Angels don't fly

Finita

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    Cri! ahahah!!
     
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  2. Capricorn2187
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    Visto che so esaurita nell'attesa urlo e tanto per gustare rumino u.u
     
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    Mandato chap alla beta.
     
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    La mia beta scomparsa fu!!
    Beh io lo posto lo stesso, spero mi perdonerete per gli eventuali errori.


    Capitolo 18

    Il vero coraggio ci induce ad affrontare un male per evitarne uno maggiore.
    Anonimo




    Doveva aspettarsi prima o poi una reazione del genere da parte di Bill. Per anni lo aveva tenuto in pugno, facendo leva sulla sua voglia di emergere, minacciando di farlo ricadere nella miseria da cui proveniva, sminuendo il suo talento, pretendendo il suo corpo in segno di riconoscenza e devozione.
    Non che gli importasse del suo amore, non conosceva il significato di quella parola, nè tantomeno ci teneva a erudirsi. Poteva avere chi voleva, a volte non era necessario neppure chiedere, e Bill non era certo in una posizione di privilegio... ovvero, era una sua creatura, plasmata per fabbricare soldi e questo poteva considerarsi solo un ottimo investimento. Si era arricchito alle sue spalle, più di quanto avesse mai potuto sperare, più di quanto gli avessero mai detto di sperare.

    C’era stato un giorno lontano in cui tutto questo non era stato che un bel sogno e doveva ringraziare il suo infallibile fiuto per aver centrato in pieno il bersaglio.

    Non era che un timido ragazzino che cantava agli angoli delle strade in cambio di qualche centesimo, troppo facile da irretire e convincere di essere il suo benefattore.
    Non ricordava quando tutto questo aveva cominciato a cambiare, quando il moro aveva iniziato a nutrire seri dubbi sul suo operato, ma sicuramente non era troppo tardi per salvare il salvabile.

    Si guardò allo specchio, notando con disappunto che il suo volto stava assumendo una colorazione violacea. Un sinistro e doloroso scricchiolio proveniva dalle ossa nasali tumefatte. Forse era il caso di fare uno squillo a John e farsi portare in clinica, nonostante l’ora tarda. Non poteva certo permettere che quello stupido incidente avesse ripercussioni sui lineamenti del suo viso.

    “ Me la pagherai puttana, fosse l’ultima cosa che farò in questa vita...” Affermò, prendendo il cellulare tra le mani ancora sporche del suo sangue.

    John non aveva smesso di sorridere un istante nel breve tragitto tra la depandance e la casa. Il racconto del manager era inverosimile, ma non poteva essere che compiaciuto del gesto compiuto da Bill, sebbene fosse poco credibile che l’avesse colpito inavvertitamente mentre facevano l’amore.

    Rabbrividì al pensiero di loro due avvinghiati in un letto o su una qualsiasi superficie atta allo scopo, soprattutto perchè a conoscenza dei sentimenti che il ragazzo nutriva nei confronti del suo tutore. Era ovvio che fosse stato per legittima difesa, ma alla versione di Bill avrebbe pensato poi. Sperava solo che si fosse chiuso in camera sua a doppia mandata. Era prioritario che il manager sbollisse la rabbia, prima che il moro si ripresentasse al suo cospetto. Non erano insoliti gli scatti d’ira e la violenza fisica da parte di David nei confronti di Bill e più di una volta era dovuto intervenire per evitare il peggio.

    Era infatti strano che questa volta fosse stato Bill ad avere la meglio. Evidentemente le argomentazioni avevano spiazzato il manager ponendolo in una condizione di svantaggio.

    Entrò in casa e salì al piano superiore dove trovò la stanza di Bill fortunatamente chiusa e David in una delle stanze da bagno che imprecava. A stento represse una risata, era una scena davvero... suggestiva! I lividi che si stavano formando sotto gli occhi lo facevano sembrare un panda incazzato, per quanto a quel simpatico animaletto potesse essere consentito di mostrare la sua ira.

    “ Portami all’ospedale!” Ringhiò, mettendosi un sacchetto di ghiaccio chimico sul naso contuso, nel tentativo di alleviare gonfiore e dolore.

    “ Dov’è Bill?” Chiese, ignorando l’ordine impartitogli.

    “ Non me ne fotte un cazzo di dov’è quello stronzo, spero lontano da qui!!” Gridò nell’intento di farsi udire dal moro.

