Black Blood

In fase di scrittura

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    Capitolo 22





    Ok, era rimasto forse fin troppo tempo sotto la doccia, ma non avrebbe mai pensato che Bill in soli quarantacinque minuti sarebbe stato in grado di organizzare una cenetta coi fiocchi, con tanto di tavolo sontuosamente apparecchiato, candele accese e più di una pietanza sapientemente cucinata e disposta su vassoi da portata. Era rimasto a bocca aperta quando lui gli era apparso davanti completamente vestito di bianco, con la camicia aperta sul petto e i capelli ancora umidi che gli ricadevano morbidi sulle spalle mentre lo invitava a sedersi al tavolo della sua grande cucina.
    “ Wow, come cavolo hai fatto?” Gli chiese il chitarrista compiaciuto. Gli antipasti di mare sembravano essere molto invitanti, ma mai quanto il biondo che sorrideva soddisfatto.
    “ Uhm… indovina… Potrei dirti che sono un mago ai fornelli, ma so che risulterei poco credibile, diciamo quindi che mi è bastava una telefonata per far arrivare tutto questo ben di dio.” Rispose, accomodandosi di fronte a lui.
    “ Non è male avere un amico chef, ottimo cibo sempre a disposizione!” Esclamò Tom addentando un bignè al sapore di mare, come gli aveva suggerito Bill, e alzando gli occhi al cielo estasiato.
    “ Sweetie farebbe qualsiasi cosa per me!” Lo punzecchiò Bill, prendendo un gamberetto intriso di salsa cocktail e portandoselo alla bocca in modo molto seducente.
    “ Mmh, immagino…” Borbottò l’altro, riversando il suo interesse sul piatto di capesante gratinate.
    “ Non sei geloso del mio rapporto con Alex?”
    “ Dovrei?” Chiese il chitarrista, guardandolo in tralice.
    “ Mmh forse. C’è stato un tempo in cui avevamo pensato che tra noi due potesse funzionare…” Buttò lì, mentre si accingeva a mettersi nel piatto una più che generosa porzione di insalata di mare.
    “ E… non ha funzionato?” Incalzò Tom, trattenendo a stento una risata. Era davvero buffo con quello sbaffo di salsa sul mento, mentre si atteggiava a homme fatal.
    “ No. Io e Alex eravamo destinati a diventare solo ottimi amici e devo dire che la cosa non mi dispiace affatto! Abbiamo evitato litigi, incomprensioni e quant’altro e sono certo che non mi avrebbe riservato questo trattamento se fossimo stati amanti.” Spiegò, indicato il tavolo imbandito.
    “ Se lo foste stati, probabilmente tu ora saresti nella cucina del suo ristorante a lavare i piatti!” Lo canzonò Tom, decidendo di divertirsi un po’.
    “ O alla cassa. Stai pur certo che ti avrei fatto pagare un conto molto salato, antipatico come sei.” Incalzò il biondo, rispondendo alla provocazione.
    “ Antipatico io? Ma ammettilo che ti stai divertendo un mondo con me!” Esclamò l’altro, ghignando.
    “ La tua concezione di divertimento è alquanto triste, mon chèri.” Affermò di rimando Bill, tornando serio.
    Tom si alzò e lo invitò a fare altrettanto, mentre con estrema cura provvedeva a pulire con il tovagliolo la zona imbrattata del suo mento.
    “ Ecco così sei più credibile…” Gli sussurrò all’ orecchio, baciandone languidamente il lobo e poi scendere sul collo.
    “ Tom… dobbiamo… dobbiamo finire la cena…” Balbettò il biondo, mentre un brivido di eccitazione gli percorreva la schiena. Gli piaceva provocarlo, come gli piaceva tenere le redini del gioco, ma ora Tom sembrava così… intraprendente! Cercò di allontanarlo quel tanto che bastava a guardarlo dritto negli occhi, dio era davvero bellissimo e da come lo teneva stretto a sé, sembrava interessato a tutto tranne che terminare di mangiare!
    “ Adesso non sono triste, anzi direi di esser piuttosto felice. Sono cambiate un po’ di cose in questi giorni e devo farci l’abitudine, tutto qui.” Gli spiegò senza smettere di baciarlo e guidandolo verso il divano del soggiorno. Bill si lasciò cadere sui morbidi cuscini, trascinandolo con sé, non era certo sua intenzione mostrarsi titubante anche se non poteva definirsi esperto in materia e questo forse al momento lo spaventava in po’. Era certo comunque, di potersi fidare ciecamente di Tom. Lo capiva dalla dolcezza con cui ora lo stava accarezzando, quasi fosse un oggetto delicato e fragile. Sentì un groppo serrargli la gola sopraffatto dal momento e chiuse gli occhi sospirando. Se solo fosse stato sincero da subito con lui…
    “ Tom?...” Lo chiamò.
    “ Mh?” Mugugnò, continuando a baciare il suo addome.
    “ Tom per favore… devo dirti una cosa…” Affermò in tono grave. Tom si fermò, guardandolo negli occhi.
    “ Ho fatto qualcosa di male? Scusa io… non-“
    “ No, no davvero! E’ solo che io non te lo posso più nascondere…”
    “ Sei vergine?” Lo anticipò, arrampicandosi goffamente su di lui per raggiungere il suo volto, “non devi preoccuparti, non faremo nulla che tu non sia pronto a fare...” concluse dolcemente, baciandogli la punta del naso.
    “ Non si tratta di questo, almeno non solo…” Si sarebbe arrabbiato davvero un sacco, lo sentiva, ma almeno si sarebbe liberato di un peso opprimente.
    “ Sei bisex?” Incalzò Tom, sollevandosi sulle braccia.
    “ No, ma ti pare?! “ Rispose scandalizzato, amava le donne, ma da lì ad andarci a letto… puah!
    “ Sei malato?” Chiese ancora il chitarrista, improvvisamente serio.
    “ Nooo! E’ che io non sono il Bill che credi tu. Cioè io sono Bill però, non sono solo un neolaureato in lettere, ma anche uno scrittore. E non lavoro per Aileen McNamara, cioè sì, però in altra veste… “ Tentò di spiegare, imbarazzato come pochi, Tom non staccava lo sguardo dal suo volto e lui avrebbe morto per autocombustione nei prossimi cinque secondi.
    “ Sei uno scrittore? E’ questo il tuo terribile segreto? Lo prese in giro il chitarrista.
    “ Sì, però io sono-…”
    “ Ehi ragazzi, siete qui?” Un leggero e ripetuto bussare alla porta della veranda e la voce di Mia interruppero il loro discorso.
    “ Tempismo perfetto!” Brontolò Tom, alzandosi dal divano, seguito da Bill. Sua sorella nell’ inferno dantesco sarebbe stata certamente gettata nel girone degli scassapalle, se ce ne fosse stato uno!
    “ Siamo in soggiorno Mia, ma perché sei qui?!” Esclamò contrariato.
    “ Ops… scusate! Davvero io non volevo…” Balbettò imbarazzata, “ hai lasciato il cellulare a casa e ha squillato parecchie volte, ho pensato fosse importante…” Continuò porgendogli l’apparecchio.
    “ E non hai risposto? Mi stupisco di te Mia!” La canzonò il fratello, prendendole di mano il suo Iphone.
    “ E’ Jason. Devo richiamarlo subito!” Disse, illuminandosi con un grande sorriso e allontanandosi un poco da loro.
    “ Scusa ancora Bill, pensavo steste cenando, ma credo sia importante. ” Sì giustificò la ragazza.
    “ Non preoccuparti, pensi che sia la chiamata per partecipare al tour di Jason Connor?”
    “ Penso di sì! Il mio fratellino diventerà famoso!” Si pavoneggiò Mia orgogliosa.
    “ Quando ne avevamo parlato, non mi sembrava molto eccitato all’idea…”
    “ Oh,Tom è fatto così, difficilmente esterna in modo plateale la sua felicità, ma ti assicuro che attendeva con trepidazione questa chiamata da giorni!”
    “ Se è così, spero per lui che siano buone notizie!” Esclamò Bill celando il rammarico. Ciò avrebbe significato separarsi da lui per qualche tempo, proprio ora che le cose sembravano aver preso la giusta piega.
    “ Beh, almeno uno di noi due brillerà di luce propria, visto che la mia carriera sembra stroncata sul nascere!” Ammise Mia, un po’ triste.
    “ Perché ti butti giù in questo modo? Sei solo all’ inizio! E non sarà quel maledetto video a decidere le tue sorti di futura regista!”
    “ Io so di essere brava, ma non trovo il modo giusto per farlo sapere anche agli altri! Eppure più di un professore si è complimentato con me per le mie capacità e sono la migliore del mio corso!” Piagnucolò Mia abbattuta.
    “ Non devi avere fretta! Devi ancora terminare gli studi!”
    “ Spielberg diresse il suo primo film quando non era ancora maggiorenne…”
    “ Soderbergh diresse ‘Sesso, bugie e videotape’ a ventisei anni, sei ancora in tempo…” Ribattè Bill.
    “ Non ce la farò mai! E poi sono una donna!”
    “ Jane Campion ce l’ha fatta. E anche Mira Nair, Sofia Coppola, devo continuare?” Elencò lo scrittore.
    “ Non c’è gusto parlare con te. La fai sempre così facile!” Brontolò la ragazza.
    “ E tu sei catastrofista, anche peggio di tuo fratello!” La redarguì lo scrittore.
    “ State forse parlando di me?” Li interruppe Tom, rientrando in soggiorno. Il suo volto era il ritratto della felicità e finalmente, notò Bill, anche i suoi occhi sorridevano.
    “ Bill, devo andare subito in città. Jason Connor deve ripartire domattina presto per New York e vorrebbe incontrare stasera i suoi futuri… collaboratori! Cazzo, andrò in tour con lui!!!” Esultò, non riuscendo più a trattenersi. Mia gli si buttò addosso, abbracciandolo con trasporto. Al diavolo i piagnistei, il suo fratellone ce l’aveva fatta! Bill rimase in disparte ad osservare la scena, improvvisamente sentendosi di troppo. Doveva esser felice per lui, ma in realtà si sentiva malissimo. Non solo non era riuscito a confessargli la verità ma ora non era certo il momento giusto per rivelargli la sua identità, quindi avrebbe dovuto rimandare… Oppure lasciare che gli eventi seguissero il loro naturale corso. Tom sarebbe partito e molto probabilmente si sarebbe dimenticato di lui, preso dalla frenesia del tour e da chissà quali opportunità.
    “ Mi dispiace Bill per la nostra serata, ma non posso mancare, lo capisci vero?” Gli sussurrò il chitarrista avvicinandosi a lui.
    “ Certo che capisco! Vai, non far aspettare Jason!” Esclamò, dandogli una pacca sul sedere.
    “ Ti chiamo appena possibile…” Gli sussurrò, sfiorando le sue labbra incerto, “posso vero?” chiese poi titubante, considerato che il loro discorso era stato interrotto dall’arrivo di Mia.
    “ Certo che puoi e non preoccuparti per me. Starò bene.” Cercò di rassicurarlo.
    “ Ok, a presto allora!” Lo salutò il chitarrista, dandogli un ultimo bacio e uscendo di corsa, seguito dalla sorella.
    Bill li osservò allontanarsi e poi si mise seduto al tavolo di cucina ancora imbandito, non avevano toccato praticamente cibo e sarebbe stato un vero peccato gettare tutto.
    “ Fuuu, sei un codardo Trumper…” Disse a se stesso Bill portandosi alla bocca una generosa forchettata di insalata di mare, “ dovevi dirglielo subito…” continuò, bevendo una lunga sorsata di vino bianco direttamente dalla bottiglia, “adesso lui andrà via e tu dovrai mentire e vivere nell’ ombra per il resto dei tuoi giorni!” Il bignè ingoiato praticamente intero, quasi lo strozzò e quindi per placare la tosse trangugiò altro vino.
    “ Sei patetico, riprenditi.” Sì rimproverò da solo, versando altro vino nel calice e alzandosi da tavola per raggiungere la veranda. Udì il rombo del motore dell’auto di Tom mentre usciva dal cancello e si immetteva velocemente in strada. A quell’ ora non c’era molto traffico e sarebbe arrivato in città entro breve. Sospirò, la serata era colata a picco e lui si sentiva svuotato e triste. Si accese una sigaretta e fissò l’orizzonte ormai privato dei colori del tramonto, ascoltando il rumore sordo e ripetitivo dell’oceano.
    “ Meglio che vada a scrivere qualcosa…” Disse a voce alta, mentre rientrava in cucina e si accingeva a sgombrare il tavolo, “magari a Hope andrà un po’ meglio con il Principe del Pianeta delle due lune…”
     
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  2. rawak
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    questa Mia comincia a starmi proprio antipatica... non potrebbe avere un incidente che la mette fuori gioco per il resto dell'estate? Tipo un braccio ingessato o una gamba dopo esser caduta dalle scale? ^_^
     
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    Mi dispiace deluderti, ma ti anticipo già da ora che Mia rimarrà viva, vegeta e in salute, fino alla fine della fic. Saranno altre le persone da cui dovranno guardarsi...

