Angels don't fly

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    Angels don't fly







    Titolo: Angels don't fly
    Autrice: *billaly*
    Rating: NC17
    Avvisi: AU;Twincest not related; Language; Violence-Abuse
    Genere: Angst; Romantico; Introspettivo; WIP
    Avvisi sessuali: Lemon
    Pairing: BillxDavid
    Beta: NeideLunare <3

    Riassunto: Il tempo a noi concesso è troppo breve per decidere di camminare su un sentiero di spine,piuttosto che su morbidi e vellutati petali.
    Possiamo scegliere, sempre.


    Disclaimers: I Tokio Hotel non mi appartengono e tutto ciò che ho scritto è frutto della mia fantasia. Inoltre non scrivo a scopo di lucro.

    Un particolare grazie a ~ MyChemicalGirl.T per il video e a katarina stratford per la consulenza legale.

    Note dell' autrice: Cercherò di postare con cadenza settimanale, diciamo che, salvo imprevisti, ogni mercoledì ci sarà un nuovo capitolo.

    Creative Commons License
    This work is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 3.0 Unported License.



    Capitolo 1

    Chi cerca la verità dell'uomo deve farsi padrone del suo dolore.
    Georges Bernanos




    Il sole stava sorgendo e la spiaggia era pressoché deserta. Un anziano signore con un curioso paio di baffi stava passeggiando con il suo cane. Un ragazzo correva sul bagnasciuga non curandosi delle onde che gli inzuppavano le scarpe. Bill camminava piano, respirando a pieni polmoni l’aria salmastra che gli scompigliava i lunghi capelli scuri e godendosi il silenzio. Da lì a poche ore la spiaggia sarebbe stata invasa da una miriade di turisti che si sarebbero accalcati l’uno sull’altro per un paio d’ore di sole e un bagno nell’oceano.

    In quel periodo dell’anno cominciava già a far caldo, ma l’escursione termica era ancora notevole. Bill si strinse le lunghe braccia attorno al corpo magro. Si rammaricò di esser uscito con un abbigliamento leggero per poi sorridere tristemente al pensiero successivo. Per quello che aveva in mente di fare di certo non serviva la felpa pesante.

    Si diresse verso il pontile come attirato dal sole che stava arrossando l’ orizzonte. Si fermò al termine di questo e rimase ad osservare le onde che si infrangevano sugli scogli sottostanti. Un solo gesto e tutto sarebbe finito. Avrebbe detto addio alla sua inutile esistenza, a quelle decine di persone che lo circondavano dimostrando un affetto studiato e tutt’ altro che disinteressato. A David che lo aveva raccolto per strada ancora bambino e lo aveva plasmato creando un fenomeno della musica pop. Una macchina fabbricasoldi. Che gli era stato vicino non senza chiedere nulla in cambio.

    ‘ La mia puttanella’ amava chiamarlo senza vergogna. Era risaputo che stessero insieme e i più nell’ ambiente trovavano il loro rapporto scontato, quasi fosse normale la sottomissione di quella creatura efebica al suo manager. Normale che se lo scopasse ogni qualvolta lo desiderasse, normale che nessuno si chiedesse mai se i desideri del cantante fossero i medesimi del suo manager.

    Aveva sempre nutrito quasi un timore reverenziale verso quell’ uomo che aveva quasi il doppio dei suoi anni, ma che non era stato mai una figura paterna, che lo aveva salvato da una sicura triste fine, ma che aveva preteso la sua persona in cambio.

    Ricordare la loro prima volta gli provocava ancora un sordo dolore al basso ventre. Non c’era stato un solo gesto d’ amore, una sola parola dolce, uno sguardo ammirato. Non si era nemmeno curato d'essere tenero, considerato che lui aveva solo sedici anni e quel suo strano modo di concepire la sessualità era un pensiero vivo solo nella sua mente.

    “ Tu sei un finocchio Bill, inutile girarci intorno…” Gli ripeteva schernendolo, mentre gli palpava con malagrazia le parti intime.

    “ Ti piacciono gli uomini e prenderlo nel culo e io farò in modo di accontentarti.” Gli diceva mentre lo spingeva contro la scrivania del suo ufficio e in fretta gli abbassava i pantaloni.

