Angels don't fly

Finita

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  1. Mondlicht
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  2. barby's
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    Ho visto che hai postato ma non ho ancora avuto tempo per leggere, spero di riuscirci quanto prima ... intanto Auguri di buon Natale
     
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  3. ;Reden™
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    Io..Il tuo capitolo mi ha colpita.
    Sarà per il momento che sto vivendo ma.. non trovo parola migliore.. Mi ha colpita.
     
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    Grazie ragazze dei commenti!
    Barbara auguri anche a te, sebbene in ritardo!

    Non ho ancora iniziato a scrivere il capitolo, perchè sono malata e in questi giorni sono stata pochissimo al PC, spero di non farvi attendere troppo.
     
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  5. barby's
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    Ha un fascino tutto suo questo capitolo, davvero sembra di assistere ad una seduta psicoanalitica, talmente Bill è a suo agio con Tom, che lo ha salvato ma è ancora un estraneo alla sua vita, che si apre senza remore e senza filtri, fa cadere la sua corazza e si mostra vulnerabile e solo, come si sente veramente ... si inizia a percepire una sorta di tensione fra i due, come chimica che scatta quando non te l'aspetti e, anche se non conosci bene l'altro, in cuor tuo sai che ti puoi fidare, sai che non ti farà del male, sai che ti puoi aprire, sai che forse LUI è li per te ... mi è piaciuto molto questo capitolo ed apprezzo come sta proseguendo la conoscenza fra i due, in maniera semplice e naturale, senza forzature, come accade nel quotidiano
     
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  6. Capricorn2187
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    Grazie Barbara!

    Il chap è pronto, chissà forse lo posterò stasera stessa...
     
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  8. Capricorn2187
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    CITAZIONE
    l chap è pronto, chissà forse? lo posterò stasera stessa...

    :indif:
     
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  9. jandira
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    posta pleaseeeeeeeeeeee nuova lettrici di bquesta ff stupenda
     
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    Ciao Jandira, eccoti accontentata!!

    Capitolo 9

    La paura ti rende prigioniero, la speranza può renderti libero.
    Anonimo




    Tom non aveva neppure aperto gli occhi, gli era bastato allungare una mano per scoprire come il posto accanto a lui fosse desolatamente vuoto. Si tirò su a sedere, massaggiandosi il collo indolenzito e chiamò il suo nome, che risuonò a vuoto in tutta la casa.

    Se n’era andato, non ci voleva un genio per capirlo.

    Sfuffò. Non che non se lo aspettasse, ma sperava almeno che avrebbero potuto svegliarsi insieme quel mattino, fare colazione e decidere cosa fare; invece il moro aveva preferito andarsene alle prime luci dell’alba.

    Bill…

    Sentì gli occhi inumidirsi più per la rabbia che per lo sconforto. Si diresse verso la cucina. Aveva bisogno di un caffè forte, almeno si sarebbe svegliato e avrebbe ragionato un po’ più lucidamente sul da farsi. Fu solo il quel momento che scorse il biglietto sul tavolo. Un foglio del suo quaderno.

    Tom, so che mi odierai per essermene andato come un ladro, ma ti prego di perdonarmi.
    Sono confuso e devo fare ordine nella mia vita prima di affrontare qualsiasi altra cosa.
    Grazie, non dimenticherò ciò che hai fatto per me.
    Bill.


    “Grazie!” Borbottò, scuotendo la testa e stringendo nella mano l’innocuo biglietto.

    Che cosa si aspettava? Che Bill gli dichiarasse eterno amore e lasciasse tutto seduta stante per lui? Che illuso! Gettò con stizza il foglio nella spazzatura e accese la macchina del caffè.

    Doveva calmarsi, non era da lui perdere la testa in quel modo. Certo, Bill non era più lì, ma non gli aveva neppure scritto che non voleva più saperne di lui. Doveva fare ordine nella propria vita, il che non significava certo escluderlo del tutto. Ripescò il bigliettò dalla spazzatura e lo rilesse attentamente. Prima di affrontare qualsiasi altra cosa… Alludeva forse a lui?

    Si servì un’abbondante tazza di caffè ed esagerò volutamente con lo zucchero. Bill era confuso e si augurò che ciò dipendesse dalla serata trascorsa insieme. Dal temporale, dal loro sfiorarsi, dal contatto delle loro labbra…

    Sorrise al ricordo di quel lieve bacio, improvviso, timido e audace allo stesso tempo, al viso dolce del cantante, a quell’espressione smarrita ed innocente che aveva potuto leggere nei suoi occhi.

