The Great Spirit on behalf of the flower

One Shot partecipante al VI contest di Fantastory

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    dalla città che i TH hanno scelto per lasciare un segno indelebile: Modena!

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    The Great Spirit on behalf of the flower





    Titolo: The Great Spirit on behalf of the flower (The legend of Crocus and Smilax )
    Autrice: *billaly*
    Genere: PG/R
    Rating: Romance, Fantasy, Angst (ma solo un po’)
    Avvisi: OFC
    Disclaimer: I Tokio Hotel non mi appartengono e tutto quanto è scritto è frutto della mia fantasia e non è mai accaduto realmente. Inoltre non scrivo a scopo di lucro.
    Note dell’autrice: Non ho idea di cosa c’entri con il tema del contest, ma è uscita così e si sa che le dita guidate dall’ ispirazione sono come un ambasciatore che non porta pena.
    E’ un po’ più lunga del previsto, ma spero che avrete forza e volontà per arrivare fino alla fine.


    Doveva ammettere che sua madre quando ci si metteva, faceva per davvero le cose in grande. Non le era bastato organizzare il suo di matrimonio, ora doveva metter mano anche in quello di Tom. Sorrise triste, il suo fratellone si sarebbe sposato tra tre giorni, una cerimonia fittizia a beneficio di parenti e amici a dire il vero, visto che aveva già privatamente giurato amore e fedeltà eterni a Ria un mese prima a Las Vegas davanti ad un prete vestito come Elvis.

    Ria.

    A dire il vero non l’aveva mai entusiasmato l’idea di averla come cognata, e più in generale di avere una cognata. Ci era stato davvero male quando Tom gli aveva comunicato che avrebbe chiesto alla ragazza di sposarlo, ma sapeva di dover essere felice del fatto che il suo gemello avesse trovato la donna a suo parere giusta, con cui metter su famiglia.

    Anche se non lo era per niente. Gli stava portando via suo fratello, la sua metà perfetta e questo bastava per avercela con tutto il genere femminile. Nonostante fosse tollerante, Ria non avrebbe accettato per sempre la sua continua presenza, questo lo sapeva bene, come sapeva bene che Tom si sarebbe profondamente dispiaciuto se vi fossero state incrinature tra di loro.

    Un vicolo cieco in sostanza, dal quale lui non ne sarebbe uscito illeso. Doveva convenire che l’unica soluzione era quella di insaccare le pive e mandar giù il boccone per quanto amaro fosse.

    Ria era la moglie di Tom.
    Doveva farsene una ragione.

    Rallentò di un poco per osservare meglio il panorama circostante, era uscito appositamente dalla A24 per gustarsi un momento di tranquillità e ritardare così il suo arrivo a Schwerin, dove Simone aveva addirittura affittato il castello per la cerimonia.

    Era una bella giornata primaverile, il sole splendeva alto nel cielo e metteva allegria. Alla radio suonavano una gracchiante Shiny Happy People dei REM che lui si ritrovò canticchiare nonostante l’audio pessimo, sorridendo tra sé. Le cittadine, con le tipiche costruzioni rurali e i prati fioriti, si susseguivano identiche sulla statale.

    Mancavano circa quaranta chilometri all’arrivo, quando all’improvviso la sua auto tossicchiò per poi fermarsi in mezzo alla strada, senza più dare segno di vita.

    “Cazzo e per fortuna che avevo detto ad Hans di controllare che fosse tutto a posto!” Sbottò scendendo dall’auto e sbattendo la portiera. Faceva caldo per essere aprile ed immediatamente si tolse il giubbotto, guardandosi attorno. Non aveva badato nemmeno al cartello stradale che indicava il nome della cittadina, sempre che ce ne fosse stato uno, visto il deserto che lo circondava. Non un’anima viva a quell’ora in giro, sembrava sul serio un paese fantasma. Tirò fuori il cellulare dalla borsa e brontolò una colorita imprecazione. Non c’era campo e non era nemmeno certo che quella piccola costruzione nelle vicinanze, fosse una casa dotata di linea telefonica.

    Il suo sguardo si posò allora sul prato fiorito a fianco della strada e scorse finalmente il primo segno di civiltà urbana.

    Una bicicletta da uomo posata al tronco di un albero sembrava esser stata lasciata lì per lui. Erano secoli che non ci saliva sopra, ma al momento era l’unico mezzo a disposizione in quello strano posto.

    Si avvicinò guardingo, quasi timoroso di esser colto in flagrante, il padrone del velocipede poteva sbucare all’improvviso e non ci avrebbe fatto una grande figura: lui, Bill Kaulitz beccato mentre fregava un ronzino arrugginito in un paesello sperduto!

    Rise tra sé, chi avrebbe mai potuto vederlo? Ancora pochi passi e-…

    “Campi magnetici…” Bill sussultò a quella voce proveniente dal nulla, o meglio dall’albero. Guardò in alto verso i rami coperti di foglie, prima di ribattere.

    “ Come?!...”

    “ Campi magnetici…” Ripetè la voce. Da dietro il tronco fece capolino il volto sbarazzino, contornato da riccioli castani, di una ragazza.

    Bill si rilassò immediatamente a quella visione, anche se era una sconosciuta, era lieto che non fosse stata la pianta a parlare. Sarebbe stato un po’ difficile da spiegare…

    “ Sarebbe?” Chiese incrociando le braccia al petto.

    “Non hai letto le indicazioni sulla statale? Poco prima del bivio c’è chiaramente scritto di non entrare in paese ma di tornare sull’ A24… purtroppo questa zona è investita da tempeste magnetiche che si susseguono una dopo l’altra e siamo per così dire… isolati…” Spiegò con aria serafica.

    “ Temo di non capire… io dovrei arrivare a Schwerin…”

    “ Molte apparecchiature elettriche non funzionano più, non c’è linea telefonica, né internet, le auto si fermano all’improvviso…”

    “ Ma come è possibile?” Chiese sempre più incredulo il cantante.

    “ Non lo sappiamo. Gli scienziati dell’ESA non sanno come spiegarsi questo fatto, però presumono che sia un qualcosa legato ad un imprevisto allineamento di pianeti minori con la Terra, che si risolverà in breve tempo. In effetti la situazione sta migliorando, ad esempio questa mattina i cellulari funzionavano…” Continuò la ragazza.

    Bill sbuffò spazientito. La storia era inverosimile. Guardò l’orologio al polso per accorgersi che anche quello si era fermato.

    “ Sono le tre e un quarto…” Disse la riccioluta, mostrandogli un vecchio orologio da taschino, “ per fortuna che mio nonno me l’ha lasciato in eredità…” Aggiunse sorridendo.

    “ Merda! Non c’è modo di uscire da questa… ehm… tempesta magnetica? Mi sembra assurdo che accettiate questo fatto con tranquillità!!” Esclamò Bill contrariato.

    “ Oh certo che sì, puoi sempre arrivare ad Hagenow e prendere il treno per Schwerin, là è tutto ok…” Suggerì la ragazza, senza smettere di sorridere.

    “ E quanto dista Hagenow da qui?” Chiese lui.

    “ Circa sette chilometri. Troppi da fare a piedi con quelle belle scarpe, signorino…” Rispose, indicando i suoi stivali con il tacco.

    Il cantante si scoprì ad arrossire, di certo non era quello il tipo di approccio che si aspettava da una ragazza, una campagnola per di più.

    “ Possibile che non ci sia un mezzo per raggiungere Hagenow? Ho pure una valigia in auto e anche togliendomi le scarpe non potrei mai fare tutti quei chilometri a piedi!”

    “ Te l’ho detto, le auto qui non funzionano e per muoverci usiamo questi potenti cavalli d’acciaio!” Ribattè la ragazza paziente, indicando la bicicletta posata al tronco dell’albero.

    “ E per il resto? Come fate senza telefono, TV, rete internet?!” Chiese sempre più allibito.

    “ Puoi aggiungere anche senza frigorifero, forno, frullatore, phon, ed elettricità in genere. Abbiamo i generatori e per il resto si fa, che dovremo fare? Andarcene da qui e lasciare questi posti incantati per una grigia e caotica città fino a quando la situazione non si sarà normalizzata? Credimi nessuno di noi in paese ha pensato di farlo. Semplicemente attendiamo e intanto viviamo come i nostri antenati.” Spiegò, accalorandosi, la riccioluta.

    Bill si appoggiò al tronco dell’albero lasciandosi scivolare fino a terra, dove raccolse un fiore e chiuse gli occhi, sperando che una volta riaperti, questa assurda vicenda potesse rivelarsi un sogno. Inspirò a pieni polmoni l’aria intrisa del profumo dei campi. Un lieve movimento accanto a lui lo avvertì che anche la ragazza si era seduta.

    “ Si chiamano crocus…” mormorò.

    “ Eh?” Bill riaprì gli occhi e si tuffò nel suo sguardo limpido come laghetti di montagna.

    “ I fiori. Si chiamano crocus. Sono i primi a sbocciare appena dopo il disgelo per salutare l’arrivo della primavera… Sono fiori antichi e pieni di mistero, un po’ come quello che sta succedendo qui ora…” Spiegò lei.

