Angels don't fly

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  1. destinazionwth
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    CITAZIONE (*billaly* @ 28/6/2011, 22:48) 
    In un giorno 100 visite e manco un commento...

    Mandato il chap alla beta, ma non è connessa ç.ç

    Non è decisamente giornata...

    :patpat: :patpat: :patpat: i commenti rari ma i lettori tanti: coraggio! Hanno le dita in vacanza! :lol:
     
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    Capitolo 35

    L'amore è l' elemento in cui viviamo.
    Senza di esso vegetiamo appena.
    L. Byron




    David continuava ad osservare quegli scatti rubati sulle pagine della rivista. L’essere arrivato a Tampa non gli aveva dato la sensazione di sollievo che aveva sperato. Si era sentito pervadere da un cupo presentimento, invece; inoltre non si sentiva affatto al sicuro. Erano anni che non vedeva Hector e non era certo che fosse ancora lo scaltro narcotrafficante conosciuto tempo prima. Conduceva una vita lussuosa e viveva in una villa che lo era ancor di più, ma sembrava aver perso il ghigno spietato che caratterizzava il suo volto.

    “Ehi amigo, a cosa stai pensando?” L’uomo si avvicinò a lui, porgendogli uno dei due bicchieri di rum che teneva in mano.

    “A questo.” Rispose, indicandogli la fotografia che ritraeva Bill abbracciato a Tom.

    “Sono solo due ragazzini, che ti importa?”

    “Non sopporto che la stampa si prenda gioco di me!” Sbottò il manager, trangugiando tutto d'un fiato il liquore.

    “E’ solo questo? O piuttosto il fatto che il tuo figlioccio preferisce farsela con quelli della sua età?”

    “Non sei divertente Hector!”

    “Ahahahah! Non voglio esserlo infatti, sto solo dicendo la verità. Lui ha raggiunto la vetta e non ha più bisogno di te. Perchè non lo lasci libero? Tu potresti avere chi vuoi.”

    “Ho bisogno di un documento falso per sparire dalla circolazione per un po', non di uno psicologo.” Brontolò David, cominciando ad alterarsi.

    “Lo avrai, ma questo non salverà la tua anima.”

    “Ti sei fatto anche prete, nel frattempo?” Ironizzò Jost.

    “No, ho scoperto che la vita è una sola e cinque anni di galera possono sembrarti un’eternità se non hai uno scopo per quando uscirai.”

    Una giovane donna con in braccio un bambino di pochi mesi entrò nella stanza, sorridendo ai due uomini.

    “Ti presento Rosa, mia moglie, e questo è nostro figlio Miguel.” Spiegò, mentre metteva quest’ultimo sulle proprie ginocchia.

    “Quindi hai cambiato vita per loro?” Chiese il manager poco convinto.

    “Diciamo che ho cambiato l’ordine delle mie priorità. Non mi chiedere altro David, sai che non potrei risponderti.”

    “Ok, quando potrei avere i miei documenti?”

    “Domani, ma prima dovrai cambiare un po’ aspetto, non puoi continuare ad andare in giro così.”

    “Lo so...” mormorò David.

    “Rosa si occuperà di te.” Disse, accarezzando languido la donna.

    David osservò quel gesto intimo e provò un moto di gelosia. Hector aveva trovato un nuovo scopo di vita creandosi una famiglia, lui, invece, aveva fatto di tutto per distruggere l’unico affetto che poteva rivelarsi sincero.

    Sospirò, quasi sconfitto dall’evidenza dei fatti, ma subito fu rianimato da un desiderio sordo di vendetta. Trumper era l’unico colpevole di quella assurda situazione e avrebbe pagato per questo. Bill era cambiato dopo l’incidente, quello stupido giardiniere l’aveva irretito a tal punto da renderlo sospettoso nei suoi confronti e mettere in dubbio ogni sua azione, distruggendo il minuzioso lavoro di anni.

    Bill era una sua creatura e tale sarebbe rimasta. E se lui non poteva più averla, non lo avrebbe avuto nessuno.


