Angels don't fly

Finita

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  1. kaulitz's wife
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    Finita cavolo sono troppo curiosa. David mi sta davvero sul cazzo e Tom dio, perché non impone a Bill di stare a casa sua. E' tutto troppo complicato non so nemmeno io cosa voglio che accada sono davvero conclusa e non oso immaginare come stia Bill se io sto così XD
     
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    Grazie per il commento!
     
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  3. °Ric@
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  4. NeideLunare
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    Ci sono, ci sono.
    Non sono molto lucida, perchè in un momento pieno di disperazione, divisa tra roba che non capirò mai su questi cavolo di libri e la tentazione di suicidarmi, ho deciso che avevo il diritto di una pausa e di leggere i due capitoli persi.
    Sono ancora dispiaciuta da morire per non averti potuto aiutare, oppure betarteli semplicemente, anche se, ora, tutti possono vedere che ho ben poco da fare quando mi mandi le email -_-

    Quando ho iniziato il 13° immaginavo che non tutto potesse essere rose e fiori, -giusto per restare in tema "giardinaggio"-, ma conservavo ancora la speranza che, alla fine, ci fosse un lumino di speranza.

    Io ADORO questa fic. Dal profondo. Perchè oltre a tutto quello che può avere a che fare con il piacere di scrivere e di far leggere qualcosa di bello a chi capita in questo topic, mi sta insegnando che c'è sempre qualcosa per cui vale la pena andare avanti. Non importa quanto si possa essere abbattute.
    Per cui GRAZIE, Socia <3


    CITAZIONE
    Bill lo guardò in sottecchi, per la prima volta in cinque anni Kepshaw gli aveva parlato da amico e si scoprì a sorridere. E continuò a farlo mentre insieme navigavano su internet alla ricerca di una recensione del film non visto, ma che sarebbe stato un perfetto alibi.

    Bill dovrebbe scoprire l'esistenza dello "streaming" xD
     
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    CITAZIONE (NeideLunare @ 30/1/2011, 22:46) 
    Io ADORO questa fic. Dal profondo. Perchè oltre a tutto quello che può avere a che fare con il piacere di scrivere e di far leggere qualcosa di bello a chi capita in questo topic, mi sta insegnando che c'è sempre qualcosa per cui vale la pena andare avanti. Non importa quanto si possa essere abbattute.
    Per cui GRAZIE, Socia <3

    Socia tu vuoi farmi commuovere!!
    Grazie davvero, ti voglio un mondo di bene.
     
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  6. NeideLunare
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    Ovvio, miro a farti piangere v.v
     
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  8. vam zimmer 483
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    upppp
     
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    Spero di finire il chap in tempo per domani!!
     
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  10. barby's
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    CITAZIONE (*billaly* @ 1/2/2011, 23:27) 
    Spero di finire il chap in tempo per domani!!

    :rox:
     
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    e il chappolo ando' sta??? :ph34r: :botte:
     
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    Lou non l' ho ancora finito!
    Ho un mal di testa che metà basterebbe, e le idee sono scappate vie!!
     
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  13. kaulitz's wife
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    Ci sono, ci sono!!
    Il chap è quello che è purtroppo.

    Capitolo 14

    Che piacevole sorpresa scoprire alla fine che da soli non siamo poi così soli.
    Ellen Burstyn



    Non era stato facile convincere David al telefono, ma sperava di aver recitato bene la sua parte. In effetti era alquanto insolito per lui recarsi al cinema considerata la sua popolarità, ma sembrava che dopo un primo momento di scetticismo, il manager avesse lasciato cadere il discorso, concentrato com’era su altre questioni. A parte questo, sembrava soddisfatto del viaggio a Philadelphia, Soleman era stato di parola, malgrado lo ritenesse un infame.

    “ Tornerò domani sera con il volo delle venti.” Gli aveva comunicato prima di concludere la chiamata e lasciare il moro con un senso di vuoto nello stomaco. Tra poche ore la le sbarre della sua gabbia si sarebbe richiuse.

