Angels don't fly

Finita

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  1. •MiQi.
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    Non so cosa dire , se non un mi piace sempre più! (: tranne per Jost...xD
     
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  3. >>Brea_th<<
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  5. PinaKaulitz88
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  6. Capricorn2187
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  8. PinaKaulitz88
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    Capitolo 50


    È preferibile la verga del giusto, piuttosto che la carezza del malvagio.
    Gregorio Nazianzeno




    John Kepshaw non guardava mai i notiziari se non quello serale prima di recarsi al lavoro come guardia notturna alla Brigman Industries. Da quando se n’era andato da Los Angeles, non aveva trascorso un periodo sereno. Il rimorso per aver lasciato Bill lo riempiva di sensi di colpa e non era più sufficiente raccontare e convincere se stesso che la sua era stata una scelta obbligata, dettata dalla necessità di allontanarsi da Jost.

    Quel mattino non aveva riposato per niente, tormentato da incubi che più di una volta l’avevano fatto svegliare di colpo in preda al panico. Si era alzato verso l’una del pomeriggio, ora insolita per lui, e mentre si riscaldava un piatto pronto nel microonde, aveva acceso la piccola televisione che teneva sul vecchio mobile del suo cucinino microscopico. Il suo appartamento lì a Reno sembrava esser stato costruito per una famiglia di gnomi tanto era piccolo, ma al momento non poteva e voleva permettersi altro. Non aveva intenzione di rimanere in quella città a lungo. Sentiva di non aver più una casa e un posto dove fare volentieri ritorno, non dopo quanto era successo almeno.

    Una giornalista in collegamento da Los Angeles stava dando una notizia dell’ultima ora. Le immagini di Bill Kaulitz attirarono immediatamente l’attenzione di John, che si avvicinò all’apparecchio televisivo come se azzerare la distanza potesse fargli comprendere meglio ciò che la donna stava dicendo.

    …E’ appena terminata la conferenza stampa nella quale Bill Kaulitz, il noto cantante pop che in questo periodo è stato sotto i riflettori non tanto per i suoi meriti artistici, ma quanto per aver denunciato il suo ex manager David Jost per abuso, violenza sessuale e appropriazione indebita, ha appena comunicato la sua decisione di ritirare tutte le accuse contro di lui e di voler porre fine a questo calvario. Jost è tuttora latitante, ma sarà sicuramente lieto di apprendere che molto presto tornerà ad essere un uomo libero se il giudice deciderà di archiviare il caso. Ci sono sembrate piuttosto approsimative le motivazioni addotte dal cantante, apparso molto provato e giù di tono, nonostante lo strepitoso successo del concerto di ieri sera allo Staples Center. Ci chiediamo cos’altro possa esserci, a parte il desiderio di buttarsi tutto alle spalle e di farla finita con questa brutta vicenda al più presto.

    John battè un pugno sul mobile, sentendo il ripiano scricchiolare sotto la sua mano grande e forte, mentre un moto d’ira prendeva il sopravvento. Che stava succedendo? Il viso di Bill nonostante gli sforzi, era una maschera di dolore. Come pure i volti di Madison, di Paul, di Damien, di Ben che apparivano accanto a lui nel filmato. E Tom? Dov’era Tom? Un brivido freddo gli percorse la schiena, mentre una nuova consapevolezza si faceva strada nella sua mente. Quel comunicato nascondeva qualcosa di ben più grave, qualcosa che lui era intenzionato a scoprire. Con un po’ di fortuna, in tre ore sarebbe arrivato a Los Angeles e i suoi interrogativi avrebbero avuto risposta.


