Angels don't fly

Finita

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  1. °Ric@
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    69 eh? ... :shifty:
    In che senso non sai quando hai voglia? -_- come si dice dalle mie parti,posta prima de mo -_-
     
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  2. Capricorn2187
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    Posta presto che è tardi u.u DUN9Q
     
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    Vedrò come butta quando la mia amata Socia si sarà ripresa dagli esami universitari e mi avrà inviato il ciappo corretto... pollici

     
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  4. gretuccia_scassatutto
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    Ti prego, posta il più presto possibile!
     
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  5. PinaKaulitz88
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    Scusa il ritardo, ho letto il capitolo solo oggi.
    Devo dire che Bill grazie alla presenza di Tom nella sua vita ha fatto davvero un sacco di progressi. E' stato un toccasana in ogni aspetto della sua vita... Lo sta facendo brillare di nuovo
    Tutta la dedizione e l'amore di Tom sono più che ammirevoli!
     
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    Grazie Pina!**

    Capitolo 39


    Integer vitae scelerisque purus. / Vita integra e libera da colpe.
    Quinto Orazio Flacco





    Dopo l’intervista, il tempo sembrava essersi fermato nonostante i vari impegni a cui aveva dovuto far fronte il moro. Quei sette giorni di attesa erano stati un chiodo fisso nella mente di Bill, snervanti ed insidiosi.

    Parecchi eventi avevano subito un evoluzione in positivo, la fisioterapia stava producendo i suoi effetti e lui aveva ripreso le prove per i due concerti che avrebbero avuto luogo di lì a breve, ma la Polizia ancora brancolava nel buio e Jost sembrava essersi volatilizzato. Le accuse contro di lui non erano che un mucchio di documenti sulla scrivania del giudice e rischiavano di finire nel dimenticatoio se non vi fosse stata presto una svolta nelle indagini. Aveva sentito più volte l’Ispettore Norman che lo teneva aggiornato sull’andamento della vicenda, ma tutto sembrava essersi arenato a Tampa. Sicuramente David non era più in quella città e per la sua fuga si era affidato a dei "professionisti nel settore". Nessuna traccia da seguire, nessun indizio sospetto. Hector e Rosa Gomez sembravano estranei alla faccenda e il loro viaggio in Jamaica era risultato essere sul serio a scopo umanitario, anche se Daniel nutriva forti dubbi in proposito. Conosceva il modus operandi di quei trafficanti e sapeva di quanti appoggi, anche molto potenti, si potessero avvalere in caso di necessità. Ricordava perfettamente quando Hector era stato arrestato e di come le accuse fossero state smontate una ad una, tanto da ridurgli la pena ad appena cinque anni di carcere, sebbene meritasse l’ergastolo.

    “Purtroppo dobbiamo aspettare una sua mossa, non potrà rimanere nascosto per tutta la vita.” Aveva detto il poliziotto sconfitto, facendo agitare talmente tanto Bill, che Damien e Tom avevano temuto potesse compiere un gesto sconsiderato.

    Il giardiniere ci aveva impiegato una notte intera a tranquillizzarlo e a farlo ragionare, e nemmeno con il sorgere del sole era stato certo che il peggio fosse passato. Solo quando lo sentì abbandonarsi sfinito tra le sue braccia, finalmente addormentato, potè tirare un sospiro di sollievo. Poteva comprendere la sua impotenza e la sua rabbia, ma questo suo disperarsi lo faceva uscire di senno. Bill non riusciva a controllare le proprie emozioni, non provava nemmeno a trovare una soluzione in alcuni frangenti. Urlare, piangere ed imprecare contro il mondo non serviva assolutamente a nulla se non a fare del male a se stesso, ma questo, il moro, era ben lontano dal capirlo.

    Gli accarezzò la guancia calda ed arrossata, cercando di sistemarsi alla meglio nel letto, muovendosi con estrema cautela per non svegliarlo. Si appoggiò ai cuscini e si lasciò cullare dal respiro pesante del moro che si era sopito sul suo torace. Chiuse gli occhi, qualche ora di sonno avrebbe giovato anche a lui. Di lì a poco sarebbe uscito il numero del magazine contenente l’intervista e voleva esser pronto a fronteggiare eventuali nuove insidie.

    Sapeva di aver giocato sporco con il fatto della registrazione e se solo la giornalista avesse intuito che stava bluffando forse non si sarebbe sentita poi così intimorita dalle sue parole, ma sperava che quella bugia fosse servita, una volta tanto, a rendere giustizia alla figura di Bill.

