Angels don't fly

Finita

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    Perchè restare a discutere con qualcuno che non ti vuole ascoltare?

    Grazie Lu per aver letto! <3
     
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  2. Lu88
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    Ma poi Bill l'ha richiamato!! Perchè è andato via così?! :(
     
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    Perchè Bill gli ha dato dell' opportunista.
    La colpa non è nemmeno tutta sua, in fondo lui è attorniato solo da persone che lo sono, che non esitano a sfruttarlo per il proprio tornaconto.
    Tom ha fatto bene ad andarsene.
    Il perchè lo scoprirete nel prossimo capitolo.
     
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  4. Lu88
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    mmmh....
    non possiamo scoprirlo subito now?!!

     
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  5. Capricorn2187
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    CITAZIONE
    Tom ha fatto bene ad andarsene.

    :ehsì:
     
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  6. Mondlicht
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  8. Lady Mike
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    Allora

    FINALMENTEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE

    Oddio finalmente si sono visti
    Certo non e stato un incontro tutto rose e fiori ma almeno hanno iniziato a fare il primo passo

    Mi dispiace di come Bill ha trattato Tom
    Davvero non se lo merita tutta questa acidità
    Ma gia che si sia lanciato al inseguimento di Tom vuol dire che poi non e che lo odia cosi tanto
    Anche se …mi sa che non appena Bill metterà i piedi fuori da quell’ospedale la realtà gli si presenterà nuda e cruda nel suo cuore
    Ho paura che se si ritrova di nuovo a stretto contatto con David il suo stato d’animo possa tornare di nuovo a diffidare delle persone che gli stanno accanto e che gli vogliono bene e quindi inevitabilmente ad allontanarsi da quelle persone che pian piano si sono affezionate a lui
    Non voglio che quel gran bastardo torni a plagiare di nuovo la testa e il cuore di Bill

    Non ora che Bill sembra aver capito che Tom non e quel tipo di persona che guarda solo i soldi

    Confido molto nel rapporto di Angela
    Quella e l’unica cosa che puo trattenere Bill in ospedale o comunque in qualche centro lontano dai riflettori
    Lontano da quella gabbia dorata che quasi lo porta alla pazzia e soprattutto lontano da David
    Anche se questo non puo durare per sempre …ma almeno il tempo di far capire a Bill che non deve piu sottomettersi a quel verme che si spaccia per suo manager

    Tom (con l’aiuto del ispettore Norman e con il supporto delle infermiere) e l’unico che puo salvare Bill da quella vita fatta di ombre e tristezza perenne

    CITAZIONE
    “Vi volete metter in testa che a me non importa un cazzo dei suoi ringraziamenti?!” Urlò al televisore che stava ora trasmettendo una notizia di sport. “Voglio esser lasciato in pace!” Continuò alzandosi di scatto e spegnendo l’elettrodomestico.

    “E lasciate in pace anche lui…” Sussurrò, passandosi una mano sulla fronte aggrottata. All’ improvviso la stanchezza era scomparsa per lasciar posto ad una rabbia furibonda.

    Questa scena e ..dio non so il perche ma sta parte mi ha lascito senza fiato
    Mi entrata dentro talmente forte che mi sono sentita addosso tutte le preoccupazioni e le forti emozioni che Tom prova in quel momento
    Rabbia tristezza frustrazione ..amore
    Dio ce tutto
    E quel ultima frase.. “E lasciate in pace anche lui…” e stata come una bomba

    Questo e un ragazzo non con un cuore normale ..ma con un cuore cosi grande da portarsi dentro un amore gigantesco da poterlo regalare in giro praticamente a chiunque
    Ma lui tutto questo amore ha il desiderio di regalarlo ad una sola persona
    Bill
    Il ragazzo che gli ha rubato il cuore l’anima e il cervello
    Il ragazzo che proteggerebbe anche a costo della vita

    E come se Bill fosse diventato il centro del mondo per Tom
    Il baricentro di Tom si e spostato completamente su quel ragazzo cosi fragile ma allo stesso tempo cosi forte da portarsi dentro segreti cosi pesanti che davvero in pochi potrebbero sostenere

