Angels don't fly

Finita

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    dalla città che i TH hanno scelto per lasciare un segno indelebile: Modena!

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    Mi uppo prima del baratro.

    Non ho scritto nulla.
     
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  2. Capricorn2187
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    Se è un' ola di incoraggiamento, grazie Cri, ne ho proprio bisogno!
     
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    DOBBINA ''FONDATRICE ''ADULTE MALATE DI TOKIOHOTELLITE''

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    arcadia

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    QUOTE (*billaly* @ 20/6/2011, 23:40) 
    Prego Rosicona! *__*

    SPOILER (click to view)
    Rosichi anche ora che è in versione truzza?

    SPOILER (click to view)
    A me Bill piace a tutte le salse :rolleyes: Comunque la versione ''russa'' è stato 567382999 meglio non per nulla me lo sono schiaffato in avatarro!!! :superlove:
     
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    Questo è poco ma sicuro! La versione truzza non mi garba molto...
     
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  6. barby's
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  7. PinaKaulitz88
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    Cioè... Andiamo di male in peggio *disperazione profonda*
     
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    In che senso Pina?
     
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  9. PinaKaulitz88
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    Bill e Tom sono "separati", David vuole distruggere Tom... :cry:
     
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    Su coraggio! Poi detto da te che li hai addirittura ammazzati nelle tue fic! :D
     
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  11. destinazionwth
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    Bello l'ultimo capitolo, ma ci lascia nell'angoscia completa. E tu non vai avanti!
    Sebbene Alex ^_^ stia benissimo col pulcino bagnato accanto.. :superlove: .


    Cara Ale che succede?
    Fatti venire la voglia di scrivere! Un bacio.
    PS: Bill versione Mosca per me è inarrivabile finora, truzzo è figo ma in barba non mi piace molto , ora staremo a vedere Tokio 2...


    Edited by destinazionwth - 24/6/2011, 19:13
     
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  12. corinne94
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    Dai su, ce la farai a scirvere un capitolo * abbraccio di incoraggiamento* :D
     
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    Sono qui DonneH!!

    Capitolo 34



    Da un certo punto in avanti non c’è più modo di tornare indietro. È quello il punto al quale si deve arrivare.

    Franz Kafka



    Bill era ritornato a casa quella sera, Damien aveva portato le sue poche cose alla villa e si era sistemato in una delle camere degli ospiti. La dependance sembrava così lontana dall’abitazione principale e il moro non se l’era sentita di rimanere solo. Le parole di Alex riempivano ancora la sua mente, per non parlare poi dei pensieri contrastanti che vi albergavano.

    Lucille se n’era già andata, ma avvisata preventivamente del suo ritorno, aveva lasciato la cena pronta nel forno.

    Contrariamente a ciò che aveva immaginato, ritornare in quel luogo non gli era stato di alcun giovamento. Si guardò intorno spaesato, quasi quelle stanze non gli fossero più familiari. Tutto gli parlava di David e lui non voleva ricordarlo.

    Guardò fuori attraverso la portafinestra che dava sul giardino e la piscina. Aveva smesso di piovere, ma il cielo grigio e cupo aveva anticipato l’arrivo dell’oscurità, facendo accendere l’illuminazione esterna. Le rose che alcuni giorni prima Tom aveva tentato di salvare si erano piegate sotto la forza del temporale.

    Sospirò, sentendo gli occhi riempirsi di lacrime. Lui si sentiva esattamente come quegli ormai inerti fiori adagiati sul terreno.

    L’indomani, l’ispettore Norman sarebbe venuto a casa sua con un mandato di perquisizione, nell’intento di trovare qualche indizio utile alle indagini. David sembrava scomparso nel nulla e a quel punto Bill sperò fosse realmente così. Inghiottito da un buco nero e disperso in un’altra dimensione.

    “Ah, sei qui.” La voce di Damien alle sue spalle lo fece sussultare, tanto era assorto nei suoi pensieri.

    “Ti sei sistemato? Spero che la stanza vada bene.” Chiese all’uomo, fingendo interesse.

    “Sì, tutto ok, grazie. Hai una casa molto bella, Bill.” Rispose, sorridendo.

    Bill si strinse nelle spalle, in un altro frangente avrebbe gradito il complimento, ma in quel momento il suo unico desiderio era di fuggire da lì.

    “Stavo pensando di venderla.” Disse, pensando a voce alta. “Il mio ritiro dalle scene mi obbligherà a scegliere qualcosa di meno costoso.”