    Aveva provato dolore. Un dolore fisico che comunque non era equiparabile a quello provato nell’ anima. Non si era ribellato, mai una volta e solo dopo alcuni anni si era cominciato a chiedere il perché.

    Aveva diciotto anni e il suo ennesimo tour stava volgendo al termine. Era stato un successo, un sold out ad ogni concerto. David si sfregava le mani contento che il suo Bill gli avesse fruttato tutti quei soldi. Rideva di quelle ragazzine che lo amavano e spendevano anche al di sopra delle loro possibilità pur di possedere ogni cosa del loro idolo, che lo seguivano ovunque pur di strappargli un sorriso.

    Ma Bill non sorrideva mai se non davanti a una telecamera o una macchina fotografica. Era un duro lavoro anche quello, considerato che non c’era nulla per cui sorridere veramente.

    Spenti i riflettori ritornava prigioniero nella sua gabbia dorata, chiudendo le porte sul mondo. Non lo si vedeva mai in giro e se partecipava a qualche evento era in compagnia di David e delle fidate guardie del corpo.

    Ma quella volta aveva sentito l’ impulso irrefrenabile di andare a quell’ appuntamento da solo. Aveva conosciuto George durante una delle ultime interviste e gli era parso una brava persona. A dire il vero non gli era sembrato assolutamente interessato al genere maschile e questo lo aveva incuriosito, e non poco. Era un fotografo e lavorava free lance per vari magazine.

    “ Faccio ciò che più mi piace e non ho padroni…” Aveva esordito, mentre gli indicava il luogo dove avrebbe scattato qualche foto che avrebbero corredato l’intervista appena conclusa.

    “ Sto raccogliendo materiale per una mostra fotografica e mi piacerebbe avere qualche scatto tuo…” Aveva poi continuato.

    “ Non credo sia un problema, chiedi a David…” Aveva replicato incerto Bill.

    “ No, io lo chiedo a te. Non voglio foto patinate, ma scatti veri, immagini che rispecchino lo stato d’animo delle persone e tu, credimi, saresti una fonte inesauribile…”

    “ Che intendi dire?” Aveva sorriso Bill, scostandosi una ciocca di capelli fuoriuscita dall’ elastico che li teneva raccolti in una coda bassa, dal viso.

    “ Bill tu sei infelice e si vede…” Gli aveva poi sussurrato all’ orecchio, facendolo sussultare come risvegliandolo all’ improvviso da un lungo sonno.

    Avevano terminato il servizio in silenzio e prima di congedarsi il ragazzo gli aveva lasciato, non visto, un biglietto da visita nella sua mano destra.

    “ Ci conto.” Aveva solo aggiunto, scrutandolo con i suoi occhi da gatto.
    Aveva pianto quella notte, fino a esaurire le lacrime e il giorno successivo lo aveva chiamato.

    George gli era sembrato felice di sentirlo e lo aveva invitato a casa sua per pranzo. David era partito e sarebbe rimasto fuori per un paio di giorni.

    Perfetto, aveva pensato, con un po’ di fortuna nessuno avrebbe notato la sua assenza; le guardie allentavano la sorveglianza quando il capo non c’era e comunque non entravano mai in casa.

    I domestici non si sarebbero stupiti più di tanto se lui non si fosse presentato per i pasti. Non era inusuale per lui rimanere tutta la giornata chiuso in camera a dormire.

    Aveva scelto abiti semplici che potessero facilmente confonderlo tra la folla, nascosto i capelli sotto un berretto ed indossato un enorme paio di occhiali. Invece della solita grande borsa, aveva optato per uno zaino.

    Si guardò allo specchio annuendo a ciò che rifletteva. La sua bellezza eterea trapelava anche sotto quelle spoglie, ma si sentiva a suo agio ed eccitato per l’avventura che stava intraprendendo.

    Scese nel garage in cerca delle chiavi della sua cabrio, osservando i monitor delle telecamere a circuito chiuso che sorvegliavano tutta la casa. Non c’era nessuno all’ ingresso, aveva constatato con sollievo, mentre poi a passo svelto si dirigeva verso l’ auto. Varcato il grande cancello, avrebbe assaporato per un giorno quella libertà a lui sconosciuta.