    ***





    Bill cercò di sfuggire ai giornalisti che, ansiosi di avere altre notizie, lo attendevano in strada. Gli era stato suggerito di attendere all’interno dell’edificio affinchè la folla scemasse, ma era per lui prioritario allontanarsi da tutto quel caos e rifugiarsi tra le mura domestiche, che mai come in quel momento gli erano parse come un approdo sicuro. Si fece strada tra tutte quelle persone, che ignare delle vere motivazioni che l’avevano obbligato a prendere quella decisione, continuavano a subissarlo di domande. Li scansò abilmente, rilasciando “No comment” a destra e a manca, - in effetti che altro avrebbe potuto dire? Tutto quanto stava accadendo aveva connotazioni incommentabili!

    Il cancello d’ingresso della sua abitazione era affollato e nonostante Damien avesse deciso imperterrito di proseguire anche a costo di falciare qualche cronista troppo intraprendente, non fu per niente facile percorrere il vialetto e fare in modo che nessuno invadesse ulteriormente la sua privacy più di quanto non fosse già stato fatto.

    Il bodyguard parcheggiò l’auto nel garage e attese che Bill e gli altri scendessero. Il moro seduto dietro tra Mad e Soleman non aveva fiatato per tutto il tragitto se non per imprecare alla vista di tutta quella gente davanti a casa. Sembrava svuotato, ma al contempo prossimo all’esplosione. Sicuramente stava pensando a quale sarebbe stata la mossa successiva di quei bastardi, perché di certo Jost non aveva agito da solo.

    Si chiese chi potesse mai avere avuto il coraggio di aiutare un simile individuo e supportare la sua follia, condividere tutto l’odio e il rancore che nutriva nei confronti di Bill.

    Il mondo era pieno di delinquenti, che per una manciata di dollari erano disposti a tutto, arrivò a concludere, prima di dare un’ultima occhiata all’immagine che la telecamera a circuito chiuso rimandava sul monitor. Di certo non se ne sarebbero andati tanto presto, quelli che stavano presidiando il cancello di ingresso a meno che non avessero chiamato la Polizia, e forse quella era l’unica cosa da fare.

    Bill sbuffò nervoso procedendo a grandi passi verso il salone per poi lasciarsi cadere sul divano esausto. Non aveva dormito un attimo, né mangiato nulla dal pomeriggio precedente, ma era troppo in ansia per dover pensare anche alle sue necessità fisiche.

    Prese il cellulare tra le mani e si mise a fissarlo come ad invocare un suo squillo, ma questo tacque inesorabilmente. Tolse il blocco dallo schermo ed entrò nel menù principale in cerca di qualche indizio, ma a parte le cose essenziali sembrava non possedere alcuna opzione. Si era accorto, inoltre, che non era possibile effettuare chiamate, ma solo riceverle e Ben era sicuro che fosse un telefono con la linea criptata per evitare che venisse localizzato.

    “Dovresti riposare un po’ Bill, sei distrutto.” Gli disse amorevolmente Madison, sedendosi accanto a lui.

    “Dormirò quando tutta questa storia sarà finita. Hai chiamato San Diego?”

    “Sì, ma non l’hanno presa bene; il tuo, diciamo, crollo emotivo è poco credibile.”

    “Non me ne frega un cazzo di ciò che dicono a San Diego, non ci penso nemmeno a fare un concerto mentre Tom è in pericolo chissà dove!” Sbottò ferito. Che andassero a farsi fottere tutti indistintamente, lui ora non aveva tempo da perdere con organizzatori delusi e beghe amministrative. Pagava profumatamente gente per farlo.

    “Ma loro non sono al corrente della reale situazione ed è ovvio che siano risentiti dal tuo comportamento a meno di quarantott’ore dal concerto. Non ci sarà neppure il tempo materiale per avvisare adeguatamente il pubblico.”

    “Chi ascolterà i notiziari ne verrà informato. Madison io ti pago per questo. Inventati quello che ti pare, ma non sobbarcarmi di altri problemi!” Inveì brusco contro la rossa che lo guardò in tralice.

    Aveva bisogno di stare solo, di pensare solamente a Tom e a cosa avrebbe potuto fare per lui.


