Angels don't fly

Finita

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    Socia!! Perdono, ieri sono stata incasinata da matti, ma oggi ti ho mandato il chap da betare!!

    Questa notte posto!! :ph34r:
     
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  2. barby's
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    Questa notte posto!!

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  3. Mondlicht
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  4. Capricorn2187
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    Note dell' autrice: Premetto che è stata una fatica incredibile scriverlo e che è pesante, ma necessario per far capire alcuni punti fondamentali della storia e presentare tutti i personaggi che vi prenderanno parte.
    Bill sta prendendo consapevolezza del suo essere, ma il processo è tutt' altro che breve ed indolore.

    Capitolo 4

    L'uomo è l'unico animale la cui esistenza è un problema che deve risolvere.
    Erich Fromm




    Tom in fondo se l’ aspettava. Aveva evitato i giornalisti la sera prima, ma aveva supposto che il mancato incontro non li avrebbe di certo fatti desistere. Noreen si era recata alla sua abitazione all’ alba per prendergli degli abiti puliti, constatando che il campo era completamente sgombro e per un momento si erano illusi, giusto per poi ricredersi arrivati al negozio dove il numero dei furgoni era triplicato, nemmeno si fosse trattato di un eroe nazionale.

    “Signor Trumper!!” Gridò una donna munita di microfono e cameramen al seguito, correndo verso di lui. Tom gettò uno sguardo in direzione di Gus che stava scendendo dalla sua auto, il quale alzò gli occhi al cielo.

    “Signor Trumper! Ci rilasci una dichiarazione! Come ci si sente dopo aver salvato Bill Kaulitz dalle acque dell’ oceano?” Continuò la cronista, decisa ad avere lo scoop.

    Tom sorrise tristemente, certo che l’ originalità non dovesse esser il suo forte.

    “Bagnati?” Rispose, mentre Gus si avvicinava a lui per dargli manforte.

    “Tom crede che Bill abbia tentato di suicidarsi?” Chiese un altro, cercando di sovrastare il brusio di fondo.

    “Signor Trumper, ha già incontrato Bill? Dopotutto non crede che dovrebbe ringraziarla?"

    “Tom! Tom! Lei è un fan di Bill?" Chiese una bionda procace dall’ aspetto tutt’altro che giornalistico. Sembrava piuttosto una delle conigliette del calendario che Gus teneva in ufficio, nascosto sotto quello dell’Interflora.

    Il giardiniere inspirò a fondo, invitando alla calma tutti i presenti con un gesto della mano.

    “Non ho la più pallida idea del perché sia caduto in acqua, ma ciò che ho fatto, ci tengo a precisare, l’ avrei fatto per chiunque. Il suo manager ha già provveduto a ringraziarmi, non ho incontrato Bill e non credo che succederà in futuro. Non ho altro da aggiungere."

    “Le è stata offerta una ricompensa in denaro?” Chiese l’ ultimo dei giornalisti, che ancora non aveva parlato.

    “No, ma se anche fosse stato, non avrei accettato. Ripeto, in quel momento non pensavo certo a chi stavo mettendo in salvo! Ho fatto solo il mio dovere di cittadino.” Rispose risoluto.

    “E’ al corrente delle condizioni di salute attuali di Bill? Non ci hanno concesso neppure un bollettino medico! E’ grave?”

    “Che io sappia, non è in prognosi riservata, ma di più non posso e so dirvi. E se ora volete scusarci, io e il mio socio dovremmo aprire il negozio e siamo già maledettamente in ritardo.” Disse, facendosi largo tra la piccola folla.

    “Perché non vi siete incontrati?” Chiese a bruciapelo la prima giornalista mentre gli passava di fianco, scrutandolo con le sue iridi azzurre indagatorie.

    “Perché non c’è stata l’ occasione e perché… perché credo che lui abbia ben altro a cui pensare in questo momento…” Rispose, rabbuiandosi improvvisamente, e sperando che nessuno dei presenti se ne accorgesse.

    “Tom lei pensa sul serio che sia stato un incidente?” Incalzò, abbassando la mano a coprire il microfono.