    “ Ah… e questi quindi avrebbero a che fare coi campi magnetici?” Azzardò Bill, ormai rassegnato.

    “ La leggenda narra che Crocus, un giovane pastore con uno spirito fine e nobile, si fosse perdutamente innamorato della bella ninfa Smilax, e che gli Dei, colpiti dalla profondità del sentimento avessero loro concesso l'immortalità trasformando l’uno in un fiore e l’altra in una pianta di tasso, per garantire ai due che sarebbero rimasti sempre insieme.” Raccontò, sviando la domanda ed indicando il sempreverde poco distante.

    Il cantante la guardò perplesso. Era ormai più che certo che a quella stramba ragazza mancasse qualche rotella, o più semplicemente fosse vittima degli effetti del magnetismo. Sospirò, distogliendo lo sguardo da lei e osservando distratto il panorama circostante. Doveva trovare il modo di avvisare sua madre, Tom, qualcuno insomma, ma come? Che situazione di m-…

    “ Vieni. Possiamo vedere se il mio CB funziona. In genere la frequenza di quelle onde radio è meno disturbata e a volte è possibile trasmettere.” Disse alzandosi ed esortando lui a fare lo stesso.

    “ E per fare cosa? Non posso avvisare i miei che mi stanno aspettando a Schwerin con quel coso!”

    “ Possiamo sempre metterci in contatto con Karl ad Hagenow e ordinare una batteria nuova per la tua auto. Dubito che una volta passata la tempesta tu possa nuovamente metter in moto il tuo bolide. Sempre che non sia partito l’alternatore o il quadro elettrico…” Sentenziò la ragazza, sicura del fatto suo.

    “ Sei un elettrauto?” Chiese sempre più esterrefatto.

    “ No, sono maestra, ma quando abiti in un paese di trecento anime, può succedere di dover sapere fare anche un mestiere che non sia il tuo. E comunque io sono Anja…” Rispose, tendendogli poi la mano.

    “ Io sono…”

    “ Bill Kaulitz, ti conosco. Vivo fuori dal mondo al momento, ma fino a un mese fa questo era un normalissimo piccolo comune civilizzato della Germania del Nord.”

    “ Scusa, devo averti dato l’ impressione di essere uno stupido spocchioso, ma cerca di capirmi sono leggermente sconvolto! Tra un paio di giorni mio fratello si sposa e io devo esser presente, altrimenti penserà che sia arrabbiato con lui…”

    “ Tom si sposa?! Oh cavolo, Sabine si strapperà tutti i capelli!” Esclamò Anja.

    “ Sabine?!...”

    “ Sabine è una mia cara amica ed è pazza di voi. Credo che sarebbe disposta a portarti sulle sue spalle fino a Schwerin in cambio di un tuo autografo!” Rise la ragazza.

    “ Mmh… potrei farci un pensierino, ho proprio urgenza di arrivarci prima di domenica!” Disse Bill, unendosi poi alla risata.

    Beh tutto sommato quella stramba ragazza era simpatica e soprattutto, sebbene l’avesse riconosciuto, sembrava non dare segni di isterismo, anche se, doveva ammetterlo, aver vissuto per un anno e mezzo in America nel quasi totale anonimato, gli aveva fatto provare quasi nostalgia per gli assalti delle fan.

    Un anno e mezzo in cui non era successo nulla, se non appunto il matrimonio di suo fratello.

    Un disastro sotto ogni punto di vista insomma…

    “ Ehi Bill, ci sei?!” Anja lo richiamò alla realtà, suonando il campanello della bicicletta.

    “ Eh?... Sì… dove stai andando?” Chiese, riemergendo dai suoi pensieri.

    “ Dobbiamo andare a casa mia, non ricordi?” Rispose la ragazza,un po’ spazientita. Ok sarà anche stato Bill Kaulitz, ma se lo aspettava un po’ più sveglio a dire il vero.

    “ Con quella?!”

    “ Vuoi forse prendere la tua auto?” Sbuffò lei.

    “ Ehm no, ma…”

    “ Abito poco distante, se non vuoi salirci, potrai seguirmi a piedi.”

    “ E la mia valigia?…”

    “ Valigia?! Bill che ti salta in mente? E’ una bicicletta! La tua valigia puoi lasciarla in macchina e prendere solo lo stretto necessario o se preferisci puoi trascinarla per un chilometro…” Lo redarguì, come se fosse uno dei suoi alunni più indisciplinati.

    “ Ma non dovrei cercare un posto per dormire questa notte? Mi sembra di capire che non riuscirò a muovermi tanto presto da qui…” Chiese incerto.

    “ Non ci sono alberghi qui, Toddin non è una meta di interesse turistico, ma se vuoi la vecchia Emma affitta delle stanze nel retro del suo supermercato…” Disse Anja, cercando di rimanere seria.

    “ Stai scherzando vero? Come minimo sarà un deposito polveroso e pieno di insetti!” Esclamò il cantante schifato.

    “ In alternativa puoi restare a casa mia. Ho addirittura una stanza per gli ospiti e un bagno. Non ti assicuro energia elettrica e acqua calda, ma almeno è pulita.” Lo informò, facendogli poi segno di andare alla macchina per prendere i propri effetti.

    Bill la guardò contrito mentre si infilava un paio di scarpe comode e buttava nella borsa un cambio, poi salì sulla bicicletta e una volta saldo sulle sue lunghe gambe, l’aiutò a sistemarsi sulla canna per poi partire un po’ traballante verso la casa della ragazza.

    I capelli di Anja gli solleticavano il volto, inondando le sue narici di profumo di ciliegia, la sua pelle leggermente già abbronzata, sembrava così incredibilmente morbida… Scosse la testa, come a voler scacciare un fastidioso insetto e sorrise al suo peccaminoso pensiero successivo.

    Da quanto tempo non usciva con una ragazza?

    Dopo la batosta con Alice, aveva giurato a se stesso che non avrebbe più allacciato il benché minimo rapporto con una donna.

    Shay si era scusata con lui circa un miliardo di volte per avergliela presentata, ignara del fatto che dietro quell’aria innocente, si nascondesse un’opportunista senza scrupoli, che non aspettava altro che l’allocco di turno abboccasse.
    Ma in quel caso Bill se n’era accorto quasi immediatamente aiutato per di più dal destino. Era stato sufficiente giungere ad un appuntamento in anticipo e origliare la conversazione telefonica tra lei e un’amica.

    “ Sai credo che ormai sia cotto! E non è stato nemmeno difficile! Bill è un incredibile egocentrico, basta decantare le sue doti e farlo sentire come l’uomo più desiderabile della terra e il gioco è fatto!... Certo che non ho cambiato idea! Mi fanno ribrezzo tutti quei piercing e tattoo, ma è il suo conto in banca che mi alletta!...”

    L’aveva raggiunta, strappandole il cellulare dalla mano e chiudendo la chiamata, prima di gridarle in faccia tutto il suo disprezzo, per poi lasciarla senza darle nemmeno il tempo di ribattere. Non aveva più alcun senso stare a sentire ciò che avrebbe avuto da dire a sua discolpa, ciò che aveva sempre temuto si era avverato e lui ci era cascato come un idiota…

    “ In fondo a questa strada, svolta a destra…” La voce di Anja gli giunse soave all’orecchio, riportandolo alla realtà. I loro visi erano così vicini che-…

    “ ATTENTO!!” L’urlo improvviso della ragazza gli fece perdere l’equilibrio rischiando di farli cadere entrambi.

    “ Chi è quel coglione che ha lasciato il furgone in mezzo la strada?” Sbottò Bill, fermandosi a dieci centimetri dal veicolo.

    “ Qualcuno che non ha avuto modo di potersi fermarsi altrove…” Spiegò Anja, una volta scesa dalla bicicletta per riprendersi dallo spavento, “ La mia casa è in fondo alla via, meglio andare a piedi.”

    “ E la bici?”

    “ Riesci a portarla a mano o ti si rovinerà la manicure?” Lo canzonò lei, sorridendo.

    “Che spiritosa! Sali, sono almeno altri trecento metri e io non ci penso neppure a camminare fin laggiù!”

    “ L’esercizio fisico tonifica, non lo sai?” Lo informo Anja con aria innocente.

    “ Sì, ma non ora...” Rispose il cantante risentito.

    Percorsero gli ultimi metri in silenzio come se quel loro piccolo contatto fosse stato interrotto. Anja era dispiaciuta, eppure dava l’impressione di essere uno abituato alle battute e alle prese in giro, visto il suo modo di porsi e di apparire, ma evidentemente non era così.

    “ Scusami…” Gli sussurrò, posandogli leggera la mano sul braccio prima aprire la porta della sua abitazione.

    “ Scusa per cosa?...” Borbottò Bill, guardandola con occhi tristi.

    “ Per esser stata scortese. Io non so nulla di te in fondo…” Disse, accennando un sorriso.

    “ Io sono Bill Kaulitz, è normale esser preso in giro per il trucco, la pettinatura, la manicure, i tacchi, gli abiti, la mia ambiguità sessuale… E non mi importa in genere, ma sto attraversando un periodo un po’… come dire, di riflessione e non sono più così… corazzato.” Rispose amaro.