    E poi ce lei ..Alex
    ho come l’impressione che lei aiuterà molto Tom e Bill ad avvicinarsi l’uno all’altro
    e una donna perspicace e lei saprà capire fin da subito che Tom e una persona che darebbe tutto pur di vedere Bill felice
    pur di vedere finalmente un sorriso VERO nascere sulle labbra di quel volto bello e micidiale


    quello che ci vuole e amore e come gia detto …Tom di amore per Bill ne ha in abbondanza

    bellissimo capitolo
    come sempre naturalmente
    complimenti davvero per come scrivi
    dio …quella scena di Tom al inizio e stata …..da togliere il fiato
    lo ripeto …non e chissà che cosa ma in quella parte sei stata magica
    mi hai fatto tremare talmente la scena era profonda
    continua presto e scusa per il ritardo

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    *Abbraccia la moje e saltella felice per il commento!*
     
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    Capitolo 6

    Una certa dose di difficoltà è d’aiuto per l’uomo:
    per sollevarsi gli aquiloni hanno bisogno
    di vento contrario e non a favore.

    Anonimo




    Vanessa si avvicinò al cestino e raccolse il mazzo di rose. Era un peccato buttarle e Tom doveva esser parecchio arrabbiato per aver commesso un atto del genere. In fondo gli era stata commissionata le consegna e sicuramente il mittente non sarebbe stato molto felice di sapere della misera fine che il suo prezioso presente aveva fatto. Alcuni petali caddero a terra creando un bizzarro effetto sul pavimento chiaro e una busta bianca contenente un biglietto si staccò dalla carta argentata. La ragazza la raccolse, guardando la collega stringersi nelle spalle. Forse almeno quella Bill avrebbe dovuto averla, se non altro per rispetto verso quell’ammiratrice o ammiratore che aveva speso un centinaio e forse più, di dollari, nell’intenzione di compiacere la sua star preferita.

    Bussò piano alla porta nella speranza di avere il permesso per entrare.

    “Avanti.” Si udì dall’interno della stanza.Vanessa ringraziò mentalmente la sua buona stella per non dover lottare contro l’ennesima star capricciosa. Bill rannicchiato sul letto, tremava cercando di contenere rabbia e lacrime.

    “Non voglio quelle rose!” Ringhiò furioso.

    “Ok, ma almeno il biglietto leggilo. Chi te le ha mandate non ha colpe, se non quella di volerti bene…” Rispose l’infermiera mentre avanzava verso di lui, tendendogli la bustina bianca.

    “Volermi bene? Tutti mi amano per il personaggio che sono, per ciò che rappresento. A nessuno importa di Bill!” Esclamò rosso in volto. Com’era che tutti sentivano la necessità di improvvisarsi filosofi per impartirgli pillole di saggezza?

    “Forse dovresti smettere di pensare di esser un oggetto del desiderio altrui e credere un po’ più in te stesso. Non sei tu il Bill Kaulitz di Private Message, l’icona pop fasciata in una tuta di lattice che manda in visibilio migliaia di fan ad ogni suo concerto? Devi accettare il personaggio che altri hanno creato per te, con la consapevolezza che i più in realtà vanno al di là dell’immagine pubblica che tu offri.” Incalzò Vanessa nella speranza di scuoterlo. Bill non replicò, ma quasi le strappò dalla mano la busta che accompagnava il mazzo di rose.

    “Voglio restare solo. Le rose puoi tenerle tu, se sono ancora presentabili. Neppure Trumper ha usato molto tatto nei confronti del suo cliente. Fossi in lui mi farei risarcire!” Borbottò contrariato.

    Vanessa sorrise, mentre un nuovo pensiero stava facendosi strada nel suo intricato dedalo cerebrale.
    “Può esser che lo stia già facendo, magari pagando il tutto a piccole rate.” Realizzò, facendo l’occhiolino al moro e chiudendo piano la porta dietro di sè.

    Era chiaro, perchè non ci aveva pensato prima? Tom era un giardiniere ed aveva un negozio di fiori e piante... Era lui stesso il mittente di quel mazzo di rose pregiate ed irrimediabilmente rovinate, altrimenti non si sarebbe spiegato quel gesto. Non da una persona pacata e dolce come lui.

    Bill aprì la busta sbuffando. E pensare che fino a pochi minuti prima era di un umore che per il suo standard poteva definire ottimo. Il dottor Matthew lo aveva rassicurato, dicendo che le radiografie avevano rivelato che le rime di fratture erano allineate e che avrebbe potuto togliere il gesso dopo tre settimane e quindi iniziare subito con la fisioterapia, per fare in modo che nell’arco di un mese potesse riprendere la sua attività e cominciare così il tour.

