Angels don't fly

Finita

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  2. PinaKaulitz88
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  3. Mondlicht
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  4. barby's
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  5. Capricorn2187
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    Grazie per gli up ragazze!
    Domani posterò il 2° capitolo! ;)
     
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  7. Capricorn2187
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    :rox: :tum-tum:
     
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  8. barby's
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  9. NeideLunare
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    La mia casella mail è terribilmente vuota, che ne dici di provvedere?v.v
     
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  10. Lady Mike
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    Allora ho letto il primo capitolo finalmente

    Gia da com e inizia mi sembra una storia molto coinvolgete
    E piena di colpi di scena ed e una storia dove fin dal inizio si evidenziano non solo i sentimenti che Bill e Tom potrebbero provare l’uno per l’altro ma anche sentimenti di amicizia odio tristezza e quant’ altro

    E molto ricca e ben dettagliata cosa che mi ha aiutato molto ad immergermi nella storia e ad impersonare al meglio i personaggi
    E ancora l’inizio ma posso dire gia ora che si preannuncia una storia che ti sconvolge dentro
    Mi sono piaciute molto le scene dedicate a Bill e Georg e credo che in qualche modo questa loro amicizia troncata per colpa della morte possa ancora portare novità al interno della storia
    La sento come un momento veramente importante della vita di Bill e che quindi possa influenzare in qualche modo …le scelte o anche i sentimenti dello stesso Bill

    Inutile dire che ho gia sulle palle David
    Sarà una bella gatta da pelare
    Di solito chi sottomette le persone fin da piccole riesce ad avere sempre il potere per farle inchinare ai propri voleri
    E David ha mooolto potere per piegare Bill
    Sarà dura per il bel moretto riuscire a liberarsi di quelle catene pesanti che lo tengono legato a quel farabutto
    Ma per questo conto anche sul aiuto di Tom
    Sicuramente Tom e l’angelo che cercava il suo protetto ..e gli e capitato tra le braccia Bill

    Che dire
    Come inizio davvero niente male
    Mi scuso solo per non aver commentato prima quindi mi scuso gia da ora se in futuro a leggo e commento in ritardo (cosa che sicuramente accadrà XD)
    Continua presto un bacio Moje
     
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    Capitolo 2

    Il dubbio è omaggio alla speranza.
    Comte de Lautréamont



    Una voce in lontananza, lo stava chiamando. Bill aprì gli occhi, battendo più volte le palpebre per abituarsi all’ intensa luminosità di quel luogo. Quella voce, ora più forte, lo incitava a camminare davanti a sé. Nulla era visibile se non quella luce bianca accecante, ma non aveva scelta. Le sue gambe sembravano dotate di volontà propria e avevano iniziato a muoversi, i piedi nudi, a calpestare il terreno morbido ed erboso. Percorreva, guidato, un sentiero a lui sconosciuto che intuì esser in salita.

    Via via che si avvicinava a quella fonte di luce, la sua intensità diminuiva, per lasciar posto ad una fitta nebbia. Ora era buio e sentiva ad ogni passo le braccia graffiarsi contro spine e rami secchi.

    “Vieni Bill, non aver paura…Sono George…” Gli occhi del moro si riempirono di lacrime, mentre il cuore sembrava volergli perforare il petto. Il suo battito gli rimbombava nelle orecchie, mentre il respiro si faceva sempre più affannoso.

    “George dove sei? Portami via con te!” Gridò, ma dalla sua bocca non uscì alcun suono. Arrivò alla fine del sentiero e la luce ritornò. Non così intensa, ma sufficiente per illuminare la zona circostante. Un largo crepaccio divideva due montagne e da quella opposta George gli sorrideva.

    “Bill amico mio, che ci fai qui? Non mi avevi promesso che saresti stato forte?”

    “George, non ce l’ ho fatta, perdonami. Non posso continuare a vivere…” Singhiozzò il ragazzo, inginocchiandosi a terra.