    Anja si limitò a sospirare e a girare la chiave nella serratura. Non era il momento giusto per iniziare quel genere di conversazione.

    Bill la seguì nel salone osservando attentamente le stampe e i quadri affissi alle pareti. Per essere una campagnola doveva ammettere che aveva buon gusto. La stanza era finemente arredata ed era certo che i mobili fossero antichi. Sul camino un dipinto raffigurava due giovani che lui intuì fossero Crocus e Smilax. Non seppe spiegarsi l’attrazione improvvisa per quei due corpi allacciati in un abbraccio armonioso e fin troppo dolce, tanto da fargli aumentare il battito cardiaco. A guardare meglio la ninfa assomigliava moltissimo ad Anja…

    “L’ha dipinto mia nonna…” Gli sussurrò all’orecchio.

    “ E’ stupendo.” Rispose, guardandola. Era davvero bella…

    “ Vieni…” Gli disse, invitandolo a seguirla in un’altra stanza dove era presente anche un generatore di corrente ed iniziò ad armeggiare con i pomelli del CB, fino a quando il crepitio proveniente dall’apparecchio non si trasformò in una vocio lontano.

    “ Karl mi senti? Qui è Anja che parla! Ho un problema urgente...” Esordì nella speranza potesse udirla.

    Il crepitio riprese forte per poi scemare e ridursi ad un leggero fruscio. La ragazza posò il microfono e guardò sconsolata il cantante.

    “ Mi dispiace Bill, purtroppo il segnale è debole e ci sono troppe interferenze. Riproveremo più tardi durante il periodo di “remissione”…”

    “Remissione?” Ripetè il ragazzo.

    “Tra le 21.24 e le 23.06 le onde elettromagnetiche caleranno di intensità e sarà possibile riavere elettricità e linee telefoniche in quel lasso di tempo. Questo fenomeno si verifica frequentemente da qualche giorno, non a cadenza regolare, ma con una logica ben precisa. Stamattina la remissione è iniziata alle 11.24 ed è terminata alle 13.00. Domattina ce ne sarà un’altra alle 06.24 che finirà alle 08.12. Ogni volta la distanza tra le due fasi si riduce di un’ora e dura sei minuti in più. Se i miei conti non sono errati, il fenomeno cesserà definitivamente alle 17.24 di domenica, ora in cui il periodo di remissione si intersecherà con quello successivo e tutto tornerà alla normalità. O almeno lo spero…” Spiegò Anja, dando l’impressione di essere molto competente in materia.

    Bill la guardò esterrefatto e affascinato dalla sua perspicacia. Era sì stramba quella ragazza, ma altrettanto geniale! Non era sicuro di aver capito quello strano meccanismo, ma se la sua teoria si fosse rivelata giusta presto avrebbe potuto raggiungere Schwerin. Ovviamente rimaneva il problema di non poter nell’immediato avvisare la sua famiglia dell’imprevisto, anche se supponeva che difficilmente gli avrebbero creduto. La vicenda sembrava inverosimile, inoltre era molto strano che non ne avesse mai sentito parlare prima di quel momento. Sperava solo che la madre preoccupata per lui in assenza di notizie, non richiedesse l’intervento della Guardia Nazionale, della Nasa e dell’ FBI per le prossime ventiquattro ore. Simone era una donna moderna e spregiudicata, ma quando si trattava dell’ incolumità dei suoi figli diventava la più ansiosa delle donne.

    °°°°°



    “ E’ bello qui…” Constatò Bill, uscendo sul retro della casa. Il panorama era da mozzare il fiato. Grandi distese fiorite e una pace infinita. All’improvviso non era così più importante avvisare la sua famiglia dell’inconveniente, mentre la sua mente viaggiava lontano dal pensiero di perdere il fratello. Anja gli si avvicinò silenziosa e contemplò con lui quei fiori che danzavano nella brezza leggera.

    “ So cosa significa aver paura di perdere una persona cara e ti capisco, ma Tom rimarrà sempre legato a te, qualsiasi cosa succeda. La vostra è una connessione speciale, siete una persona scissa in due corpi e niente e nessuno potrà dividervi. Anche tu un giorno troverai la persona che ti farà innamorare, ma credimi ci sarà sempre un posto speciale per lui nel tuo cuore…” Esordì ad un tratto la ragazza. I suoi occhi erano seri ora ed era impossibile non esser rapiti da quello sguardo.

    Bill sentì la gola secca e la necessità di schiarirsi la voce prima di rispondere. A dire il vero non sapeva spiegarsi come Anja avesse immediatamente centrato il punto dolente della questione. Era così evidente il suo disappunto o più semplicemente era ovvio essere dispiaciuti per un fratello che si sposava?

    “ Io… Tom è sempre stato molto importante per me da sempre. Credo che non sopravviverei un giorno senza di lui… Ria non mi piace, ma non posso certo dirglielo e dargli così un dispiacere, è la sua vita e io non ho diritto di fargli da spina nel fianco, se lui ha deciso di sposarla, devo essere felice per lui.” Tentò di spiegare, mentre sentiva una morsa stringergli il petto e la voce tremare.

    Anja gli accarezzò il volto e asciugò lacrime invisibili sulle sue guance con i pollici. Il tocco delle sue mani era leggero e caldo e Bill desiderò non avesse mai fine. Chiuse gli occhi per assaporare al meglio quelle morbide carezze, appoggiandosi al muro. Sentì il capo di Anja appoggiarsi al suo petto e le sue braccia cingergli i fianchi, normalmente si sarebbe ritratto, - non gli piacevano i contatti fisici con gli sconosciuti -, ma gli sembrava assolutamente naturale farsi abbracciare da lei e così fece anche lui, circondandole le esili spalle con le sue braccia.

    Rimasero in quella posizione per un tempo indefinito e quando riaprì finalmente gli occhi, il sole stava già tramontando colorando il cielo di un arancio e rosa irreali. Si sentiva meglio, come se la vicinanza di Anja avesse avuto il potere di infondergli energia positiva. Lei sorrise dolcemente, quando lui la strinse ulteriormente a sé, sospirando.

    “ Grazie…” Sussurrò, baciando i suoi riccioli ribelli, “ Avevo bisogno di essere coccolato un po’…” Aggiunse, invitandola a guardarlo. Era impossibile rimanere indifferenti alle sue labbra rosee…

    Fu un bacio leggero, dal quale lui stesso si ritrasse dopo una frazione di secondo. Quel contatto era stato al pari di una scossa elettrica che l’aveva lasciato stordito e confuso. Anja era ancora tra le sue braccia e lo guardava sorridendo in maniera rassicurante.

    “ Hai bisogno di rilassarti…” Le sussurrò trascinandolo dentro e lui la seguì come un automa. Non seppe spiegarsi come arrivò nel bagno di quella casa e trovarsi poi immerso in una grande vasca di acqua calda circondato da decine di candele profumate. Una delicata schiuma lambiva il suo corpo come un leggero abbraccio, cullandolo dolcemente. Si stava davvero bene lì, la sua mente si stava svuotando, le sue membra rilassando. Le palpebre si appesantivano sempre più e nonostante cercasse di lottare contro il sonno, sentiva che non poteva opporsi a quella stanchezza improvvisa.

    Un lieve movimento intorno a lui lo avvisò della presenza di un’altra persona nella stanza. Anja era accanto a lui nuda e seduta sul bordo della vasca. Allungò una mano e lentamente lei entrò facendo volare mille bolle di sapone in aria.

    Era una visione, il suo corpo meraviglioso. I suoi seni pieni gli solleticavano il petto, dentro al quale il cuore impazzito batteva furiosamente. Lo baciò con foga, fino a fargli mancare il respiro. La sua intimità si sfregava contro il suo membro eretto, invitandolo a penetrarla.

    “ Anja, io…” bofonchiò affannato.

    “ Shhhh… rilassati, non pensare a nulla se non alle tue sensazioni…” Gli sussurrò la ragazza all’orecchio, prima di riprendere a baciarlo ora dolcemente.

    Era eccitato ed impacciato, sorpreso dalla sua stessa reazione. Era però impossibile resistere a tanta seducente bellezza.

    Entrò in lei quasi con disperata urgenza, godendo di sensazioni mai provate prima. Era tutto dannatamente assurdo e perfetto, l’acqua, le candele e lei. Un essere etereo a quella tenue e calda luce che si muoveva lentamente su di lui come danzando. Lo baciò nuovamente e Bill sentì le forze venirgli mente, la ragione non lo seguiva più persa nell’oblio, il battito del suo cuore era l’unica cosa che occupava la sua mente.

    L’orgasmo giunse liberatorio, lasciandolo inerme, privo di qualsiasi volontà, mentre tutto intorno a sé diventava scuro.

