Angels don't fly

Finita

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  1. °Däkee°
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    Bene bene, sono arrivata al capitolo 31 se non erro, quello in chi Bill mena uno schiaffo a Tom. Fino ad ora non avevano mai litigato, anzi.. il succhiotto mi ha a dir poco fatto morire dalle risate, poi ahahah povera Simone!
    Per quanto riguarda David, che altro dire se non che per lui i giorni di libertà sono giunti al termine.. credo.. SPERO!
    Continuo a leggere (anche se molto lentamente)
     
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    Grazie °Däkee° per la costanza! **
     
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  3. °Däkee°
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    Chiamami Delia : )
     
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    Ok, grazie ancora Delia!
     
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    Uh che tristezza!
    Sono in ritardissimo con il chap, però un uppino ogni tanto mi farebbe piacere! occhipienidilacrimeml2
     
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  6. Capricorn2187
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    Su che ce penso io :patpat: :flower: singe_048 gif gif gif what MiniLove003
     
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    Grazie Cri!! love48 love32

    Mandato chappino alla beta!!
     
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  8. >>Brea_th<<
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    Maddaiiiii che sono rimasta indietro un'altra voltaaaaaaaaaaa :nn:
    Ah, che capperi!


    CITAZIONE
    Uh che tristezza!
    Sono in ritardissimo con il chap, però un uppino ogni tanto mi farebbe piacere!

    UP!!!!
     
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    Stasera sul tardi posto. ù.ù
     
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  10. Capricorn2187
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    woot_jump EmoticonVillage104%20(56)
     
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    Capitolo 48



    Nulla ci rende così grandi come un grande dolore.
    Alfred De Musset



    “Fermati laggiù.”

    La voce dietro Tom continuava a dare ordini perentori, mentre la pistola premeva contro la sua nuca.

    Aveva cercato, attraverso lo specchietto retrovisore, di cogliere l’immagine riflessa del suo assalitore, incontrando solo due occhi gelidi. Il volto era coperto da un passamontagna scuro e quello sguardo era sconosciuto. Parlava con un forte accento ispanico e la sua voce era roca e dura.

    Aveva fermato l’auto davanti ad un capannone in disuso alla periferia della città, ed era stato praticamente trascinato fuori da quell’energumeno che continuava a tenerlo sotto tiro e che senza tanti complimenti l’aveva sbattuto contro la portiera.

    “Fai una sola mossa e ti ammazzo.” Aveva ribadito freddo.

    Tom deglutì incapace di muoversi. Era troppo grosso per tentare una qualsiasi controffensiva, ed inoltre era sicuro che l'uomo non avrebbe esitato a premere il grilletto.

    I fari di un furgone poco lontano da loro illuminarono l’oscurità e Tom per un istante si rianimò. Forse avrebbe potuto chiedere aiuto e...

    Il veicolo si mosse lentamente verso di loro e prima ancora che potesse fare il benchè minimo movimento, il malvivente lo bloccò ammanettandogli i polsi dietro la schiena.

    “Cammina.” Gli ordinò, strattonandolo e trascinandolo a forza sulla strada.

    Il furgone si fermò e l’autista scese per andare ad aprire il portellone posteriore. Anch’egli indossava un passamontagna ed era impossibile scorgere i tratti del suo viso.

    “Sali.” Disse il nuovo arrivato al giardiniere, spingendolo dentro al veicolo e facendolo cadere carponi. Prese una corda e gli legò le caviglie ai polsi già imprigionati nelle manette. Strappò del nastro adesivo e glielo appiccicò sulla bocca per impedirgli di gridare.

    Il respiro di Tom era affannoso, reso ancora più difficoltoso dalla scomoda posizione e dallo scotch sul volto. Sentiva gli occhi pizzicare, ma si impose di non piangere; le lacrime gli avrebbero chiuso il naso e lui non sarebbe più riuscito a respirare.

    Il portellone venne richiuso con un tonfo e il furgone, dopo qualche istante, ripartì. Cercò di mettersi seduto, non senza sforzo, - la corda non lasciava alcuna libertà di movimento-, e riordinare le idee.

