Angels don't fly

Finita

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  1. Capricorn2187
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    Mannaja mannaja mannaja :indif: image
     
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  2. °Ric@
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    CITAZIONE (*billaly* @ 18/1/2011, 15:08) 
    Ragazze non ho scritto ancora praticamente nulla!! :tears:

    Gurda che ti faccio fare la fine di David eh?Anche se non sei automunita te lo rimedio,provvedo e poi ZACCHETE! :botte:
     
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    Rica sono incasinatissima e non ho un briciolo di tempo!

    Sono stata brava fino ad ora a postare sempre puntuale, per una volta concedetemi lo sgarro senza mutilarmi!! :D
     
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  4. Capricorn2187
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    vabbè saremo magnanime,ma solo per questa volta è u.u -_- :indif:
     
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  5. °Ric@
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    CITAZIONE (*billaly* @ 18/1/2011, 17:06) 
    Rica sono incasinatissima e non ho un briciolo di tempo!

    Sono stata brava fino ad ora a postare sempre puntuale, per una volta concedetemi lo sgarro senza mutilarmi!! :D

    Mhhh vabbè,hai ragione,sei sempre puntuale,quindi ti concediamo una proroga XDD
     
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    Grazie mie signore, vedrò di ripagarvi con un capitolo degno della vostra infinita magnanimità!!
     
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  7. Capricorn2187
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    Aspetteremo,staremo in tremidante attesa.
     
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    DOBBINA ''FONDATRICE ''ADULTE MALATE DI TOKIOHOTELLITE''

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    arcadia

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    Ho mandato il chap alla mia Socia... *__*
     
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  10. Capricorn2187
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  11. barby's
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    Ho mandato il chap alla mia Socia... *__*

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    La mia Socia è straimpegnata e non può betare il capitolo.
    Spero lo apprezzerete anche se ci sono degli errori... :P


    Capitolo 12

    Voglio un angelo che mi consoli dopo essermi liberato di lacrime che non piango.
    Anonimo




    “ Ci sentiamo presto Bill...” Il braccio si tese per stringere la mano che l’avvocato affabilmente gli porgeva. Truman era un uomo corpulento sulla cinquantina, con una folta capigliatura brizzolata e due occhi scuri che incutevano timore, in contrapposizione alle tenere fossette che apparivano ai lati della bocca. Truman era quello che gli aveva appena dato una consistente speranza a cui aggrapparsi per liberarsi di David.

    Non c’era contratto a cui lui non sapesse metter mano e scovare anche il più piccolo cavillo legale a cui appigliarsi. Certo sarebbero dovuti andarci cauti, non potevano permettersi passi falsi o mosse avventate, dovevano indurre David a tradirsi e soprattutto impossessarsi di quei documenti che si trovavano chiusi in cassaforte come il più prezioso dei tesori ed usarli contro di lui.

    Dal racconto del moro, l’avvocato era più che convinto che in realtà non esistessero vincoli contrattuali particolari, ma piuttosto che il manager avesse usato il loro rapporto affettivo per tenerlo impunemente legato a sé.

    “ Tu sei maggiorenne Bill e l’unico obbligo che hai è verso la casa discografica che potrebbe citarti per inadempienza contrattuale, se tu decidessi di licenziare Jost e recedere il contratto. Certo non sarebbe una passeggiata, perderesti un sacco di soldi, ma poi saresti libero da vincoli, anche se disoccupato.” Gli aveva spiegato l’ uomo molto semplicemente.

    Il volto di Bill si era disteso in un grande sorriso, al momento non gli sarebbe importato assolutamente un bel niente perdere fama e denaro a discapito della sua libertà. Per cinque lunghi anni aveva dovuto sottostare ai voleri di quel despota e sarebbe andato volentieri a piantare fiori con Tom nei giardini di tutte quelle ville che lui aveva più di una volta visitato come ospite ai party VIP, a cui doveva assolutamente presenziare.

    Tom...

    Soleman lo guardò con tenerezza. Bill era di una bellezza disarmante e non biasimava certo tutte le persone che rimanevano soggiogate dal suo indiscutibile fascino, ma ora aveva l’ aspetto di un bambino che aveva appena scartato il regalo di Natale tanto desiderato.

    “ Paul, grazie...” Gli disse, una volta usciti dall’ ufficio. Senza di lui non avrebbe mai avuto il coraggio di andare a fondo alla questione, o forse sì, considerato l’arrivo di Tom nella sua vita. Ma di certo l’agente aveva le conoscenze giuste e sapeva come muoversi nel loro ambiente.