    “Sei un perdente Bill. Non reagisci, lasci che la vita e le persone si prendano la tua anima. Alzati e combatti. Puoi scegliere: Concentrare le tue forze e compiere un salto per raggiungermi qui, o buttarti all’ interno di questo crepaccio e porre così fine alla tua vita. Avanti!” Il moro spalancò gli occhi incredulo. Neppure in vita aveva usato con lui un tono così aspro. Sentì una forza misteriosa prendere il possesso del suo corpo, e che lo obbligava a mettersi in posizione eretta.

    “Bill la tua vita vale più di tutto…” Disse George, tendendogli le braccia.

    Il ragazzo iniziò a correre verso il bordo del precipizio. Sentiva il suo corpo leggero, quasi privo di consistenza, doveva raggiungere l’ amico, per farsi abbracciare e sentire il calore del suo petto.

    Saltò.

    Teneva lo sguardo fisso sulla sua figura che lo incitava sorridendo, ma che all’ improvviso scomparve.

    Un attimo, una frazione di secondo per decidere.

    Troppo tempo.

    Il crepaccio lo stava inghiottendo.



    Un grido squarciò il silenzio della stanza. Bill seduto sul letto era ora sveglio ed ogni sua singola cellula urlava per il dolore provocato dalle ferite recenti e dalla sua anima sanguinante.

    Era stato un sogno, un terribile incubo, ma lui sentiva sul serio d'essere sul fondo di quella voragine. Si sdraiò nuovamente sul letto, aiutato dall’ infermiera accorsa alle sue grida.

    "Signor Kaulitz si calmi per favore.” Lo pregò lei.

    “Lasciami!” Inveì contro la donna che lo teneva per le spalle, strattonandola. La fleboclisi dondolò pericolosamente al di sopra delle loro teste.

    L’ infermiera si allontanò di un passo, senza perderlo di vista, chiedendosi se fosse il caso di chiamare il medico di guardia.

    “Vattene, sto bene.” Tuonò il moro, cercando di sistemare il braccio fratturato sui cuscini.

    “Vuole una mano?” Chiese titubante l'infermiera. Sovente le era capitato di dover gestire pazienti in preda all’ agitazione, anche se in quel momento davanti a sè vedeva solo un ragazzino spaventato.

    “Voglio che tu te ne vada e basta!” Continuò ringhiando. La donna uscì, tornando nella guardiola dove ad attenderla c’era il collega.

    “Sta dando di matto, Kaulitz?” Chiese l’uomo, continuando a sfogliare la sua rivista, la notte era ancora lunga e si preannunciava burrascosa.

    “Quel ragazzo mi fa tenerezza, deve aver avuto un incubo...” Rispose piano lei.
    “Alex tu sei troppo buona, quello non è che l’ ennesima star in preda a droga, alcool e chissà quale altra diavoleria. Speriamo non dia problemi e che il nostro turno finisca alla svelta.” Sentenziò l'altro.

    “ Nei suoi esami non c’è traccia di alcuna sostanza tossica e sono convinta che il suo malessere sia causato da un dolore ben più profondo.” Azzardò la donna.

    “Ahahah! Sempre a ricercare una scusa romantica! Dovresti smetterla di leggere tutti quei romanzetti rosa strappalacrime!” Continuò lui, canzonandola.

    “Sei uno stupido Martin e ti dimostrerò che ho ragione prima o poi...” Borbottò, alzando le spalle.

    Tornò in corridoio e camminò lentamente fino alla stanza del moro. Socchiuse la porta per sbirciare all’ interno, la fioca luce notturna illuminava il volto del ragazzo che sembrava ora stesse dormendo. Si avvicinò lentamente al letto ed approfittò di questo per sostituire la soluzione infusiva che stava terminando, con un’ altra. Aveva l’ aspetto di un angelo, un pò emaciato è vero, ma il suo volto sembrava un dipinto. Si soffermò a guardare le varie escoriazioni, pregando non rimanessero cicatrici a deturpare quei lineamenti così delicati e perfetti. Sospirò, prendendo la fleboclisi, quando la mano di lui si strinse attorno al suo polso, facendola sussultare e di conseguenza facendo cadere la bottiglia a terra.

