Angels don't fly

Finita

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    Capitolo 49

    La più antica e potente emozione umana è la paura.
    H.P.Lovecraft



    Le ore non avevano più minuti da far scorrere in quella silenziosa staticità che sembrava aver sigillato il mondo dopo quel messaggio.

    Assurdo.

    Crudele.

    Inverosimile.

    Tom non aveva nessun motivo per prendersi una pausa di riflessione e niente lo avrebbe convinto del contrario. Né le parole accorate di Damien, né la telefonata nel cuore della notte a Simone che era piombata a casa sua in preda all’agitazione.

    L’aveva visto riempire una borsa di vestiti e aveva letto la fretta nei suoi occhi. Lei, al contrario di Bill, non era poi così certa dell’impossibilità di una sua fuga. Certo non era da lui fuggire dai problemi o scansare le responsabilità. Non lo aveva mai fatto nemmeno quando era un bambino e a undici anni si era ritrovato orfano di padre.

    Doveva sicuramente essere successo qualcosa di così grave da farlo vacillare. Doveva pensare con tranquillità e quel continuo borbottare di Bill non l'aiutava di certo. Forse le era sfuggito qualche particolare che al momento non aveva ritenuto importante… Tom non le aveva mai mentito, almeno non deliberatamente. Perchè metter su tutta quella messa in scena se voleva allontanarsi da Bill?

    Guardò il cantante che, ormai con il volto sfatto, continuava a passeggiare come un leone in una gabbia troppo stretta, continuando a blaterare su quanto non credesse possibile che Tom lo avesse lasciato.

    “Lui mi ama…” Ripetè per l’ennesima volta, con la voce rotta ridotta ad un sussurro, mentre le lacrime, che infinite sembravano decise a non arrestarsi, scendevano imperterrite sul suo volto pallido.

    Le prime luci dell’alba li sorpresero dando una tregua momentanea alla loro crescente ansia. Bill si sedette sul divano al fianco di Simone, lasciandosi cullare dal suo stanco abbraccio, mentre Damien faceva qualche telefonata. Paul e Madison dovevano essere avvertiti su quanto era successo. Bill non era più nemmeno in grado di parlare.

    Era arrivata Lucille, che come una tenera madre aveva preparato una bevanda calda per tutti. E anche un corriere espresso che alle sette del mattino aveva una consegna urgente per il signor Kaulitz. Damien fece ritorno nel salone con una piccola busta plastificata tra le mani. Non riportava il nome del mittente e sembrava contenere qualcosa di abbastanza piccolo e leggero.

    “Forse non dovremmo aprirla,” suggerì cauta Simone.

    “E se l'avesse spedita Tom?” Esclamò Bill, togliendola dalle mani del bodyguard.

    La aprì, rivelando il contenuto: un cellulare e un foglio scritto a computer.

    Accendi il telefono e attendi la chiamata. Se farai come ti verrà detto, al tuo amico verrà risparmiata la vita, ma se farai parola di questo alla polizia, Tom verrà ucciso.

    Bill si accasciò sul divano, lasciando cadere il foglio a terra.

    Tom non l’aveva lasciato, era stato rapito.

    Non si spiegava quel seppur doloroso sollievo, nell’apprendere che non se n’era andato perché stanco di lui, ma perché dei figli di puttana l’avevano portato via da lui. La disperazione si sostituì immediatamente alla rabbia, mentre Simone, Damien e Lucy prendevano atto di ciò che era veramente accaduto.

    E ora toccò a Simone crollare. Suo figlio era stato rapito. Il suo Tom, l’unico motivo valido per cui continuare a vivere era in pericolo e lei non era in grado di fare assolutamente nulla.

    “Andiamo alla Polizia!” Gridò la donna in preda al panico.

    “Simone lo uccideranno!” Esclamò Bill furioso, mentre il cellulare gli squillava nella mano.

    Nella stanza cadde un cupo silenzio, mentre il moro si accingeva a rispondere.

    “P-pronto?” Disse con voce malferma.

