Nobody said it was easy

In fase di scrittura

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. •Strange~Humanoid•
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Titolo: Nobody said it was easy
    Autore: Strange Humanoid
    Beta: Morgie Storm
    Rating: NC17
    Avvisi: Adult contenent, Drug use, Blood, Twincest not related, Smut, Death-fic, OOC
    Genere: Angst, AU, WIP
    Pairing: Tom X Bill
    Disclaimers: Non possiedo né i Kaulitz né i Tokio Hotel, tutto ciò che ho scritto non è reale e non è a scopo di lucro.
    Riassunto: Chi osservava la sua vita come uno spettatore guarda un film al cinema avrebbe pensato che fosse ripugnante e che persone come lui non sarebbero dovute nemmeno esistere, ma non avevano capito che viverla... era molto peggio.

    Note iniziali: beh... questa è la prima fan fiction che posto qui, mi è venuta l'idea dopo 2 ore consecutive di francese... una tortura! Anche se era da tempo che ci pensavo su...
    Non so da dove mi è uscito tutto questo coraggio di mettere una mia storia qui .___. *si sotterra* beh... buona lettura *Scappa*

    image

    NOBODY SAID IT WAS EASY

    PROLOGO

    Tom avvicinò la lama seghettata al collo dell’infiltrato.
    Era appena venuto a conoscenza che la banda di Dirk era tornata con un unico obbiettivo: avere la testa di Tom Kaulitz. Si sarebbe potuto dire che non fosse stato molto entusiasta a quella notizia ed ora aveva semplicemente bisogno di sfogarsi con qualche ragazzino piscia sotto.
    «S-signor Kaulitz, io-io glielo giuro, io non… so nient’ altro, davvero.» il povero ragazzo balbettava impaurito, sapendo quale sarebbe stata la sua fine da li a poco.

    Il rasta avvicinò il viso al suo che era inchiodato al muro, fino ad arrivare ad un soffio dal suo naso. «Senti un po’ ragazzino: qui nessuno prende per il culo il boss. Chiaro o no?» sibilò. Non c’era bisogno di gridare, era certo che avesse capito, ma a mali estremi… Tom fece scattare il braccio in avanti tagliando la gola al biondo. Il sangue prese ad uscire e il rasta imprecò notando che il suo preziosissimo polsino blu aveva ora una macchia al centro.

    Gettò la lama per terra e questa cadde producendo un suono metallico. Sentì dei passi avvicinarsi a lui, ma non si voltò sapendo già chi fosse. Tirò fuori dagli enormi jeans un accendino blu e un pacchetto di sigarette, ne estrasse una e la accese sentendo i passi farsi sempre più vicini.
    «Risolto?»

    Adam era forse uno degli amici più fidati di Tom, aveva anche smesso di dargli del capo quando cominciarono a difendersi fianco a fianco. Sin dall’età di 11 anni si erano sempre protetti a vicenda e sarebbe stato così ancora per molto tempo. Erano stati entrambi trascinati nella vita di quel posto e avevano imparato a sopravvivere sostenendosi l’un l’altro.

    «Secondo te?» sorrise sghembo come al solito, per poi allontanarsi da quel lago rosso.
    «Ho parlato con Ronnie, lui e la sua banda sono dalla nostra parte così come quella di Seb.».
    Tom sorrise amaramente «Non credo che basterà.» spiegò mentre Adam lo guardava scioccato «Ci serve più gente.» Era a dir poco allibito… cosa diamine…? «Stai scherzando, vero?» Tom si fermò guardandolo in cagnesco «Ti sembra forse che stia scherzando?!» Il moro si allontanò leggermente «Certo che no, ma siamo tantissimi.» «Non si sa mai…» Cosa intendeva dire? Non eravamo abbastanza bravi? Forse qualcuno dovrebbe ricordargli chi ha fatto sparire tutta la banda di Sam.

    Forse è solo spaventato.

    Tom, in realtà, non sapeva se ormai avesse accettato di morire oppure volesse provare a combattere. Certo, ne valeva del suo orgoglio, ma se fosse rimasto in vita non sarebbe cambiato molto. Omicidi, sesso, prigione, furti. A parte Adam non aveva nessuno e, anche se non lo ammetteva, si sentiva spesso inutile.

