Angels don't fly

Finita

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  1. NeideLunare
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  2. Capricorn2187
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  3. barby's
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    DOBBINA ''FONDATRICE ''ADULTE MALATE DI TOKIOHOTELLITE''

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    domani si posta eh?? UPPOLO

    SPOILER (click to view)
    Ciao bella
     
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  5. Capricorn2187
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    dalla città che i TH hanno scelto per lasciare un segno indelebile: Modena!

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    Socia dopo l' ultimo "parto" mi devo riprendere!!

    Domattina o anche questa notte chissà, posto!!

    Mettetevi comode però, l' avventura deve ancora cominciare!! :lol:

    Cri che sò tutte quelle faccine? :D

    Grazie per gli up!!
     
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  7. ~ MyChemicalGirl.T
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    uuuuup per la mami : D
     
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    DOBBINA ''FONDATRICE ''ADULTE MALATE DI TOKIOHOTELLITE''

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    QUOTE (*billaly* @ 16/11/2010, 19:32) 
    Socia dopo l' ultimo "parto" mi devo riprendere!!

    Domattina o anche questa notte chissà, posto!!

    Mettetevi comode però, l' avventura deve ancora cominciare!! :lol:

    Cri che sò tutte quelle faccine? :D

    Grazie per gli up!!

    e chi si muove... ;)
     
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    Capitolo 3

    Per cancellare la paura voltati e guardala in faccia:
    perchè ciò che affronti apertamente,
    si dissolve alla luce della consapevolezza.
    Anonimo



    Era stato un pomeriggio difficile da superare, nonostante Gus avesse tentato in ogni modo di tirarlo su di morale. Con il passare dei minuti aumentavano il senso di vuoto e la delusione. Aveva provato a raccontare a se stesso di tutto, dandosi anche dello stupido per i sentimenti contrastanti che avevano preso possesso del suo cuore e della sua mente, invano. Bill Kaulitz non avrebbe mai acconsentito ad incontrarlo, neppure per sussurrargli un flebile grazie. Era stato sciocco da parte sua pensare che gli sarebbe stato riconoscente e questo non faceva altro che confermare la sua teoria. Il cantante voleva suicidarsi e lui aveva rovinato i suoi piani.

    “Ehi, scusa?” Una voce lo destò dai suoi cupi pensieri. Una ragazzina suoi sedici anni con due enormi occhi azzurri lo stava fissando.

    “Oh, perdonami ero sovrappensiero! Che posso fare per te?” chiese, destandosi.

    “Vorrei un mazzo di rose, ma vedo che sono abbastanza costose...”

    “Purtroppo sì, ma come avrai notato sono i fiori più belli di tutto il negozio!” Rispose, indicando con la mano i vasi pieni di fiori recisi.

    “Posso spendere al massimo venti dollari, che mi consigli?” Chiese un pò imbarazzata, prendendo e contando il denaro dalla tasca dei jeans sdruciti.

    “Dipende per quale ricorrenza ti servono? Se fossi più precisa potrei aiutarti di più.”

    “Sono per una persona che è in ospedale e che adora le rose...” Lasciò cadere lei.
    Tom la scrutò per poi sorriderle.

    “Sono per Bill Kaulitz, vero?” Azzardò.

    “Beh... Sì sono per lui! Io lo adoro e vorrei fargli arrivare tutto il mio amore ed il mio sostegno in questo momento così delicato!” Rispose, prendendo colore e ricambiando lo sguardo con aria sognante. Tom ammiccò complice; anche lui aveva letto l’ ultimo numero di Teen Magazine, dove in un’ intervista esclusiva Bill dichiarava il suo amore per gli animali e le rose rosse.

    “Se sono per Bill, vediamo di accontentare lui e il tuo portafoglio! “ Disse rassicurante.

    “Ma costano cinque dollari l’ una! Come faccio a prenderne una dozzina?” Piagnucolò la ragazzina.