    Grazie per aver letto! :)

    Edited by *billaly* - 3/6/2014, 21:43
     
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    Capitolo 23





    Aveva scritto a lungo, sebbene l’umore non fosse dei migliori, fino a quando la stanchezza non l’aveva sopraffatto facendolo addormentare sul divano dello studio, cullato dalle parole appena create per il suo principe che, ammalianti ed ipnotiche come il canto delle sirene, stavano attirando Hope in una trappola ben congeniata al fine di farla cadere tra le sue braccia, ed era sorto da poco il sole quando Tom era ritornato e, trovata la veranda aperta, si era introdotto in casa sua.
    Al contrario di Bill, lui era sveglissimo, nonostante la notte insonne, ed euforico. L’incontro con Jason Connor era anche andato meglio del previsto, non solo sarebbe andato in tour con lui, ma il cantante avrebbe interpretato uno dei pezzi da lui composti. Non aveva ancora ben chiaro sul come fosse arrivato ad avere tra le mani la demo di ‘Black Blood’, ma sapeva che avrebbe dovuto ringraziare a vita qualcuno dei tecnici della sala incisione, per aver lasciato inavvertitamente la traccia del suo pezzo in giro per lo studio. Jason era un’autorità in materia e raramente interpretava qualcosa non scritto di suo pugno, quindi la sua canzone doveva averlo particolarmente colpito, se aveva deciso addirittura di inserirla nella scaletta dei suoi concerti! Il brano era nato in ricordo di suo padre, quando la sofferenza per la sua perdita era come una lama affilata di un coltello che ogni giorno affondava sempre di più nel suo cuore. Un grido di impotente quanto rabbioso dolore verso una persona amata e perduta per sempre, come l’aveva definita il cantante, che meritava di esser ascoltata.
    Scorse i piedi nudi di Bill posati sul bracciolo del divano troppo corto per lui e si fermò quindi sulla porta della stanza ad osservarlo. Era ancora vestito come la sera precedente, segno che non era andato a dormire, i lunghi capelli un po’ arruffati gli incorniciavano il viso perfetto, la camicia aperta lasciava scoperto il petto che si muoveva ritmicamente ad ogni suo respiro. Era stupendo e poteva essere suo, se solo fosse riuscito a lasciarsi andare completamente, a mettere da parte per una volta la sua invadente razionalità, a pensare con il cuore e non solamente con la testa. Bill gli piaceva sul serio, come nessuno prima di lui, ma questo sentimento così pieno ed invasivo gli faceva paura. Paura di non riuscire a mantenere il controllo sulla sua esistenza, di diventare dipendente da qualcun altro. Non voleva innamorarsi, soprattutto non ora che la sua vita era forse ad una svolta decisiva, ma probabilmente e inconsapevolmente era già successo e con quel pensiero si avvicinò a lui senza far rumore. Gli si inginocchiò accanto e gli accarezzò dolcemente il viso. Bill si mosse appena e fece un gesto con la mano come a scacciare un insetto fastidioso. Tom sorrise e spostò il suo tocco leggero sul collo e sull’ incavo della spalla, lo scrittore invocò il nome di Theon e spalancò allora gli occhi, guadagnando la posizione seduta in un baleno.
    “ Mi hai fatto prendere un colpo! Sei impazzito?!” Brontolò contrariato lo scrittore, riconoscendolo immediatamente e portandosi la mano al petto. Il suo cuore batteva furioso e gli ci volle qualche secondo per riprendersi dallo spavento.
    “ Non dovresti lasciare la veranda aperta, se vuoi evitare visite inaspettate e magari spiacevoli. E chi è Theon?” Disse Tom risentito. Non si aspettava certo un’accoglienza del genere!
    “ E tu non dovresti introdurti furtivamente nelle case altrui!” Ribatté l’altro, sorvolando sulla gaffe involontaria e alzandosi dal divano in maniera molto plateale.
    Tom avrebbe volentieri continuato a discutere in altre circostanze, ma ora non era proprio il caso di partire con una filippica di primo mattino, su quanto fosse sbadato lui, considerato che in pochi giorni era la seconda volta che trovava la porta finestra della veranda aperta. Doveva però sicuramente ricordare di non svegliarlo mai più in quel modo, che a lui era sembrato carino, ma che evidentemente non incontrava il gusto di Bill. E rimaneva sempre da scoprire chi fosse Theon!
    Doveva aver assunto un’espressione alquanto colpevole comunque, perché lo scrittore gli si era avvicinato e si era scusato con lui per il tono usato.
    “ Non volevo, scusa Tom… è che mi sono spaventato. Mi ero addormentato da poco e-…“ Borbottò mesto.
    “ Non dovresti lasciar sempre tutto aperto. Prima o poi verranno a farti visita i ladri e si porteranno via, oltre a tutti gli oggetti di valore, anche te.” Lo rimproverò bonariamente.
    “ Chi vuoi che mi voglia? Sono un oggetto piuttosto ingombrante io! Lo punzecchiò, posandogli le braccia sulle spalle.
    “Theon potrebbe esser interessato all’ articolo.” Rispose sarcastico Tom, sciogliendosi dall’abbraccio.
    “ Tom, Theon è nessuno, è un personaggio di fantasia. Questa notte ho corretto una bozza e probabilmente mi è rimasto in mente!” Replicò Bill, mentendo a metà. Quando e come avrebbe ritrovato il coraggio di dirglielo?
    “ Oltre che scrittore, sei quindi anche un correttore di bozze?” Chiese Tom, poco convinto.
    “ Sì.” Si limitò a dire il biondo.
    “ Non mi dire che correggi le bozze di quel decerebrato succhia soldi di Truman eh?” Incalzò il chitarrista.
    “ E se anche fosse?! E’ un lavoro come un altro! Ma perché ce l’hai tanto con lui? Se non ti piace il genere ok, ma non è affatto male come scrittore! E questo oltre a me, lo pensano milioni di persone!” Ribatté Bill, infervorandosi.
    “ Cazzate. Ha fatto soldi a palate con un prodotto commerciale al massimo. I suoi libri sono destinati a tutti coloro che amano letture che non danno alcuno stimolo alla riflessione. Ha creato falsi eroi belli e dannati che trovano posto solo nella mente di chi non vuole calarsi nella realtà di tutti i giorni! Devo forse continuare? Per non parlare della sua identità che tiene segreta a tutti! Chi si crede di essere?”
    “ Ma chi ti credi di esser tu! Possibile che per te non esista altra opinione al di fuori della tua? Vieni qui, ti introduci in casa mia all’alba, mi svegli facendomi prendere un colpo, ti incazzi pure perché chiamo nel sonno il nome di qualcuno che nemmeno esiste, offendi uno scrittore senza nemmeno conoscerlo e con lui, me e milioni di lettori, mi fai una ramanzina assurda e devo pure darti ragione? Caro mio Tom sai che ti dico? Che sei stronzo, rude, scorbutico, ottuso e hai un carattere di merda come pochi! Per cui vattene per favore!” Esclamò Bill, spingendolo fuori dalla stanza un malo modo.
    “ Non mi sembrava che ti dispiacesse qualche ora fa il mio carattere di merda!” Affermò Tom, tenendosi con entrambe le mani allo stipite della porta. Non riusciva a capire se fosse la stanchezza o meno, ma Bill sembrava possedere una forza inaudita.
    “ Ti ho detto di andartene. Non voglio parlare con te. E non ci parlerò mai più se non diventerai più civile.”
    Tom si voltò e scese le scale senza aggiungere altro e maledicendo se stesso e la sua lingua biforcuta. L’aveva rifatto e tutti i suoi buoni propositi erano andati a farsi fottere! Doveva smettere di reagire in modo così irruente e pensare di aver sempre ragione, Bill era importante per lui!
    Tornò sui suoi passi e risalì i pochi gradini che lo dividevano dallo studio di Bill, che era ancora nella stanza e affacciato alla finestra, stava fumando nervosamente una sigaretta.
    “ Scusa…” Mormorò colpevole.
    “ Scusa, un cazzo!” Esclamò lo scrittore voltandosi di scatto, “ non ho mai permesso a nessuno di insultare me stesso e i miei amici e non ho certo intenzione di cominciare ora!” Aggiunse, spegnendo con stizza il mozzicone nel posacenere.
    “ Truman è un tuo amico?”
    “ Certo che lo è! E tu dovresti sciacquarti la bocca prima di parlare a vanvera di qualcuno che non conosci! Tu pensi di piacere a tutti?”
    “ Io speravo di piacere a te…” Ammise sconfitto il chitarrista. Bill lo guardò stralunato, prima di scoppiare a ridere amaramente. Aveva un bel coraggio!
    “ Tom tu mi piaci moltissimo, ma evidentemente siamo incompatibili caratterialmente. Non possiamo combattere per ogni opinione divergente! Il mondo non è tutto nero o tutto bianco, ci sono varie sfumature di colore, non pensi? E dovresti cominciare a non fare di tutta l’erba un fascio, a volte le persone sono molto diverse da come decidono di rivelarsi agli occhi degli altri. Se io avessi basato il mio giudizio solo su ciò che inizialmente tu mi hai voluto far vedere, giuro che non ti avrei degnato di uno sguardo! Sei arrogante e suoni musica di merda in una band di periferia e per giunta male assortita, ne converrai anche tu, e avrei continuato a pensarla così, se non ti avessi sentito interpretare altro e non avessi approfondito la tua conoscenza. Farsi conoscere e non aver paura di rivelarsi agli altri, non è segno di debolezza, ma può essere utile per aiutare a capirsi meglio.” Gli spiegò Bill, cercando di mantenere la calma.
    “ Tutto questo per dirmi che sono un’ emerita testa di cazzo?” Borbottò Tom.
    “ Questo per dirti che dovresti lavorare un po’ su te stesso.” Rispose Bill, avvicinandosi a lui e sfiorandogli le labbra con un bacio leggero.
    “ Ci proverò, mi rendo conto che forse i miei giudizi possono sembrare avventati…” Disse stancamente il chitarrista.
    “ Forse?! Tom tu offendi a destra e manca, senza sapere nemmeno di cosa e con chi stai parlando! Sei… sei… uno stronzo, ecco!” Ribattè lo scrittore, abbracciandolo però più stretto. Era comunque difficile rimanere arrabbiati a lungo con lui.
    “ Direi che non ti dispiaccia però…” Constatò Tom, baciandolo nuovamente ma con più ardore. Bill si arrese immediatamente all’ intrusione della sua lingua e rispose con altrettanto trasporto, mentre si stringeva ancor di più a lui. Tom non ricordava di aver mai provato una tale eccitazione al solo contatto con un altro corpo. Bill lo ammaliava, aveva il potere di catturare il suo corpo e la sua anima, di ottenebrare i suoi sensi.
    “ Com’è andato l’incontro?” Gli chiese curioso il biondo, riprendendo così fiato.
    “ Mmh bene…” Si limitò a rispondere, riprendendo possesso immediatamente della sua bocca. Non aveva certo voglia di parlare in quel momento, ora che sembrava che le acque si fossero placate!
    “ Come bene?! Spiegati meglio, dai!” Incalzò Bill, sciogliendosi dall’abbraccio. Tom sbuffò sconfitto, lasciandosi cadere sul divano, con l’inguine quasi dolente, non poteva credere che davvero gli interessasse di più sapere cosa fosse successo all’ incontro, piuttosto che…
    “ Farò il tour con lui e Jason canterà uno dei miei pezzi.” Lo informò semplicemente. All’ improvviso si sentiva privo di forze.
    “ Ma è fantastico Tom! Non sei felice?! E’ una grandissima opportunità quella che ti è stata offerta!” Esclamò Bill entusiasta, buttandosi letteralmente sul divano accanto a lui.
    “Certo che sono felice, ma lo sarei ancor di più, se tu la smettessi di farmi domande stupide e ti concentrassi un po’ più su di me. Dopo quella strigliata, avrei bisogno di un po’ di affetto.” Rispose serio, guardandolo dritto negli occhi.
    “ Scusa, io credevo ti facesse piacere condividere questo momento con me!” Ribatté Bill piccato, certo che era un bel tipo eh?!
    “ Ci sono molte altre cose che vorrei condividere con te adesso, se tu me lo permettessi, se stessi zitto un attimo e usassi la bocca per fare qualcos’ altro…” Gli suggerì il chitarrista.
    “ E tipo?” Lo sfidò il biondo, balzando di nuovo in piedi e piantando i pugni sui fianchi, “non voglio credere che tu oltre che stronzo, rude, scorbutico, arrogante e ottuso sia anche un essere volgare!”
    “ Hai dimenticato il caratteraccio di merda…” Lo prese in giro Tom, sdraiandosi sul divano. Era impossibile parlare con lui, né tanto meno tentare un qualsiasi altro approccio, quindi tanto valeva dormire. Chiuse gli occhi e godette l’attimo di silenzio che Bill gli concesse mentre elaborava il concetto.
    “ Beh non ti metterai mica a dormire?!” Brontolò contrariato.
    “ Hai qualche altro suggerimento?” Chiese Tom, riaprendo un occhio.
    “ Sei un individuo impossibile, Kaulitz.”
    “ Potrei dire altrettanto, Trumper. Tu non ti rilassi mai?”
    “ Io sono rilass-“
    “ E basta. Stai zitto un po’ allora!” lo rimproverò Tom tirandolo per un braccio e facendolo cadere su di lui.
     
