Angels don't fly

Finita

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    Grazie Lou per la comprensione!!
    Oggi sono stata fuori casa 14 ore filate e domattina ho la sveglia alle 5,30, non so proprio dove trovare il tempo per scrivere!!
     
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  2. barby's
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    noi aspettiamo, tranquilla image
     
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    Ragazze, mi dispiace proprio non riesco a postare. Gli omini verdi mi hanno portato via tempo e idee...
     
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  4. Capricorn2187
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    CITAZIONE
    Ragazze, mi dispiace proprio non riesco a postare

    Fa nulla si aspetta.
    CITAZIONE
    Gli omini verdi mi hanno portato via tempo e idee...

    Mannaggia a questi omini verdi <_<
     
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  5. •MiQi.
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    No problems mamy! (:
     
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  6. NeideLunare
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    Io ti uppo la fic e l'umore v.v
     
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    Mandato chap alla beta...
     
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  8. barby's
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    CITAZIONE (*billaly* @ 25/2/2011, 20:25) 
    Mandato chap alla beta...

     
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    Capitolo 17

    Affronta gli ostacoli e fa qualcosa per superarli. Scoprirai che non hanno neanche la metà della forza che pensavi avessero.
    Norman Vincent Peale




    Gli era bastato avvertire il rumore della porta d’ingresso che si apriva, perchè il suo mondo si tingesse nuovamente di nero.

    Sospirò, infilandosi in fretta una maglietta a caso sui pantaloni da jogging. Non aveva certo voglia di accogliere il suo manager con il sorriso sulle labbra, ma non poteva esimersi dall’andarlo a salutare e fingere interesse per lui ed il suo viaggio. Uscì dalla stanza e scese lentamente le scale, David alzò lo sguardo verso di lui e sorrise.

    “Ciao Honey, ti ho chiamato prima,” accennò il manager.

    “Ero sotto la doccia, non ho sentito il telefono. Come è andato il viaggio?” Chiese senza interesse.

    “Bene. Philadelphia è sempre una bella città e la location è perfetta.” Rispose atono. Sembrava non avesse voglia di parlare e questo era un bene.

    Bill si diresse verso la cucina e aprì il frigorifero. Lucille, la governante, aveva preparato un piatto freddo per entrambi.

    “Hai fame?” Domandò il moro. Nonostante non avesse quasi toccato cibo per tutto il giorno, non sentiva che farfalle svolazzanti nel suo stomaco, non certo da attribuibili al digiuno.

    “Sì, il cibo sull’aereo era immangiabile.” Bill prese il piatto e lo posò sul tavolo, accingendosi poi ad apparecchiare. Voleva mostrarsi gentile, anche se in realtà avrebbe desiderato essere altrove. Aveva lasciato Tom da poco e già gli mancava terribilmente.

    David si mise seduto e senza tanti complimenti si servì una generosa porzione di pasta fredda.

    “Tu non mangi?” Chiese, guardandolo con sospetto.

    “Uhm, non ne ho voglia.” Rispose, addentando un grissino.

    “Devi mangiare, sei pallido e non dovresti trascurarti così. Tra poco inizierai il tour e avrai bisogno di esser nel pieno delle tue forze!” Esclamò con la bocca piena. La frase appena detta poteva sembrare quella di una persona seriamente preoccupata per la sua salute, se non fosse stato per la maionese che fuoriusciva dagli angoli della sua bocca, rendendolo grottesco.

    “Che non ti venga in mente di commettere qualche altra cazzata che possa causare un ulteriore rinvio del tour, o dovrai vedertela con me!” Aggiunse minaccioso.

    “Ecco, mi pareva strano che si preoccupasse sul serio per me…” Pensò il moro, rassegnato.


    “Oggi sono stato un po’ in giro, era una così bella giornata, e non immaginerai mai chi ho incontrato!” Disse, cambiando repentinamente discorso per sondare il terreno.

    “Angelina e Brad? “ Rispose David con una punta di sarcasmo.

    “Damien Whitmann.”

    “E chi sarebbe?” Chiese Jost stralunato.

    “Il figlio di Helen Whitmann, la direttrice dell’istituto dove stavo io. Erano anni che non ci vedevamo!” Mentì, compiacendosi dell’espressione sbigottita e del pallore sul volto di David.