    No, non poteva essere tutto solo una sua illusione.

    Fece una rapida doccia e si vestì. Doveva andare al negozio; Gus non aveva fiatato per la mezza giornata di ferie che si era preso senza preavviso, ma sapeva che non poteva approfittare così tanto della disponibilità dell’amico, e forse distrarsi da quell’unico pensiero che gli martellava nella mente gli avrebbe giovato.

    Uscì di casa, non prima di aver dato un’occhiata alla strada e felice di non aver scorto alcuna presenza sospetta, salì in auto.

    La giornata non era iniziata al meglio, ma sentiva che tutto sarebbe andato bene.


    ***



    Bill chiuse gli occhi e deglutì, cercando di mantenere la calma. Sapeva che la reazione di David non sarebbe potuta essere diversa. Da circa dieci minuti, infatti, stava sbraitando così forte che Bill pensava sarebbe diventato sordo.

    Aveva appena fatto in tempo ad entrare nella sua stanza che il manager l’aveva raggiunto e dopo aver chiuso con un tonfo la porta, aveva iniziato a gridare come un forsennato.

    “Dove cazzo sei stato?” Gli chiese, prendendolo per la felpa e sbattendolo in malo modo contro la parete. Il moro lo fissò senza proferire parola, neppure sotto tortura gli avrebbe rivelato dove aveva trascorso la notte. Gli prese il polso cercando di liberarsi invano dalla sua presa.

    “Dove cazzo sei stato, puttana!” Tuonò in preda ad una crisi isterica, strattonandolo nuovamente.

    Il moro sospirò e accennò un sorriso. Non gli avrebbe dato la soddisfazione di vederlo impaurito.

    “Eri preoccupato per me o per il fatto che ho osato disubbidirti? Sono stato in giro, ok? Devo renderti forse conto di tutto?” Disse strafottente.

    “Tu…Tu non devi permetterti di usare questo tono con me!” Ringhiò l’uomo avvicinandosi al suo volto. “Io sono il tuo manager!” Gli rammentò quasi solenne.

    “Appunto sei solo il mio manager, non il mio padrone!” Gli gridò di rimando il moro, riuscendo finalmente a liberarsi dalla stretta e ad allontanarsi un po’ da lui.

    “Devo ricordarti che senza di me saresti ancora un mezzo ad una strada? Mi fai ridere Bill! Accampi pretese mentre invece dovresti baciare il terreno su cui cammini!”

    “Voglio solo esser lasciato in pace! Non puoi darmi ordini! Tu devi occuparti della mia carriera, non della mia vita! Non ti ci voglio più nella mia vita ok?!” Il manager lo guardò in sottecchi, cercando di analizzare le ultime parole dette dal ragazzo, forse era il caso di riportarlo coi piedi per terra.

    Il cazzotto che vibrò alla bocca dello stomaco di Bill, lo colse di sorpresa e lo costrinse ad accasciarsi al suolo senza fiato. Il braccio aveva ripreso a pulsare violentemente, quanto le sue membra ferite.

    “Tu non ce l’hai una vita.” Sibilò l’uomo prima di uscire dalla stanza, lasciando il moro per terra ansimante e privo di forze.

    Perché il destino continuava a riservargli tanta crudeltà?

    Perché Tom non l’aveva lasciato morire?


    Si rialzò a fatica e prese il cellulare dalla borsa. Se doveva continuare a vivere, tanto valeva chiamare subito Soleman e cominciare a metter in atto la sua vendetta.

    ***



    La mattinata di Tom al negozio si era trascinata noiosa ed interminabile. Dopo esser stato sottoposto alle mille domande di Gus sulla sua misteriosa scomparsa il giorno prima, aveva trovato nauseante servire i clienti che sembravano essersi accordati sul fare richieste impossibili, -tipo camelie e gelsomini, fiori tipicamente invernali che comunque poco si addicevano al clima perennemente mite della California; per non parlare della chiamata della signora Spencer che a poco più di ventiquattr’ore dall‘ultima visita, già si trovava in difficolta con le gardenie-. In realtà la sua insofferenza era dovuta al costante pensiero che occupava la sua mente, a quel vago senso di malessere che da alcune ore gli stava strizzando lo stomaco. Bill era sicuramente tornato a casa e quella mera convinzione che tutto sarebbe andato per il meglio, l’aveva abbandonato con il passare dei minuti per lasciare posto ad una ragionevole preoccupazione.

    La chiamata di Madison Carter interruppe il filo delle sue congetture.