    “ Come volevasi dimostrare...” Disse tra sè John, di sicuro non era stato un incidente per così dire amoroso.

    “ Andiamo...” Lo esortò il bodyguard, sostenendolo per il braccio.

    “ E lasciami!! Non sto morendo!!” Lo redarguì caustico David.

    “ Come vuoi...” Borbottò lasciandolo immediatamente, sperando in un suo capogiro durante la discesa dalle scale. Già immaginava la scena in cui lui capitombolava dalla rampa concludendo la rovinosa caduta ridotto ad un fagotto informe di ossa e cattiveria.

    Aprì la portiera dell’auto e attese che il manager tra insulti e improperi si sistemasse sul sedile posteriore, compiendo poi un giro attorno al veicolo per raggiungere il posto di guida. Solo allora scorse Bill sul terrazzo della sua stanza che fumava tranquillo una sigaretta e gli rivolgeva un gesto di saluto con la mano.

    Era sicuro, anche se in controluce, di averlo visto ridere.

    ***



    Tom si era rigirato nel letto più volte prima di prendere in considerazione l’idea di leggere l’ultimo numero dell’American Journal of Botany. Certo del suo effetto soporifero, forse avrebbe finalmente trovato la sua giusta collocazione tra le braccia di Morfeo. Essere innamorati aveva senz’altro effetti benefici sulla dieta, cosa tra l’altro di cui non aveva assolutamente bisogno, ma era deleterio per il suo riposo. Chiudere gli occhi significava immaginare Bill e non propriamente in pose caste. Il solo pensarlo era sufficiente ad allertare i sensi e lui odiava essere succube di una miriade di pensieri sconci.

    Scalciò il lenzuolo e fissò per qualche secondo la sveglia, i cui numeretti verdi segnavano l’una e trentatre.

    “ Merda, mi verrà l’esaurimento nervoso!” Borbottò contrariato, aggiustandosi i boxer sui fianchi magri. Quella notte faceva tremendamente caldo e anche la maglietta era di troppo. Aprì il frigorifero in cerca di qualcosa di fresco da bere, ma a parte l’acqua e una lattina di birra aperta da chissà quanto tempo, non vi trovò altro.

    “ Devo andare a far provviste, sto diventando un barbone!” Rimproverò se stesso, memore di quanto fosse sempre stato fondamentale per lui non rimanere mai sprovvisto di nulla.

    Sospirò, mentre si versava un bicchiere d’acqua, andandosi poi a sedere sulla veranda. Alcune nuvole avevano coperto la luna e le stelle e tutto era incredibilmente scuro quella notte. Forse il tempo stava cambiando, constatò, e ciò sarebbe stato una spiegazione plausibile per il suo nervosismo.

    Si guardò intorno e scorse sul tavolino un pacchetto di sigarette. Doveva averle dimenticate Bill durante la sua ultima visita. Lo prese in mano e lo osservò meticolosamente, come potesse scoprire qualche indizio sul cantante.

    Da quanto tempo non fumava una sigaretta?

    Cinque anni? Da quando Simone lo aveva scoperto e giurato solennemente che non avrebbe esitato a rinchiuderlo in casa fino alla fine dei suoi giorni, se l’avesse beccato ancora con quel veleno tra le labbra.

    Sorrise. Non ricordava di aver visto sua madre così incavolata come quel giorno e ne era rimasto talmente impressionato che non aveva esitato a gettare il pacchetto nella spazzatura e a scartare l’ eventualità di riprendere una volta sbollita la rabbia.

    Ora però non aveva più sedici anni, sua madre non era lì e lui moriva dalla voglia di fare un tiro.
    Accese la sigaretta sul fornello del gas – non possedeva nemmeno un accendino – e ne aspirò il fumo, tossendo poi violentemente, fino a far lacrimare gli occhi.

    “ Cazzo, non è decisamente nelle mie corde!” Bofonchiò, riprendendo fiato, ma era un modo per essere vicino a Bill.

    ***



    Il moro inzuppò una quantità industriale di biscotti, in altrettanto latte, nella sua tazza preferita. Quel mattino era affamato, sebbene avesse trascorso gran parte della notte sveglio e avesse fumato un pacchetto di sigarette fino a bruciarsi la gola. David e John erano rincasati all’alba, e sperava che per quel mattino non si sarebbe fatto vedere.
    Il rimorso di avergli fatto male sul serio, aveva attraversato la sua mente per una frazione di secondo, per poi essere sostituito da un’iniezione di autostima ed una presa di coscienza sul fatto che nessuno, né tantomeno quel despota maniaco, poteva vantare alcun diritto sulla sua persona.
    Una chiamata inaspettata da parte dell’ avvocato, l’aveva poi reso di ottimo umore. Erano bastate un paio di telefonate alle persone giuste, per scoprire che la casa in cui viveva era intestata a lui come pure un cospicuo conto alla Bank of America.