    Riprendere coi concerti lo avrebbe aiutato a non pensare, a concentrarsi solo sullo spettacolo e sul pubblico che accorreva numeroso ai suoi live. David lo avrebbe lasciato in pace, lo faceva sempre durante il tour, troppo occupato con le pubbliche relazioni, i party e gli incontri occasionali con giovanotti compiacenti ed ansiosi di entrare a far parte dello showbusiness ad ogni costo.

    Bill provava pena per quei ragazzi: esser il manager del famoso Bill Kaulitz che, preso dalla strada, era poi diventato una stella di prima grandezza, era un ottimo biglietto da visita per David, una scorciatoia per racimolare una notte di sesso senza dover chiedere, un modo per mantener vivo il suo senso di onnipotenza verso il prossimo. Gli piaceva dominare, sentirsi supplicare.

    Strinse i denti e a stento represse un moto di nausea che gli ribaltò lo stomaco. Pensare al suo manager lo faceva vomitare, come sarebbe potuto rimanere sotto lo stesso tetto e sottostare docilmente ai suoi voleri, una volta tornato in quella casa?

    Due grosse lacrime gli solcarono il volto, non avrebbe voluto piangere, ma sentiva di non poter fare altro in quel momento.

    Lesse il biglietto con la vista appannata e singhiozzò ancora più forte.

    Chiunque avesse scritto quelle poche parole, gli stava leggendo nell’anima:

    I nostri peggiori nemici, quelli con cui dobbiamo combattere più di tutti, sono dentro di noi.
    Falli uscire Bill, io sono qui per aiutarti a sconfiggerli.
    T.




    ***



    Tom aveva guidato senza una meta precisa in quel pomeriggio assolato di fine maggio. L’idea di tornare al negozio per l’apertura, era stata abbandonata repentinamente una volta uscito dal Cedars.

    Rabbia mista a delusione e impotenza, erano gli unici sentimenti che albergavano nel suo cuore provato. Si era sentito uno stupido di fronte a Bill, anche se, doveva ammetterlo, era compiaciuto di come era riuscito a tenergli testa. Sicuramente aveva mascherato bene il suo disagio e l’idea di gettare i fiori nel cestino, presa da un film visto qualche sera prima alla TV, doveva aver sortito un bell’effetto agli occhi dei presenti, stile: “deve ancora nascere chi mi metterà i piedi in testa”, anche se in realtà avrebbe voluto stringerlo tra le braccia e lavare via da quella bocca sensuale quelle parole che era sicuro non gli appartenessero.

    Fermò l’auto davanti al cimitero cittadino, senza neppure rendersi conto di come ci fosse arrivato.

    Era già da qualche settimana che non andava a far visita alla tomba di suo padre ed ormai si avvicinava il decimo anniversario della sua morte.

    Camminò lentamente verso le lapidi posate nel terreno erboso. Ricordare quel triste giorno di dieci anni prima, ormai così lontano, ma ancora così scolpito nella sua mente, gli procurò un brivido di freddo, nonostante l’alta temperatura. Gordon Trumper era stato più che un padre per lui, un mito, un modello a cui fare riferimento, una presenza assidua e determinante, seppur breve, nella sua esistenza. Da lui aveva imparato l‘amore per la vita, la tolleranza, la bontà d’animo, oltre agli insegnamenti consueti che un genitore dovrebbe impartire ad un figlio.

    Si inginocchiò sul prato e accarezzò la foto parzialmente coperta dai fiori che settimanalmente Simone portava sulla tomba del marito.

    “Ciao papà. Scusa se non ti sono più venuto a trovare, ma sono stato molto occupato con il negozio...” Sussurrò sorridendo. Sapeva che era un pò da pazzi parlare ad una fotografia, ma ciò aveva il potere di tranquillizzarlo notevolmente. Era all’immagine di suo padre che aveva fatto le sue confessioni più intime.
    “Papà ho salvato la vita ad un ragazzo che era caduto in mare, a dire il vero non sono sicuro che sia stato un incidente. Lui si chiama Bill ed è un cantante famoso e io... io credo di essermi innamorato di lui...” confessò, forse più a se stesso che alla foto sbiadita di suo padre.

    Si guardò intorno come ad accertarsi che nessuno potesse ascoltarlo e continuò: “Che devo fare? Vorrei possedere la chiave per entrare nel suo cuore e nella sua testa, sempre che ce ne sia una, ma lui è così palesemente arrabbiato con me!” Esclamò alzando di un tono la voce e attirando l‘attenzione di un anziana donna che stava pulendo una lapide. Si mise la mano sulla bocca, zittendosi immediatamente e dandosi mentalmente dello stupido.