    °°°°°



    Quando riaprì gli occhi era steso sul letto. Indossava una t-shirt e i boxer e il suo corpo era ovviamente asciutto. Fuori era già buio e un’ insolita luce bluastra rifletteva all’interno della stanza. Di Anja non vi era traccia, ma sentiva dei rumori provenire dalla stanza attigua. Si alzò e andò alla finestra, rimanendo incantato da ciò che vide. Il cielo era solcato da bagliori blu elettrico che lo attraversavano ad intervalli regolari ed Anja era fuori sul prato che osservava attenta quel fenomeno. Indossava una tunica chiara che svolazzava leggera alla calda brezza primaverile. La temperatura era davvero mite nonostante la notte fosse già calata e pensò che forse il motivo di ciò fossero i campi magnetici. Uscì e raggiunse la ragazza abbracciandola da dietro e baciandole il collo.

    “ Mi sono addormentato, mi dispiace…” Le disse quasi a scusarsi, mentre lei osservava il vecchio orologio da tasca che teneva in mano senza prestargli attenzione.

    “ E’ ora!” Esclamò improvvisamente,voltandosi verso di lui e baciandolo con ardore, mentre i bagliori nel cielo cessavano lasciandoli completamente avvolti nel buio della notte. Dopo qualche secondo le luci in casa e televisore si accesero, lasciando il cantante interdetto.

    “ Sono le 21.24. Abbiamo a disposizione esattamente un’ora e quarantadue minuti di vita da persone civili. Possiamo telefonare, usare internet, guardare un film, cucinare qualcosa nel microonde e…”

    “ Fare l’amore con la luce accesa…” Aggiunse Bill, abbracciandola nuovamente.

    “ Dobbiamo chiamare Karl ad Hagenow e i tuoi.” Disse liberandosi dall’abbraccio. Sembrava quasi ansiosa di liberarsi della sua presenza.

    Bill prese il cellulare dalla borsa e provò ad accenderlo inutilmente.

    “ Devi caricarlo. Il campo elettromagnetico assorbe tutta l’energia disponibile…” Gli suggerì la ragazza, mentre componeva un numero sulla tastiera del telefono fisso.

    Cercò il caricabatterie tra le sue mille cianfrusaglie e una presa di corrente dove attaccarlo. Subito il suo Blackberry si rianimò, rivelando un’infinità di chiamate perse di sua madre.

    “ Avrà come minimo chiamato mezzo mondo e le sarà già venuto un infarto, o forse due…” borbottò tra sé mentre faceva partire la chiamata.

    La voce isterica di Simone lo assordò e fu veramente difficile spiegarle e farle capire cosa gli fosse successo, -ovviamente non aveva creduto ad una sola parola di quel racconto inverosimile-, ma sperava che l’averlo sentito sano e salvo servisse a sedarla per il momento.

    “ Mamma, ti prometto che domani sera, al massimo per domenica mattina presto sarò a Schwerin. Devono ripararmi la macchina in assenza di campo magnetico, altrimenti non riuscirò mai a partire, senza una batteria carica.” Aveva spiegato alla madre che continuava a borbottare frasi sconnesse su quanto fosse stata in pena per lui, quanto fosse importante che facesse da testimone al matrimonio del fratello e che gli invitati che già erano arrivati si aspettavano che ci fosse anche lui ad attenderli, che Karin, l’organizzatrice del matrimonio aveva pensato di sostituire i gigli bianchi con quelli rosa e il catering aveva messo anche piatti di carne nel menù e Tom si era arrabbiato.

    “ Mamma!!!” Gridò per richiamare la sua attenzione, “ smettila di dare i numeri e calmati per Dio!! Sono sicuro che riuscirai a risolvere tutto se ti metterai tranquilla. Io sto bene, dì a Tom che avrà il suo dannato testimone domenica alle undici. Ti saluto!”

    Aveva riattaccato e spento immediatamente il telefono lasciandolo in carica.

    Conoscendo sua madre si aspettava come minimo altre dieci chiamate, invece lui voleva godersi il poco tempo rimasto in compagnia di Anja che lo osservava divertita.

    “E’un osso duro tua madre eh?” Chiese la ragazza, aprendo il frigorifero.

    “ Non immagini nemmeno quanto possa essere invadente a volte, ma io la adoro ugualmente. A parte Tom, è l’unica persona con la quale possa dire di avere un rapporto sincero…”

    “Dovresti aver più fiducia nelle persone che ti stanno accanto e comunque l’essere così restio ai rapporti umani non ti preserverà dalle delusioni.” Affermò sicura.

    “ Lo so, ne ho appena ricevuta una da poco. Ho provato a fidarmi del mio intuito, ma questo deve avermi abbandonato, visto la cantonata che ho preso.”

    “ Mi dispiace, ma non dovresti farne una tragedia. Sei giovane e hai tutta la vita davanti a te… Non è certo facile trovare l’anima gemella, ma non devi mai smettere di lottare per la tua felicità.”

    Bill cercò di trovare un significato intrinseco in quelle parole che dette da una persona con cui aveva appena consumato un rapporto sessuale più che soddisfacente, avevano un sapore amaro.

    “ Lo dici come se volessi tirartene fuori. E’ un modo gentile per dirmi arrivederci e grazie?” Disse triste.

    “ Io non voglio nulla che tu non possa darmi Bill e al momento sei troppo preso da altre situazioni per donare il tuo cuore a qualcun’altro. Lo dico sul serio.
    Pensaci. Dovresti imparare a dare il giusto peso ai sentimenti e fare chiarezza dentro di te. Cosa vuoi davvero?”

    “ Non lo so. Vorrei solo potermi svegliare la mattina e sorridere sereno al nuovo giorno…”

    “ Succederà, ma solo se tu lo vuoi, se tu accetterai il volere di chi ti sta accanto, senza pensare solo a te stesso.”

    “ Non capisco. Io non sono un egoista!” Brontolò il cantante alterandosi. Chi era Anja per sputare sentenze, per di più molto veritiere? Com’era possibile che lo conoscesse così bene?

    La riccia si avvicinò e gli posò le mani sulle spalle, fissandolo in volto. Di nuovo una leggera scossa gli provocò un brivido sulla schiena.

    “ Bill tu sei il re degli egoisti e sentirselo dire fa male, ammettilo. Ma hai anche tante altre qualità che meriterebbero di uscire allo scoperto. Come prima cosa dovresti parlare con tuo fratello e dirgli cosa provi. Vedrai che vi sentirete entrambi sollevati e il vostro rapporto non conoscerà ostacoli.” Sentenziò sicura, sorridendo in maniera eloquente. Solo in quel momento Bill si accorse di quanto la sua tunica fosse trasparente e non esitò a tirarla verso di sé, era comunque molto difficile rimanere impassibili al suo fascino per lungo tempo.

    “ Chi sei tu in realtà? Una creatura scesa in terra per ricondurmi sulla retta via o per farmi perdere definitivamente la ragione?” Chiese baciandole le morbide labbra invitanti. Lei rispose al quel contatto languida e seducente.

    “ Chi vuoi che io sia per te Bill?” Chiese maliziosa, portando le mani sul suo fondoschiena coperto solo dai boxer.

    “ Voglio sentirmi amato Anja, per quel che sono e non perché sono famoso…” Affermò, abbassando lo sguardo quasi vergognoso della sua stessa richiesta.

    “ Fai il primo passo tu allora e smettila di comportarti come Bill Kaulitz. Butta la maschera,come stai facendo con me ora. Ciò che nascondi è mille volte meglio di quello che tutti conoscono.” Rispose, riprendendo possesso della sua bocca.

    Di nuovo il bagliore bluastro attraversò le finestre fino ad investirli con la sua luce intensa, “ ci siamo giocati la serata…” disse Anja guardando l’orologio posato sul tavolo, “ tra meno di un minuto ripiomberemo nel buio assoluto e non abbiamo nemmeno cenato.”

    °°°°°



    Non gli sembrava di aver esagerato con il vino, eppure la testa girava all’inverosimile. Era steso sul divano accanto a lei e il ciocco che ardeva nel camino tingeva le pareti di rosso. Non ricordava quando Anja lo aveva acceso, nè perché considerata la temperatura, ma doveva ammettere che il calore che emanava era molto piacevole, o era il corpo della riccia ad esserlo? Le accarezzò il fianco coperto solo dal leggero tessuto della tunica e si sporse in avanti ad osservare il suo viso. Si era addormentata e l’espressione del suo volto era identica a quella della donna dipinta nel quadro di fronte a lui. Possibile si trattasse della stessa persona?

    Scacciò il pensiero con il gesto della mano: la storia della ninfa Smilax e di Crocus era solo una stupida leggenda e per quanto romantica fosse non aveva nessun fondamento. Di alberi di tasso e fiori di campo la Germania ne era piena…allora perché gli tornava sempre alla mente ed era sempre più attratto da quella ragazza? Una parte di lui non se ne sarebbe più voluta andare da quel posto.

    Anja aprì gli occhi improvvisamente e si voltò a guardarlo interrogativa, come ad esigere una spiegazione a quell’ ultimo suo pensiero. Bill non disse nulla, ma si limitò a sorridere a quei due smeraldi che illuminavano la stanza.


