Black Blood

In fase di scrittura

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    Capitolo 29




    Jason rincasò mentre Tom usciva dalla sua stanza. Il cantante sorridente gli era andato incontro nel salone, tendendogli la mano.
    “ Dormito bene?” Chiese, battendo un ‘cinque’ sul suo palmo calloso.
    Como un niño.” Rispose Tom, facendo il verso a Rachel.
    “ Devo dedurre che tu abbia già conosciuto mamita. Mi scuso già da ora per lei, la riservatezza non è il suo forte. Immagino ti abbia obbligato a mangiare, ti abbia preparato un bagno caldo e subissato di chiacchiere.”
    “ Più o meno, ma è una donna simpatica e premurosa.”
    “ Non potrei vivere senza di lei. Mi ha fatto praticamente da madre, dopo che la mia se ne è andata.” Affermò Jason, sorridendo sghembo.
    “ Andata?...”
    “ Già, sparita. Avevo dodici anni, un padre sempre in giro per affari e due fratelli più piccoli da accudire. Rachel e suo marito, morto poi prematuramente in un incidente stradale, erano i nostri vicini di casa ed lei era amica di mia madre. E’ andata via lasciandole una lettera in cui le chiedeva di prendersi cura di noi e così lei, che non ha mai potuto avere figli, ha fatto e continua a fare.” Spiegò molto semplicemente.
    “ Ma... tua madre?” Tom non voleva apparire invadente, ma quella storia l’aveva incuriosito. Forse conoscere meglio Jason l’avrebbe aiutato a capire il suo ambiguo atteggiamento.
    “ Mio padre per svariati anni ha provato a cercarla, ma senza esito. L’ho cercata anche io e sono stato più fortunato, perchè lei ha trovato me. Vive in Francia, vicino a Nizza e sua figlia, la mia sorellastra, è una mia fan. Le ho incontrate tre anni fa ad un mio concerto. All’ inizio è stata dura, ma ben presto mi sono reso conto che era impossibile continuare ad odiare mia madre, sebbene non potrò mai perdonarla del tutto per il fatto di aver abbandonato me e i miei fratelli.” Raccontò il cantante.
    “ Mi dispiace, non immaginavo che...” Disse Tom posandogli una mano sul braccio.
    “ Oh, non dispiacerti. Siamo cresciuti sani e forti anche senza di lei. Alla fine mio padre si è arreso, ammettendo le proprie colpe e confessando di non averla mai amata e di averla fatta soffrire parecchio. Il loro era stato un matrimonio di convenienza per il quieto vivere delle loro famiglie, quindi è stato meglio così. Lui ha sempre provveduto al nostro mantenimento in maniera più che decorosa, affidandoci a Rachel, che ci ha allevato con amore e dedizione, e si è rifatto una vita. Un paio di anni fa dopo la sentenza definitiva di divorzio, si è anche sposato con la sua segretaria. Ma ora basta parlare di cose tristi! Alain ci sta aspettando nel suo letto di morte, come lo definisce lui, quindi andiamo! Mamitaaaa! Noi usciamo!” Gridò per farsi udire dalla donna che sbucò dalla cucina con una gamba di sedano in mano.
    ¿Por qué gritas? No estoy sorda!” Esclamò, andando verso di loro.
    “ Mamita scusa, pensavo avessi le cuffie e non ci avessi sentito.”
    “ Io sento tutto, ho un udito bionico. Ti sei dimenticato di dire al tuo giovane amico che ti voglio un mondo di bene e che cucino il miglior tacchino di tutta l’America.” Rispose, abbracciandolo e stampandogli un sonoro bacio su una guancia.
    “ Stasera non ci aspettare per cena. Io e Tom faremo tardi.” La informò il cantante ricambiando l’abbraccio e il bacio.
    Como siempre. Stai attento mi señor, là fuori è pieno di insidie. E salutami Alain, digli che andrò a trovarlo domani. ” Gli raccomandò Rachel.
    Claro, no te preocupes. Phil me protegerá.” Rispose Jason dandole un ultimo bacio, per poi avviarsi verso la porta dove Tom già l’aspettava.
    “ Toglimi una curiosità, ma perchè parla spagnolo?” Chiese il chitarrista incuriosito.
    “ Se è per questo parla anche francese e tedesco alla perfezione. E’ fissata con le lingue straniere. Avendo molto tempo libero a disposizione, visto che io sono sempre in giro, mio fratello Jeremy lavora a Chicago e Jack, il più piccolo si sta laureando e vive nel campus universitario, lei studia. Si è iscritta a svariati corsi tutti superati brillantemente e quando sono stato in tour in Germania l’ho portata con me. Meglio di un traduttore simultaneo!” Spiegò, scoppiando a ridere.
    “ Immagino! La parlantina non le manca!” Rispose Tom unendosi alla risata.
    Aveva saputo qualcosa di più riguardo la vita di Jason e ne era lieto, anche se conoscere alcuni suoi fatti privati non gli era stato di molto aiuto. Ancora non gli apparivano chiari le intenzioni e l’interesse che il cantante nutriva nei suoi confronti, ma dentro di sè sentiva che avrebbe potuto tenergli testa. Jason era probabilmente molto meno pericoloso di quel che sembrava. E con quel pensiero salì sulla lussuosa BMW, guidata da Phil, ignaro di ciò che lo aspettava.