    La madre aveva smesso di badare a lui quando aveva scoperto il suo stile di vita, non era mai stata fiera di lui e Tom non poteva certamente biasimarla. Infatti non aveva fiatato quando lo aveva sbattuto fuori di casa. Era stato zitto, aveva varcato la soglia e non era mai più tornato. Cosa avrebbe potuto dire? “Sono così, non mi fare la predica.”? No, di certo. Tom sapeva di sbagliare, sapeva che ciò che faceva fosse così superficiale, ma dopo tanti anni ci aveva semplicemente fatto l’abitudine. “Un’abitudine schifosa” avrebbe detto qualcuno, ma lui, lui non se ne rendeva nemmeno più conto. Il suo senso di colpa era stato soffocato dall’alcool e dalla droga, così che ora potesse sentirne solo alcuni accenni quando era nervoso o in estremo pericolo.

    Chi osservava la sua vita come uno spettatore guarda un film al cinema avrebbe pensato che fosse ripugnante e che persone come lui non sarebbero dovute nemmeno esistere, ma non avevano capito che viverla... era molto peggio.

    *


    «Mamma io, io non ne sono sicuro…».
    Bill tremava leggermente davanti allo specchio, osservandosi con occhio critico. Aveva delle sottili occhiaie e le labbra erano leggermente secche. Coglieva tutti questi particolari trovandosi bruttissimo, anche se una persona, in fondo, è fatta di particolari e i suoi erano messi a punto nel migliore dei modi, ma lui continuava a vedersi brutto, a volte senza motivo.
    «Non ti preoccupare cucciolo, andrà tutto bene. » Stefy sorrise davanti al viso imbronciato del moro che continuava ad osservarsi perplesso.
    «Ora o mai più.» sussurrò Bill a sé stesso. Abbassò il capo e si incamminò verso l’uscita della casa tirandosi dietro una borsa pesante. Una volta raggiunta la soglia, si voltò nuovamente osservando la casa priva di mobili.

    Trasferirsi.

    Era incredibile, ma doveva abbandonare tutto. Ovviamente non i suoi amici, dal momento che non ne aveva nemmeno uno, ma i ricordi, per Bill, erano tutto. Tutto quello che lo facevano ancora sognare.

    «Sono fiero di te, Bill.» Jorg lo guardava con gli occhi di chi, come lui, aveva appena avuto l’onore di vedere il figlio in uno show in tv, mentre cantava e si scatenava davanti a tutti, ma Bill non aveva fatto caso ai riflettori puntati su di sé, agli spettatori che avevano applaudito alla fine dello spettacolo. Bill aveva fatto attenzione solo allo sguardo del padre puntato su di sé, a LUI che aveva applaudito alla fine e al quale era andato subito incontro abbracciandolo. «Ti voglio bene papà.» aveva sussurrato mentre lo abbracciava. Era felice quando era con lui e lo era ancora di più quando erano anche insieme alla madre.

    Erano una famiglia felice, ma non sarebbe durato per sempre.


    Nulla lo è.


    ***

    Link capitoli {In continuo aggiornamento}:
    1° Capitolo: Pagina corrente
    2° Capitolo
    3° Capirolo
    4° Capitolo

    Edited by •Strange~Humanoid• - 26/5/2011, 22:48
     
    Top
    .
  2. LouderTK;
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    *l'acchiappa* dove vai tuuu? u.u
    Continua presto, mi piace mi piace *w*

    :lol:
     
    Top
    .
  3. MorgieStorm
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    e deccomi qui...
    a sostenere le nuove scrittrici!

    cominqcio col dire che il prologo è interessante.. naturalmente non posso fare chissà quale commento dal momento che non so praticamente niente... anche se devo dire che le storie in cui tom è cattivo mi piacciono.. anche quando è buono mi piacciono...
    ok, mi piacciono sempre!

    ora passo all'attacco...
    la stesura mi sembra buona e senza errori... solo che hai qualche problema con i verbi: passi dal passato al presente, soprattutto se si tratta di tempi composti.
    quindi... hai una beta?
    se non ce l'hai ti consiglio di prenderne una...
    se vuoi posso essere io... altrimenti c'è la pagina dove si "iscrivono" le bete... la prima discussione di questa pagina...

    per quanto riguarda il banner vorrei aiutarti ma non so neanche inserire una scritta in una foto..
    però posso consigliarti di chiedere a ely humanoid o a sea breazee oppure anche le altre...
    magari vedi un pò i banner delle altre fic e vedi chi li ha fatti e chiedi di fartelo.. generalmente sono molto gentili e te lo fanno..

    comuqnue continua a postare perchè è molto interessante!
     