    Beh, tra poche ore l’avrebbe saputo. Madison era riuscita a strappare la promessa di ricevere l’articolo in anteprima e il fatto che non fosse piombata lì nel cuore della notte, con un diavolo per capello, faceva ben presagire.

    Baciò il capo di Bill e lo strinse a sè in un abbraccio delicato, facendolo sospirare e sorridere nel sonno.

    “Ti amo piccolo...” Sussurrò, prima di arrendersi a Morfeo.


    ***




    Il cellulare di Damien squillava già da alcuni secondi quando, ancora bagnato e completamente nudo, era uscito dal bagno per rispondere alla chiamata, temendo fosse Tom che chiedeva aiuto. Leggere invece sul display il numero dell’istituto della sua defunta madre provocò in lui un immediato gesto di stizza oltre che un ragionevole stupore.

    “Pronto?!” Brontolò contrariato, i suoi lunghi capelli gocciolavano sul pavimento della camera da letto.

    “Signor Whitmann? Mi scusi se la disturbo, sono Bella Carrington. Ci siamo conosciuti al funerale di sua madre...” Esordì una vocina dall’altra parte. A Damien venne subito in mente un naso appuntito che sosteneva un paio di occhiali assurdi. Avevano scambiato qualche parola di circostanza, ma nulla di più; che voleva ora da lui?

    “Sì, cosa vuole?” Chiese scontroso.

    “Io-io sono in seria difficoltà e non so a chi rivolgermi...” Iniziò a spiegare la donna senza mezzi termini.

    “Se le sue difficoltà sono economiche, io non sono in grado di aiutarla. Non voglio aver nulla a che fare con l’istituto e tutto ciò che possa riguardare mia madre.” Rispose risoluto.

    “Mi scusi... capisco, ma questo istituto non è mio e lei è il figlio di Helen.” Borbottò confusa.

    “Se non riesce a gestirlo si rivolga ai servizi sociali, io non posso esserle utile, mi dispiace. Addio signorina Carrington.” Disse Damien, prima di chiudere la chiamata e ritornare verso il bagno.

    Con che coraggio si rivolgeva a lui? Sicuramente sapeva che per anni non era intercorso il benchè minimo rapporto tra di loro e che lui era tornato a Los Angeles solamente perchè era obbligato a farlo dal punto di vista legale.

    Si asciugò i lunghi capelli ed indossò degli abiti puliti, mentre quella domanda continuava a martellargli nel cervello. Forse era stato un pò troppo duro con quella donna e per un attimo pensò di richiamarla per scusarsi della sua scortesia.

    No, aveva altro per la testa adesso.

    Uscì dalla dependance e si avviò cauto verso la villa, guardandosi intorno.

    Gli alberi erano animati solo dal canto degli uccellini e nessun paparazzo sembrava esser visibile ai suoi occhi.

    “Bene, bene. Speriamo che sia di buon auspicio.” Disse tra sè, accendendo la prima sigaretta della giornata e archiviando al momento Bella Carrington e tutti i suoi eventuali problemi.


    ***




    Madison Carter travolse letteralmente Lucille sulla porta.

    “Dov’è Bill? Non era in sala prove!” Esclamò, guardando la donna.

    “Sta ancora dormendo.” Damien fece la sua comparsa nel salone, tenendo una tazza di caffè tra le mani. Lo sguardo della donna si posò su di lui interrogativo.

    “Non ha trascorso una bella notte. Tom è con lui.” Si limitò a dire.

    La rossa sbuffò, sventolandosi con la copia della rivista. Non che sentisse caldo, ma forse doveva darsi una calmata. Porse il giornale all’uomo perchè leggesse l’intervista.

    Bill era stato descritto come una specie di eroe coraggioso e nel complesso era un gran bell’articolo se non fosse stato per le parole di disprezzo rivolte a Tom che era stato dipinto come un arrogante arrivista ed era stata messa in dubbio la sua buona fede. Certo non cercava visibilità, ma si era ben guardato dal tenersi nell’ombra. Si era investito subito della carica di cavalier servente ed accaparrato il ruolo di suo difensore, senza che Bill ne avesse veramente bisogno, visto che pagava profumatamente un avvocato di grande fama per farlo.

    “Stronza.” Sibilò Damien a lettura conclusa. “In un modo o nell’altro doveva lasciare la sua firma...” Continuò sentendo la rabbia montare dentro di sè.

    “Devo chiamarla. Non erano questi i patti e comunque Tom non se lo merita! Lei non sa quanto sia cambiata in meglio la vita di Bill da quando lui ne fa parte, non può distruggere l’immagine di una persona solamente perchè le sta antipatica!” Brontolò la rossa, cercando il numero della giornalista in rubrica.