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    Capitolo 24



    Mia si era alzata di buon’ora dopo una notte praticamente insonne. La preoccupazione per la sua carriera universitaria aveva preso il posto della sua ossessione per il video del contest. Ora ciò che la tormentava erano le parole di Josh, che mettevano in dubbio la rettitudine e la buona fede del professore. Ad analizzare i fatti a mente lucida, c’erano infatti stati episodi, piccoli gesti, che potevano indurre a pensare che l’insegnante avesse caldamente incoraggiato alcune delle sue allieve a partecipare a quel concorso non spinto dal sacro fuoco dell’ arte, ma piuttosto da altro. Perché Mary Swanton, bravissima, ma con circa quaranta chilogrammi di troppo addosso era stata scartata? E che dire di Lynn Carter? Lei stava alla regia, come i carciofi ad una torta al cioccolato, era una stupida oca senza cervello, eppure…
    Non poteva crederci. Se così fosse stato, non poteva continuare a far finta di niente, né a frequentare quel corso, né dare l’esame con quel professore! L’avrebbe sicuramente bocciata e addio media! Doveva andare a parlare con la Preside di facoltà. Era una donna giusta, ragionevole e attenta con i suoi studenti e avrebbe saputo consigliarla al meglio. Non voleva creare uno scandalo, ma se il professor Rossman era animato da tutt’altre che nobili e scolastiche intenzioni, era giusto che fosse segnalato!
    Si avvicinò a Josh e lo chiamò, sussurrando il suo nome. Avevano solamente dormito insieme e dopo tanto tempo, era stato meraviglioso avere qualcuno accanto. Che stupida a non essersi mai accorta dei sentimenti che lui nutriva nei suoi confronti, ma per lei era sempre e solo stato Josh, l’amico di sempre!
    Sperava che potesse sul serio nascere qualcosa di bello tra loro e finalmente avrebbe avuto la benedizione anche da Tom!
    Chissà com’era andato l’incontro con Jason Connor. Aveva ottime possibilità che lo scegliesse come chitarrista per il tour, anzi ne era certa! Suo fratello la musica ce l’aveva nel sangue e questa opportunità poteva esser il suo trampolino di lancio per una carriera in campo musicale. I Virginal Sacrifice rappresentavano solo un gioco, un passatempo e non avrebbe mai avuto un futuro con loro. Lo aveva detto anche Josh, che da tempo aveva capito che la loro musica assordante e dai testi inquietanti, avrebbe continuato a disturbare tutti e a non interessare ad alcuno.
    Il ragazzo si mosse e aprì gli occhi, sorridendole. Mia era ancora lì e quindi non era stato un sogno. Le accarezzò la guancia con il dorso della mano e sussurrò un biascicato buongiorno. Era felice, la notte appena trascorsa era stata la migliore della sua vita. Era consapevole del fatto che i sentimenti di Mia fossero ancora acerbi e si muovessero lentamente verso di lui e non si sarebbe quindi creato false illusioni. A ventisette anni e con più di qualche esperienza miseramente fallita alle spalle, poteva definirsi quasi un esperto nel settore. L’impossibilità di portare avanti un rapporto sentimentale per più di qualche mese era molto probabilmente legato al fatto che nessuna delle donne che aveva frequentato si era rivelata all’ altezza di Mia, che lui adorava da sempre.
    “ Sei ancora dell’ idea di accompagnarmi da Rossman?” Chiese Mia, baciandogli la punta del naso.
    “ Certo che sì! Perché me lo chiedi?”
    “Non sarebbe meglio che andassi a parlare direttamente con la Preside di facoltà?”
    “ Basandoti solo su supposizioni? Quello a cui noi pensiamo è grave. Se le nostre ipotesi si rivelassero fondate, il tuo professore potrebbe esser denunciato e addirittura arrestato.”
    “ Se le nostre ipotesi si rivelassero fondate, eviteremo ad altre ragazze di cadere nella rete di delinquenti come lui. C’ho pensato molto questa notte e credo che sia la cosa migliore da fare.”
    “ Come vuoi Mia-“ Un leggero bussare alla porta interruppe il loro discorso. La testa di Kate fece capolino oltre la porta.
    “ Ehm… scusate… credevo fossi sola Mia…” La ragazza in evidente imbarazzo, distolse lo sguardo da Josh seminudo ancora sdraiato nel letto.
    “ Cosa c’è?” Chiese la bionda freddamente, da quando avevano litigato era la prima volta che l’amica le rivolgeva per davvero la parola.
    “ Credo che dovresti leggere questo… me l’ha inviato Mary Swanton.” Disse porgendole il suo cellulare.
    “ Scandalo all’ UCLA. Sulla testa di Kevin Rossman, stimato insegnante di cinema dell’ateneo, pende un mandato di arresto per istigazione alla prostituzione. Secondo fonti più che attendibili, avrebbe congeniato insieme ad un complice che si fingeva un produttore e ad un gruppo di esperti hackers, una truffa ai danni di alcune sue studentesse, nella quale in cambio di piccoli ingaggi nel mondo dello spettacolo venivano chiesti favori sessuali. Nulla che non si sia già visto, se non fosse che questa volta la banda aveva addirittura architettato un falso contest universitario, nel quale sarebbero stati valutati i loro cortometraggi e la cui vincitrice avrebbe potuto fare uno stage di qualche settimana con un regista famoso. A nutrire i primi dubbi sono state le studentesse stesse che cliccando sul sito internet del presunto concorso non vi avevano trovato altro che pagine inesistenti, la certezza, quando una di loro convocata dal ‘team di esperti’ in un noto hotel di Los Angeles, si era ritrovata sola in una delle sontuose stanze con un uomo le cui intenzioni erano tutt’altro che professionali. Grazie a L.C., che è riuscita a fuggire e a raggiungere poi il più vicino commissariato, è stato possibile denunciare il tutto. Nevilla Spencer, la Preside di facoltà, si è dichiarata estranea e costernata alla notizia, ma decisa a proseguire fino in fondo, sospendendo immediatamente il professore che ovviamente si è dato alla macchia. Presto verranno sentite anche le altre studentesse coinvolte nel fatto. ”
    “ Oh, cazzo!” Esclamò Mia, alzando gli occhi stralunati dal display e guardando l’amica, “ quel figlio di… Come caspita abbiamo fatto a non capirlo subito?”
    “ Eravamo così prese tu dall’ ideazione del cortometraggio e io a seguirti da brava aiuto regista che non ci saremmo nemmeno accorte se un astronave aliena fosse atterrata nella nostra piscina!” Rispose Kate, sorridendo.
    “ Quindi è stata Lynn a sventare il tutto? Lo ammetto: l’ho sempre considerata una stupida oca e mai mi sarei immaginata che potesse esser in grado di fare una cosa simile, anzi…”
    “ Mai fidarsi solo delle proprie impressioni e farsi guidare dal pregiudizio e dai luoghi comuni. La gente spesso riserva piacevoli sorprese…” Le sussurrò Josh all’ orecchio, mordendone poi il lobo. La ragazza gli diede una leggera gomitata alla bocca dello stomaco e sorrise all’ amica che continuava a guardarli sospettosa. Era palese che tra quei due ci fosse stato qualcosa e ancora non poteva crederci!
    “ Kate non guardarci così, metti paura!” La prese in giro la bionda, “ io e Josh abbiamo scoperto di esser più che… amici… insomma vogliamo provarci!” Spiegò imbarazzata.
    “ Alla buon’ora! Io e Julian non ci speravamo più!” Esclamò l’amica.
    “ Tu lo sapevi?!” Chiese Mia.
    “ Sì, ma il tuo bello ci aveva tassativamente proibito di farne parola con alcuno, pena la morte istantanea!” Rispose Kate divertita.
    “ Devi proprio rivelarle tutto, adesso?” Brontolò il ragazzo rosso in volto, gli sembrava di essere uno sciocco adolescente alle prese con il primo batticuore!
    “ Che c’è ancora da rivelare? Sono felice che finalmente tu abbia deciso di dichiararti, stavi diventando insopportabile!” Lo canzonò ancora la ragazza, abbracciando entrambi, “ e sono felice perché insieme siete una bellissima coppia! Aggiunse sinceramente.
    “ Kate, mi dispiace che ci siano stati degli attriti tra di noi per la questione del video…” si scusò Mia.
    “ Anche a me, ma è tutto passato no? La nostra amicizia non può certo finire per questo.” Il suono del suo cellulare interruppe i loro discorsi, una chiamata di Lynn Carter le avvisava che la Preside Spencer attendeva la classe in presidenza per mezzogiorno.
    “Siamo alla resa dei conti, quindi?” Chiese la bionda.
    “ A quanto pare sì. Su preparatevi, conviene partire tra poco, se vogliamo arrivare puntuali.” Affermò Kate.