    “Kaulitz ascolta bene le istruzioni…” iniziò una voce con un leggero accento ispanico, “se vuoi rivedere Trumper, devi ritirare la denuncia contro Jost, e tenere una conferenza stampa dove lo scagionerai da ogni accusa, ammettendo di averlo fatto per liberarti della sua presenza e riappropriarti dei beni che tu pensavi ti avesse sottratto.”

    “Ma non è vero! Nessuno mi crederà!” Cercò di protestare Bill.

    “Stai zitto! Tutto dovrà esser fatto entro la mezzanotte di oggi, altrimenti Trumper morirà.”

    “E chi mi dice che non lo avete già ucciso?” Chiese, trattenendo a stento un singulto.

    “Dovrai credere alla mia parola, Kaulitz.” Il segnale della linea interrotta risuonò al suo orecchio più forte dello scoppio di una bomba.

    Rimase a fissare il display di quel cellulare ormai muto con le lacrime che gli offuscavano la vista.

    “Chi era?” Chiese Simone con voce stridula.

    “Non lo so. Mi ha detto di ritirare la denuncia contro Jost, altrimenti Tom morirà…” l'aveva detto automaticamente, quasi la sua stessa voce non gli appartenesse affatto.

    “Andiamo alla Polizia!” Ripetè la donna fuori ormai da ogni controllo.

    “Non possiamo permettere che uccidano Tom, lo capisci Simone?!” Gridò Bill, prendendola per le spalle. Sentiva crescere dentro di sé un odio ancor più feroce verso quell’essere spregevole che di sicuro aveva fatto rapire Tom per vendicarsi.

    “E’ il mio unico figlio, non posso permettermi di perderlo…” Sussurrò stremata afflosciandosi sul divano.

    “Dobbiamo fare come dicono loro, se c’è una minima possibilità di salvarlo! Simone lasciami tentare!” La pregò Bill inginocchiandosi davanti a lei.

    Aveva smesso di piangere e una nuova forza si stava impadronendo del suo corpo. Doveva rischiare, anche se ritirare la denuncia avrebbe significato sul serio dire addio alla carriera e alla musica. Era però l’ultima delle sue preoccupazioni in quel momento. Avrebbe dato la sua stessa vita per Tom.

    Paul e Madison arrivarono insieme e il loro vociare concitato per un attimo interruppe il filo logico dei suoi pensieri. Irruppero nella stanza accompagnati da Damien, rivolgendo al moro sguardi di sincera apprensione.

    “Dio è terribile, Bill!” Esclamò la rossa abbracciando il cantante e poi tendendo entrambe le mani verso Simone che, come inebetita dal dolore, stava seduta sul divano con lo sguardo assente.

    “Dobbiamo fare qualcosa Bill, hai avvisato la Polizia?” Chiese risoluto Soleman.

    “No e non intendo farlo. Se, come penso, dietro a tutto questo c’è Jost, è me che vuole. Tom non è che un mezzo che pensa di usare per mettermi paura. Io andrò sì alla Polizia, ma solo per ritirare la denuncia nei suoi confronti.” Rispose deciso il moro, mai come in quel momento si era sentito così sicuro di ciò che si apprestava a fare.

    “E’ una pazzia Bill. E se non funzionasse?” Azzardò Paul.

    “Chi mi dà la certezza che la Polizia lo scoverà prima che possa fare del male a Tom? Hanno brancolato nel buio fino ad ora e per quanto ne sappiamo, quel figlio di puttana potrebbe non essersi mai mosso da Los Angeles!”

    “Ne andrà della tua immagine...” Sussurrò Mad.