    °°°



    “ Da quando il mal d’amore ti fa soffrire di fame nervosa?” Chiese Sweetie, guardando in tralice Bill che si stava rimpinzando di gelato alla crema e fragola.
    “ Non mi ha ancora chiamato.” Affermò lo scrittore, leccando tristemente il cucchiaio da minestra con cui stava voracemente mangiando.
    “ Chiamerà! Sarà sì e no arrivato in aeroporto! Stai diventando paranoico Bill! Anche noi stiamo giorni, per non dire settimane senza sentirci e non è mai morto nessuno!” Lo rimproverò l’amico, alzando gli occhi al cielo.
    “ Solo quasi le quattro pomeridiane a New York e se i conti non mi ingannano è atterrato da più di dieci ore. Non dico decantarmi un poema, ma almeno uno squillo, un saluto, avrebbe potuto farmelo.”
    “ Non mi sembra il tipo. Chiamalo tu. Mandagli un messaggio.” Azzardò Alex, cominciando a spazientirsi. Preferiva di gran lunga quando la vita sentimentale del suo amico era pari allo zero!
    “ Non ci penso nemmeno! Perchè, che tipo ti sembra? Non mi sarò mica innamorato di un orco insensibile eh?” Chiese Bill, agitandosi sulla sedia.
    “ Non mi sembra il tipo da smancerie, tutto qui. Non tutti vivono nel paese degli arcobaleni e unicorni come te del resto...”
    “ IO NON VIVO NEL PAESE DEGLI ARCOBALENI! Sono solo preoccupato perchè non mi chiama. E se gli fosse successo qualcosa? Stanotte c’è stato un forte temporale e-“
    “ Se l’aereo fosse precipitato, l’avremmo saputo,non credi?” Lo interruppe lo chef.
    “ Non dirlo nemmeno per scherzo! Sei uno... uno stronzo, ecco!” Piagnucolò Bill, inghiottendo un’altra generosa cucchiaiata di gelato.
    “ E tu sei insopportabile Chèri! Ti preferivo topo da biblioteca, alle prese con le tue crisi isteriche pre- esame o i tuoi vuoti creativi!” Sbottò l’altro, alzando le braccia al cielo. Dio solo sapeva quanto voleva bene a quel ragazzo, ma il troppo era troppo!”
    “ Dammi il suo numero.” Gli ordinò serio.
    “ Come?!”
    “ Dammi il suo numero. Se non lo vuoi chiamare tu, lo farò io, basta che la smetti con questo strazio.”
    “ No.”
    “ Non fare il bambino. Sai perfettamente che sarei in grado di renderti inoffensivo in un secondo e impadronirmi del tuo cellulare, per cui se vuoi evitare lividi e contusioni, dammi il suo numero.”
    “ Cercatelo,” brontolò Bill, porgendogli il telefono, “non lo ricordo a memoria.”
    Alex scorse la rubrica un paio di volte, senza esito. Nessun Tom compariva tra i contatti.
    “ Non c’è. L’hai messo sotto la voce migliore scopata del secolo?” Lo prese in giro lo chef.
    “ Non sei divertente.” Affermò, strappandogli dalle mani l’ iPhone, “ E’ questo...” concluse, girando il display verso l’ amico.
    Spalle larghe?!” Esclamò Alex scoppiando a ridere,” Hahaha! Bill sei fuso!”
    “ E tu un idiota.” Borbottò imbronciato, lanciandogli il cucchiaio.
    Alex compose il numero sul suo cellulare e attese segnali di vita dall’altra parte della linea, ma si avviò la segreteria dopo un paio di squilli.

    “ Tom, sono Sweetie, potresti chiamare Bill, per favore? E’ in panico totale perchè non ti sei fatto sentire e sta letteralmente divorando le mie scorte di gelato. Oltre che insopportabile, sta diventando anche obeso, quindi fai un’ opera caritatevole e chiamalo appena puoi. Grazie. Ciao.”


    °°°



    Alain Saint-Jacques si era rivelato al di sopra di ogni aspettativa. Tom era rimasto letteralmente senza parole alla vista di quello che Jason definiva il suo stylist. Lo aveva immaginato, chissà perché, come una sorta di transessuale degno del miglior gay pride e invece si era trovato davanti un uomo di colore, sulla cinquantina, la cui unica estrosità era un ciuffo bianco che spiccava tra i capelli corvini. A parte la vistosa ingessatura che interessava il bacino e la gamba sinistra, ovviamente.
    Li aveva accolti con un grugnito, protestando per il caldo e il trattamento da lager nazista che i premurosi infermieri gli riservavano, ogni qualvolta avesse bisogno di espletare i suoi bisogni fisiologici o di esser accudito.
    Jason aveva sorriso, avvicinandosi a lui, salutandolo con un bacio sulla fronte e presentandoli.
    “ Dunque è lui la creatura che dovrò trasformare in una stella nascente del rock?” Esordì, squadrando da capo e piedi la figura di Tom, che rigido come un palo, si teneva a debita distanza dal letto di morte di quell’ uomo.
    “ Sì, cosa possiamo fare per migliorare il suo già fantastico aspetto?” Rispose il cantante, facendo segno a Tom di avvicinarsi.
    “ Mmh, non male Jason. Finalmente mi porti qualcuno che non avrà bisogno di un miracolo. A parte gli indumenti da schifo, direi che sia a posto.”
    “ Grazie, era proprio questo che volevo sentirti dire e sono felice che anche tu trovi Tom perfetto.” Ribattè il cantante, cingendo le spalle del suo chitarrista.
    Tom guardò in cagnesco entrambi, liberandosi dall’abbraccio e finalmente trovo il modo di parlare. Non gli piaceva quando si discuteva di lui in sua presenza come se non esistesse affatto.
    “ Cosa c’è che non va nel mio abbigliamento?” Chiese quindi leggermente risentito.
    “ Nulla, se tu facessi parte di un gruppo di rappers o skaters scapestrati, ma Jason fa musica rock e il suo stile è di tutt’altro genere. “
    “ Quindi dovrò indossare pantaloni e giubbotti di pelle borchiati?”
    “ No, basteranno un jeans e una t-shirt della tua taglia.” Sentenziò lo stilista, cercando di trovare una posizione antalgica che alleviasse i suoi vari dolori.
    Il moro guardò Jason che annuiva osservandolo attentamente, in attesa di una sua replica. Indossare abiti di scena così semplici non sarebbe stato un grosso problema in fondo. Il suo fisico era prestante e probabilmente qualcuno avrebbe anche apprezzato la vista dei pettorali e del suo fondoschiena…
    Cavolo Bill! Non lo aveva chiamato, se n’era completamente dimenticato! Ricordò all’ improvviso. Di certo era incazzato come una iena e già lo immaginava in preda al panico e ad una successiva furia assoluta. Doveva trovare il modo di sganciarsi un attimo e fargli uno squillo.
    “ Ok Alain, allora andremo subito all’atelier da Paul e poi a far compere.” Disse nel frattempo Jason allo stilista. “Grazie e stammi bene. Ci vediamo domani. Quando ti libereranno da questa scomoda armatura?”
    “ La settimana prossima, se le radiografie daranno esito positivo. Mai più sci estremo, te lo giuro!” Piagnucolò l’uomo battendo il pugno sulla gamba ingessata.
    “ Lo penso anche io Alain, alla tua età è meglio ripiegare su qualcosa di meno pericoloso!”
    Crétin!” Lo apostrofò in francese, “ anche tu eri con me e ringrazia Dio che non sia successo a te, altrimenti addio tour!” continuò alterato.
    “ E tu addio ingaggio!” Ribattè il cantante.
    “ Io sono un grande stilista e non ho certo bisogno di te!” Inveì mettendo il broncio e volgendo lo sguardo altrove.
    “ Da oggi in poi ti chiamerò Alain Saint Laurent, allora. Qualcuno potrebbe scambiarti per un suo figlio illegittimo…” Scherzò Jason, tentando di abbracciarlo goffamente.
    “ Vattene, la maturità non ti dona affatto. Ringrazia piuttosto Raquel per i muffin, era gustosissimi. Lei sì che è una sorella devota.” Brontolò l’uomo, facendo loro segno di uscire.
    “ Sorella?!” Chiese Tom una volta usciti dalla stanza.
    “ Sì, Alain e Rachel sono fratelli e ora andremo da Paul, il socio nonché compagno di Alain.”
    “ Scusa posso fare una veloce telefonata, prima?”
    “ Devi chiamare il tuo amico speciale?”
    “ Ehm… sì, non l’ho ancora fatto e sarà in pensiero.” Rispose mettendosi all’ascolto dei messaggi giunti in segreteria.
    Definirlo in pensiero era stato un eufemismo, constatò dopo aver sentito il messaggio di Alex, sorridendo e ringraziando mentalmente lo chef per la pazienza. Fece quindi partire la chiamata, cercando tra il suo scarno aforismario qualche frase ad effetto per tranquillizzare il suo insopportabile e obeso amico speciale.