    °°°



    Bill si era svegliato con il sorriso sulle labbra. Non aveva idea di che ora fosse, ma a giudicare dal brontolio del suo stomaco, non doveva mancar molto al pranzo, o forse alla cena… Si girò verso chi ancora dormiva beatamente nel letto accanto a lui, con le sue nudità al vento e un vistoso succhiotto violaceo sul collo, reprimendo a stento l’istinto di salire sul suo bacino e replicare quanto era successo tra di loro. Essere zittito dai baci di Tom era stato il miglior modo per smettere di finalmente di blaterare, primo, perché non avrebbe avuto aria sufficiente nei polmoni per fare entrambe le cose e secondo, perché le parole sarebbero state perfettamente inutili. Le mani del chitarrista si erano mosse lente e sensuali sulla sua schiena nuda, fino a lambire le sue natiche ancora coperte dai jeans. Non sembrava aver fretta di approfondire il contatto, concentrato com’era sulla sua bocca e sul suo collo che non aveva smesso di baciare un attimo. Bill non era certo un esperto in materia, ma aveva sentito che la sua sopportazione fisica a quella dolce tortura sarebbe giunta presto al limite. Aveva avvertito una febbrile necessità di liberarsi delle barriere rappresentate dagli indumenti che ancora indossavano, per così finalmente esplorare ogni centimetro della sua pelle. Al diavolo i battibecchi, i litigi, le contraddizioni, le divergenze, Tom era quanto di meglio poteva augurarsi di trovare sulla sua strada e lui era lì, sdraiato sotto il suo corpo, con entrambe le mani infilate nella cintura dei suoi pantaloni. Aveva sospirato rumorosamente e aprendo gli occhi aveva incrociato lo sguardo sognante del chitarrista e intuito al volo che il momento di dimostrare tutta la sua improvvisa audacia era finalmente arrivato. Aveva lasciato che le sue mani un po’ impacciate agissero per lui, liberando entrambi dai vestiti e che i suoi occhi si riempissero delle nudità di Tom. Era stato travolto da un’ ondata di eccitazione quando lo sguardo si era soffermato sul di lui sesso e aveva sentito il corpo incendiarsi quando l’altro gli aveva preso tra le mani il suo. Era seduto sul suo bacino, con il respiro affannato, la mente confusa e il cuore in tumulto. Non avrebbero dovuto precipitare le cose, ma il loro reciproco desiderio non poteva rimanere ancora a lungo sopito ed inascoltato.
    “ Tom fai l’amore con me, ti prego…” Gli aveva sussurrato sulle sue labbra, prima di prendere possesso nuovamente della sua bocca. Il chitarrista in risposta aveva ricambiato il bacio con trasporto e intensificato le sue carezze fino a lambire la sua apertura stretta, ma al contempo invitante. Erano mesi che non aveva una relazione e il pensiero di unirsi a Bill lo aveva mandato in visibilio e intimorito in un certo qual modo. Sebbene lo desiderasse ardentemente, una parte di lui aveva avvertito una strana sensazione, come se una sinistra presenza, portatrice di oscuri presagi, aleggiasse intorno a loro e volesse metterlo in guardia. Si era dato mentalmente dello stupido, prima di concentrarsi nuovamente su Bill ed esaudire la sua accorata richiesta.

    Tom aveva aperto gli occhi, ritrovandosi a non più di qualche centimetro dal volto di Bill che sorrideva con aria sognante.
    “ Buongiorno…” Gli sussurrò lo scrittore, sfiorando le sue labbra con un bacio leggero.
    “ Uhm… buongiorno… che ore sono?” Chiese il chitarrista, stiracchiandosi nel letto.
    “ Non saprei, abbiamo dormito un bel po’ comunque…”
    “ Un bel po’, quanto? Non c’è un orologio in questa casa?” Esclamò Tom, sedendosi sul letto e guardandosi attorno un po’ spaesato. Bill allungò il braccio verso il comodino e prese il cellulare leggermente contrariato. Per esser uno reduce da un incontro amoroso sembrava piuttosto di cattivo umore!
    “ Sono le tre, pomeridiane ovviamente, visto che fuori splende il sole.” Lo informò piccato.
    “ COME?! Cazzo no, avevo appuntamento a pranzo con Jason!!!” Gridò, balzando giù dl letto e precipitandosi alla ricerca dei suoi abiti e del cellulare. Lo sentì imprecare nello studio e successivamente parlare al telefono con qualcuno che evidentemente non aveva gradito il bidone. Sì alzò pigramente e si diresse in bagno, una bella doccia gli avrebbe quanto meno schiarito le idee, visto che poco altro avrebbe potuto fare. Tom lo raggiunse prima che lui entrasse nel box e con aria colpevole gli spiegò brevemente che doveva tornare immediatamente in città.
    “ Mi dispiace, ma devo andare per forza. Lo capisci, vero? Dovevo firmare il contratto oggi, ma mi sono completamente dimenticato dell’appuntamento. Colpa tua.” Disse sorridendo sghembo e addolcendosi un po’, “ ci vediamo più tardi, comunque… Dobbiamo parlare io e te.” Aggiunse, baciandogli le labbra frettolosamente prima di lasciare la stanza. Bill fece spallucce e mormorò un rauco saluto, precipitandosi sotto il getto della doccia incurante della temperatura dell’acqua. Un nodo di rabbia e delusione gli serrava la gola impedendogli di parlare. E per fortuna, non era per niente sicuro di quello che sarebbe potuto uscire dalla sua bocca in quel momento.
     
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  6. rawak
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    Che dolore e disperazione essere lasciati così sul più bello... Come riesce Tom ad abbandonare lo splendido Bill proprio adesso?
    Bravissima!!!! Grazie :-*
     
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    Grazie e te! :)
     