    “Che cosa vuoi ancora? Ti ho detto di andartene!” Alex spalancò gli occhi impaurita, su quel volto non c’era traccia dell’ angelo intravisto poco prima. Martin accorse, allertato dal rumore di vetri infranti.

    “Che succede qui?” Chiese in malo modo, avvicinandosi alla collega.

    “Nulla Martin, mi è caduta la flebo.” Si difese, guardando il moro negli occhi, che colpevole distolse lo sguardo, senza proferire parola “Per favore potresti portarmi un’ altra soluzione fisiologica, mentre io raccolto i vetri?” Continuò, accennando un sorriso.

    L’ uomo lasciò la stanza, lasciandoli nuovamente soli nel silenzio più assoluto. Bill non osava guardarla, era stato duro ed aggressivo con lei senza motivo, ma la rabbia che provava in quel momento era incontenibile. Alex raccolse i cocci più grossi badando a non tagliarsi, mentre il collega sostituiva la soluzione, ed uscì per poi tornare armata dell’ occorrente per togliere tutti i frammenti sparsi nella stanza ed asciugare il pavimento, quando finalmente incrociò il suo sguardo. Stava piangendo e lei sentì il cuore stringersi nel petto.

    Non si era sbagliata dunque, quel ragazzo così rabbioso non ce l’ aveva con lei. Le venne automatico avvicinarsi ed asciugare la sua guancia con il pollice prima di andarsene.

    “ Buonanotte Bill,” Sussurrò, sorridendogli dolcemente prima di chiudere la porta.

    ***



    Le prime luci dell’ alba accolsero Tom che aveva trascorso la notte agitandosi fra le coperte, incapace di prender sonno. Bill occupava ogni suo pensiero e l’ idea di rivederlo non aveva certo contribuito a tranquillizzarlo. Viaggiare con la mente in genere lo esaltava, ma non questa volta. E se il moro non avesse voluto vederlo? Quella era una seria eventualità da non sottovalutare e i suoi timori ben presto avevano preso il sopravvento. Come poteva pensare che avrebbe acconsentito a parlare con lui, che sì lo aveva salvato da una morta certa, quando non era nemmeno sicuro che quello fosse il suo reale desiderio?

    Scalciò con i piedi il lenzuolo e traballante si diresse in bagno. Lo specchio gli restituì un’ immagine del suo volto stanco e provato. Starnutì rumorosamente un paio di volte. “Ecco ci mancava pure il raffreddore!“ Borbottò, soffiandosi il naso con la carta igienica. Si aggirò per la stanza ciabattando, per poi sedersi sconsolato sul water.

    “Meglio che vada al lavoro...” Disse tra sè, rialzandosi e cominciando a spogliarsi. Non valeva la pena farsi tanti scrupoli. Sarebbe andato in ospedale durante la pausa pranzo e se Bill non avesse acconsentito a vederlo, beh, tanti saluti, lui c'aveva provato.

    L’ auto del suo socio era già parcheggiata davanti al loro negozio. Gus era mattiniero, ma non pensava lo fosse così tanto. Non erano nemmeno le sette.
    “Ciao socio, che ci fai qui a quest’ ora? “ Lo salutò il biondino.

    “Non riuscivo a dormire e ho pensato di venire qui un pò prima. Inoltre devo finire di invasare le azalee per la signora Spencer.” Si giustificò, bevendo un sorso di cappuccino preso al bar vicino.

    Gus annuì, riprendendo la lettura del suo quotidiano. Si conoscevano dai tempi delle medie e da subito erano diventati grandi amici. Aveva adorato immediatamente la sua discrezione e i suoi silenzi carichi di significato, non l’ aveva mai giudicato e il loro rapporto non aveva subito alcun cambiamento, quando cinque anni prima gli aveva confessato di esser omosessuale.

    “Lo immaginavo, non mi sembrava possibile che un bel ragazzo come te fosse amico di tante donne ma non ne frequentasse nessuna.” Si era limitato a dire, scrollando le spalle. Non era rimasto sconvolto dalla rivelazione, Tom era un fratello, qualsiasi fosse il suo orientamento sessuale e la loro amicizia era rimasta immutata, anzi si era rafforzata, tanto da decidere di aprire poi l’ attività insieme.

