SHE

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  1. >>Brea_th<<
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    Autore: >>Brea_th<<
    Genere: AU; Angst; Romance Drama; introspettivo ; fluff lieve
    Rating: G/PG ;
    Avvisi: OCC
    Disclaimers: Tokio Hotel non mi appartengono, tutto quello che leggerete è frutto della mia fantasia e non è mai accaduto e mai accadrà, e inoltre, non ci guadagno nulla.
    Riassunto: A volte la vita mette a nostra disposizione le possibilità migliori, i sogni migliori, le persone migliori.. Ci fa sentire la persona giusta al momento giusto.. Ma non sempre riusciamo a comprendere la sua ironia…




    SHE





    La sveglia si schiantò a terra esattamente come ogni mattina.
    Tom odiava con tutto se stesso quel dannato suono, che ogni santo giorno gli ricordava così assordantemente di alzare il culo e vivere un’altra giornata del cazzo.
    Un altro giorno vuoto, spento, identico a quello precedente.
    Un nuovo, ma allo stesso tempo solito giorno che avrebbe vissuto in attesa che qualcosa cambiasse. Che qualcuno lo salvasse.
    O quantomeno gli alleviasse l’agonia.
    Si trascinò ancora assonnato nel bagno, aprendo l’acqua nella doccia e lasciando che il vapore lo avvolgesse del tutto, per poi farlo sparire nel giro di pochi istanti. Si lasciò scaldare dal getto potente, il suo corpo sembrò gradire il tepore mentre si rilassava pian piano.
    Si insaponò il corpo sodo e asciutto, ripensando a quando poco tempo fa, c’era un'altra persona con lui, che appena poteva sgattaiolava in punta di piedi dentro il bagno, per massaggiarlo con dolcezza e premura. Un brivido percorse la linea della spina dorsale. Sentiva ancora sulla pelle la morbidezza di quelle labbra calde, i denti piccoli e forti mordicchiarlo e incendiare il suo cuore.
    Aprì gli occhi disincantato e deluso, constatando di essere solo, di nuovo.
    Lanciò uno sguardo alla finestra; imprecando a mezza bocca contro il cielo nuvoloso e grigiastro.
    Scese a fare colazione, sua madre si aggirava indaffarata tra i fornelli, con gli occhi gonfi dal pianto e il fiato tremante. In quell’istante ricordò che l’ultima cosa che udì prima di addormentarsi la sera prima furono le urla dei suoi. Prese velocemente una mela dal cesto della frutta, e la lanciò dentro lo zaino filando veloce fuori casa, per dirigersi a scuola.