    Soddisfatto dalla lauta colazione, decise poi, nonostante la cupa giornata, seppur calda e umida, di andare in giardino e sdraiarsi a bordo piscina. Avrebbe così potuto leggere tutti gli articoli pubblicati sui giornali in occasione del suo incidente e magari scrivere qualcosa, se gli fosse venuta l’ispirazione. Erano mesi che non buttava giù un rigo, da quando George era morto, per la precisione.

    Gli mancava terribilmente il suo amico, il suo mentore, colui che con la sua, seppur breve ma assidua presenza, aveva dato inizio al proprio processo di cambiamento interiore. Non sapeva dire con precisione quale fosse stato l’evento scatenante, ma di sicuro senza di lui forse non avrebbe compiuto neppure quei piccoli passi.

    Chiuse gli occhi, cercando di rammentare il volto del ragazzo, i suoi occhi da gatto, i lunghi capelli, le bevute, le risate, gli abbracci, le parole di conforto…
    Tutto appariva confuso, quasi la sua mente faticasse a mettere a fuoco il ricordo.

    Tom…

    Il suo volto si sovrapponeva a quello del fotografo, quasi a volerlo spodestare dal posto speciale che occupava nel cuore di Bill.

    “Ti sarebbe piaciuto George e sono certo che sareste diventati grandi amici…” Sussurrò alle nuvole che correvano veloci nel cielo.
    Alcune gocce di pioggia caddero sul suo volto, come a volergli dare un segnale. Si alzò guardando verso l’alto e sorridendo a quel grigio infinito.

    Ti voglio bene George, ovunque tu sia.


    Rientrò in casa prima che fuori si scatenasse il diluvio. Un lampo squarciò il cielo e il tuono che ne seguì fu così forte da far tremare i vetri.

    “ Ok, George ho capito non ti incazzare, Tom è un bravo ragazzo, che credi?!” Disse tra sé sorridendo, interpretando il temporale come un rimprovero da parte dell’amico defunto.

    “ Credevo te ne fossi andato…” La voce alle sue spalle lo fece sussultare. David, con la faccia livida, un tampone nella narice sinistra e una placca metallica applicata sul setto era apparso nel salone come un fantasma.

    “ Avrei dovuto?” Chiese, rivolgendo lo sguardo altrove.

    “ Bill, io…”

    “ Non voglio sentire nulla David. Scusami per il naso, ma non credo ci sia molto da dire.” Disse interrompendolo seccato.

    “ Dovresti mostrarti più gentile con me…” Il tono della sua voce era pacato, ma velatamente minaccioso.

    “ Non voglio essere gentile, ma solamente essere lasciato in pace. Se vuoi continuare ad essere il mio manager, questo è quanto. Prendere o lasciare. Non voglio trovarmi costretto a compiere gesti estremi.” Lo informò serio. David sorrise ironico, aveva coraggio da vendere in fondo quel ragazzino.

    “ Non voglio ricordarti per l’ennesima volta che il nostro contratto è vincolato. Tu hai firmato un accordo di rappresentanza e io sono il tuo tutore legale!” Affermò, alzando la voce.

    “ Sono maggiorenne e in grado di intendere e di volere! E sono più che convinto che la copia di quel decantato accordo, sia in mano tua. Se è così, credo sia un mio diritto vederla.”

    “ Non sai quello che dici, ragazzino! Sono cinque anni che ti sto dietro ed è questa la tua riconoscenza?” Esclamò il manager caustico.

    “ SONO CINQUE ANNI CHE LA PRETENDI UN CERTO TIPO DI RICONOSCENZA! TI SEI MAI CHIESTO SE QUESTO ERA ANCHE UN MIO DESIDERIO?!” Sbottò inferocito.

    “ Tu mi devi tutto: fama, successo, denaro, lusso sfrenato e non puoi permetterti questo tono con me!” Rispose secco.