    Top
    .
  4. •Strange~Humanoid•
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    CITAZIONE (MorgieStorm @ 11/4/2011, 20:44) 
    e deccomi qui...
    a sostenere le nuove scrittrici!

    cominqcio col dire che il prologo è interessante.. naturalmente non posso fare chissà quale commento dal momento che non so praticamente niente... anche se devo dire che le storie in cui tom è cattivo mi piacciono.. anche quando è buono mi piacciono...
    ok, mi piacciono sempre!

    ora passo all'attacco...
    la stesura mi sembra buona e senza errori... solo che hai qualche problema con i verbi: passi dal passato al presente, soprattutto se si tratta di tempi composti.
    quindi... hai una beta?
    se non ce l'hai ti consiglio di prenderne una...
    se vuoi posso essere io... altrimenti c'è la pagina dove si "iscrivono" le bete... la prima discussione di questa pagina...

    per quanto riguarda il banner vorrei aiutarti ma non so neanche inserire una scritta in una foto..
    però posso consigliarti di chiedere a ely humanoid o a sea breazee oppure anche le altre...
    magari vedi un pò i banner delle altre fic e vedi chi li ha fatti e chiedi di fartelo.. generalmente sono molto gentili e te lo fanno..

    comuqnue continua a postare perchè è molto interessante!

    Ciaoo sono felice che l'inizio ti piaccia ^^ comunque lo so ç__ç diciamo che i verbi sono un po' il mio "punto debole" perchè anche se prima li scrivo sbagliati e poi rileggo l'intero capitolo, mi sembrano giusti, nonostante non lo siano. Solo che sono "abituata" a scriverli come nel parlato il che per me è un problema.
    Comunque mi piacerebbe che tu fossi la mia beta :) Sempre se vuoi e nel caso non ti disturbi... per il banner poi vedrò, per il momento ho scritto il nome della fan fiction ._.
     
    Top
    .
  5. MorgieStorm
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    CITAZIONE
    Ciaoo sono felice che l'inizio ti piaccia ^^ comunque lo so ç__ç diciamo che i verbi sono un po' il mio "punto debole" perchè anche se prima li scrivo sbagliati e poi rileggo l'intero capitolo, mi sembrano giusti, nonostante non lo siano. Solo che sono "abituata" a scriverli come nel parlato il che per me è un problema.
    Comunque mi piacerebbe che tu fossi la mia beta Sempre se vuoi e nel caso non ti disturbi... per il banner poi vedrò, per il momento ho scritto il nome della fan fiction ._.

    si ma infatti la beta ti serve solo per quello...
    comunque sì, sono felice di farti da beta.. solo che probabilemnte sta ser anon ci sono..


    magari se per te non è un problema te lo mando domani perchè st asera ho già da betare... però vedo di farcela lo stesso tanto è corto...

    mi manderesti il tuo msn?!
     
    Top
    .
  6. MorgieStorm
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    beh, mi sembra buono.... no?
     
    Top
    .
  7. •Strange~Humanoid•
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Assolutamente :D Grazie mille ^^
     
    Top
    .
  8. MorgieStorm
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    di niente...
    appena hai il nuovo pronto invialo che te lo betacchio! ^^
     
    Top
    .
  9. •Strange~Humanoid•
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Ok ^^ io mi metto a scrivere ù.ù
     
    Top
    .
  10. kaulitzcher
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    wowowowowowowowowowowo sono la prima a commenate!!!!!** sorella miaaaa ti pregoooo continuaaaa mi piace un saccoooo aspetto con ansiaaaaaa mi piace mi piace e mi piace** kisssssssssssssssssssssssssssss
     
    Top
    .
  11. •Strange~Humanoid•
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Soreee ^^ sono contenta che ti piaccia :3 appena finito i compiti scrivo xD
     
    Top
    .
  12. MorgieStorm
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    brava tu...
     
    Top
    .
  13. Uny___
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Penso che amerò questa storia ù.ù
     
    Top
    .
  14. Uny___
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Up
     
    Top
    .
  15. •Strange~Humanoid•
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    image

    Disclaimers: Non possiedo né i Kaulitz né i Tokio Hotel, tutto ciò che ho scritto non è reale e non è a scopo di lucro.