    Si ero riscoperto a gridare, togliendosi il berretto e lasciando che l’ aria gli scompigliasse i capelli, mentre al massimo della velocità consentita, si immetteva in Santa Monica Boulevard, verso Lexington Avenue.

    La casa di George era una costruzione bassa al 1202 di Gordon Street circondata da fiori e piante.

    “ So a cosa pensi, ma non sono io il possessore del pollice verde purtroppo. La casa è di mia zia e io ci abito solo quando sono a Los Angeles…” Aveva esordito ancora sulla porta di casa. “ Ma ti prego entra! Ciò che troverai qui dentro sarà ancora più scioccante!” Aveva riso alla sua stessa battuta indicando l’ enorme collezione di monili e soprammobili, molti dei quali di dubbio valore, racchiusi in una cristalliera che occupava gran parte della parete del soggiorno.

    “ Zia Hanna è fissata con questa roba assurda! E’ spesso in viaggio e quando torna è un disastro. Ogni città e luogo visitato ha un suo pacchiano ricordo chiuso qui dentro.”
    “ E bello avere qualcosa che ti ricordi un momento piacevole della tua vita…” Si era limitato a dire Bill piano, distogliendo lo sguardo dagli occhi verdi del suo nuovo amico.

    “ Tu non hai ricordi piacevoli? Sei un cantante di successo, hai il mondo ai tuoi piedi, fama, ricchezza…”

    “ Ma non posseggo nulla di concreto e terreno. Non ho una vita mia e un ricordo che valga un sorriso.” Era stato semplice e soprattutto inevitabile aprire il cuore al fotografo che aveva ascoltato per ore il suo sfogo. Gli aveva raccontato tutto della sua vita, da quando si era trasferito in America con il padre dalla Germania dopo la morte della madre. Aveva solo sette anni e per un lungo periodo aveva condotto una misera vita. Il padre non aveva fatto la fortuna sperata e vivevano molto modestamente, poi Jorg si era ammalato trovando una morte prematura e lasciando il figlio solo a tredici anni sballottato tra un servizio sociale all’ altro. Fino all’ arrivo di David. Era stato un gioco da ragazzi portarsi a casa quel ragazzino spaurito dalla voce angelica che aveva sentito cantare lungo la strada qualche giorno prima, in cambio di una cospicua donazione all’ ente e qualche intrallazzo sulla carta.

    L’ aveva comprato in sostanza. I documenti di Bill Kaulitz erano spariti nel nulla, come la sua pratica di “ ragazzo adottabile”. David Jost ne era diventato il tutore.

    Non si era curato delle lacrime che avevano ripreso a scendere e aveva accettato di buon grado il fazzoletto che l’ amico gli aveva porto. Il primo di tanti appigli.

    Da quel giorno George era diventato il suo unico sostegno, l’amico fidato e sincero a cui voler bene incondizionatamente. Era etero, anche se per sua stessa ammissione, Bill lo intrigava e non poco.

    “ Dovrò tenere sempre a mente che c’è un cazzo tra quelle lunghe gambe…” Gli aveva rivelato in preda ai fumi dell’alcool, durante uno dei loro incontri segreti e Bill aveva finalmente riso a quella affermazione. Lui per primo non avrebbe mai accettato di far sesso con lui.

    “ Non potrei mai scopare con qualcuno che ha i capelli più lunghi dei miei!” Aveva esclamato bevendo un lungo sorso di birra direttamente dalla bottiglia e ruttando poi come un camionista. Aveva imparato ad esser un po’ più uomo con George, più grezzo e rude.

    “ Lasciati andare… Non aver timore di parlare, di non compiacere chi ti circonda. David non è il tuo padrone…” Lo incitava spesso George.

    “ In fondo lo è e non posso dimenticare certo che tutto ciò che posseggo è merito suo…” Replicava ogni volta Bill.

    “ Tu sei il cantante e lui non sarebbe un cazzo senza di te, perché non lo capisci? Il denaro lo hai guadagnato tu con la tua voce e la tua faccia, lui ha investito in qualcuno che sapeva già che avrebbe fatto fortuna!” Continuava a ripetergli l’ amico fino allo sfinimento.