    “C’è un indagine della Polizia in corso, credo dovreste chiederlo a chi si occupa del caso e non a me." Concluse entrando nel negozio e richiudendo la porta dietro di sé.

    Solo allora si rese conto di tremare, mentre riprendeva fiato ed osservava i cronisti, i cameramen ed i loro furgoni allontanarsi dal piazzale lentamente.

    Sbuffò, sperando di averli soddisfatti. Il ruolo da eroe non gli si addiceva e desiderava solo che quella storia fosse dimenticata al più presto da tutti, compreso lui stesso.


    ***



    Bill era rimasto sveglio tutto la notte, leggendo più volte quel biglietto e chiedendosi chi fosse il mittente. Alex non era ritornata, se non al momento del cambio turno per augurargli una buona giornata. Nonostante avesse un bisogno disperato di parlare con qualcuno non era sicuro che quella donna fosse la persona giusta.

    Troppo dolce, troppo tenera, troppo materna.

    Aveva l’ aria stanca, il volto pallido e i capelli un po’ scompigliati. L’uomo che occupava la 212, un anziano e facoltoso banchiere in pensione, gravemente malato di cuore, era stato trasferito in terapia intensiva urgentemente. Aveva udito i passi frettolosi suoi e di Claire lungo il corridoio per buona parte della nottata, il rumore di carrelli, le voci trattenute, ma concitate dei medici.

    Si era trovato a pensare a quanto fosse ingiusta la vita, così desiderosa di fuggire da chi le stava fortemente aggrappato e avvinghiata a chi voleva andarsene ad ogni costo.

    Il tempo a noi concesso è troppo breve per decidere di camminare su un sentiero di spine,
    piuttosto che su morbidi e vellutati petali.
    Possiamo scegliere, sempre.



    Chi aveva scritto questo, era forse il detentore della verità assoluta, o più semplicemente non aveva mai conosciuto il dolore nella propria vita?

    Vivere era già di per sé una sofferenza, chi era questo grande filosofo che sentiva il bisogno di impartirgli una lezione?

    Strappò con rabbia il biglietto, provando un brivido di piacere.

    “Vaffanculo, tu e le tue frasi da cioccolatini!” Sbuffò, accendendo il televisore su un emittente a caso dove stavano trasmettendo il notiziario del mattino e dove stavano, inequivocabilmente parlando di lui ed intervistando il suo salvatore.

    Rimase con il telecomando a mezz’aria, incatenato con gli occhi a quel volto su cui chiaramente si leggeva l’ imbarazzo, mentre dava la sua versione dei fatti ai giornalisti. In un altro frangente lo avrebbe ammirato per la sua bellezza, ma in quel momento il suo stomaco si era chiuso in una morsa di dolore e non sicuramente a causa del digiuno.

    “Dunque sei tu l’ eroe del giorno…” Sibilò tra i denti, sorridendo amaramente, “E reciti molto bene la parte del buon samaritano: Lo avrei fatto per chiunque altro…” continuò, canzonandolo.

    “Appunto! Che cazzo ti è saltato in mente di farlo per me? Stronzo, fatti i cazzi tuoi la prossima volta!!” Gridò al televisore, scaraventando il telecomando, fortunatamente antiurto, a terra in un moto di rabbia.

    Nascose la testa sotto il cuscino, sperando di soffocare.

    “ Io non voglio continuare a vivere…” Piagnucolò, premendo il cuscino sulla faccia.

    “Signor Kaulitz, la colazione!” Bill riemerse dalle coperte, scalciandole lontano.

    “Non si usa bussare?” Esclamò arrogante.

    “Veramente l’ ho fatto, ma lei non ha risposto." Rispose la ragazza, rossa in volto.

    “Quindi hai pensato che il mio silenzio fosse un invito ad entrare?” Continuò sempre più stizzito. Possibile che tutti non avessero il minimo rispetto?

    “Io… credevo che non avesse sentito… o che dormisse…” Sussurrò colpevole.

    “Lasciala lì sul tavolo, non ho fame ora."