    Tom prese tre rose rosse dal vaso e le accostò ad alcuni chr bianchi, terminando la composizione con gypsophila e alcune foglie verdi. Chiuse il mazzo con una carta argentata, unì il tutto con un nastro rosso e lo porse poi alla ragazza.

    “Ecco, che te ne pare?” Chiese soddisfatto.

    “E’...è bellissimo! Ma io non... non ho tutti questi soldi!”

    “Non preoccuparti, l’ importante è che a Bill piacciano, no?” Replicò, facendole l'occhiolino.

    “Oh grazie! Ma... li puoi consegnare tu?” Domandò titubante. All’ improvviso l’ idea di andare di persona in ospedale non le appariva più così buona.

    “Non c’è problema e la consegna è gratuita! Vuoi scrivergli un biglietto?” Rispose.

    “Un biglietto? Oddio ma che gli scrivo?!” Chiese, spalancando gli occhi.

    “Forse un augurio di pronta guarigione e il tuo nome non sarebbe male.” Suggerì il giardiniere.

    “Oh sì, sì va bene!!” Esclamò la ragazzina, prendendo dalle mani di Tom il bigliettino e la penna.

    'Guarisci presto, con immenso affetto, Ilary Carson. '

    “Pensi vada bene?” Chiese dubbiosa.

    “Perfetto! Credo che a Bill farà molto piacere!” Sorrise.

    “Grazie, se gli piaceranno sarà soltanto merito tuo che mi hai permesso di fargli un bel regalo con così pochi soldi!”

    “Di niente Ilary e stai tranquilla, tra meno di un’ ora Bill riceverà i fiori.” Assicurò, sfoderando uno dei migliori sorrisi di circostanza, mentre la ragazzina soddisfatta si dirigeva verso l’uscita del negozio.

    Le rose.

    Il suo negozio ne era pieno e presto molte di esse sarebbero sfiorite.
    Senza indugiare oltre, cominciò a scegliere le più belle fino ad ottenere un grande mazzo. Una varietà intensa di colori e un’ unica rosa rossa al centro. La più grande, bella e vellutata al tocco.

    Poche righe scritte con la sua bella calligrafia, racchiuse in una bustina dalla carta dorata.

    “Wow, che meraviglia! Per chi sono tutte queste rose?” Chiese Gus da dietro le sue spalle.
    Tom arrossì vistosamente, facendo scoppiare a ridere l’ amico.

    “Ok, non mi rispondere, ho capito. Vuoi che vada io al Cedars?” Il volto del ragazzo si illuminò. Oltre che esser un ottimo amico, era anche un soggetto molto perspicace.

    “Grazie Gus, ti sarò debitore a vita!”

    “Una birra stasera giù al pub e saremo pari.” Concluse l'amico.

    ***



    Il braccio doleva, come il volto, le gambe e il costato ad ogni inspirazione. Il medico dopo l’ ennesimo controllo si era dichiarato più che soddisfatto, affermando che il dolore se ne sarebbe andato dopo qualche giorno, ma Bill era convinto che quella fosse una punizione divina per aver tentato di togliersi la vita. Gli venne da ridere, non era stato in grado nemmeno di uccidersi. Si era solo dannatamente procurato altro dolore e qualche ferita, le cui cicatrici gli avrebbero sempre ricordato quanto era stato stupido.

    Avrebbe voluto scendere da quel letto che ormai occupava da trentasei ore, ma sentiva gli arti talmente intorpiditi che, ne era certo, non sarebbero riusciti a sostenerlo. Inoltre nessuno gli aveva dato il permesso di alzarsi. All’ improvviso la necessità di contravvenire agli ordini ebbe il sopravvento. Voleva guardarsi allo specchio per controllare il suo volto e fare la pipì in un water. Oh sì, a costo di andarci in ginocchio, avrebbe raggiunto il bagno.

    Si mise seduto sul bordo del letto e scrutò la stanza, roteando gli occhi. Il capogiro che si aspettava, non fece la sua comparsa e questo fu di buon auspicio. Lentamente posò i piedi nudi sul pavimento freddo, appoggiandosi al comodino e cercando con lo sguardo le ciabatte.

