Angels don't fly

Finita

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    David è malvagio e basta.
     
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  2. Capricorn2187
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    CITAZIONE
    David è malvagio e basta.

    :rox:
     
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  3. •MiQi.
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    Ho ancora dei capitoli da leggere, sono rimasta indietro xD
    spero di finir presto mamy (:
    Intanto buon anno a tutte! x)
     
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    Buon anno anche a te Micky!! **
     
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    Visto che domani parto e per alcuni giorni non ci sarò, sono riuscita in un' impresa impossibile: Fare le valigie, scrivere il capitolo e inviarlo alla mia Socia che me l' ha betato a tempo di record.

    Non è gran chè, ma non mi andava di lasciarvi a bocca asciutta fino alla prossima settimana!

    Capitolo 10

    Non importa se vai avanti piano, l’importante è che non ti fermi.
    Confucio




    “Scusa.”

    David alzò gli occhi su Bill e liquidò in un secondo il suo interlocutore al telefono. Seppure in controluce, il moro era stupendo. La leggera brezza gli scompigliava i capelli e il minuscolo slip lasciava ben poco all’immaginazione.

    Posò il cellulare sulla sdraio, riparandosi gli occhi dal riverbero e l’attirò a sé con prepotenza. Il proprio volto arrivò a scontrarsi con il suo membro, pervadendolo di un brivido caldo. Lo baciò attraverso il sottile tessuto e Bill chiuse gli occhi, deglutendo.

    “Io… io sono confuso David.” Sussurrò colpevole. L’uomo lo guardò, smettendo per un attimo di baciarlo e lo tirò a sedere vicino a lui.

    “Che ti prende Honey, una crisi di coscienza?” Chiese beffardo.

    “Io non so più chi sono, ho bisogno di rallentare, di prendere atto di ciò che tu non chiami vita, ma che purtroppo per me lo è. Tu hai sempre deciso al mio posto, mentre io vorrei esser padrone delle mie azioni…” Soffiò, tornando ad alzarsi.

    “Quindi tu vorresti più libertà? Vuoi scappare da me ragazzino?” Disse il manager, accarezzandogli il basso ventre con possesso.

    “Vo- vorrei poter decidere per me stesso…” Sussurrò. L’uomo buttò la testa all’indietro e rise di gusto. Era assurdo ciò che andava proponendo, ma di sicuro era molto divertente! Che stava passando per la testa di Bill?

    “Tu non sai nulla di gestione e contratti, non andresti più lontano del primo isolato!” Rispose quasi paterno.

    “Potrei imparare! Non abbiamo mai parlato di contratti o accordi, tu non hai mai discusso con me di queste cose!” Esclamò il moro, riprendendo per un attimo vigore.

    “Il tuo compito è cantare, al resto ci penso io! Hai timore che la casa discografica ti metta alla porta o che io possa fuggire con i tuoi soldi?” Chiese guardingo. Non gli piaceva affatto il tono che stava assumendo la conversazione. Strinse a sé i fianchi del ragazzo, sentendo Bill reagire a quell’intimo contatto.

    “No…ecco io-…”

    Non lasciò nemmeno che terminasse la frase e gli abbassò gli slip leccandolo avido, incurante del fatto che fossero all’aperto. Il moro cercò di divincolarsi, ma David lo trattenne artigliandogli le natiche.

    “Non fare il difficile Honey, le puttane non possono permetterselo.”

    Bill sentì le gambe molli e l’impulso di vomitare. Doveva resistere e mostrarsi compiacente se voleva ottenere qualcosa da lui.

    “Le puttane vogliono esser pagate a fine prestazione, David…” Gli sussurrò prendendo coraggio e spingendolo sulla sdraio, fino a farlo stendere. Si mise su di lui ed iniziò a sfregarsi contro la sua erezione facendolo gemere di piacere. Bastava poco per incendiare quell’uomo che altro non desiderava che sesso ed appagamento fisico.

    “Possiedi più soldi tu, che metà popolazione di Los Angeles!” Brontolò, passando la mano sulla sua apertura. Il moro si irrigidì, ma resse il gioco.

    “La metà povera, forse? A quanto ammonta il mio patrimonio?” Chiese sbattendo le palpebre, andando poi a mordergli il collo.

    “Che ti importa? Puoi spendere denaro a palate!”

    “Ok, ma vorrei saperlo ugualmente.” Incalzò, scendendo a baciargli l’addome. Era un osso duro e così non avrebbe raggiunto nessun obiettivo. Il manager lo prese per i capelli e lo tirò nuovamente verso di sé, sospettoso. Perché ad un tratto Bill si interessava anche del suo conto in banca?

    “Honey ti sembra il momento di giocare al piccolo banchiere?” Domandò serio. Il moro trattenne una smorfia di dolore e lo guardò a sua volta.

