Black Blood

In fase di scrittura

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    Capitolo 3




    Quando fece ritorno a casa, i fastidiosi soggetti erano sulla spiaggia a crogiolarsi al sole e finalmente il silenzio regnava sovrano. In tutto erano sette, tre ragazze e quattro ragazzi e sperava vivamente che il loro desiderio fosse quello di trascorrere il pomeriggio all’insegna dell’ozio. Non aveva certo voglia di farsi rompere nuovamente i timpani da quel casino infernale e tanto meno essere costretto a chiamare la polizia.
    Sorrise tra sé. Ragionava come un settantenne sclerotico, dopotutto erano giovani, ragazzi come lui…
    Doveva ammettere che negli ultimi tempi era diventato un po’ orso, schivo e insofferente, ma d’altro canto tra studio e scrittura, non è che avesse avuto grandi possibilità di coltivare amicizie o interagire con il prossimo. Ok, gestiva personalmente il blog, ma non era certo una grande fatica conversare attraverso un impersonale monitor e una tastiera.
    Salì nella sua stanza e accese il computer, la connessione in quella zona non era mai stata ottimale, per cui non si stupì di riuscire a collegarsi alla rete se non dopo vari tentativi.
    Sul blog era tutto tranquillo e non c’erano nuovi post, molto probabilmente i suoi lettori erano come lui in attesa di nuovi sviluppi.
    Fu tentato di aprire il programma di videoscrittura, ma un senso di nausea lo travolse, procurandogli un capogiro. Rimase seduto per qualche altro minuto ancora ad osservare distratto la homepage della sua casa editrice, senza realmente leggere nulla e poi spense il portatile.
    Non sono ancora pronto, borbottò tra sé, ritornando in cucina e uscendo poi in veranda.
    I sette erano ancora in spiaggia e tutti, a parte Revon che stava invitando a gran voce il gruppo a giocare a beach volley, sembravano intenzionati a rimanere in quella letargica posizione orizzontale per il resto dei loro giorni.
    Doveva ammettere che era proprio una gran bella ragazza, il corpo bel proporzionato, i lineamenti delicati e lunghi capelli neri che ricadevano morbidi e setosi sulle spalle magre. Il minuscolo bikini color oro, che indossato da un’ altra ragazza sarebbe apparso forse un po’ volgare, su di lei era perfetto. Era in piedi a braccia conserte e gambe leggermente divaricate, sul suo viso era comparsa un’ espressione scocciata all’ ennesimo rifiuto dei compagni di partecipare all’attività da lei proposta. L’aveva poi vista allontanarsi a passo svelto e scura in volto ed era certo che dal suo labiale fosse partito un aggettivo poco simpatico nei confronti dei suoi amici.

    Un portamento fiero, da guerriera.
    Una Hope perfetta.


    Un brivido lo attraversò da capo a piedi e quindi rientrò immediatamente in casa per appuntare l’idea sul suo fedele quaderno.
    “ Final Choice”, il suo ultimo libro, era terminato lasciando una serie di libertà interpretative al lettore. Hope, nata dall’unione di Drell e Ivy, era una creatura in tutto e per tutto umana, in grado di vivere alla luce del sole, ma con alcune caratteristiche, quali immortalità, velocità, forza e capacità di leggere nel pensiero, tipiche della razza di vampiri alieni da cui proveniva suo padre, che facevano di lei una persona unica al mondo.

    Forse.

    E se non tutti i compagni di Drell avessero fatto ritorno su San ak lavi e avessero continuato a vivere altrove, ma sempre sulla Terra?
    Se qualche umana si fosse accorta di aspettare un bambino dopo la loro partenza?
    Hope poteva non essere l’unico ibrido esistente sul pianeta Terra.
    E se San ak lavi, non fosse stato l’unico pianeta del sistema solare ad essere abitato da vampiri?
    Se ci fosse stata un’altra razza aliena simile alla loro, che nel frattempo era sbarcata sulla Terra?


    Oddio, la testa gli stava scoppiando, ma era sempre così, quando un’idea prendeva forma. La sua scatola cranica diventava troppo piccola per contenere tutta quella materia grigia in movimento.
    Uscì di nuovo fuori e si sedette sul dondolo, tenendosi le tempie con le mani.