    Edited by *billaly* - 31/1/2017, 18:27
     
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  2. Federiker
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    Benché a me non piacciano proprio le TWC - e tu lo sai bene, questa volta non posso non scriverti, soprattutto dopo aver letto qualche capitolo qua e là della tua storia: secondo me la scelta di raccontare di un Bill scrittore è stata azzeccatissima, soprattutto dopo aver visto il trailer completo della nuova stagione della TH TV. In un'altra vita, o magari anche in questa, Bill potrebbe essere davvero uno scrittore di successo. Ha doti comunicative innate, per quel che si può vedere, dal mio punto di vista. :-)
     
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    Ti ringrazio Fede! :)
     
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    Capitolo 30





    Mia rimase ad osservare per qualche istante il display del suo cellulare ormai muto, prima di volgere uno sguardo perplesso verso Josh. Era stata una giornata pesante all’ università, dove si era recata con le altre ragazze coinvolte nel fatto, per esser sentita dalla Preside di facoltà e dalla Polizia e la chiamata di Aileen l’aveva insospettita. Faceva fatica a credere che le avesse telefonato per sostenerla, visto gli ultimi accadimenti e quindi per invitarla a pranzo il giorno seguente per tirarle su il morale. La notizia era di dominio pubblico ormai, ma trovava alquanto strano che fosse stato nientemeno B.T. Truman ad informarla del raggiro ad opera di Rossman, dopo aver letto il suo messaggio sul blog e che lei si ritagliasse del tempo per consolarla, considerato che erano poco più che conoscenti.
    “ Mah, la gente è strana…” Borbottò, sedendosi sul divano accanto a Josh che l’abbracciò stringendola a sé.
    “ Chi era?” Chiese curioso il ragazzo.
    “ Aileen McNamara, il capo di Bill.”
    “ E che voleva?”
    “ Mi ha invitata a pranzo domani, ha saputo della faccenda di Rossman.”
    “ E cosa ti fa esitare?”
    “ Il fatto che appena saputa la notizia da B.T. abbia pensato che avessi bisogno di sostegno e che quindi, nonostante i suoi impegni, abbia trovato del tempo per me. Mi ha detto che per dimenticare le sventure non c’è nulla di meglio che una buona pizza alla Trattoria ‘Da Pasquale’.” Gli spiegò Mia brevemente.
    “ E come faceva a saperlo Truman?” Incalzò Josh.
    “ Gliel’ avevo scritto io sul blog. Non ridere di me, ma molti noi si confidano con lui e gli chiedono consigli.”
    “ Ah, capisco, anche se penso che sia un po’ stupido da parte vostra affidarsi ad uno sconosciuto, per quanto riguarda Aileen credo sia una sorta di solidarietà femminile e poi quella pizza è la migliore di tutta Los Angeles, sarà sicuramente un’ iniezione di ottimismo!” Rispose sfiorandole le labbra con un leggero bacio.
    “ Anche questo lo è…” Gli sussurrò Mia, baciandolo nuovamente.
    “ Sono sulla buona strada per farti cambiare umore, quindi?” Chiese lui malizioso.
    “ Uhm… forse sì. Continua.”