    “Signor Trumper, la conferenza stampa è confermata per le tre pomeridiane del quattro giugno, presso la sede della casa discografica, confidiamo nella sua presenza.” Poche parole espresse in maniera impersonale, senza possibilità di replica accompagnarono il click della linea interrotta. Tom non potè che sorridere amaramente, pensando a quanto quella Madison potesse esser soddisfatta del lavoro che svolgeva. Sicuramente plasmata alla corte di Jost, gentilezza e cordialità erano due vocaboli a lei totalmente sconosciuti, come del resto le più elementari regole della buona educazione.

    “Togliamoci pure questo dente.” Borbottò, sistemando i mazzi di gladioli appena arrivati e attirando l’attenzione del suo socio, che l’aveva osservato in silenzio per buona parte della mattinata.

    “Tom quando ti deciderai a dirmi che c’è che non va? Sembri una pentola a pressione stamattina!” Gli chiese.

    “Sono appena stato convocato alla conferenza stampa dalla signorina Carta Vetrata Carter.” Disse sarcastico.

    “Da chi?” Sghignazzò l’ amico divertito.

    “Madison Carter, quella simpatica ragazza dell’ufficio pubbliche relazioni di Bill, con la quale hai parlato anche tu qualche giorno fa.” Spiegò il ragazzo.

    “Ah, quella! Gentile come un pugno in un occhio!” Rispose Gus, in una smorfia.

    “Appunto! Non mi ha dato neppure il tempo di replicare!” Brontolò Tom, scalciando uno scatolone.

    “Prendila dal lato positivo, rivedrai Bill finalmente.” Tom si morse la lingua, colpevole di non aver volutamente confessato a Gus l’incontro della sera precedente con il moro, ma considerava quelle ore trascorse insieme un segreto inviolabile, anche se all’amico non aveva mai nascosto nulla prima d’ora.

    “Già…” Borbottò, distogliendo lo sguardo. All’improvviso la punta delle sue scarpe era diventata molto interessante.

    “Beh che c’è, non sei contento?”

    “Sì, anche se avrei preferito incontrarlo in maniera meno ufficiale e senza la stampa. Ci massacreranno.” Convenne il giardiniere.

    “Fino ad ora te la sei cavata egregiamente e nessuno ha mai dubitato di te e della tua integrità morale, di cosa hai paura?”
    Tom si strinse nelle spalle, senza rispondere. Neppure Gus avrebbe capito il suo unico grande timore e cioè quello di perdere quel poco di fiducia che Bill aveva riposto in lui.

    “Ok, passerà pure questa.” Tagliò corto, tornando ai gladioli e lasciando con mille interrogativi irrisolti l’amico.

    ***



    Bill uscì dalla doccia e tolse il cellophane a protezione del braccio ingessato e la pellicola trasparente sulle ferite sparse sul corpo affinchè non si bagnassero. Era stato un dramma lavarsi i capelli ed insaponarsi con una mano sola, ma ora si sentiva decisamente meglio, anche se tremendamente buffo in quella ridicola tenuta.

    La chiamata a Soleman e la promessa di qualche risultato concreto già nelle ore a venire, gli avevano ridato un po’ di fiducia.
    Avrebbero cominciato col verificare che tipo di contratto vigeva tra lui e David per poi svolgere una ricerca più approfondita, se questa si fosse resa necessaria.

    Si massaggiò la bocca dello stomaco sul punto ancora dolente per il pugno ricevuto e pregò Dio che presto questo diventasse un ricordo sbiadito di una vita che andava immediatamente dimenticata.

    Sentiva crescere in lui un odio smisurato verso il suo manager e un desiderio di vendetta mai provato prima, ma doveva resistere per non farlo ulteriormente insospettire.

    L’astuzia di David era al pari della sua crudeltà e non avrebbe impiegato molto a capire l’inganno. Anche Soleman gli aveva suggerito di non fare mosse avventate e di comportarsi come se nulla fosse, e come se quello di quella mattina, fosse stato solo un passeggero momento di ribellione. Ci avrebbe pensato lui a tramare nell’ombra e cercare le prove necessarie per incastrarlo.

    Le prime notizie non si fecero infatti attendere e non erano ciò che il cantante si aspettava di sentire. L’accordo di rappresentanza stipulato tra lui e David era stato fatto a tutela esclusiva degli interessi del manager cinque anni prima alla presenza di un giudice del tribunale dei minori e prevedeva il totale controllo sulla sua carriera per altri cinque anni sebbene nel frattempo Bill fosse diventato maggiorenne. In pratica la legge dava pieno potere decisionale al manager, senza che questi interpellasse il diretto interessato.