    “Fanculo!” Brontolò tra sé, notandole sotto il suo giaciglio, ma incredibilmente difficili da raggiungere. Per far ciò avrebbe dovuto chinarsi sotto il letto e non era sicuro che sarebbe riuscito poi a rialzarsi. Tenendosi stretto ad ogni appiglio possibile, mosse qualche passo all’ interno della stanza. Le gambe sembravano di legno e il braccio sinistro stretto nel gesso, aveva ripreso a pulsare. Il respiro era leggermente affannato e in una frazione di secondo avvertì piccole gocce di sudore freddo imperlargli la fronte. Si rese conto che da lì a poco avrebbe perso i sensi e tentò di raggiungere il letto. Poi tutto divenne buio intorno e sé, inghiottito nuovamente dall’ ennesimo baratro.

    “Bill come si sente?” La voce ormai nota del medico che lo aveva in cura, lo riportò alla realtà.

    “C-che è successo?” Chiese, mentendo. Ricordava benissimo l’ accaduto.

    “E’ svenuto, ma che le è saltato in mente di alzarsi, benedetto ragazzo?”Chiese con disapprovazione.

    “Vo-volevo andare in bagno,” si difese, arricciando le labbra, in una piccola smorfia che fece sorridere l’ infermiera, la quale, solerte, gli stava sistemando il cuscino sotto la testa.

    “Fortuna che è riuscito a raggiungere il letto, non aveva sicuramente bisogno di cadere e procurarsi altre ecchimosi!” Lo redarguì il sanitario con fare paterno.

    “Mi scusi, non volevo…” Sussurrò, colpevole.

    “Ok, non è successo nulla, ma stia attento e se vuole proprio andare in bagno chiami l’ infermiera per farsi accompagnare.” Concluse il medico congedandosi e chiudendo la porta dietro di sè.

    Il moro fissò l’ infermiera che invece era rimasta in stanza.

    “Può andare, non ho bisogno della balia.” Brontolò altezzoso.

    “Direi il contrario e se deve andare in bagno devo accompagnarla.”
    Perché tutti lo trattavano come un ragazzino stupido? Forse nessuno comprendeva realmente il suo disagio, pensando fosse solo l’ ennesima star arrogante e viziata?

    “Non sono abituato a fare i miei bisogni in compagnia.” Esclamò, mettendosi seduto sul letto.

    “Neppure io se è per questo, ma a volte è necessario lasciar da parte le nostre abitudini ed adattarsi alla situazione. Le prometto che non sbircerò e non andrò a raccontare ai giornali che ho visto Bill Kaulitz seduto sul water.” Rispose la donna sorridendo e sorreggendo il moro che si aggrappò al suo braccio.

    “Ecco io aspetto qui fuori dalla porta. Se sente girare la testa non esiti a chiamare, mi raccomando.”

    “Ok, grazie.” Disse, cercando il nome dell’ infermiera sul camice.

    “Cindy.” Rispose lei intuendo la muta richiesta, “Il tesserino si è rotto mentre la sistemavo sul letto prima.”

    “Non ne combino una giusta.” Esclamò deluso, richiudendo piano la porta alle sue spalle.

    Lo specchio sul lavabo era una tentazione troppo forte per esser ignorata, voleva vedere la propria immagine riflessa e gioire delle ferite che avrebbero deturpato per sempre il suo volto. David non l’ avrebbe più potuto esibire in pubblico come una bella bambola da ammirare e di cui esser invidiosi.

    Chiuse gli occhi per poi riaprirli sospirando. Ciò che lo specchio rimandava a lui era tutt’altro che un’ immagine mostruosa. Anche i lividi e le ferite sulla fronte e sulla guancia sinistra, non avevano reso il suo viso meno bello. Le piccole suture erano state eseguite sicuramente con perizia e sapienza per cui non sarebbero probabilmente rimaste nemmeno le cicatrici.

    Sbuffò sconfitto.