    “Ciao.” Bill aprì gli occhi e si trovò ad osservare un paio di gambe nude. Alzò lo sguardo in direzione della voce e ricambiò svogliatamente il saluto.
    “ Stai male?” Chiese Revon, scrutandolo in volto seria.
    “ Un po’ di mal di testa, mi passerà presto.” Rispose, alzandosi dal dondolo.
    “Morinda citrifolia…” Sussurrò la ragazza.
    “ Come scusa?”
    “ Morinda citrifolia. E’ una pianta comunemente chiamata anche Noni, Gelso indiano o Albero del mal di testa, molto usata dalle mie parti. Mio nonno era un kahuna, un guaritore hawaiano. E’ da lì che provengo, anche se la mia famiglia si è trasferita in America prima che io nascessi.” Lo informò Revon.
    “Mmh, credo che sia un po’ difficile da trovare, ma grazie lo stesso, un’aspirina sarà più che sufficiente. Devo aver preso troppo sole oggi…” Rispose, accennando un sorriso.
    “ Come vuoi… Che hai lì?” Chiese ancora la ragazza, indicando il suo inseparabile quaderno che spuntava da una delle tasche dei jeans, e sedendosi, senza esser invitata a farlo, sul dondolo.
    “ Niente, solo un quaderno. Stavo rileggendo degli appunti.”
    “ Studi?”
    “ Mi sono appena laureato in lettere.”
    “ Wow un ragazzo colto! Io studio Design, ma sto procedendo a rilento, da quando ho iniziato a lavorare come modella e attrice è sempre più difficoltoso conciliare il lavoro con l’università.” Spiegò con aria di superiorità, mettendosi comoda.
    “ Attrice? Che film hai girato?” Chiese incuriosito Bill.
    “ Cortometraggi e video musicali, per lo più diretti da amici, ma ho anche avuto una piccolissima parte nell’ ultimo film con Brad Pitt.” Si pavoneggiò, guardandosi le lunghe unghie laccate e fresche di manicure.
    “ Mmh interessante…”
    “ Abbastanza noioso in realtà fino ad ora, ma non dispero e attendo sempre la grande occasione. Che arriverà presto, non credi?” Disse ammiccante, avvicinandosi a lui, che nel frattempo si era rimesso a sedere accanto a lei sul dondolo, in maniera decisamente provocante.
    “ Posso offrirti qualcosa da bere?” Le chiese, scattando in piedi come colpito al sedere da un fulmine, “ho birra, succo di frutta, acqua, coca, vino…“ elencò leggermente imbarazzato. Non era abituato alle avances, soprattutto se femminili, anche se consapevole di essere attraente.
    “ Dell’acqua andrà benissimo grazie, sono a dieta ferrea.” Rispose, accennando un sorriso.
    Bill rientrò velocemente in casa, mise il quaderno al riparo da mani e occhi indiscreti e si diresse verso il frigorifero, prendendo una bottiglietta d’acqua per Revon e una coca per sé. Le posò su un piccolo vassoio e aprì l’ anta di uno dei pensili alla ricerca di due bicchieri. Gordon non cucinava, ma si divertiva un mondo a spostare le stoviglie.
    “ Sei gay, vero?” La voce della ragazza, che lo aveva seguito all’interno, lo fece sussultare e sbattere il capo contro l’anta aperta. Cavolo ora avrebbe avuto sul serio mal di testa!
    “ Come?!” Domandò, massaggiandosi la parte lesa.
    “ Sei letteralmente fuggito via da me e ti assicuro che non è un atteggiamento tipicamente etero. A meno che tu non sia un timidone…” Azzardò, intrappolandolo tra il suo corpo e il lavello.
    “ E se anche fossi gay? Non credo siano cose che ti riguardano.” Rispose risentito, nonostante quella grottesca situazione meritasse di essere sdrammatizzata con una sonora risata. Se Sweetie l’avesse visto, si sarebbe certo sbellicato fino a piangere dal ridere. Non che avesse grandi esperienze in merito,-la sua unica ragazza risaliva ai tempi delle medie quando ancora gli ormoni erano indecisi su quale strada intraprendere-, ma era certo che se fosse stato etero, avrebbe preferito esser lui a fare il primo passo e non il contrario. Questa intraprendenza lo metteva a disagio.
    “ Ok scusa. Allora grazie per l’acqua.” Disse allungando la mano verso il vassoio per afferrare la bottiglietta, e poi voltargli le spalle ed uscire dalla veranda. Bill la osservò allontanarsi dalla casa e ritornare verso i suoi amici ancora sdraiati al sole, che nemmeno si erano accorti che fosse andata altrove.
    E fu allora che all’improvviso un groppo sembrò serrargli la gola. Aprì uno dei cassetti ed estrasse il quaderno.

    Hope non era l’unica ibrida del pianeta, ma probabilmente nelle vene di quei suoi nuovi amici non c’era nemmeno una goccia di sangue sanaklaviano…

    Aveva scritto ininterrottamente per ore, tanto da non accorgersi nemmeno che il sole era tramontato per cedere il passo ad una luminosa luna piena. Si alzò dalla sedia, massaggiandosi la zona lombare e facendo alcuni passi nella stanza. Non aveva fame, però avrebbe volentieri bevuto una birra ghiacciata. Si affacciò alla finestra aperta e fu attratto da ciò che intravide attraverso gli alberi. La piscina dei suoi nuovi vicini era illuminata da candele che ne delimitavano tutto il perimetro, ma il resto della casa, almeno la parte visibile, era al buio. Sperò vivamente che questi non avessero in mente un festino, altrimenti addio tranquillità! Era riuscito a scrivere più di seimila parole e poteva ritenersi soddisfatto per essere uno scrittore in crisi, la storia di Hope stava prendendo vita oltre che nella sua mente anche sulla tastiera e sarebbe stato un peccato dover interrompere la ritrovata vena creativa a causa loro.
    Scese in cucina, prese una birra dal frigorifero e un sacchetto di patatine dalla dispensa, non era una grande cena, ma si sentiva ancora sazio dal pranzo consumato da Sweetie e poi doveva rimettersi a scrivere, non aveva tempo da perdere.
    Uscì però in veranda e si concesse una sigaretta. Non aveva fumato per tutto il pomeriggio e questo era un bene, ma ora sentiva il bisogno di rilassarsi un momento. Si sedette sui gradini che scendevano direttamente sulla morbida sabbia e solo allora vide che altre candele e alcune torce erano state accese anche sulla spiaggia.
    “ Ma che cavolo stanno combinando questi?” Borbottò stranito. Si rimise in piedi scrutando oltre la recinzione, ma non vide nulla. Di certo i suoi vicini avevano in mente qualcosa e la sua innata curiosità lo stava divorando, però si impose la calma e ritornò nello studio. Quello che facevano non era affar suo, tanto più che se ci fosse stata una festa, Revon lo avrebbe invitato di sicuro.
    Quindi se non era una festa, che diavoleria era mai? Andò nuovamente alla finestra e maledì la vegetazione che all’epoca dell’acquisto della casa era stato l’elemento decisivo. Una bella zona di ombra in giardino era quello che ci voleva per contrastare le estati afose della costa, ma anche per custodire la privacy dei vicini! E lui doveva sapere! Imprecò tra sé e bevve un altro sorso di birra dalla bottiglia, ormai la concentrazione se n’èra andata e rimettersi a scrivere sarebbe stata un’ impresa impossibile.