    I° Capitolo

    La testa pulsava terribilmente mentre tentava di vedere chi fosse stata la ragazza della di quella notte. Era sdraiata su un fianco, con il corpo rivolto verso Tom. Aveva un seno prosperoso, avrebbe dovuto avere la 4, forse. Bionda e magrissima, non molto diversa dalle altre ragazze che si portava a letto. Come si chiamava? Jennifer? Jessica? Sinceramente non se lo ricordava, non ricordava nulla della sera precedente. L’importante era che la ragazza se ne andasse in meno di un’ora. Le scosse una spalla con poca delicatezza, ma lei non accennò a muoversi. La scosse più violentemente e finalmente la ragazza si destò. Non disse niente, si vestì in silenzio e uscì dalla porta sussurrando un debole “ciao” mentre Tom era tornato a dormire cercando di reprimere i postumi della sbornia.
    Un’ora dopo -quando si svegliò- stava decisamente meglio. Il mal di testa sarebbe passato con una pillola di moment e per il resto si sentiva bene. Anche se non era un bello spettacolo da vedere: aveva le borse sotto gli occhi e il viso pallido. Il suo corpo era sempre lo stesso. I pettorali ben scolpiti, così come gli addominali, quello che rovinava tutto, però, erano le innumerevoli cicatrici che aveva accumulato negli anni. Era felice che nessuna ragazza gli avesse mai chiesto la causa di tutte quelle, non gli piaceva ricordare. Si alzò controvoglia e arrivò in cucina, aprì lo sportello, ma lo trovò vuoto. Decise di fare colazione al covo, meglio di niente.

    Ogni tanto derideva coloro che mangiavano lì, voleva dire che non sapevano cavarsela, che non avevano il coraggio di rubare qualcosa dal mercato che si teneva ogni lunedì nella piazza principale.
    Quello non era giorno di mercato. Quello era un giorno in cui la casa di Tom era totalmente priva di cibo. Quello era un giorno che se non avesse fatto colazione, il suo stomaco gli si sarebbe rivoltato contro.

    Prese la felpa e uscì dal malandato condominio. Dopo aver camminato per 5 minuti si trovò davanti ad un vicolo seminascosto. Lo percorse, sentendo la nausea raggiungerlo. Non bussò, diede semplicemente un calcio alla porta di legno ricoperta di scritte.

    Si guardò intorno, osservando chi vi aveva passato la notte, trovando solo Georg su una sedia a leggere il giornale.
    Lui viveva alla tana, i suoi genitori lo avevano cacciato da poco tempo e non aveva un posto dove stare, ma almeno sapeva di trovarsi al sicuro la notte. Nessuno conosceva il luogo del loro nascondiglio, mentre tutti sapevano dov’era la casa di Tom.

    La differenza era che volevano uccidere Tom, non Georg.


    Si salutarono con un cenno del capo, mentre Tom raggiungeva il grande armadio dove vi era tutto il cibo che riuscivano a rubare.
    I soldi servivano per altre cose.
    Si accontentò di pane e marmellata. Si sedette al tavolo e fu sollevato da come la sua nausea svanì non appena ingoiò il cibo.

    Adam fece irruzione nella stanza con il solito viso da persona superiore.
    «Ehi capo. Come mai questa novità?» lo stuzzicò. Georg non ci fece nemmeno caso, continuava a leggere tranquillamente il suo giornale.
    «Non è giorno di mercato.» soffiò Tom con sguardo truce. Provava un’immensa vergogna a mangiare lì. Di solito quel cibo era solo per le emergenze. Il biondo non rispose, decise che stare in silenzio fosse meglio per entrambi.

    «C’è una nuova famiglia.» cambiò discorso.
    Tom per poco non soffocò. Tossì rumorosamente. «Cosa intendi?» riuscì a dire tra un colpo e l’altro.
    «Questo: una nuova famiglia si trasferisce nel quartiere, a quanto pare non devono essere molto ricchi. Sono solo una madre e un figlio...».
    «Sono comunque delle altre bocche da sfamare.» lo interruppe Tom.
    Erano già in tanti e il cibo cominciava a scarseggiare, essendo poi in inverno era ancora peggio. Si fermò un attimo. Magari era una cosa positiva, potevano rubare qualcosa anche da loro.
    «Che lavoro fanno?» sorrise malignamente.
    «Nessuno, a quanto pare. Forse è per questo che si sono trasferiti...» fece spallucce. Tom storse il naso. L’importante era che non rubassero altri soldi a loro, anche se presto avrebbero capito che cercare un lavoro era inutile. I soldi non sarebbero bastati.
    Lui ci aveva già provato.