    “Era solo per sapere…” Sussurrò, mettendo il broncio e cercando di alzarsi dalla sdraio, ma David lo prese per il braccio e lo fece ricadere su di lui.

    “Dove credi di andare puttanella? Sono giorni che aspetto il tuo ritorno e ora non te la caverai così.” Affermò leccandosi due dita e infilandole in malo modo tra le sue natiche.

    Bill soffocò un grido che nulla aveva a che fare con il piacere. Non c’era nulla di piacevole in quell’uomo e le sue membra stavano implorando pietà.
    Lasciò che lui lo penetrasse dopo averlo costretto alla posizione prona, a dominarlo per l’ennesima volta, maledicendo la sua debolezza e l’impotenza di fronte alla necessità di David di sfogare i suoi istinti su di lui.
    Lo sentì ansimare e gemere nel momento dell’orgasmo, mentre il suo rilascio gli colava sulle cosce, come a segnare ulteriormente il territorio. Bill si accasciò sulla sdraio, cercando di ricacciare indietro le lacrime ed evitando di guardare il manager in faccia.

    “Ehi, che ti prende Honey? Non ti è piaciuto?” Gli chiese sarcastico mentre si infilava i boxer e faceva partire una chiamata al cellulare. Bill scrollò le spalle e si alzò sistemandosi gli slip alla meglio ed avviandosi verso l’interno della casa. Doveva togliere quello schifo dalla sua pelle, anche se ben comprendeva che una doccia non avrebbe potuto lavare via lo sporco dalla sua anima.

    ***



    Tom sentiva i nervi a fior di pelle e il nervosismo crescere ogni minuto di più. Aveva bisogno di vederlo, di toccarlo, e questa necessità lo stava divorando nel profondo. Erano trascorsi solo tre giorni dal loro incontro e lui in più di un’occasione si era sentito un emerito idiota, costretto a soccombere davanti all’impotenza del desiderio che provava nei confronti del moro, senza neppure aver la possibilità di rintracciarlo.

    Certo sarebbe potuto piombare a casa sua, anche se il rischio di finire impallinato dalla sorveglianza ancor prima di varcare il cancello era piuttosto concreto. Viveva in un eremo blindato e nessuno mai era riuscito ad introdursi al suo interno se non espressamente invitato, quindi avrebbe dovuto attendere fino all’indomani per poterlo rivedere, e in pubblico oltretutto.

    Sbuffò sconfitto, mentre la porta del negozio si apriva per l’ennesima volta. Sperò solo che l’elegante signora che si stava lentamente avvicinando a lui guardandosi intorno, non pretendesse un mazzo di bucaneve. Mancava poco all’ora di chiusura e si sforzò quindi di essere cortese e, nonostante la voglia di sotterrarsi, riuscì a soddisfare le richieste della donna, che uscì reggendo un enorme mazzo di dalie multicolore.

    Chiuse poi il negozio e si avviò verso casa, dove sapeva che l’ennesima ondata di ricordi avrebbe contribuito alla sua frustrazione e alla sua insonnia.

    Si guardò allo specchio, passandosi il dito sulle profonde occhiaie violacee. Aveva bisogno di dormire, di smettere di pensare per un attimo a Bill. Tutto in casa sembrava parlare di lui e della serata trascorsa insieme. Poteva ancora sentire il calore delle sue labbra sulle proprie, vedere il suo sguardo smarrito e così tenero…

    “Finirò con l’ impazzire!” Esclamò alla sua immagine riflessa, scalciando il cestino dell’immondizia che rotolò sul pavimento.

    “Merda, che idiota che sono!” Si rimproverò raccogliendolo e sistemandolo al suo posto. Doveva far qualcosa, tenere la mente impegnata. Si guardò intorno, ma un ordine immacolato regnava in tutte le stanze. La signora Steven era passata come ogni sabato a pulire e non c’era un solo capello fuori posto.

    Si buttò sotto la doccia e attese che l’acqua compisse invano il miracolo, ma quella sensazione di disagio non voleva saperne di andarsene. Nonostante si fosse ripetuto milioni di volte che il giorno successivo lo avrebbe finalmente rivisto, la sua mente si rifiutava di collaborare per rendere quell’attesa meno snervante. Mille interrogativi sovraffollavano la sua mente e il timore di aver travisato quel bacio, di avergli dato eccessiva importanza, stava divorando ogni sua singola cellula.

    Il pessimismo non faceva parte del suo carattere e questo suo pensare negativamente lo turbava oltremodo.

    Doveva reagire, non poteva permettere che un sogno, divenuto realtà per un istante, lo gettasse nello sconforto assoluto.

    Accese lo stereo che diffuse le note dell’ultima hit di Jay-Z e aprì l’armadio in cerca di qualcosa da mettere. Era sabato sera e i ragazzi il weekend uscivano a divertirsi.