    “Che devo fare papà?” Ripetè piano, attendendo una risposta che ovviamente non arrivò. Sistemò i fiori nel vaso e si alzò. Evidentemente la storia che i defunti inviavano segnali ai propri cari ancora in vita, nel suo caso non funzionava.

    Ripercorse il vialetto a capo chino e quasi andò a sbattere contro la persona che proveniva dalla sua destra e che evidentemente aveva la testa altrove quanto lui.

    “Alex? Che ci fai qui?” Chiese, pentendosi immediatamente della sua infelice domanda.

    “Tom... Sono venuta a far visita alla mia famiglia. Mio marito e mio figlio sono sepolti qui.” Rispose, indicando due lapidi bianche all’inizio della stradina.

    “Oh, mi dispiace...” Riuscì solo a dire, osservando contrito quell’unica data che appariva sotto l’immagine di un angelo.

    “Dodici anni fa siamo rimasti coinvolti in un tragico incidente sulla Sunset e Andrew è deceduto sul colpo. Io ero al suo fianco e me la sono cavata, ma ho perso il nostro bambino. Ero incinta di sette mesi.” Spiegò con voce incolore.

    Il dolore mai veramente sopito era, a volte, un fardello troppo pesante da portare.

    “Devo la mia vita all’intervento di un solerte medico che mi ha letteralmente salvata da una morte certa, riuscendo a bloccare l’emorragia in atto e a stabilizzarmi le funzioni vitali fino all’arrivo in ospedale. Sono ricordi che ancora fanno male, ma grazie a questo sono riuscita a reagire e a trovare una nuova ragione per continuare a vivere e a sperare. Mi sono stati strappati gli affetti più cari...” si prese un secondo per inghiottire quel nodo alla gola che l'aveva presa in una morsa. “L’uomo che avevo scelto come mio compagno per la vita e la nostra creatura, desiderata così tanto per coronare il nostro amore. Non appena possibile mi sono iscritta al corso per diventare infermiera, con la ferma intenzione di esser così d’aiuto al prossimo. Solo in quel modo ho potuto espiare la colpa di esser ancora viva...” Concluse con voce grave, senza nemmeno sapere per quale ragione stesse raccontando tutto ciò al ragazzo.

    Tom guardò la donna incapace di trovare una benchè minima parola che potesse esserle di conforto, con gli occhi lucidi. Sapeva benissimo cosa si provava a perdere un pezzo di se stessi, quel dolore che si annidava nel profondo dell’animo e ti accompagnava ogni giorno della tua vita. Lui era solo un bambino, ma ricordava quando ogni giorno ritornava a casa nella vana speranza di ritrovare il padre seduto sul divano ad aspettarlo, pronto a farsi raccontare come fosse andata la sua giornata a scuola.

    “Non esser triste per me Tom, anzi scusa se il mio racconto ti ha in qualche modo turbato. Se anche tu sei qui, avrai sicuramente un tuo caro al quale far visita.” Dedusse, mettendogli la mano sul braccio.

    “Mio padre, è morto dieci anni fa... Era ammalato...Leucemia...” Disse con voce strozzata.

    Pronunciare quelle parole era mille volte più faticoso del solito. Addirittura gli sembrava che il suo lutto nulla fosse a confronto di quello di Alex. Lui e Simone avevano avuto il tempo di abituarsi all’idea che lo avrebbero perso, mentre lei era stata privata senza preavviso della sua famiglia.

    “Alex tu sei una donna estremamente coraggiosa e io ti ammiro, sinceramente...” Disse con voce malferma.

    La donna gli sorrise, asciugandosi con il dorso della mano una lacrima che furtiva scendeva piano sulla sua guancia.

    “Anche crescere senza un padre lo è.” Rispose, sospirando. “Ma soprattutto è da coraggiosi, continuare a vivere e farlo anche bene, e mi sembra che noi due siamo un esempio lampante di come questo sia possibile.” Continuò, con un sorriso leggero.

    “Già, anche se i cimiteri continuano a metterci una grande tristezza.” Affermò, accennando anche lui un sorriso.

    “Loro non vorrebbero vederci mai così, lo sai vero?”

    “Sì, ma non sempre è facile.” Ammise.

    “Tom, ti va un caffè? Abito qui vicino, se vuoi possiamo continuare la nostra chiacchierata in un ambiente un pò più... allegro.” Chiese la donna.

