scrutando il cielo pieno di stelle. Aveva sempre adorato quella visuale, amante dell’astronomia quale lui era, immaginando per l’ennesima volta che la stella più brillante fosse niente meno che il pianeta San ak lavi. Vide Drell e i suoi compagni intraprendere il lungo viaggio verso la Terra e vivere poi nell’ ombra, nel timore che venisse alla luce la loro vera natura. La paura e il terrore dipinti sui volti di quegli umani che erano stati selezionati perché la loro specie potesse avere un futuro ed infine Hope, la figlia di Drell e di Ivy, l’umana di cui lui si era perdutamente innamorato, che avrebbe segnato un nuovo inizio.
    Si era addormentato cullato dal leggero movimento del dondolo, ovviamente sognando, e quando si era risvegliato il sole stava tingendo il cielo di rosa. Era infreddolito e i suoi capelli erano intrisi di umidità.
    “ Mi beccherò un raffreddore…” Biascicò, con la voce impastata di sonno, sgranchendo la schiena indolenzita, prima di alzarsi dal suo improvvisato giaciglio.
    Entrò in casa e si diresse immediatamente in bagno, una bella doccia calda l’avrebbe svegliato completamente e lavato via quella sensazione di intorpidimento generale, poi avrebbe deciso come trascorre la giornata. Il tempo era buono e il clima quasi estivo era ciò che ci voleva per trascorrere un paio d’ore sulla spiaggia senza che questa fosse superaffollata e forse chissà, avrebbe provato a scrivere qualcosa.

    °°°



    “ State attenti deficienti!!! Quella roba costa più di tutti voi messi insieme!” Gridò qualcuno nel vialetto antistante la casa dei suoi vicini.
    “ Arrangiati da solo allora e non rompere più le palle!!!” Rispose qualcun altro in modo alquanto sgarbato.
    La villa degli Erwing era in vendita ormai da mesi e non sapeva che finalmente John fosse riuscito a disfarsene, visto che davanti al cancello faceva ancora bella mostra di sé il cartello “For Sale”. Era, o meglio era stata, una sontuosa dimora fino a qualche anno prima, quando gli affari della “Erwing Enterprise” andavano ancora a gonfie vele, poi purtroppo l’azienda era fallita a causa di investimenti sbagliati, lasciando tutta la famiglia in un mare di debiti e guai e la villa nelle mani di un’immobiliare locale.
    Bill sbirciò dalla finestra della camera da letto, da dove era possibile vedere solo parte dell’ingresso, a causa della grande palma piantata nel suo giardino, che ne impediva la completa visuale e notò che alcune persone stavano portando dentro la casa degli scatoloni e oggetti vari, tra cui una batteria.

    Bene ci mancavano solo dei nuovi vicini musicisti, urlanti e chiassosi. Si trovò a pensare contrariato.

    Indossò un paio di boxer da mare e una maglietta e riavviati distrattamente i lunghi capelli biondi davanti allo specchio, che raccolse poi in una coda, si diresse al piano di sotto per fare una rapida colazione. La dispensa della moderna cucina non aveva molto da offrire, -Gordon era un pessimo cuoco e spesso mangiava fuori-, ma trovò dei biscotti ai cereali e succo di frutta in brik miracolosamente non ancora scaduti. Non erano granché, ma meglio di niente, sarebbe comunque andato a fare un po’ di spesa più tardi.

    Il sole era piacevolmente caldo e le note dell’ultima fatica discografica dei Justice provenienti dalle cuffie del suo ipod, cullavano i suoi sonnolenti pensieri. Batteva il tempo con la mano destra sul suo addome piatto e tamburellava con le dita dell’altra sul quaderno su cui abitualmente fissava le idee improvvise e dal quale non si separava mai.
    La spiaggia era semideserta, a quell’ ora tutti erano al lavoro e la stagione balneare non era che agli inizi. Presto quel lembo di sabbia fine si sarebbe riempita di turisti e allora addio tranquillità.

    “ Vieni!!!! L’acqua è bellissimaaaa!!!!” Bill si mise seduto di soprassalto, spaventato da quel vociare. Una ragazza dai tratti esotici, stava correndo sulla sabbia, trascinando dietro di lei un tipo che dava l’impressione di voler essere da tutt’altra parte.
    “ Tuffiamoci!!!” Gridò ancora, saltellando sulla battigia.
    “ Tu devi essere scema. L’acqua sarà gelata!” Rispose l’altro arretrando di qualche passo.
    “ Andy sei una pizza! Non ti va mai di far niente!” Lo rimproverò la ragazza, arrestando la sua corsa sulla riva e tastando con un piede la temperatura dell’ acqua.
    “ Lo sai cosa mi andrebbe di fare…” Disse il tipo attirandola a sé e baciandola sulla bocca, mentre con una mano di insinuava nei microscopici slip.
    “ E smettila! Non vedi che c’è gente che guarda?!” Esclamò di rimando lei, indicando Bill con il gesto della mano, il quale distolse immediatamente lo sguardo dai due e si sdraiò nuovamente, aumentando il volume della musica.
    Cafoni… pensò tra sé risentito e decidendo all’istante che non rientrava affatto nei suoi interessi far conoscenza con i nuovi vicini.