    “Ehi Tom, leggi qui! Che è successo al tuo Bill Kaulitz?” Il ragazzo era a conoscenza del debole che il suo socio nutriva per il cantante e in più di un’ occasione lo aveva preso bonariamente in giro.

    Tragedia sfiorata nelle acque di Venice Beach. Il famoso cantante pop Bill Kaulitz, caduto accidentalmente in mare da un pontile, è stato prontamente tratto in salvo da un passante che non ha esitato a tuffarsi e soccorrere la star.

    Il ragazzo impallidì alla vista dell’ articolo, tentando invano di nascondere il volto dietro i cornrows.

    “Ehi, che ti prende? Si è salvato, no?” Esclamò l’ amico, dandogli una spinta.

    “Si lo so... io...”

    “ Oh cazzo! Tu eri a Venice ieri! Non mi dire che sei... Oh cazzo!” Ripetè, sgranando gli occhi dietro le lenti degli occhiali. “L’ hai salvato tu?!” Chiese, quasi gridando.

    “Sì. Beh sì...” Riuscì a dire, riprendendo vistosamente colore.

    “Ma... Ma è magnifico Tom! Ora lui te ne sarà riconoscente a vita e chissà che...” lasciò cadere la frase Gus.

    “Ehi, dove corri? Gus a volte penso che anche se sei taciturno, la tua mente abbia una fantasia anche migliore della mia!” Tentò di scherzare il giardiniere.

    “Ma come è successo?”

    “Non lo so, ho visto un corpo cadere in mare e solo dopo ho realizzato che fosse lui, quando l’ ho portato a riva e l’ ho rianimato.” Replicò insicuro.

    “Oh mio Dio! Gli hai fatto la respirazione artificiale?!” Esclamò, mettendosi una mano sulla bocca per non lasciarsi sfuggire una risata.

    “Ma sei stronzo eh? E’ una situazione alquanto delicata! La Polizia non esclude che questo incidente possa nascondere qualcosa di tragico ed inquietante!”

    “Ok, hai ragione, ti chiedo scusa per la mia insensibilità. Quindi potrebbe esser stato un tentativo di suicidio?” Chiese, tornando serio.

    “Non lo so, so solamente che il molo non è il posto ideale per tuffarsi e fare un bagno.” Concluse sospirando, terminando il suo cappuccino.

    Gus riprese la lettura del trafiletto. Non diceva molto di più e non accennava al nome di chi lo aveva soccorso.

    “Non parlano di te.” Disse, ripiegando il giornale.

    “E non voglio nemmeno che lo facciano. Non voglio rogne, nè giornalisti sotto casa. L'avrei comunque fatto per chiunque e ti assicuro che se avessi tratto in salvo un comune mortale, non avrebbero neppure scritto un rigo su quel quotidiano.”

    “Su questo ti do ragione e forse è meglio che la faccenda per te sia chiusa qui.”

    “Già, quindi non parliamone più Gus, non ho fatto niente di speciale in fondo...”

    “Come vuoi, anche se so che muori dalla voglia di sclerare un pò.” Disse, obbligandolo a guardarlo negli occhi.

    Il ragazzo dai cornrows rise, dandogli un pugno sul braccio.

    “Sei terribile Gus, te l’ho mai detto?”

    “Uhm, un paio di volte credo. Allora qualche scoop? L’ hai toccato per Dio!” Chiese eccitato Gus.

    “Ma cazzo era privo di conoscenza, che vuoi che abbia fatto?!” Esclamò falsamente scandalizzato. Sapeva perfettamente ciò che intendeva l’amico, ma non avrebbe confessato neppure a lui il brivido provato a contatto con la sua bocca.

    “Mmh, oggi andrò in ospedale a trovarlo. Spero voglia vedermi, muoio dalla voglia di conoscerlo e forse questa è l’ occasione per unire l’ utile al dilettevole,” Continuò.

    “In bocca al lupo allora, anche se credo non sia una buona idea.” Rispose l’ amico.

    “E perché?” Chiese lui incerto.