    Bill si limitava ad annuire per poi chiudersi in se stesso, fino a quando il fotografo, stanco del suo ostinato e triste silenzio non gli si avvicinava per abbracciarlo e coccolarlo un po’.

    “ Non devi aver paura, ci sono io a proteggerti…” Gli ripeteva cullandolo tra le braccia per poi coinvolgerlo in qualche attività per distrarlo.


    “ Devo partire Bill…” Gli aveva detto all'improvviso tre mesi prima, alla festa di presentazione del suo nuovo album. Con il tempo Bill aveva preso coraggio e confessato a David che aveva un amico, per di più etero. Il manager aveva riso a quella battuta e dato il permesso di vederlo liberamente. “In fondo la mia puttanella un po’ di libertà se la merita…” Gli aveva detto con falsa accondiscendenza. In realtà ora diventato maggiorenne a tutti gli affetti, aveva semplicemente temuto che potesse andarsene, privandolo dei molti privilegi e non solo sessuali, di cui aveva goduto fino a quel momento.

    Il cuore di Bill era precipitato nelle scarpe di fronte a quella frase. “ Come parti?” Aveva ribattuto sconvolto.

    “ Hai presente, fare le valigie, prendere un aereo e andare in un altro Paese? Quello che fai tu praticamente nove mesi all’ anno!” Aveva tentato di scherzare il fotografo.

    “ Sì, ma per dove?” Aveva chiesto incerto, temendo la risposta.

    “ Iraq…” Il volto di Bill già pallido era diventato cinereo. Non c’era bisogno di aggiungere altro.

    Guerra, sangue, morte…

    Quelle tre parole risuonavano come una triste profezia e nonostante i vari tentativi di dissuaderlo, “ Ti dò io la cifra che ti serve, ma per favore non andare…” George era stato irremovibile.

    Si erano salutati la sera stessa con la promessa che si sarebbero rivisti dopo un mese.

    George non era più tornato, perito a Bagdad durante un attentato.

    La morte è un evento insopportabile, soprattutto per chi rimane in vita…


    Erano trascorsi due mesi esatti dalla sua scomparsa e lui non aveva più voglia di vivere. L’unico squarcio di cielo azzurro aveva perso di nuovo colore.
    Sollevò lo sguardo dai flutti per osservare l’ ambiente circostante. Nessuno avrebbe notato un ragazzo che stava affogando in quel punto scuro di oceano.

    ***



    Tom chiuse la zip della sua felpa, sistemandosi poi il cappellino sulla testa.
    Era una bella giornata e lui adorava andare a pescare all’ alba sul pontile. Quel tratto di mare vicino alle abitazioni dei vips era inspiegabilmente ricco di pesce e lui era sempre ritornato a casa con un cospicuo bottino.

    Chiuse con forza il portellone del suo vecchio fuoristrada e si avviò con passo spedito verso la spiaggia ancora deserta. Respirò a pieni polmoni e un dolce profumo gli arrivò alle narici. Non era aria salmastra, così si voltò indietro guardando intorno a sé per scoprire la fonte. Si girò nuovamente verso il mare giusto in tempo per veder sparire dalla sua visuale un’esile figura che fino ad un attimo prima era in piedi sul pontile.

    “ Cazzo!” Gridò il ragazzo lasciando cadere a terra canna da pesca e attrezzi vari e correndo poi verso il pontile. Quel tratto di mare non era profondo, ma pieno di scogli, impossibile tuffarsi senza ferirsi. Scrutò le acque nella speranza di intravedere un movimento, un corpo galleggiare.

    “ Merda!” Gridò ancora, togliendosi in fretta scarpe, maglia e felpa e calandosi dal pontile sugli scogli più alti che affioravano sulla superficie marina, per cercare di entrare in acqua senza procurarsi ferite. L’ acqua gelida sembrò fermargli il cuore, ma doveva resistere. Si immerse in cerca del corpo, non aveva molto tempo. L’ oscurità del fondale non permetteva una grande visuale… Intravide una macchia sulla sabbia.

    “Eccolo!” Nuotò veloce verso di lui e memore delle nozioni impartite al corso di salvataggio bagnanti, lo portò a riva.