    “Sai che mi importa? Dio, voi sapete solo pensare a questo! Salvati il culo sempre e comunque e al diavolo se mentre lo fai travolgi qualcuno! Io amo Tom e non me lo perdonerei mai se gli accadesse qualcosa che avrei potuto evitargli, solo per nutrire il mio egoismo! Che si fotta la carriera!” Gridò isterico, mentre una rabbia come poche altre volte gli era capitato, gli stava montando dentro prepotentemente. Diede un calcio al tavolino accanto al divano rovesciandolo a terra e con lui tutto ciò che vi era posato sopra. “Chiama i giornalisti e organizza una conferenza stampa per oggi a mezzogiorno. Ho intenzione di seguire alla lettera ciò che mi è stato ordinato di fare e-“

    “Ma Bill è una follia!” Lo interruppe la rossa.

    “Mad, lo so, ma che alternative abbiamo? Non mi conviene fare l’eroe, se entro mezzanotte non farò come mi è stato detto di fare, potrebbero uccidere Tom!” Rispose, rosso in volto.

    Simone singhiozzò fuggendo in cucina, non poteva rimanere un altro minuto in quella stanza. Stavano decidendo della sorte di suo figlio, senza tenere minimamente in considerazione la sua presenza. Lei era sua madre per Dio! Doveva esserci un modo per salvarlo!

    Bill la inseguì ed entrò nella stanza pochi secondi dopo di lei. Lo sguardo che la donna gli rivolse era quello di una madre ferita nel profondo della sua anima. Non era sicuro che l’avrebbe ascoltato.

    “Simone, ti scongiuro, ho bisogno di sapere che tu sarai con me...”

    “E io ho bisogno di sapere che a Tom non verrà torto un capello. Puoi darmi questa certezza?” Incalzò, tra le lacrime.

    “No...” Sussurrò il moro.

    “Allora andiamo alla Polizia!” Ripetè ostinata Simone. “Loro sapranno cosa fare!” continuò in preda al panico.

    “Sono stati chiari. Se ne faremo parola con loro, Tom morirà! E’ questo che vuoi Simone?!” Gridò furioso. Poteva capire lo strazio della donna, ma non il suo rifiuto a collaborare.

    “Tom è tutto quello che mi rimane, tu non sai cosa significhi perdere un figlio!” Gli urlò contro, possibile che nessuno lo capisse?

    “Lo perderai se andrai a spifferare tutto alla Polizia! E non pensare di essere l’unica a soffrire in questa storia!” Esclamò offeso.

    La donna gli diede le spalle e si mosse decisa verso la porta.

    “Dove vai?!” Chiese il moro.

    “Lontano da qui. Non posso rimanere ad ascoltare le tue ragioni. Non posso impedirti di agire come tu pensi sia meglio, ma Tom è mio figlio e non sei tu che devi dirmi cosa devo fare.”

    “Simone io amo Tom e questa situazione mi fa impazzire. Non riesco nemmeno a pensare che gli venga fatto del male, tra l’altro per colpa mia, lasciami tentare…” La implorò con gli occhi velati di lacrime.

    La donna intenerita gli accarezzò la guancia, sulla quale un accenno di barba rendeva ruvida la pelle diafana. Non poteva dire di no a quegli occhi, che mai come in quel momento le apparivano sinceri.

    “Che io sia maledetta! Aspetterò fino a domattina Bill, dopo di chè, se non ci saranno notizie di Tom, andrò dritta alla stazione di Polizia più vicina.”

    “Grazie Simone. Farò l’impossibile per riportare a casa Tom, a costo della mia stessa vita!” Esclamò abbracciandola.

    “Vi voglio qui tutti e due sani e salvi, per Dio!” Rispose, guardando ancora una volta in quegli occhi ambra e immaginò cosa provasse suo figlio. Era certa che Bill non avrebbe lasciato nulla di intentato e decise quindi di dargli fiducia. La sua determinazione era comunque ammirevole e meritava rispetto.

    “Chiamo Truman e poi andrò a ritirare la denuncia. Tu non nuoverti da qui, è meglio se restiamo uniti.” Le ordinò gentilmente.

    “Ok…” Borbottò titubante.

    “Riporterò a casa Tom, te lo assicuro.” Disse infine, mentre chiamava il suo avvocato.