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    Capitolo 25





    Tom giunse trafelato davanti all’ufficio, che in realtà era che un lussuosissimo appartamento all’ ultimo piano di uno dei grattacieli cittadini, dove Jason Connor e il suo legale lo attendevano per la firma del contratto. Durante il tragitto in auto, nel quale aveva sfidato il traffico intenso della Sunset e infranto più volte il codice della strada, si era mentalmente ripetuto la frase da adottare come scusa plausibile al suo imperdonabile ritardo. Non era da lui commettere una simile leggerezza, non quando c’era in gioco il suo futuro. Bill era stato una distrazione troppo forte. Distrazione… beh era abbastanza riduttivo definirlo così. Bill era quanto di più meraviglioso gli fosse capitato di stringere a sé e far l’amore con lui era stato… devastante. In senso positivo ovviamente.
    Bussò alla porta finemente intagliata e attese che qualcuno gli venisse ad aprire. Sentì un rumore di tacchi avvicinarsi e Carly, aprendo la porta con forza, comparve dinnanzi a lui.
    “ Alla buon’ ora, lo sai che Jason odia i ritardatari? Dovrebbe sbatterti fuori a pedate!” Lo rimproverò senza nemmeno salutarlo, tirandolo per un braccio all’ interno del grande atrio.
    Tom senza riuscire a proferire parola, osservò la ragazza di Jason che a sua volta continuava a guardarlo col sopracciglio alzato in segno di disappunto. Non la ricordava così astiosa, almeno non nei suoi confronti. Non che ci avesse avuto molto a che fare durante la registrazione dell’album di Connor, ma l’aveva vista in più di un’ occasione e l’impressione che gli aveva dato era stata di tutt’altro genere.
    “ Kaulitz, vieni avanti, non ti mangio mica…” La voce del cantante lo richiamò alla realtà e liberatosi dalla stretta della donna si incamminò verso il salone.
    Jason Connor era comodamente seduto su un enorme divano in pelle bianca e tutto l’ ambiente circostante trasudava ricchezza. Carly lo superò e andò ad accoccolarsi vicino al fidanzato.
    “ Accomodati.” gli ordinò indicandogli una delle poltrone con la mano, “ Kaulitz dovrei esser furibondo con te, sei in ritardo di tre ore e diciassette minuti. Devi avere qualcuno che ti protegge da qualche parte nel cosmo perché invece di mandarti al diavolo sono rimasto qui buono buono ad aspettarti, pregando il mio legale di annullare i suoi impegni pomeridiani.” Esordì l’uomo, togliendosi letteralmente di dosso la ragazza e alzandosi per tendere comunque la mano a Tom.
    “ Jason sono mortificato. Ero stanchissimo e mi sono addormentato dimenticando di mettere la sveglia…” Borbottò, cercando di scusarsi e di apparire credibile. In effetti era una mezza verità…
    “ Alla tua età rimanevo sveglio anche per tre giorni consecutivi, se necessario. Sei sicuro di poter reggere un tour o mi costringerai a mettere un giorno di riposo tra un concerto e l’altro?” Lo prese in giro Jason rilassandosi. Sul volto della sua futura prima chitarra era comparsa un’ espressione sgomenta.
    “ Jason certo che no! Sono perfettamente in grado di-“
    “ Ok, ok, incidente chiuso. Abbiamo già perso troppo tempo e Robert non ha di certo tutto il pomeriggio per stare qui ad ascoltare le tue lagne." Tagliò corto il cantante.
    Tom tacque immediatamente mentre l’avvocato si faceva avanti e posava il contratto sull’ elegante tavolo di cristallo della zona giorno.
    “ Signor Kaulitz pochi punti semplici che lei dovrà sottoscrivere e il gioco è fatto. Diverrà a tutti gli affetti un membro della band che accompagnerà in tour Jason.” Disse porgendogli una stilografica, sicuramente in oro, per apporre la propria firma.
    “ Ehm… posso leggerlo?” Chiese titubante. Jason la sera prima era stato piuttosto conciso ed evasivo, anche se entusiasta di averlo come chitarrista, nell’illustrare la proposta e voleva vederci chiaro. Sebbene avesse piena fiducia nel cantante non voleva di certo trovarsi nei guai per una postilla scritta in caratteri microscopici che lo obbligava a donare un rene o ridare indietro i suoi compensi in caso di successo mancato! Lesse attentamente le tre pagine, prendendosi tutto il tempo necessario per capire ogni singola parte.
    “ Che significa questo patto di esclusiva?” Domandò, continuando però a leggere.
    “ Che per tutta la durata del suo contratto non lavorerà per nessun altro che non sia Jason.” Rispose pazientemente il legale. Ormai era chiaro che avrebbe trascorso lì il suo pomeriggio.
    “ E questo?” Continuò, mostrandogli uno dei fogli. Per quale motivo la sua canzone sarebbe dovuta diventare una proprietà di Jason Connor?
    “ In verità non è così che va interpretato. Tu mi cedi la tua canzone e io la canto. Ci occuperemo noi di tutte le beghe burocratiche, il tuo nome comparirà ovviamente come autore di testo e musica e divideremo i guadagni, ma di fatto risulterà che tu me l’hai donata.” Spiegò il cantante.
    “ E perché?” Chiese confuso Tom.
    “ Perché è l’unico modo che ha di fare successo. Tenerla in un cassetto non ha senso, tu non sei conosciuto, non hai un contratto discografico e nessuno ti si filerebbe, né tantomeno ti pagherebbe per scrivere canzoni…”
    “ Quindi dovrei sentirmi lusingato dal fatto che tu canterai un mio brano?” Azzardò Tom, guardando Jason.
    “ Sì, si senta baciato dalla fortuna. Non sono molte le star di fama mondiale che si metterebbero in gioco cantando una canzone di un perfetto sconosciuto.” Rispose invece per lui l’avvocato.
    Tom si morse nervosamente il labbro inferiore. Qualcosa non quadrava, ma non poteva fare troppo lo schizzinoso. Già la Dea Bendata aveva fatto gli straordinari con lui quel giorno, non era il caso di chiedere un’ intercessione divina per il miracolo. Jason effettivamente poteva far diventare la sua ‘Black Blood’ un hit internazionale e lui avrebbe avuto di che ringraziarlo per il resto della sua vita, come poteva introdurlo nel mondo discografico e farlo conoscere agli addetti ai lavoro, se solo avesse voluto. No, non era davvero il caso di piantare grane.
    “ Va bene, firmo.” Disse scrivendo il suo nome e cognome in fondo al contratto. Jason sospirò, sorridendo amabilmente e porgendogli una coppa di champagne, magicamente spuntata nella sua mano.
    “ Dobbiamo festeggiare! Finalmente anche Tom è dei nostri!” Esclamò innalzando il bicchiere. Tom lo imitò, bevendo poi tutto ad un fiato la costosa bevanda dalle mille bollicine. Il legale si congedò educatamente rifiutando la coppa che veniva porta anche a lui da Carly e questa dopo aver bevuto anche il secondo bicchiere si allontanò con una scusa.
    Rimanere solo con Jason lo innervosiva. Non che non gli fosse mai capitato prima di allora, ma sentiva che c’era qualcosa di nuovo nell’aria.
    “ Dunque oggi non avevi messo la sveglia…” ricominciò il cantante camminando su e giù per la stanza.
    “ Ehm… sì…” Bofonchiò, lo champagne gli aveva fatto immediatamente girare la testa, visto che era ancora a digiuno.
    “ A casa tua non c’era nessuno, dove ti eri cacciato?” Lo inquisì Jason.
    “ In questo periodo sono al mare. Io e mia sorella abbiamo preso in affitto una casa per un mese.” Gli spiegò.
    “ Uhm… capisco. Mi dispiace aver interrotto le tue vacanze, magari ti stavi anche divertendo.”
    “ Nulla che non possa esser recuperato. In realtà mia sorella aveva preso la casa per girarci un video, ma poi non si è fatto più nulla.”
    “ Ah ok, meglio così, perché dovremo partire al più presto.”
    “ Partire?!... Ma le prove non saranno qui a Los Angeles?”
    “ Certo, ma desidero che tu venga con me un paio di giorni a New York.”
    “ E perché?”
    “ Devo sbrigare qualche affare e tu hai bisogno di darti una sistemata. Non che mi dispiaccia il tuo look da uomo della giungla, ma credo che con qualche piccola aggiustatina qui e là saresti perfetto.” Affermò tranquillo il cantante, prendendo tra le mani una ciocca dei suoi lunghi capelli.
    “ Ma se è solo per il mio aspetto posso provvedere qui a Los Angeles…”
    “ Non se ne parla nemmeno! Il mio stylist è bloccato a New York in un letto di ospedale con il bacino fratturato. Andremo noi da lui! Le poche energie che gli sono rimaste le impiegherà per darti un aspetto divino!” Esclamò infervorandosi.
    “ E quando dovremo partire?” Chiese Tom arrendendosi.
    “ Stasera. Andremo con il mio jet privato.” Lo informò l’altro.
    “Così presto? Ma devo preparare la valigia, avvisare Mia-“
    “ Valigia? Compreremo tutto là. La sistemata riguarda soprattutto il tuo guardaroba e a tua sorella non puoi fare una telefonata?”
    “ Sì ma io… devo… devo andare a salutare una persona… non posso andarmene così…” Tentò di giustificarsi. Non voleva raccontare i fatti suoi, ma nemmeno andare via come un ladro senza aver prima salutato Bill.
    “ Non mi dire che c’è qualcuno che ti aspetta in trepidazione a casa! Non pensavo fossi… impegnato.” Disse il cantante leggermente sorpreso.
    “ E’… un amico speciale… Ci siamo conosciuti da poco…” Rispose Tom.
    “ Bene, bene… e a questo tuo amico hai detto che verrai in tour con me e che starai lontano da Los Angeles per tre mesi?”
    “ Mmh sì e no… a dire il vero gli ho solo accennato del tour e del fatto che canterai una mia canzone.”
    “ Allora farai meglio a dirglielo. Non sono ammessi fidanzati gelosi che inaspettatamente piombano in albergo nel cuor della notte a fare scenate isteriche.” Gli spiegò Jason.
    “ Bill non è il tipo. E poi lui ha la sua vita qui.” Ribattè il chitarrista.
    “ Uhm… Bill… allora questo tuo amico ha anche un nome! E com’è?… Carino come te?” Chiese il cantante posandogli languido una mano sulla spalla.
    E che voleva ora questo? Vuoi vedere che Carly era solo una fidanzata di facciata e che anche Jason era gay? Capiva ora il perché della sua acidità! Penso tra sé.
    “ Senti Jason, ti ripeto che Bill non creerà alcun problema e che se vorremo incontrarci lo faremo in modo discreto e senza dare adito a pettegolezzi!” Esclamò contrariato. Se non fosse stato che il sogno di una vita si stava avverando, l’avrebbe mandato al diavolo.
    “ Non ti scaldare Tom. Era sono per metterti in guardia. Abbiamo un’ immagine da difendere e non vogliamo casini a causa di persone poco propense ad accettare il nostro modo di vivere.” Si difese il cantante.
    “ Perché cosa ha ‘il nostro modo di vivere’ che non va? Non possiamo allacciare relazioni interpersonali? Non mi pare di aver letto nulla a riguardo sul contratto! E in ogni caso Carly ti sta appiccicata da anni come una cozza allo scoglio, che dovrebbe dire la gente? E che dovrei dire io, visto che sono almeno dieci minuti che mi stai spogliando con gli occhi?” Ecco l’aveva detto. Ora Jason avrebbe preso il contratto, lo avrebbe fatto in mille pezzi davanti ai suoi occhi e cacciato lui fuori a pedate, come aveva previsto Carly quando aveva varcato la porta di quel sontuoso attico. Invece Connor lo guardò stranito, prima di scoppiare a ridere sguaiatamente.
    “ Sei molto divertente Tom e anche perspicace. Ti farò una confessione…” gli sussurrò all’orecchio, ritornando serio e avvicinandosi ancor di più a lui, “… è molto difficile rimanere indifferenti al tuo fascino, lo ammetto, ma so capire quando non sono ricambiato, anche se potrei obbligarti ad esser gentile con me, magari ricattandoti.” Continuò sfiorandogli le labbra con un dito, “ ma non sono una bestia, per cui ora vai a salutare il tuo amichetto e a mettere due stracci in un zaino. Ti rivoglio qui fra tre ore esatte.”
     
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  9. rawak
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    brutto figlio di.... si vuol approfittare di Tom! si metta in fila, grazie! :P

    :box:
    povero Bill che gli si spezzerà il cuore :(

    grazie grazie per aver aggiunto un tassello a questa bellissima storia
    Kiss
     
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    Immaginavo che Jason avrebbe attirato le antipatie dei più, ma non sarà un personaggio negativo.

    Bill cuore spezzato?
    Ma chi lo sa... :rolleyes:

    Grazie Stefy per l'assiduità! Come vedi sei l'unica mia commentatrice e mi domando come tu riesca a continuare a leggere le mie amenità! :D
     
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    Capitolo 26





    “ E smettila. Sembri una donnetta disperata che aspetta il ritorno del marito dal fronte. Tom non è andato in guerra!” Lo apostrofò Sweetie, sedendosi accanto a lui.
    Bill sbuffò alzandosi ed iniziò nuovamente a camminare avanti e indietro nervosamente. Si accese l’ennesima sigaretta e perse lo sguardo verso l’orizzonte.
    Non gli era piaciuto il modo in cui si erano lasciati e non gli stava piacendo il fatto che non avesse risposto al telefono, sebbene fossero ormai trascorse ore da quando se n’era andato. Si sentiva sedotto e abbandonato, ecco! Razionalmente capiva che quello era un incontro decisivo per Tom e che non avrebbe potuto mancarvi per niente al mondo, ma una parte di lui aveva stupidamente sperato che il chitarrista scegliesse di rimanere nel suo letto a coccolarlo per sempre.
    Era fuori fase, non c’era alcun dubbio e il solo pensiero di ciò che era successo tra di loro qualche ora prima era sufficiente per fargli provare un brivido di piacere lungo la schiena.
    Sospirò triste e si voltò verso l’amico che pazientemente lo stava sopportando da un paio d’ore. Non che ad Alex dispiacesse far la parte dell’ angelo consolatore, ma questa volta sembrava più difficile del previsto. Bill non lo aveva mai coinvolto nei suoi problemi di cuore e non sapeva come comportarsi. Non lo aveva mai visto in quello stato che poteva definire vicino al pietoso. Lo chef si avvicinò a lui posandogli le sue grandi mani sulle spalle, poteva giurare che gli occhi dello scrittore fossero lucidi e non per i due ‘Sweetie’ che si era scolato.
    “ Chéri non ti riconosco più e non ti permetto di ridurti in questo stato per un ragazzo! Riprenditi! Tom tornerà tra poco e ti spiegherà per filo e per segno quello che sta accadendo. Dopotutto ha tutte le ragioni per correre da Jason Connor se davvero andrà in tour con lui, non credi?”
    “ Ma non mi ha praticamente detto nulla a riguardo e non capisco perché! Io lo avrei gridato al mondo intero!” Esclamò stizzito.
    “ Detto da uno che scrive libri di successo sotto mentite spoglie, è poco credibile, non trovi? In fondo non lo conosci. Probabilmente Tom è una persona a cui non piace sbandierare a destra e a manca i fatti suoi, oppure è uno a cui piace avere la certezza delle cose prima di pavoneggiarsi in giro per evitare di fare poi la figura dell’ idiota.” Ipotizzò Alex, cercando di farlo ragionare.
    “ Siamo… abbiamo ehm… siamo stati… abbiamo fatto l’amore…” Sussurrò Bill diventando paonazzo.
    “ COME?!! Oddio che gli uccelli cantino per tutta la notte e le campane suonino a festa! Bill mi stai prendendo in giro?!” Gridò lo chef, scoppiando a ridere.
    “ E non ridere di me, deficiente! Capisci perché sono così in ansia?”
    “ Mi sembri una damina dell’ ottocento!!! Cazzo Bill, è solo una scopata! E io so quanto tu ne avessi bisogno, anche se giuro ti avrei fatto desistere nei tuoi intenti se immaginavo anche solo lontanamente che poi saresti venuto a piagnucolare da me!” Esclamò esasperato Alex.
    “ Grazie tante, credevo fossi mio amico! Io vengo da te in cerca di consolazione e tu mi ridi in faccia!” Ribattè Bill con gli occhi lucidi. Odiava se stesso per esser così debole!
    “ Bill io non sto ridendo di te, ma vorrei che ragionassi. Tom è andato a firmare un contratto che lo porterà in tour nientemeno che con Jason Connor! Cosa ti aspettavi che facesse? Che ti dicesse che preferiva rimanere con te per sempre? Sono occasioni che capitano una sola volta nella vita! Che hai fatto tu quando la casa editrice ha accettato di pubblicare il tuo primo libro? Hai forse detto: no grazie,devo prima chiedere il permesso alla mamma e finire il liceo?” Lo rimproverò lo chef. Il biondo lo guardò cercando di mandare giù il groppo amaro che gli serrava la gola. Alex come al solito aveva ragione e lui si stava comportando da stupido egoista. Strinse le braccia attorno al suo corpo in cerca di conforto, presto sostituite dall’abbraccio fraterno dell’ amico.
    “ Su, ora torna a casa e aspetta da bravo bambino il ritorno di Tom. Sono certo che sarà felice di rivederti.” Gli suggerì, baciandolo sulla fronte.
    “ Ti odio ma… grazie” Gli disse Bill, abbozzando un sorriso.
    “ Non odiarmi, potresti ancora aver bisogno di me!” Ribattè Alex, dandogli un pizzicotto sul sedere.
    “ Ahi! Ma sei scemo?!” Esclamò lo scrittore, schiaffeggiandogli la mano incriminata.
    “ Vai e non tornare più se non sei di buonumore!” Lo redarguì l’amico, spingendolo fuori dal locale.