    Quando si svegliò, gli ci volle qualche secondo per capire dove fosse. Fuori faceva già giorno e il posto accanto a lui nel letto era vuoto. L’orologio da taschino del nonno posato sul comodino segnava le 7.38. Sicuramente Anja si era alzata all’alba approfittando del periodo di remissione per sbrigare alcune faccende domestiche. Si alzò e fece un giro per la casa, cercandola e chiamando il suo nome, ma solamente quando uscì sul retro la vide. Bellissima e completamente assorta in contemplazione dei fiori multicolore che la circondavano. Sembrava accarezzarli con lo sguardo ed era certo che stesse loro parlando. Rientrò per infilarsi i jeans e le scarpe per poi raggiungerla, ma un’ improvvisa fitta alla bocca dello stomaco gli mozzò il respiro e costringendolo a sedersi per riprendere fiato.

    Era stato solamente un istante, ma Bill lo percepì come un avvertimento.

    La sua domanda se la ragazza del quadro e lei fossero la stessa persona era rimasta senza risposta e mentre facevano l’amore di nuovo quella sensazione di volersi liberare della sua presenza. Indubbiamente Anja gli era entrata nel cuore a velocità supersonica e gli stava insegnando a non aver paura dei propri sentimenti, ma era la stessa cosa anche per lei?

    Si conoscevano da sedici ore ed era forse un po’ prematuro pretendere promesse di amore eterno.

    Si rialzò e tornò fuori, lei era ancora nel medesimo posto ma ora guardava in direzione della casa. Gli fece cenno di raggiungerlo, agitando la mano. Il suo sorriso non tradiva alcun sentimento controverso e sembrava essere felice.

    “ Mi ha chiamato Karl, ha trovato una nuova batteria per la tua auto, oggi verrà a sostituirla durante la prossima remissione così poi potrai raggiungere i tuoi a Schwerin.” Lo informò, soddisfatta.

    Bill ringraziò, rimanendo però serio. Possibile che non le dispiacesse nemmeno un po’?

    Il cielo si tinse di un azzurro intenso a segnare il ritorno del campo elettromagnetico. Un vento insolitamente caldo smosse il campo di crocus e i loro capelli.

    “ Non abbiamo mai avuto una primavera così strana. L’anno scorso in questo periodo ha nevicato…” Disse piano.

    “ Ti sarai sentita sola, senza i tuoi fiori…” La punzecchiò lui, in cerca di qualche reazione.

    “ Non ho bisogno di vedere le cose per sentirle vicine e dovresti farlo anche tu.” Lo redarguì subito seria, dandogli le spalle. Sembrava contrariata e ora era Bill a sorridere.

    “ Allora quando me ne sarò andato, dici che basterà pensarti per sentirmi vicino a te?” Incalzò lui.

    “ Non lo so, dipenderà da te.” Rispose voltandosi nuovamente.

    “ E se non mi bastasse pensare a te, ma volessi averti vicino?”

    “ Non credo sarebbe una buona idea. Io sto bene qui, nel mio paesino, tra i miei crocus. Siamo lontani mille miglia io e te…”

    “ Sono qui adesso.”

    “ Ancora per qualche ora, poi andrai a Schwerin dalla tua famiglia, da Tom. Ricorda che hai qualcosa di importante da dirgli.”

    “ Glielo dirò, ma non so se questo sarà sufficiente a farmi star bene.” Disse con rammarico.

    “ Un passo alla volta Bill. Non devi essere egoista…” Lo ammonì lei.

    Un’ altra volata di vento caldo fece frusciare le foglie degli alberi. Anja si guardò intorno come alla ricerca del responsabile di quel movimento. C’era uno strano legame tra lei e quegli eventi, ora ne era sicuro. Di colpo il vento cessò e la natura intorno a loro tacque immobile.

    La riccia si sedette e posò la schiena al tronco di un albero, invitando Bill ad imitarla. Prese poi le mani del cantante tra le sue e se le strinse la petto.

    “ Abbracciami…” Gli sussurrò all‘orecchio e Bill non se lo fece ripetere due volte, avvolgendola nelle sue lunghe braccia. La sentì sospirare e poi rilassarsi contro la sua spalla. Sembrava aver bisogno di un posto dove riposare da una lunga fatica e poco dopo il suo respiro regolare gli annunciò che si era addormentata. La tenne stretta a lui accarezzandole di tanto in tanto i capelli e le spalle e attese.

    Quando entrambi si svegliarono era già ora di pranzo. Il sole brillava alto nel cielo terso e libero da nubi. I fiori sembravano ancora più numerosi o almeno quella fu l’impressione che Bill ebbe. Stirò in alto le braccia intorpidite dalla posizione forzata e baciò leggero le labbra della riccioluta.

    “ Hai fame?” Chiese lei alzandosi e tendendogli una mano per aiutarlo.

    “ Mmh, abbastanza. Non ho nemmeno fatto colazione stamattina.”

    “ Sono una pessima padrona di casa, scusami, ma non sono abituata ad avere ospiti.”

    “ Non fa nulla, a dire il vero mi alzo sempre talmente tardi che difficilmente metto nello stomaco qualcosa prima di quest’ora.”

    “ Vita da star, no?”

    “ Già…” Affermò poco convinto.

    Si avviarono verso casa, mentre un triste silenzio era nuovamente sceso tra di loro. Anja cucinò qualcosa di veloce che Bill divorò avidamente. Era un ottima cuoca e con poche cose era riuscita ad imbastire un pranzo coi fiocchi. Lei assaggiò appena il cibo sempre più cupa e pensierosa, tanto da preoccupare il ragazzo.

    “ Che succede?” Chiese ad un tratto.

    “ Niente. Karl tra qualche minuto sarà qui.” Disse, indicando i bagliori nel cielo, “ la remissione è vicina.”

    Il cantante guardò l’orologio che infatti segnava le 13.24. I calcoli di Anja erano stati davvero precisi.

    °°°°°



    Karl era un buffo ometto sulla sessantina. Il suo capo era completamente glabro, ma una folta barba copriva più di metà volto. Indossava una tuta da lavoro rossa, unta di grasso e una volta raggiunta l’auto di Bill iniziò alacremente a sostituire la batteria esaurita. Il lavoro durò una decina di minuti e quando il motore dell’Audi si avviò, Bill avvertì una fitta al cuore. Poteva andarsene, mancava un’ ora al termine della remissione e sarebbero occorsi non più di alcuni minuti per lasciare definitivamente la zona interessata dal campo magnetico, eppure più di una forza lo tenevano ancorato a quel posto, a lei. Sentiva che se fosse andato via in quel momento, il senso di incompletezza non lo avrebbe mai più abbandonato. Non era una sensazione nuova per lui, ma era diversa. Non era come con Tom per il quale nutriva uno sconfinato affetto, quello era amore. Il suo cuore glielo stava gridando già da qualche ora.

    Pagò il meccanico e portò l’auto davanti la casa di Anja che lo stava aspettando al suo interno. Era seduta sul divano composta, ad occhi chiusi, le mani strette in grembo. Indossava una tunica azzurra come il cielo sopra di loro.

    “ Sei già pronto per partire?” Chiese senza riaprire gli occhi, ma avvertendo la sua presenza nella stanza.

    “ Ehm… no se tu non vuoi. Potrei andarmene con la remissione di stasera. Karl mi ha spiegato che la batteria non si scaricherà nuovamente se il motore sarà spento quando la remissione terminerà.” Borbottò incerto.

    Anja aprì gli occhi e sorrise: “ Significa che abbiamo ancora sei ore da trascorrere insieme?” Esclamò, tentando invano di nascondere l’improvviso buonumore.

    “ Sì, se ti va.”

    La ragazza lo abbracciò, baciandolo dolcemente sulla bocca, accarezzandogli il viso, le spalle, il petto, come a volersi imprimere nella mente ogni sua parte. E fecero l’amore distesi al sole sul campo di crocus, mentre la brezza leggera scuoteva appena i rami degli alberi, in un anonimo sabato pomeriggio di una primavera alquanto insolita.

    °°°°°



    Quando raggiunse Schwerin era ormai mezzanotte. Si era trattenuto fino all’ultimo a casa di Anja ed era riuscito ad evitare la fine della remissione per un soffio ed arrivare ad Hagenow appena in tempo prima di vedere, seppur in lontananza i bagliori blu invadere il cielo di Toddin. La temperatura esterna si era improvvisamente abbassata di parecchi gradi e Bill si era fermato sul ciglio della strada per indossare la giacca sopra la t-shirt. Successivamente aveva azionato anche il riscaldamento mano a mano che si allontanava dal paese, fino a rendersi conto che i brividi che gli percorrevano la schiena erano di tutt’altra natura. Anja già gli mancava e se non fosse stato per la solenne promessa fatta alla madre e al fratello di esserci a quello stramaledetto matrimonio, avrebbe fatto inversione e sarebbe ritornato da lei.

