DONNA DI PICCHE

FIC PARTECIPANTE ALLA I CHALLENGE

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    dalla città che i TH hanno scelto per lasciare un segno indelebile: Modena!

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    Titolo: Donna di Picche
    Autore: Alessandra/ *billaly*
    Rating: PG17
    Genere: Angst/ Drama
    Avvisi: Language
    Keyword: Gioco d’azzardo.
    Riassunto: Per un momento pensai di rovesciare il tavolo, mandare al diavolo tutti e trascinarla fuori dalla stanza per i capelli. Mi stava provocando e sapeva benissimo dove andare a colpire. La gelosia era il nostro cruccio. Lo eravamo entrambi solo che io a differenza sua non ero fedele. Il chè non era poco.
    Disclaimers: I Tokio Hotel non mi appartengono, tutto quello che leggerete è frutto della mia fantasia e non è mai accaduto realmente, e inoltre, non ci guadagno nulla.
    Note dell' autrice: Non picchiatemi, so che non è un buon lavoro, ma l’ ho scritta pensandola come un prologo ad un’ eventuale, per adesso remota, possibilità di scriverci una long fic.
    SPOILER (click to view)
    Che per l’ambiguità della pantera non è detto che sia una het…


    Donna di Picche



    Non mi erano mai piaciute le porte che sbattevano, lasciando me e i miei pensieri all’ interno di una camera di hotel vuota. Aveva scosso i lunghi capelli corvini, mentre con occhi di fuoco mi aveva gridato un “fottiti Tom!” che sicuramente sarebbe stato udito anche dal portiere che stava sette piani più sotto.
    La mia pantera era indomabile, calda, ruffiana ed irragionevole, non era la prima volta che succedeva un episodio del genere e la volta precedente erano stati pagati da David la bellezza di tremila e settecento euro di danni ad un hotel di Parigi per un tavolo di cristallo ridotto in mille pezzi da un vaso altrettanto prezioso a cui era toccata la stessa sorte, dopo esserci finito inavvertitamente sopra durante una lite.
    A nulla erano valse le nostre scuse, mentre cercavo di tenere a freno la sua irruenza.
    Ok, aveva tutte le ragioni di questo mondo a definirmi un puttaniere, ma non avevamo mai parlato di un rapporto in esclusiva.
    E anche questa volta quella bionda dalle curve mozzafiato in prima fila che per tutta la durata del concerto mi aveva provocato ammiccante, richiedeva un doveroso castigo. Si sarebbe ricordata a lungo di Tom Kaulitz e non solo come il chitarrista strafigo dei Tokio Hotel che aveva fortunatamente avuto occasione di vedere in un concerto a Las Vegas.
    Era stata condotta del backstage e senza tanti preamboli ci eravamo chiusi in uno dei camerini. Non conoscevo neppure il suo nome, ma non era fondamentale questo tipo di conoscenza. Per me non era che uno sfogo momentaneo a cui non era necessario alcun tipo di presentazione.
    La sua intimità calda e bagnata era tutto ciò che mi serviva. Affondai il mio membro eretto in lei, facendola gemere forte di piacere. Era sufficientemente disinibita e questo non faceva altro che aumentare la mia eccitazione. Me lo prese in bocca succhiando e leccando avidamente, fino a portarmi al limite e poi farmi rientrare in lei perché potessi esploderle dentro.
    Non era che sesso, nient’ altro che un appagamento fisico fine a se stesso.
    “ Tom!”
    La sua voce lungo il corridoio mi aveva fatto sussultare. Mi ero tolto di dosso la bionda e balzato in piedi, raccattando i vestiti.
    Sapevo che ci avesse sorpreso insieme l’ House of Blues avrebbe rischiato seri danni.
    “ Rivestiti!” Le ordinai, pregando non si mettesse a replicare.
    Ubbidì senza far domande, sorridendo.
    “ La gelosia è una brutta bestia…” Disse solo mentre si allacciava le zip degli stivali.
    La porta si era spalancata e la sua alta figura era rimasta a scrutarci sulla soglia, con la mano poggiata sulla maniglia.
    Aveva sibilato un “Vattene puttana” e un “ Con te faccio i conti dopo…” molto minacciosi.
    La porta si era richiusa con un tonfo che fece tremare i vetri, lasciando la bionda sbigottita.
    “ Meglio che vada…” aveva borbottato raccogliendo la sua borsa da terra.
    “ Ok, grazie…” Le dissi poco convinto.
    “ Dovresti stare più attento Tom, se è questo il rischio che corri ogni volta. Io sarò anche una puttana, ma tu sei un povero illuso malato di sesso…”
    Si era richiusa la porta alle spalle, non senza aver prima dato un’ occhiata in corridoio, per esser sicura del via libera.
    L’ ennesima tempesta si sarebbe abbattuta su di me, questo era inevitabile. Dovevo darci un taglio definitivamente con queste avventurette senza significato e fare spazio nel mio cuore solo a quella persona che aveva diritto ad esserci. All’ unica che nonostante tutto continuava a rimanere al mio fianco.