    “L’ hai detto tu stesso che trovi alquanto strana la dinamica del fatto. Se non fosse stato un incidente ma un gesto suicida, devi metter in conto che lui ora veda in te colui che ha rovinato i suoi piani.” Sentenziò all’ improvviso molto serio.

    Tom abbassò lo sguardo sulle sue mani che si torturavano a vicenda.
    “Lo so, ma è un rischio che devo correre. Non posso aspettare che sia lui a chiamarmi, tanto più che non sono nemmeno sicuro che lo farebbe. Il suo manager ieri si è sperticato in mille ringraziamenti e questi potrebbero sembrare sufficienti. E lo sarebbero se non si trattasse della persona che occupa i miei pensieri da mesi.” Ammise.

    “Tom mi sembri una ragazzina in piena crisi ormonale!” Scherzò bonariamente Gus.

    “Hai ragione, magari non sarà nulla di chè e rimarrò profondamente deluso, ma credo sia un segno del destino ciò che è accaduto, no?”

    “Può darsi, anche se non è certo il modo migliore per conoscere una persona. Beh, in ogni caso sai che io sarò qui al tuo ritorno, sconfitto o vittorioso che tu sia.”

    “Se non sapessi che tu sei un etero convinto, penserai ad una specie di dichiarazione di fedeltà eterna!” Esclamò il ragazzo sorridendo.

    “Lo è. Sei il mio socio e potrai sempre contare su di me.“ Concluse il biondo, strizzandogli una guancia.

    Esaudire i desideri della signora Spencer si era rivelato più difficile del previsto e Tom aveva trascorso la mattinata a discutere con lei su come disporre quelle benedette azalee nei vasi a seconda delle sfumature dei petali. All’ ora di pranzo era sfinito, sia per la notte insonne che per il continuo ciarlare della donna, che oltre ad esser esigente, probabilmente era anche daltonica. Si congedò da lei con un sorriso di circostanza pregando Dio che per le gardenie si rivolgesse ad un altro giardiniere.

    Salì sul fuoristrada e si diresse verso casa per darsi una ripulita. Di certo non poteva recarsi in ospedale vestito a quel modo. Faceva caldo e sebbene portasse una maglietta extra large, la sentiva appiccicata sulla pelle. Lo specchietto retrovisore rivelò uno sbaffo di terriccio sulla fronte sudata. Sorrise, se Bill lo avesse visto così, non avrebbe esitato a cacciarlo o magari, il suo pensiero successivo non era propriamente casto, adorava i ragazzi sudati...

    Scacciò l’ immagine dei loro corpi avvinghiati in un letto con un gesto della mano. Nelle ultime ventiquattro ore la sua “cotta “ aveva subito un’evoluzione inquietante.

    Mangiò al volo una mela e si fece una rapida doccia. Per la prima volta dopo tempo immemore, fu indeciso su cosa indossare. Non doveva recarsi ad una festa, ma non voleva nemmeno sembrare un pezzente. Optò per un paio di jeans chiari ed una maglietta nera e mise la sua bandana migliore. Si guardò allo specchio ridendo di se stesso. Fosse l’ ultima stronzata della sua vita, ma doveva farla. E forse Bill Kaulitz si sarebbe accorto di lui.


    ***



    La mattinata di Bill non era certo trascorsa meglio della notte. Il suo umore era nero e la visita, anche se attesa, dell’ Ispettore Norman e dell’ agente Frey non aveva contribuito a migliorare il suo stato. Era stato di poche parole, allusivo e fintamente comprensivo. Non era stato facile negare ciò che sembrava evidente. Era sicuro che lui non avesse creduto ad una sola parola di ciò che aveva detto. In effetti la scusa delle vertigini e la conseguente caduta in acqua non reggeva.

    In pochi secondi aveva smontato la sua messa in scena: “Signor Kaulitz mi risulta che chi soffre di vertigini non si sporga mai verso il vuoto, che ci faceva lei al limitare del pontile?”

    “Stavo osservando l’ orizzonte e il sole che sorgeva, non mi sono accorto di esser avanzato di qualche passo e quando mi sono reso conto di esser sul bordo del molo, ho avuto un capogiro e sono caduto.”