    Varcò il cancello della scuola nuovamente solo, con le cuffie alle orecchie rintanato nel suo mondo. Quella musica gli alleggeriva i pensieri, gli impegnava la mente senza che questa venisse tormentata da ricordi amari e feroci. Passeggiava tra la folla indifferente e invisibile, a testa bassa senza salutare o guardare nessuno. Odiava quelle persone, i suoi compagni di scuola, i professori, odiava ogni singola cosa di quel maledetto posto. Tutto intorno a lui sembrò aver perso vita, colori e suoni; aveva l’impressione di essere chiuso in una bolla che lo separava dal resto del mondo, e dalla quale percepiva le cose intorno a lui offuscate e ovattate.
    In classe si dondolava atleticamente sulla sedia, scrutando di tanto in tanto i ragazzi intorno a lui. Si sentiva distante anni luce da loro, più grande di una vita, così diverso, e strano in confronto.
    Nettamente sbagliato.
    Si chiedeva spesso come facessero ad essere così tranquilli e sereni. Se anche la loro esistenza avesse qualche crepa oppure era solamente la sua ad essere così soffocante.
    La professoressa lasciò accigliata sul suo banco il foglio con il compito.
    Tre e mezzo.
    Lo accartocciò sospirando e lo fiondò nello zaino. Non gli era mai piaciuta la matematica anche se un voto così basso non lo aveva mai preso; eppure sapeva che c’era il compito, ma non ebbe voglia di studiare quel giorno. Ne durante gli altri a seguire. Aveva mollato la scuola e la sua media invidiabile era precipitata a picco, ci andava solo per non rimanere a casa ed assistere allo sgretolamento della sua famiglia. Ci si parcheggiava per passare solo il tempo; era diventato apatico e disinteressato a qualsiasi altra cosa esterna. Niente lo interessava più ormai, nessuna cosa che riaccendesse i suoi splendidi occhi del colore del sole, un sole spento, morto.
    Aspettò con ansia l’intervallo.
    Si girava nervosamente la sigaretta tra le dita già dalla prima ora.
    Ad ogni aspirata sentiva la nicotina impregnare la sua gola e scorrere nel corpo, attenuando il suo perenne stato d’inquietudine. Guardava in alto, verso il cielo, mesto e amareggiato, lui amava il sole, ma quel tempo si conciliava meglio al suo umore. Salutò distrattamente un paio di ragazzi che conosceva rientrando in classe. Un ragazzo gli diede una spallata facendolo apposta, sbattè così contro il muro gelido. Grugnì tra i denti un lamento di dolore, massaggiandosi la parte lesa, ma senza reagire.
    Un tempo l’avrebbe fatto, avrebbe spaccato la faccia a quel pezzo di merda. Fece per proseguire oltre, ma il compagno del ragazzo lo premette con forza contro il muro, ghignando soddisfatti per la smorfia di sofferente stampata sul volto di Tom. Aveva conti in sospeso con molti ragazzi della sua scuola, perché quelli non erano spariti improvvisamente, erano rimasti li, ad aspettarlo, senza tregua. Sentiva il palmo della mano pizzicargli, aveva così tanta rabbia cieca e repressa che avrebbe potuti ucciderli entrambi. Ma si limitò prontamente a bloccare per il polso il biondino davanti a lui, che stava per colpirlo. Gli ricordò con voce stanca e sorprendentemente atona di non mettersi contro Tom Kaulitz, perché non si era affatto dimenticato di come si pestasse una merda.
    I due ragazzi si intimorirono, dopo aver subito uno sguardo truce e colmo di rabbia. Borbottarono qualcosa e si allontanarono guardandolo storto e mischiandosi agli altri, sparendo dalla sua vista.

    Uscì da scuola leggermente sollevato, la tortura delle lezione grazie a Dio era terminata. Quella sorta di euforia era condivisa da molti dei ragazzi che aveva attorno, tutti diretti alle loro case calde, alle loro famiglie per pranzare insieme e ridere, raccontandosi la giornata. Si guardò in giro spaesato, sperando solo per un secondo di vedere un viso familiare, che lo stesse aspettando ansiosamente.
    Un sorriso caldo. Ma questo accadeva settimane fa. Quando la sua bocca si piegava per sorridere e non per morire in una smorfia, quando era felice di entrare a scuola solo perché all’uscita c’era qualcuno ad abbracciarlo. Quando sentiva ancora il cuore battere nel suo petto, e poteva stringere contro di se quel corpo così piccolo e accogliente. La sua luce. Il suo amore.
    Ma lei non c’era più.
    Aveva chiuso la loro storia all’improvviso una domenica mattina. Farfugliando al telefono frasi incomprensibili per il pianto, che lui non riusciva neanche a ricordare. E più si sforzava di recuperare anche il dettaglio più futile, più tutto gli sfuggiva inesorabilmente dalle mani. Ricordava solo il dolore, ed il rumore di qualcosa che si spezzò quando lei riattaccò il telefono, pregandolo di non cercarla più.
    Tom gli aveva sussurrato all’orecchio “Ti amo” la sera prima, al pub mentre stavano ridendo e scherzando con i loro amici. Rubando quel piccolo istante di felicità che esplose negli occhi grandi e scuri di quella che era la sua ragazza; per poi baciarla a fior di labbra.
    Alzò il volume della musica, interrompendo quella serie di pensieri strozzandoli con la voce irriverente di Samie Deluxe. Prese a camminare più velocemente non appena sentì delle piccole e pungenti gocce bagnargli il volto. Si tirò su il cappuccio della felpa, sottraendosi ancora di più dallo scorrere incessante del tempo.