    “Sapevi che sua madre ha avuto un ictus ed è in agonia in ospedale? Sta lottando contro la morte da un mese, ma le sue condizioni sono così critiche, che hanno chiesto il consenso ai familiari, in questo caso lui, di poterle staccare il respiratore.” Continuò.

    “Ah...” Bofonchiò, riprendendo colore. All’improvviso gli era passato l’appetito. Non era un bene che Bill avesse contatti con persone che, in qualche modo, lo potessero ricondurre al suo passato. Dopo la morte del giudice Coltrain, si era sentito in qualche modo rassicurato del fatto che il suo segreto sarebbe rimasto tale. Ora anche la Whitmann, sarebbe passata a miglior vita, ma la comparsa del figlio poteva rappresentare un problema.

    “Scusa, mi è venuto in mente che devo fare una telefonata urgente.” Disse, alzandosi da tavola senza terminare la sua cena. Bill sorrise sotto i baffi: era evidente che nascondesse qualcosa. Lo seguì con lo sguardo mentre velocemente si avviava verso il suo studio e, non appena chiusa la porta si avvicinò, nella speranza di poter udire qualcosa attraverso il legno spesso. Avvertiva suoni indistinti, ma dal tono della voce riuscì ad intuire quanto la conversazione con il misterioso interlocutore fosse concitata.

    David per la prima volta forse aveva paura, e questo lo rincuorò.



    ***





    Che i giornalisti ci avessero preso gusto nello sbucare dal nulla nei momenti meno opportuni per irrompere con malagrazia nella vita di Tom era ormai un dato di fatto, ma trovarsi alcune adolescenti adoranti sotto casa era stata una sorpresa. E ancor di più lo era quella ragazzina dagli occhi color del cielo, a capo del gruppetto, che pochi giorni prima era entrata nel suo negozio per comperare i fiori per Bill.

    “Ilary?!” Domandò, incerto se quello fosse il suo nome.

    “Sì sono io! Oh Tom sono così felice di averti trovato! Io e le mie amiche eravamo passate al negozio, ma avevate già chiuso! Ragazze lui è Tom!!” Gridò euforica. Il giardiniere strabuzzò gli occhi, lanciando uno sguardo intimorito verso quelle ragazzine che, ubbidienti al richiamo della loro leader, si stavano velocemente avvicinando a lui.

    “Ciao Tom, sei bellissimo! Illy aveva proprio ragione! Ci faresti un autografo?” Esclamò una di loro, forse la più spavalda di tutte, mentre gli sparava il flash della sua fotocamera direttamente negli occhi e gli porgeva un foglio di carta e un indelebile. Tom momentaneamente accecato, prese a tentoni carta e pennarello e scarabocchiò il suo nome, sorridendo come un ebete. Quando avrebbe raccontato la vicenda a Gus, l'amico sarebbe sicuramente morto dalle risate.

    Rimase con loro per alcuni minuti, rispondendo pazientemente alle loro domande, dando soddisfazione alla loro inesauribile curiosità e scarabocchiando decine di fogli.

    “Puoi scrivere: A Layla con tanto affetto?” Chiese una moretta che assomigliava in maniera sorprendente a Bill. Tom obbedì senza pensare; cominciava a capire cosa dovesse provare il cantante in quei momenti. Esaltanti sì, ma anche poco veritieri.

    “Ragazze, mi dispiace ma devo lasciarvi ora. Vi prego di andarvene, questo è un quartiere tranquillo e i vicini non sono abituati agli schiamazzi.

    “Oh sì… sì, scusaci se ci siamo permesse, ma le mie amiche volevano conoscerti dopo aver raccontato loro di come eri stato gentile con me l’altro giorno al negozio! Non finirò mai di ringraziarti!" Esclamò Ilary, abbracciandolo e lasciandolo di stucco.

    “E poi hai fatto la respirazione bocca a bocca a Bill!!” Disse un'altra assolutamente su di giri, “deve essere stata un’esperienza stupenda!” Continuò sognante, senza rendersi conto di ciò che quella manovra d’emergenza comportava.

    “Beh, veramente no. Bill non respirava e…”

    “NON RESPIRAVA?! ODDIO QUESTO NON LO AVEVANO DETTO AL NOTIZIARIO!” Disse ancora, portandosi le mani al petto, letteralmente sconvolta.