    ***




    Uscire di casa si era rivelato più facile del previsto. Simone aveva sbraitato contro i giornalisti, minacciando di chiamare la Polizia e il cordone si era immediatamente allentato, così da poter raggiungere l’auto agilmente, senza dover obbligatoriamente rispondere alle domande che si erano sollevate alla loro comparsa sulla soglia di casa.

    “Sei un mastino, mamma!” La prese in giro Tom, mentre avviava il motore. “Dovrò assumerti come mio bodyguard personale!” Continuò, non potendo fare a meno di sorridere.

    “Non cantare vittoria, al nostro ritorno li troveremo esattamente dove li abbiamo lasciati, sempre che a qualcuno non venga l’insana idea di seguirci.” Affermò la donna, voltandosi per capire se qualche auto sospetta si fosse messa sulla loro scia.

    “Beh, in tal caso chiamerò Norman e lui saprà cosa fare.” Disse sicuro.

    “La Polizia può disperderli, ma loro torneranno. Non possono arrestare tutti i paparazzi e i giornalisti d’assalto di Los Angeles.” Rispose Simone.

    “Spero che questa storia finisca il più presto possibile.” Sbuffò, ritornando serio.

    “Non vorrei deluderti, ma credo proprio che non finirà tanto presto. E anche se riuscirete prima o poi a liberarvi di questo fastidio, ricordati che Bill dovrà affrontare un processo che attirerà la curiosità dell’opinione pubblica.”

    Tom lanciò alla madre uno sguardo allarmato e al contempo impotente. Sarebbero riusciti ad uscirne vivi? Quel parlare al plurale era più che mai incerto in quel momento, considerato che non sapeva nemmeno se Bill l’avrebbe mai perdonato. E lui era combattuto sul da farsi. L’idea assurda di ritornare al più assoluto degli anonimati era allettante, ma le farfalle dolorose che svolazzavano nel suo stomaco erano un chiaro segnale che non avrebbe più potuto separarsi da lui.

    “Hai chiamato Bill?” Chiese ad un tratto Simone.

    “No, il telefono non si è più riacceso...” Rispose sconsolato.

    La donna scosse la testa. “Svolta alla prima a sinistra, c’è un negozio di telefonia all’angolo.”


    ***





    “Quel cazzone non risponde!” Sbottò Bill, gettando il cellulare sulla scrivania di Madison. Lui e la sua stupida idea di porgere l’altra guancia! Era talmente su di giri per le ultime novità che aveva pensato di poterle condividere anche con Tom, sebbene fosse ancora arrabbiato con lui. A dire il vero gli era già passata, ma avrebbe preferito che fosse stato il giardiniere a fare il primo passo.

    Speranza vana, considerato che da circa ventiquattr’ore sembrava scomparso nel nulla. Che fosse annegato nel nubifragio del giorno prima?

    Un moto d’ansia lo invase, facendolo agitare sulla poltroncina.

    “Che ti prende adesso?” Chiese Mad sorridendo sorniona. Era davvero buffo vedere Bill... innamorato.

    “E se gli fosse successo qualcosa? Dopotutto non ha motivo per non rispondere, sono io quello che è incazzato con lui!” Esclamò agitato.

    La donna si mise davanti a lui e gli porse un biglietto. “Questo è il numero di telefono del negozio di Tom, perchè non provi a chiamare lì? Forse Gustav potrebbe darti qualche notizia su di lui.”

    Il volto di Bill si illuminò con un grande sorriso: che idiota! Come aveva fatto a non pensarci prima?

    “Grazie Mad, sei grande!” Disse il cantante di nuovo di buon umore e pieno di speranza.

    Compose il numero senza esitazione e la voce di Gustav dall’altra parte lo rincuorò immediatamente.

    “Bill non preoccuparti, il suo cellulare è definitivamente andato, per questo non ti risponde. No non mi sembrava arrabbiato con te l’ultima volta che l’ho sentito. Ma che è successo, avete nuovamente litigato? Ti chiamerà presto, ne sono sicuro, non appena avrà comprato un nuovo cellulare... è con sua madre ora. Come, vuoi il suo numero?”


    Bill ringraziò il ragazzo, visibilmente sollevato e chiuse la chiamata.