    Quando Tom aprì gli occhi sperò con tutto se stesso di essersi svegliato in un altro mondo, per poter vivere un’altra vita e cercare di essere una persona diversa, forse migliore. Ma quello trovò fu solo la sua triste stanza, ed il suo misero cuore dolorante.
    Scese in cucina mentre sua madre leggeva una rivista sul divano. La donna alzò lo sguardo verso il figlio, che non aveva neanche pranzato, si era subito gettato stancamente a letto cadendo in un sonno profondo. Il suo viso era contratto e duro, lo sentì trafficare in cucina preparandosi qualcosa da mettere sotto i denti. Chiuse la rivista sospirando, avrebbe dovuto pensarci lei, avrebbe dovuto prendersi cura di lui, e parlargli, chiedere come si sentisse e, provare almeno a consolarlo. Ma lei non era una di quelle brave madri che fanno le amiche, e forse non era proprio una buona madre. Il ragazzo si trascinò pesantemente in camera lanciando un ultimo e vacuo sguardo alla donna, che lo sostenne a sua volta, fino a che Tom non scomparve dietro la porta rintanandosi nella sua mente stordita. Aveva bisogno di parlare con qualcuno, di piangere e scrollarsi di dosso una volte per tutte quel rancore che gli si era posato addosso come una seconda pelle.


    Tom decise di ignorare il bussare insistente alla sua porta. Non gli andava di aprire, era solo in casa e i suoi genitori avevano le chiavi.
    Non voleva alzarsi dal divano e fingere una cortesia che non aveva in quel momento; abbassò prontamente il volume della tv cercando di rendere la casa più disabitata possibile e sperando che, chiunque ci fosse fuori, se ne andasse.
    Maledicendo quella presenza ingombrante e incessante che stava scardinando la porta.
    Il ragazzo sbuffò esasperato, elencando santi e madonne conosciute e non, pregando chissà chi di donargli la calma necessaria per non spaccare la faccia a quello scocciatore. Aprì sgarbatamente la porta, fulminando istantaneamente la persona che gli apparve di fronte.
    Non immaginava di trovarsela dall’altra parte.
    Non era preparato a quello.
    Il suo cuore perse un battito e sentì gli occhi inumidirsi velocemente.
    Non la vedeva da quasi un mese.
    Si impose di respirare lentamente o sarebbe caduto a terra.
    La ragazza di fronte a lui teneva uno sguardo basso e colpevole. I suoi occhi rossi e gonfi parlarono al suo posto.
    I loro sguardi si incrociarono solo una volta, per un breve istante. Per lei fu impossibile trattenere una lacrima.
    Il biondo rimase impalato ad osservare silenzioso i suoi gesti, sentendo l’aria venirgli meno ad ogni singhiozzo sommesso della sua ex ragazza; la quale indietreggiò di qualche passo, rimanendo incollato agli occhi passivi di Tom. Che solo in quel momento realizzò che stava per parlare.
    Prese un profondo sospiro e tremando visibilmente aprì bocca

    -So che mi hai detto di non volermi più ne vedere e ne sentire..-

    Vedendo lo sguardo dell’altro riprendere colore, lo interpretò come un segno per proseguire.

    - Infatti.. mi basta che tu ascolti queste poche parole – deglutì visibilmente

    L’altro in piedi, con mani incrociate al petto, lanciò un lento ed estenuante sguardo lungo tutto il corpo della ragazza.
    Quel corpo così sinuoso e struggente, L’aveva posseduto così tante volte che poteva immaginarselo anche con tutti i vestiti indosso. Il profumo che emanava la sua pelle era stata come una droga per lui, un dolce anestetico che lo faceva sprofondare in un sogno. Una volto dopo aver fatto l’amore, aveva anche pianto abbracciato a quel corpo, per quanto era felice.

    - Ho rovinato tutto-

    Proseguì questa imperterrita, imponendosi di non piangere.
    Un’altra lacrima solcò il suo viso.

    - Ho avuto paura – ammise stringendosi nelle spalle, mentre il suo petto prese a tremare.

    - Non ho avuto neanche il coraggio di dirti che anche io ti amo-

    Tom abbassò di colpo il viso, impedendosi di leggere quelle ultime parole che gli tolsero il respiro. Quelle semplici parole che avrebbe tanto voluto sentirsi dire.
    Si strofinò leggermente gli occhi cercando di ricacciare dentro alcune lacrime.
    Incrociò nervosamente le braccia al petto, stringendosi in se stesso.

    - Io sono solo una bambina viziata e capricciosa.. che non apprezza niente di ciò che ha.. Ma darei indietro ogni cosa che ho se solo potessi riavere te –

    Respirò abbassando ora lo sguardo.