    La mia pantera si muoveva sinuosa tra i tavoli del casinò, suscitando l’ammirazione dei presenti. Di certo un fisico come il suo non poteva passare inosservato. I suoi fianchi e le natiche sode avvolte in un paio di pantaloni di pelle nera che sussultavano ad ogni passo mosso su quegli stivali dal tacco vertiginoso erano difficili da dimenticare. La camicia bianca sapientemente sbottonata lasciava ampia visuale sul suo lungo collo color dell’avorio.
    Aveva girovagato annoiata fino ad entrare in una stanza appartata e sedersi ad un tavolo dove stava chiaramente iniziando una partita a poker.
    Mentre il tipo alla sua sinistra, un ragazzo sui trent’anni, già sbavava, aveva preso dalla borsa le sigarette e se n’era fatta accendere una dal giocatore alla sua destra.
    Un ciccione di mezz’età con un sigaro penzolante tra le labbra. La sola idea che questo le fosse seduto vicino, mi fece ribollire il sangue nelle vene.
    Mi ero avvicinato e cogliendo la sfida consapevole nei suoi occhi, mi ero seduto nell’ unico posto libero, posando sul tavolo cinquecento dollari perché me li cambiassero in fiches. Tutti avevano fatto altrettanto e il mazziere distribuì le carte.
    Mmh… doppia coppia… Eravamo due pessimi giocatori e non ero a conoscenza del livello degli avversari.
    Di certo era che quei cinquecento dollari se ne sarebbero andati alla svelta.
    Invece con sommo piacere notai che erano anche peggiori di noi tanto che in quattro mani gran parte delle loro fiches stava impilata davanti a noi due in torrette ordinate.
    Il ciccione era una schiappa e il suo sguardo lascivo era ormai incatenato agli occhi e non solo della mia pantera.
    Per un momento pensai di rovesciare il tavolo, mandare al diavolo tutti e trascinarla fuori dalla stanza per i capelli. Mi stava provocando e sapeva benissimo dove andare a colpire. La gelosia era il nostro cruccio. Lo eravamo entrambi solo che io a differenza sua non ero fedele. Il chè non era poco.
    L’ ultima mano aveva ridotto sul lastrico il ciccione che evidentemente ormai a corto di contante aveva deciso di abbandonare il gioco. Rimaneva il giovane sbavante, che a sorpresa rilanciò. Gettò le ultime fiches sul tavolo e attese le nostre mosse.
    “ Vedo…” Dissi annoiato, con il mio poker di nove in mano forse potevo permettermelo.
    “ Ok, pure io vedo…” Nella voce la sfida, mentre dita eleganti posavano l’ equivalente di cinquanta dollari in fiches sul tavolo.
    “ Scala colore…” Esclamò soddisfatto leccandosi il labbro inferiore.
    “ Poker di nove…” Dissi, posando sconfitto le cinque carte sul tavolo.
    “ Scala reale…” Il tipo strabuzzò gli occhi incredulo,mentre la mia pantera sorrideva sorniona.
    Con il braccio spazzò il tavolo, impilando poi le ultime fiches guadagnate a seconda del loro valore.
    “Basta ce ne andiamo!” Sbottò il ragazzo, seguito a ruota dal ciccione.
    “ Ehi piccolo rapper di strada, vuoi continuare?” Mi domandò ammiccante.
    “ All’ ultimo respiro… Chi vince si prende tutto…”
    Il mazziere distribuì le carte, guardandoci con sospetto. Forse era fin troppo evidente il secondo fine della mia frase.
    Cambiai due carte nella speranza che il mio tris di donne si trasformasse in qualcosa di più sostanzioso.
    Scrutai il suo volto, cercando di leggerci qualche indizio. Di rimando ebbi uno sguardo accusatore che mi fece sentire molto colpevole.
    Aprii le due carte lentamente, sperando che la donna di picche mancante facesse la sua comparsa.