    “Ok, è vivo...” Sospirò, guardando Mad e Damien che lo aveva accompagnato.

    “Non chiami sua madre?” Chiese il bodyguard divertito.

    “Non ci penso nemmeno! Voglio che sia lui a chiamarmi!” Esclamò, suscitando l’ilarità dei presenti.

    “Sei proprio una checca isterica!” Lo apostrofò la donna, lanciandogli addosso una pallina di carta.

    Il moro fece spallucce, appollaiandosi sulla poltrona. Avrebbe potuto aspettare qualche altro minuto ora che si era accertato sulle sue condizioni.

    “Possiamo cominciare allora?” Chiese la rossa, prendendo in mano l’abbozzo del comunicato che avrebbe decretato l’annullamento del tour. “Paul l’ha già visionato e per lui è ok. Ora sta a te decidere se vuoi esporti in prima persona o farlo leggere a me davanti alla stampa.”

    Bill la guardò interrogativo, vagliando entrambe le ipotesi. L’idea di non esporsi lo allettava, ma al contempo sentiva che doveva qualcosa ai suoi fan, che lo avevano sempre sostenuto. Non poteva però mostrarsi al suo pubblico più affranto di quel che non fosse in realtà, perchè sarebbe stato come mentire. I motivi per deprimersi c’erano eccome, ma non erano purtroppo quelli, anche se la scelta di ritirarsi dalle scene era stata comunque sofferta. Doveva prima riscattare la sua persona e togliersi di torno definitivamente David per poter di nuovo sorridere alla vita.

    “Fallo tu, io avrò già il mio da fare con occhi di ghiaccio, visto che ha accettato di intervistarmi. A proposito quando dovrò incontrarla?”

    “Non appena avremo dato notizia del tuo ritiro.” Rispose la donna.

    “Quindi tra qualche giorno...”

    “Già dobbiamo ancora concordare quando.” Lo informò Mad.

    Aveva quindi poco tempo per convincere Tom che quella era la strada giusta da intraprendere, anche se sì, avrebbe dovuto andarci cauto.

    Il suo cellulare squillò facendolo sobbalzare e il nome che lampeggiava sul display gli fece perdere il battito.

    Eh sì, si era trattato di aspettare solo qualche altro minuto.


    ***





    David guardò la propria immagine allo specchio riconoscendosi a stento, ma osservandosi compiaciuto. Rosa aveva compiuto su di lui un vero miracolo solamente cambiando il colore dei suoi capelli, sistemandogli la barba che stava facendo crescere e applicando un paio di lenti a contatto azzurre.

    “Soddisfatto?” Chiese la donna, mantenendo un rigoroso distacco. Sicuramente non doveva stargli molto simpatico.

    “Può andare, sì...” Rispose, avvicinandosi allo specchio per guardare i propri occhi più da vicino. Non aveva mai portato lenti a contatto e quello poteva diventare forse un problema se non avesse avuto il tempo di imparare a metterle agevolmente e cambiarle quando richiesto, ma Rosa gli aveva assicurato che non avrebbe avuto alcuna difficoltà.

    “Bene, vado ad avvisare Hector che qui abbiamo finito, signor Jost.” Disse neutra.

    “Perchè non mi chiami David?” Chiese, trattenendola per un braccio.

    “Perchè non la conosco signor Jost e comunque sia, il fatto che io stia aiutando mio marito non significa che condivido ciò che lui fa.” Rispose fredda, sostenendo il suo sguardo.

    “Ehi che caratterino! Capisco perchè Hector ti abbia voluto sposare! Lui ha sempre adorato le ragazze ribelli, che sapessero tenergli testa!” La donna gli piantò addosso i suoi occhi neri che in quel momento ardevano, e lui si sentì improvvisamente trapassato da quel fuoco.

    “Mi lasci il braccio, se non vuole trovarsi con le dita spezzate.” Sibilò, strattonando l’arto. David lasciò la presa e la guardò mentre usciva dalla stanza, incapace di proferire parola.