    “Forse non sarà necessario. Non sai come andrà a finire.” Cercò di rincuorarlo il nuovo bodyguard.

    “Comunque vada, voglio liberarmi di tutto ciò che continuerà a ricordarmi David. A partire da questa casa.” Spiegò risoluto.

    “Ti capisco, per me è stato lo stesso. Le motivazioni certo sono differenti, ma credimi ora mi sento meglio.”

    “Ma Helen era tua madre...” disse Bill, confuso.

    “Helen è stata colei che mi ha sfortunatamente partorito, che non ha nulla a che vedere con l’essere madre. E ti assicuro che ormai non è più il rancore che parla, ma solo un’amara consapevolezza.”

    “Mi dispiace Damien, davvero. Per quel po’ che ho potuto conoscerla, mai avrei immaginato che avesse provato totale disinteresse per il suo unico vero figlio.”

    “E’ acqua passata ormai e domani sarà tutto finito sul serio. Non ho rimorsi nei suoi confronti.” Concluse pacato.

    Bill abbozzò un sorriso e distolse lo sguardo, avrebbe voluto possedere un centesimo della stabilità emotiva del suo nuovo amico.

    “Hai fame?” Gli chiese. “Lucille ha lasciato la cena nel forno.”

    “Mmh, un po’...” Rispose Damien.

    Bill lo invitò a seguirlo in cucina e a fare come se fosse a casa sua. In fondo avrebbero dovuto “convivere” e quindi era logico che non dovesse sentirsi in imbarazzo per ogni minima cosa.

    Le lasagne di Lucille erano favolose e sebbene lo stomaco del moro fosse chiuso in una morsa, alla fine si stupì del fatto che il suo piatto, come per incantesimo, fosse stato ripulito completamente. Complice qualche birra e i racconti delle avventure tragicomiche di Damien, aveva ritrovato il sorriso e addirittura l’appetito.

    Mai come in quel momento si compiacque con se stesso di averlo assunto alle sue dipendenze, anche se in effetti l’idea era venuta da Tom.

    Chissà che stava facendo in quel momento?

    L’impulso irrefrenabile di chiamarlo stava quasi prendendo il sopravvento, ma poi si ricordò di esser tremendamente arrabbiato con lui. Doveva esser per via dell’alcool ingerito che gli aveva intorpidito la mente, che non riusciva a ricordare neppure il motivo del loro pesante litigio.

    Ah sì, l’intervista...


    Cazzo, non aveva nemmeno chiamato Madison.


    ***



    Quella notte aveva sognato George.

    Erano giorni che non gli capitava e aveva accolto quella visione quasi con piacere. Questa volta non c’erano stati sentieri tortuosi da percorrere o salti nel vuoto da compiere. Erano seduti su un prato, in riva ad un laghetto e l’amico gli sorrideva anche se non proferiva parola. Si era limitato a consegnargli una scatola che al suo interno conteneva una rosa rossa senza spine e quando lui aveva sollevato lo sguardo sul fotografo per chiedere spiegazioni, era scomparso.

    Si era svegliato di buon umore, certo che il significato di quel sogno fosse comunque di buon auspicio. Si diresse in cucina dove la governante stava preparando la colazione, Damien era uscito prestissimo per la cerimonia funebre della madre. Bill chiese quindi alla donna di andare in giardino a sistemare il cespuglio delle rose danneggiato il giorno prima e di osservare attentamente se vi era qualcosa di anomalo. Sentiva che George gli aveva volutamente inviato un segnale.

    Erano passate da poco le otto quando il campanello di casa suonò. Due auto della Polizia del dipartimento di Los Angeles attendevano che venisse aperto loro in cancello.

    “Buongiorno.” Li accolse, andandogli incontro.

    “Buongiorno a lei Bill, come sta?” chiese gentilmente l’Ispettore, accompagnato da tre agenti.

    “Bene, soprattutto se mi porterà buone notizie.” Rispose, speranzoso, facendo loro strada all’interno della casa fino allo studio di David, dove si accomodarono.

    “Purtroppo no. Il suo manager sembra essersi volatilizzato. Stamattina abbiamo convocato le sue due guardie del corpo in centrale, l’agente Frey li interrogherà.” Lo informò Norman, dispiaciuto di non essere portatore di buone novelle.

    Già, quei due.