    “Veramente dovrei andare al lavoro, anche se ormai credo che Gus, il mio socio, abbia capito che non andrò al negozio oggi. Ma sì, accetto volentieri!” Rispose il ragazzo, sorridendo.

    Si incamminarono verso l’uscita, iniziando finalmente a parlare di argomenti più frivoli, come si conoscessero da sempre. Alex gli piaceva e Tom sentiva che tra loro sarebbe nata una bella amicizia.

    “Grazie papà...” Disse mentalmente. Forse il segnale atteso era arrivato. Ed era proprio lei.


    ***



    Doveva smettere di piangere e fare appello al suo autocontrollo, se ancora ne possedeva uno. Quel biglietto in cui spiccava un’offerta di aiuto, risuonava anche come un avvertimento: se anche un estraneo era in grado di individuare i suoi nemici interiori, la situazione era ancor più grave. Era sempre stato molto attento a mascherare i suoi stati d’animo, a dar vita solo al suo personaggio pubblico, ma i suoi sforzi erano risultati vani se era così evidente il suo disagio.

    Ripensò alle parole di Vanessa. “Devi accettare il personaggio che altri hanno creato per te con la consapevolezza che i più in realtà vanno al di là dell’immagine pubblica che tu offri.” Dunque che doveva ancora aspettarsi? Un’analisi psicologica approfondita da parte di tutto il fandom?

    Era allora palese anche l’odio crescente verso David? In fondo era colpa sua se aveva preso la decisione di togliersi la vita, se aveva radicato in sè una sofferenza tale da fargli apparire la morte come una liberazione.

    Dopo la morte di George, tutto era velocemente precipitato. L’unico suo appiglio se n’era andato, lasciandolo solo in quel mondo pieno di tormenti.

    La musica era tutto per lui e per nulla al mondo avrebbe potuto rinunciarci. Era l’unica cosa per la quale valeva la pena combattere, considerato la vita che era costretto a condurre. Esatto, costretto. E probabilmente il prezzo da pagare era stato anche fin troppo alto. David si era arricchito alle sue spalle, l’aveva usato per riempirsi il portafogli e nutrire il suo ego smisurato, aveva abusato di lui, stupido ed ingenuo ragazzino. Si era preso tutto, cuore, amore, vita, contraccambiando con il nulla assoluto. Aveva pieno potere su di lui, era un prigioniero senza catene, la cui gabbia dorata mai gli era sembrata così piccola come in quel momento.

    George aveva ragione: Lui aveva un grande talento e senza di lui David sarebbe stato nessuno.

    Ma era stato scaltro nel creare ad hoc, la prigione in cui rinchiuderlo: contratti vincolanti che non potevano esser interrotti e obblighi verso la casa discografica che non potevano esser disattesi. Non aveva mai capito un gran chè in tutte quelle scartoffie che David gli sottoponeva su cui apporre la sua firma, senza neppure dargli il tempo di leggere, ed ora cominciava a realizzare quanto fosse stata utile al manager questa sua superficialità nelle questioni legali, e a come doveva esser stato semplice per lui rigirare il tutto in suo favore.

    “Merda, sono un fottuto cretino!” Gridò nel silenzio della stanza, mentre una rabbia furibonda si stava impadronendo di lui. Non si sarebbe stupito se anche in banca il nome Bill Kaulitz fosse pressochè sconosciuto. Possedeva quattro carte di credito, con le quali poteva comperare qualsiasi cosa, ma era certo che nessun conto fosse intestato a lui completamente, come cominciava a nutrire seri dubbi sulla storia della tutela. Lui era diventato maggiorenne e anche se in materia di leggi era un ignorante assoluto, più di un indizio gli faceva pensare quanto fosse assurda la sua custodia da parte di Jost per altri cinque anni.

    “Devo farmi aiutare da qualcuno.” Disse tra sè, scorrendo mentalmente i nomi tutte le persone che conosceva e di cui avrebbe potuto fidarsi, ma la lista ben presto si esaurì, rendendosi conto che nessuno di questi avrebbe osato mettersi contro David.

    Il suo cellulare squillò distogliendolo dai suoi elaborati pensieri, guardò il display su cui lampeggiava il nome Paul Soleman.

    Sorrise, improvvisamente rinfrancato: Nessuno, tranne uno...