    ***



    Bill si svegliò ed osservò la figura che dormiva accanto a lui. Non era riuscito nel suo intento, però il manager, l'aveva notato, si era ammorbidito un po’ nei suoi confronti. Non si erano più soffermati sull’argomento, ma David aveva lasciato intendere che gli avrebbe lasciato un po’ più di libertà e questo era sufficiente per il momento. Era importante per lui potersi muovere senza rendergli conto di ogni sua azione. Ancora tanta strada doveva esser percorsa per arrivare all’agognato traguardo e di certo non avrebbe potuto farlo rimanendo prigioniero tra quelle mura.

    Tom.

    Tra poche ore lo avrebbe rivisto. Aveva cercato di non pensarci troppo, per timore di perdere la lucidità e il sangue freddo. Erano stati quattro giorni interminabili sotto quel punto di vista. Era ancora così vivo sulla propria bocca il sapore dolce delle sue labbra…
    Era certo che lui lo avesse baciato mentre dormiva, non poteva averlo sognato, come non poteva esser solo frutto della sua mente quella leggera carezza che lo aveva cullato per buona parte della notte trascorsa insieme.

    Sentiva che l’iniziale odio provato nei suoi confronti si era dissolto come una nuvola di fumo e che nel suo cuore albergava ben altro sentimento in quel momento.

    Doveva prepararsi, voleva che il giardiniere rimanesse folgorato alla sua vista, voleva sentirsi desiderato come non mai, voleva che lui lo baciasse di nuovo…

    Scosse la testa. Se il suo cuore aveva il potere di varcare i confini dell’impossibile, la sua mente lo riportava tristemente alla realtà.

    Doveva fare attenzione, non poteva permettere che David si insospettisse. Tom era e sarebbe dovuto rimanere il suo intimo segreto, la porta verso la felicità. Era stato tentato più volte di chiamarlo, ma ciò avrebbe significato chiedere il suo numero di telefono a Madison la quale non avrebbe esitato a farlo presente al manager.

    Si alzò piano, badando a non far rumore, aveva bisogno di rimanere solo coi suoi pensieri per un altro po'.

    Si chiuse in bagno e chiamò Monica, la sua truccatrice; almeno lei sarebbe stata in grado di ridargli un bell’aspetto, anche se i lividi e le ferite sul volto erano tutt’altro che guarite e non sarebbe certo bastato un sapiente make up a nasconderle del tutto.

    Passò in rassegna il suo infinito guardaroba e scelse rapidamente cosa indossare. Non voleva apparire troppo studiato, né dare adito alle chiacchiere sul suo presunto suicidio. Quindi niente colori tetri.

    Bianco.

    Sarebbe stato perfetto per la conferenza stampa e per Tom.

    ***



    Tom aprì gli occhi, disturbato dalla luce del sole che filtrava dalle persiane e che gli trapassava gli occhi come fosse stato una lama affilata. La testa gli doleva e un macigno sembrava comprimere il suo torace tanto da rendergli difficile persino respirare. Cercò di issarsi sui gomiti, provando un moto di nausea che lo costrinse a rimettersi supino. Tentò di riordinare i pensieri che sovraffollavano la sua mente e sembravano gridare dentro di essa.

    La sera precedente era uscito ed era andato al “The little bar” dove aveva incontrato Brian. Non ci sarebbe proprio voluto, no. Era bello da togliere il fiato e in compagniaa di un altro; beh, era risaputa la velocità con cui riusciva a dimenticare le persone, dopotutto.

    Si erano scambiati qualche parola come due persone civili, mentre l’altro, -Merrit, Memphis, Millis o come cazzo si chiamava-, stava avvinghiato al suo braccio come un polipo, in cerca di approvazione.

    Poi era arrivata Cindy a salvarlo. Il Mojito che gli aveva porto facendole l’occhietto era dolce e terribilmente alcolico come tutti gli altri cocktail che aveva poi trangugiato senza ritegno.

    Aveva anche poi ballato forse. Un attimo, BALLATO?! Lui non sapeva nemmeno metter un piede di fianco all’altro, ma aveva la netta sensazione di aver tenuto tra le braccia l’amica per farla volteggiare in pista.

    Un rumore giunse dalla cucina, facendolo balzare in piedi e barcollare come un birillo colpito dalla palla su una pista da bowling.

    “Chi è là?!” Gridò, prendendo tra le mani la mazza da baseball autografata dai Los Angeles Dodgers da un angolo della sua stanza.

    “Ehi dormiglione, ti sei svegliato finalmente! Pensavo fossi ancora in coma etilico!” Il volto sorridente di Cindy fece capolino in corridoio.