    “Mmh, vuole dire che era così rapito dalla visione dell’ alba da non realizzare che stava continuando a camminare in avanti?” Aveva continuato scettico.

    “Suppongo di sì, altrimenti non sarei caduto in acqua, non le sembra?” Aveva risposto Bill risentito. L’ Ispettore l’ aveva guardato con compassione sempre più certo della sua teoria. Aveva l’ età di suo figlio, un conto in banca a sei zeri e l’ infelicità tra le mani.

    “La sua vita è molto stressante, signor Kaulitz? Credo le farebbe bene un po’ di riposo. Succede a volte di esser oberati e di sentirsi non più all’ altezza della situazione.”

    “Io sono in grado di gestire perfettamente il mio successo, inoltre ho un team di professionisti che mi segue in tutto e per tutto!” Esclamò sulla difensiva.

    “Ho conosciuto il signor Jost e mi è sembrato oltre che agitato, molto ansioso di rivederla su di un palco al più presto.”

    “David è il mio manager ed è logico che si preoccupi per la mia salute e per l’ eventuale perdita finanziaria che comporterebbe il rinvio del tour.” Rispose contrito, facendo una smorfia di dolore. L’ analgesico stava terminando il suo effetto e il braccio, quanto le ecchimosi e le ferite nel corpo, dolevano all’ inverosimile.

    “Già, capisco e mi scuso di non esser ferrato in materia e di risultare inopportuno, ma è mio compito stabilire quanto la sua caduta sia stata accidentale o meno. Ora vedo però che non si sente molto bene, perciò toglieremmo il disturbo. A presto Bill, si riguardi.” Erano usciti lasciando nell’aria vari interrogativi. Bill premette il pulsante di chiamata e all’ arrivo dell’ infermiera chiese un antidolorifico.

    Gli serviva qualcosa di forte che lo stordisse e gli facesse dimenticare il tentativo fallito di togliersi la vita. Maledetto quel tipo che l’ aveva tolto dall’acqua, perché non si era fatto i cazzi propri? Nessuno si era mai interessato a lui in tutta la vita se non per ricavarne denaro o piacere personale, per cui che gli era saltato in mente a quello di gettarsi tra gli scogli e trarlo in salvo?

    Jost aprì la porta della stanza senza bussare. Ovvio, mai una volta che l’ avesse fatto in vita sua e non avrebbe certo cominciato in un ospedale.

    “Ciao bellezza, come ti senti oggi?” Cinguettò, sedendosi sul letto vicino a lui. Bill distolse lo sguardo da quel volto non propriamente bello, ma che un tempo era riuscito anche a sembrargli attraente.

    “Ho sistemato la faccenda con gli organizzatori. Ci concedono il rinvio del tour, recupereremo le date alla fine dello stesso.” Si limitò ad informarlo. Era logico non chiedesse il suo consenso, non era che un burattino nelle sue mani. Si sentì come un Pinocchio moderno alle prese con un Mangiafuoco insensibile e dispotico.

    “Ok…” Sussurrò, chiudendo gli occhi e desiderando di addormentarsi per non risvegliarsi mai più.

    “La Polizia è venuta ad interrogarti? Mi sembra di aver intravisto l’ Ispettore Norman e il suo tirapiedi, in parcheggio.”

    “Sì, mi ha rivolto qualche domanda sull’ accaduto…”

    “Che gli hai detto?” Chiese preoccupato Jost.

    “Quello che ho detto anche a te. Non mi sembra che ci sia molto da dire. Sono caduto dal pontile. Stop. Fine dal discorso.” Replicò esausto. Ormai anche lui cominciava a credere alla sua stessa menzogna.

    “Spero che anche i giornalisti si accontentino di questa versione e non decidano di ricamarci su qualche romanzetto ottocentesco. Già con la morte di George abbiamo sfiorato la soap opera!” Disse con una risatina.

    “Ti proibisco anche solo di nominare il suo nome!” Esclamò, agitandosi nel letto.

    “Ehi dolcezza, che ti prende? Ho forse offeso la memoria del tuo amichetto? Ti ricordo che sono io la persona con cui stai, intesi? Lo schernì, prendendogli il mento con la mano.