    Una musica giungeva ovattata alle sue orecchie, mentre le fronde si muovevano appena alla brezza notturna, ma non riusciva a scorgere alcun movimento all’interno della casa, né all’ingresso. Era rimasto per un tempo indefinito alla finestra, spegnendo addirittura la luce per evitare che qualcuno scoprisse la sua presenza, ma non era successo niente. I suoi vicini sembravano essersi volatilizzati. Aveva ormai deciso di gettare la spugna e quindi di smettere di curiosare, quando un bagliore proveniente dal salone attirò la sua attenzione. Non riusciva a vedere quasi niente, ma era certo di aver intravisto qualcuno vestito di bianco muoversi là dentro.
    Scese di nuovo correndo giù per le scale, per poi uscire e fermarsi sulla veranda. Ora non riusciva più a scorgere l’interno della casa, ma se fosse andato verso la spiaggia, avrebbe avuto accesso visivo sulla loro veranda e all’ interno del salone. Se qualcuno lo avesse notato avrebbe potuto dire che stava passeggiando, mica era vietato no?

    Alla tenue luce di alcune candele Revon stava nientemeno ballando con Andy al centro della sala. La ragazza indossava un abito lungo bianco, mentre lui un abito scuro e un lungo cappotto che sembrava essere di pelle. Se non fosse stato certo dell’ impossibilità che la sua fantasia avesse materializzato i personaggi dei suoi libri, poteva giurare che quei due assomigliassero in modo impressionante a Drell e Ivy nella scena dell’ incontro descritta in “Landing on Earth”, il primo libro della saga.

    Edited by *billaly* - 4/2/2014, 21:27
     
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    Oh Gesù non sarà mica che quei personaggi esistono davvero XD
    Cioè Bill sarebbe un mostro ahahaha
    Bel capitolo anche se, fino a poche righe dalla fine, mi è sembrato molto di passaggio rispetto ai primi due..
    Una domanda...ma Tom c'è in questa storia? Ahahaha scherzo, sono molto molto curiosa di sapere quale sarà il suo ruolo..
    Ah, Revon non mi piace molto...non so anche io spiegarti perché!
    Continua presto :)
     
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    Tom arriverà tra un po' e Revon infatti non deve piacere... ;)
    Grazie per esser passata nel mio capitolo di passaggio! :D
     
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    CITAZIONE
    Tom arriverà tra un po' e Revon infatti non deve piacere... ;)

    Ah bene allora le mie sensazioni non mi tradiscono :D
    Sai sono davvero curiosa di conoscerlo...hai un modo davvero carino di introdurre e poi descrivere i vari personaggi nella storia.. non risulti mai noiosa e non ti dilunghi neanche troppo e mi piace questa tua caratteristica!!

    CITAZIONE
    Grazie per esser passata nel mio capitolo di passaggio! :D

    Ahahahah la storia mi piace, controllo sempre se hai aggiornato XD
     
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    Grazie, troppo gentile! :D
     
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    Dico quello che penso :)
    Non sai quanto sono felice che in questo periodo ci sia una ff scritta bene e che mi incuriosisca XD
     