    ***



    “Scommetto che il tuo fidanzato si starà disperando alla notizia del tuo rapimento, Trumper.” Lo prese in giro l’energumeno con il forte accento ispanico. Teneva la pistola puntata distrattamente contro di lui, ma subito lo prese di mira, non appena lo vide muoversi.

    Tom aprì gli occhi, rantolando per il dolore e la forte ondata di nausea. Il colpo ricevuto cadendo a terra al volto sembrava più grave del previsto. La guancia si era gonfiata a dismisura e l’occhio destro faticava ad aprirsi, la testa gli doleva all’inverosimile e ormai i suoi arti erano completamente intorpiditi dalla posizione obbligata.

    Non rispose, gli riusciva alquanto difficile articolare le parole e quello tra i tre, sembrava il più spietato e di certo non avrebbe esitato a colpirlo nuovamente.

    “Ehi dico a te!” Esclamò avvicinandosi e dandogli un calcio ad un piede.

    Tom sussultò, ma continuò a guardarlo con aria assente. La sua figura era un’immagine sempre più sfocata.

    “M-mi sento ma-male…” riuscì a borbottare, mentre la testa sembrava scoppiargli.

    Il malvivente se ne andò per poi ritornare con uno degli altri due. Tom non capì di chi si trattasse, ma accolse l’acqua fredda che gli gettò sul viso con piacere.

    “Dagli da bere.” Ordinò all’ispanico, che subito obbedì. La voce era quella di Jost, ne era certo, anche se il ronzio alle orecchie copriva gran parte dei rumori intorno a lui.

    Chiuse di nuovo gli occhi mentre beveva avidamente dalla bottiglia. Il liquido ingerito sembrò ridargli vita e si ritrovò a sospirare soddisfatto.

    L’ispanico ghignò, mentre toglieva la bottiglia dalle sue labbra emaciate e versava l’acqua rimanente a terra.

    “Per ora ti sei nutrito anche troppo Trumper, chiamami quando dovrai pisciare, sarò lieto di tenertelo stretto!” Lo schernì il malvivente.

    Tom imprecò tra sé, troppo debole per ribattere e per tentare un qualsiasi diversivo.

    Il dolore lo stava devastando.

    ***



    Daniel Norman accolse Bill e l’avvocato Truman nel suo ufficio. Il cantante era stato molto vago nello spiegare all’Ispettore le motivazioni per le quali gli richiedeva un appuntamento con così poco preavviso.

    “Ispettore non voglio girare intorno al problema. Jost è scomparso e io non ho intenzione di trascorrere la mia vita nel suo ricordo. Voglio guardare avanti e sebbene ciò che è stato non è facile da cancellare, io vorrei ritirare la denuncia a suo carico. E’ probabile che anche io sia stato un po’ avventato nel formulare tutte quelle accuse nei suoi confronti, guidato dal rancore e dalla necessità di liberarmi di lui…” Iniziò senza tanti preamboli. Le parole di Ben ancora risuonavano nelle sue orecchie ed era consapevole del fatto che la sua richiesta non sarebbe stata esaudita. Non era possibile ritirare una denuncia per violenza e abusi sessuali su minori.

    Il poliziotto premette un tasto sull’interfono e chiamò Frey nell’ufficio, poi guardò Bill dritto negli occhi, scrutandolo con attenzione. Il moro si sentì denudato da quegli occhi indagatori. Lo sapeva, non era mai stato un grande attore.

    L’agente entrò salutando i due con un cenno del capo e poi andò a sedersi alla scrivania di fianco a Norman ed iniziò a digitare sulla tastiera del computer. Ora gli occhi erano quattro e Bill sentì la necessità di sprofondare nel pavimento.

    “Dunque ricapitoliamo: lei vorrebbe ritirare la denuncia nei confronti di Jost. Perché proprio ora?” Chiese l’Ispettore.

    “Perché ho intenzione di voltare completamente pagina e mettere una pietra sul mio passato. Jost non fa più parte della mia vita e non mi importa sapere che fine farà.” Cercò di giustificarsi il cantante.