    “Ciao, io sono Revon e tu chi sei?” La vocina squillante dell’altrettanto squillante ragazza, sovrastò le note di “Rag Doll” di un Steven Tyler veramente in forma.
    Babbo Natale, non vedi che ho la barba? Si stupì di non averla pronunciata a voce alta, mentre si toglieva gli auricolari e gli occhiali e con un sorriso tirato si accingeva a presentarsi a sua volta.
    “ Sono Bill, ciao Revon.” Rispose, tendendogli la mano. Il tipo di prima se ne stava seduto sulla sabbia qualche metro più in là e non sembrava minimamente preoccupato del fatto che la sua ragazza stesse attaccando bottone con un altro.
    “ Oh, non preoccuparti per lui,” disse Revon, soddisfacendo la sua curiosità, “Andy è un asociale.”
    “ Non sono preoccupato, mi chiedevo solo come possa non dispiacergli che la sua ragazza vada in giro a conoscere altre persone così-“
    “ Non è il mio ragazzo! Ma ti pare?” Lo interruppe inorridita.
    “ Ah no?” Chiese stupito,ricordando con quanta facilità si era introdotto nelle sue mutandine.
    “ Decisamente no. E’ solo un amico.” Spiegò molto tranquillamente.
    “ Capisco…” Si limitò a dire lui, lasciando cadere il discorso.
    “ Abiti nella casa accanto alla nostra?”
    “ Già…”, purtroppo, terminò mentalmente.
    “ Noi siamo qui con altri amici, Tom e Mia hanno affittato la casa per un mese.”
    Non resterò qui tanto a lungo… Decise all’ improvviso.
    “ Davvero? Pensavo che i proprietari avessero venduto.” Disse invece.
    “ Non saprei… ma non credo che Tom abbia tutto quel denaro. A dire il vero credo che non ne abbia affatto.” Lo informò, sorridendo, mentre si alzava in piedi.
    “ Mi ha fatto piacere conoscerti Bill, penso ci rivedremo presto.” Aggiunse salutandolo con la mano, mentre si dirigeva verso il tipo che non si era mosso di un millimetro.
    Non vedo l’ora…


    “ Chi è?” Chiese Andy, ravviandosi i capelli color della notte.
    “ Boh, un tipo. Si chiama Bill.”
    “ Pensi che ci creerà dei problemi?”
    “ Non saprei, ma dovremo stare comunque attenti. Non possiamo esagerare o chiamerà di sicuro la polizia. Mi sembra un posto piuttosto tranquillo. Credo che Kate e Mia dovranno rivedere un attimo i loro piani.” Ammise Revon dubbiosa.

    Bill posò le buste della spesa sul tavolo di cucina e sbirciò dalla finestra in direzione del fracasso proveniente dalla casa accanto. La recinzione non offriva alcuna visuale, ma il rumore,- eh sì non si poteva certo definire musica quell’accozzaglia di note a caso, sparate a raffica-, non era per niente rassicurante.
    “ Fanculo!” Gridò a quel lamento che doveva essere la voce del cantante, chiudendo poi i vetri, in cerca di refrigerio uditivo ma invano, sentiva il pavimento tremare sotto i piedi.
    “ Maledetti!” Brontolò, affrettandosi a riporre le cose deperibili nel frigorifero e lasciando il resto della spesa sul tavolo. Con un gesto di stizza afferrò le chiavi di casa e dell’auto e si diresse verso il ristorante di Sweetie. Almeno per un paio di ore se ne sarebbe rimasto tranquillo.

    Edited by *billaly* - 2/6/2015, 00:39
     
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  11. !Moody
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    Ah povero Bill!!!Alla faccia della vacanza tranquilla!!
    Anche se però non lo avrei detto fosse così scorbutico e brontolone XD
    I nuovi vicini casinisti mi intrigano molto, specialmente le ultime parole di Revon, si riferiscono solo al casino che potrebbero fare oppure c'è qualcosa di più profondo e misterioso sotto?? :ph34r:
    Sono curiosissima!!!
    Qualcos'altro invece mi dice che Bill la troverà sicuramente l'ispirazione u.u
    E Poi devo dire che, fanculo al casino, un vicino come Tom lo vorrei anche io XD XD
    Con questo secondo capitolo sei riuscita a mantenere un ritmo di scrittura sostenuto e a mantenere viva la curiosità, brava ^^
    Continua presto :)
    Baci :*
     
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  12.     +1   -1
     
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    Contenta che ti sia piaciuto!
    Mi sa che i vicini di Bill gli daranno filo da torcere e non solo per il casino! ;)
     
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  13. !Moody
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    Mi piace la cosa u.u
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  14. barby's1
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    scusa il ritardo ma ammetto che ormai non entro piu' nei forum purtroppo

    già dalle prime righe mi hai incuriosita, sembra quasi la trama di un film e stai creando la giusta suspance per tenermi legata alla storia, questo Bill tutto successo e scrittura ma un po' annoiato e svuotato dalla sua stessa vita, ha bisogno di stimoli e direi di un grosso scossone... vedremo cosa vivrà... grazie Ale per la storia, è strano ormai leggere una ff, leggere di loro e tornare ad incuriosirsi... aspetto il chap :)
     
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  15.     +1   -1
     
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    Grazie per aver letto Barbara! Spero ti piacerà! **
     
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