    °°°



    “ Ciao.”
    “ Bill per favore non tenermi il broncio, sono stato molto occupato...” Tom era dispiaciuto, ma non gli avrebbe permesso di fargli una scenata per telefono.
    “ Ok, ok! Mi ero solo preoccupato perché non chiamavi, tutto qui.”
    “ Tanto da far impazzire Sweetie?”Chiese sorridendo tra sé. Già lo immaginava a lanciare uno sguardo di fuoco all’ amico e successivamente inveire contro di lui.
    “ Che cazzo ti ha scritto quello stronzo?! E’ vietato preoccuparsi per qualcuno a cui tieni che è partito in fretta e furia in aereo con Jason Connor e che non ha poi più dato notizie di sé?!” Esclamò il biondo con voce stridula. I suoi buoni propositi di fare il sostenuto erano immediatamente svaniti come neve al sole.
    “ Potevi chiamarmi allora!” Replicò Tom cominciando a spazientirsi.
    “ Chiamarti?! E magari disturbarti mentre eri impegnato con lui?!”
    “ Bill sono a New York, mica in Afghanistan! E tu sei solo geloso!”
    “ IO NON SONO GELOSO! E SCUSA SE MI SONO PREOCCUPATO PER TE! BUON DIVERTIMENTO ALLORA!!! Gli gridò, prima di chiudere la comunicazione con un gesto di stizza e lanciare il telefono sul bancone del bar.
    “ Stronzo, tu e quel coglione di Tom! Che gli hai scritto?” Chiese ad Alex che osservava interdetto la scena. Non aveva mai visto Bill in quello stato e non sapeva se esserne divertito o preoccupato. I suoi occhi sembravano tizzoni ardenti ed era certo che sarebbe stata sufficiente un’ ulteriore occhiata bieca per incenerirlo.
    “ Ecco che gli ho scritto.” Disse lo chef porgendogli il suo cellulare.
    “Panico?! Non sono insopportabile e non sto diventando obeso!!! Mi ha detto che sono geloso. IO GELOSO?! Di lui?! Ma chi si crede di essere? Come lui ne trovo altri centomila! “ Sbottò, pronto a lanciare anche il telefono dell’amico.
    “ Ehi vacci piano! Costa cinquecento dollari!” Esclamò Sweetie, togliendoglielo dalle mani, “ E tu dovresti calmarti. Ok non ti ha chiamato, ma quando l’ha fatto non gli hai nemmeno dato la possibilità di parlare e hai iniziato a gridare come una papera isterica!”
    “ E vaffaculo anche tu allora! Possibile che siate tutti esseri insensibili a cui non frega nulla del prossimo? E io non sono una papera isterica!!!” Gridò nuovamente, alzandosi di scatto, facendo cadere lo sgabello su cui era seduto e attirando l’attenzione di Jenny che uscì dalla cucina per vedere cosa fosse successo.
    “ Ah no? Nel giro di cinque minuti hai mandato a quel paese quel ragazzo e me, solo per una cazzo di telefonata mancata. Non mi importa di quello che farai con Tom, mi importa invece che tu metta le tue chiappe fuori di qui al più presto. Io ti sono amico e credo di avertelo dimostrato in moltissime occasioni, ma non tollero che tu pensi che io sia un uomo gretto a cui non frega nulla degli altri, quindi vai via prima che ti prenda a pugni.” Rispose Alex, cercando di mantenere la calma.
    Bill tentò una replica, ma lo sguardo severo dell’ amico lo intimidì a tal punto da prendere il suo cellulare abbandonato e uscire dal locale senza aggiungere altro.
    Sweetie appoggiò i gomiti sul bancone e si coprì il volto con le sue grande mani. Mancava poco meno di un’ ora all’apertura del locale e lui aveva perso l’intero pomeriggio per star dietro a quello sciocco di Bill, ma non era questo che lo preoccupava, ma piuttosto il fatto di non poterlo aiutare a gestire al meglio la situazione.
    Bill era innamorato perso di Tom, questo era ormai evidente, ma incapace di gestire quel sentimento con razionalità. Per inesperienza o per ingenuità, oppure per quella maledetta vita parallela che in un certo senso si era creato come scrittore. Forse era stato un po’ troppo severo con lui, ma sperava che questo evento lo facesse riflettere.

    °°°


    “ Sei silenzioso Tom, il tuo amico non ha risposto?” Chiese Jason seduto di fianco a lui sulla lussuosa auto.
    “ Ha risposto, ma sarebbe stato meglio che non lo avesse fatto. Era arrabbiato perché non l’avevo chiamato e mi ha fatto una scenata.” Rispose il chitarrista facendo spallucce.
    “ Gli passerà. All’inizio molti si comportano così. Devono solo entrare nell’ottica dell’idea che noi musicisti siamo così presi dalla nostra vita, che non abbiamo tempo per certe smancerie…” Spiegò il cantante.
    “ Detto da te, stride un po’ quest’affermazione. Non dai certo l’impressione di essere uno che pensa solo a se stesso e alla propria carriera.” Affermò Tom.
    “ Solamente perché gli altri si sono adeguati a me. Anche Carly, sebbene sia già passato qualche anno, ogni tanto tenta di avermi in esclusiva, ma sa di sprecare il suo tempo. La musica è tutta la mia vita, qualcosa per cui ho combattuto e difficilmente passerà in secondo piano.”
    “ Quindi non sei innamorato di lei?”
    “ Diciamo che è bello avere qualcuno che ti scaldi il letto ogni tanto.”
    “ Non credo che ne sarebbe molto entusiasta se ti sentisse.” Azzardò dubbioso il chitarrista.
    “ Ne è perfettamente consapevole e non l’ho obbligata a rimanermi accanto. Quando l’ho conosciuta faceva la barista in un locale di second’ordine di Boston. Io avevo già pubblicato il mio primo disco e avevo appena iniziato la scalata al successo mentre lei era bellissima e sprecata per quel postaccio, le ho semplicemente chiesto di seguirmi e lei l’ha fatto.” Raccontò Jason, sorridendo.
    “ Una ragazza decisa.” Constatò Tom.
    “ Non aveva nulla da perdere e io non ero il tipo di rock star inaffidabile. Lei voleva una vita di agi e con me l’ha ottenuta, io ho in cambio una bella donna al mio fianco che recita la parte della fidanzata innamorata in pubblico, ma che nel privato invece sa che può prendere solo quello che io sono disposto a darle.” Rispose il cantante, facendogli l’ occhiolino.
    “ Un po’ estremo come discorso, non pensi? Da come dici tu non c’è posto per l’amore.” Dedusse il moro.
    “ Io sto bene così. Innamorarsi può rivelarsi un’ immensa fregatura e arrivare a compromettere la tua vita, molte coppie arrivano a scoppiare lasciando intorno a sé distruzioni insanabili. Io non voglio che mi succeda questo, non voglio soffrire più di quanto non abbia già fatto.” Disse serio l’altro. Si rendeva conto di essersi esposto più del dovuto, ma per ciò che aveva in mente doveva esser certo che Tom non cedesse al primo ostacolo.
    “ Posso capire il tuo punto di vista, anche se io non potrei mai vivere accanto ad una persona che non amo. Come non so se riuscirei davvero a mollare tutto per la musica, cioè per me è molto importante, ma non riesco ad immaginarmela come un qualcosa che ha la priorità su tutto il resto.”
    “ Il cambiamento verrà da sé. Non è vietato cercare di far funzionare le cose, ma tu stesso ti renderai conto che sarà sempre più difficile mantenere un rapporto affettivo stabile con qualcuno che è lontano da te e che non puoi permetterti che i dissapori minino la tua esistenza.” Gli spiegò pazientemente il cantante.
    “ Tu vivi con Carly eppure non la ami.” Replicò secco Tom. Di nuovo quella sensazione di disagio si era impadronita di lui. Dove voleva andare a parare Jason?
    “ Io parlo per te. Mi dispiacerebbe portare in tour un chitarrista con il cuore a pezzi.”
    “ Non succederà. Metterò tutto in chiaro con Bill al mio ritorno.” Concluse il moro.
    “ Siamo arrivati!” Esultò Jason, cambiando repentinamente discorso. “Tom sei pronto a perdere il tuo aspetto da scialbo rapper in favore di uno da stella nascente del rock?” Chiese sorridendogli amabilmente.
    Tom annuì sempre meno convinto.