    - Vorrei poter tornare indietro a quel giorno e poter cambiare le cose –

    Tom rimase immobile, come se non avesse ascoltato nessuna delle sue parole. A stento riusciva a guardarla negli occhi.

    Le era rimasto solo un ultimo tentativo e fino a quel momento non aveva ottenuto poi molto.

    - Non si può tornare indietro.. ormai quel che è fatto è fatto.. – sibilò Tom con voce dura e rabbiosa, ma senza scomporsi dalla posa stoica che aveva assunto.

    Lei, accennò un timido ghigno di assenso. Quasi si aspettava questa risposta.

    - Allora dammi solo una possibilità. Solo una -

    Lo stava implorando con i suoi grandi occhi tristi, aspettava che Tom gli dicesse qualcosa, purché interrompesse quel silenzio straziante che si era creato tra loro.

    - Ho bisogno di un po’ di tempo.. – ammise l’altro in un sussurro.

    Ma lei non disse niente. Lo guardava solo, facendosi sempre più piccola nelle sue stesse spalle. Tom sbuffò a ridere isterico, grattandosi una tempia imbarazzato.

    - Guarda che puoi parlare.. – esalò allargando le braccia

    L’altra sbatté le palpebre un paio di volte, come se stesse mettendo a fuoco ciò che vedeva dentro i suoi occhi.

    - Ti amo –

    Disse semplicemente, avanzando di un passo.
    Certo, leggerle era stato davvero un colpo, ma sentirsele dire, sentirle pronunciare dalla quella voce dolce faceva tutt’altro effetto.
    Tom alzò di scatto il suo sguardo, colpito dall’audacia dell’altra.
    Che nel frattempo si era avvicinata sempre di più. Fissò il viso stanco del ragazzo, i suoi zigomi cesellati e la bocca contratta.
    Allungò una mano piccola mano affusolata sulle guance di Tom, donandogli una timida carezza. Il ragazzo socchiuse gli occhi beandosi di quel tenero contatto come se fosse ossigeno; una lacrima invisibile sfuggì alle sue folte ciglia.
    Poi ne arrivò un’altra.
    Fino a che Tom non si sottrasse a capo chino dal tocco.
    La ragazza rimase immobile, sotto la modesta veranda della casa.
    Fissando una porta chiusa.

    Edited by >>Brea_th<< - 18/3/2011, 18:16
     
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  2. ..:killingMEsoftly:..
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    E ci risiamo di nuovo... molte visite e zero commenti...
    Almeno un "non mi piace" potrebbero anche dirlo invece di passare, leggere e andare avanti...
    Boh..
    Comunque.. è piuttosto triste e angosciante.. bellissima!!!
    La descrizione di Tom così sofferente è stupenda, i suoi sentimenti sono descritti benissimo!
    Ho avuto l'ansia per tutta la lettura...

    Però non ho capito... alla fine si rimettono insieme o no? O_O




     
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  3. >>Brea_th<<
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    AHAHAHAHHAHAHAHAH XD
    Lo dici ogni volta!!!
    Dai saraaaaaa.... però qualcuno è venuto a leggerla. E questa è sempre la cosa più importante!!!
    Quindi grazie a te che hai commentato e grazie anche a chi non l'ha fatto, ma ha semplicemnte letto....

    Beh, si è un pochino triste e angoscioso.. ma è venuta così e io ne sono molto orgogliosa u.u
    Dovrai leggere il seguito per saperlo :olala:


     
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  4. SonyTH
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    Bellissima.. (:
     
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  5. >>Brea_th<<
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    Grazie mille^^
     
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  6. SonyTH
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    Di niente (:
     
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    YunJae

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    Ahahahahahahah .. sono un po' tocca io che non capisco un cavolo o tu che me l'hai (forse?) fatto finire male D: D:
    Allora .. in poche parole sto un po' esagitata e quindi spiegami: cosa vuol dire che le ha chiuso la porta in faccia?
    Dimmi che lui le darà pan per focaccia :occhioni:
    Muahahahahahahahah .. così impari brutta sgualdrina *Bimbaminkia Mode-On* Tom è un bene internazionare y.y non può sprecarsi per una misera creatura deve spargere il seme dell'amore in tutto il mondo :evviva:
    A parte gli scherzi, Bravissima >>Brea_th<<!
    Piacere di conoscerti, peccato che odii l'Het
     
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6 replies since 18/3/2011, 18:00   148 views
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