    Era stato rapito, - e fin qui non ci voleva un genio a capirlo -, ma le motivazioni gli sfuggivano. Lui non era ricco e nemmeno la sua famiglia lo era. Nessuno avrebbe potuto pagare un riscatto…

    Cazzo, Jost.

    Il pensiero si fece strada nella sua mente con la violenza di un uragano.

    Non poteva che essere opera di quel fottuto bastardo. Che altro poteva fare, se non vendicarsi di Bill in quel modo e colpirlo negli affetti per devastarlo completamente?

    Avvertì un dolore sordo nel petto, mentre cercava con tutte le forze di sciogliere le corde, dimenandosi a casaccio col risultato di serrare ancor di più i nodi.

    Merda! Imprecò tra sé, mentre cercava di far passare nell’arco stretto delle sue braccia legate il bacino, senza risultati. Era agile, ma non a sufficienza per fare contorsionismo. Si arrese così alla sola posizione che poteva assumere da seduto e cioè braccia dietro la schiena e gambe rannicchiate contro il corpo per evitare che la corda si tendesse troppo. Il furgone stava percorrendo una strada sconnessa che lo costringeva a ripetuti scossoni e sobbalzì sulla base fredda e dura, poteva sentire i due nella cabina che parlavano concitatamente in spagnolo, incuranti di essere capiti o meno da lui.

    Il veicolo si fermò e Tom attese con il cuore che batteva furioso nel petto che il portellone si aprisse. I due uomini scesero dal furgone e inaspettatamente si allontanarono, lasciandolo al suo interno. Non poteva pensare che quella sarebbe stata la sua prigione.
    Cominciò a scalciare e a colpire il portellone. La corda gli stava macerando la pelle dei polsi e delle caviglie, ma doveva uscire assolutamente da lì.

    “Ehi, ehi ragazzino che ti prende? Non ti piace la tua sistemazione?” Un terzo soggetto a viso coperto gli aprì, sbeffeggiandolo.

    “Ma guarda un po’ chi si rivede… Thomas Trumper. Hai fatto buon viaggio?” Lo schernì, tirandolo a forza giù dal furgone aiutato da uno degli altri due. La lunghezza della corda non gli permetteva la posizione eretta e così cadde sulle ginocchia davanti all’ultimo arrivato.

    Nonostante gli occhi azzurri e un ciuffo di capelli biondi che si intravedeva dal passamontagna, Tom non aveva alcun dubbio su quale fosse la sua identità e sentì il sangue ribollirgli nelle vene.

    Mugugnò qualcosa attraverso il nastro adesivo e prontamente il tipo davanti a lui glielo strappò dal volto, facendolo gridare. Sentì la pelle bruciare e un sapore metallico nella bocca, le sue labbra a livello dei piercing sanguinavano.

    “Bastardo!” Esclamò, sputandogli addosso saliva e sangue, ottenendo in cambio un ceffone che lo fece barcollare e poi cadere di lato. Il volto tocco terra con violenza e Tom sentì le ossa della mascella scricchiolare e un lancinante dolore che gli fece quasi perdere i sensi.

    “Portatelo via.” Disse agli altri due che assistevano divertiti alla scena.

    Trascinarono il ragazzo in un’altra stanza che aveva l’aspetto di una vecchia cella frigorifera in disuso e lo lasciarono a terra malconcio e ancora legato.

    Jost li seguì, per poi avvicinarsi a lui e sussurrargli qualcosa all’orecchio.

    “Vedi di fare il bravo e di collaborare, e forse ti risparmierò la vita.”

    Tom avvertì una forte ondata di nausea stringergli lo stomaco, ma si impose di restare calmo. Qualsiasi cosa avesse in mente quel pazzo, lui non aveva modo di contrastarlo in quelle condizioni.

    “Datemi un coltello.” Ordinò ai due complici.

    L’autista del furgone gli passò un serramanico, che agli occhi di Tom sembrò essere enorme e tremò, sbarrando gli occhi.