    Edited by *billaly* - 28/8/2014, 19:17
     
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    Buongiorno cara!!!! che bel ritorno! :)
     
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    Si sa che l'amore rimbambisce... e Bill deve essere davvero innamorato, perchè è rimbambito forte eh?
    A questo punto della storia, vorrei poter entrare nel locale di Sweetie, chiedergli gentilmente di spostarsi, avvicinarmi a Bill, afferrarlo per le spalle e ... scuoterlo fino a che i suoi vestiti non siano passati moda!
    Ha, naturalmente, tutta la mia comprensione (che sta scemando lentamente) per il sentirsi agitato, ferito, geloso, pseudo-tradito dal suo migliore amico, preoccupato ecc., ma... ma da questo a trasformarsi in uno scoiattolo rabbioso che va in giro a mordere tutto e tutti, è grave!
    Continuo a pensare che, in fondo, la 'loro' è una relazione appena cominciata... che non hanno fatto grandi discrosi d'amore o di futuro insieme e tutto mi sembra esagerato da parte di Bill. Troppo.
    Però, poi penso che, forse, la sua 'poca fiducia' nel confronti di Tom, la sua 'possessività', alla fine non sia che il riversare sull'altro una sorta di propria enorme insicurezza e che tutto quello che chiede, in fondo, è un briciolo di conferma, di rassicurazione sul fatto di essere importante per l'altro, come l'altro lo è per lui.
    Ma lo fa nel modo sbagliato.
    Nel suo mondo onirico, quello dei suoi libri, è lui che decide quello che fa/dice ognuno dei suoi personaggi e sa già che piega prenderà la storia... gestisce lui il 'futuro', ma qui, nella vita reale, è tutto maledettamente più complicato e questo, se non hai 'scudi', se non hai esperienza, può essere destabilizzante all'inizio.
    La sua unica speranza? Che nessuno si esasperi prima che riesca a capire che non è facile 'crescere', non lo è per niente. Forse per questo serve tanto tempo per farlo...

    *chu*

    Sono il tuo incubo peggiore, ammettilo! muahhhahaaa!!
    Battute (sceme) a parte, cominco ad allenarmi nel commentare 'altrove' (vabbè, con un copincolla... ma da qualche parte bisogna pur cominciare, no?) E poi, così, la storia torna 'sù' dove merita. *chu*
     
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    Hai detto bene Liù: Bill è abituato a gestire la vita dei suoi personaggi e fino ad ora ha sempre avuto qualcuno vicino a lui che lo ha in un certo qual modo guidato nelle decisioni importanti. Ha dimostrato ampiamente di esser capace di prender in mano una situazione "pesante", aiutando Aileen quando aspettava il suo bambino e anche dopo, ma non si è mai innamorato per davvero e la sua inesperienza in materia può facilmente fargli compiere qualche passo falso. Forse non riuscirà a cavarsela da solo e avrà bisogno quindi di una mano e di qualche saggio consiglio... ;)

    Vorrei che ce ne fossero di più di questi "incubi"!
    Grazie per la costante sopportazione! :wub:
     
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    Capitolo 31




    Bill era ritornato a casa con un’ insolita e distruttiva vena creativa, ma invece di rompere piatti a bicchieri per poi ricomporre i cocci, aveva raggiunto lo studio, acceso il portatile ed iniziato a scrivere. Theon era morto circa sessanta volte per mano della malvagia Hope che aveva messo a frutto tutte le sue conoscenze sui vampiri per eliminare fisicamente il suo rivale, ma senza venir a capo di nulla. Ad un certo punto la vista si era offuscata e cedendo finalmente il passo allo sconforto, si era afflosciato sulla sedia e aveva permesso alle lacrime di bagnare le sue guance e la tastiera del PC.
    Non era da lui provare simili emozioni, o meglio, non gli era mai successo in vita sua di sentirsi così depresso, rabbioso e impotente. Tom in pochi giorni gli aveva rubato il cuore, senza che potesse far nulla per evitare che la prepotenza di questo nuovo sentimento minasse il suo essere. Si sentiva uno stupido a piangere per attenzioni non ricevute, lui, che aveva sempre fatto di tutto per vivere nell’ anonimato più assoluto!
    Si asciugò gli occhi con la maglietta e tirò su vigorosamente con il naso. Una passeggiata in riva al mare lo avrebbe calmato. Si lavò il viso ed uscì fuori in veranda. Il sole stava tramontando, tingendo il cielo di un rosso intenso, una leggera brezza soffiava verso il mare scompigliandogli i lunghi capelli. Poco distante, qualche turista si attardava sulla spiaggia per godersi gli ultimi istanti di quella bella giornata di sole che stava volgendo al termine. Inspirò a pieni polmoni, tossendo un po’, prima di accendere l’ennesima sigaretta. Devo smetterla con questa merda… Brontolò tra sé, accartocciando nella mano il pacchetto vuoto aperto solamente il mattino, e gettandolo poi sul tavolo. Si incamminò lentamente verso la riva del mare e lasciò che le acque dell’oceano gli lambissero le caviglie. L’acqua gelida lo costrinse a piccoli tremiti e ad aumentare l’andatura per contrastare il freddo. Camminò a lungo, perso nei suoi pensieri, tanto che quando fece ritorno a casa solo una pallida luna illuminava la spiaggia. Era però decisamente di umore migliore, la passeggiata gli aveva schiarito le idee, non aveva fumato per circa due ore e si sentiva addirittura in vena di mangiare! Guardò l’orologio sulla parete della cucina che segnava ormai le ventidue e trenta, se si fosse cambiato in fretta poteva passare al locale di Sweetie, mangiare qualcosa, ma innanzitutto chiedere scusa al suo amico.