    “Come vuole."La ragazza posò il vassoio sul tavolo e si congedò alla svelta, ansiosa di porre fine a quell’ assurda conversazione.

    Bill si alzò lentamente e raccolse il telecomando dal pavimento, spegnendo poi il televisore. Per quel mattino aveva già visto anche troppo, anche se, almeno ora era a conoscenza dei connotati del soggetto che aveva rovinato i suoi piani.

    Thomas Trumper.

    Non sarebbe stato difficile trovarlo a Los Angeles e magari rendergli la vita un inferno.

    Si avvicinò al tavolo, togliendo il coperchio dal vassoio della colazione.

    Su di esso oltre al cibo, vi era una rosa rossa a stelo lungo con tanto di biglietto.
    A dire il vero era un foglio di block notes a quadretti, ma ciò che vi era scritto gli strappò un sorriso.

    Buongiorno Bill! Le rose che mi ha “regalato” sono state molto apprezzate in famiglia, ma non potevo non restiturle questa! Era la più bella e l’ unica che ha resistito allo scorrere del tempo. Si prepari: il Professor Harris ha appena parlato al telefono con il suo manager ed è furibondo con lui… Cindy. <3

    Non sapeva chi fosse questo Harris, ma chiunque avesse il potere di tenere a bada David era il benvenuto.

    Si mise seduto ed addentò di malavoglia il croissant. Mmh, non male per esser cibo di un fottuto ospedale, si ritrovò a pensare.

    Terminò la sua colazione, incredulo ai suoi stessi occhi. Dopo giorni, per la prima volta, aveva gradito il cibo che aveva davanti a sé. Il biglietto di Cindy l’ aveva messo di buonumore.

    Persone sconosciute che si interessavano a lui.

    Inutile negarlo, questo pensiero gli procurava un immenso piacere. Forse una pia illusione dettata dalle circostanze. Le infermiere in effetti dovevano esser gentili coi pazienti in ogni caso e lui aveva come al solito travisato. Un altro sogno ad occhi aperti da cui presto si sarebbe risvegliato e ritrovato irrimediabilmente solo.

    Il leggero bussare alla porta lo scosse dai suoi pensieri. La faccia simpatica di Cindy fece capolino sulla soglia.

    “ ‘Giorno Bill! Come va oggi?” Chiese gentilmente spingendo un piccolo carrello con l’ occorrente per la medicazione all’ interno della stanza. “Piaciuto il mio regalo?” Continuò senza attendere risposta.

    “Mmh, credo bene tutto sommato, soprattutto per il regalo." Ammise, cercando di esser convincente.

    “Lo so che non era un granchè, ma conoscendo la sua predilezione per le rose rosse, ho pensato che almeno questa dovesse ritornare a lei." Continuò lei.

    “Come fai a sapere che adoro le rose?” Chiese stupito.

    “Ho ventitre anni, tutti i suoi album, i biglietti per i concerti di Los Angeles e Las Vegas, oltre che il PC pieno di foto e iscrizione al suo fan club ufficiale, sufficiente come prova?” Rispose, posando le mani sui suoi fianchi rotondi in gesto di sfida.

    “Ah, quindi sei mia fan…” Disse, quasi deluso dalla rivelazione.

    “Lo dice come se le dispiacesse."

    “No, in realtà me lo aspettavo, anche se preferirei che qualcuno mi apprezzasse al di là del personaggio pubblico. Perché mi dai del lei?” Chiese infine, curioso.

    “Il regolamento del Cedars lo impone, Sarà d’ obbligo rivolgersi ad ogni utente di età superiore agli anni 16, utilizzando il ‘lei’ come forma di rispetto e cortesia…” Recitò, mettendosi la mano destra sul petto, come fosse un solenne giuramento di fedeltà alla bandiera e brandendo una penna nell’ altra a mò di scettro.

    Bill rise divertito, Cindy era molto simpatica e per di più era una sua ammiratrice. Qual era la cosa che più faceva imbestialire David a parte le perdite di denaro impreviste? Che lui si intrattenesse coi fan più del necessario.

