Che tipo di sogni vedono i tuoi occhi?

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  1. ~Maryon,
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    Note iniziali:
    Awwww *w * eccomi qui di nuovo con una nuova ff, allora, incominciamo con il dire che mi sono ispirata ad un manga che ho letto tempo fa per questa ff e alcune cose mi aiuteranno per andare avanti nei capitoli, ma ovviamente non sarà come il manga, anzi, alcune cose le ho cambiate sennò era come se avessi fatto copia e incolla del manga no? u.u Evito di dirvi il nome sennò potreste andare a cercarlo su internet e potreste scoprire alcune cose, perchè io lo so che voi donne (mostri vi chiamerei) siete furbe e vorreste sapere. è_é Con il Mpreg è la prima volta che mi cimento perciò speriamo di essere brava. Dio, speriamo esca qualcosa di buono. >.<
    Inizio già a dubitare di me stessa... ok, ok devo calmarmi. *fa lungo respiro * Ci sono u.u
    Buona lettura e commentate. =D

    Creative Commons License
    Che tipo di sogni vedono i tuoi occhi? by Marianna Tassone is licensed under a
    Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Non opere derivate 2.5 Italia License. Based on a work at tokiohotel.forumfree.it.



    Titolo: Che tipo di sogni vedono i tuoi occhi?
    Autrice: ~Maryon,
    Beta: fino al capitolo VIII Naima, dal IX Capitolo °B!lLaN3v&;
    Rating: NC17
    Genere: Long Fic. ; Angst; Fantasy; Paranormal;
    Avvisi: Adult Content; AU; OOC; Blood; Crossdressing; Twincest Not Related; Smut; Mpreg;
    Disclaimers: Non possiedo né i Kaulitz né i Tokio Hotel, tutto ciò che ho scritto non è reale e non è a scopo di lucro.
    Riassunto: Ero una donna?
    Ero un uomo? Io?

    Ero solamente diverso.



    Quando ho scoperto esattamente di essere diverso? Più o meno all'età di tredici anni quando, mentre mi stavo facendo una doccia, l'acqua ai miei piedi diventò rossa.


    Link Capitoli. [In aggiornamento]


    Link Foto Personaggi. [In aggiornamento]
    SPOILER (click to view)
    » Katherine Heigl: Dottoressa
    » Megan Fox: Shina
    » Chad Michael Murray: Hugo



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    Che tipo di sogni vedono i tuoi occhi?

    Prologo




    "Quando si osservano le molte lapidi rovinate, quelle corrose dai passi dei fedeli sui pavimenti delle chiese, le chiese stesse crollate sopra i loro sepolcri, la vita dopo la morte appare tuttavia sempre come una seconda vita, in cui si entra in effigie, in epigrafe, e in cui si dura più a lungo che nella vita veramente vissuta. Ma anche questa immagine, anche questa seconda esistenza presto o tardi s’estingue. Come agli uomini, anche sui monumenti il tempo non si lascia strappare i suoi diritti.”

    Johann Wolfgang Goethe



    Ero una donna?
    Ero un uomo? Io?

    Ero solamente diverso.







    Quando ho scoperto esattamente di essere diverso? Più o meno all'età di tredici anni quando, mentre mi stavo facendo una doccia, l'acqua ai miei piedi diventò rossa. Spalancai gli occhi alzando la testa osservando il getto dell'acqua, ma quello era ancora normale, perciò, quel rosso da dove proveniva? Sembrava sangue e infatti lo era. Urlai con tutto me stesso quando mi accorsi che ero io a perderne. Caddi per terra iniziando a tremare finché mia madre entro correndo nel mio bagno -perchè si, avevo un bagno tutto per me- e fece scorrere lo sportello della doccia, mi osservò e sbiancò per poi gettarsi su di me abbracciandomi e rassicurandomi.
    Ero diverso e non l'avevo mai saputo, il perchè era più che naturale che me lo chiedessi.
    Quello stesso giorno mia madre mi spiegò tutto. Ero differente dagli altri ragazzi, avevo qualcosa in più di loro; cos'era quella cosa in più era inutile girarci attorno, avevo un sesso femminile e allo stesso tempo maschile e allora la domanda “cosa fossi” uscì dalle mie labbra con estrema semplicità, ma la risposta di mia madre fu strana e mi lasciò confuso per diversi minuti.



    -Mamma, allora io cosa sono? Un maschio o una femmina?- Domandai con le lacrime agli occhi mentre stringevo le gambe contro il mio petto, racchiudendomi più che potevo a riccio.
    Lei mi guardò sorridendo triste e mi accarezzò una guancia.
    -Tu sei ciò che vuoi essere, tocca a te decidere.- Rispose solamente e lasciò la mia stanza dandomi un bacio sulla fronte.
    Guardai quella porta chiusa e mi sentii risucchiare in un buco nero. Strinsi nuovamente le mie gambe nascondendo il viso tra esse, per parecchio tempo, così tanto da non riuscire più a versare lacrime. Io non volevo decidere, io volevo essere solo me stesso.