    “Ti caghi sotto eh, ragazzino? Chissà come sarebbe orgoglioso di te ora, il tuo bel fidanzatino!” Lo schernì Jost, ghignando. Prese la corda e la tagliò al centro, separando le braccia dalle gambe, per poi fissare gli arti superiori ad una spessa catena legata ad un palo, prima di liberarlo dalle manette e dagli stretti legacci ai polsi e alle caviglie.

    “Ecco e poi non dire che non abbiamo usato alcun riguardo nei tuoi confronti.” Continuò beffardo.

    “Vaffanculo!” Sibilò Tom in un moto d’ira che inaspettatamente fece sorridere Jost.

    “Attento a quel che dici Trumper, la mia pazienza è ormai giunta al capolinea.”

    ***



    Bill si svegliò di soprassalto in preda al panico, gridando. Damien appisolato su una poltrona del salone sobbalzò, alzandosi in piedi all’istante. Non era abituato agli acuti di Bill, se non mentre cantava, per cui si allarmò immediatamente e corse su per le scale trafelato. Il moro era in piedi nella vasca idromassaggio quando il bodyguard aveva spalancato la porta e senza troppi complimenti era entrato nella stanza, chiedendo cose fosse successo.

    “Dov’è Tom?” Domandò Bill agitato, coprendosi le parti intime con la mano. Erano trascorse più di tre ore da quando lui aveva riaccompagnato a casa la madre. Davvero troppo. Non aveva voluto chiamarlo per non sembrare troppo asfissiante e aveva permesso alla stanchezza di farsi strada, mentre cercava di ingannare l’attesa facendosi massaggiare dalle calde bolle profumate.

    Damien si passò una mano tra i lunghi capelli sciolti sulle spalle e distolse lo sguardo dalle sue nudità, sospirando.

    Già, dov’era Tom?

    Prese il cellulare di Bill sul ripiano di marmo e fece partite una chiamata verso il giardiniere.

    “E’ irraggiungibile…” Sussurrò quasi colpevole.

    “Non è possibile!” Esclamò il moro.

    “Forse è scarico, oppure ha pensato di rimanere a casa con Simone e l’ha spento…” azzardò.

    “Senza avvertirmi?” Bill uscì dalla vasca, indossando immediatamente l’accappatoio lasciato sul bordo della stessa. Esser guardato da un uomo che non fosse Tom lo metteva a disagio, ma non era quello il momento di fare gli schizzinosi. Prese il suo telefono dalle mani dell’amico e velocemente compose un messaggio.

    'Tom dove sei? Non farmi preoccupare! Chiamami appena puoi!'

    “Se è spento, non potrà risponderti.” Affermò Damien.

    “Ma lo riaccenderà prima o poi e saprà che l’ho cercato!” Esclamò, cercando di convincere se stesso che quella brutta sensazione che gli stava attanagliando la bocca dello stomaco non era altro che la sequela dell’incubo dal quale si era appena svegliato. Sempre lo stesso, comunque.

    “Se chiamassi Simone?” Disse ad un tratto. “Magari lei sa dove è andato…” Continuò.

    “Le farai venire un colpo!” Esclamò Damien non convinto, guardando l’orologio.

    “Ma se non è rimasto con lei, dovrebbe già esser qui almeno da un’ora!”

    “Forse si è fermato da qualche parte!”

    “Alle tre di notte? Chi vuoi convincere Dam?”

    “Cazzo, riprova a chiamarlo!” Borbottò l’uomo, ormai contagiato dal panico, ma non vi fu risposta.

    “Damien, da qualche notte ho un incubo ricorrente nel quale io e Tom veniamo uccisi da David.” Confessò il moro mentre indossava i boxer. Ormai il fatto di esser nudo davanti al suo bodyguard non lo preoccupava più.

    “Cosa?! Vorresti farmi credere che..?” Non osò aggiungere altro.

    “Non lo so, spero non significhi nulla!” Si affrettò a dire Bill, agitando le mani davanti al volto. I suoi occhi erano umidi di lacrime a stento trattenute.

    “Sono tutte stronzate! Il tuo cervello è perennemente in movimento, come puoi dare credito ad un sogno?” Sbottò Damien agitato.