    Ilary roteò gli occhi rassegnata e sorrise al ragazzo. “E’ un pò svitata, ma le voglio un sacco di bene!” Sussurrò al suo orecchio, prima di congedarsi e portarsi via il gruppo di amiche.

    Tom rimase a fissarle sbalordito fino a quando non scomparvero all’angolo della strada. Scosse il capo sorridendo ed entrò in casa. Era stata una lunga e frenetica giornata, e dopo aver goduto anche di quel momento di inaspettata notorietà, decise di aver bisogno di un lungo bagno rilassante.

    Aprì il rubinetto della vasca e versò una generosa quantità di bagnoschiuma in essa. Si spogliò e si immerse nell’acqua calda, posando il capo sul bordo. Inevitabile fu per lui pensare a Bill e a come sarebbe stato stupendo condividere quel bagno con lui. La sua pelle liscia e candida, il suo profumo, le sue labbra così morbide, i loro inguini a contatto, il piacere trattenuto per non ferirlo…

    Lo amava. Questo era ormai fuori da ogni dubbio ed era stupito dall’immensità del suo sentimento. Se mai nella sua vita avesse pensato di esser già stato innamorato, doveva certo ricredersi ora. Amare Bill lo rendeva felice ma gli svuotava l’anima e il senso di dipendenza quasi fisica lo infastidiva. Non voleva soffrire per la lontananza, non voleva vivere nell’incertezza di non avere alcun futuro insieme a lui.

    Sbuffò sconfitto. Forse l’inventore dell’amore, non aveva testato gli effetti collaterali.

    Chiuse gli occhi, cercando di rilassarsi; la temperatura dell’acqua era piacevole sulla pelle e la stanchezza della giornata si stava facendo sentire…


    Era ormai buio e la stanza da bagno era illuminata solamente dalla fioca luce di alcune candele. Tom riaprì gli occhi certo di ciò che avrebbe visto. Bill seduto sul bordo della vasca, indossava una delle sue magliette e gli accarezzava leggero il petto.

    “Ciao…” Gli sussurrò, avvicinandosi alle sue labbra per farle combaciare con le proprie, solleticandogli il viso con i lunghi capelli.

    “Mmh, ciao…” Lo salutò, approfondendo il bacio e tirandolo cautamente nella vasca con lui. Un po’ d’acqua fuoriuscì dal bordo, ma nessuno dei due sembrò farci molto caso.

    Bill si sfilò la t-shirt inzuppata e la depose a terra, riprendendo poi a baciare languido Tom, mettendosi a cavalcioni su di lui. Le loro erezioni si scontrarono dando inizio ad un gioco erotico a cui difficilmente si sarebbero potuti sottrarre.

    Il giardiniere sospirò accarezzandogli i fianchi, mentre impazziva dalla voglia di poter entrare in lui. Il moro sembrò capire la sua necessità e si mosse in direzione del suo pene che colpì la sua apertura, facendolo fremere.

    “Puoi avermi, se vuoi…” Gli sussurrò, lasciandogli una scia di baci roventi sulle labbra, sul collo, sul petto, mentre si muoveva sinuoso ed eccitato su di lui.

    Tom lo penetrò con movimenti lenti ma decisi. Bill era stretto, in un modo così dolorosamente piacevole, terribilmente piacevole. Vide il suo volto contrarsi in una smorfia di dolore, ma subito dopo le sue labbra schiudersi in un sorriso. Aumentò il ritmo, sentendo il piacere crescere in lui come nell’amante, il desiderio in ogni loro gemito. Colpì la sua prostata, facendolo gridare nel silenzio della casa, mentre sentiva che non avrebbe saputo resistere oltre se Bill avesse continuato a gemere, gridare e masturbarsi in quel modo davanti ai suoi occhi.

    L’orgasmo sopraggiunse come un’esplosione di luci e colori nella mente di entrambi, lasciandoli spossati, ma incredibilmente appagati, in un oblio dove ogni pensiero era scomparso.

    “Tom ti amo.” Disse Bill sulle sue labbra prima di baciarlo con passione, quasi l’ardore del momento appena passato non si fosse assolutamente placato.