    «Ehm... scusi signor Willis?» chiese insicuro Tom.
    «Cosa vuoi ragazzino? Non vedi che sto lavorando? Dovresti farlo anche te.».
    Il rasta si maledì mentalmente. Quella non era una buona giornata, ma a lui servivano quei maledetti soldi e subito. «Scusi, volevo chiederle... se.. insomma...».
    L’uomo davanti a lui si stava innervosendo molto «Arriva al dunque.» tuonò con la voce cupa. Questo fece intimidire il ragazzino ancora di più. «Avrei bisogno di un aumento.» sfiatò conscio di aver scatenato la terza guerra mondiale.
    Il padrone lo guardò prima con disprezzo, poi con rabbia. Gli tirò uno schiaffo in pieno viso «Non ti pago abbastanza, eh?» gridò. Lo spinse a terra sotto gli occhi di tutti per poi tornare a maltrattarlo. «Come ti permetti? Non sono forse stato l’unico a darti un lavoro? È così che mi ripaghi?» continuò a tirargli calci, finché il ragazzo non scappò.


    Tom scosse lentamente la testa cercando di allontanare i brutti ricordi.

    A Tom non piaceva ricordare, lo faceva pentire di molte azioni, di molte scelte. Se solo non avesse mai scelto quella vita, lui ora avrebbe un tetto sulla testa e i soldi per comprarsi da mangiare.

    E di certo non sarebbe stato in pericolo di vita.

    «Cosa ti sta succedendo, Tom??» urlò Simone, riuscendo a malapena a respirare.
    Il ragazzo stava stravaccato sul letto con la vista ancora appannata a causa dell’eroina.
    Il rasta aveva dimenticato di chiudere a chiave la porta e, dopo numerosi richiami, la madre era entrata trovando il figlio nel letto, la siringa per terra e la manica della maglia di Tom alzata in modo che lasciasse intravedere un piccolo buco nell’avambraccio.
    «Tom… cosa…» Simone non sapeva cosa dire. Stava boccheggiando tenendo gli occhi fissi sul corpo di suo figlio. Tom era sdraiato nel letto con una smorfia di puro piacere stampata sul viso.
    «Ti voglio fuori da questa casa entro sera.» disse con la vista ormai appannata dalle lacrime che fece scorrere lente sul suo viso. «FUORI!!!» gridò con tutta la voce che le era rimasta.
    Tom sobbalzò, ma non fiatò alla richiesta della madre. Prese la borsa che solitamente usava per andare in piscina e ci mise dentro tutto il possibile.
    Dopo di che aprì la porta di casa e non vi fece più ritorno.


    Tom sapeva di meritarsi tutto questo. Sapeva di esser stato un ingenuo a cadere in quel buco che era diventato la sua vita. Poteva ancora ricordare che a 10 anni voleva studiare molto per poter avere un buon lavoro. Solo dopo si era reso conto che tutto quello che ti insegnavano a scuola era inutile. Molte cose le si imparano vivendo, facendo le proprie esperienze.

    Peccato che lo scoprì troppo tardi.

    *

    Dopo un’ora di viaggio arrivarono finalmente a Magdeburgo. Scesero dal taxi che li aveva lasciati davanti ad una casa rovinata.
    Le pareti erano arancioni con parti scrostate o ricoperte di muffa.
    Era il massimo che erano riusciti a permettersi e Bill non voleva far pesare a sua madre tutto questo. Così entrò silenziosamente nel suo “nuovo” appartamento e, salendo le scale, raggiunse il secondo piano.
    Aprì la porta un po’ titubante dietro la quale vide un salotto vuoto collegato alla cucina dalla quale si intravedevano 3 porte. Ovviamente mancavano la maggior parte dei mobili, per non dire tutti. C’erano solo un divano, il tavolo e un grande armadio.
    Si erano portati la maggior parte delle cose da casa, non avevano la minima intenzione di spendere anche quei pochi soldi che avevano. A loro servivano per vivere.

    Bill scappò in camera sua curioso. Era come se immaginava: un mobile a due ante, un letto e una scrivania. Il tutto in legno e, avrebbe scommesso, pieno di schegge. Si stese sul letto a due piazze e dopo poco si addormentò.