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    Capitolo 4




    Hope camminava con le mani in tasca, il bavero della giacca tirato su a coprire parte del viso mentre un berretto di lana scovato in fondo ad un cassetto, nascondeva i suoi lunghi capelli neri ereditati dalla madre. Faceva particolarmente freddo quella notte, sebbene fossero solo agli inizi di ottobre e la telefonata di Camden l’aveva messa in ansia. Era certa che il ragazzo fosse in grado di cavarsela da solo, ma non poteva abbandonare l’unico ibrido che conosceva e di cui era amica da sempre. Probabilmente il tipo che gli aveva chiesto di incontrarlo era uno di quei soliti invasati che credeva di appartenere alla loro razza, solo perché non si impressionava alla vista del sangue umano e sperava nel suo aiuto per ottenere chissà quali poteri sovrannaturali.
    Ovviamente nessuno era a conoscenza della loro vera natura, ma Camden aveva dimostrato in più di un’ occasione di essere un grande esperto di storia del vampirismo, tanto da tenere dei corsi, tra l’altro molto seguiti, all’ università locale. Il suo sapere gli era stato tramandato da Xenia, la madre aliena che l’aveva generato unendosi con un umano venticinque anni prima e che come Drell aveva deciso di rimanere sulla Terra per stare accanto all’ uomo di cui si era innamorata.
    Hope vide l’amico scendere dall’ auto alla fine del vicolo e si nascose dietro un cassonetto dell’ immondizia. Camden fiutò l’aria avvertendo immediatamente la sua presenza e lo vide accennare un sorriso, nonostante il buio. Un’ auto scura parcheggiò poco distante e da quella scese un uomo che gli andò incontro a passo deciso. Tutto avvenne molto velocemente, dopo quello che sembrò un breve scambio di parole, un lampo di luce bianca si sprigionò da quelle che Hope presumeva fossero le mani di quell’essere e fece solo in tempo ad avvertire nella sua mente lo straziante grido dell’amico che le intimava di fuggire, prima di essere letteralmente incenerito.
    L’istinto le diceva di correre verso quell’uomo per cercare di annientarlo e vendicare così Camden, ma per una volta la sua natura umana prevalse, consapevole che da sola nulla avrebbe potuto contro quell’essere malvagio. E allora fuggì via nella fredda notte, il più lontano possibile da quel luogo.


    Bill si svegliò di soprassalto e quasi cadde dal dondolo. Il suo cuore batteva all’impazzata come dopo una lunga corsa. Aveva sognato, ma tutto era sembrato così incredibilmente reale!
    Guardò l’orologio e sbuffò, stirando le braccia verso l’alto. Erano quasi le quattro del mattino e per la seconda volta si era addormentato all’aperto. Si alzò e inevitabilmente rivolse lo sguardo alla casa dei vicini. Tutto sembrava tranquillo, le candele e le torce non ardevano più e l’unico suono udibile era quello delle onde dell’ oceano che pigramente si rifrangevano sulla spiaggia.
    Doveva appuntarsi il sogno sul quaderno prima che le immagini ancora impresse nella sua mente, diventassero un ricordo confuso. Gli sarebbe tornato sicuramente utile in futuro. Raccolse la bottiglia di birra vuota dal pavimento della veranda e fece per rientrare in casa, quando un rumore lo fece girare di scatto.
    “Scusa, non volevo spaventarti…”
    “ Revon, che cavolo ci fai qui a quest’ ora?!” Esclamò Bill, cercando di mettere a fuoco la figura della ragazza alla luce pallida e tenue della luna. Indossava una tuta da jogging ed era a piedi nudi.
    “ Non riuscivo a dormire.”
    “ Troppe… emozioni?” Chiese ironico lo scrittore, ricordando il ballo con Andy di qualche ora prima.
    “ L’aria del mare ha uno strano effetto eccitante su di me.” Spiegò ammiccante, avvicinandosi a lui.
    “ Mmh capisco… Scusa non vorrei sembrarti scortese, ma io vorrei andare a dormire.” Disse deciso a troncare il discorso, era intuibile dove avesse voluto andare a parare la bella hawaiana. Le ragazze non gli interessavano e non voleva essere brutale, ma Revon stava diventando un po’ troppo insistente. Era molto probabile che, vista la sua avvenenza, non avesse mai ricevuto un no come risposta ed non avesse minimamente mai preso in considerazione una tale evenienza.
    “ Mi sarebbe piaciuto fare due chiacchiere con te.” Incalzò lei, decisa a non mollare.
    “ E’ tardi Revon, un’ altra volta, magari.”
    “ Ok… Allora buonanotte Bill.” Rispose sconfitta, ritornando sui suoi passi.
    Bill rimase ad osservarla mentre si allontanava lentamente, con le spalle curve e lo sguardo rivolto verso il basso. Sembrava non avesse nessuna voglia di rientrare in casa e per un attimo si pentì di esser stato così scostante. Revon era sicuramente assillante, ma forse la sua fantasia aveva corso troppo: probabilmente non era in cerca di un’avventura, ma solo di un po’ di compagnia.
    Anche se erano le quattro del mattino.
    Rientrò in casa e salì nello studio, aveva bisogno di dormire un po’ prima di rimettersi a scrivere. Prese nota del sogno e aggiunse qualche altro appunto, prima di buttarsi letteralmente sul divano coi vestiti addosso.