    “Quando sei innamorato senti il suono delle campane…” Tom ricordò all’improvviso quella frase, ma non credeva certo che le campane potessero riprodurre la suoneria della Nokia…

    Spalancò gli occhi, scoprendo di abbracciare l’aria, con una sensazione frustrante al basso ventre, mentre notava con disappunto che del moro non c’era traccia, che era stato solo un sogno.

    Si era addormentato nella vasca, cazzo, ed era venuto nell’acqua, sognando di far l’amore con Bill.

    Il cellulare aveva smesso di squillare e lui ora si sentiva una merda.

    Uscì dalla vasca, incurante del pavimento che si stava bagnando, e andò verso il ripiano del lavandino, dove aveva posato il cellulare. L’avviso della chiamata persa segnalava il nome di Gustav. Non era in vena di parlare con nessuno in quel momento e se davvero era una cosa importante avrebbe richiamato, ne era sicuro.

    Si avvolse un asciugamani attorno ai fianchi e si buttò sul letto. Dalla finestra aperta una luna pallida illuminava la stanza. Era frustrante non poter avere il proprio amore vicino. Pensava di essere temprato e soprattutto non essere portato per quel genere di smancerie e tali struggimenti, ma non era assolutamente così. Avrebbe smosso mari e monti pur di averlo accanto, di poterlo liberare da David, ma poco era in suo potere: non aveva dimestichezza con quel mondo e non aveva idea di come muoversi. Per lui semplicemente si trattava di fare le valigie e andarsene via, lontano da quel despota che lo teneva prigioniero senza catene, per Bill non era così e non capiva quanto tempo sarebbe servito prima che si rendesse definitivamente conto che i vincoli non erano poi così indistruttibili. Sembrava più la voglia di prendersi una rivincita, quasi una vendetta e forse si trattava proprio di questo. Capiva la sua necessità di vederlo sconfitto su tutti i fronti, di vomitargli finalmente addosso tutto il suo disprezzo anche se per lui non era prioritario.

    Evidentemente Bill non provava gli stessi suoi sentimenti ed era probabile che lo stesse semplicemente usando.

    Scacciò quel pensiero con il gesto della mano. Non poteva essersi fatto un’opinione così sballata su di lui, non dopo averlo seguito per mesi ovunque possibile, aver letto tutti gli articoli pubblicati ed averlo conosciuto di persona.

    Il cellulare vibrò accanto alla sua gamba, scuotendolo dai suoi pensieri.

    Mi manchi. Un bacio.

    Tom sorrise, forse era davvero ora di smetterla con le seghe mentali e guardare al domani con più serenità. Bill non avrebbe scritto parole del genere se non le avesse pensate.

    E tu di più. Buonanotte piccolo.



    ***




    Bill strinse al petto il cellulare, sorridendo al messaggio. Nonostante tutto era felice, felice di contare qualcosa per qualcuno, finalmente, felice di non essere più solo. Tom era l’angelo che aveva sempre sognato, il tipo di ragazzo con cui avrebbe voluto condividere la propria vita. Se solo avesse avuto una vita diversa.

    "Basta con il vittimismo!" si disse mentalmente. Ora aveva gli elementi per poter porre fine al suo disagio. La sua carriera artistica sarebbe andata comunque avanti anche senza David Jost, doveva solo trovare il modo definitivo per toglierlo di mezzo.

    Lo sentì avvicinarsi nel buio della stanza e premersi contro il suo corpo.

    “Ho voglia di te, Honey.” Gli sussurrò, posando la propria mano sul suo inguine con fare possessivo. Bill deglutì. All’improvviso tutti i propositi di sedurlo svanirono nel gesto viscido a lui diretto. Si voltò, incerto su cosa dire, ma deciso a porre fine a quella tortura.

    “David... io...io non voglio...”

    Il manager lo guardò stranito, come gli avesse confessato di esser appena diventato etero.

    “Come, scusa?” chiese in una smorfia.

    “Io non voglio più venire a letto con te.” Scandì, sperando che il suo tono di voce risultasse convincente.

    “Tu non puoi decidere e se io ti dico che voglio scoparti, tu non devi fare altro che abbassare le mutande, Honey.”

    “Hai pensato forse a mettere anche quella clausola nel contratto? Non puoi obbligarmi a fare sesso con te!” Gridò allontanandosi per quanto consentito.