    Il giardiniere in ascolto sulle scale, aveva sentito qualcosa rompersi dentro di sè. Sapeva che non doveva fidarsi di quella donna dagli occhi così freddi ed inespressivi quasi fossero due lastre di ghiaccio, come sapeva che avrebbe sul serio dovuto tenersi fuori da tutta questa faccenda. Lui amava Bill e il prezzo da pagare stava diventando così alto che sentì il desiderio di scomparire dalla faccia della terra o quantomeno esser sepolto dal terreno paludoso quale era il giardino della signora Spencer.

    “Accidenti a me!” Imprecò scendendo i gradini di corsa, per far così la sua comparsa davanti ai due con una faccia da paura.

    Entrambi intuirono che Tom aveva sicuramente udito la loro conversazione ed immediatamente cercarono di rassicurarlo.

    “Questa è la copia 'zero' e il giornale deve ancora andare in stampa. Possiamo farle ancora cambiare idea Tom.” Esordì la rossa, guardandolo comprensiva.

    “Non me ne frega un cazzo, voglio solo che questa storia finisca.” Rispose sconfitto, prendendole dalle mani la rivista. Mad era sicura di aver visto per un secondo i suoi occhi farsi lucidi e si sentì in colpa per aver permesso che l’idea di Bill di raccontare la sua storia alla giornalista più stupida di tutta l’America, divenisse una realtà.

    Tom era ben lontano dall’essere quell’individuo spocchioso descritto dalla Turner e lei doveva fare quantomeno un tentativo.

    Fece partire la chiamata e non fu sorpresa di sentire l’avviso che il numero non era raggiungibile.

    “Ha il cellulare spento...” mormorò.

    “Avevi qualche dubbio? Non si farà trovare, la rivista andrà in stampa e io sarò eletto essere più arrogante ed arrivista di tutto l’universo!” Affermò il giardiniere.

    “Non dire idiozie Tom!” Lo redarguì la donna, facendo partire un’altra chiamata e questa volta con risposta.

    “Sono Madison Carter, avrei bisogno di parlare con l’avvocato Truman urgentemente.”

    Spiegò brevemente l’accaduto all’uomo e chiese consiglio sul da farsi,- era stupefacente la capacità di sintesi di quella donna, pensò Tom ascoltandola-, sperando intimamente che qualcosa fosse in loro potere per convincere la giornalista a cambiare l’articolo.

    “Voi restate qui e non fate parola con Bill di quanto è accaduto. Io e Ben andiamo a cercare la Turner.”

    “Ma potrebbe essere ovunque!” Obiettò Damien.

    “La troveremo, dovessimo mettere a soqquadro tutta Los Angeles!” Esclamò, mettendo la rivista nella borsetta. “Quando Bill si sveglierà, comportatevi come se niente fosse, ha già abbastanza problemi quel ragazzo.”

    “Grazie Mad...” Disse Tom sinceramente.

    “Togliti quell’espressione colpevole dalla faccia o Bill penserà subito che è successo qualcosa.” Gli sussurrò, pizzicandogli la guancia con fare materno. Il giardiniere accennò un sorriso e sentì l’impulso improvviso di abbracciarla. Cominciava a credere anche lui all’esistenza degli angeli...


    ***




    Tico chiuse la chiamata, massaggiandosi la fronte pensieroso. Rosa non lo chiamava mai a quel numero, se non per i casi ritenuti estremamente urgenti e quello forse lo era per davvero. Erano stati molto bravi a far perdere le tracce di quel Jost, ma ora la sua presenza cominciava a diventare ingombrante e per di più inutile.

    Certo non si era potuto esimere dall’aiutare il cognato, considerato tutte le volte che l'altro gli aveva salvato il culo dalla galera, ma nascondere pseudo-delinquenti fraudolenti e pedofili non era certo la loro specialità e le loro attività non potevano subire una battuta d’arresto a causa di questi incidenti di percorso. Devi liberarti di lui e trovare un altro posto dove nasconderlo fino a quando le acque non si saranno calmate, gli aveva detto la sorella, ma dove? Su di lui pendevano pesanti accuse e ovunque fosse andato, avrebbe comunque vissuto da fuggitivo. Beh, non erano certo problemi suoi, per di più quell’uomo non gli piaceva per niente. Ronzava intorno ad Enrique come fosse un’ape su di un fiore e lui non poteva far nulla per impedire che ciò avvenisse. Ormai il cugino era adulto e consapevole delle sue pulsioni sessuali ed era finito il tempo in cui suo zio lo obbligava sulla retta via. Enrique non aveva mai accettato di entrare nel clan dei Santiago dopo la morte del padre per prendere il posto che gli spettava di diritto, preferendovi il continuare a vivere nell’ombra di Tico, l’unico di tutta la famiglia che lo avesse accettato a suo modo per quello che era.