    Ripensò alla serata trascorsa con Tom e alla sua misera conclusione. Sentiva di esser ancora arrabbiato con lui, ma d’altro canto era consapevole che chiunque avrebbe reagito in modo brusco alle sua parole. In pratica la sua scelta era quella di offrirsi in pasto alla belva feroce e non poteva certo biasimare la sua reazione.

    Scese a pian terreno nuovamente, dove John seduto su una poltrona del soggiorno tentava invano di rimanere sveglio, sfogliando una copia di Elle del mese precedente.

    “ John è tardi perché non vai a dormire?” Disse premuroso alla guardia, ciò che aveva in mente di fare non aveva bisogno di testimoni.

    “ Ok, forse dovrei, è stata una giornata pesante…” Borbottò con la voce impastata di sonno, “ inserisco l’allarme esterno prima di uscire?” Chiese già sulla soglia.

    “ No! Ehm… non ti preoccupare… Ci penso io!” Disse forse con troppa enfasi. L’ uomo lo guardò in tralice e poi sorrise stanco, scuotendo la testa. Non aveva idea di che volesse combinare, ma supponeva che essere da solo in casa fosse per lui una specie di dono speciale.

    “ Ok, mi raccomando, ricordati bene la sequenza, l’ultima volta hai svegliato mezza Los Angeles!” Si raccomandò.

    Bill rise al ricordo di quella notte in cui era così ubriaco da non distinguere nemmeno i tasti sul display e dove aveva fatto scattare tutti gli allarmi dell’abitazione in un concerto di sirene.

    “ No giuro che starò attentissimo!” Promise, facendosi una croce sul cuore con la mano sana.
    “ Va bene, io sarò nella dependance se avrai bisogno di me…”

    “ Grazie di tutto John, buonanotte…”

    “ Notte, ragazzino…” Rispose pizzicandogli una guancia, in un gesto di affetto.

    Chiuse la porta alle sue spalle e vi si appoggiò contro guardandosi intorno. Il silenzio era quasi irreale e la casa non gli era mai sembrata così grande. Si diresse sicuro verso lo studio di David, le sue ricerche era ovvio dovessero cominciare da lì.
    Frugò nei suoi cassetti in cerca di qualche indizio, consapevole che comunque i contratti e ogni genere di documento importante fosse tenuto nella cassaforte celata da una gigantografia di una foto scattata in occasione del suo primo concerto.
    Trovava assurdo da parte del manager quel genere di sentimentalismo che di certo non gli apparteneva, la sua fotografia spiccava tra altre che non avevano assolutamente nulla a che vedere con lui e il mondo della musica.

    “ Bah…” Borbottò stringendosi nelle spalle, mentre sfogliava l’agenda da tavolo di David. Una nota attirò la sua attenzione, in quanto segnata con la penna rossa sul quindici di Giugno. Sembrava una specie di codice cifrato se non fosse stato per un nome scritto che lui ben ricordava.

    Helen Whitmann.

    La direttrice della casa famiglia che l’ aveva ospitato.

    “ Bene, bene...” Disse a se stesso soddisfatto. Le sue indagini sarebbero cominciate da lì.

    ***




    Tom girovagava per casa incapace di trovare un rimedio alla sua insonnia. Aveva provato di tutto, contando le pecore, le piastrelle del pavimento di cucina, le foglie del ficus, le briciole ancora sparse sul tavolo, mentre beveva una camomilla, ma invano. Il pensiero di ciò che Bill aveva in mente di fare lo aveva sconvolto e non poco.

    Jost era un serpente a sonagli, il peggiore degli esseri umani esistenti sulla Terra e Bill nonostante la piena consapevolezza di ciò, era deciso a cadere nella sua rete ancora una volta. Non poteva credere che l’unico sistema per tendergli una trappola fosse quello di irretirlo.
    Doveva esserci un altro modo per coglierlo in fallo, si rifiutava di pensare che fosse tutto così perfetto e inespugnabile. Avrebbe voluto aiutare Bill con tutto il cuore, ma non poteva certo sostenerlo in quello che si presentava come un piano folle.