    Aveva cercato di convincerla in ogni modo a seguirlo, ma invano, lei era stata irremovibile, assolutamente ferma nella sua decisione di restare in quella casa. Non capiva il perché di quella presa di posizione. Un’altra al suo posto sarebbe stata più felice della proposta…

    Non doveva essere egoista e pensare solo a se stesso. Sebbene questo acerbo quanto prorompente sentimento stesse spianando la strada del suo cuore con la forza di un bulldozer, doveva imparare a rispettare ciò che provavano anche gli altri. Se Anja aveva deciso di non seguirlo doveva avere i suoi buoni motivi. Primo fra questi il fatto di non essere troppo precipitosi. Si conoscevano da un giorno e già troppo era successo tra di loro. Lei si era concessa a lui senza remore né incertezze e lui aveva accettato di buon grado questa sua sfrontata audacia, incapace di ragionare a mente lucida. Sorrise cercando di riportare alla mente odori e sensazioni.

    “ Dev’essere davvero speciale, se ti fa sorridere a quel modo…” La voce di Tom lo riportò bruscamente alla realtà. Era appoggiato allo stipite della porta della sua stanza in pigiama e lo stava osservando con un risolino scemo stampato sulla faccia.

    “ Credevo fossi già a dormire, domani ti aspetta una lunga giornata…” Borbottò imbarazzato. Non ricordava la benché minima parola di tutto il discorso che avrebbe voluto fargli.

    “ Non riuscirei a dormire sapendo che mio fratello è arrabbiato con me.” Disse il gemello, entrando nella stanza e chiudendo la porta dietro di sé.

    “ Io non sono arrabbiato, solo preoccupato per la piega che prenderà inevitabilmente il nostro rapporto. Ora la tua famiglia è Ria…” Tentò di spiegare.

    “ E tu, la mamma, Gordon, Hagen e Gus. Voi tutti siete la mia famiglia e non cambierà nulla. Non smetterò di volerti bene, mai, qualsiasi cosa dovesse succedere. Io e te siamo una cosa sola, ce lo siamo detti un miliardo di volte, ormai dovrebbe esserti entrato in quella zucca vuota!” Esclamò picchiandogli scherzosamente sulla testa, “ dovresti avere un po’ più di fiducia nei confronti del prossimo fratellino, non tutti sono teste di cazzo come Alice!” Concluse dandogli un pugno sulla spalla.

    Bill rise rincuorato da quelle parole, che già aveva udito. “Si chiama Anja ed è bellissima. Abita a Toddin ed è lei che mi ha ospitato in questi due giorni…”

    “ Da come ti si illumina lo sguardo quando ne parli, direi che sia davvero speciale! Quando la rivedrai?” Chiese interessato Tom.

    “ Non lo so, ma spero presto. Le ho chiesto di partire con me, ma è stata irremovibile…”

    “ La conosci da un giorno Bill…”

    “ Non mi importa, lei è fantastica.” Rispose sicuro.

    “ Ti auguro che sia davvero quella giusta Bill… ora è meglio che vada a letto, o domattina sembrerò uno che deve andare ad un funerale invece che al suo matrimonio!” Disse Tom sbadigliando.

    Aprì la porta e prima di richiuderla dietro di sé, guardò per l’ultima volta il gemello.

    “ Sono felice per te, fratellino…”

    °°°°°



    Nonostante il chiarimento con Tom, Bill aveva dormito malissimo quella notte. Incubi tali da sembrare reali avevano popolato il suo sonno agitato. L’aveva sognata o meglio aveva sognato la sua fine. Inghiottita dalla terra in quel campo di crocus. E lui aveva fatto di tutto per salvarla inutilmente, ma un vortice sceso improvvisamente dal cielo l’aveva travolto e portato lontano da lei.

    Si era svegliato sobbalzando nel letto al suono della sveglia del suo cellulare. Era ancora presto, ma si aspettava che sua madre aprisse la porta della sua stanza tra tre…due…uno…

    “ Bill!!!” Simone spalancò la porta senza bussare, livida in volto.

    “ Che c’è mamma?” Chiese alzandosi dal letto frastornato.

    “ Il fiorista è in ritardo!! E Dora non ha ancora stirato il tuo vestito!!”

    “ Mamma sono le 6.30, li vuoi far alzare dal letto questi cristiani?”

    “ Tra quattro ore e mezzo tuo fratello si sposa e non c’è ancora niente di pronto!!” Gridò isterica.

    “ Su calmati, vedrai che tutto andrà per il meglio e la cerimonia sarà fantastica.” Cercò di consolarla, abbracciandola.

    La donna si strinse a lui cingendogli i fianchi e si tranquillizzò immediatamente.

    “Che succede qui?” Gordon fece la sua comparsa sulla soglia in pigiama e a piedi nudi, sorprendendoli ancora stretti nell’abbraccio. Sorrise alla scena: Bill la sovrastava di parecchi centimetri e la stava cullando come fosse una bambina. I ruoli si erano invertiti, ma l’effetto sortito era lo stesso.

    “ Ehi, buongiorno! Mi sa che mamma ha bisogno di una dose massiccia di camomilla, o dovremo chiamare il pronto intervento prima delle undici!” Scherzò il ragazzo battendo il “cinque” al patrigno. Lui prese in consegna la moglie e sorridendo a colui che era stato più di un figlio, lasciò la stanza.

    Bill sospirò guardando l’orologio. Si sentiva frustrato, tra meno di due ore ci sarebbe stata un’ altra remissione e forse…

    No, non poteva mancare al matrimonio di Tom, anche se lui, sapeva, avrebbe capito. Anja occupava tutti i suoi pensieri e quell’incubo non gli dava pace. Era un cattivo presagio, ne era certo. Lui non sapeva assolutamente nulla degli effetti dell’elettromagnetismo su cose e persone, nè di antiche leggende. Era sicuro che in un certo qual modo questi due eventi fossero collegati tra di loro e sentiva che qualcuno correva un pericolo.

    Sperò che ci fosse un accesso ad internet in quel posto. Avviò il tablet, era fondamentale sapere.

    Ciò che trovò lo scosse profondamente. Toddin era stata sì investita da una tempesta elettromagnetica, ma il paese era stato evacuato immediatamente. Nessuno degli abitanti vi avrebbe fatto ritorno, fino alla normalizzazione della situazione. Ecco spiegato perché in quel posto non avesse visto anima viva in due giorni ad eccezione di Karl, che aveva l’aspetto di un folletto, più che di un essere umano.

    Che ci faceva dunque Anja in quel posto? E perché quella strana sintonia con la natura che la circondava? Anche la leggenda su Crocus e Smilax sembrava essere documentata e riportata nei testi antichi e tramandata nei secoli.

    Ogni cento anni si narra che la ninfa Smilax faccia ritorno sulla Terra a cercare il suo Crocus e il fenomeno è solitamente accompagnato da eventi atmosferici e fisici insoliti che cesseranno spontaneamente senza lasciare tracce del loro passaggio.
    Se entro tale periodo la ninfa non avrà trovato il suo amato, verrà inghiottita dalla terra e fatta rinascere sottoforma di tasso.


    Bill rabbrividì. Non credeva ai suoi occhi. Dunque Anja era sul serio Smilax?

    Di nuovo quella fitta alla bocca dello stomaco a mozzargli il respiro. Spense l’Ipad in preda al panico. Su internet scrivevano un sacco di cazzate prive di fondamento e quella storia era inverosimile. Non era possibile che Anja fosse una ninfa venuta dal passato, che cavolo gli veniva in mente?

    Doveva prepararsi, mancavano meno di un paio di ore e lui non aveva ancora fatto la doccia. Simone non gli avrebbe mai perdonato un suo ritardo. Sentì bussare alla porta e aprì incurante del suo aspetto. Una ragazza corpulenta con le guance rosse come pomodori borbottò qualche parola imbarazzata porgendogli il suo completo perfettamente stirato.

    “ Grazie, sei stata molto gentile a portarmelo…” Disse sorridendo a quella facciotta piena e simpatica e lei di rimando fece un piccolo inchino prima di sparire nel dedalo di corridoi del castello.

    Erano mesi che non indossava qualcosa di veramente elegante, in stile Bill Diva. Aveva abbandonato quel look da qualche tempo a questa parte, anche se non poteva rinunciare a tacchi e gioielli, e più precisamente da quando Tom aveva cominciato a manifestare la volontà di prendere in moglie Ria. Non sapeva bene nemmeno lui cosa lo avesse smosso, sicuramente però la delusione e il risentimento avevano avuto un ruolo fondamentale in tutto questo.

    Si guardò allo specchio. L’immagine che gli rimandò, non gli piacque assolutamente. Andò nel bagno e presa la schiuma da barba, se ne spruzzò una generosa quantità sul palmo della mano destra.

    Sii te stesso ripeteva una vocina dentro la sua testa, mentre la spalmava sul suo viso.

    Fece una lunga doccia rigenerante si vestì e si trucco leggermente. I suoi parenti e amici erano abituati a vederlo così, non avrebbero quindi fatto una piega e lui si sentiva dannatamente meglio.

    Mise la giacca e dopo un’ ultima occhiata alla sua figura davanti allo specchio, compiaciuto uscì dalla stanza per andare dal fratello.

    Tom era già pronto e vederlo così elegantemente agghindato, fece nascere un sorriso compiaciuto sulle sue labbra. Il suo fratellone era veramente bello in quel completo di Zegna, con la camicia immacolata aperta sul petto e la giacca che cadeva perfettamente sulle sue ampie spalle. Si era raccolto i cornrows in un’unica coda bassa e sembrava essere piuttosto a disagio.