    Ha idea di cosa significherà questo? Credo che l’avvocato Truman dovrebbe dirle come stanno le cose, se non l’ha già fatto. Le accuse contro gli abusi e la violenza sessuale non possono essere ritirate in quanto all’epoca era minorenne. Si potrebbe procedere ad una remissione della querela, ma ciò non fermerebbe la macchina della giustizia. Inoltre lei potrebbe esser accusato di aver dichiarato il falso e Jost tornerà così ad essere un uomo libero e la legge non potrà più fare nulla se dovesse presentarsi un giorno a casa sua.”

    “Me ne rendo conto, ma non posso continuare a vivere sapendolo comunque a piede libero chissà dove, con una mia denuncia sulle spalle. Potrebbe ripresentarsi comunque a casa mia e farmi del male, senza che voi possiate intervenire.” Si difese il moro.

    Norman e Frey si guardarono per un attimo, convenendo che Kaulitz non aveva purtroppo tutti i torti: la latitanza di Jost era uno dei più clamorosi insuccessi degli ultimi mesi.

    “Bill, è consapevole di ciò a cui andrà incontro? Da vittima potrebbe diventare carnefice.” Disse infine il poliziotto.

    Gli occhi di Bill brillarono e una piccola lacrima si formò all’angolo dell’occhio sinistro, cosa che non sfuggi a Daniel che sospirò.

    “Perché non mi dice la verità Bill? Credo che sarebbe più conveniente per tutti…”

    Il moro lanciò a Truman un’occhiata implorante e l’avvocato iniziò a parlare.

    “Ispettore, non c’è nessuna verità nascosta. Bill vuole solamente ricominciare a vivere la sua nuova vita accanto alle persone che ama. Da adesso. Senza aspettare un processo che chissà quando avrà luogo, vista la latitanza di Jost. Noi non vogliamo accusarvi di nulla, però dobbiamo ammettere che forse le indagini stanno andando un po’ a rilento, o quanto meno non viene dato il giusto risalto al caso, quindi Bill preferisce non procedere affatto. Nessuno e nulla potrà mai restiturgli la sua integrità e annullare le sue sofferenze passate. Meglio guardare avanti, no?” Spiegò risoluto Ben, decisamente più bravo nella parte di attore. Evidentemente anni a anni trascorsi nelle aule dei tribunali erano meglio che un corso di recitazione all’Actor Studios.

    Norman lo fissò colpevole: in tanti anni trascorsi in Polizia, quello era uno dei pochi casi che sembrava destinato a rimanere insoluto. Non poteva biasimare Bill e il suo desiderio di porre fine a quel calvario, però quei due non lo convincevano, il suo fiuto gli diceva che c’era dell’altro e lui era intenzionato a scoprirlo.

    “Va bene, firmi qui, faremo in modo che le accuse vengano ritirate, ma non aspettatevi che il caso venga immediatamente archiviato. Il giudice potrebbe non condividere questa linea di condotta e decidere di procedere ugualmente.” Spiegò porgendogli dei moduli appena usciti dalla stampante.

    “Grazie Ispettore. Oggi indirò una conferenza stampa nella quale darò spiegazione delle mie scelte, spero che tutto vada per il meglio…” Disse Bill titubante.

    “Non ci speri troppo. Le sue motivazioni sono poco credibili per il cittadino medio assetato di giustizia.” Rispose Daniel.

    “Voglio pensare che ci sia ancora qualcuno disposto a dare ascolto alla voce del cuore, Ispettore…”

    “Glielo auguro Bill e buona fortuna, ne avrà bisogno.” Aggiunse accompagnando i due verso l’uscita, seguito da un agente Frey alquanto perplesso.

    Norman richiuse la porta e guardò il suo sottoposto negli occhi.

    “Prendi Donovan e seguitelo come ombre, quel ragazzo si sta mettendo nei guai.”