    Era infantile da parte sua pensarlo e probabilmente non avrebbe scalfito minimamente il cuore arido del manager, ma sarebbe servito a se stesso.

    “Che ne diresti di esser mia ospite ad uno dei prossimi concerti, quando potrò cominciare il tour? E poi ti prego,“ fece segno di passarle la penna,“ sei formalmente invitata a darmi del tu, mi fai sentire un vecchio, mentre in realtà sono più giovane di te!”, aggiunse, posando la biro sul suo capo, quasi fosse un’ investitura ufficiale.

    Toccò allora all’ infermiera ridere per quello stupido gioco. Se l’avesse raccontato alle sue amiche, nessuna di loro le avrebbe mai creduto.

    “Bill io… io sono senza parole, grazie! Ma non deve… ehm, non devi sentirti in obbligo di ricambiare un favore che alla fine tale non è, è stato solo un gesto stupido!” Esclamò sinceramente colpita. Bill oltre che esser bello da togliere il fiato, aveva pure un animo dolce e altruista? Quella specie di manager che si ritrovava al suo fianco poteva dirsi l’ uomo più fortunato del mondo! Pensò con una punta di invidia.

    “A dire il vero non sono molto abituato a questo genere di attenzioni…” Confessò abbassando lo sguardo.

    Perché era dannatamente facile lasciarsi andare con degli sconosciuti?

    “Ehi che ti prende? E’ solo una rosa!” Esclamò incerta. Non voleva che Bill ripiombasse nella sua cupa tristezza, privandola così del suo magnifico sorriso.

    La porta si aprì lentamente e tre medici fecero la loro comparsa nella stanza.

    “Buongiorno signor Kaulitz sono il professor Samuel Harris, il primario del reparto, nonché, purtroppo, Direttore Sanitario del Cedars, il dottor Keller e il dottor Matthews già li conosce. Le sarà giunta già voce...“ disse, indicando Cindy, “del mio alterco con il suo manager e quindi la informo già da ora che al signor Jost sarà proibito farle visita, fino a quando sarà degente in questo ospedale. Ovviamente lei è libero di chiedere la dimissione in quanto maggiorenne e di proseguire le cure dove meglio crede."

    Bill lo squadrò da cima a fondo, indeciso se gettargli le braccia al collo o saltare sul letto per la felicità improvvisa. Optò invece per una reazione meno espansiva e più consona al momento.

    “Il mio manager è parecchio sottopressione in questo periodo, vi prego di scusarlo. Il mio incidente ha fatto rinviare il tour a data da destinarsi e ci sono molte cose da sistemare." Cercò di spiegare serio, lottando contro il desiderio di scoppiare a ridere. Doveva quasi morire per scoprire che il mondo era pieno di persone pronte a dare ascolto a lui e zittire quel dittatore, testa di cazzo?

    “Il nostro compito è di farla guarire nel migliore dei modi ed in fretta Bill, e se questo significa tenere lontano da lei le persone ritenute una minaccia per la sua salute, non avrò alcuna esitazione, neppure se si tratta del suo manager. E ora, se non le spiace, vorrei dare un’occhiata alle sue ferite cutanee." Concluse, prendendo la confezione di guanti sterili che Cindy gli porgeva.

    Bill si lasciò medicare in silenzio, gongolando tra sé. Per un po’ di tempo, non avebbe dovuto subire le visite di David, le sue continue velate minacce, le sue luride mani sul suo corpo.

    “Bene Bill, le sue ferite stanno rimarginando al meglio, toglieremo i punti tra qualche giorno e le posso affermare fin da ora che le cicatrici saranno praticamente invisibili, nulla che un trucco sapiente non sia in grado di nascondere. L’ unica ferita seria è questa sulla coscia, ma non credo che lei andrà mai in giro con una minigonna!” Disse il medico a medicazione ultimata.

    Cindy soffocò una risata alla battuta, imitata dal moro. Non era certo che il motivo della loro ilarità repressa fosse lo stesso, ma la ragazza doveva aver sicuramente visto il suo ultimo videoclip dove appariva in abiti femminili.