    “Inutile girarci intorno, siamo in un bel casino Bill.” Affermò triste Paul consapevole che quelle parole avrebbero sortito sul moro l’effetto di uno schiaffo in pieno volto. Attese qualche secondo prima di riprendere a parlare, il silenzio dall’altro capo della linea era assordante. Sentiva il respiro irregolare del ragazzo, era sicuro che stesse piangendo.

    “Bill…” Lo chiamò dolcemente, “ Bill non disperare, tenteremo altre strade, nessun contratto è perfetto…” Disse infine, cercando di rassicurarlo.

    “Paul, non riuscirò mai a liberarmi di lui.” Sussurrò tra le lacrime. Eppure doveva esserci un modo.

    “Che ricordi di quel giorno?” Chiese l’agente.

    “Poco, a parte l‘euforia per essermi lasciato alle spalle una vita di stenti. Dio che stupido sono stato! Mi ha comprato e io ho scambiato questo per spirito caritatevole!” Disse tra un singhiozzo e l'altro, incolpando se stesso per la sua ingenuità.

    Paul si strinse nelle spalle, la capacità di sintesi di Bill era stupefacente. Comprato era il termine che calzava a pennello. In pratica era nelle sue mani e poco avrebbe potuto fare per cambiare lo stato di cose.

    “Paul i miei soldi… Cosa possiamo fare per verificare i miei conti bancari?” Chiese speranzoso.

    “Beh potresti semplicemente chiedere di estinguere un conto e vedere che ti rispondono, se è cointestato non potrai farlo però.”

    “Ma sono soldi miei! Guadagnati da me!” Ribattè in un moto d'ira.

    “Non mi stupirei affatto se i tuoi conti fossero vincolati, anzi lo sarei del contrario.” Rispose l’ uomo affranto.

    Il moro sbuffò, ricacciando indietro le lacrime. Non era piangendo che avrebbe risolto i problemi, era ora di crescere e di prendere in mano le redini della sua vita.

    “Andrò in banca oggi stesso, devo verificare al più presto.”

    “Bill non fare mosse avventate, David ne verrà informato ancor prima che tu abbia varcato l’uscita della banca!” Lo avvisò Soleman.

    “Allora che devo fare? “ Chiese impotente il moro.

    “Fai un acquisto di un certo valore, tipo un gioiello, un’auto e vedi se David ne verrà informato. Potrai sempre dire che era una sorpresa per lui e risentirti con la banca per la mancata delicatezza, ma intanto avrai la certezza che il conto non sia intestato solo a te. Il vero problema è che questi contratti sono stati stipulati quando tu eri ancora minorenne e mai modificati nel tempo. Alla fine è lui ad esser dalla parte della ragione.” Affermò l’agente.

    “Paul in pratica cosa posso fare allora?”

    “Ben poco, se non dimostrare che questi contratti sono stati stipulati con l’inganno. Possono esser annullati solo se c’è certezza di frode e quindi di procurata lesione.”

    “Ma io non posso licenziarlo come manager?”

    “Oh certo potresti, ma dubito che lui non si sia coperto le spalle. Avrà sicuramente firmato un contratto con la casa discografica avente come oggetto te e un accordo di gestione per la tutta la durata della tua vita artistica. Bill tu hai firmato carte su carte senza sapere quanto ogni firma significasse una nuova sbarra per la tua prigione.” Spiegò realmente dispiaciuto. Odiava esser lui a doverlo informare dello scempio che era la sua apparente bella vita.

    “Ohh…” Pigolò il moro, incapace ormai di parlare. Un sordo dolore gli faceva pulsare le tempie, mentre l’aria cominciava sul serio a mancargli.

    “Bill, un mio caro amico, Benjamin Truman, è un ottimo avvocato molto conosciuto in città. In genere si occupa di frodi fiscali e assicurative, ma credo che per te farebbe uno strappo alla regola. E’ in gamba, davvero, e lui potrebbe sul serio aiutarti. Gli chiederò un appuntamento quanto prima, pensi di riuscire a liberarti e quindi incontrarlo?” Chiese l’uomo, ridando speranza al cantante.

    “Farò il possibile. Dopo la conferenza stampa David dovrebbe andare fuori città per un paio di giorni almeno. Non è molto soddisfatto della location trovata per il concerto di Philadelphia e vuole accertarsi di persona che il posto sia sufficientemente grande per non dover rimborsare neppure un biglietto!” Lo canzonò Bill, accennando un sorriso.