    ***





    David sogghignò chiudendo la connessione internet del cellulare criptato dal quale aveva appena potuto vedere uno dei vari notiziari appena conclusi. Bill era stato di parola: era andato alla Polizia per ritirare la denuncia nei suoi confronti e aveva indetto la conferenza stampa nella quale aveva ammesso pubblicamente di aver agito deliberatamente per liberarsi dell’ormai sua scomoda figura. Certo il sospetto sarebbe sempre rimasto, ma in ogni caso ora le loro parole avrebbero avuto il medesimo peso. Bill avrebbe comunque perso credibilità e chissà che il giudice non decidesse di procedere nei suoi confronti, accusandolo di aver dichiarato il falso. In fondo a lui questo poco importava e non sarebbe dovuto importare nemmeno a Bill, considerato che non sarebbe vissuto abbastanza a lungo per vedere l’evoluzione della vicenda.

    Enrique si avvicinò a lui e gli cinse i fianchi da dietro in un abbraccio possessivo. Nelle ultime ore non avevano avuto occasione di scambiarsi se non poche parole. David era all’improvviso cambiato dimostrandosi freddo nei suoi contronti. Ovviamente quello non era il momento giusto per scambiarsi effusioni amorose, ma almeno si sarebbe aspettato un po’ di riconoscenza. Dopotutto era lui l’artefice insieme a Felipe Romero del rapimento di Trumper.

    Felipe era un delinquente nato. Figlio di uno dei contadini che curavano le terre di suo padre, non aveva mai dimostrato interesse a seguire le orme del padre e aveva preferito scegliere la strada dello spaccio di sostanze stupefacenti e del traffico illegale di armi. Un’attività redditizia che grazie al suo fiuto e alla sua arguzia gli aveva fruttato parecchio denaro in pochi anni, diventando un piccolo boss tra la gente dei quartieri malfamati di Los Angeles e non solo.

    Era spietato e non c’era nulla che lo spaventasse. Aveva accettato di buon grado di aiutarli e rendersi complice di quella follia, - perchè tale era, a pensarci bene-, in cambio di una cospicua somma di denaro. Non era sicuramente la prima volta che gli veniva chiesta una cosa del genere e aveva dimostrato immediatamente di sapere il fatto suo. Una manna dal cielo, considerato che David non avrebbe avuto la freddezza e la determinazione necessarie per portare a termine la missione senza commettere errori.

    “Dov’è Felipe?” Chiese David, sciogliendosi dall’abbraccio.

    “Di là, con Trumper. Non sta per niente bene quel ragazzo. Forse dovremo farlo sdraiare…”

    “Che si fotta. Anzi se muore ci risparmierà la fatica di ucciderlo.” Rispose con cattiveria.

    “Bill ha fatto quello che gli è stato chiesto?” Domandò l’ispanico, cambiando volutamente discorso. Di commettere un omicidio non se n’era parlato.

    “Certo che sì, ti aspettavi il contrario? Quella puttana ci tiene proprio al suo fidanzato! Peccato che tutto questo sacrificio non porterà a nulla, perché ucciderò entrambi!” Affermò, ghignando.

    “Forse dovresti riconsiderare il tuo piano…” Azzardò Enrique, incerto sull’esito di quella folle operazione.

    “E perché mai? Trumper mi ha riconosciuto! Attireremo Bill qui, con l’illusione di potersi venire a riprendere il suo amato e poi bang! Ammazzeremo entrambi, facendo poi in modo che sembri un doppio omicidio. Ci vorranno giorni prima che trovino i corpi in questo posto isolato e dimenticato da tutti, e io per quell’ora sarò libero dalle accuse e già lontano mille miglia da qui.” Spiegò al ragazzo con candore malvagio.

    Aveva parlato al singolare ed Enrique non era riuscito a nascondere il suo disagio. Il fatto di averlo volutamente escluso dai suoi piani futuri lo rattristava, inutile negarlo.

    “Ehi ragazzino, che ti prende? Non sei felice per me?” Chiese, avvicinandosi a lui.