    “Grazie Professore, ma non credo che il travestitismo sia tra i miei obiettivi a breve termine." Rispose, per poi immediatamente dirottare il discorso su altri argomenti.

    “Del mio braccio che mi dice invece?” Chiese, esageratamente ansioso di ricevere le stesse notizie del giorno precedente.

    “Domani ripeterà le radiografie e vedremo se e quanto le linee di fratture sono rimaste allineate. Non posso escludere la necessità di un intervento chirurgico se il quadro sarà peggiorato. Ciò eviterebbe che la sua ulna calcifichi in modo errato con conseguente limitazione funzionale in futuro. Ma di questo potrà parlarne meglio con il Dottor Matthews che è ortopedico."

    “In-Intervento chirurgico?” Bofonchiò praticamente esanime. Quella specie di medico che l’ aveva visitato il giorno precedente non gli aveva affatto parlato di una possibile terapia chirurgica.

    Altro tempo perso. David lo avrebbe ammazzato, risparmiandogli così la fatica, non prima di avergli però inferto chissà quale sottile e atroce tortura.

    “Tranquillo Bill, è un’ ipotesi che dobbiamo considerare, ma sono sicuro che nel suo caso non sarà necessario ricorrere alla Sala Operatoria." Intervenne Matthews, per rassicurarlo.

    Bill cercò di rilassarsi adagiandosi sui cuscini. All’ improvviso il braccio aveva ripreso a dolergli, come ad avvisarlo di non abbassare la guardia.

    “Grazie…” Riuscì solo a dire ai tre medici che continuavano a guardarlo.

    “Più tardi verrà a visitarla la Dottoressa Ortega, che è psichiatra. E’ una pura formalità, ma ci è stata richiesta una perizia da parte della Polizia." Lo informò il Direttore Sanitario.

    Bill spalancò gli occhi. Questa non ci voleva. Ad uno strizzacervelli sarebbe stato difficile nascondere le sue reali intenzioni.

    “Ma io sono caduto, è stato un incidente! Esclamò in sua difesa, senza rendersi conto di aver appena dato conferma ai sospetti che i sanitari nutrivano dei confronti dell’accaduto.

    * * *



    “David smettila di gridare, non sono Bill!” L’ uomo davanti a lui, lo stava ora fissando con sguardo minaccioso.

    Paul Soleman era a capo dell’agenzia che avrebbe curato il tour di Bill e nonostante fosse conosciuto nell’ambiente come una persona ragionevole ed estremamente paziente, chi l’ avesse visto in quel momento avrebbe certamente pensato il contrario.

    Jost aveva il potere di mandarlo in bestia. Un misto di arroganza, saccenza e onnipotenza. Non gli erano bastate la rassicurazione e l’impegno a posticipare le date, trovare le locations giuste in breve tempo ed evitare grosse perdite finanziarie, ora pretendeva la certezza del sold out ad ogni concerto.

    “Perché rimborserete i biglietti?” Chiese con voce stridula.

    “Perché le gente rivuole indietro il suo denaro, se il concerto non ci sarà!” Rispose con falsa accondiscendenza.

    “Ma ci saranno quei maledetti concerti! A costo di trascinare Bill per i capelli sul palco!” Scoppiò il manager.

    “Ne parli come se fosse un limone da spremere! Quel ragazzo è la fonte della tua ricchezza e tu lo tratti come un oggetto! Non ti è bastato questo incidente per farti capire quanto lui si senta a disagio?”

    “Quello stupido è caduto in seguito ad un capogiro, che disagio dovrebbe mai provare questo fatto?” Gli urlò contro.

    “Sei tu lo stupido e ringrazia la devozione che Bill nutre nei tuoi confronti. Un altro avrebbe già mirato dritto al tuo cuore, ma con una pistola." Sentenziò Paul.

    “Se Bill è una pop star di prima grandezza lo deve esclusivamente a me! Io l’ ho preso dalla strada e l’ ho cresciuto, dandogli una nuova vita, un tetto e..."