    ***



    Tom uscì dalla casa di Alex di buon umore. Non solo con la certezza di aver trovato una nuova amica, ma anche con quella di aver trovato una nuova alleata. Erano bastate poche parole della donna per far sì che il suo segreto non fosse più tale, gli era stato impossibile nascondere i sentimenti che provava per Bill.

    “Tom, i tuoi occhi si illuminano, quando parli di lui, sai...” Gli aveva detto mentre versava il caffè nelle tazze e si sedeva di fronte a lui al tavolo della piccola e confortevole cucina. Il ragazzo non aveva potuto far altro che annuire timidamente ed abbassare lo sguardo sul liquido scuro. In pochi giorni l’ammirazione nei confronti del cantante si era modificata sensibilmente ed era inutile continuare a negare. Non vi era nulla di vergognoso nell’esser innamorati, neppure se il soggetto in questione era un certo Bill Kaulitz e piccolo particolare non certo irrilevante, che lo odiava.

    “Io penso che Bill non conosca il significato della parola amore.” Aveva detto ad un certo punto Alex aggiungendo il terzo cucchiaino di zucchero al caffè, “ma non perchè non sia in grado di amare, ma perchè gran parte della sua vita ne è stata priva. E’ lampante come quel suo manager lo tratti come un bell’oggettino alle sue dipendenze e come lui sia restio ad ogni gesto d’affetto. Ha bisogno di una scrollata quel ragazzo, e anche bella forte, e credo che tu possa aiutarlo.”

    “E in che modo? Oggi è stato un disastro!” Ribattè Tom sconsolato.

    “Non ci giurerei. Credo che invece sia stato molto utile per Bill e scommetto che ora è nella sua stanza a maledire la sua stupidità!”

    “Vorrei poterti credere, ma non ne sono molto sicuro...”

    “Devi crederci, l’autostima è fondamentale in questi casi! Mai lasciarsi abbattere al primo ostacolo! Bill è una bomba a tempo, non credo possa continuare a far finta di nulla per sempre! Ci sono chiari segnali, ci sono i presupposti perchè il suo stato cambi e questo, sono sicura, che avverrà presto!” Disse animata dalla speranza.

    “E come?” Chiese confuso.

    “Ha avuto la fortuna di esser salvato da te. Lo hai riportato alla vita e presto Bill si accorgerà del grande gesto che hai compiuto.” Ribadì serafica.

    “Che sei una veggente per caso?” Scherzò il giardiniere, anche se le parole della donna gli incutevano un leggero timore.

    “Magari lo fossi, ma sono sicura di non sbagliare questa volta.” Concluse con un sorriso che le accese gli occhi scuri.

    Era salito in auto, mentre Alex lo salutava sulla porta, con la promessa di rivedersi al più presto e continuare la loro chiacchierata.

    Si immise sulla strada, mentre armeggiava con i canali dell’autoradio. Fatalmente le note di Private Message invasero l’abitacolo, riportando immancabilmente la sua totalità di pensiero al cantante.

    Forse era il caso di dare una mano al destino.

    Svoltò quindi rapidamente a sinistra alla volta del Cedars.

    Edited by *billaly* - 23/6/2013, 13:18
     
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  14. Capricorn2187
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    Commento vero e proprio da fare non c'è.
    Solo Bill e Tom hanno trovato veramente un'"amica" che piano piano gli farà capire cose a cui i due neanche pensano o non voglion pensare.
    Questo è stato un capitolo molto pragmatico.
     
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  15. Mondlicht
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    Capitolo un po' insolito, ma molto intenso.
    Tom vuole a tutti costi salvare Bill, che però sembra essere di tutt'altro avviso. Tom gli sta dando la possibilità di un riscatto, pronto a mettersi al suo fianco per aiutarlo in questa battaglia contro nemici (solo in parte) invisibili. Bill deve saper cogliere l'attimo. Forse solo Paul Soleman può davvero aiutarlo. Deve informarsi, spulciare tutti i contratti, trovare il modo per liberarsi dal giogo rappresentato dal manager. Può farcela, ma deve mettersi d'impegno. Può contare su un valido alleato, i cui sentimenti emergono in maniera lenta ma decisa. Tom non potrà a lungo nascondergli ciò che prova, benché ora forse non sia il momento più opportuno per dichiarazioni d'amore. Alex ha capito Tom, così come ha capito con estrema lucidità i problemi di Bill e i suoi tormenti. Che dire, Aly, capitolo bellissimo. Sarò ripetitiva, ma questa storia mi sta prendendo sempre di più! :)
     
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1337 replies since 3/11/2010, 22:41   28636 views
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