    Bill si era chiesto infatti dove fossero finiti Adam e Kurt. Non che gli dispiacesse non averli tra le palle, in effetti non gli erano mai piaciuti granchè quei due leccapiedi.

    “Ok, da dove volete cominciare? Non ho toccato nulla e non ho la minima idea di cosa possa aver portato via. Tutti i documenti importanti li teneva chiusi dentro questa cassaforte.” Disse, scostando il quadro che la celava.

    “Immagino non conosca la combinazione per aprirla.” Chiese Norman, sorridendo amaro.

    “Certo che no, io non avevo praticamente accesso al suo studio e alle sue cose.”

    “Foster, toccherà a te aprire lo scrigno.” L’agente si infilò un paio di guanti ed estrasse alcuni arnesi da una borsa. Sembrava conoscere il fatto suo e apparve da subito molto concentrato sul lavoro che si apprestava ad andare a svolgere. Bastarono pochi minuti perchè la serratura scattasse e rivelasse loro lo scarno contenuto della cassaforte.

    Quel bastardo di Jost l’aveva svuotata. A parte qualche scartoffia e la chiave di una cassetta di sicurezza, non vi era nient’altro.

    “Merda!” Esclamò Bill spazientito, non era possibile!

    La perquisizione continuò per ore, senza però rivelare alcun indizio importante. Se c’era qualcosa di compromettente da scoprire, di certo non era lì in casa.

    I poliziotti stavano congedandosi quando Lucille entrò in casa agitata.

    “Aspettate!” Gridò, “ho trovato questa in giardino! Era sepolta sotto le rose, la pioggia di ieri deve aver smosso la terra!” Continuò, porgendo una scatola infangata agli uomini che la guardarono interrogativi. Bill impallidì, assomigliava a quella a lui porta in sogno da George e Lucille l’aveva trovata sotto le rose!

    Norman l’aprì senza difficoltà, rivelando ai loro occhi vari documenti, chiusi in una busta impermeabile.

    “Sono ricevute di operazioni e transazioni bancarie. Denaro che molto probabilmente le è stato indebitamente sottratto.” Affermò Norman.

    “E sono valide come prova?” Chiese Bill, riprendendo vigore.

    “Certo che sì, per quanto riguarda l’illecito finanziario. Se solo trovassimo qualche indizio in più sulla sua avvenuta adozione...” Rispose l’uomo, continuando a scorrere i documenti.

    In quel preciso momento il suo cellulare squillò, forse era una delle tante conferme che attendevano.

    “Grazie Ronnie.” Lo sentirono dire, mentre il suo volto si illuminava di un radioso sorriso.

    “La chiave appartiene ad una cassetta di sicurezza della US Bancorp e Adam Rossman ha parlato. Non credevo che le sue guardie del corpo fossero così poco coraggiose: Jost ha affittato un auto ed è diretto in Florida.”

    Bill non riuscì a trattenersi dall’esultare, lanciando un grido di gioia, ringraziando mentalmente George e il suo messaggio onirico.

    Avrebbe cominciato davvero a raccogliere rose rosse senza timore di pungersi con le loro spine?


    ***



    Tom si massaggiò le tempie con movimenti circolari, guardando sconsolato fuori dalla finestra del salotto. Numerosi giornalisti e paparazzi erano appostati da ore davanti alla sua abitazione, attendendo che lui uscisse di casa, cosa che si era ben guardato dal fare, nonostante avesse parecchi impegni quel giorno. Primo tra tutti, andare a comprare un cellulare nuovo. Simone lo aveva torturato fino allo sfinimento per quella faccenda e non vedeva quindi l’ora di avere tra le mani un nuovo gioiello tecnologico che lui, negato com’era, non avrebe mai imparato ad usare. Tutto purchè la smettesse con le sue ramanzine su come esser responsabili eccetera, eccetera. Secondo, doveva assolutamente andare al negozio: Gustav era stato anche fin troppo paziente con lui. E terzo, ma sicuramente non ultimo in fatto di importanza, doveva riuscire a parlare con Bill.

    Per gran parte della notte, trascorsa insonne, aveva pensato a come fare per riavvicinarsi a lui senza correre il rischio di esser mandato a quel paese. Poi, verso il mattino, aveva messo a riposo il cervello, arrivando alla conclusione che avrebbe lasciato tutto al caso. Inutile prepararsi discorsi di scuse o ancor peggio lasciarsi andare a sceneggiate patetiche, in cui lui avrebbe chiesto umilmente perdono calpestando cocci di vetro e cospargendosi il capo di cenere.