    °°°



    Tom sbadigliò vistosamente e cercò un posto dove sedersi. Era stata una giornata stancante e mai come in quel momento avrebbe desiderato trovarsi su di un comodo divano, a sgranocchiare pop corn davanti alla TV, magari con Bill abbracciato a lui. Invece dopo esser stati da Paul all’atelier, andati in giro a fare shopping e passati dal parrucchiere, si era lasciato trascinare da Jason ad un “utility party”, come lo definiva lui, e cioè ad una festa dove la maggior parte dei presenti erano perfetti sconosciuti , imbucati perché amici di questo o quell’altro, ma dove talvolta si potevano fare incontri estremamente interessanti. E così sembrava esser stato per Jason che da venti minuti stava parlando fitto con una ragazza che lo ascoltava estasiato, limitandosi ad annuire di tanto in tanto. Non aveva idea di chi fosse, ma aveva avuto l’impressione che i due si conoscessero già da prima. Beh, lo avrebbe presto scoperto, visto che si stavano dirigendo proprio verso di lui.
    “ Eccoci qui Tom! Non hai l’aria di uno che si sta divertendo molto! Ti sei preso qualcosa da bere?” Esordì Jason sorridente.
    “ Sì, questo è il secondo giro…” Rispose il chitarrista un po’ annoiato, scuotendo leggermente il bicchiere di coca e rum ancora pieno davanti al volto del cantante. A dire il vero non aveva nemmeno sete, ma solo voglia di andarsene da lì e chiamare Bill, per cercare di salvare il salvabile.
    “Lei è Lea Braxton , la mia regista preferita… Lea, questo è Tom Kaulitz, il mio nuovo chitarrista.” Li presentò, ignorando volutamente l’occhiataccia dell’altro.
    “ Piacere di conoscerti…” Replicò, porgendole la mano e distogliendo però subito lo sguardo, quella tipa lo stava divorando letteralmente con gli occhi e questo lo metteva a disagio.
    “ Jason, vedo che questa volta la scelta dei tuoi musicisti non si è basata solo sulla bravura, il prossimo video con la sua presenza sarà un successo…” Convenne la regista scrutandolo attentamente.
    “ Video?... Scusate, ma credo di non capire.” Ribattè Tom subito sulla difensiva. Odiava non esser messo al corrente dei fatti soprattutto se lo riguardavano direttamente.
    “ Te ne avrei parlato domani. Io e la casa discografica abbiamo finalmente trovato un accordo e nei prossimi giorni gireremo il video per il secondo singolo, dove questa volta dovranno esser presenti anche tutti i musicisti che mi accompagneranno in tour e quindi anche tu. Sarà una sorta di documentario di ciò che avviene alle prove dello show e Lea ne sarà la regista.” Lo informò Jason.
    “ Ah, capisco. Scusa se ti sembro perplesso, ma sono un po’ sorpreso. Tu non hai mai girato un video con la presenza dei tuoi musicisti.” Rispose Tom.
    “ Beh c’è sempre una prima volta per tutte le cose, no? E lei mi ha convinto. ‘Ready to start’ è la canzone ideale per ciò che abbiamo in mente.” Tom annuì, mentre gli tornavano alla mente le note del brano. C’era un bel assolo di chitarra ed era una canzone allegra, si erano molto divertiti in studio quando l’avevano incisa.
    “ Ok, mi sembra un’ ottima scelta. Il pezzo è uno dei migliori dell’album.” Si limitò a dire sorridendo a Jason, ma evitando accuratamente di fare altrettanto all’altra che non gli staccava gli occhi di dosso.
    “ Credo che ci divertiremo un sacco insieme, ragazzi!” Esclamò la regista, abbracciando il cantante, “ ma ora scusatemi, ho visto una persona che devo assolutamente andare a salutare. Ci vediamo la prossima settimana Jason… Tom è stato un vero piacere conoscerti.” Concluse, facendogli l’occhietto e mischiandosi poi ai presenti.
    Tom le sorrise sghembo e lanciò un’ occhiata bieca a Connor che scoppiò invece a ridere divertito.
    “ Credo che per oggi possa bastare amico mio. Che ne dici se andiamo a dormire?”

    °°°



    “ Che ci fai ancora qui? Avrei dovuto versare una boccetta di lassativo nel tuo gelato, oggi.” La voce di Alex alle spalle di Bill, risuonò ugualmente forte e minacciosa nonostante il brusio e la musica di sottofondo.
    Il biondo posò il suo mega hamburger vegetariano nel piatto e si voltò verso lo chef. Il suo sguardo non prometteva nulla di buono e per un istante pensò che andare da lui non fosse stata poi una grande idea.
    “ Il tofu è buonissimo stasera.” Buttò lì Bill, facendo un sorriso a trentadue denti.
    “ Lo è sempre e non mi addolcirai con le moine. Che sei venuto a fare?” Ripeté Sweetie ancora visibilmente arrabbiato.
    “ A chiederti scusa. E anche a mangiare. Sono stato veramente insopportabile oggi, lo ammetto, ma tu ormai dovresti conoscermi e-“
    “ E infatti ti ho mandato a quel paese Bill. A tutto c’è un limite e io non sono il tuo pungiball.” Replicò secco. Se credeva di farla franca con due paroline, si sbagliava di grosso.
    “ Alex sono stato imperdonabile… non so che mi abbia preso, io…“ balbettò imbarazzato lo scrittore.
    “ Ti sottovaluti Bill, non sei stato imperdonabile, ma davvero uno stronzo.”
    “ Ok, sono stato uno stronzo e me ne pento. Non dovevo parlarti a quel modo, tu non hai colpa se Tom è un insensibile coglione a cui non importa niente del sottoscritto! Io mi rendo conto che ti ho tirato in mezzo ad una situazione che dovevo sbrigare da solo-“
    “ Basta Bill, per favore, non ricominciare con questa storia!“ Lo zittì lo chef, prima di esser travolto dall’ ennesimo attacco di logorrea, “ Tom non è un coglione insensibile, ha solo dimenticato di chiamarti! E tu dovresti piantarla di ragionare come una delle eroine dei tuoi libri! La vita reale è un attimo diversa! Chiamalo tu invece di stare qui ad inventare nuovi epiteti e a crearti paranoie che lo sminuiscano ai tuoi stessi occhi. Sono arciconvinto che se riuscirai a resistere trenta secondi alla tentazione di insultarlo nuovamente per la sua GRAVE mancanza di tatto nei tuoi confronti, forse riuscirete anche a parlare civilmente e ad augurarvi addirittura la buonanotte come due persone adulte e responsabili.” Continuò Alex, mettendosi poi seduto di fronte a lui e posando le braccia sulla borsa del biondo posata sul tavolo.
    “ A New York sono quasi le tre di notte adesso, starà dormendo…” Borbottò Bill, cercando una scusa.
    “ O forse no. In questo momento il tuo cellulare nella borsa sta vibrando. Scommetto che è lui. Evidentemente è disposto a rinunciare al sonno, ma non a te. Rispondi scemo.” Lo redarguì Alex, rovistando nella borsa e porgendogli il telefono.
    Il sorriso che comparve sul suo volto mentre accettava la chiamata, fu meglio di mille parole. Sweetie si alzò dal tavolo e tornò in cucina a sistemare e a dare disposizioni per il giorno successivo.
    Semmai gli fosse andata male la carriera di chef, avrebbe potuto senz’altro gestire un’agenzia per cuori solitari.