    “Dovrei?” Ribattè scuro in volto.

    “Direi di sì, considerato che ci sei dentro fino al collo in questa storia.”

    “Ucciderai anche me quindi?”

    “Solo se sarà necessario, mi querido...” Affermò abbracciandolo. Forse era stato un pò troppo schivo con lui. Era giovane e sebbene navigato, sapeva che aveva bisogno di conferme. Ed era un alleato troppo prezioso per rischiare di perderlo. Lo baciò avido sulle labbra, sbattendolo con forza contro il muro, mentre con prepotenza cercava di farsi strada nei suoi pantaloni. Enrique rantolò, togliendoselo di dosso e massaggiandosi la nuca dolente.

    “Tu sei un fottuto pazzo Trevor!” Esclamò spintonandolo a lato e guadagnando in fretta l’uscita. Aveva bisogno di prendere una boccata d’aria e fumarsi una sigaretta.

    Quel posto cominciava davvero a puzzare di merda.


    ***




    John spense il cellulare e si affrettò verso il gate. Il suo volo era già stato chiamato ed era in terribile ritardo. La telefonata di Madison l’aveva colto di sorpresa, ma nemmeno tanto, confermando i suoi sospetti e convincendolo che tornare a Los Angeles era la cosa migliore, per lui ma soprattutto per Bill che stava vivendo l’ennesimo inferno. Doveva aiutarlo, su questo non c’erano dubbi e se conosceva Jost, forse sapeva pure come. Quell’uomo era scaltro, ma piuttosto disattento e privo di fantasia. Se la memoria non lo tradiva sapeva anche dove andare a cercare Tom. Sperava solo di poter arrivare in tempo.
     
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    DOBBINA ''FONDATRICE ''ADULTE MALATE DI TOKIOHOTELLITE''

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    ah...tu devi spiegarmi a me come fai a raccontarci tutte ste cose? Sono sempre piu' stupefatta.
    Mi è davvero dispiaciuto per Enrique( mi dirai che non c'entra un ca*** con bill e tom, ma mi ci sono affezionata ^^).
    E' un giovane, innamorato di un uomo sbagliato.
    Jost è uscito fuori di cocomero ed è determinato a fare una follia.
    Chissà che non sarà lui a intervenire ed aiutare tom.
    Sempre piu' avvincente, Ale.
    Grazie^_^
     
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    Stop Babe

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    A dire il vero dispiace anche a me per Enrique. Come dici tu è solo una ragazzo che ha creduto di poter fare lo spavaldo, pensando di riuscire a gestire i suoi sentimenti. David lo ha attirato nella sua trappola, ma non l' ha ancora divorato e chissà che questo suo tentennamento non gli costi caro...

    Jost sta impazzendo sul serio. La sua sete di vendetta è ormai inarginabile!

    Grazie per aver letto e commentato Lou! <3
     
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  12. Capricorn2187
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    CITAZIONE
    Enrique un giovane, innamorato di un uomo sbagliato.

    Spero rinsavisca e capisca come è fatto veramente Jost,non è bello sacrificasi per una persona che non ti considera altro che un "giochino".
     
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    Confidiamo tutte in Enrique?

    Grazie Cri! **
     
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  14. barby's
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    La voglia di vendicarsi ha portato David a regredire sempre piu' verso lo status di bestia, ma la vendetta alla fine non gli darà soddisfazione, anzi lo lascerà vivere nello schifo, quello della sua persona e da quello non potrà mai fuggire... detto ciò mi auguro cmq che il suo piano verrà sventato e voglio vedere David consapevole della sua bassezza interiore... posta presto perchè hai creato un incastro degno della sceneggiatura di un film e non vedo l'ora che la pellicola vada avanti :P
     
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  15. Capricorn2187
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    Io spero solo che Enrique non si svegli quando ormai sarà troppo tardi.
     
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1337 replies since 3/11/2010, 22:41   28636 views
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