    “E un letto, dove tu potessi scopartelo liberamente! Per quanto tempo andrai ancora avanti con questa storia strappalacrime? Tu non sei il suo benefattore, chi ti conosce sa perfettamente che razza di uomo sei!”

    In altre circonstanze, Soleman, non avrebbe trattato un affare in quella maniera, ma Jost era davvero capace di mandarlo fuori di testa. E poi continuava ad andare avanti, raccontando in giro di come avesse salvato Bill senza rendersi conto di quanto, a chiunque, fosse chiaro di che persona viscida fosse.

    “Che razza di uomo sarei, avanti sentiamo!” David lo aveva preso per il bavero della giacca, nonostante fosse evidente la loro differente prestanza fisica.

    Soleman rise a quella reazione, scrollandoselo di dosso senza fatica.

    “Guardati e ascoltati, non c’è bisogno che aggiunga altro e ringrazia la mia pazienza. So quanto sia grande il talento di Bill e io mantengo sempre gli impegni presi, ma questa è l’ultima volta che renderò i miei servigi a te, quindi se vuoi continuare a far esibire la tua adorata scimmietta, ti consiglio fin da ora di trovarti un’ altra agenzia disposta a sopportare te e la tua follia.”

    Uscì dall’ ufficio senza dargli possibilità di replica. Odiava non aver l’ ultima parola e in questi giorni gli stava capitando troppo spesso.

    Scaraventò a terra gran parte degli oggetti posati sulla sua scrivania in un moto di stizza.

    Doveva trovare una soluzione, subito.


    ***



    “Signor Kaulitz, sono la Dottoressa Angela Ortega, piacere." Bill scrutò la donna, rimanendo colpito dalla profondità del suo sguardo. Occhi neri come la notte, intriganti e minacciosi, in netta contrapposizione con la dolcezza del suo sorriso.

    “Piacere… Bill…” Rispose sulla difensiva.

    “So a cosa sta pensando, ma non deve aver paura. Sono stata incaricata dal Dipartimento di Polizia di effettuare su di lei una perizia psichiatrica, ma è una pura formalità, mi creda. Le rivolgerò solo qualche domanda di rito." Spiegò la dottoressa, cercando di essere rassicurante, senza che Bill si sentisse minimamente sollevato.

    “Bene allora iniziamo subito. Preferisce rimanere seduto e sdraiarsi sul letto?” Continuò gentilmente.

    “Ha già iniziato con le domande?” Chiese di rimando il moro.

    “No, sto solo cercando di metterla a suo agio," Sorrise lei.

    “Ok, allora preferisco sdraiarmi, mi sento un po’ debole…” Ammise Bill.

    “Mi può raccontare brevemente ciò che è accaduto?”

    “Non l’ hanno già informata?” Domandò sarcastico.

    “Sì, ma vorrei sentirlo da lei," Continuò la dottoressa, fissandolo direttamente negli occhi.

    “Stavo passeggiando sul pontile osservando l’ alba e non mi sono accorto di essermi sporto troppo in avanti, cosicchè quando mi sono reso conto del fatto, ho avuto un capogiro e sono caduto. Sa, soffro di vertigini." Raccontò sicuro, come se non ci fosse stato nulla di più ovvio.

    “E’ al corrente di quale sia la causa delle sue vertigini?”

    “In che senso?”

    “Malattie organiche, acrofobia. Ha mai fatto indagini diagnostiche a riguardo?”

    “Beh no, ma mi hanno sempre detto che lo erano…”

    “Chi lo ha detto?” Incalzò la donna.

    “Il mio medico personale…”

    “E’ un otorinolaringoiatra il suo medico?” Chiese ancora.

    “Internista…” Rispose compito.

    “Come si sposta durante la tournèe?”

    “Dipende dalle distanze, ma principalmente in aereo." Rispose dubbioso. Fin dove voleva arrivare?

    “E non ha timore di salire su di un aereo?” Continuò senza alzare gli occhi dal suo taccuino dove veloce stava scrivendo appunti.