    Adagiò il corpo, all’ apparenza privo di vita, sulla sabbia e iniziò le manovre di soccorso. Solo in quel momento realizzò che quel volto di un pallore cadaverico appartenesse a Bill Kaulitz. Il suo cuore perse un battito, mentre osservava attonito il sangue che fuoriusciva dalle varie ferite al volto e sul corpo, dal braccio sinistro che, dalla anomala posizione in cui si trovava, era sicuramente fratturato.

    Un drappello di curiosi si era raccolto attorno a loro e qualcuno aveva già chiamato il 911. Tom cercò di liberargli le vie aeree dall’ acqua inalata, soffiò aria nei suoi polmoni e praticò il massaggio cardiaco.

    Il battito era ritornato, flebile, ma presente.

    “ Coraggio, riprenditi!” Gli ordinò mentalmente, senza smettere di compiere quelle manovre d’emergenza. Sentiva le braccia pesanti per lo sforzo e la tensione, ma doveva continuare almeno fino all’ arrivo dei soccorsi. L’ ambulanza arrivò dopo pochi minuti, minuti che sembrarono un’ eternità. I paramedici si fecero largo tra la folla e si chinarono immediatamente sul corpo del ragazzo. Fecero alcune domande a Tom, mentre applicavano una fleboclisi e immobilizzavano il collo e l’ arto superiore fratturato.
    “ Se vuole seguirci, lo portiamo al Cedars, la Polizia vorrà parlare con lei…”

    Polizia? Quella parola accese una lampadina nel suo cervello. Sicuramente avevano riconosciuto Bill Kaulitz e già questo era sufficiente per fare notizia. Tom l’aveva visto cadere in mare ed era l’ unico a poter fornire spiegazioni sull’ accaduto. Non era sicuro che fosse stato un incidente, ma non sarebbe stato certamente lui la persona che avrebbe infangato l’ immagine del cantante. Raccolse le sue cose e salito sul fuoristrada si diresse verso l’ ospedale. I suoi cornrows continuavano a gocciolare sulla maglia, procurandogli brividi di freddo. Il volto di Bill era davanti a lui come un fermo immagine. Si toccò le labbra, rabbrividendo nuovamente, ma questa volta non per la drammaticità della situazione.

    Non era il genere di musica che preferiva, ma quella creatura androgina l’ aveva intrigato da subito ed era entrato prepotentemente nei suoi pensieri. Aveva visto le sue fotografie qualche mese prima ad una mostra in cui vi aveva accompagnato Simone, sua madre. Scatti stupendi realizzati da un giovane fotografo, tale George Listing che, se la memoria non lo stava tradendo, era perito a Bagdad in un attentato, poco tempo prima. Da quel giorno aveva iniziato a seguirlo, nonostante lui adorasse l’ hip hop.

    Sorrise, si sentiva un pesce fuor d’acqua per svariati motivi, non ultimi il fatto di esser attratto da una star e in maniera decisamente poco casta.

    “ Non è certo il mio tipo…” Ripeteva spesso a se stesso, osservando le sue immagini su internet o su qualche rivista di gossip, “ e poi il suo manager lo segue come un’ ombra…”, Continuava, facendo faccette di scherno nei suoi confronti.

    Un piccolo gioco, che in un certo qual modo si era forse trasformato in una misteriosa realtà.

    Che ci faceva Bill Kaulitz sul pontile a quell’ ora?

    Perché era caduto in mare?

    Parcheggiò l’ auto ed entrò al Pronto Soccorso. L’infermiera al banco della reception lo guardò incuriosita. Di certo il suo abbigliamento non era dei più consoni, ma decise di ignorare quello sguardo.

    “ Sto cercando Bill Kaulitz…” Aveva chiesto avvicinandosi.

    “ Lei è un parente?”

    “ No, ero presente al momento dell’ incidente…” La ragazza lo scrutò senza batter ciglio. “ Si sieda lì, lo stanno visitando.”

    I minuti trascorrevano lenti mentre la sala d’attesa si popolava di persone. Arrivò la Polizia e successivamente David in preda al panico. Nessuno si accorse di lui fino a quando l’ infermiera non fece notare che quel ragazzo vestito in modo strano e ancora gocciolante era un testimone dell’ accaduto. I due agenti e il manager si voltarono contemporaneamente verso di lui che si alzò dalla poltroncina per andare loro incontro.