    Si svegliò dopo un’ora totalmente intorpidito, quel materasso era più scomodo di ciò che si aspettasse ma, per fortuna, con la mania di sua madre di tenere il più possibile, avevano portato quelli che avevano nella vecchia casa.

    A proposito: dov’era sua madre?
    Uscì dalla camera e, dopo aver fatto il giro della sua nuova casa, capì che doveva essere uscita, infatti trovò un post-it sul tavolo.

    Io sono andata a fare un giro in paese, se ti va potresti andare anche tu così cominci a cercarti un lavoro ^^.
    Baci mamma.


    In fondo, quella di sua madre non era una cattiva idea: avrebbe fatto un giro, guardato in giro nel caso ci fosse stato un bar in cerca di personale e poi avrebbe dato magari un’occhiata a qualche ragazzo qua e là.

    Arrossì dei suoi stessi pensieri mentre prendeva giacca e cellulare iniziando a dirigersi verso la porta di un nuovo mondo.

    Un mondo fatto di: sesso, droga e rock and roll, esattamente come i grandi miti del rock.
    Bill non poteva immaginare tutto questo, non poteva immaginare che la vita lì sarebbe stata più dura.
    Non poteva immaginare che quella porta lo avrebbe condotto all’inferno.

    *

    Quando Tom uscì dal covo erano ormai le sei passate e, stranamente, era già stanchissimo. Cominciò a dirigersi verso il suo condominio ma, dopo qualche metro, vide qualcosa di nuovo. O meglio; qualcuno di nuovo. Si fermò a quasi due metri di distanza da lui.

    Una figura slanciata e magrissima lo stava fissando. Il ragazzo aveva un look molto androgino, chiunque lo avrebbe scambiato per una ragazza. I lineamenti del viso erano delicati, molto femminili. Il trucco nero applicato sulle palpebre metteva in risalto le iridi ambrate che in quel momento erano puntate su di Tom.

    Continuarono a fissarsi insistentemente, finché il moro non distolse lo sguardo arrossendo. Riprese a camminare lentamente ma, quando passò a fianco a Tom, questi gli afferrò il polso e avvicinò le labbra al suo orecchio «Sei quello nuovo, non è vero?» sussurrò infastidito.
    Bill riuscì a sentire il fiato caldo del ragazzo su di sé e i suoi occhi che lo osservavano dalla testa ai piedi giudicandolo. Tremò leggermente e schiuse le labbra, dalle quali, però, non ne uscì alcun suono.

    Continuarono a stare in silenzio per un po’ finché il rasta, infastidito, non lo spronò a rispondere, senza allontanarsi da lui «Allora?».
    Bill annuì velocemente e, quando Tom allentò la presa sul suo polso, lui colse l’occasione per scappare.

    Non sapeva se sentirsi intimidito o spaventato dal ragazzo che sembrava quasi il doppio di lui, ma non in altezza, ovviamente, dove il rasta lo superava solo di qualche centimetro.
    Bill aveva notato che i pantaloni XXL avevano delle macchie di sangue qua e là, così come il polsino.

    Gli avevano raccontato che quel quartiere fosse il più malfamato della città, ma lui non volle crederci. Eppure ora ci avrebbe dovuto ripensare. Da quel poco che aveva visto gli incuteva già tutto paura, certo lui era una persona molto facile da impressionare, ma quel posto era veramente pericoloso.

    La strada era piena di siringhe, filtri di canne e tracce di sangue. Gli edifici erano rovinati, alcuni con delle scritte davvero volgari, altri con dei graffiti stupendi.

    Si fermò a guardarne uno, cercando di coglierne ogni significato ed ogni colore. Erano due lettere in grassetto, colorate d’azzurro con alcune sfumature blu. Sorrise, l’unica cosa carina di quel quartiere.

    Senza contare il ragazzo di prima ovviamente.

    Arrossì e tornò a guardare il graffito.

    Due lettere: TK.

    Chissà chi era...

    **

    Note finali: Beh... 'sti due si sono incontrati... e? :rolleyes: Scusatemi se non è tanto lungo T.T
    Appena riesco posto il 2... se non sono troppo presa dallo studio e se un giorno o l'altro mia madre finirà di dirmi: Quand'è che ti stacchi da sto computer?

    Edited by •Strange~Humanoid• - 24/5/2011, 23:08
     
    Top
    .
48 replies since 11/4/2011, 18:44   1814 views
  Share  
.