    “ Cazzo!” Inveì, dando un pugno sul tavolo e ribaltando su di esso la tazza contenente la camomilla.

    “ Cazzo!” Ripetè, dandosi dello stupido mentre veloce asciugava il liquido, prima che questo bagnasse anche il pavimento. Pensare a Bill era deleterio e gli toglieva lucidità.

    Il suo cellulare vibrò a poca distanza da lui, segnalando l’ arrivo di un sms.

    “ Grazie del consiglio. Giusto per la cronaca, stasera sono stato al cinema con Andrew, il fratello di Madison. Tron Legacy è proprio un bel film. Se non mi vuoi aiutare, troverò qualcun altro disposto a farlo. Forse non tutti mi sono nemici. Buonanotte. Bill.”

    “ Stronzo!” L’ apostrofò, buttando in malo modo il cellulare sul tavolo, il quale si spense non appena a contatto con la dura superficie, “ E stronzo pure tu, che ti spegni nei momenti meno opportuni!” Brontolò all’ormai inutile apparecchio. Terminò di pulire e si sdraiò sul divano, accendendo poi il televisore, ormai rassegnato a trascorrere l’ ennesima nottata in bianco. Rianimò il telefono, indeciso se rispondere a quel messaggio o meno. Che poteva dire? Il tono non era certo quello di qualcuno che tentava di fare pace anzi, era abbastanza provocatorio e lui non aveva certo intenzione di alimentare la discussione. Lo avrebbe aiutato, ma solo se avesse accettato di ragionare sul da farsi senza buttarsi a capofitto in un’avventura dall’esito più che incerto. Ecco così avrebbe fatto.

    “ Mi fa piacere che tu ti stia dando da fare per trovare alleati. Mi auguro solo che non siano così folli da supportare il tuo piano. Notte.”

    “ Tu non vuoi darmi fiducia e questo mi addolora, ma saprò cavarmela da solo. Addio.”

    “ Addio?!!” Tom balzò a sedere sul divano più sveglio che mai. L’orologio a muro segnava ormai le due e se non fosse stato per l’ ora assurda sarebbe salito in auto e si sarebbe recato a casa sua per picchiarlo.

    “ Addio un cazzo. Tu sei uno sprovveduto e non hai minimamente idea dei guai in cui ti caccerai. Esistono gli avvocati, i giudici, la Polizia per questo, perchè non vuoi darmi retta?”


    “ Perchè voglio togliermi la soddisfazione di potergli restituire di persona il dolore che lui mi ha inferto in tutti questi anni. Voglio che lui soffra come sto soffrendo io.”

    Tom fece partire una chiamata, non potevano continuare a parlare tramite sms.

    “ Bill, rispondi cazzo!” Esclamò impaziente, ma inutilmente, il moro non sembrava intenzionato a continuare il discorso.

    “ Non ti risponderò Tom, non ho voglia di sentire la tua voce lamentosa che mi implora di cambiare idea.”


    “ Vaffanculo Bill, allora...”


    ***





    Non aveva dormito granchè quella notte, quel “vaffanculo” finale che aveva segnato la fine del loro scambio di messaggi, gli era rimasto sul gozzo. Non tanto per il fatto di non aver avuto l’ ultima parola, ma perchè era stato Tom a scriverlo. Quel ragazzo gli piaceva, inutile negarlo, per la prima volta in tutta la sua vita aveva sentito il suo cuore battere all’impazzata e non per la paura.

    Si guardò allo specchio, che riflettè l’ immagine di un volto pallido e stanco. Tolse i cerottini che ancora coprivano le ferite e si lavò delicatamente il viso, evitando di bagnare le suture. Tra pochi giorni avrebbe tolto i punti e abbandonato così quei cerotti che gli irritavano la pelle.
    Sbuffò, togliendo i boxer e la maglietta ed incominciando a coprire con il cellophane le zone del suo corpo che non potevano entrare a contatto con l’ acqua. Il braccio all’ interno del gesso prudeva all’ inverosimile, come pure la ferita sulla coscia, sbuffò nuovamente, sconfitto, neppure il ferro per lavorare a maglia da infilare all’ interno del gesso, che gli aveva procurato Madison, sembrava alleviare il prurito.