    °°°



    Non ricordava di aver scaricato sul suo ipod alcun brano proveniente direttamente dal mondo degli inferi , ma ciò che gli stava percuotendo i timpani non era propriamente musica da camera. Sembrava che una batteria gli stesse trapanando il cervello, mentre una chitarra in distorsione gli stava scuotendo le viscere. Aprì un occhio e ci mise qualche secondo per metter a fuoco la stanza, ma era fin troppo chiaro che quel frastuono non provenisse dagli auricolari perennemente posizionati nei suoi condotti uditivi, ma dalla casa dei vicini.
    Il sole era già alto nel cielo ed era una splendida giornata, ma Bill la salutò con una sonora imprecazione.
    Si diresse in bagno, fece una rapida doccia e si preparò per uscire,non sarebbe rimasto un attimo di più a sorbirsi quel casino! Anzi probabilmente sarebbe andato dalla signora Parker, la proprietaria dell‘ immobiliare che aveva affittato loro la casa, per metterla al corrente di che razza di vicini gli aveva appioppato, anche se solo temporaneamente.
    Esistevano sale prove con tanto di pareti insonorizzate e tecnici del suono che si prodigavano per recuperare l’irrecuperabile per quanto riguardava musica, musicisti e cantanti, allora perché questi dovevano proprio suonare, -beh, suonare era un eufemismo-, a cinque metri da casa sua, per di più con le finestre aperte e utilizzando amplificatori da concerto?
    Si trovò a rimpiangere amaramente Emily Sanders e le sue strazianti requiem da taglio di vene, suonate per interi pomeriggi, ma al confronto di questi era un prodigio!
    “ Basta!!!” Gridò dalla finestra, consapevole che non sarebbe mai stato udito e fu allora che il suo sguardo cadde sul retro della casa e più precisamente sulla loro piscina. L’acqua era completamente tinta di un colore rosso scuro e Revon galleggiava su di essa in posizione supina. Indossava l’abito bianco della sera prima ed Andy la stava osservando dal bordo come ipnotizzato.
    “ Ma questi sono pazzi!”Esclamò inorridito. Immaginava che avessero usato un colorante, ma l’effetto era da film dell’ orrore, inoltre la ragazza era immobile e sembrava sul serio in ammollo nel suo stesso sangue.
    “ Non è possibile!” Gridò precipitandosi fuori guidato da un orrendo presentimento, come in una sorta di deja-vu e correndo verso il vialetto che conduceva all’ ingresso secondario della loro casa. Poteva affidarsi all’effetto sorpresa, ma forse non aveva considerato che erano comunque in vantaggio numerico e non era a conoscenza delle loro reali intenzioni. Se Revon fosse stata davvero in pericolo, da solo non avrebbe potuto aiutarla. Si fermò davanti al cancelletto e riprese fiato. Forse avrebbe fatto meglio ad avvisare la polizia, qualsiasi cosa stesse avvenendo in quella casa, loro avrebbero saputo come comportarsi. Compose il numero del pronto intervento e attese nervoso di esser messo in collegamento con il commissariato locale. Una voce annoiata di donna rispose dopo un paio di minuti, chiedendo meccanicamente le proprie generalità, il luogo da cui chiamava e di esporre brevemente l’accaduto. Bill si limitò a denunciare i rumori molesti, avrebbe lasciato che fossero le forze dell’ordine a fare i rilievi e le deduzioni del caso.
    Il frastuono era cessato non appena aveva chiuso la chiamata e la voce di Revon che gridava perché qualcuno la facesse uscire da lì, gli fecero tirare un sospiro di sollievo, tranquillizzandolo immediatamente. La sua mente fantasiosa probabilmente l’aveva nuovamente tratto in inganno, però era indubbio che quei tipi si stessero comportando in modo alquanto strano, oltre che martoriare le orecchie del vicinato. La scena appena vista era molto simile a quella da lui descritta in “The final choice” quando Drell aveva trovato Ivy nella vasca da bagno con i polsi tagliati immersa in un lago di acqua e di sangue.


    “Agente, mi dispiace molto aver arrecato disturbo ai vicini, la prego di accettare le mie più umili scuse, non si ripeterà più. Mi era stato detto che al momento tutte le case erano vuote, ma evidentemente non era così…” Mia Kaulitz sbatté ripetutamente le palpebre e sorrise timidamente al giovane e muscoloso poliziotto che aveva suonato alla loro porta. Era sicura di esser arrossita quel tanto che bastava perché l’ uomo che la stava osservando, compiaciuto della visione che aveva davanti agli occhi, si rilassasse e rispondesse al suo sorriso, pur mantenendo un atteggiamento da duro.
    “ Signorina Kaulitz questo è un quartiere rispettabile e tranquillo e la gente che viene qui a trascorrere le proprie vacanze vuole riposarsi.” Spiegò il poliziotto.
    “ Sono mortificata agente… Morrison,” rispose la ragazza avvicinandosi ulteriormente a lui e sfiorando con un dito il nome sulla targhetta appuntata sul suo petto , “le ripeto che non si ripeterà più. Io non intendo creare problemi.” Concluse appoggiandosi allo stipite e incrociando le braccia sul seno prosperoso.
    “ Va bene, confido in lei affinché non ci siano altre lamentele.” Tagliò corto il poliziotto, congedandosi in fretta e salendo sull’ auto dove il collega lo stava aspettando curioso di conoscere i risvolti.