    Edited by *billaly* - 19/9/2014, 01:37
     
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  10. rawak
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    :wub:
    Oooooooh ma che dolce orso! Brava Ale!!!
    finalmente faranno pace e.....
     
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  11. Federiker
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    Ogni tanto passo ancora di qui e mi rilasso molto a leggere i capitoli che posti. Ammetto di essermi un po' affezionata a questa storia, a questo Bill scrittore così carico di fascino, stravaganza, umanità. Semplicemente fantastico. Peccato solo che questi ultimi capitoli siano molto statici. Sembra si rimandi di volta in volta un qualche evento immaginabile sì, ma non ben definito. Ciò ha inevitabili ripercussioni sulla narrazione generale che, a parer mio, perde elasticità e armonia.
     
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    Ho molto poco tempo per scrivere e quindi sicuramente la narrazione ne risente. Non so nemmeno se la continuerò a dire il vero...
    Comunque grazie!
     
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  13. Federiker
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    Sarebbe davvero un peccato se non la terminassi, perché è davvero una bella storia! :)
     
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    Adesso vedrò che fare. :)
     
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    Capitolo 32





    Era terribilmente in ritardo, tra meno di un’ ora Tom sarebbe arrivato e lui doveva ancora prepararsi. Mia era stata un piacevolissima compagnia nel corso del pomeriggio e il suo ritrovato entusiasmo in seguito alla proposta fattale da Aileen l’aveva contagiato, ma il buonumore non gli avrebbe fatto recuperare il tempo perduto. Era certo che la ragazza avrebbe fatto un ottimo lavoro con i trailer del suo nuovo libro e gli era suonato strano parlarne in terza persona come se lui fosse stato il portavoce di se stesso.
    Dovrò confessarlo a qualcuno prima o poi , borbottò mentre sceglieva i vestiti nell’armadio.
    “ Bill, dove sei? Ti ho portato la cena!!!” La voce di Jenny, l’aiuto cuoca di Alex, lo riportò alla realtà. Cavolo! Aveva completamente dimenticato di preparare la tavola e ora era lì in mutande e ancora di più in ritardo! Il panico lo assalì. Tom sarebbe arrivato e l’avrebbe trovato tra piatti e bicchieri, seminudo e ancora con il sudore della giornata addosso!
    Uscì dalla stanza e dalle scale piagnucolò di esser terribilmente in ritardo, pregandola di dargli una mano ad apparecchiare la tavola.
    “ Stasera è venerdì. Ci sono cinquanta persone al ristorante che aspettano di assaggiare la mia zuppa di granchi che rischierà di non esser mai servita se rimango qui!” Rispose la ragazza, riponendo la cena nel forno.
    “ Ti pregoooo!!!” La implorò Bill, scendendo di corsa le scale, incurante del suo scarno abbigliamento.
    “ Mmh… carino!” Esclamò Jenny, lanciandogli uno sguardo ammiccante, “ ma non basterà esibire il tuo corpo, per convincermi. Alex mi ucciderà, se perdo altro tempo qui con te.
    “ Ci penso io a lui, ma devi aiutarmi! Non so nemmeno come si prepara una tavola!” Incalzò lo scrittore, gettandosi ai suoi piedi.
    “ Uff! Va bene. Dove tieni l’occorrente?”
    “ Non lo so. Io non ho mai apparecchiato per un’ occasione speciale, né so dove Gordon tiene il servizio per gli ospiti.”
    Jenny alzò gli occhi al cielo, iniziando a aprire cassetti e sportelli, facendogli segno di sparire dalla sua vista.
    In fondo la sua celebre e gustosissima zuppa di granchi per una volta poteva esser servita anche da qualcun altro…