    Sospirò. Forse avrebbe potuto mandarlo a Santa Isabel. La casa della loro nonna materna era disabitata da anni e sporadicamente era servita per i loro traffici. Lì sarebbe stato al sicuro e anche se avrebbe preferito sbarazzarsene definitivamente, decise di non dare ascolto alla sua voce interiore. Enrique sarebbe stato probabilmente contento di accompagnarlo e lui avrebbe potuto continuare con la sua attività. Un grosso carico di droga era in arrivo dal continente e lui non voleva rompipalle tra i piedi.

    Chiamò il cugino e lo informò sulla decisione di trasferire Trevor a Santa Isabel. Sulle prime Enrique tentò una debole protesta, quel posto desolato era ai confini del mondo, ma poi si rese conto di non avere scelta. Difficilmente riusciva ad opporsi al volere di Tico e quella era sicuramente una di quelle volte.

    “Va bene...” Borbottò rassegnato. “Quando dovremo partire?”

    “Al più tardi domani. Lascio a te l’organizzazione del viaggio e tutto il resto. Io ho cose più importanti a cui pensare.”

    “Ok, magari avrò così modo di approfondire la conoscenza con Trevor...” Disse il giovane, sorridendo.

    “Non so come tu riesca a pensare che sia piacevole farti mordere il cazzo da un piranha, ma preferisco lasciare la mia curiosità insoddisfatta.” Replicò Tico, con una smorfia schifata. Avrebbe spedito Jost sull’isola a calci in culo piuttosto che farlo accompagnare da Enrique, ma sapeva altresì che quel tipo abituato al lusso e totalmente privo di buon senso sarebbe riuscito a mettersi nei guai anche solo arrampicandosi su di un albero, ammesso che ci fosse mai riuscito.

    “So come tenerlo a bada, non preoccuparti cugino.” Affermò con un guizzo malefico negli occhi. Di certo la prestanza fisica non gli mancava e probabilmente l’avrebbe saputo mettere a KO al primo cenno di ribellione.

    “Tieni, questa è la chiave della cassaforte. Dentro troverai del denaro e un’arma per ogni evenienza. Non chiamare se non per questioni di estrema urgenza, non mi interessa sapere chi per primo andrà in buca. Mi farò vivo io e sappi che quel soggetto mi fa ribrezzo, perciò non azzardarti ad innamorarti di lui o dovrai vedertela con me, sono stato chiaro?” Disse in un tono che non ammetteva repliche. Enrique si trovò catapultato nel suo passato, quando adolescente era stato affidato al cugino perchè tentasse di guarirlo dalla sua omosessualità.

    “O-ok...” Rispose impaurito. Era successo solo una volta, ma ricordava come le mani di Tico sapessero tramutarsi in armi micidiali. Uscì dalla stanza alla ricerca del loro ospite. Non gli sarebbe sicuramente piaciuta l’idea di far le valigie e andarsene da quella prigione dorata.


    ***




    Bella sfogliò per l’ennesima volta quei vecchi libri contabili alla ricerca di qualche indizio importante che potesse fare chiarezza in quell’ingarbugliata matassa. Il motivo per cui Jost aveva versato quel denaro mensilmente negli ultimi cinque anni in favore dell’istituto le era ora noto, ma era convinta che non potesse esser solo per riconoscenza nei confronti di chi gli aveva consentito di accelerare le pratiche di adozione, falsificando qualche documento e creando dal nulla permessi e certificati. Non capiva il motivo di tutto questo mistero, dopotutto era risaputo che tra il manager e il suo pupillo ci fosse una relazione.

    “ODDIO! Che orrore!” Esclamò, stupendosi del fatto di esser stata così poco arguta da non averci pensato subito.

    Bill era minorenne all’epoca e quella bestia aveva tutto l’interesse che la storia sull’adozione rimanesse segreta!

    Si battè una mano sulla fronte, colpita dalla sua stessa rivelazione e si ricordò all’improvviso anche della cartellina che avrebbe dovuto contenere la pratica di Bill Kaulitz, trovata invece vuota.

    Quei documenti dovevano trovarsi a casa di Helen e qualcuno li aveva trovati, forse il figlio stesso visto che ormai la notizia era di dominio pubblico.