    Oltre ad avere un bel caratterino, sicuramente sapeva il fatto suo e dubitava fortemente che il suo ruolo in quella famiglia fosse solo quello di moglie e madre. Hector sembrava molto innamorato di lei, ma probabilmente quel matrimonio celava ben di più di una promessa di eterno amore davanti agli occhi di Dio.

    Si strinse nelle spalle, scacciando quei pensieri; non aveva certo nè tempo, nè voglia di indagare.

    “Allora che te ne pare?” La voce di Hector alle sue spalle, lo fece sussultare.

    “Mi piace. Rosa è stata molto brava.”

    “Non c’è nulla che lei non sappia fare.” Affermò con orgoglio.

    “Ma dove l’hai conosciuta?”

    “A New York, lei è la figlia di un mio carissimo amico.”

    “Mmh, capisco...” Disse, non osando chiedere di più. E' sicuramente la figlia di qualche boss malavitoso, si ritrovò a pensare.

    “Ora vieni, ti accompagno da chi si occuperà dei tuoi documenti. Dovrai fare delle foto per la patente, il passaporto...” Spiegò l’uomo.

    David lo seguì, mentre l’ennesimo brivido gli percorreva la schiena. Quel posto diventava sempre più inquietante.


    ***




    “Come cazzo si fa a memorizzare il numero nella rub-... Porc-”

    “THOMAS!”

    “Scusa Simone...” Borbottò Tom, roteando gli occhi, mentre si accasciava sul sedile accanto alla madre che sedeva al posto di guida del suo vecchio fuoristrada.

    Ok, era riuscito miracolosamente a chiamare Bill e a parlare con lui civilmente, ma quel coso che teneva tra le mani non voleva saperne di ubbidire ai comandi.

    “Dove andiamo ora?” Chiese lei, immettendosi nel traffico.

    “Da Bill. Ha accettato di vedermi...”

    “Ok, dimmi dove devo svoltare. Toom?!”

    “Eh, che c’è?” Brontolò, senza distogliere lo sguardo dal suo nuovo cellulare alieno.

    “Benedetto ragazzo, vuoi chiudere quell’arnese? Se non mi indichi la strada come ci arriviamo dal tuo fidanzato?” Esclamò ironica.

    Tom arrossì violentemente, non era certo abituato a quel genere di parole e di sicuro era la prima volta che sua madre si trovava così coinvolta in una delle sue storie.

    “Vai verso West Hollywood, ti dirò poi dove svoltare.” Rispose quasi risentito.

    Un imbarazzante silenzio regnò per tutto il resto del breve viaggio, interrotto solo dalle secche indicazioni che Tom dava alla madre sulla strada da percorrere. Giunti al cancello dell’abitazione del cantante, Simone si lasciò andare ad un’esclamazione entusiasta, ma ben si guardò dall’aggiungere altro. L’agitazione di Tom era palpabile, segno evidente di quanto tenesse a quell’incontro. Se fosse stata sicura che a casa del figlio non ci fossero più stati giornalisti o paparazzi appostati, si sarebbe fatta riaccompagnare e se ne sarebbe tornata a Santa Monica. Il suo compito in effetti si era esaurito con l’aver visto Tom sano e salvo, anche se un po’ depresso e con un telefono di ultima generazione tra le mani, che lui non avrebbe mai imparato ad usare, ma che aveva comprato per farla contenta.

    Sorrise, lanciando una furtiva occhiata al figlio che era sceso per suonare al citofono. Due telecamere spostarono l’obbiettivo su di loro e dopo qualche istante il cancello si mosse. Il flash di una macchina fotografica lo abbagliò mentre risaliva in auto e lui imprecò in direzione di quella luce, alzando il dito medio contro il fotografo che già si dava alla fuga.

    “Domani sarò su tutti i giornaletti scandalistici dell’Universo.” Borbottò stanco.

    “Che ti importa? Non ti hanno mica sorpreso in chiesa a rubare dalla cassetta delle offerte! Animo Tom! Dov’è il mio bambino che non si abbatteva mai davanti a nulla?” Esclamò, strizzandogli una guancia.

    Tom le lanciò un’occhiataccia, ma poi si ritrovò a sorridere e il suo sorriso si allargò ancor di più quando scorse Bill.