    Tutto sarebbe tornato come prima...

    Sentì l’ infermiera parlare con qualcuno nella stanza, per cui fece i suoi bisogni e poi uscì.

    “Tutto bene, Bill?” Chiese la donna, non appena fece la sua ricomparsa nella camera di degenza.

    “Sì,” rispose distratto, dirigendosi subito verso il letto. Sebbene fossero trascorsi solo pochi minuti si sentiva già terribilmente spossato.

    “Guardi, il fiorista ha appena portato 2 mazzi di fiori per lei! Queste rose sono magnifiche! Peccato che il regolamento non consenta di tenerli in stanza.”

    “Li prenda lei, se le piacciono... io non sono in vena di apprezzarli.”

    “Dice davvero? Oddio grazie!!” Esclamò Cindy, illuminandosi in un sorriso.

    “Di nulla.” Borbottò atono.

    “Sono accompagnati da due bigliettini, saranno da parte delle sue ammiratrici!!”

    “Li metta qui, li leggerò poi.” Concluse, rimettendosi sotto le coperte e desiderando ardentemente di esser lasciato solo. Quella donna era gentile, ma il suo buonumore lo irritava. Non voleva esser circondato da persone felici di vivere, perchè ciò gli ricordava quanto fosse per lui doloroso esser ancora in vita.

    Attese che l’ infermiera uscisse dalla stanza con gli omaggi floreali e poi spense la luce. Il sole che volgeva al tramonto tinse di rosso le pareti della stanza, per cedere poi il passo ad una notte stellata e senza luna.

    Bill si addormentò cullato dalle sue stesse lacrime.

    ***

    Tom si era fermato con l’ auto dall’ altro lato della strada ed era rimasto per qualche minuto a meditare sul da farsi. Dopo il ritorno di Gus dall’ ospedale e il suo deludente racconto, circa il fatto che gli era stato impedito di entrare per portare i due mazzi di fiori direttamente a Bill, davanti alla sua casa stazionavano, in attesa del suo ritorno, due furgoni con l’ insegna di due noti canali televisivi con relativi speakers e cameramen pronti a riprendere.

    Immaginava che il suo anonimato non sarebbe potuto durare in eterno, ma non pensava che la sua identità venisse scoperta in così poco tempo. Probabilmente qualcuna delle persone presenti al momento dell’ incidente l’ aveva riconosciuto e aveva rivelato quindi le sue generalità ai giornalisti.

    Non aveva voglia di affrontarli, non voleva parlare loro di Bill, nè che gli venissero chieste opinioni in merito all’ accaduto, tanto meno in che modo l’ avesse salvato da una morte certa.

    Prese il cellulare dalla tasca dei jeans e fece partire una chiamata. “Gus credi che a Noreen dispiacerà se vengo a dormire da voi? Casa mia è assediata dai giornalisti.”

    Ovviamente l’ amico e la fidanzata avevano accettato di ospitarlo senza indugi, capendo perfettamente il disagio del ragazzo. Avevano trascorso la serata cercando di sollevargli il morale, ricordando aneddoti dei tempi della scuola per evitare che pensasse a ciò che inevitabilmente sarebbe prima o poi successo. Noreen conviveva con Gus da qualche mese ed era amica di Tom fin dai tempi della scuola materna. Era merito suo se si erano conosciuti e successivamente messi insieme. Dopo sua madre, erano le uniche persone a cui si sentiva profondamente legato da un affetto sincero ed apprezzava lo sforzo di entrambi per farlo sentire a suo agio, anche se il pensiero di Bill occupava interamente la sua mente. Non era da lui cedere impunemente ad un sentimento così devastante. Non riusciva nemmeno a spiegarsi come un evento del genere stesse cambiando in modo così radicale la sua vita. Si stava perdutamente innamorando di Bill e l’averlo salvato non contribuiva a farlo sentire meglio, nonostante il generoso e coraggioso atto da lui compiuto. Il moro era comunque una star, mentre lui un giardiniere, una persona comune, e si sentiva profondamente stupido a credere in una favola che non avrebbe avuto di certo un lieto fine, visti i presupposti.