    Damien.

    Era stato estremamente sgradevole con lei al telefono e su questo non c’erano scusanti, ma forse cominciava a comprendere meglio il suo punto di vista. La Helen che aveva conosciuto lei si stava rivelando una delusione estrema e non poteva biasimare il suo comportamento strafottente, l’indifferenza verso chi l’aveva messo al mondo.

    “Però ora io non so dove sbattere la testa e i soldi stanno finendo…” Disse ad alta voce nella solitudine della stanza. I rumori e le grida dei ragazzi presenti all’interno dell’istituto le giungevano attutiti, ma abbastanza forti da ricordarle che quelle creature meritavano di non esser abbandonate di nuovo a se stesse.

    Un leggero bussare alla porta la distolse dai suoi pensieri: Teresa, la cuoca veniva a comunicarle che il fornitore pretendeva di esser pagato subito o si sarebbe ripreso i generi alimentari che aveva appena consegnato. La cifra non era esorbitante e forse avrebbe potuto tappare quella falla attingendo direttamente dal suo conto privato e così fece. Per alcuni giorni i suoi ragazzi avrebbero continuato a mangiare, ma lei non poteva assistere alla disfatta senza tentare il tutto per tutto. I servizi sociali ancora non avevano preso in considerazione la sua disastrosa situazione e loro rischiavano davvero di finire in mezzo alla strada se qualcuno non li avesse aiutati. Ma dove trovare un benefattore?

    La risposta era più semplice del previsto, ma Bella ovviamente scelse la strada più intricata.

    Edited by *billaly* - 29/7/2011, 00:36
     
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  7. Capricorn2187
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    :huh: :o: :unsure: :wacko: :blink: fermosi look 312xvgl
    Stavolta non so come commentare,sono tornata un pochino indietro,sono sconcertata em5j6 xky5nn
     
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    Era quello che volevo in effetti.
    La faccenda è tutto fuorchè risolta.
     
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  9. Capricorn2187
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    <_< :nn: :mmm: c13
     
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  10. NeideLunare
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    Le tue lettrici penso mi odino per le attese di betaggio -_-

    Cooooomunque. Direi di partire dalle cose "secondarie", no? Innanzitutto Jost. Cavolo non solo è un pervertito, criminale, pezzo di m***a, ma ha pure il coraggio di fare il polipo con Enrique. No dico, ma ti rendi conto che sei un latitante e non sei in un villaggio vacanze? Tico ne ha di pazienza: io gli avrei aperto la testolina :rolleyes:

    Poi Bella, mi dispiace da morire che si trovi in questa situazione, ma di certo non può pretendere che la risolva Damien. Quel povero ragazzo si è visto surclassare per anni, ha visto la propria madre preferire altri ragazzi a lui, ha scoperto che faceva cose non proprio pulite, ma da dove la prende la voglia di impicciarsi in questo "malaffare"?

    Passiamo ad "occhi di ghiaccio". Dai, che mossa meschina. Non posso toccare Bill, quindi distruggo Tom. Ma ti pare?! Ma che cosa cattiva da fare ad una persona tanto cucciolosa come lo è Tom in questa storia ç.ç
    Ci credo che non vogliano dire a Bill: potrebbe fare un morso di occhi di ghiaccio e risputarla fuori in ordine come un quadro di Picasso.
    Quell'altro poi, credo di concordare con Tom. Hai visto che per tutta la vita nessuno ha mai preso le tue difese, e adesso invece hai persone che ti appoggiano, ma per l'amor del cielo, riprenditi. Sei stato violato, abusato e usato, ma se non ti difendi tu, nessuno comincerà a farlo. Se non sei tu il primo a combattere, non ne uscirai mai.

    Che dire Socia, meglio di un episodio di CSI!
     
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    Oh grazie Socia!! <3

    Nella prossima vita, vuoi dire che avrò un futuro come scrittrice di polizieschi?
     
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  12. NeideLunare
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    Assolutamente sì v.v
     
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  14. gretuccia_scassatutto
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    leggo *_*
     
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  15. gretuccia_scassatutto
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    Ma.. ma..ma ancora non l'hanno trovato?
    David deve finire in prigione al più presto :ehsì:
    Povero Tom ahahahah, beh, se l'è cercata, doveva starsene zitto e non infastidire la giornalista :nono:
    Povera Bella senza soldi ben presto i suoi bambini si ritroveranno in mezzo alla strada! :tears:

    Mi è gustato molto questo chap :sìsì: complimenti ù.ù
    Posta presto!
     
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1337 replies since 3/11/2010, 22:41   28635 views
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