    “ Ve l’avevo detto che la mia sorellina è un’attrice da premio oscar!” Aveva gridato Tom non appena l’auto della polizia era scomparsa dalla loro visuale e Mia aveva raggiunto il resto del gruppo nascosto sul retro. Tutti si erano dati un gran daffare a coprire la piscina con un telone, mentre la ragazza teneva occupati gli agenti che fortunatamente non avevano perquisito la casa. Sarebbe stato un po’ imbarazzante da spiegare l’insolito colore dell’acqua.
    “ Dev’essere stato Bill…” Dedusse Revon, appena uscita dalla doccia.
    “ Chi?!” Chiesero all’unisono gli altri.
    “ Bill, il ragazzo che abita qui a fianco.”
    “ Di certo un rompipalle!” Esclamò Tom.
    “ Devi ammettere che la vostra musica è un po’… assordante, soprattutto se l’hard rock non rientra nei propri gusti musicali…”
    “ Ehi, ma tu da che parte stai Revon? Se non ti piace la nostra musica e non ti va di rimanere, quella è la porta!” La rimproverò il ragazzo.
    “ Smettila, sei uno stronzo Tom, sai benissimo che abbiamo bisogno di lei!” Lo ammonì la sorella.
    Revon entrò in casa, senza aggiungere parola. Questa storia la stava cominciando a stancare. Quando le era stato proposto di unirsi al gruppo aveva accettato entusiasta, perché sarebbe stato un modo per stare vicino a Tom. Era consapevole che tra loro molto probabilmente non sarebbe mai potuto nascere nulla, ma almeno sperava nella sua amicizia. Avrebbe potuto rassegnarsi al fatto che lui non avrebbe mai ricambiato il suo amore, ma non avrebbe accettato l’umiliazione. Non aveva mai avuto problemi coi ragazzi, anzi aveva sempre avuto l’imbarazzo della scelta e l’essersi innamorata del fratello della sua migliore amica e scoprire di non poter esser affatto ricambiata, era stato devastante in un certo senso.
    Ricacciò indietro le lacrime, mentre terminava di asciugarsi e apriva l’armadio in cerca di qualcosa da mettere.
    “ Non farci caso, Tom non capisce un cazzo.” Andy sulla porta la stava osservando mentre si rivestiva.
    Revon istintivamente coprì le proprie nudità con l’accappatoio e lo invitò ad uscire. L’ultima cosa che desiderava in quel momento era esser guardata o toccata da qualcuno. Invece il ragazzo le si avvicinò e la strinse in un goffo abbraccio che non aveva nulla di erotico.
    “ So che significa non esser corrisposti e capisco il tuo dolore, ma ti prego non mollarci, senza di te non si fa niente.” Le sussurrò depositandole un tenero bacio sui capelli bagnati.
    “ Troverete qualcun altro…” Mormorò la ragazza con gli occhi lucidi.
    “ Non dire cazzate. O con te o non se ne fa nulla. Io voglio che tu sia la mia Ivy.”

    Edited by *billaly* - 9/2/2014, 11:44
     
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    O.o
    Ok, dichiaro apertamente che tu mi stai decisamente mandando fuori strada XD
    Ho mille ipotesi su chi possano essere questi strambi e rumorosi vicini ma ogni volta inserisci particolari che mi mandando in confusione più totale..
    E la cosa mi piace perché mi fa bramare con tutta me stessa di capire.
    Poi..
    .....FINALMENTE è ARRIVATO TOM XD
    Ti ripeto che non vedo l'ora di conoscere il suo ruolo e il carattere che tu gli hai voluto dare, anche se questo piccolo accenno mi ha fatto pensare che è uno stronzo XD
    Ti rinnovo i miei complimenti :)
    Al prossimo capitolo :D
     
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    Ebbene sì Tom è uno stronzo!
    Questo è lampante, ma perchè?
    Lo scoprirete nelle prossime puntate! :D

    Grazie per aver letto!
     
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    CITAZIONE (*billaly* @ 10/2/2014, 00:16) 
    Ebbene sì Tom è uno stronzo!
    Questo è lampante, ma perchè?
    Lo scoprirete nelle prossime puntate! :D

    Grazie per aver letto!

    Mi piace quando uno dei due è stronzo u.u
    è più divertente ahahahah
    mamma mia sono troppo curiosaaaaaaaaaaaaaaaaa :patpat:
     
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    Avrai di che divertirti allora! ;)
     
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    :D

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    Capitolo 5




    Che ci fosse qualcosa che non andava in quel gruppo era ormai palese, ma che al casino infernale di qualche ora prima seguisse il più assoluto dei silenzi era ancor più strano. La piscina era stata svuotata, dall’ interno della casa non si udiva alcun rumore, le persiane erano socchiuse e dei ragazzi non vi era alcuna traccia. Sembravano essersi volatilizzati. Era certo che non fossero usciti, le auto erano ancora parcheggiate sul vialetto.
    Bill sbirciò attraverso il vetro della portafinestra della loro veranda, - se qualcuno lo avesse sorpreso a guardare dentro avrebbe sempre potuto dire che cercava Revon-, ma la scena della piscina lo aveva a dir poco sconvolto.
    Che facessero parte di una qualche setta satanica?
    Scacciò con la mano il pensiero come fosse una mosca fastidiosa, cosa gli saltava in mente ora? Sicuramente doveva esserci una spiegazione più o meno logica a tutto questo e la sua fervida immaginazione, che il più delle volte era stata la sua fortuna, gli stava solo giocando un brutto tiro.
    Si allontanò quindi dalla loro abitazione e andò verso la spiaggia. Un po’ di relax sotto i caldi raggi del sole e la musica giusta nelle orecchie, lo avrebbero senz’altro calmato.