    °°°



    Tom imprecò contro i guidatori che lo precedevano. Dovevano aver preso la patente coi buoni sconto del cibo per lumache, tanto erano lenti. Va beh che a quell’ ora era praticamente impossibile procedere spediti, - avrebbe quasi fatto prima ad abbandonare la sua auto sul ciglio della strada e proseguire a piedi -, ma di quel passo non sarebbe mai arrivato da Bill in tempo! Doveva quanto meno dirgli le cose come stavano, non poteva mollarlo così su due piedi, soprattutto non dopo aver visto le chiamate sul cellulare, liquidandolo con uno scarno ‘ ci vediamo tra qualche mese, arrivederci e grazie’. Ci teneva a lui, forse anche troppo, considerato che si erano conosciuti pochi giorni prima, ma avevano condiviso un momento magico che l’aveva segnato profondamente. Sorrise ricordando il suo corpo che sovrastava quello più esile di Bill che si era donato a lui incondizionatamente. Non poteva giurarci, ma aveva avuto l’impressione che non ci fossero stati molti altri ragazzi prima di lui, non lo poteva definire inesperto, ma quella sua naturale e dolcissima goffaggine, in contrapposizione al suo carattere ribelle lo aveva davvero intenerito. In un’altra situazione non avrebbe esitato a continuare il loro neonato rapporto, ma come poteva chiedere a Bill di starsene buono buono a casa ad aspettarlo? Jason era stato chiaro a riguardo, niente fidanzati gelosi ed isterici e lui non era certo che Bill non rientrasse in quella categoria. Come non poteva assolutamente dire di non esser rimasto turbato dalle avances, se così potevano definirsi, del cantante. Connor era un vero trascinatore, un tipo dannatamente affascinante, anche se non rientrava nei suoi gusti e non si era mai accorto, prima di quel pomeriggio, che a lui piacessero anche gli uomini. Di certo quella notizia non avrebbe fatto piacere alle sue innumerevoli fan e nemmeno a Bill a dire il vero…

    Sbuffò sconfortato, mentre finalmente usciva dalla Sunset e si avviava verso casa. Aveva giusto il tempo per fare una doccia veloce, buttare qualche cambio nello zaino, avvisare Mia della sua partenza e parlare non più di quindici minuti con lui, forse qualcuno in più, se l’avesse chiamato chiedendogli di raggiungerlo.
    Fece partire la chiamata e attivò il ‘vivavoce’ per poter così continuare a guidare.
    Bill rispose al primo squillo e Tom lo immaginò sulla veranda a fumare una sigaretta dopo l’altra, a camminare nervosamente in quei pochi metri quadrati, fissando il display del suo cellulare.
    “ Ciao, possiamo vederci subito? Devo parlarti di una cosa importante.” Esordì il chitarrista, svoltando sul lungomare.
    “ E chi ti dice che io abbia voglia di parlare con te?” Rispose lo scrittore risentito.
    “ Bill ti prego, non ho nemmeno il tempo per discutere con te, per favore mi raggiungeresti a casa mia?” Implorò il ragazzo, sperando di esser convincente. Sentì Bill sospirare rumorosamente, prima che acconsentisse di vederlo. Lo salutò, chiudendo poi la chiamata giusto in tempo per parcheggiare davanti a casa e vedere il biondo uscire dalla sua. Il suo sguardo truce non faceva presagire a nulla di buono quando si fermò davanti a lui a braccia conserte, in attesa.
    Tom tentò di baciarlo sulle labbra, ma Bill voltò il viso porgendogli una guancia.
    “ Ehi che ti prende?” Gli chiese il chitarrista prendendogli il volto tra le mani.
    “ Niente. Dimmelo tu. Sei tu quello che mi deve parlare.” Rispose contrito. Non gli avrebbe dato la soddisfazione di vederlo crollare ai suoi piedi. Di qualsiasi cosa si fosse trattato avrebbe reagito con dignità e freddezza. Avrebbe poi avuto tutto il tempo di disperarsi e sfogarsi una volta rimasto nuovamente solo.
    “ Devo partire. Questa sera. Jason vuole che lo accompagni a New York per incontrare il suo stylist e rifarmi il guardaroba. A quanto pare il mio ‘Urban Style’è in disaccordo con ciò che ha in mente per il tour.” Gli spiegò semplicemente.
    “ Ah capisco, ma lui è al corrente che Los Angeles con la sua Rodeo Drive e centinaia di altri negozi potrebbe ugualmente fare al caso tuo? Di certo però non ha tutti i torti a volerti rifare il look. I tuoi jeans sono di dubbio gusto, per non parlare delle tue t-shirt!” Lo prese in giro il biondo tirandogli un lembo della maglia stropicciata e bucherellata in più punti.
    “ Non ti ci mettere anche tu! Cos’hanno le mie magliette? Anche Lil Wayne ne possiede un paio uguali alle mie!” Esclamò contrariato il chitarrista, aprendo la porta di casa.
    “ Lil chi?!” Chiese di rimando Bill, seguendolo all’interno dell’abitazione e poi nella sua stanza.
    “ Wayne. E’ un rapper famoso.”
    “ Ti piace anche il rap? Oddio sei tutto una sorpresa!” Lo canzonò nuovamente lo scrittore.
    “ Non ho detto che mi piace il rap, ma soltanto che Lil Wayne compra le t-shirt nello stesso negozio dove vado io.” Ribattè seccato. Ma che cavolo di piega stava prendendo il discorso che doveva fare? Aveva pochissimo tempo a disposizione e tutte quelle chiacchiere inutili rischiavano di fargli perdere tempo prezioso e Jason, se fosse arrivato nuovamente in ritardo, non gliel’avrebbe fatta passare liscia questa volta.
    “ Bill senti, ho solo qualche minuto per cambiarmi, preparare uno zaino e correre nuovamente da Jason, mi fai il favore di ascoltarmi?” Lo pregò iniziando a spogliarsi e contemporaneamente a prendere fuori indumenti dall’ armadio.
    “ Cercherò di fare del mio meglio, anche se vedere te che mi passi davanti praticamente nudo ogni frazione di secondo, non mi aiuterà di certo a mantenere un livello di attenzione accettabile.” Rispose mettendosi comodamente seduto sul letto.
    “ Starò via un paio di giorni, per il fine settimana sarò di nuovo qui. Presto inizieranno le prove del tour e io dovrò tornare in città, però se tu vorrai potremo continuare a vederci, a frequentarci, quando il tempo ce lo consentirà… almeno fino a quando non dovrò partire… ” Iniziò, mentre scriveva un messaggio a Mia che non era in casa e non rispondeva neppure al telefono.
    “ Non so se esserne lusingato o meno. Tutto questo mi fa pensare che tu mi stia facendo la carità, vista la situazione. Finchè tu sarai a Los Angeles ok, ma poi? Tu partirai e io che dovrei fare secondo te? Struggermi d’amore nel ricordo di quello che è stato o semplicemente dimenticarti?” Chiese Bill stranamente calmo.
    “ Non fraintendermi, non è questo che volevo dire. Però io starò via tre mesi e non voglio obbligarti ad aspettarmi…”
    “ Non lo farò, se non ne varrà la pena. Non sono molto esperto in faccende di cuore, ma sono capace di capire se sono innamorato a meno e se chi ho davanti merita il mio amore.” Tagliò corto lo scrittore.
    “ E… sei innamorato ora?” Chiese titubante il moro.
    “ Non lo so, ma se anche lo fossi non te lo direi ora come ora. In ogni caso, se questo potrà contribuire a renderti più tranquillo, ti posso dire che il fatto che siamo stati a letto insieme non influirà sulla mia capacità di giudizio. Se ti comporterai da stronzo, non lo sarai di meno perché abbiamo fatto l’amore.”
    “ Bill tu sei importante per me, ci conosciamo da poco, ma so che potrebbe nascere qualcosa di bello tra di noi se avessimo la possibilità di stare insieme, solo che-“
    “ Non saremo i primi che stanno lontani per un po’. Se il nostro rapporto è destinato a durare, riuscirà a sopravvivere a qualche migliaia di chilometri di distanza per qualche mese. E poi potrei sempre raggiungerti.”
    “ Davvero lo faresti?! Potresti venire a qualche concerto! Ti farei avere un pass per il backstage, oppure potremo incontrarci in qualche posto tranquillo e goderci qualche ora tutta per noi!“ Esclamò felice il chitarrista, baciandolo a stampo sulla bocca, mentre si toglieva i boxer per poi fiondarsi sotto il getto dell’acqua, senza attendere la replica di Bill che lo guardava stralunato.
    “ Vedremo…” Riuscì infatti solo a dire, non sentito. Non si aspettava certo tanto entusiasmo da Tom alla proposta, ed era davvero tentato di prenderlo in parola, ma doveva andarci cauto. Magari tra qualche giorno avrebbe cambiato opinione e lui sarebbe diventato solo un incomodo. Il chitarrista uscì dalla doccia, avvolgendosi un asciugamani in vita. Doveva vestirsi in fretta se voleva arrivare a destinazione in orario!
    “ Bill per favore, potresti prendermi il bagno schiuma e lo shampoo e metterli nello zaino?” Chiese per acquistare tempo, mentre si lavava i denti.
    “ Guarda che in hotel troverai tutto l’occorrente per il bagno…” Rispose il biondo.
    “ Ma non andremo in hotel. Jason ha un’ appartamento in West Village e staremo lì.” Lo informò, infilando una delle sue poche magliette decenti, sopra un paio di jeans chiari.
    “ Solo tu e lui?”
    “ Credo di sì, perché?”
    “ Jason non si muove mai senza Carly, perché dovrebbe iniziare a farlo proprio ora?” Chiese sospettoso Bill. Da qualche tempo si vociferava che il cantante fosse bisessuale. L’aveva letto su una rivista di gossip trovata nell’ ufficio di Aileen, possibile che Tom non se ne fosse mai accorto? Eppure aveva lavorato a stretto contatto con lui in studio!
    “ E che ne so io?!” Rispose subito sulla difensiva, “so solamente che tra un’ ora devo essere in città e sono già maledettamente in ritardo!” Concluse, prendendo lo zaino e mettendolo sulle spalle.
    “ Lo sai che pare che Connor sia bisex?” Buttò lì Bill, scrutandolo in volto. Tom era immediatamente arrossito e distolto lo sguardo dal suo, indagatore.
    “ E che c’entra questo? Credi che attenterà alla mia virtù?” Rispose, fingendo di cercare qualcosa nell’armadio.
    “ Io se fossi in lui ci proverei.” Sì limitò a dire lo scrittore.
    “ Non dire cazzate. Io comunque saprei resistergli, non preoccuparti. Devo andare per davvero Bill, o Jason mi licenzierà ancor prima di avermi assunto. Ti chiamo appena arrivo.” Disse abbracciandolo frettolosamente, per poi uscire dalla stanza, seguito da lui.
    Bill lo osservò salire in auto e partire velocemente, mentre ansia e tristezza prendevano possesso del suo cuore. Sospirò e si diresse mesto verso casa sua.