    “ Nervoso?” Lo canzonò, ma i suoi occhi erano colmi d’affetto verso la sua fraterna metà.

    “ Mmh, non so se la salivazione azzerata, il crampo continuo allo stomaco e le mani sudate siano da attribuire alla paura per il passo che sto per compiere o all’ennesima crisi isterica di nostra madre. Giuro che quando scendo prendo a craniate quella fiorista che all’ultimo momento ha sostituito i gigli bianchi con quelli rosa, che non si intonano per nulla al suo abito.” Grugnì, trattenendo a stento una risata.

    “ Dovevamo prendere a noleggio anche un’equipe per la rianimazione cardiopolmonare mi sa…” disse Bill, aggiustandogli il bavero della giacca.

    “ E uno psichiatra forse…” Rise Tom, toccandogli la guancia liscia. “ Stai meglio così, assomigli di nuovo a mio fratello…” Si complimentò.

    “ Chi, quello che tutti scambiano per una donna?” Ironizzò il cantante.

    “ Sì proprio quello!” Esclamò il chitarrista, palpandogli il sedere divertito.

    “ Mi mancherà tutto questo Tom…” Disse ad un tratto Bill, nuovamente serio.

    “ Cosa le palpate sul sedere?...” Chiese innocentemente il gemello.

    “ Idiota! Questo…” Sussurrò, gesticolando in maniera eloquente e poi abbracciarlo.

    “ Noi due staremo sempre insieme, ricordalo. E’ stato il primo punto dell’accordo con Ria…”

    “ Hai stipulato un contratto prematrimoniale con lei?!” Domandò sorpreso.

    “ No, ma ho messo in chiaro un paio di cosette che lei ha sottoscritto, tutto qui…”

    “ E cioè?” Chiese curioso.

    “ Niente carta di credito illimitata a suo nome e nessuna interferenza o gelosia assurda per quanto riguarda la band e te. Voi venite prima di ogni altra cosa e sebbene io sia innamorato di lei, non deve abusare del mio buon cuore e della mia pazienza.” Spiegò Tom.

    “ Wow, sono sconvolto dalla tua determinazione…”

    “ E la stessa che hai tu, ricordalo sempre…” Concluse, guardando l’orologio.

    “Andiamo?... Credo sia disdicevole far attendere la sposa…” Aggiunse infine.


    La cerimonia era stata commovente e Ria, doveva convenire, era una sposa bellissima. Indossava un abito stupendo di Vera Wang che sembrava disegnato per il suo corpo esile ed era radiosa. Aveva sempre nutrito qualche dubbio sulla sua buona fede, ma ora a vederla così felice insieme al fratello che elargiva sorrisi a trentadue denti a chiunque, si vergognava un po’ ad aver pensato che fosse solo un’altra opportunista senza scrupoli.

    L’amore vero forse esisteva sul serio.

    Anja…


    Il solo pronunciare il suo nome mentalmente, gli procurò l’ennesima fitta alla bocca dello stomaco e improvvisamente sentì il bisogno impellente di rivederla.

    Le notizie lette su internet il mattino, unite al ricordo dell’incubo notturno, riempirono nuovamente i suoi pensieri. Erano le quattro del pomeriggio e i festeggiamenti si sarebbero protratti fino a tarda sera. L’attenzione era tutti concentrata sugli sposi che si stavano ora baciando sollecitati dagli invitati, molti dei quali erano già visibilmente alticci. Se fosse andato via in quel momento sarebbe arrivato a Toddin durante l’ultima remissione, dopo la quale, secondo i calcoli della ragazza, sarebbe tornato tutto alla normalità. Ma in cuor suo sentiva che le cose non sarebbero andate esattamente così. Anja era in pericolo. Tom l’avrebbe certo scusato e Simone forse non si sarebbe nemmeno accorta della sua assenza, se Gordon le avesse versato un altro bicchiere di vino…

    “ Hagen, devo andare via. Puoi dire tu a Tom che sono tornato a Toddin?” Disse al bassista che sedeva al suo fianco. Georg lo guardò stupito e ignaro di tutta la vicenda.

    “Perché a Toddin?” Chiese confuso.

    “ Ho lasciato una cosa molto importante là che assolutamente devo andare a riprendere prima che sia troppo tardi…”

    “ Ok, non c’è problema…”

    “ Grazie amico…”

    Salì in camera per indossare abiti più comodi e in fretta e furia partì alla volta del paese. Mano a mano che si avvicinava alla meta, il cielo si incupiva sempre più e una spessa coltre di nubi incombeva minacciosa. Ad Hagenow iniziò a piovere a dirotto e a fatica riuscì a percorrere gli ultimi chilometri che lo separavano da lei. Le fitte allo stomaco non gli davano tregua, mentre il cuore sembrava uscirgli dal petto. Finalmente vide l’abitazione di Anja in fondo alla strada ed accelerò lungo la via deserta. Fermò l’auto davanti la casa e scese sfidando il diluvio.

    Bussò ripetutamente alla porta senza ottenere risposta, mentre il terrore di non poterla rivedere mai più si stava impossessando di ogni sua cellula. Un lampo squarciò il cielo, seguito da un tuono spaventoso che fece tremare i vetri e fu allora che la vide: inginocchiata con il capo riverso contro il petto, sul campo in mezzo ai crocus sferzati dal vento e dalla pioggia, accanto ad una figura già nota, ma che non aveva più le sembianze di un semplice meccanico. Iniziò a correre verso di lei, ma le sue gambe sembravano macigni.

    “Fermati.” Gli ordinò una voce dentro la sua testa e a lui non rimase altro da fare che obbedire. Cadde a terra, sentendo le forze venir meno, come risucchiato da un vortice. L’incubo si stava avverando e lui gridò con quanto fiato aveva il gola il suo nome. Anja scosse ripetutamente il capo come destata da un lungo sonno e lo guardò attonita. La pioggia cessò all’improvviso e un potente fascio di luce bianca proveniente dal cielo cupo li investì entrambi. Bill avvertì un calore benefico che gli ridiede energia sufficiente per alzarsi e andare incontro alla ragazza. Lei fece altrettanto, correndo verso colui che riteneva fosse il suo salvatore. Dopo secoli era libera, dopo secoli aveva ritrovato il suo Crocus…

    °°°°°



    Bill si svegliò di soprassalto in un bagno di sudore, nella semioscurità di una stanza di ospedale, facendo urtare la bottiglia della fleboclisi contro l’asta metallica e facendo scattare l’allarme dell’ apparecchio del monitoraggio cardiaco. La persona rannicchiata sulla poltrona accanto al suo letto, si rizzò immediatamente in piedi, cercando a tentoni l’interruttore della luce di cortesia.

    Il ragazzo si calmò immediatamente alla sua vista e si sdraiò nuovamente, mentre nella stanza facevano irruzione contemporaneamente il medico e due infermiere.

    “ Che sta succedendo?” Chiese confuso con un filo di voce.

    “ Signor Kaulitz, sono il dottor Bennet e si trova all’ospedale di Hagenow. Ha avuto uno shock anafilattico…”

    “ Come è possibile? Io sono solo allergico alle punture di api e alle… - oddio quella buonissima torta di frutta -, mele…”

    “ Bill mi dispiace, mi sono fidata di quella donna che mi ha detto che assolutamente non c’erano mele nella marmellata!” Piagnucolò la persona che fino a quel momento era rimasta in disparte.

    “ Signorina non deve disperarsi, non è stata colpa sua. Purtroppo chi è allergico a certi alimenti dovrebbe proprio evitare quelli dalla dubbia composizione.” Disse il medico, mentre liberava il petto di Bill dagli elettrodi.

    “ Signor Kaulitz le abbiamo somministrato cortisonici e un leggero sostenitore del circolo per precauzione. Se la notte trascorrerà tranquilla e non ci saranno complicazioni, domattina verrà dimesso. E faccia intenzione in futuro, anche se è giovane e il suo fisico è sano, reazioni di questo genere sono a lungo andare molto debilitanti.”

    “ Grazie Dottore…” Sussurrò Bill, abbozzando un sorriso, mentre questi usciva dalla stanza seguito dalle due infermiere, per poi posare uno sguardo colpevole sulla ragazza che imbronciata si era nuovamente seduta sulla poltrona.

    “ Non dirmi che ho mandato all’aria il matrimonio di Tom…” Le chiese timoroso.

    “Matrimonio?... quale matrimonio? Ti sembra che Tom sia un tipo da sposarsi?” Esclamò di rimando preoccupata, “ Bill sei sicuro di sentirti bene?” Aggiunse toccandogli la fronte come a sentirgli la temperatura.

    “ Ma… ma che ci facciamo allora qui ad Hagenow? E la tempesta magnetica?...” Blaterò confuso.

    “ Quale tempesta? Siamo qui per il video, non ricordi? Volevi visitare il castello di Schwerin perché eri assolutamente sicuro che fosse perfetto per ambientare il video del vostro prossimo singolo!” Gli spiegò la ragazza sedendosi sul letto.