    “ Non ringraziarmi Bill, piuttosto dobbiamo trovare un sistema per arrivare ai documenti chiusi nella cassaforte e tu devi pretendere una copia del tuo contratto in visione! Ho idea che ci sia più di una postilla a cui non è stata prestata attenzione...”

    “ Sono un idiota, vero?” Affermò il moro, ritornando serio.

    “ No, piuttosto direi che nonostante tutto, tu abbia sempre riposto un’infinita fiducia nei riguardi di David e tu ti sia lasciato guidare da lui senza pensare a ciò che in realtà volevi fare della tua vita. Ti capisco sai? Credo che alla fine per te abbia comunque rappresentato un’ancora di salvezza inaspettata, quando invece credevi che saresti colato a picco in brevissimo tempo. So che significa rimanere orfano e saltare i pasti...mia madre è morta quando io avevo cinque anni e mio padre non si è mai preso cura di me. Se sono qui è grazie a mia nonna, che con grandi sacrifici mi ha cresciuto e mi ha fatto studiare. Anche se nel tuo caso non è andata così, immagino che all’inizio David sia stato come una specie di padre per te.” Rispose l’uomo.

    “ Già...” Convenne Bill, “ è stato facile per lui convincermi, e di questo non smetterò mai di pentirmi. Mi sono fatto fregare come un allocco.” Concluse amaramente.

    “ Troveremo il rimedio Bill, Truman saprà come dare filo da torcere a Jost.” Lo rassicurò, avviando l’auto. “ Dove ti porto?” Chiese ancora, “ vorrei poter rimanere con te, ma Jamie mi aspetta per cena.” Si giustificò, guardando il volto perplesso del ragazzo.

    “ Mmh, non ho voglia di tornare a casa…” Borbottò a mezza voce, poi il suo volto si illuminò: “ Ti dispiacerebbe accompagnarmi in Glendon Avenue, vorrei fare visita ad un amico.”

    “ Bill non credi sia un po’ tardi per andare al Westwood Memorial Park?” L’agente lo guardò interrogativo, non nutriva dubbi che George fosse stato un suo grande amico, ma trovava alquanto inquietante recarsi a fargli visita oltre il tramonto, dopotutto il cimitero di Westwood non era uno dei posti più allegri di Los Angeles.

    Bill sorrise sghembo, non era certo sua intenzione far visita a George a quell’ora, ma forse il negozio di fiori e piante poco più avanti era ancora aperto…


    ***



    “ Io vado a casa Tom, ho promesso a Noreen di portarla al cinema…” Disse Gus, sistemando per l’ennesima volta le graziose piantine di Euphorbia che si trovavano sul bancone vicino al registratore di cassa.

    “ Ok, finisco di catalogare questi semi e poi me ne vado anche io. Ci pensi tu all’incasso?” Rispose piatto.

    “ Tom, se ti va puoi venire con noi, sai che non è un problema…” Lo esortò. Odiava vedere il suo amico giù di corda.

    “ Grazie Gus, ma stasera non sono dell’umore giusto. Penso che me ne andrò a casa e guarderò un film alla TV.” Disse deciso. Aveva bisogno di rilassarsi e farsi un bel bagno caldo e magari decidere che farne di quel numero di telefono.

    Più di una volta, durante la giornata, aveva preso tra le dita quel piccolo biglietto ed iniziato a digitare il numero sulla tastiera senza mai riuscire a premere in tasto “invio”. Mille dubbi lo stavano attanagliando e lui odiava esser così indeciso, così debole ed indifeso di fronte al sentimento che si era impadronito del suo cuore. Forse aveva travisato tutto, forse quella luce che aveva visto brillare, seppur per poco negli occhi del moro, era stato frutto della sua fantasia, come lo erano stati il tono di voce carezzevole, la mano che stringeva la sua…

    “ Ok allora, ci vediamo domani Tom. Buona serata e cerca di stare su.” La voce di Gus lo scosse dal turbine dei suoi pensieri, doveva smettere di pensare a lui ogni secondo...

    “ Ciao Gus, non preoccuparti per me, divertitevi e dai un bacio a Noreen da parte mia.” Rispose, sorridendo debolmente. Lo seguì con lo sguardo mentre usciva dal negozio, per poi ritornare ai suoi semi da catalogare. Aveva ormai terminato il noioso lavoro, quando udì il suono del piccolo campanello alla porta.

    “ Siamo chiusi.” Avvisò cantilenante, senza alzare lo sguardo.

    “ Non potrebbe fare uno strappo alla regola? Avrei urgente bisogno di un mazzo di rose per un amico speciale.”