    Erano trascorse forse un paio di ore, quando il suo cellulare aveva vibrato contro la sua coscia, facendolo riemergere dal suo sonnecchiante torpore. Sperò vivamente che non fosse Aileen, la sua agente, in cerca di novità. Fino a quel momento era stata discreta e aveva rispettato la sua crisi creativa, ma sapeva che sarebbe durato poco questo stato di grazia.
    Con immenso sollievo, era invece il nome di Sweetie a lampeggiare allegramente sul suo display.
    “ Chériiiiiiiii!!! Tutto bene? Ti aspettavo per pranzo!” Esordì lo chef.
    “ Ero invitato?” Borbottò insonnolito Bill, sbadigliando vistosamente.
    “ Tu sei sempre il benvenuto, mon amour! Che stai facendo?”
    “ Prendo il sole…”
    “ Non avevi detto che ti era tornata l’ispirazione?” Chiese preoccupato l’amico.
    “ Momentaneamente, ma oggi i miei vicini mi hanno deconcentrato. Ho dovuto chiamare la polizia per farli desistere.” Spiegò lo scrittore.
    “ Oddio, davvero? Che hanno combinato? Hanno di nuovo infranto la barriera del suono?”
    “ Sì e c’è di più. Oltre che essere pessimi musicisti, mi sa che non siano molto normali…”
    “ Detto da te, la cosa mi inquieta molto. Spiegati meglio!” Incalzò Alexandros, scoppiando a ridere.
    “ Non ti so dire di preciso, ma succedono cose molto strane in quella casa. Balli notturni al lume di candela, piscine piene di sangue finto, molto ‘Red Blood’ in ogni caso…” Rispose vago il ragazzo.
    “ Stasera lascio il locale nelle mani di Jenny e vengo da te. Sono proprio curioso di vederli all’azione!” Disse lo chef animandosi. Bill ricordò quanto fosse amante dei film horror e dello splatter e alzò gli occhi al cielo, decidendo poi di prenderlo un po’ in giro.
    “ Sweetie, ora la casa è immersa nell’ assoluto silenzio tanto da sembrare disabitata. Forse sono tutti morti, vittime di un raptus omicida-suicida e-“
    “ Fammi finire qui con la zuppa di polipi e poi ti raggiungo! Sono già in fibrillazione!” Gli gridò all’orecchio esaltato, chiudendo poi la comunicazione senza nemmeno salutarlo. Bill rimase ad osservare per un istante il telefono ormai muto e sorrise. Quanto di più terribile sarebbe potuto succedere in quella casa, tanto più il
    suo amico avrebbe saputo rendere il tutto più infinitamente tragico e spaventoso.

    Erano ormai le sei del pomeriggio, quando Bill decise di rientrare in casa per concedersi una lunga doccia ristoratrice. Non che avesse faticato molto a rimanere sdraiato sotto il sole ad oziare, ma almeno doveva rendersi presentabile per l’arrivo di Sweetie. Stava raccogliendo le sue cose, quando dalla veranda dei vicini uscì un ragazzo diretto verso la riva del mare, che trascinava faticosamente un carretto pieno di legna.
    Altro rito in vista?
    Era di spalle ed indossava solo un paio di boxer da bagno che si posavano bassi sui fianchi. I lunghi capelli castani erano raccolti in una scomposta crocchia, creando un’ affascinante, quanto selvaggia acconciatura. Non riusciva a scorgere bene il viso, ma già così era decisamente notevole.
    Spalle ampie e fianchi stretti… i suoi preferiti. Come aveva fatto a non notarlo immediatamente?
    In effetti era stato fin troppo impegnato a preservare il suo udito, per notare chi fossero gli autori di tale scempio musicale e comunque a parte Revon ed Andy non aveva ancora avuto occasione di vedere da vicino gli altri occupanti della casa.
    “Ehi, che hai da guardare? Intendi chiamare di nuovo la polizia e proibirci così di fare un falò sulla spiaggia?” Esordì sprezzante il ragazzo, senza nemmeno voltarsi.
    “ No io… scusa non volevo, ma…“ Biascicò Bill, colto alla sprovvista.
    “ Allora, perché l’hai chiamata? Sei forse una di quelle mammolette a cui piace Beethoven?” Lo schernì l’altro, continuando imperterrito a impilare legna.
    Ma come si permetteva questo cialtrone?! “E se anche fosse? Non potete suonare senza amplificazione? In fin dei conti questo posto non è uno studio di registrazione, né la location del festival degli sfigati! Chi vi autorizza a fare tutto questo casino?” Rispose Bill, infervorandosi.
    Il suo scontroso interlocutore si girò di scatto, brandendo un pezzo di legno con entrambe le mani. “ Sfigati a chi?! Chi ti credi di essere?!” Gli urlò, avvicinandosi minaccioso.
    Bill non si mosse di un millimetro, ripassando mentalmente tutte le mosse di karatè che conosceva, se quel tipo pensava di spaventarlo, si sbagliava di grosso.
    “ Io non sono nessuno, ma tu devi avere qualche problema se pensi di essere nel giusto e ti avviso che chiamerò la polizia tutte le volte che sarà necessario. Questo è un posto tranquillo e ti dirò, la vostra musica fa proprio schifo!” Gli gridò di rimando, mettendosi in guardia, pronto a parare un’ eventuale offensiva.
    Il ragazzo lo guardò in tralice e inaspettatamente si mise a ridere, lasciandolo interdetto. Ok, era un perfetto cialtrone, ma il suo sorriso era da infarto, per non parlare dello sguardo!
    “ Che c’è di divertente adesso? Sei sicuro di star bene?” Disse acido, senza distogliere gli occhi da quel viso bellissimo.
    “ Sto pensando che se ti sentisse Andy ti torcerebbe quel tuo bel collo. La canzone l’ha scritta e la canta lui, ed è convinto che diverrà la hit del secolo.”
    “ Beh, mi dispiace dirlo, ma non credo sarà così.”Rispose Bill, “ Anzi credo che se continuerete di questo passo, la signora Parker ben presto vi darà lo sfratto.” Aggiunse piccato.
    “ La vecchia dell’immobiliare?”
    “ Già.”
    “ Abbiamo pagato in anticipo, non può-“
    “ Darvi indietro il denaro che avete versato non credo sia un problema per lei, piuttosto che perdere molti dei suoi affezionati clienti a causa vostra.” Lo interruppe lo scrittore.
    “ Ma questo posto è perfetto per-”
    “ Per?...” Incalzò all’ improvviso curioso. Forse con un po’ di fortuna, avrebbe saputo qualcosa in più su quegli strani accadimenti.
    “ Niente che ti possa interessare.“ Disse invece il ragazzo facendo spallucce e ritornando ad accatastare la legna.
    “ Ah, bene. Beh, io vado…” Lo informò deluso Bill, senza però ottenere risposta.
    Sarai anche bello, ma sei proprio uno stronzo patentato! Pensò mentre si avviava verso casa. L’ultimo dei suoi propositi era quello di farsi venire l’esaurimento nervoso a causa di uno sbruffone idiota! Certo che sarebbe stato sufficiente chiudere la casa e ritornare in città per toglierseli tutti di torno, ma questo avrebbe significato darla loro vinta.
    E non era da Bill Trumper perdere.