    “Signor Jost è tardi, l’ orario di visita è terminato da un pezzo!” Alex cercava in tutti i modi di dissuadere l’ uomo dal voler entrare nella camera di Bill.

    “Con quello che pago per questa stanza dovreste stendermi un tappeto rosso quando entro!” Blaterò il manager, scansando la donna in malo modo.

    “Non mi costringa a chiamare la sorveglianza! La prego di uscire. Bill non sta bene e ora sta riposando.”

    “Chi sei tu, sua madre? Che mi risulti io sono l’ unica famiglia che ha, per cui togliti dai piedi e lasciami passare!” Gridò visibilmente alterato. Non sopportava che gli si dessero ordini, tantomeno se era una donna a farlo.

    Bill, gli occhi sbarrati nel buio della stanza, ascoltava terrorizzato l’ alterco. Sapeva ciò che era in grado di fare David, se ostacolato, aveva avuto modo di provarlo sulla sua pelle più di una volta.

    “No, quello che si deve togliere dai piedi è lei! Questo è un ospedale, non un party di celebrità, qui le regole le stabilisco io, intesi?!” Esclamò Alex, mettendosi davanti alla porta, decisa a tenergli testa.

    “Che succede qui?” Un corpulento agente della sicurezza fece la sua comparsa, accompagnato dalla collega dell’ infermiera.

    Il tono di voce del manager si abbassò immediatamente. Non c’era dubbio che fosse un viscido grande attore.

    “Stavo spiegando a questa graziosa signorina, che ho urgenza di vedere il signor Kaulitz, per discutere con lui di una faccenda di vitale importanza. Mi tratterrò solo per qualche minuto.”

    “A meno che l’industria discografica non abbia gli uffici aperti anche la notte, credo che possa aspettare fino a domattina. Ora è tardi e sta disturbando il riposo di tutti i pazienti.” Rispose risoluta la guardia, posando la mano sulla fondina della pistola di ordinanza, gesto che fece desistere immediatamente il manager dall’ insistere.

    “Me ne vado, ma sappiate che non finirà qui. Parlerò con il Direttore Sanitario, quindi preparatevi ad andare ad incrementare le liste dei disoccupati!” Sentenziò, attraversando il corridoio a grandi passi.

    I tre si guardarono trattenendo a stento una risata. Erano abituati ai capricci delle stars, ma quel Jost aveva di gran lunga superato il limite. Nessuno, neppure il Direttore del Cedars, avrebbe dato credito a quell’ uomo dalle esose pretese.

    Nonostante tutto, anche Bill, coperto completamente dal lenzuolo si riscoprì a sorridere. La giornata non era stata delle migliori e l’idea che qualcuno gli avesse risparmiato l’ incontro con David lo riempiva di gioia. La porta si aprì rivelando la presenza di Alex.

    “Bill è sveglio?” Chiese, avvicinandosi al letto.

    “Sì...” Borbottò da sotto le coperte.

    “Mi dispiace che debba sopportare tutto questo...” Non sapeva perchè le erano uscite quelle parole di bocca, ma la donna sentiva che erano quelle giuste. Il viso di Bill sbucò infatti dal lenzuolo e finalmente potè ammirare il suo sorriso, quello di un bambino soddisfatto dopo una scorpacciata di caramelle.

    “Grazie... E scusami se sono stato così maleducato con te.” Ci aveva pensato molto durante il giorno e desiderava sul serio scusarsi con quella donna che tanto si era rivelata premurosa nei suoi confronti, nonostante lui si fosse comportato in maniera deplorevole. A dire il vero non era affatto abituato a ricevere attenzioni senza dover dare nulla in cambio, nessuno mai lo aveva aiutato senza avere un secondo fine.

    Alex si mise seduta sul letto e gli accarezzò leggera il braccio sano. Poteva esser sua madre e lei avrebbe pagato oro per poter avere un figlio così, bello come un angelo.