    “ B-Bill?!...” Sussultò, udendo la voce, la sua voce. Il sacchetto che teneva in mano cadde a terra e centinaia di semi di Gardenia tahitensis si sparsero sul pavimento.

    “ Scusa, non volevo spaventarti!” Esclamò il moro, togliendosi gli occhiali e il cappellino e scuotendo i lunghi capelli per riavviarli.

    “ N-non mi hai spaventato, è solo che… che non mi sarei mai aspettato di vederti qui, nel mio negozio alle otto di sera, ecco…” Rispose visibilmente emozionato. Il cuore batteva forte nel petto ed era sicuro che le sue guance si fossero tinte di un rosso acceso.

    Il moro sorrise, oltrepassando poi il bancone per raggiungerlo dietro ad esso.

    “ Libera uscita…” Sussurrò, mentre gli deponeva un casto bacio sulle labbra.

    Non.poteva.esser.vero.
    Bill era lì davanti a lui e lo aveva appena baciato. Resistette all’impulso di pizzicarsi il braccio. Forse si era addormentato mentre contava i semi e quello non era altro che un sogno. Deglutì, continuando ad osservare quel viso emaciato, ma comunque perfetto. Il suo cervello non aveva ancora registrato le ultime parole dette da Bill, ma sentiva che doveva esser qualcosa di sensazionale.

    “ David è a Philadelphia e non tornerà prima di un paio di giorni…”

    “ E quindi?...” Chiese, sentendo il terreno mancare sotto ai piedi.

    “ Quindi, avrei voglia di pizza surgelata, sempre che ne abbia voglia anche tu.” Azzardò, uccidendolo con un sorriso.

    Tom non se lo fece ripetere due volte, il suo freezer era pieno di ogni sorta di pizza che attendeva di esser messa a cuocere nel microonde per poi esser introdotta nello stomaco del cantante!

    “ Sono affamato e credo che la pizza sia ok, soprattutto se potrò mangiarla in tua compagnia.” Rispose volutamente malizioso, ritrovando il buon umore.

    Avrebbe voluto gridare in verità fino a perdere la voce. Bill desiderava la sua compagnia, era venuto a cercarlo, si era autoinvitato a casa sua, David era lontano, due giorni… una vita!

    “ Tom?... Ti sei incantato?” Il moro lo osservava da dietro le lenti fumè dei grandi occhiali che aveva nuovamente inforcato con un sorrisetto beffardo stampato sulla faccia. Era conscio dell’ effetto provocato su di lui e questo non poteva che renderlo felice.

    “ Andiamo.” Disse, prendendolo per mano e trascinandolo verso l’ uscita.

    “ Non raccogli i semi?” Chiese il moro indicando il pavimento.

    “ Rimanendo lì hanno la stessa possibilità di attecchire alle piastrelle, quanto quelli che pianto nel giardino della signora Spencer…”

    “ Chi è la signora Spencer?”

    “ Il mio incubo, ma non voglio rovinarmi la serata parlando di lei.” Rispose, facendo spallucce, mentre abbassava con forza la serranda.

    Bill si sistemò il cappuccio della felpa sul capo, guardandosi intorno. I marciapiedi erano gremiti di persone che camminavano in ogni direzione e sembravano non far assolutamente caso a loro due. Non era uscito molto spesso da solo, senza scorta e soprattutto di sera, ma quel senso di libertà gli piaceva. Amava i colori della notte, le insegne che si illuminavano al calar della sera, la gente che si affrettava nelle ultime compere prima di raggiungere la propria casa. Sospirò rendendosi conto di quanto gli mancassero quelle piccole cose.

    “ Ehi, che c’è?” Chiese solerte il giardiniere, avvertendo il cambio di umore.

    “ Nulla, stavo pensando che mi piace star qui con te, mi fai sentire…libero.” Spiegò molto semplicemente.

    Tom sorrise e gli accarezzò delicatamente la guancia coperta da un piccolo cerotto color carne.
    “ Anche a me piace star con te e tutto ciò non può che rendermi orgoglioso di averti salvato la vita. Sei un bene troppo prezioso perché venga sprecato.”

    Bill avvampò, sentendo un calore intenso alle guance, ma Tom gli aveva fatto il più grande dei complimenti. Per la prima volta, la parola amore sembrava aver trovato il suo giusto significato.
    Certo non poteva esser così presuntuoso da affermare che Tom fosse innamorato di lui, ma qualcosa di molto simile fluttuava nell’aria, ne era sicuro. Non potevano esser solo frutto della sua fantasia il tono di voce carezzevole, gli sguardi languidi e accesi dal desiderio.