    °°°



    Sweetie si massaggiò la pancia soddisfatto. Ovviamente non era giunto a casa di Bill a mani vuote, ma con una generosa quantità di zuppa di polipi e ceci che avrebbe sfamato almeno quattro persone e una porzione gigante del tiramisù di Jenny che, parole sue, avrebbe fatto resuscitare anche i morti. Il biondo si alzò da tavola per accendere la macchina del caffè e al contempo dare un po’ di tregua al suo stomaco. Non era solitamente una buona forchetta, ma i piatti cucinati dall’amico avevano il potere di fargli venire un grande appetito.
    “ Chissà che cosa avranno in mente questa sera…” Disse Bill, rivolgendosi allo chef che osservava dalla veranda il grande falò al limitare della spiaggia.
    “ Salsicce alla griglia?” Rispose, ridendo della sua stessa battuta.
    “ Con tutto quel fuoco potrebbero cuocere un maiale intero! Mmh credo che si inventeranno qualcosa di più originale! Guarda! Ma che cazzo stanno combinando?! Esclamò lo scrittore, indicando con la mano le figure uscite all’ improvviso dalla casa illuminate solo dalla pallida luce della luna.
    Entrambi rimasero pietrificati: quella che sembrava essere Revon nella sua veste immacolata era sorretta a braccia da quattro persone che lentamente avanzavano verso il falò, mentre altre due persone incappucciate seguivano il gruppo tenendo tra le mani un turibolo e una croce.
    “ Ma che stanno facendo? Sono impazziti?!” Gridò sconvolto all’amico che osservava la scena rapito in piena modalità horror, dovevano fare qualcosa!
    “Alex, cazzo riprenditi! Dobbiamo farli smettere! Revon potrebbe essere in pericolo!!!” Esclamò, scuotendolo per le spalle.
    “ No, guarda,” Rispose, facendolo girare su se stesso, “ l’hanno depositata a terra e si è alzata…”
    Bill soffiò fuori l’aria e si mise seduto sui gradini della veranda, aveva bisogno di riprendersi dallo shock. Quei tipi erano sicuramente fuori di testa e il non capire cosa avessero in mente, lo faceva uscire di senno. Li osservava mentre si muovevano intorno al falò dove ora sembrava ardere qualcosa che sprigionava un grande fumo e alte lingue di fuoco . Revon, di spalle, poco distante da loro era immobile ad osservare la scena.
    “ Hanno buttato qualcosa tra le fiamme, sembrava un manichino o un fantoccio a sembianza umana,” lo informò lo chef in piedi dietro di lui, “ ma in effetti tutto questo è piuttosto strano.” Concluse sedendosi a sua volta accanto a Bill sui gradini.
    “ Strano?! E’ pura follia!” Gracchiò Bill provato.
    “ Mmh non credo, a tutto c’è una spiegazione e la cosa migliore da fare è scoprire che hanno in mente.”
     
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    Eccomi!!
    Anche se con un giorno di ritardo ma ci sono XD
    Ahahahaha AMO Sweetie!! Cioè...è amore puro e poi con la sua mania per le cose un po' macabre non aiuterà poi così tanto Bill ad uscirne fuori sano di mente!
    Secondo me lo fa impazzire ancora di più XD
    E Tomistronzo...ancora non so cosa dire bene su di lui...c'è ancora un velo piuttosto spesso che lo nasconde, come su tutto il resto del gruppo poi!
    In ogni caso spero che Bill tiri fuori un po' di più gli atributi sia con lui che con il resto degli schizzati ;)
    A presto :)
     
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212 replies since 25/1/2014, 11:45   5343 views
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