    Ok aveva sbagliato, ma si amavano, possibile che bastasse così poco per concludere la loro relazione?

    Simone lo raggiunse, pulendosi le mani sul grembiule da cucina allacciato in vita. Era ormai ora di pranzo e la donna per passare il tempo aveva cucinato.

    “Se solo fossi potuta uscire a fare la spesa, avrei potuto preparare qualcosa di meglio, ma credo dovremo accontentarci di pasta al sugo. Hai il frigorifero vuoto figlio mio, di cosa ti nutri, di amore e gossip?” Lo prese in giro, sorridendo benevola.

    “Non sei divertente Simone, soprattutto per quel che riguarda l’amore e il gossip. Dio solo sa quanto vorrei che tutto questo non stesse succedendo.” Rispose triste Tom.

    La madre si avvicinò a lui e lo abbracciò scoccandogli un bacio umido su di una guancia.

    “Sono convinta che tutto si sistemerà, se è come dici tu e Bill ha confessato di amarti, non hai nulla da temere. Questi sentimenti non si spengono a comando, neppure se una certa persona di mia conoscenza ci è andato giù pesante e meriterebbe una sacrosanta lezione.” Affermò la donna, lasciando la stretta, per guardare negli occhi il suo bellissimo ragazzo.

    “Mamma io…”

    “Bill è una star internazionale, che ti piaccia o no devi accettare il suo ruolo pubblico. E’ vero che puoi scegliere di rimanere nell’ombra, ma non dovete impedirvi di vivere la vostra vita solamente perché non vuoi che la tua faccia appaia su una rivista o si faccia il tuo nome. La fine del tuo anonimato è iniziata nel giorno in cui ti sei buttato dal molo di Venice per salvarlo, devi prenderne atto.” Tom guardò la madre con gli occhi lucidi, sapendo di non poterle più tacere la verità.

    “Bill ha denunciato il suo manager per violenza e abuso su minori…” Biascicò, come se le parole non volessero uscire dalla sua bocca. Simone lo guardò, spalancando occhi e bocca per lo stupore.

    “Come, scusa?” Chiese sedendosi sul divano. Il giardiniere la imitò, passandosi le mani tra i cornrows.

    “E’ una lunga storia, ma il succo del discorso è questo. Per anni l’ha plagiato, convincendolo che fosse giusto così, ma di fatto ha sempre approfittato di lui sessualmente e non solo, fin da quando era ancora minorenne. Inoltre, siamo riusciti ad entrare in possesso di un documento che attesta che Jost non è il suo tutore, bensì il suo padre adottivo e…” Tentò di spiegare confuso.

    “Oh mio Dio è… terribile…” Sussurrò la donna, visibilmente scossa, “devi andare da lui, sostenerlo, questa faccenda lo annienterà, per non parlare poi della sua carriera!”

    “Ha deciso di ritirarsi dalle scene…” Disse mesto Tom.

    “E tu sei ancora qui? Mi meraviglio di te! Hai pensato a quanto starà soffrendo in questo momento quel ragazzo?”

    “Sì lo so, ma io…”

    “Tu nulla. Ora andiamo a mangiare e poi affronteremo insieme quegli energumeni là fuori! Sono giornalisti mica Marines! Devi andare da Bill, dovete far pace; le vostre scaramucce amorose possono aspettare, ma la cosa più importante è che lui possa fare affidamento su qualcuno che starà al suo fianco sempre e comunque. Non è così Thomas? Non è questo che vuoi?” Ordinò Simone in un tono che non ammetteva repliche.

    Nonostante tutto, il ragazzo si ritrovò a sorridere pensando assurdamente che lei e Bill avrebbero formato una coppia di cocciuti fuori dal comune.

    “E ora cos’è che ti fa sorridere?” Chiese contrariata.

    “Nulla Simone, sto solo pensando che mi fa piacere averti qui.”
     
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  14. Capricorn2187
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    La dolce,cara e intelligente Simone ha fatto rinsavire il "disgraziato",ci voleva :ehsì:
    Le rose,i documenti,Georg *OOOOOO* :woot: :superlove: :evviva: :tet: woot_jump gif clap wavetowel2 Chissà che finalmente qualcosa venga allo scoperto.
     
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    A quanto pare sì, Cri...

    Grazie per aver letto! <3
     
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1337 replies since 3/11/2010, 22:41   28634 views
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