    “Lasciami…” Sibilò, togliendosi la sua mano di dosso. “Sai benissimo perché sono costretto a rimanere con te…”

    Una grassa risata riempì la stanza: “Credevi che ti avrei lasciato andare così facilmente al compimento del ventunesimo anno di età? Ho la tua custodia tutelare per dieci anni, quindi ti consiglio di stare zitto e buono per il prossimo quinquennio!”

    “Potrei sempre denunciarti,” Lo sfidò Bill.

    “Ma non lo farai vero, Honey? La vita lussuosa e dispendiosa che conduci finirebbe in un attimo, senza contare che la stampa distruggerebbe te e la nostra stupenda storia d' amore in un baleno. Disse, accarezzando lascivo le sue parti intime, da sopra le coperte.

    “Che tu lo voglia o meno, io e te siamo legati indissolubilmente…” Continuò, baciandogli le labbra.

    L’ infermiera entrò, mettendo fine repentinamente ai loro discorsi.

    David sorrise amabilmente alla ragazza che stava introducendo una fiala di analgesico nella bottiglia della fleboclisi.

    “Ecco Bill, con questa si sentirà meglio in pochi minuti.” Lo informò, accennando un sorriso, per poi congedarsi.

    “Grazie…” Sussurrò il moro stancamente, sperando che ciò corrispondesse alla verità.

    David si alzò dal letto, sistemandosi i calzoni e la tshirt. “Devo andare ora dolcezza, stammi bene e mi auguro che questo fatto increscioso rimanga isolato e presto dimenticato da tutti, te compreso. Ah dimenticavo, fuori c’è il ragazzo che ti ha salvato, mi chiedevo se tu non dovessi ringraziarlo di persona, mi è sembrato deciso nel volerti incontrare. Ti converrebbe accontentare la sua richiesta senza far storie, non vorrei andasse ai giornali a dare la sua versione dei fatti.”

    “QUALE VERSIONE?” Gridò con le lacrime agli occhi. Questo era veramente troppo, come poteva prendersi così gioco di lui?

    “IO NON VOGLIO VEDERE NESSUNO, RINGRAZIALO TU E MANDALO VIA!” Tuonò scagliando la bottiglietta dell’ acqua in direzione della porta socchiusa, quel tanto che bastava a far udire l’ ultima parte dell’accesa conversazione a Tom che attendeva oltre il legno.

    Sentì lo stomaco stringersi in una dolorosa morsa a quelle parole. In un altro frangente non avrebbe esitato ad entrare in quella stanza per difendere la sua rigorosità morale e buona fede, ma alla luce dei fatti, non gli era parsa una grande idea.

    Bill non era in condizioni di ricevere visite e quel Jost era una persona odiosa.
    Era deluso sì, inutile negarlo, ma d’ altronde non si poteva aspettare una reazione diversa.

    Guadagnò l’uscita del Cedars a passo lento e una volta all’ esterno si lasciò accarezzare dai caldi raggi del sole pomeridiano.

    -----

    Socia la tua casella mail rimarrà vuota ancora per un pò, perchè devo ancora scrivere... :(

    Moje grazie per il commento!

    Edited by *billaly* - 10/11/2010, 17:06
     
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  12. Capricorn2187
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    Prima o poi dovranno pur incontrarsi.
    Tom deve riuscire a liberare Bill dalla sua prigione o almeno fargli capire che non può continuare a essere sfruttato,sia come artista che come persona.
     
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  13.     +1   -1
     
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    Stop Babe

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    Il loro incontro non sarà immediato, dovrete pazientare ancora un pò.
    Grazie per aver letto Cri. **
     
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  14. °Ric@
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    Odio David :angry: prenderei a sberle Bill <_< e coccolerei Tom fino a consumarlo :wub:
     
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    dalla città che i TH hanno scelto per lasciare un segno indelebile: Modena!

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    Avreste di che odiare ed amare!!
    Grazie Rica per aver letto!!

    Ho fatto un altro video alla mia FF..
     
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1337 replies since 3/11/2010, 22:41   28636 views
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