    Hope avrebbe pianto lacrime amare quella sera,oppure chissà avrebbe trovato il modo di metter fine all’ inutile vita di Theon…

    Edited by *billaly* - 11/7/2014, 17:43
     
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    Capitolo 27





    Hope aveva seguito Theon senza battere ciglio in quella che era la casa terrestre. Era consapevole che un piccolo passo falso avrebbe mandato a monte il suo piano e messo ulteriormente in pericolo la sua vita, ma doveva tentare il tutto per tutto se voleva scoprire qualcosa di più sulle reali intenzioni del principe del Pianeta delle due Lune. Nonostante l’ avesse visto con i propri occhi incenerire Camden e sentisse che stava tentando di soggiogare la sua mente, non poteva negare di esser ugualmente molto attratta da quell’ uomo e aveva cominciato a nutrire qualche dubbio in merito alla sua presunta malvagità. I suoi globuli ribollivano nelle vene, la sua pelle scottava come avesse la febbre, i suoi pensieri correvano veloci in un susseguirsi di parole confuse. Un capogiro la costrinse ad appoggiarsi al tavolo del salone, attirando su di sé l’attenzione di Theon che la guardò preoccupato. Gli era capitato poche volte di dover usare i suoi poteri su qualcuno che fosse un suo simile e mai per un tempo così prolungato. Era certo che se la mente di Hope non fosse stata condizionata dalla forza del suo pensiero difficilmente l’avrebbe seguito così docilmente, doveva quindi agire in fretta e metter così a frutto i suoi studi compiuti sugli ibridi. Con l’altro esemplare qualcosa non era andato per il verso giusto e aveva dovuto così renderlo inoffensivo, ma con la ragazza non poteva assolutamente sbagliare. Aveva bisogno del suo sangue per completare la trasformazione che gli avrebbe consentito di diventare invincibile e il nuovo sovrano di tutte le razze vampiriche dell’ universo…

    Bill rilesse le poche righe scritte per l’ennesima volta, per poi chiudere il programma di video scrittura con un gesto di stizza. La sua vena creativa si era nuovamente prosciugata e questo grazie ai pensieri insani che popolavano la sua mente. Avrebbe potuto scrivere un libro sugli effetti devastanti prodotti da Tom Kaulitz, ma dubitava fortemente che interessasse a qualcuno il suo mal d’amore. Si stupì di esser riuscito finalmente a pronunciare quella parola, ammettendo a se stesso di esserci dentro fino al collo. Possibile che tra tutti gli uomini della terra, la sua scelta dovesse ricadere proprio su un chitarrista affascinante quanto scorbutico e prossimo alla partenza in tour nientemeno che con Jason Connor? Sbuffò e si accese l’ennesima sigaretta della giornata, andando alla finestra. Senza Tom la casa dei suoi rumorosi vicini sembrava addirittura diversa e di certo comunque lo era rispetto a qualche giorno prima, quando il frastuono la faceva da padrone.

    Tornò al computer e aprì il suo blog, da qualche giorno non leggeva i commenti e i messaggi privati e quindi non si stupì di trovare la sua casella di posta piena. Sbuffò, alzando gli occhi al cielo rassegnato, quando lesse tra i vari mittenti il nome di Mia Ivy K. Quella ragazza era sul serio testarda! Si era mostrato gentile nei suoi confronti e sotto mentite spoglie le aveva addirittura suggerito di chiedere i relativi permesso alla casa editrice, se il suo progetto fosse dovuto andare assolutamente in porto, che altro voleva ora? Il suo cuore perse un battito, non è che voleva parlargli di Tom?! Sospirò dandosi dello stupido, non era possibile questo, perché B.T. Truman non era al corrente dell’ esistenza di un fratello…
    Prima o poi, se lo sentiva, si sarebbe incartato nelle sue stesse bugie!
    Aprì il messaggio e lesse le poche righe che accompagnavano il link ad un video.

    Ciao B.T., come stai? E’ da un po’ che non aggiorni il blog, sei in fase di scrittura? Se è così non può che farci piacere! Tutti noi siamo in trepidante attesa di un tuo nuovo emozionante libro che ci faccia sognare!
    Sai, a dire il vero ti ho scritto oltre che per avere tue notizie, per metterti al corrente che il mio progetto per il cortometraggio è miseramente fallito: il nostro professore di cinema faceva parte di una banda di truffatori e su di lui pende un mandato di arresto per istigazione alla prostituzione. Quel concorso in realtà serviva solo per adescare ragazze di bella presenza ingenue e stupide come me! Sono così arrabbiata all’idea di esserci cascata come un’allocca! Questo però mi servirà da lezione e mai più darò così piena fiducia a chicchesia!
    Ad ogni modo visto che il video era già praticamente ultimato, l’ho montato ugualmente e ho pensato di inviartelo. E’ ispirato alle vicende di ‘Red Blood’ e spero che tu abbia il tempo per vederlo.
    Un abbraccio
    Mia Ivy K.

    Doveva ammettere che Mia ci sapeva davvero fare con la macchina da presa e gli effetti speciali. Ok, ora come ora non era difficile creare un buon video con l’ausilio di qualche programma idoneo anche solo con un computer, ma ciò che era riuscita a fare l’amica era davvero notevole. Le immagini che scorrevano veloci suscitavano un turbine di emozioni in un crescendo di suspense reso ancora più incalzante dal brano musicale che l’accompagnava, che nulla aveva a che fare con quell’ accozzaglia di suoni metal che era stato costretto a sentire nei giorni scorsi.
    Il pezzo era ipnotico e sebbene solo strumentale, unito alle immagini era di grande effetto. Mia aveva fatto un grande lavoro di montaggio e in poco meno di dieci minuti aveva saputo condensare tutti i punti salienti delle vicende di Drell e Ivy e…
    … E sarebbe stata la regista perfetta per quello che avevano in mente lui e Aileen per il lancio del prossimo libro. Soddisfatto spense il portatile e fece partire una chiamata verso la sua agente. La sua nuova idea non avrebbe potuto di certo attendere.

    °°°


    Tom si guardò attorno spaesato e seguì timidamente la graziosa hostess dai tratti orientali che gli indicò la poltroncina color vaniglia su cui sedersi. Che Jason fosse molto ricco l’aveva già intuito da sé, ma mai avrebbe immaginato di poter viaggiare su un jet privato degno di un re.
    “ Puoi respirare Tom, è solo un aereo.” Lo prese in giro il cantante, sorridendo al suo incantato stupore.
    “ Devo sembrarti davvero stupido, ma non sono mai salito su un aereo privato.” Rispose, assicurandosi la cintura di sicurezza in vita e rilassandosi sul comodo sedile.
    “ E’ uno dei vantaggi, dell’esser ricco e famoso. Non mi piace sperperare il denaro, ma a certe comodità non ho potuto rinunciarci.” Gli spiegò molto semplicemente.
    Alla faccia della comodità… pensò tra sé il chitarrista. Certamente quel gioiellino era costato svariati milioni di dollari, ma questo non sembrava preoccuparlo minimamente. E lui che stava ancora pagando a rate la sua Gibson Les Paul Custom!
    “ So a cosa stai pensando Tom… Ma non sono la solita star che ama vivere nel lusso sfrenato. Questo aereo e i miei appartamenti di Los Angeles e New York sono gli unici beni che possiedo. La mia fama non mi consente più di servirmi di voli di linea per spostarmi senza esser riconosciuto e non potrei vivere per sempre negli hotel, sebbene vi trascorra la maggior parte del mio tempo quando sono in tournée.” Si giustificò Jason.
    “ Non devi darmi spiegazioni, è che sono colpito…” Disse Tom non trovando altri aggettivi per descrivere ciò che provava, “ non sono abituato a questo genere di lusso! Le persone che frequento di solito faticano a racimolare i soldi per l’affitto!” Continuò, gesticolando animatamente.
    “ Ti assicuro che non è sempre stato così neppure per me, anche se ci si abitua volentieri e in fretta a questo genere di cose…” Rispose la star, sorridendo, “ ma a proposito di persone che frequenti, come l’ha presa il tuo ragazzo, Bill vero?” Chiese all’ improvviso, tornando serio.
    “ Bill non è il mio ragazzo.” Si affrettò a dire Tom, “almeno non lo è tecnicamente. Ci frequentiamo da poco tempo e non c’è ancora niente di definitivo. Ci stiamo conoscendo, ecco. E comunque l’ha presa bene, in fondo starò via solo per un paio di giorni.” Aggiunse, arrossendo fino alla radice dei capelli.
    “ Ma non è geloso del fatto che stiamo andando a New York insieme?” Chiese Jason, mentre il pilota iniziava le fasi di decollo.
    Solo in quel momento Tom si rese conto che a parte le due hostess e il suo fidato bodyguard, non vi era nessun altro a bordo e nella sua mente si accese un campanello d’allarme. Dov’era l’onnipresente Carly?
    “ Dovrebbe?” Chiese quindi guardingo, stringendo le braccia attorno il corpo.
    Connor scoppiò a ridere, scuotendo vigorosamente il capo. Adorava quel ragazzo e aveva in serbo per lui grandi sorprese, ma ciò che lo divertiva di più era il fatto che sarebbe stato tutt’altro che facile abbattere le sue difese.

    Edited by *billaly* - 18/7/2016, 12:16
     
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  13. rawak
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    giù le mani da Tom!!!


    e non è Bill a dirlo :D

    :* grazie cara!
     
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    Capitolo 28




    L’aereo di Connor era atterrato sul suolo newyorkese mentre un timido sole nascente cercava di farsi spazio tra la spessa coltre di nubi. Non era stato un volo molto tranquillo, nonostante la serie interminabile di comfort che il jet privato offriva, a causa di un forte temporale che aveva fatto desiderare più volte a Tom di aprire il portellone e continuare il viaggio a piedi, semmai fosse stato possibile. Il suo stomaco era sotto sopra, senza contare la stanchezza per la nottata pressoché insonne, trascorsa prima a chiacchierare con Jason, o meglio ancora, ad ascoltarlo, e poi a pregare che le turbolenze non li facessero precipitare. Il cantante era l’essere più loquace della terra, a parte Bill, si era ritrovato a pensare sorridendo, e per un po’ gli era parso interessante stare a sentire i divertenti aneddoti, sempre gli stessi, aveva commentato, scuotendo il capo rassegnato, Phil il bodyguard, che il cantante aveva preso a raccontare, ma in quel momento, dopo aver toccato finalmente terra sano e salvo, il suo più grande desiderio era farsi una bella dormita e dimenticare le ultime movimentate ore.