    “ E lo è?” Domandò il cantante.

    “ Non lo so tesoro, non ci siamo arrivati. Ieri l’altro la nostra auto si è guastata improvvisamente a Toddin, un paese poco distante da qui e abbiamo purtroppo dovuto fare una sosta obbligata in attesa che ce la riparassero. Devo dire che è un posto incantevole e abbiamo soggiornato in una locanda davvero stupenda. Possibile che non te lo ricordi?”

    “ Sì sì certo, è che… ho fatto un sogno così strano da sembrare reale e sono ancora un po’ confuso…” Mentì Bill.

    “ Sei stato così dolce con me l’altra notte… “ Miagolò la ragazza strusciandosi un po’ su di lui con fare ammiccante.

    “ Mi fa piacere, io…”

    “ Non l’avevamo mai fatto in una vasca… e in un campo di crocus…Sei stato fantastico.” Continuò sempre più audace, baciandolo leggera sulla bocca.

    “ Crocus?” Chiese lui sulle sua labbra.

    “ I fiori. Erano crocus.”

    “ Da quando ti interessi di botanica?” Chiese guardingo.

    “ I crocus sono tra i i fiori che per primi sbocciano con l’arrivo della primavera e quest’anno, a causa del clima insolitamente mite per la stagione, ne sono fioriti un sacco da queste parti. E’ un dato di fatto, non c’è bisogno di esser esperti. Esistono un sacco di storie più o meno antiche su di essi, si dice che Crocus fosse un pastore innamorato della ninfa Smilax e che gli Dei, colpiti dal loro infinito amore, li tramutarono in fiore e albero di tasso per fare in modo che vivessero per sempre insieme” Spiegò lei sulla difensiva.

    “ Era solo per sapere, tranquilla…” Rispose lui, agitandosi nel letto. La leggenda: una fatalità o effettivamente era più che una coincidenza?

    “ Bill, non è che soffri di amnesia? Stai facendo strani discorsi. Vuoi che chiami il dottore? Chiese preoccupata alzandosi dal letto per osservarlo meglio. Conosceva fin troppo bene quel ragazzo per non accorgersi di un suo insolito comportamento.

    “ No, ti ripeto, sono solo un po’ scosso. Nella mia mente c’è una gran confusione, forse sono stati i farmaci che mi hanno somministrato, ma ti assicuro che con una bella dormita mi rimetterò in sesto.”

    “ Sarà come dici tu, ma quella domanda sul matrimonio di Tom mi ha destabilizzato. Come ti è venuta in mente una cosa simile? Se ti sentisse lui, richiederebbe un consulto psichiatrico immediatamente!” Rise la donna.

    Era così bella la sua ragazza. La sua risata cristallina arrivava dritta al cuore e due buffe fossette agli angoli della bocca le conferivano un aspetto infantile. Una cascata di riccioli ribelli incorniciavano il suo viso dolce e gli occhi sembravano due smeraldi. L’aveva scelta quasi per gioco, per cercare di dimenticare la sua precedente delusione amorosa ed invece ne era rimasto così sopraffatto da non poterne più fare a meno. Di una sola cosa si rammaricava, ed era quella di non riuscire a pronunciare quelle due parole che tutte le donne innamorate anelavano sentirsi dire. Confessare l’amore che provava nei suoi confronti era come mettersi definitivamente a nudo, ma dopo quanto era successo, forse era il caso finalmente di vuotare il sacco.

    Lei rappresentava quanto di più meraviglioso potesse sognare di avere un uomo ed era stato immensamente fortunato ad incontrarla.

    “ Vieni qui…” La invitò, battendo la mano sul letto e lei si avvicinò incerta.

    “ Grazie. Se non ci fossi stata tu, ora non sarei qui a guardare questo stupendo faccino…” Iniziò, sussurrando.

    “ Non dirlo nemmeno per scherzo. Il solo pensiero mi mette i brividi…” Rispose con gli occhi lucidi.

    “ Ehi, sono qui! Ho la pellaccia dura, io!” Esclamò, cercando di sdrammatizzare, ma lei ormai aveva iniziato a piangere.

    “ Ho creduto di perderti sai? E ho pregato Dio che prendesse me al posto tuo!” Disse tra i singhiozzi, “ io ti amo così tanto che farei di tutto per te!” Continuò, stringendosi forte a lui, quasi a soffocarlo.

    “ Ti amo anche io, Anja.”

    Lei alzò il capo dal suo petto e lo guardò incredula. Bill le aveva detto che l’amava. Ormai non pensava più, dopo tanti mesi, che avrebbe mai avuto la possibilità di sentire quelle parole, non da lui almeno. Sapeva tutto della sua precedente relazione ed era al corrente di quanto lui avesse sofferto. Non aveva mai preteso nulla, se non di stargli vicino, come amica, amante, confidente. E per i primi tempi era stato più che sopportabile vivere in quel modo. Bill si fidava ciecamente di lei, ascoltava ligio i suoi consigli ed era una persona eccezionale che non le aveva mancato mai di rispetto, era sensibile, cortese ed era certa che non l’avesse mai tradita, però non aveva mai detto di amarla per davvero.

    Almeno non fino a quel momento, in cui lui comunque aveva ammesso di essere confuso.

    “ Bill non devi dirlo, se non lo pensi sul serio, io…”

    “ Lo penso e sono felice di essere riuscito finalmente a dirtelo. Mi hai insegnato tu a non nascondere i miei sentimenti. Come con Tom…”

    “ Tom? E che ti avrei detto, scusa? Non ho fatto altro che spronarti ad essere sincero con lui riguardo a Ria!” Disse, confusa ora quanto lui.

    Lui avvampò e la strinse nuovamente a sé, senza rispondere. Sogno e realtà si mescolavano nella sua mente ancora intorpidita, ma di una cosa era certo: averle confessato il suo amore lo aveva liberato di un peso. Rimaneva il dubbio di quanto lei fosse simile alla ninfa, ma probabilmente una volta riacquistate tutte le facoltà mentali, anche i pezzi sparsi di quel puzzle infinito avrebbero trovato la loro giusta collocazione.

    “ Mi piacerebbe tornare a Toddin…” Le sussurrò tra i capelli.

    “ Anche a me, ha qualcosa di familiare quel posto. Ho avuto la netta sensazione di esservi già stata, come una sorta di deja-vu.” Ammise lei baciandogli il collo.

    Un nuovo brivido gli percorse la schiena, ma ora poco importava. La sua ninfa era tra le sue braccia e anche se costretto in un letto di un ospedale di provincia, poteva affermare quanto quel momento fosse perfetto. E avevano almeno cent’anni davanti a loro…

    Tempesta magnetica permettendo.

    Una luce blu all’ improvviso fece la sua comparsa rischiarando la stanza e lui chiuse gli occhi, cercando nuovamente le labbra della sua amata, nella viva speranza che comunque si trattasse del lampeggiante di un ambulanza...


    Fine




    Note finali: Prima di essere soppressa fisicamente, vorrei ringraziare e chiedere scusa alle cittadine di Toddin, Hagenow e Schwerin per aver abusato della loro ospitalità letteraria e aver scritto un sacco di cavolate su di loro.

    Edited by *billaly* - 20/6/2012, 16:07
     
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  2. >>Brea_th<<
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    L'ho letta mentre stavo sul treno, molto di corsa e per di più dal cellulare.. Quindi non commento adesso solo perché voglio riservarmi il diritto di leggerla una seconda volta come Dio comanda..
    But... :D
    Campi elettromagnetici.. Mmmmm.. Secondo me è un'ipotesi plausibile che giustificherebbe il loro essere così idioti XD
     
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    Non era nata con l' intento di farli sembrare idioti, ma grazie per aver letto.
     
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  4. >>Brea_th<<
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    No ovviamente... Ho associato la tua idea a come sono tutt'ora.. Era solo una considerazione oltre la tua os!
     
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  5. •Khaleesi•
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    Ma tipo che........ ce l'ho fatta!!!

    Avevo bisogno di un po' di tempo libero per fare solo questo! E l'ho trovata!

    Meno male che non riuscivi a scrivere niente xD

    Macccheccarinacheè...!!!!
    Confesso: appena ho letto del matrimonio m'è preso lo schifo e ho pensato "fa che non la sposi mai quella lì..."
    E poi coup de théâtre tutta una finta!!!

    Davvero carina, anche se il finale un po' m'ha confuso. Ma è esattamente l'effetto che fanno i sogni estremamente reali
     
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    Grazie Jules per aver trovato il tempo e la forza di leggere!!

    Hai detto bene, i sogni quando sono "reali" creano confusione e mica poco e nella testa di Bill chissà che casino!!
     
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  7. South_Wind
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    Aderenza al tema: 8
    Trama e originalità: 10
    Stile, lessico, grammatica: 9
    Correttezza narrativa: 10

    Mi è piaciuta tantissimo! La storia della leggenda stupenda! 10 con lode mia cara!! =)
     
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    Grazie per averla letta! Sono contenta che ti sia piaciuta!!
     
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7 replies since 23/4/2012, 22:57   219 views
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