    Aprì l’acqua e attese che questa arrivasse alla temperatura giusta, bagnandosi poi lentamente e continuando a pensare.
    Si sarebbe recato dalla Whitmann, sperando che l’effetto sorpresa, avesse prevalso sul fatto che non aveva un appuntamento con lei. Non l’aveva più vista dal giorno in cui aveva lasciato la casa famiglia, nè si sarebbe mai immaginato che questa intrattenesse rapporti con David. Ma chissà quante altre faccende erano a lui sconosciute. Si senti profondamente frustrato da questa constatazione e per un attimo desiderò che ci fosse George a consolarlo. Lui era un asso a fargli riacquistare il buonumore.

    Chiuse il rubinetto ed indossò l’ accappatoio alla meglio. Non poter utilizzare entrambe le braccia lo faceva impazzire, per non parlare degli abiti, più di una volta aveva dovuto chiedere aiuto a chiunque fosse in casa in quel momento, anche a David purtroppo.

    Scacciò con la mano il ricordo delle mani del manager all’ interno dei suoi boxer, prima di allacciargli i bottoni dei jeans, per concentrarsi su ciò che avrebbe dovuto fare nella giornata.

    Scese a pianterreno, dove trovò John in cucina intento a leggere il giornale.

    “ Giorno John…” Lo salutò, sedendosi di fronte a lui.

    “ Buongiorno Bill, non hai attivato l’allarme questa notte…” Lo rimproverò, senza distogliere lo sguardo dalla pagina dello sport.

    “ Cazz!... Scusa, mi sono distratto e me ne sono completamente dimenticato!” Cercò di dire a sua discolpa.

    “ Bill, la casa è immensa e sai benissimo che le telecamere di sorveglianza non sono sufficienti e tenere lontano i malintenzionati…” Continuò l’ uomo.

    “ Hai ragione, ma sono stato al telefono fino a tardi e poi mi sono addormentato…”

    “ Al telefono con chi?” Chiese incuriosito. Era risaputo che il moro non avesse amici.

    Bill si versò un bicchiere di latte, evitando di rispondere, incerto se potergli parlare di Tom. Kepshaw non aveva certo intenzione di far cadere il discorso e continuava a fissarlo.

    “ Sto aspettando una risposta Bill. Già raccontare bugie non mi piace, ma almeno se devo farlo, vorrei non cadere al primo ostacolo.”

    “ E va bene! Ho scambiato qualche sms con Thomas Trumper, il ragazzo che mi ha tratto in salvo.”
    Il viso dell’ uomo di distese, reprimendo a stento un sorriso.

    “ E?...” Incalzò.

    “ E cosa?” Chiese il moro.

    “Non vorrai farmi credere che di punto in bianco hai scambiato con lui sms senza motivo, vero?” Esclamò alzando il sopracciglio, “ non mi stupirei se la fuga di ieri avesse a che fare con lui.” Continuò ironico.

    “ John, hai deciso di diventare il mio angelo custode? Se è così ti avviso che sei un po’ in ritardo!” Affermò triste.

    L’ addetto alla security abbassò lo sguardo, in effetti le sue parole contenevano una grande verità. Lavorava per Jost da tre anni e sebbene si fosse sempre fatto gli affari propri, era evidente che tra il manager e Bill ci fosse un rapporto carnale oltre che professionale, ma solo ora, dopo gli ultimi avvenimenti, aveva preso atto di quanto il cantante avesse bisogno di aiuto.

    “ Bill non so che cosa tu abbia intenzione di fare, ma sappi che io sono dalla tua parte. Non dovrei parlare così, in fondo David è colui che mi paga lo stipendio, ma sono convinto che tu stia soffrendo per questa situazione e io voglio aiutarti.” Disse molto semplicemente.

    “ Voglio liberarmi di lui, John, per sempre…” Sussurrò, quasi timoroso che le pareti potessero sentire.