    “Vai è fatta!” Esclamai dentro di me, sistemandola al fianco della donna di fiori.
    Puntai tutto cio che stava davanti a me, tranne una fiches da venti dollari, sicuro di aver la vittoria in pugno. I nostri averi si equivalevano, ma non era certo quel denaro che presto sarebbe entrato nelle mie tasche a rendermi di buon umore. Nel caso io avessi vinto, avrei riavuto la mia pantera graffiante.
    Ero eccitato e sicuramente se n’era accorta. Giocava furbescamente con la punta della lingua al lato della bocca, dedicando esagerata attenzione alle carte che teneva in mano.
    “ Sono novecentottanta dollari…” disse il mazziere.
    Lentamente contò le sue fiches e le mise vicino alle mie.
    “ Più venti dollari…” Aggiunse, posando l’ultima fiche sul tavolo.
    “ Più venti dollari e chi perde seguirà l’altro senza fiatare…” Risposi lanciando l’ ultimo mio gettone.
    Il mazziere ci guardò sbalordito, mentre tra i presenti che assistevano si alzò qualche commento da osteria.
    Scoprimmo le nostre carte nel medesimo istante, sovvertendo le regole del gioco.
    “ Poker d’assi, Tom hai perso…” Sibilò, raccogliendo le fisches dal tavolo, in attesa che il mazziere convertisse la vincita in contante.
    “ Vi conoscete?” Chiese il ciccione sospettoso.
    “ Di vista, ma è ora che la nostra superficiale conoscenza subisca un cambiamento…” Rispose, alzandosi elegantemente dalla sedia e mettendo i duemila dollari nella borsa.
    “ E’ stato un vero piacere giocare con voi…” Uscì dalla stanza sculettando visibilmente, senza aspettarmi.
    Mi precipitai fuori e la raggiunsi afferrandola per un braccio.
    I suoi occhi di fuoco mi incendiarono l’ anima.
    “ Non credere che sia tutto a posto tra noi…” Disse tra i denti, liberandosi dalla stretta.
    Seguii con gli occhi la sua alta figura che invano tentava di confondersi nella folla.
    La raggiunsi agli ascensori e insieme salimmo al settimo piano.
    Attese che aprissi la porta con la card ed entrò precedendomi.
    Tolse dall’ armadio la valigia ed iniziò a buttar dentro le sue cose alla rinfusa.
    “ Che stai facendo?!” Esclamai attonito.
    “ Me ne vado.” Gettò i duemila dollari sul letto con stizza.
    “ Sono sufficienti per comperare la mia libertà? Credo di non valere neppure poi così tanto se tu continui a perderti dietro a tutte le puttane che ti sorridono!” Gridò con le lacrime agli occhi.
    “ Non puoi andartene e sai bene perché…” Mi limitai ad affermare.
    “ Allora smettila di torturarmi e lasciami in pace. Per ora mi basterebbe sapere che non verrai più a bussare alla mia porta…”
    “ Sai che sarà impossibile, tu sei parte di me…”
    “ Tu non mi hai mai voluto realmente, sono solo un bell’ oggettino da esibire…”
    “ Non è vero…” La sua risata isterica mi perforò i timpani.
    “ Ma ti ascolti? Sei l’ essere più egoista che esiste sulla faccia della Terra! Ti scopi tutto ciò che ti capita a tiro e vuoi farmi credere che tu tieni a me?”
    “ Tu sei speciale…”
    “ Io ti amo stronzo!! Sei così cieco da non accorgertene nemmeno! Non sono l’ ennesima puttana che ti è caduta nel letto, lo vuoi capire o no?” Guardai quel viso stravolto dalla rabbia e fu come vederlo per la prima volta.
    Mi amava e io avevo rovinato tutto.
    Andò verso la porta trascinandosi la pesante valigia dietro.
    “ Ti prego non andartene…”
    “ Hai perso Tom, il gioco d’azzardo non fa per te...”
     