    “Saranno solo brutte sensazioni, sono giorni che ci sto male! Pensi che sia divertente? Cazzo Tom, rispondi!!” Esclamò, richiamando per l’ennesima volta il giardiniere.

    “E se andassimo alla Polizia?” Disse ad un tratto il bodyguard.

    “Non si può esporre denuncia se non dopo ventiquattr’ore dalla scomparsa e poi su cosa potrei fondare i miei sospetti? Su un incubo? Norman sarebbe lieto di farmi rivisitare dalla dottoressa Ortega e questa volta credo che il ricovero in un istituto psichiatrico non me lo risparmierebbe nessuno!” Rispose, abbozzando un sorriso triste.

    “Andiamo a cercarlo.” Suggerì Damien.

    “E dove? Los Angeles non è propriamente un fazzoletto di terra!” Piagnucolò isterico.

    “Allora che facciamo?” Chiese rassegnato l’amico.

    “Chiamo gli ospedali della zona e… Simone. Non mi importa di svegliarla e metterla in allarme, dopotutto è suo figlio!” Esclamò il moro, cercando di farsi forza.

    Bill si rivestì in fretta e mentre uscivano dal bagno, finalmente al suo cellulare giunse un sms.

    “E’ Tom!” gridò aprendo immediatamente il messaggio.

    'Ho bisogno di riflettere, non cercarmi, mi farò vivo io.'

    NON CERCARMI?!

    Il moro fece partire immediatamente una chiamata, mentre nuove lacrime gli rigavano il volto.

    L’utente era di nuovo irraggiungibile.


    ***




    “Peccato per il tuo Iphone…” Lo sbeffeggiò David, schiacciando sotto la suola dell’anfibio il cellulare che si frantumò in svariati pezzi, “ ma non credo che ti servirà nei prossimi giorni.” Continuò, ridendogli in faccia.

    “Sei un fottuto bastardo! Bill non crederà nemmeno per un secondo a ciò che hai scritto!” Gridò Tom in preda ad una furia cieca, strattonando la pesante catena che lo teneva ancorato al palo.

    “Dici davvero? E’ così innamorato di te? Buono a sapersi. Tutto questo non può che facilitarmi le cose.”

    “Cosa vuoi da lui, da noi? Eri sparito, non potevi rimanere dov’eri?” Gli urlò contro Tom.

    L’aveva quindi già riconosciuto? Il suo travestimento faceva acqua da tutte le parti, evidentemente, e questo poteva essere un piccolo problema… ma anche no, considerato che né lui, né Honey sarebbero usciti vivi da questa storia.

    “Stai zitto e tieniti il fiato per respirare. Qui le domande le faccio io, ok?” Lo ammonì, puntandogli la pistola alla fronte.

    Tom abbassò lo sguardo rassegnato, mentre Jost si allontanava a grandi passi dalla sua prigione.

    Edited by *billaly* - 27/10/2011, 00:23
     
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  12. Capricorn2187
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    Punto primo Jost,Tom non è imbecille.
    Secondo,a Simone verrà un infarto e terzo,devono chiamare tuttichiunque anche la Guardia Nazionale :agitato2: piantovh4
     
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  14. Capricorn2187
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    ? :sospettoso: :eh:

    Me so accorta mo del banner :drool: :evviva: 300wfol thcata
     
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    DOBBINA ''FONDATRICE ''ADULTE MALATE DI TOKIOHOTELLITE''

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    Come diavolo ne verremo fuori?
    Lo so io...
    Quel bastardo di Jost si farà vivo con Bill e chissà cosa pretenderà.
    Quoto Tom: non poteva starsene per cavoli suoi? Ha un ragazzotto che ''lo apprezza''. Non poteva rifarsi una vita?
    Lo so che deve pagare, ma qui quelli che stanno per pagare sono ben altri...
    Grazie per il chappolo
    SPOILER (click to view)
    heum, ma è normale che nelle vostre emoticon ci siano gif ''porno''? :huh:
     
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1337 replies since 3/11/2010, 22:41   28634 views
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