    “ Sono Tom, Thomas Trumper… Ho tirato io Bill fuori dall’ acqua…” Chissà perché non riusciva a pronunciare la parola salvato. Gli occhi di David sembravano volessero incenerirlo e in quel momento dubitò che quella caduta sugli scogli e poi in mare fosse stata accidentale.

    Deglutì, quell’ uomo era inquietante.

    “ Signor Trumper ci può raccontare l’ accaduto?” Chiese il poliziotto più anziano.

    “ Certo…”

    “ Signor Jost lei rimanga qui, le faremo sapere al più presto…” Continuò l’agente, anticipando la risposta ad una domanda stroncata sul nascere. Tom ringraziò mentalmente quell’ uomo dalla faccia simpatica e fu soddisfatto di vedere l’espressione contrariata dipinta sul volto del manager, che si lasciò cadere su una delle poltroncine, sbuffando.

    Si accomodarono in una piccola saletta dove le uniche cose presenti erano un tavolo con quattro sedie, una poltrona e un piccolo mobile su cui era posata una macchinetta per il caffè.

    “ Sono l’ Ispettore Norman e lui è l’ agente Frey. Vuole un caffè?” Il ragazzo annuì, qualcosa di caldo gli avrebbe fatto più che bene. Si mise seduto al tavolo e l’ uomo sorrise porgendogli una tazza contenente una brodaglia scura.

    “ Non è dei migliori, ma sicuramente la riscalderà.” L’ agente si era seduto di fronte a lui e teneva un taccuino tra le mani. Tom sperava non dovesse essere un interrogatorio in piena regola, non se l’ era mai cavata troppo bene con le parole.

    “ Bene signor Trumper, ci vuole raccontare ciò che ha visto?” Il momento era arrivato e Tom sentì la salivazione azzerarsi, come quando a scuola il professore lo chiamava alla cattedra per esser interrogato e lui non aveva neppure aperto il libro.

    “ Ecco… io stamattina volevo andare a pesca sul pontile, è una zona ricca di pesce lì…” Cominciò tentennando.

    “ Oh sì, qualche volta ci vado pure io con mio figlio,” ammise Norman, esortandolo a continuare.

    “ Stavo preparando gli attrezzi, quando sono stato attirato da una figura in fondo al molo che un secondo dopo è scomparsa in mare. Allora sono accorso, calandomi in acqua dagli scogli alla ricerca del corpo. Non si vedeva gran chè dalla superficie, ma l’ ho avvistato dopo pochi secondi e quindi l'ho raccolto e riportato immediatamente a riva, praticando poi le manovre di emergenza.”

    “ Crede che possa esser scivolato?” Aveva chiesto senza convinzione il poliziotto.

    “ Non saprei. E’ successo tutto così in fretta! Forse si è sporto troppo in avanti…” Aveva replicato Tom, azzardando un' ipotesi.

    “ Lei sa chi è Bill Kaulitz e che probabilmente gli ha salvato la vita?” Aveva continuato il poliziotto, probabilmente cercando di insinuare qualcosa.

    “ Sì, è un cantante famoso, ma lo avrei fatto per chiunque altro.” Aveva replicato prontamente.

    “ Che fa lei per vivere?”

    “ Il giardiniere e insieme al mio socio gestisco un piccolo vivaio.”

    “ Lei sa che una fatto del genere è una notizia assai ghiotta per giornalisti in cerca di uno scoop?”

    “ Mi rendo conto e capisco dove vuole arrivare. Stia tranquillo. La mia vita è soddisfacente e non sono in cerca di notorietà, né ho intenzione di farmi pagare per il mio silenzio. Questo è quanto è successo e non rilascerò alcuna dichiarazione alla stampa.” Aveva risposto con una nota di durezza Tom.

    L’ ispettore sorrise. Quel ragazzo era perspicace e gli piaceva il suo modo diretto di affrontare la questione.

    “ Va bene Tom, mi fido di lei. Per qualsiasi cosa o dubbio non esiti a chiamarmi,” disse porgendogli un biglietto da visita.

    “ Grazie Ispettore, ma credo che il signor Jost sia quello che in questo momento necessiti di più di esser rassicurato.” Rispose, mostrando ai due agenti una fila di denti bianchi e perfetti.