    “Come ti senti oggi?” Chiese passando direttamente al tu.

    “Mmh... ora bene. Hai saputo tener testa a David in maniera fantastica!” Esclamò prendendo per un attimo vigore.

    “Giuro che mi tremano ancora le mani e se Claire non avesse chiamato la guardia, non so come sarebbe finita. Come fai a resistere?”

    “Bella domanda, ma non ne hai una di riserva?” Rispose, scuotendo il capo.

    “No, non credo. Ma immagino che tu non possa spiegarmelo, anzi scusami se mi sono permessa di chiedertelo.” Disse, alzandosi dal letto.

    “ Dove vai?” Chiese il moro in apprensione.

    “Devo aiutare Claire con il giro serale di terapia. Torno dopo, se ti va di parlare un pò...” Propose.

    “Ok...” Concluse rassegnato. La guardò uscire dalla stanza, mentre lei si voltava un’ ultima volta, accennando un sorriso. Prese il telecomando della TV e alla vista dei due biglietti che avevano accompagnato i mazzi di fiori, ricordò di non averli letti.

    Il primo lo fece sorridere, le sue ammiratrici erano sempre incredibilmente dolci con lui. Odiava il modo in cui David le definiva galline isteriche, mentre per lui non erano altro che ragazze che vivevano il suo sogno. Sul secondo si soffermò più a lungo. Dovette deglutire per ricacciare indietro le lacrime. Una grande verità era racchiusa in quelle parole scritte con quell’ elegante grafia.

    Parole che graffiavano come unghie affilate il suo cuore già minato dal dolore.

    Il tempo a noi concesso è troppo breve per decidere di camminare su un sentiero di spine,
    piuttosto che su morbidi e vellutati petali.
    Possiamo scegliere, sempre.
    T.



    Non aveva idea di chi avesse mandato quelle rose meravigliose, ma certamente dimostrava di conoscerlo profondamente. Doveva fare attenzione, già troppe persone avevano intuito il suo odio per la vita che, suo malgrado, era stato costretto a condurre.


     
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  10. Capricorn2187
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    Cri che sò tutte quelle faccine?

    Come qualcunoi ha detto una volta,io sono la "donna delle faccine" u.u
    Mi esprimo con le faccine.
     
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    Allora anche io!
    Ho postato! Leggi! :D :shifty:
     
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  12. Capricorn2187
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    Come dire,David=" c'ho tutto io so tutto io"
    Vorrei tanto che Bill gli sbattesse in faccia che non lo sopporta più,che non lo soffre più e che lo manda a quel paese,o al massimo che sparisse (Bill) e che David non lo ritrovi xD

    Tom lo deve assolutissimamente incontrare in un modo o nell'altro,non può rimanere sempre nell'ombra,deve tirare fuori i cosiddetti o al massimo un pò di coraggio.
     
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    David sembra un mafiosetto di quartiere, ma presto si accorgerà che tutto ciò che ha costruito usando metodi poco ortodossi, non è così solido come sembra.

    Bill e Tom si incontreranno prima o poi, è inevitabile...

    Grazie del commento Cri! **
     
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  14. Capricorn2187
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    David sembra un mafiosetto di quartiere, ma presto si accorgerà che tutto ciò che ha costruito usando metodi poco ortodossi, non è così solido come sembra.

    Speriamo succeda presto.

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    Bill e Tom si incontreranno prima o poi, è inevitabile...

    Meglio prima che poi.

    Voglio vedere Bill dar pan per focaccia a David image
     
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    Brava la mia infermierina. Tosta e protettrice verso Bill.
    Quel david è proprio un sanguisuga.
    Tom è dolcissimo (patatone lui) e anche se non si vuole avvicinare al moro, almeno per ora, gli ha lasciato un messaggio, molto importante.
    Un messaggio di speranza?
    Aspetto il prossinmo chappy. Un baciotto bella
     
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1337 replies since 3/11/2010, 22:41   28635 views
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