    “ PERMETTIMI DI DISSENTIRE, TU HAI OTTENUTO TUTTO QUESTO, GODENDO DI PRIVILEGI INSPERATI! SONO IO QUELLO CHE HA VENDUTO QUINDICI MILIONI DI DISCHI E QUESTO CREDO GRAZIE AL MIO TALENTO E NON ALLA TUE CAPACITÀ MANAGERIALI! NESSUNO MI AVREBBE OFFERTO UN CONTRATTO DISCOGRAFICO SE FOSSI STATO UNA NULLITA’!!” Gli urlò contro, ormai fuori di sé.

    David sorrise, la sua ingenuità era disarmante. Ancora credeva che il solo talento bastasse?

    “ Perché ridi? Fossi in te non sarei così spavaldo!” Disse Bill calando il tono di voce.

    “ Mi stai forse minacciando? Potrei usare le maniere forti e obbligarti ad abbassare i pantaloni ancora una volta, puttanella…” Rispose sarcastico, avvicinandosi pericolosamente a lui e prendendolo poi per la maglietta.

    “ Provaci e ti farò ingoiare più di un dente, bastardo…” Sibilò, proteggendo il proprio corpo con il braccio ingessato. L’uomo lo spintonò, allontanandolo da lui.

    “ Sei patetico, Honey…”

    “ Davvero? Non direi. Piuttosto solo finalmente consapevole di una realtà che mi fa ribrezzo. E ciò comprende anche la tua persona.

    “ Non dire stronzate! Tu non sapresti neppure allacciarti le scarpe senza il mio aiuto!”

    “ Vuoi scommettere? Io non mi sentirei tanto sicuro al posto tuo!” Esclamò esasperato.

    “ Ahahahah! Mi stai minacciando nuovamente?” Rise sarcastico.

    “ No, ti sto licenziando David.”
     
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    sperando in un suo capogiro durante la discesa dalle scale. Già immaginava la scena in cui lui capitombolava dalla rampa concludendo la rovinosa caduta ridotto ad un fagotto informe di ossa e cattiveria.

    Perchè non ascolti le nostre preghiere signore,eh? :pray:
    CITAZIONE
    “ Ahahahah! Mi stai minacciando nuovamente?” Rise sarcastico.

    “ No, ti sto licenziando David.”

    Io la vedo sempre più nera image non credo sarà così facile liberarsi di David purtroppo,quà più si và avanti coi capitoli e più cresce l'ansia,c'ho un brutto presentimento :cry:
     
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    DOBBINA ''FONDATRICE ''ADULTE MALATE DI TOKIOHOTELLITE''

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    arcadia

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    No, ti sto licenziando David.”

    oh per bacco!
    Non me l'aspettavo cosi' subito questa reazione...
    Credo che colga di sorpresa anche David che fino adesso pensava di tenerlo in pugno. Chissà da dove sbuca tutta quella sicurezza di Bill. Sicuramente Jost cercherà di approfondire la cosa e colpire, la, dove fa male..
    Dio...mi sembra troppo facile. Grazie per il chappy Ale
     
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    In effetti non sarà così facile. David non è alle dipendenza di Bill e ci vorrà ben altro che un licenziamento...

    Grazie per aver letto ragazze!
     
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  9. barby's
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    Capisco che Bill ora si senta un pò piu' sicuro, ma licenziare adesso quella sottospecie di serpente velenoso è un azzardo che doveva risparmiarsi, ha agito troppo impulsivamente ed ora credo che David troverà il modo migliore per farlo soffrire, colpendolo nei punti deboli...Tom è sempre piu' adorabile
     
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    Proprio così Barbara.
    Bill non sa nulla di contratti e beghe burocratiche e di come in realtà David abbia tramato nell' ombra per tenerlo vincolato a sè in ogni modo possibile.

    Grazie del commento!
     
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  11. Capricorn2187
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    Dico solo che la frase "ti licenzio" non mi piace per niente perchè si
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    David non è alle dipendenza di Bill

    però mi da anche il fatto che questa cosa si ritorga contro Tom,ho questa sensazione :nerd:
     
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    David non sa ancora di Tom... per adesso...
     
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  13. Capricorn2187
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    Però prima o poi lo saprà :nerd: :popcorn:
     
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  14. PinaKaulitz88
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    Sono rimasta indietro con la lettura :cry:
    Mamy, recupererò presto!
     
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    Fai pure Pina!! **
     
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1337 replies since 3/11/2010, 22:41   28635 views
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