    “Io non ti obbligo, tu me lo devi.”

    “Dio sei assurdo! E se io mi rifiuto tu che fai, mi usi violenza? Non sarebbe molto diverso da quello che hai fatto in tutti questi anni! Io non ce la faccio più David, non voglio più stare con te!”

    L’uomo si avvicinò prendendolo per il bavero della maglietta e sospingendolo verso il letto. Non era ammissibile per lui un no come risposta.

    “Tu ora la pianti di fare il cretino e mi ascolti!” Gli urlò buttandolo sul letto, “stammi bene a sentire, puttana da strapazzo! Mi basta una telefonata per sbatterti in mezzo alla merda da cui ti ho raccolto, capito? Tu ora aprirai quelle cazzo di gambe e farai quello che dico io!” Lo minacciò, sovrastandolo con il suo corpo.

    “NO MAI PIU’!!” Gridò di rimando, colpendolo al volto con il braccio ingessato. David gemette per il dolore portandosi la mano sul naso, dal quale usciva copioso il sangue.

    “Mi hai rotto il naso, bastardo!”

    “Scusa non volevo David…” Rispose, levandoselo di dosso, “ma che ti serva da lezione, d’ora in poi deciderò io della mia vita.”

    “Te ne pentirai amaramente Bill!”

    “Non mi fai paura David e sappi che se si renderà necessario non rinnoverò più il contratto discografico con la Interscope e tu sarai un uomo finito!”

    “Non puoi farmi questo! Io sono il tuo tutore legale, abbiamo un accordo preciso!”

    “Quale accordo? Io non ho mai stipulato nessun accordo con te! Vuoi dire che hai agito per me senza il mio consenso? Il mio avvocato sarebbe ansioso di venire a conoscenza di questi ghiotti particolari!” Affermò sarcastico. Il manager lo guardò torvo, mentre si tamponava il naso con un fazzoletto.

    “Tu non hai un avvocato…”

    “Certo che ce l’ho e anche tosto!” Rispose soddisfatto.

    “Vaffanculo Bill!” Furono le ultime parole del manager prima di uscire dalla stanza sbattendo la porta.

    Il moro si guardò allo specchio e per la prima volta gli piacque ciò che rifletteva.

    Tom sarebbe stato orgoglioso di lui.
     
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  10. NeideLunare
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    FINALMENTE. Santo Dio, Bill c'hai fatto penare. Terrorizza quel figlio di brava donna del tuo manager, mettilo alle strette e liberatene, cavolo!
    Tom, mi fa pena. Ma un sacco proprio xD

    Tu devi continuare al più presto, lo sai vero? Altrimenti sarai soggetta a ripetute minacce :occhioni:
     
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  11. Capricorn2187
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    Chissà come mai David non ha più fame e deve fare una telefonata urgente,chissà image
    CITAZIONE
    Aprì il rubinetto della vasca e versò una generosa quantità di bagnoschiuma in essa. Si spogliò e si immerse nell’acqua calda, posando il capo sul bordo. Inevitabile fu per lui pensare a Bill e a come sarebbe stato stupendo condividere quel bagno con lui. La sua pelle liscia e candida, il suo profumo, le sue labbra così morbide, i loro inguini a contatto, il piacere trattenuto per non ferirlo…

    E chi t'ha detto de non fa niente?potevi fartelo li,nell'ufficio,sul bancone del negozio e in mezzo i fiori, non credo che Bill ne sarebbe rimasto ferito :shifty: :nerd: ]

    CITAZIONE
    Era ormai buio e la stanza da bagno era illuminata solamente dalla fioca luce di alcune candele. Tom riaprì gli occhi certo di ciò che avrebbe visto. Bill seduto sul bordo della vasca, indossava una delle sue magliette e gli accarezzava leggero il petto.
    “Ciao…” Gli sussurrò, avvicinandosi alle sue labbra per farle combaciare con le proprie, solleticandogli il viso con i lunghi capelli.

    “Mmh, ciao…” Lo salutò, approfondendo il bacio e tirandolo cautamente nella vasca con lui. Un po’ d’acqua fuoriuscì dal bordo, ma nessuno dei due sembrò farci molto caso.