    L’abitazione di Connor, anche se era abbastanza riduttivo definire in tal modo i trecento metri quadrati di appartamento posto all’ ultimo piano di un grattacielo nel cuore di Manhattan e dotato addirittura di una piscina, era più di quanto la mente di Tom potesse immaginare.
    Sembrava uscito da una di quelle riviste di arredamento che sua madre amava sfogliare e Mia sarebbe impazzita di felicità se solo avesse avuto la possibilità di tuffarsi in quella piscina dal fondo iridescente con annessa vista panoramica sulla città. Cercò di mascherare la sua meraviglia, anche se era un po’ difficile assumere un atteggiamento indifferente di fronte a tanta bellezza. Sospirò, posando il suo zaino sul pregiato parquet e guardando l’immagine del suo volto stanco riflessa nello specchio antico posto sul caminetto.
    “ E’ barocco veneziano del settecento…” Lo informò, avvicinandosi a lui.
    “ Come, scusa?” Ribattè Tom, voltandosi di scatto e ristabilendo subito le distanze.
    “ Lo specchio, pensavo lo stessi osservando.”
    “ A dire il vero, stavo solo guardando la mia faccia distrutta. Non sono estimatore di oggetti d’arte e non riuscirei a distinguere un letto a baldacchino da un sacco a pelo.” Rispose, facendo spallucce.
    “ Vieni allora, te ne mostrerò uno. Poi potrei mandare Phil a comprare un sacco a pelo così, tanto per spiegarti meglio la differenza.
    “ M-mostrare?...”
    “ Ce n’è proprio uno nella stanza dove dormirai tu…” Gli disse il cantante, visibilmente divertito dal suo evidente imbarazzo, mentre gli faceva strada lungo il corridoio e apriva la porta di una delle quattro camere da letto presenti nell’appartamento.
    “ Ah… ok…” Bofonchiò Tom, incapace di reggere il suo sguardo. Si stava comportando da vero idiota, ma Jason aveva il potere di mandarlo in confusione e la vista della stanza ancor di più! Il grande letto a baldacchino ultra moderno troneggiava al centro di essa e c’erano specchi ovunque! Più che una stanza dove dormire, sembrava il set di un film porno!
    Doveva aver stampata sulla faccia un’ espressione talmente stravolta, che Jason aveva sentito la necessità di scusarsi per lo sconcerto provocato.
    “ Non è farina del mio sacco, è opera di Carly, ma se non ti senti a tuo agio, posso sempre chiedere a Phil di andare a comprare sul serio un sacco a pelo…” Disse, abbozzando un sorriso.
    “ No…va bene. Sono talmente stanco che dormirei anche sul pavimento, ma non nego che questa stanza mi inquieta un po’…” Rispose guardando le mille loro immagini riflesse. Lui che si specchiava sì e no, giusto per vedere che non avesse uno sbaffo di sugo sul mento!
    “ Ok, allora riposati. Nel pomeriggio avremo un po’ di faccende da sbrigare. E se hai bisogno di qualunque cosa io sarò nella stanza qui accanto.” Lo punzecchiò, ammiccante.
    Tom si affrettò a chiudere la porta a chiave a doppia mandata e finalmente si rilassò. Il letto era molto comodo e la tensione accumulata nelle ultime ore svanì non appena si tolse i vestiti e si mise sotto le lenzuola. Avrebbe forse dovuto chiamare Bill per salutarlo, ma a Los Angeles era notte fonda e…
    “ Tra un po’…” Biascicò, sbadigliando vistosamente, mentre Morfeo invitante lo accoglieva tra le sue braccia.

    °°°



    Aileen guardò il ragazzo davanti a sé e non riuscì a trattenere il sorriso. Conosceva Bill ormai da otto anni e sapeva esattamente ciò che significava quell’ espressione stampata sul suo bel volto. Era inutile cercare di resistere a quei due occhi incantatori e a quel sorriso disarmante, come era inutile cercare di discutere con lui quando era fermamente deciso ad ottenere ad ogni costo qualcosa.
    “ Ok…” disse quindi l’agente sconfitta, “ ma ad una condizione. Lascia che sia io a chiamarla e a proporle il lavoro. Tu rimarrai in disparte, almeno per il momento. Ne va della tua copertura e non sappiamo se possiamo fidarci di lei completamente. Il video è molto buono e Mia farebbe proprio al caso nostro: uniremmo l’utile al dilettevole, avremmo una brava regista emergente praticamente a costo zero.” Aggiunse, guadagnando un’ occhiataccia bieca dallo scrittore. Bill la odiava quando metteva l’interesse davanti a tutto, e lui che pensava che l’avesse colpita sul serio per la sua professionalità!
    “ Non penserai di proporle un lavoro senza compenso, spero!” Esclamò indignato, agitandosi sulla poltroncina.
    “ Certo che no, ma non potrà nemmeno sparare una cifra esorbitante! Dopotutto proporle di ideare una serie di trailers che pubblicizzino il tuo prossimo libro è più di quanto lei si immagini di poter fare al momento e sarà un ottimo trampolino di lancio! Senza contare che la potrei presentare anche a Tim...” Rispose la donna con fare complice.
    “ Le verrebbe un colpo! E’ uno dei suoi registi preferiti!”
    “ Non sarebbe un buon compenso, quindi?”
    “ Certo che sì, anche se non è detto che Tim accetti di conoscerla.” Puntualizzò il biondo.
    “ Lo farà, in fondo che ha da perdere? Inoltre gli eviteremo la pena di trovare qualcuno che soddisfi in pieno le esose richieste di un certo scrittore di nostra conoscenza…” Aggiunse, guardandosi le unghie finemente laccate.
    “ Io non sono esoso, sono solo esigente! Che c’è di male nel pretendere professionalità e serietà dai propri collaboratori? Avrei forse dovuto lasciare i miei scritti in mano al primo decerebrato famoso che bussava alla mia porta, perché ne creasse uno scempio cinematografico?”
    “ Esoso e anche permaloso, aggiungerei.” Lo prese in giro Aileen , lanciandogli una pallina di carta.
    “ Smettila, non sei simpatica e nemmeno professionale, mi fai venir voglia di cercarmi un altro agente letterario.” Borbottò Bill, mettendo il broncio.
    “ Mmh, ti consiglierei Andy Portman… come agente non vale una cicca, ma è segretamente innamorato di te e quindi potrebbe assecondare ogni tuo capriccio!” Le suggerì la donna, trattenendo a stento una risata. Bill era davvero buffo quando cercava di fare il sostenuto.
    “ Chi, quell’ essere bavoso? Devi proprio odiarmi tanto per spingermi tra le sue braccia!” Sbottò, incapace di trovare il lato comico della situazione.
    “ A proposito di braccia, come stanno quelle del tuo avvenente amico?” Chiese Aileen cambiando repentinamente discorso.
    “ Cosa c’entra Tom adesso?”
    “ Ti conosco troppo bene per non sapere che questa tua suscettibilità proviene tutta da lì.” Rispose, indicando con l’indice della mano destra il suo petto.
    “ E’ andato a New York nientemeno che con Jason Connor. E’ stato scelto come chitarrista e lo accompagnerà in tour.” La informò, cercando di non far trasparire il disagio che questo gli provocava.
    “ Wow! Niente male! Jason è un cantante di fama mondiale! Immagino che sia al settimo cielo!” Esclamò la donna entusiasta.
    “ A dire il vero non lo so, Tom non esterna i suoi stati d’animo molto facilmente e io invece so che non vedo l’ora che arrivi domani sera per rivederlo.”
    “ Ahi ahi, mi sa che tu ci sia dentro fino al collo stavolta Billy…” Lo canzonò bonariamente l’amica.
    Lo scrittore sbuffò, guardando altrove.
    Era già così evidente?

    °°°




    Un leggero e ripetuto bussare, riportò indietro Tom dal mondo dei sogni. Gli ci volle qualche istante per rendersi conto di dove fosse e rimettere in ordine tutti i tasselli.
    Ok, era a New York, a casa di Jason e aveva appena dormito in un comodo letto a baldacchino nella stanza da film porno arredata da Carly. Scosse il capo sorridendo tra sé e legati i capelli in una coda scomposta con l’elastico che teneva sempre al polso, si avviò verso la porta per andare ad aprire, evitando accuratamente di guardare la propria immagine riflessa in uno dei numerosi specchi presenti nella stanza.
    Di certo non si aspettava di trovarsi davanti una donna di colore dall’età indefinita, che reggeva un vassoio con ogni genere di leccornia e che aveva sfoderato un sorriso a trentadue denti alla sua vista.
    “Buenos días, señor! Soy Rachel! Jason ritornerà tra un’ ora, intanto ti ho portato qualcosa da mangiare...”Esordì così, squadrandolo da capo a piedi.
    “ Gr-grazie... Rachel... ma che ore sono?” Chiese Tom, nascondendosi dietro la porta. Non era sua abitudine farsi vedere in mutande da chicchesia, men che meno da una che sembrava molto interessata all’ articolo!”
    “ E’ quasi l’una ... Hai dormito tutta la mattina como un niño.” Rispose la donna, entrando nella stanza e posando il vassoio sul tavolo di fronte alla finestra.
    “Dov’è Jason?” Domandò allora Tom, infilandosi in fretta i jeans.
    “No lo sé. E’ uscito presto, mi ha solo detto di svegliarti verso l’una e che sarebbe rientrato alle due. Ma ora mangia, altrimenti Jason si arrabbierà! Ha detto che ti vuole in forma per oggi pomeriggio!”
    “ Perchè che succederà oggi?”
    “Quién sabe? Certo è che con el señor Connor non si rischia mai di annoiarsi! E poi estoy muy feliz perchè Carly non c’è! E’ così antipatica quella chica!” Gli confidò la cameriera, sedendosi al tavolo con lui.
    “ E come mai ti è antipatica? Incalzò Tom, in fondo un po’ di gossip non guastava e Rachel sembrava essere molto propensa al pettegolezzo.
    “Non so se posso dirlo, ma secondo me Jason no está enamorado de Carly. Claro, es una mujer hermosa, pero estoy convencida de que a él le gusta incluso los chicos guapos!” Sussurrò al suo orecchio, timorosa di esser udita, sebbene in casa non ci fosse nessun altro.
    “ Come scusa? Temo di non aver capito. Io non parlo spagnolo...” Disse Tom, assaggiando la pasta fredda con le verdure, che era davvero una delizia.
    “ Jason è bisexual e Carly è una strega! Si comporta da padrona e non le piace la mia cucina, mentre tu sei muy lindo e stai svuotando il vassoio!” Concluse Rachel, scoppiando a ridere.
    “ E’ davvero buona e io sono affamato! Non mangio da ieri a pranzo!” Si complimentò con lei, addentando anche un morbido panino.
    “ Bravo mangia, dovrai esser pieno di energie para mi señor. E’ la prima volta che porta qualcuno qui. Intendo un maschio. Devi esser muy importante per lui.”
    Tom rischiò di strozzarsi col boccone che gli era andato per traverso, quindi accettò di buon grado il bicchiere d’acqua che la donna gli aveva prontamente porto.
    “ Im-importante?” Chiese, cercando di respirare.
    “ Non so cos’abbia in mente, ma se non è amore, sarai di certo un buon affare per lui. Coraggio finisci di mangiare e poi vai a prepararti, tra poco Jason sarà di ritorno e come ben saprai odia aspettare. Disse la cameriera, lasciando la stanza.
    Tom si alzò da tavola incapace di inghiottire anche solo un altro boccone, mentre mille disparati e disperati pensieri occupavano la sua mente. Che voleva Jason da lui?
    Prese la biancheria pulita dallo zaino e si diresse nel bagno. Una doccia gli avrebbe schiarito le idee sul da farsi e soprattutto su cosa aspettarsi. Era ormai chiaro e lampante che il cantante non lo avesse ingaggiato solo per il tour...

    Merda! In che casino si era cacciato?

    Edited by *billaly* - 4/8/2014, 00:38
     
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