    “Che ci fai tu qui?” Chiese, certo che la sua domanda potesse esser sembrata scortese ed accusatoria alle orecchie della ragazza.

    “Tom ti sei ubriacato fino alla morte ieri sera. Ti ho riportato a casa con la tua auto e poi sono rimasta qui. Sarà il mio animo da crocerossina, ma avevi una gran brutta cera! Non che ora tu sia in condizioni migliori, amico mio!”

    “Sei rimasta qui?!” Chiese ancora, sempre più confuso.

    “Già.” Rispose ammiccante. Era stupenda l’espressione attonita quanto incredula che aveva assunto il suo volto pallido.

    “Qui, qui, nel letto con me?” Incalzò il ragazzo.

    “Oddio Tom, sei ridicolo! Qui e basta! Non eri in grado di reggerti in piedi e poi sei gay! Ho dormito sul divano se proprio ci tieni a saperlo, e a parte frugarti nelle tasche per cercare le chiavi e toglierti i jeans non ho fatto altro, anche se devo ammettere che hai un fisico da urlo!” Spiegò la ragazza sorridendo, facendo accenno ai suo pettorali.

    “Allora hai sbirciato!” Esclamò, tenendosi la testa. La sua voce rimbombava nelle orecchie come il suono di una campana a festa.

    “Solo un po’…” Ammise lei, ridendo. “Ma d’altronde i ragazzi più belli sono tutti passati all'altra sponda! Prendi Bill, ad esempio.” Continuò, tornando improvvisamente seria, notando l’espressione accigliata del ragazzo.

    “Oggi c’è la conferenza stampa e io sono ridotto uno straccio…” Disse sconsolato.

    “Perché ti sei ubriacato allora? Fa così male il suo pensiero?” Domandò, sapendo già la risposta.

    “Sono un libro aperto, vero?”

    “No, solo un chiacchierone. Questa notte gli hai implorato più volte di non andarsene.” Lo informò, porgendogli una tazza di caffè forte ed amaro.

    Tom avvampò, sentendosi denudato all’improvviso, depredato di ogni suo singolo segreto.

    “Non devi vergognarti di esser innamorato Tom…” Gli sussurrò dolce l’amica accarezzandogli la guancia accesa.

    “E’ assurdo però…”

    “Solo perché Bill è una star? Ti spaventa questo?” Chiese mettendosi le mani suoi fianchi.

    Tom se ne restò in silenzio, senza avere il coraggio di cercare la risposta a quella domanda.

    “Non è da te Thomas Trumper. Anche se ti conosco da pochi giorni, tu sei un combattente, lo so!” Continuò, serrando i pugni e agitandoli nell’aria.

    Tom sorrise e bevve il suo caffè, sentendo poi la necessità di abbracciare la sua morbida amica.

    Cindy era una medicina e lui si sentiva già molto meglio.
     
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  6. Capricorn2187
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    Tom una povera anima in pena,non dovrebbe abbattersi,dovrebbe lottare insieme all'"amico",cercare di dargli man forte anche nel minimo delle possibilità.
    Bill,bhe lui dovrebbe solo ammazzare quel verme lurido e schifoso.
    Deve tirare fuori le palle e far vedere al mondo di che nessuno può mettergli i piedi in testa.
     
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  7. NeideLunare
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    *Prepara munizioni per David*

     
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  8. Capricorn2187
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  9. NeideLunare
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    Mi procura proprio una repulsione che... bleah!
     
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  10. Capricorn2187
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    Non c'è neanche da commentarlo image
     
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    Su continuate, mi piace la stima che nutrite nei confronti di David...
     
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  12. Capricorn2187
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    Se vuoi posso mettere i nomi di tutte le torture a cui vorrei sottoporlo u.u
     
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  13. ;Reden™
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    L'unica cosa che mi vien da dire è che schifo.
    Assolutamente, che schifo.
    David è malvagio, schifoso, affamato e superficiale.

    Invece, il rapporto che sta cominciando a crearsi fra Tom e Bill è azzurro.
    Uso la parola "azzurro" perchè è come il cielo d'estate. Puro, innocente, bello.
    Mi piace sempre di più!

    Mi spiace di essermi persa due capitoli, ma ho recuperato. Ora non vedo l'ora di legger il successivo, perchè davvero mi incuriosisce da morire ciò che accadrà alla conferenza.. Ho un brutto/bello presentimento :P
    Mamy, tu avvertimi sempre quando posti u.u
    Love U.
     
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  14. Sasha.Bkey
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    O___________O
    Devo riprendermi: ti dico solo DAVID O_________________________________________O
     
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  15. Capricorn2187
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    CITAZIONE
    mi incuriosisce ciò che accadrà alla conferenza.. Ho un brutto/bello presentimento

    Già
     
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1337 replies since 3/11/2010, 22:41   28634 views
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