    Era fermo, appoggiato allo stipite della porta e lo stava guardando così intensamente che Tom pensò che il suo cuore avrebbe smesso di battere. Scese, dimenticandosi di Simone che rimase ferma accanto all’auto, e lentamente andò verso di lui, -i suoi piedi pesavano come macigni-, ma volò in alto, quando giunto al suo cospetto, il moro gli depose un bacio a fior di labbra e gli sorrise tenero.

    “Mai più, ti prego amore mio...” Gli sussurrò Bill sulla sua bocca, prima di perdersi nelle pieghe della sua t-shirt extralarge e farsi cullare dal ritmo incessante del suo cuore che ora sì, aveva finalmente ripreso a pulsare.


    N.D.A Fa schifo, ma abbiate pietà.

    Edited by *billaly* - 29/6/2011, 21:50
     
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  3. °Ric@
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    CITAZIONE
    Bill era una sua creatura e tale sarebbe rimasta. E se lui non poteva più averla, non lo avrebbe avuto nessuno.

    Ennò eh!!!
     
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    Ehssì eh!

    Donne preparate i fazzoletti! ;)
     
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    CITAZIONE (*billaly* @ 29/6/2011, 21:48) 
    Ehssì eh!

    Donne preparate i fazzoletti! ;)

    Sentite se stasera ce l'avete con me ditemelo!E Mannequin così,e questa così...ENNO EH!!NO NO NO!Che è na congiura!?
     
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    Rica finchè non vedi conparire tra gli avvisi " Death Fic" puoi dormire sonni tranquilli!

    Mannequin è stata un duro colpo, anche per me! :cry:
     
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    DOBBINA ''FONDATRICE ''ADULTE MALATE DI TOKIOHOTELLITE''

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    Bill era una sua creatura e tale sarebbe rimasta. E se lui non poteva più averla, non lo avrebbe avuto nessuno.

    Ma che razza di minacce sono queste?? :voodoo:
    Inutile dire che mi sono sciolta a vedere quei due testoni, ritrovarsi... :occhioni:
    Grazie Ale :wub:
     
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  8. PinaKaulitz88
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    Oh, nuovo capitolo *___*
    Domani commento!
     
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  9. Capricorn2187
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    CITAZIONE
    Hector aveva trovato un nuovo scopo di vita creandosi una famiglia, lui, invece, aveva fatto di tutto per distruggere l’unico affetto che poteva rivelarsi sincero.

    Potevi pensacce prima e meglio invece de combina solo casini su casini.

    Che gtrazia la moglie di Hector xD

    CITAZIONE
    Donne preparate i fazzoletti

    <_< :angry: :sospettoso: furious
     
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    Cri, del senno di poi sono piene le fosse!

    Grazie a tutte per esser passate!
     
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  11. barby's
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    Finalmente si sono ritrovati, ma la situazione non è tranquilla... spero che Hector riesca a far rinsavire Josto, ma ho seri dubbi
    CITAZIONE
    Bill era una sua creatura e tale sarebbe rimasta. E se lui non poteva più averla, non lo avrebbe avuto nessuno.

    questa frase mi ha turbata parecchio e rende bene chi è Jost
     
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  12. PinaKaulitz88
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    Mah... Direi che la situazione si sta complicando. Mi aspetto che accada qualcosa di brutto da un momento all'altro.
    Maledetto David :voodoo:
     
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  13. Capricorn2187
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    Chi è causa del suo mal pianga se stesso.
    è un proverbio che dico da un pò e qui e sta proprio bene.
     
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    Hector è un narcotrafficante e non è la persona più adatta a far rinsavire David. Di sicuro la prigione lo ha cambiato e forse ora è solo ansioso di liberarsi del suo amico, a cui probabilmente doveva un favore, prima possibile.

    David è una mina vagante...
     
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  15. °Ric@
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    David è no stronzo ecco chi è U_U maledetto..kjdsnm kc jdnhasn c dsb ncihsn cas em0149zewv3ya7
     
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1337 replies since 3/11/2010, 22:41   28636 views
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