    “Chi altri è a conoscenza delle tue intenzioni?” Chiese inforcando gli occhiali da lettura, come se fossero necessari per scrutare al meglio il volto del moro.

    “ Thomas appunto”, disse, tralasciando volutamente il nome di Soleman, “e mi considera un pazzo.” Rispose distogliendo lo sguardo, sentiva che poteva fidarsi di quell’ uomo, ma non voleva svelargli tutto.

    “ Ho frugato tra le carte di David e ho trovato un appunto interessante sulla sua agenda. Ti dice nulla il nome di Helen Whitmann?” John scosse la testa in cenno di diniego.

    “ Lei era e probabilmente è ancora la direttrice della casa famiglia da dove provengo io.” Spiegò il ragazzo.

    L’uomo sbiancò, ricordando improvvisamente tutte le volte in cui aveva accompagnato Jost presso quell’istituto, almeno una volta al mese, e di come lo obbligasse a rimanere in auto ad aspettarlo.

    “ Che c’è John, ti è venuto in mente qualcosa?”

    “ Ho accompagnato parecchie volte David in quel posto…” Disse atono.

    “ Davvero?! E cosa ci andava a fare?” Chiese stupito.

    “ Non lo so, io ho sempre atteso in auto e lui non si è mai trattenuto là dentro per più di quindici minuti.”

    “ Non credi che sia ora di andarlo a scoprire?”

    “ Bill, non penserai di andare a parlare con la Whitman vero? Se è invischiata con Jost, quanto tempo pensi ci metterà a scoprirlo?” Il moro fece una smorfia, in segno di disapprovazione. In effetti non poteva andarci di persona. Anche inventando una scusa plausibile, David sarebbe venuto a saperlo.

    “ Potresti andar tu e fingere di cercare qualcuno… aspetta! Mi ricordo di un ragazzino che viveva lì… Perkins…Patrick Perkins se ne andò poco prima di me…” John lo fissò, ponderando le sue parole. Lo ammirava per il ritrovato entusiasmo, ma avrebbe voluto dirgli quanto era pericolosa la strada che aveva intenzione di percorrere.

    “ Perché non ti rivolgi alla Polizia, Bill? Sono certo che l’ Ispettore Norman sarebbe lieto di prestarti attenzione…” Lo consigliò cautamente.

    Bill sbuffò, possibile che tutti lo ritenessero un pazzo? Sì alzò di colpo dallo sgabello e fece per uscire dalla stanza, sul suo volto erano evidenti la delusione e la rabbia.

    “ E’ una faccenda che riguarda me, se andassi alla Polizia cosa risolverei? David è furbo, credi che si lascerebbe incastrare così facilmente?” Esclamò adirato.

    “ E tu invece sei convinto di poterlo incastrare?”

    “ Devo farlo. Sono così poi sarò in pace con me stesso.” Affermò grave.

    John rimase in silenzio, continuandolo a guardare. Era un ragazzo, un tenero bambino cresciuto tra le fiamme dell’ inferno, fosse stata l’ultima pazzia della sua vita non poteva abbandonarlo.

    “ Bill, so che poi me ne pentirò amaramente, ma andiamo. Prendi la tua fottuta borsa da checca e vai in macchina. Io arriverò tra un secondo.

    “ Grazie John!!” Gridò abbracciandolo e saltellandogli intorno come un cane in vena di feste. L’ uomo roteò gli occhi, lasciando che lui gli baciasse entrambe le guance in uno slancio d’affetto, mentre sorrideva soddisfatto.
     
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    John è davvero incredibile. Ha dei modi di porsi, piu' come un padre, protettivo, che una guardia del corpo. Nei suoi piccoli gesti e nel modo in cui si preoccupa di Bill e a quest'ultimo, non gli da fastidio tutta quella confidenza anzi...
    Jost invece è un po' inquetante, anzi un bel po' voglio proprio sapere come ha potuto ''impossessarsi'' in quel modo di bill.
    Tom invece dovrebbe andarlo a prenderlo per capelli bill e rinchiuderlo nella sua stanza hahhahaahaha
    non far caso all'ultima frase è una caz****.
    kissoni :wub:
     
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