    Bill si sfilò la t-shirt inzuppata e la depose a terra, riprendendo poi a baciare languido Tom, mettendosi a cavalcioni su di lui. Le loro erezioni si scontrarono dando inizio ad un gioco erotico a cui difficilmente si sarebbero potuti sottrarre.

    Il giardiniere sospirò accarezzandogli i fianchi, mentre impazziva dalla voglia di poter entrare in lui. Il moro sembrò capire la sua necessità e si mosse in direzione del suo pene che colpì la sua apertura, facendolo fremere.

    “Puoi avermi, se vuoi…” Gli sussurrò, lasciandogli una scia di baci roventi sulle labbra, sul collo, sul petto, mentre si muoveva sinuoso ed eccitato su di lui.

    Tom lo penetrò con movimenti lenti ma decisi. Bill era stretto, in un modo così dolorosamente piacevole, terribilmente piacevole. Vide il suo volto contrarsi in una smorfia di dolore, ma subito dopo le sue labbra schiudersi in un sorriso. Aumentò il ritmo, sentendo il piacere crescere in lui come nell’amante, il desiderio in ogni loro gemito. Colpì la sua prostata, facendolo gridare nel silenzio della casa, mentre sentiva che non avrebbe saputo resistere oltre se Bill avesse continuato a gemere, gridare e masturbarsi in quel modo davanti ai suoi occhi.

    L’orgasmo sopraggiunse come un’esplosione di luci e colori nella mente di entrambi, lasciandoli spossati, ma incredibilmente appagati, in un oblio dove ogni pensiero era scomparso.

    “Tom ti amo.” Disse Bill sulle sue labbra prima di baciarlo con passione, quasi l’ardore del momento appena passato non si fosse assolutamente placato

    .L'acqua fa brutti scherzi in fatto di sogni u.u :ehsì:
    CITAZIONE
    “Quando sei innamorato senti il suono delle campane…” Tom ricordò all’improvviso quella frase, ma non credeva certo che le campane potessero riprodurre la suoneria della Nokia…

    :lol:
    CITAZIONE
    colpendolo al volto con il braccio ingessato. David gemette per il dolore portandosi la mano sul naso, dal quale usciva copioso il sangue.

    Una botta più in basso no è <_< image
     
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    Eh Socia, vorrei poterti dire che Bill ha ritrovato le sue palle, ma sappiamo benissimo entrambe che non è mica così semplice!!

    Cri non sei mica stata attenta!
    ( Ma ti perdono! :))

    Capitolo 12:
    CITAZIONE
    I loro inguini si sfioravano, dando vita ad una sensuale danza, in un crescendo musicale che solo le loro menti erano in grado di percepire. Bill si irrigidì ma si strinse ugualmente a lui e cercò quasi con disperazione le sue labbra ancora una volta, un sicuro appiglio in quel mare di emozioni. Ora non era più un gioco, ma una chiara richiesta di aiuto. Tom aprì gli occhi, staccandosi da lui e concludendo così quel bacio. Lo desiderava con ogni cellula del suo corpo, ma di certo quello non era il momento.

    Il moro abbassò lo sguardo, colpevole di aver innescato quella reazione a catena, Tom lo abbracciò, per poi condurlo nuovamente in casa.

    “Ehi, è tutto ok…” Lo rassicurò, baciandogli la punta del naso perfetto.

    “ Tom io…” Cercò di giustificarsi invano.

    “ Bill io non voglio fare sesso con te, non mi importa possederti, se non posso averti.” Affermò, tenendolo stretto a sé. Il moro represse a stento un singhiozzo e si lasciò cullare da quel tenero abbraccio.

    Tom ci ha già provato, ma Bill l' ha respinto.

    Grazie per i commenti ragazze!! <3
     
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  13. Capricorn2187
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    ODDIO!!!!!!!!! PERDONO,non so come ho fatto a sbagliarmi,Madonna santa.
    Ho avuto un lapsus,non devo sbagliare mai più,è la prima volta :cry: image image image
     
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    Suvvia non sia così dura con se stessa signorina Cristina!:patpat:
     
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  15. Capricorn2187
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    Sisi invece,leggo sempre con molta attenzione,non posso permettermi di fare errori simili u.u :nerd: image
     
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1337 replies since 3/11/2010, 22:41   28632 views
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