    “Sì, ma non prendo mai il posto accanto al finestrino e utilizzo un blando sedativo affinchè possa stare tranquillo. Inoltre l’idea che comunque non potrei utilizzare nessun altro mezzo per raggiungere l’ Europa in breve tempo, è un ottimo deterrente per la paura." Spiegò nella speranza di esser convincente. In realtà faceva uso di sedativi per poter dormire e non esser così costretto a subire la presenza di David.

    “Le piace il suo lavoro?” Chiese, cambiando argomento.

    “La musica è la mia vita." Rispose illuminandosi con un sorriso.

    “Come sono i rapporti con il suo manager? Mi scuso per la domanda indiscreta, ma non è un mistero che oltre ad un legame professionale, tra di voi ce ne sia anche uno affettivo."

    “Io devo la mia vita a David, ed è grazie a lui se io sono diventato una star. Mi ha raccolto dalla strada, mi ha accudito e cresciuto, ero solo un ragazzino orfano e senza prospettive di vita allora…” Rispose, cercando di convicere se stesso più che la dottoressa.

    “Quando questo senso di gratitudine pensa si sia trasformato in amore?” Incalzò, aggiustandosi gli occhiali sul naso.

    “Non lo so, è successo a basta." Mentì. Ricordava benissimo il momento come uno dei più terribili della sua esistenza. Quando David lo aveva preso con forza e costretto praticamente a fare sesso con lui.

    “Ora cosa prova per il signor Jost?”

    “Perché me lo chiede? Stiamo insieme, conviviamo, siamo una coppia."

    “Molte persone dividono un appartamento e non per questo si amano," Insinuò lei.

    “Io… io sono innamorato di David e non potrei fare mai nulla contro di lui…” Rispose con voce strozzata, facendo un enorme sforzo a trattenere la colazione che premeva per fuoriuscire dal suo stomaco.

    “Bill non si sente bene?” Chiese la Ortega, osservando il suo volto improvvisamente pallido.

    “Solo un po’ di nausea, mi scusi…”

    “Un’ ultima prova poi la lascerò stare. Se la sente di alzarsi un momento?”

    “Credo di sì…” Rispose titubante. Che altro aveva in mente?

    “Vorrei che chiudesse gli occhi e camminasse davanti a sé, lentamente." Bill obbedì, sospirando.

    “Non abbia timore, non c’è nulla davanti a lei, tenga le braccia sollevate per favore. Bene può riaprire gli occhi.” Ordinò gentilmente. Impossibile era non notare il suo elegante intercedere, nonostante la situazione insolita.

    “Posso sdraiarmi nuovamente?” Chiese sospettoso, cercando lo sguardo della donna.

    “ Ah, mi tolga una curiosità!” Continuò, balzando a sedere sul letto all’ improvviso.

    “Cosa significa acrofobia?” La dottoressa lo guardò negli occhi e poi sorrise. Involontariamente gli aveva fornito un’ altra prova. Nessun movimento di nistagmo oculare al cambio repentino di posizione.

    “Acrofobia è il termine scientifico per definire paure specifiche, tra cui anche quella delle altezze.”

    “E pensa che io ne sia affetto?”

    “Lei che dice Bill?” Rispose evasiva la donna, mentre riponeva il taccuino nella tasca del suo camice immacolato.
    “Grazie del tempo che mi ha dedicato. Le auguro una pronta guarigione." Disse congedandosi.

    “Ma non mi dice nulla?!” Pregò Bill in ginocchio sul letto.

    “Farò avere la mia relazione al più presto all’ Ispettore Norman, come le ho già anticipato questa è stata una perizia richiesta dalla Polizia.”

    “Lei crede che io sia pazzo, vero?” Chiese sconfitto.

    “Le persone affette da malattie mentali, in genere non si rendono mai conto di avere dei problemi. Stia tranquillo Bill, non è il suo caso." Concluse, aprendo la porta.

    Bill la osservò mentre varcava la soglia e gli rivolgeva un ultimo sguardo con quegli strani occhi color della pece.

    Ed era certo che in quel momento gli sorridessero.