    “ Grazie Tom…” Gli sussurrò, baciandolo ancora, senza curarsi di chi avrebbe potuto vederli.
    Tom sorrise sulle sue labbra. Era ancor meglio di come lo aveva sognato.


    ***



    “ Un altro solo boccone e il mio stomaco scoppierà!” Esclamò Bill, alzandosi pigramente da tavola e massaggiandosi l’addome piatto. L’altro lo guardò soddisfatto. Il moro non aveva certo l’ aspetto di una persona che apprezzasse la buona tavola, ma l’avidità con cui aveva divorato la sua pizza alle verdure, aveva fatto pensare a tutt’ altro.

    “ Vuoi un po’ di dolce?” Gli chiese aprendo il freezer. “ Ho un gelato crema e cioccolato, niente male…”

    “ No per carità! Potrei esplodere sul serio! Non sono abituato a mangiare molto.” Si giustificò, mettendo la mano sulla bocca.

    “ Ok, allora ne prenderò solo un po’ per me, ma non sai che ti perdi…” Lo sfidò ammiccante, mentre apriva il contenitore.

    Lo raggiunse poi sulla veranda, dove Bill in contemplazione del panorama che offriva quella limpida notte stellata di primavera inoltrata, stava fumando una sigaretta.

    “ Non dovresti fumare, lo sai?” Lo rimproverò, ingoiando una generosa cucchiaiata di gelato.

    “ Lo so, ma poi diventerei uno schiavo del cibo come te.”

    “ Io non sono schiavo del cibo anzi, ma se l’occasione si presenta non disdegno un buon piatto.” Affermò, osservando per un momento il cucchiaio colmo di cioccolato, prima di infilarlo in bocca, volutamente sensuale.

    Bill deglutì. Lo sbaffo sul lato sinistro della sua bocca a livello del piercing, era decisamente invitante, poteva giurare che lui si fosse volontariamente imbrattato. Si avvicinò al suo volto, leccandolo dolcemente. Tom chiuse gli occhi e per poco con gli cadde la ciotola dalle mani.

    “ Mmh, hai ragione è ottimo…” Disse, staccandosi da lui per dare un ultimo tiro alla sigaretta ormai terminata, prima di spegnerla nel posacenere.

    Tom aprì gli occhi, come svegliato da un lungo sonno. Bill lo osservava sorridente, consapevole dell’effetto del suo gesto sul giardiniere. Quello che di certo non si aspettava, fu la ditata di gelato che il ragazzo si divertì a spalmare sulle sue labbra e sul suo mento.

    “Ora tocca a me.” Affermò, e prima che il moro potesse ribattere lo bloccò con il suo corpo contro il muro.

    Bill cercò di divincolarsi scherzosamente, ma le sue esigue proteste furono soppiantate bel presto da sospiri soddisfatti. Il movimento della lingua di Tom lo faceva impazzire, mentre lentamente leccava via il cioccolato dal suo viso. I loro inguini si sfioravano, dando vita ad una sensuale danza, in un crescendo musicale che solo le loro menti erano in grado di percepire. Bill si irrigidì ma si strinse ugualmente a lui e cercò quasi con disperazione le sue labbra ancora una volta, un sicuro appiglio in quel mare di emozioni. Ora non era più un gioco, ma una chiara richiesta di aiuto. Tom aprì gli occhi, staccandosi da lui e concludendo così quel bacio. Lo desiderava con ogni cellula del suo corpo, ma di certo quello non era il momento.

    Il moro abbassò lo sguardo, colpevole di aver innescato quella reazione a catena, Tom lo abbracciò, per poi condurlo nuovamente in casa.

    “Ehi, è tutto ok…” Lo rassicurò, baciandogli la punta del naso perfetto.

    “ Tom io…” Cercò di giustificarsi invano.

    “ Bill io non voglio fare sesso con te, non mi importa possederti, se non posso averti.” Affermò, tenendolo stretto a sé. Il moro represse a stento un singhiozzo e si lasciò cullare da quel tenero abbraccio.

    Se esistevano veramente gli angeli, Tom era uno di loro.

    Edited by *billaly* - 21/1/2011, 18:33
     
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  13. Capricorn2187
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    E che te devo di?
     
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    Cri devo dedurre che ti è piaciuto? :D
     
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  15. Capricorn2187
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    No u.u

    SPOILER (click to view)
    eccerto che m'è piaciuto,non può esse diversamente,solo che non parole per fare un commento o decente o dei miei xD
     
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1337 replies since 3/11/2010, 22:41   28634 views
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