    “ Vada a casa e si faccia una bella doccia calda e mi raccomando, se qualcuno in cerca di notizie dovesse venire a bussare alla sua porta mi chiami, abbiamo metodi molto persuasivi contro gli scocciatori.” Aveva ammiccato poi il poliziotto.

    “ Lo terrò a mente, ma spero non ce ne sia bisogno!” Esclamò, congedandosi da loro.

    Se non fosse stato sicuro che le pareti abbastanza spesse e costruite con criteri antisismici non potessero trasmettere alcun suono, avrebbe giurato che David, appoggiato alla parete con finta nonchalance, stesse origliando la loro conversazione.

    “ Signor Trumper!! Mi scuso per la mia imperdonabile maleducazione, ma come potrà ben capire sono shoccato. Non potrò mai ringraziarla abbastanza per aver salvato Bill, ha appena ripreso conoscenza!!” Esordì il manager rosso in volto, più per la vergogna di esser stato colto in flagrante, che per la bella notizia in sé.

    “ Sono felice per Bill! Ha fatto una brutta caduta e…”

    “ Ispettore!!” l'aveva interrotto Jost, “ Voglio sporgere denuncia contro chi si occupa della manutenzione di quel pontile! Bill poteva morire!!” Gridò stridulo, attirando l’ attenzione dei presenti.

    “ Signor Jost si calmi! Dovremo svolgere qualche indagine e sentire prima il signor Kaulitz appena sarà in grado di rispondere alle nostre domande. Se ci sarà qualcosa o qualcuno da denunciare, verrà fatto a tempo debito.”

    “ Ma questo incidente provocherà un danno immane! Tra una settimana inizierà il tour, che racconteremo a tutti coloro che hanno comprato il biglietto?” Aveva continuato sconvolto il manager.

    “ Purtroppo questo è fuori dalle nostre competenze, lo diventerà se chi dovrà rimborsarli, si rifiuterà di farlo.” Rispose flemmatico Norman.

    Tom trattenne a stento una risata, il volto di David aveva assunto una tonalità verdognola niente male. Che razza di persona era se, alla fine, la sua unica preoccupazione non era la salute di Bill, ma il denaro che avrebbe perso?

    Quel pensiero lo aveva accompagnato per buona parte della mattinata, anche mentre si toglieva gli abiti umidi, chiedendosi come potessero quei due all’apparenza così diversi, stare insieme, a parte forse per un senso di gratitudine che Bill nutriva nei confronti di quell’ uomo che l’aveva tolto dalla strada. Non era solito giudicare persone appena conosciute, aveva pensato entrando nella doccia, ma era certo che Jost fosse tutt’ altro che disinteressato e che la loro felice e duratura relazione personale e professionale fosse solo di facciata.

    Si era immaginato di esser al suo fianco e di baciargli quelle labbra rosee e morbide, di accarezzargli quel viso d’angelo, le spalle magre… Aveva urtato la manopola del miscelatore e un getto di acqua gelata lo aveva fatto gridare ed imprecare.

    “ Che sfigato che sono!” Si era detto allo specchio mentre si frizionava il corpo con l’ asciugamani, arrossendo davanti alla propria erezione, resistita stoicamente all’ acqua fredda.

    Da quanto tempo non aveva una relazione?

    Decisamente troppo, il suo socio glielo ripeteva sempre. Ma non era facile trovare un ragazzo che reggesse il confronto con Bill e ora ancor meno.

    Sentì il desiderio prepotente di doverlo difendere da un qualcosa di opprimente. Era risaputo che la vita delle stars avesse un rovescio, come tutte le medaglie troppo luccicanti.

    “ Domani lo andrò a trovare!” Affermò alla sua immagine riflessa nello specchio.

    Dopotutto gli aveva salvato la vita.



    Link ai capitoli:

    Edited by *billaly* - 10/8/2012, 21:44
     
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  2. Mondlicht
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    Aly, sai che io ho un rapporto tutto mio con le twincest, ma questa storia promette bene. Mi piace un sacco l'inizio, mi piace questo Bill remissivo e incapace di reagire, mi piace questo salvataggio improvviso. Mi piace tutto di questo primo capitolo. Ho amato ogni singola parola, ogni singolo gesto, ogni singolo dettaglio che mi ha permesso di essere lì insieme a Bill, Tom e quelle poche comparse che passeggiano lungo il bagnasciuga.