     
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    DOBBINA ''FONDATRICE ''ADULTE MALATE DI TOKIOHOTELLITE''

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    Davvero...che Bill da quando ha provato ad uccidersi, non fa altro che incontrare gente che si interessi realmente a lui, e di cio' che ha bisogno.
    Tom è dolcissimo nei panni del super eroe imbarazzato.
    Comunque anche se ancora non si sono visti, Bill ha già potuto mettere un nome, sullo sconosciuto che l'ha aiutato. Certo adesso non è che lo apprezzi, molto...per le sue ragioni, ma non vedo l'ora di vedere l'evoluzione di questa storia.
    Un baciotto bello sbavacchiato Alex
     
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    Stop Babe

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    Grazie Lou!
    Un bacio sbavacchiante pure a te!**
     
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  8. Capricorn2187
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    Soleman :rox: :applauso:
    La Dott.ssa Ortega,lei si che capisce più di quel cervelletto che porta quella bestiolina ingrata.
     
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    Stop Babe

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    Dici che Bill abbia bisogno di una mano? :eh:
     
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  10. PinaKaulitz88
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    Devo dire che per Bill il tentato suicidio è stata un'occasione per l'aprirsi di molte porte di cui ancora non si rende conto.
    Finalmente sente che c'è qualcuno che si interessa a lui e il non stare a contatto con David - anche se momentaneamente - è un toccasana per lui-
    Mi dispiace solo per il modo in cui vede Tom, non accorgendosi che sbaglia di grosso sul suo conto.

    Per il resto, che dire... Mi è piaciuto molto questo capitolo anche se è un capitolo di transizione e ho apprezzato molto la sottile ironia che hai piazzato qua e là.

    Complimenti Mamy!

    Bacio
     
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    Grazie Pina! **
     
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  12. barby's
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    Non credo che Bill desiderasse morire veramente, voleva solo allontanarsi da quel modo e da David, smettere di essere visto come oggetto, ma visto come persona ... però ha troppo paura di aprirsi al mondo, troppa paura di vivere ... è diffidente, solo ed inaridito dalla vita ... non crede piu' a nessuno e non si fida piu' di nessuno, ma non ha la forza di lottare, non crede in se, ha perso tutto ormai ... e quando tocchi il fondo veramente che puoi risalire, quando sei davvero disperato ed accetti aiuto anche da una mano sconosciuta ... Bill ha toccato il suo fondo ed ora vede attorno a se tante mani sconosciute, protese solo per lui ... ora entra in gioco il destino e la sua voglia di riscattarsi ... sembra che il destino voglia aiutarlo, voglia tendergli una mano tramite sconosciuti, pronti davvero a tutto, perchè c'è ancora la solidarietà in quelle persone e la voglia di aiutare un loro simile ... afferrà quelle mani Bill e tirati fuori dalla merda della tua vita, lo devi a te stesso
     
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    Barbara credo che tu saresti il perfetto alter ego di Bill!

    Bill sta capendo che il suo mondo non è popolato solo da demoni, ma anche da angeli...
    Riuscirà a prendere quelle mani protese verso di lui e risalire dal fondo del precipizio?

    Grazie per aver letto! **
     
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  14. Mondlicht
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    Il sentimento malato, ossessivo, perverso che lega Jost a Bill mi spaventa. Sarà difficile per Billl riuscirsi a liberare del manager che esercita pressioni così violente su di lui. Rinfacciandogli il fatto di averlo raccolto dalla strada, Jost si sente autorizzato a trattarlo come meglio (o peggio) crede. Bill è succube del destino, vittima di quello stesso successo a cui anelava. E questo embrionale risentimento nei confronti di Tom che gli ha impedito di morire diventerà sempre più forte, sviluppando al contempo un'attrazione fatale a cui Bill non potrà sfuggire. Mi chiedo solo: quando si incontreranno? Non riesco a immaginare il proseguo della storia, che finora sto amando da matti, cosa che non mi è mai accaduta con le twc. Mi sta prendendo tantissimo. Perciò, vai avanti così, Aly!! :cuore:
     
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    Uh, che commento Fede!!
    Grazie!
    Sono contenta che ti piaccia!
     
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1337 replies since 3/11/2010, 22:41   28634 views
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