    “Da quando l’ho informato che dal prossimo tour dovrà servirsi di un’altra agenzia è diventato terribilmente sospettoso! Mentre in realtà ho svolto un ottimo lavoro e sostituito le locations ove non è stato possibile mantenere quelle originali, con altre ancora migliori! Faccio questo mestiere da decenni e neppure per un bastardo come lui mi andrebbe di infangare il mio nome e quello della mia agenzia!” Affermo l’uomo, contento che Bill sembrasse un po’ più sollevato. “Gli chiederò allora un appuntamento per il cinque giugno, potrai aspettare altri quattro giorni?” Chiese infine.

    “Cercherò di sopravvivere…” Replicò Bill con voce sommessa.

    “Ehi…”

    “Tutto ok, Paul davvero. Certo che ce la farò! Anzi questa speranza alimenterà in me la voglia di tornare ad apprezzare la vita!” Disse con rinnovato vigore.

    “A presto allora, ti darò notizie prima possibile.”

    “Grazie Paul, sei un amico…”

    “Dovere Bill, stai su. Non sei solo.” Concluse l'uomo.

    ***



    Il moro si rivestì e uscì sul terrazzo della sua stanza. David su di una sdraio a bordo piscina, parlava concitatamente al telefono, sbraitando di tanto in tanto con l’interlocutore di turno.

    Immaginò che un enorme masso piovuto dal cielo lo schiacciasse al suolo riducendolo ad un’informe poltiglia di carne ed ossa, provando un improvviso, quanto improbabile, senso di leggerezza. Chiuse gli occhi sperando invano che il suo sogno si trasformasse in una cruda realtà per poi riaprirli e tornare ad osservare la figura che si agitava sulla sdraio. Forse bastava scendere e spingerlo in piscina, David non sapeva nuotare…

    Si tolse i vestiti indossando solo un succinto paio di slip e si spruzzò una quantità generosa di profumo. Sciolse i capelli che ricaddero morbidi e setosi sulle spalle e guardò la sua esile e slanciata figura allo specchio. Certo il suo corpo era segnato dalle recenti ferite e il braccio ingessato ne sminuiva la sensualità, ma era più che sufficiente quell’eterea visione per far perdere temporaneamente il lume della ragione al manager.

    Sospirò amaramente, ma un ghigno soddisfatto sostituì, immediatamente, l’espressione smarrita sul suo volto.

    Se doveva combattere e sconfiggerlo, lo avrebbe fatto usando i suoi subdoli metodi.
     
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  11. Capricorn2187
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    Che cacchio di vita e di casini.
    Fare mille sotterfuggi e comportarsi da puttana per cerare di riacquistare la sua vita e la sua libertà.
    Mesa che sarà una lunga,lunghissima strada.
     
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  12. vam zimmer 483
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    e però che vita di cacca Bill poverinoooooooo...
    David mi sta proprio sulle balleeeeeeee non lo sopporto più...
    Chissà come andrà la conferenza sono curiosissima...
    Speriamo Bill riesca ha riconquistare un minimo di libertà, anche se la vedo dura
     
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  13. NeideLunare
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    Come ti ho scritto quando l'ho betato, apprezzo l'impronta di questo capitolo. Tom si è lanciato in questa cosa e si è dimenticato la tutina da principe azzurro in lavanderia. Deve capire che non è semplice come pensa, Bill deve crescere, perchè fino ad ora ha lasciato che David decidesse per lui per, praticamente, qualunque cosa. Ha capito di avere anche lui le palle, e deve fargliela pagare.

    Bravissima, come al solito v.v
     
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  14.     +1   -1
     
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    Grazie dei commenti ragazze!

    Bill dovrà lottare parecchio, in tutti i sensi.
    Ciò che è descritto in questo capitolo non è che la punta dell' iceberg di tutta la Babele che è la sua vita.
    E Tom sì, anche se il ruolo del Principe Azzurro gli si addice, mi sa che dovrà sudare parecchio, se lo vorrà aiutare concretamente...
     
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  15. Capricorn2187
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    CITAZIONE
    Bill dovrà lottare parecchio, in tutti i sensi.
    Ciò che è descritto in questo capitolo non è che la punta dell' iceberg di tutta la Babele che è la sua vita.

    CITAZIONE
    E Tom sì, anche se il ruolo del Principe Azzurro gli si addice, mi sa che dovrà sudare parecchio, se lo vorrà aiutare concretamente...

    Mi dispiace per lui ç-ç :cry: :tears: image
     
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1337 replies since 3/11/2010, 22:41   28634 views
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