    °°°



    Tom osservò le luci della pista di atterraggio dal finestrino e sospirò con sollievo quando il carrello dell’aereo toccò terra. Erano in perfetto orario e molto presto avrebbe potuto raggiungere Bill alla casa al mare. Erano successe parecchie cose in quei due giorni a New York ed era perfettamente consapevole di come la sua vita stesse radicalmente cambiando. Aveva conosciuto persone interessanti, altre da cui prendere immediatamente le distanze, ma soprattutto era rimasto di stucco davanti alla proposta di Connor. Ora sì che poteva dare un senso al suo strano comportamento ed interesse nei suoi confronti. Ok, rimaneva il fatto che lui fosse bisex, ma il quel caso il sesso non c’entrava affatto. Lo aveva messo alla prova ed evidentemente doveva aver superato il test, se l’ultimo degli appuntamenti della giornata, prima di ripartire per Los Angeles, era stato nientemeno con uno dei produttori musicali più famosi di New York.
    Inciderò Black Blood e tutti potranno finalmente ascoltare la mia musica… ripetè mentalmente per l’ ennesima volta, mentre un sorriso ebete si apriva sul suo bel viso.
    Bill sarebbe stato felice per lui? Se lo augurava vivamente. Dopo quell’interminabile telefonata della notte precedente sperava che le cose tra loro potesse prendere la giusta piega. Quei due giorni lontani da lui gli avevano fatto comunque capire quanto fosse importante la sua presenza nella sua vita anche se si conoscevano da poco. Chissà, forse avrebbe potuto chiedergli di seguirlo in tour, in barba ai consigli di Jason.
    “ Ehi Kaulitz, stai sognando ad occhi aperti?” La voce del cantante lo riportò alla realtà. Non avevano parlato molto durante il viaggio di ritorno, ma già di tanto avevano discusso in quelle quarantotto ore.
    “ Stavo solo pensando…” Buttò lì Tom, slacciando la cintura di sicurezza e alzandosi dal suo sedile per sgranchirsi le gambe e stirare le braccia verso l’alto.
    “ Al tuo bel ragazzo che ti aspetta a casa?” Scherzò l’altro, abbozzando un sorriso.
    “ Anche, ma soprattutto alla tua proposta. Non mi sembra ancora vero!” Esclamò il chitarrista animandosi.
    “ Lo è , e lo sarà ancor di più dopo che avrai firmato il contratto.” Rispose Connor, battendogli una mano sulla spalla.
    “ Perché proprio io, Jason? Là fuori ci sono centinaia di aspiranti cantanti in attesa della loro grande occasione.”
    “ Perché tu sei vero. Non sei creato a tavolino. Tu credi in quello che canti. Black Blood è una bellissima canzone e dopo che mi hai detto che l’avevi composta per tuo padre, lo è ancor di più. Il pubblico si è stancato delle rime baciate e delle false storielle scritte per far innamorare i ragazzini, tu sei quello che sta cercando. E il fatto che tu sia anche un bellissimo ragazzo non guasterà di certo. Ai concerti dovremo rinforzare la sicurezza o rischieremo un’ invasione di ragazze isteriche sul palco!” Spiegò il cantante, scoppiando a ridere alla sua ultima affermazione.
    Tom si schernì al solo pensiero, prima di unirsi alla risata. Non aveva mai pensato a se stesso come a qualcuno che potesse destare un reale interesse nel prossimo. Non aveva mai curato per davvero il suo aspetto, né tanto meno il suo guardaroba. Si lisciò le pieghe sulla sua nuova maglia firmata Givenchy, la prima posseduta in vita sua, e si ravviò i capelli che gli scendevano morbidi sulle spalle. Li aveva tagliati un po’ e gli piacevano molto raccolti ai lati e stretti dietro in un codino. Anche Bill, era certo, avrebbe apprezzato.
    Prese il suo zaino dal portaoggetti e se lo mise sulle spalle, mentre Jason faceva altrettanto con il suo bagaglio a mano.
    La calda brezza di Los Angeles lo avvolse come un morbido abbraccio, mentre scendeva la scaletta del velivolo. Si sarebbe fermato un attimo a casa in città, giusto per farsi una doccia e cambiarsi e poi sarebbe corso da Bill.

    °°°



    Se la giornata era trascorsa a gonfie vele, la serata non sembrava dello stesso avviso. Non solo era in terribile ritardo e doveva ancora sistemare le ultime cose, ma l’asciugacapelli era passato a miglior vita e la zip dei jeans si era bloccata impigliandosi nella t-shirt e non voleva più saperne di muoversi.
    “ Merda, merda, merda!!!” Aveva gridato, pestando i piedi a terra come un bambino e gettando il phon nel cestino in bagno.
    “ Mia! Devo chiamare Mia! Cazzo! La cena nel forno!!!” Dio gli sembrava di impazzire, il cuore batteva furioso nel petto, mentre scendeva le scale di corsa, temendo di aver lasciato bruciare le pietanze.
    Sì avventò sullo sportello del forno e lo aprì, aspettandosi che una nuvola densa di fumo lo investisse, invece un buon profumino di lasagne gli invase le narici. Jenny evidentemente aveva previsto che non avrebbe potuto fare attenzione anche a questo. Sospirò di sollievo, sedendosi a terra per riprendere fiato. Almeno la cena era salva.
    Prese il cellulare e parlò brevemente con Mia che, spiegatole l’accaduto, nemmeno dopo tre minuti era lì, armata di asciugacapelli superprofessionale e pinze.
    “ Da dove cominciamo?” Chiese sorridente la ragazza, entrando dalla veranda, a Bill che osservava con attenzione la tavola apparecchiata con cura e maestria da Jenny. Avrebbe dovuto impararle anche lui queste cose basilari e fondamentali dell’ arte di ricevere ospiti.
    “ Grazie per esser accorsa in mio aiuto! Tuo fratello sarà qui a minuti e io sono messo così!” Piagnucolò, tirandosi una ciocca di capelli che si stava irrimediabilmente arricciando.
    “ Io stavo uscendo, quindi se non ti dispiace, ti aiuterò a sbloccare la zip e ti lascerò il phon. Josh mi sta aspettando.”
    “ Ok, tranquilla. E scusa ancora se ti ho disturbato!”
    “ Nessun disturbo. Aiuto con piacere il mio futuro cognato!” Rispose Mia, facendogli l’ occhiolino.
    “ C-cognato?” Balbettò Bill, mentre le sue orecchie andavano a fuoco. Quindi significava che Tom le aveva parlato di lui in questi termini?! Le aveva forse detto che intendeva sposarlo?!
    “ Beh, tu e Tom non state insieme? Chissà, magari un giorno…” Buttò lì la ragazza, scoppiando a ridere divertita e facendo segno allo scrittore di stendersi sul divano.
    Quindi nessun risvolto romantico. La sua fantasia come al solito correva a velocità supersonica! Un po’ deluso si sdraiò e lasciò che Mia, inginocchiatasi a terra di fianco a lui, tentasse di aprire la cerniera incastrata.
    “ Scusa, ma devo infilare la mano nei tuoi jeans, altrimenti non riuscirò a togliere il tessuto della maglietta impigliata.” Disse la ragazza, consapevole dell’imbarazzo di Bill al suo tocco così vicino alle sue parti intime.
    “ O-ok… l’importante è che questa zip scenda, non fa nulla se la maglietta si strapperà…” Rispose lo scrittore, sospirando rumorosamente, al leggero contatto. Non che questa cosa lo eccitasse, tutt’altro, ma sicuramente era una delle situazioni più imbarazzanti in cui si era trovato, con una ragazza per di più.
    “ Accidenti non ci riesco! Non si muove per niente! Forse dovremmo tagliare il pezzo della maglietta e provare a sfilare i jeans così, la cerniera si romperà, comunque…” Suggerì Mia, strattonando in malo modo i suoi pantaloni dalla vita.
    “ Ma guarda, guarda… Io sto fuori due giorni e chi mi ha fatto una patetica scenata di gelosia al telefono non più di quarantotto ore fa, se la sta spassando niente meno che con mia sorella?!” La voce di Tom raggelò all’ istante entrambi, che, pietrificati, si bloccarono nelle loro equivoche posizioni. Lo sguardo del chitarrista era imperturbabile, ma i pugni serrati lungo i fianchi tradivano la sua apparente tranquillità.

    “ Che cazzo state facendo?!”

    Edited by *billaly* - 20/10/2014, 23:01
     
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