    Note dell' autrice: Spero perdonerete la mia totale ignoranza in materia legale, ma la mia "consulente" è alle prese con una creatura di 2 mesi e non ha di certo il tempo di assecondare le mie richieste e di rispondere ai miei interrogativi, per cui chiedo venia. :P

    Edited by *billaly* - 3/11/2011, 15:38
     
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  2. PinaKaulitz88
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    Quel bastardo di Jost :nn: :nn: :nn: :nn: :nn: :nn:
     
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  3. Capricorn2187
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    E barvi i due poliziotti,hanno capito al volo che c'era qualcosa di strano chissà però come riusciranno a trovare Tom,forse localizzare il telefono? :eh:

    Quando tutto finirà se io fossi Bill Jost prima lo ammazzerei di botte,poi lo strozzerei,poi gli passerei sopra con un camion fino a senitre le ossa fare crack e poi forse farlo a pezzi e buttarlo o in mare o a fiume :sìsì: :superlove: :rox: :evil-laugh: :tet: :angelo: :ehsì: :occhioni:
     
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  4. NeideLunare
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    Fini come quelle di questo capitolo, mi fanno venire voglia di tenere il capitolo in ostaggio e rifiutarmi di betartelo fino a quando non aggiungi altro. Che sofferenza ç___ç

    Edited by NeideLunare - 3/11/2011, 18:37
     
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  5. PinaKaulitz88
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    CITAZIONE (Capricorn2187 @ 3/11/2011, 18:07) 
    Quando tutto finirà se io fossi Bill Jost prima lo ammazzerei di botte,poi lo strozzerei,poi gli passerei sopra con un camion fino a senitre le ossa fare crack e poi forse farlo a pezzi e buttarlo o in mare o a fiume :sìsì: :superlove: :rox: :evil-laugh: :tet: :angelo: :ehsì: :occhioni:

    :rox: :rox: :rox:
     
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  6. barby's
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    E' proprio vero che la cattiveria umana non ha limiti!
     
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    Ragazzeeeee!! <3

    Suvvia è solo una fic!!
    E non ho ancora cambiato i rating, quindi rallegratevi!! :D

    Ciemmequ grazie per aver letto!! :wub:
     
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  8. Capricorn2187
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    è solo una fic ma quando leggo cose del genere la bestia che è in me esplode :evil-laugh:

    I rating lascia li sta come stanno,ti controllo io sà :ninja: :box: :botte: :nerd: :mmm:
     
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    Neanche un morto? :huh:
     
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  10. Capricorn2187
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    Se vuoi un morto sai chi deve morire o se proprio devi, fai morire "l'amichetta" di Jost o chi altro sta implicato con lui nel rapimento.
     
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  11. barby's
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    a morte Jost :rox:
     
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  12. PinaKaulitz88
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    CITAZIONE (barby's @ 4/11/2011, 14:48) 
    a morte Jost :rox:

     
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  14. >>Brea_th<<
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    Molto molto intenso il confronto-scontro tra Bill e Simone.
    Diciamo che sono entrambi le due facce della medaglia, mi piace come hai saputo mantere vivo il loro scambio di opinioni , uno scambio di battute molto forte senza esclusione di colpi, ognuno dei due sta combattendo per l'amore di Tom, ma è chiaro che si tratta di due amori profondamente differenti..
    Penso che sia stato molto difficile per Simone dare fiducia a Bill in questo momento particalmente ad alta tensione, e che sia un chiaro segno di quanto si fidi di lui e di Tom.

    Penso che Bill purtroppo abbia fatto la sola cosa che potesse fare, e sono felice del fatto che sia disposto a rinunciare alla sua carriera per amore di Tom, questo vuol dire che ha smesso di avere paura, che è più sicuro e sicuramente ha aquisito più consapevolezza di sé che lo aiuterà a lottare contro David.
    Spero che l'intuito dei due poliziotti sia d'aiuto a Bill!!

    Bravissima mamy, capitolo stupendo!!!


     
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    Spero che l'intuito dei due poliziotti sia d'aiuto a Bill!!

    Lo spero anche io.

    Grazie per aver commentato Sara! **
     
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1337 replies since 3/11/2010, 22:41   28634 views
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