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  2. _*°Chanel°*_
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    Aly, direi... OTTIMO LAVORO, donnah! molto contratta, incisiva, dritta al cuore del discorso senza troppi preamboli. Il personaggio di tom è dipinto con pennellate brevi ma intense, l'atmosfera che hai reso è fantastica, tutto ciò che descrivi sembra essere appeso a un filo, un po' come nel gioco d'azzardo... complimenti!!
     
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    Grazie Fede, ma credo che sia proprio una schifezza, invece.
    Sarà la depressione...
     
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  4. _*°Chanel°*_
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    suuuuu aly, tira un calcio alla depressione!!! anche se il tempo oggi non aiuta per niente...
     
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  5. NeideLunare
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    Il fatto che potrebbe essere il prologo di qualcosa non het mi entusiasma da morire *O*
    E per deformazione "professionale" ho immaginato la pantera in maniera molto ambigua.
    Ma questo non c'entra ù.ù
    Mi è piaciuta molto, complimenti *-*
     
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  6. Va_Le_The_MitaH
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    Ale non mi lasci rimprendere da una storia che ne posti subito un altra!!!???
    vuoi la mia morte non è così oppure la mia totale devozione
    perchè devo dire che anche questa è meravigliosa
    mi piacciono i toni che sono stati usati perfetti per la situazione che narri
    i personaggi, specie la "pantera"ihih
    favoloso!
    questo concorso dura troppo poco
    mi sto drogando delle vostre storie miii><
    come farò quando finirà....:(
     
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    Socia credo che la descrizione comunque non lasci molto spazio all' immaginazione...

    Grazie ragazze!
     
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  8. NeideLunare
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    Ma meno male ù.ù
     
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  9. ~Sarè
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    Schifezza?
    Ti giuro che sono rimasta a bocca aperta.

    E' intrigantissima come shot,mi hai lasciato di stucco.
    Spero possa diventare una long fic,verrebbe benisismo.
     
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    Oh Danke!!
     
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  11. PinaKaulitz88
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    Letta anche questa **
    Mi è piaciuta davvero tanto e poi migliori sempre di più nel modo di scrivere.
    Approvo anche come hai deciso di far svolgere gli eventi. Tom ha avuto quel che si meritava XD e la protagonista femminile è fenomenale!

    Un bacione grande!
     
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    Grazie Pina!
     
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  13. katarina stratford
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    Eccomiiii.
    Allora, come prima cosa devo dire che mi piace tantissimo la parola chiave e quello che hai costruito intorno.
    Poi mi piace questa figura femminile, le femmes fatales le adoro.
    In realtà mi è piaciuta questa storia, forse sono rimasta con la voglia di qualcosa in più, la fine non mi è sembrata proprio una fine....Si potrebbe immaginare una seconda shot che ne prosegua il racconto?
     
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    Se hai letto bene la presentazione, è stata scritta pensandola come un prologo ad una Long Fic che non necessariamente deve esser het...

    Edited by *billaly* - 3/3/2010, 21:13
     
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  15. katarina stratford
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    Bene, io non leggo mai le presentazioni, peggio per me.
     
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23 replies since 28/2/2010, 15:29   443 views
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