    Continua presto!!
     
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  3. °Ric@
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    Cazzarola!La storia non promette bene,promette benissimo!Io adoro le AU e nonostante gli avvisi(che non capisco quasi mai XD)all'inizio pensavo che fosse una twincest a tutti gli effetti e mi chiedevo "Ma Tom permette a David di fare tutto questo a Bill?"....ahhh sarà il rincoglionimento precoce che te devo dì -_- aspetterò con ansia il prossimo aggiornamento
    p.s Georg... :tears: :tears: :tears: :tears: :tears:
     
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    Grazie Fede.
    So quanto è difficoltoso per te leggere twincest, per cui sono doppiamente contenta di trovarti qui. <3

    °Ric@ grazie infinite anche a te!!
    Beh, diciamo che Tom "dovrà sudare" per arrivare a Bill!
     
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  5. °Ric@
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    A beh,dove c'è Tom che suda ci sono io :shifty: ... no dai,non farlo sudare tantissimo,il ragazzo mi è cagionevole co na folata de vento ce lo giochiamo con una broncopolmonite!
    Tornando seria, spero veramente che non debba "sudare" troppo :cry:
     
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    Diciamo che la sua fatica non sarà solo fisica.
    Ma non voglio svelare troppo sin dall' inizio!!
    SPOILER (click to view)
    Posso chiederti il tuo nome? Non mi piace chiamare la gente per nick...
     
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  7. capricorn87
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    Anche se due generi e avvisi e il paring Bill/David non mi piacciono,non sono fatti per me ho letto volentieri :sìsì:
    David deve crepare
     
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    Grazie Cri.
    I generi non devono spaventare. Io so scrivere sol d'amore...
     
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  9. Kampf der Liebe
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    Complimenti, l'inizio della storia è già bellissimo... Mi intriga molto!
    Mi ha commosso il fatto che Georg, l'unico amico di Bill, sia anche morto...
    E la vita di Bill non è certo rose e fiori, poverino... Mi ha fatto tanta tenerezza... *-* Speriamo che Tom lo aiuti ancora... (:
    Ovviamente stimo Norman e odio Jost!! >.<

    Faccio abbastanza schifo con i commenti, ma comunque la ff mi piace veramente e non vedo l'ora di leggere il prossimo capitolo! Quindi up ^^
     
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  10. °Ric@
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    CITAZIONE (*billaly* @ 3/11/2010, 23:47) 
    Diciamo che la sua fatica non sarà solo fisica.
    Ma non voglio svelare troppo sin dall' inizio!!
    SPOILER (click to view)
    Posso chiederti il tuo nome? Non mi piace chiamare la gente per nick...

    Guarda puoi chiamarmi Rica,mi chiamano tutti così ^_^ è semplicemente il diminutivo di Federica,me lo porto dietro dalle superiori...quindi stiamo parlando della preistoria ahahaha!
     
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  11. •MiQi.
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    Interessante! Continua presto. :agitato1:
     
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    Grazie ragazze per i commenti!
     
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  13. NeideLunare
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    Mi sento un po' la madrina di questa fic, e mi ci sono affezionata. Quindi, prima di dire qualunque altra cosa, trattatemela bene v.v

    Socia... Adoro la tua minuzia nei dettagli, te l'ho già detto (credo.. sono un po' rimbambita ultimamente xD). Come hanno detto le altre questa storia promette davvero bene e nonostante possano essere (essendo proprio pignoli eh!) trovate cose non del tutto originalissime, tu riesci a metterci la tua firma, il tuo modo personalissimo (e io amo alla folia *-*) modo di scrivere.

    Non ho particolari appunti da farti, se non un CONTINUA <3
    Ti voglio bene <3
     
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    La mia socia è un' adulatrice nata e io la amo anche per questo!! <3
     
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  15. ~ MyChemicalGirl.T
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    Mamiiiiiiiiiiiiiiiii *-*
    Spero che renda il video .-. booh...io non sono mai soddisfatta di niente! >_<''
    La leggo stasera <3
     
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1337 replies since 3/11/2010, 22:41   28528 views
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