    Come avrei dovuto reagire? Piangere di nuovo? Spaccare tutto ciò che mi capitava tra le mani? Scappare e se mai, dove? Come potevo decidere? Ero sempre cresciuto credendo di essere un ragazzo e ora ero... cosa?
    Un abominio di Dio ecco cos'ero! Avevo due forme e avrei dovuto scegliere, ma come, maledizione?!
    Pensai e pensai per minuti interi, ore lunghe, giorni che non sembravano né avere un inizio e né una fine. Alla fine non so cosa mi fece scegliere, ma solamente mi alzai dalla mia camera e scivolai nel letto di mia madre, in piena notte, mentre lei dormiva e mi ci accoccolai accanto svegliandola e le sussurrai di aver scelto.
    La donna è un essere che se pur bellissimo, contro la forza e il vigore dell'uomo cosa può fare? La grazia di una donna possono contro l'ingegno maschile? Avevo scelto, l'essere un uomo sarebbe stato molto più facile, avrei avuto meno problemi e l'unico svantaggio che avevo erano quelle “mestruazioni” che mi sarebbero venute una volta al mese, rimanere incinto -perchè di solito le donne rimangono incinte, no?- sarebbe stato impossibile, a me piacevano le ragazze, certo, non avevo mai fatto un vero e proprio pensiero sporco e malizioso su una femmina ma con il tempo lo avrei fatto, sicuramente... o almeno ci speravo.
    Mia madre non osò dirmi niente. Me l'aveva suggerito proprio lei di scegliere di essere quello che volevo e io volevo essere un ragazzo. Sarei stato l'uomo di casa visto che un padre o marito, tra quelle quattro pareti in cui vivevamo, non c'era. La mamma mi aveva raccontato di avermi avuto dopo essere andata a letto con un uomo sposato e, quello, non aveva mai voluto riconoscermi come suo figlio e, io, non avrei di certo avuto intenzione di riconoscere lui, come l'uomo che mi aveva dato la vita e poi, che vita?!
    Con il passare degli anni nulla fu facile, il mio corpo si trasformò, i tratti del mio viso si fecero dolci e morbidi, se pur alto e magro -forse troppo magro- il mio corpo non possedeva quei tratti maschili abbastanza decisi da farmi sembrare un uomo forte e infatti, non lo ero. Emotivamente complicato, un solitario, un complessato, a dirla tutta, troppo fissato sul pensare che qualcuno avrebbe potuto notare veramente cosa fossi. Avevo paura e perchè non avrei dovuta averla? Se qualcuno avesse scoperto cos'ero avrebbe riso di me? Mi avrebbe beffeggiato e umiliato oppure mi avrebbe sostenuto come faceva mia madre? Allo scoccare del mio quindicesimo compleanno decisi che tutto sarebbe dovuto cambiare, non dovevo essere così fragile. Presi tra le mani uno a shinai e iniziai a praticare il kendo. Non era il solito stupido sport, era qualcosa di nobile, le cui vere armi dell'uomo non stanno necessariamente nella forza.
    Le mie mani stringevano quel bastone formato di bambù con decisione e fermezza, le mi lunghe e sottili dita sfregavano contro quel legno liscio, freddo senza mai farmi perdere la presa su esso. In quel momento, quando indossavo la mia armatura, facevo scendere la maschera sul mio viso e il mio nemico era lì, fermo davanti a me e mi guardava, qualcosa dentro di me esplodeva, tutta la mia rabbia veniva fuori e nessuno era più forte di me, nessuno era diverso da me, nessuno però allo stesso tempo, poteva arrivare a me. Decisi che la mia femminilità invece di nasconderla potevo utilizzarla come un arma, se pur di seduzione, era sempre un arma ed era mio dovere usarla. I capelli da biondi diventarono neri come l'oscurità della notte, le unghie delle mie mani furono decorate di smalto, il mio corpo ricoperto di vestiti strettissimi che mettevano sotto gli occhi di tutti le forme dei miei magri fianchi, del mio piccolo, ma sodo, fondoschiena e delle lunghe e snelle gambe. Il mio viso era di una dolcezza glaciale, i miei occhi color nocciola furono contornati da una sottile linea di matita nera, le ciglia allungate con del mascara, le mie sopracciglia ridefinite e le mie labbra carnose e rosee come due gustose fragole brillavano con quel misero lucido che vi spalmavo sopra. Bellissimo e abbastanza intelligente da riuscire a passare nel liceo privato più prestigioso di Berlino, grazie a una borsa di studio. Ma anche se il mio corpo poteva sembrare indifeso e debole, anche se quando impugnavo la mia Shinai divenivo un leone, al di fuori di tutto ciò, non ero nessuno. La compagnia delle altre persone era per me inutile, perchè stare con gente che non sa veramente chi fossi? Perchè stare con gente alla quale dovevo nascondere dei segreti? Chiudevo gli occhi e rimanevo nel mio mondo, nella mia fantasia nella quale ero veramente una persona normale, con una famiglia e degli amici normali, ma quando li riaprivo e vedevo attorno a me quella sottile ma lucente lastra di vetro, che mi impediva di vivere veramente la mia vita, ricadevo in quel mare di illusioni di cui ero abituato, in quel cielo di pioggia che mi rendeva pesante e mi incollava al terreno, impedendomi di volare come gli altri ragazzi. Perciò sarebbe stato lecito distruggere questa mia illusione e obbligarmi, a tenere i miei piedi incatenati? Era giusto?
    E la vita umana che altro è se non una commedia?* In questo caso salivo sul mio palco con indosso una maschera, chi c'era sotto ad essa, non lo sapeva nessuno tranne me. Spesso, però, quella recita era pesante da portare avanti, non si aveva mai la possibilità di potersi levare i panni di quel personaggio e fare una pausa, rilassarsi. Tuttavia non mi importava, quello era il mio dramma, la mia condanna e non potevo fare altro che tirare avanti e capire che tutto quello che potevo fare era stringere i denti e continuare a lottare, anche se da solo.
    Indossai la divisa nera della scuola, mi sistemai per bene il trucco e i capelli, afferrai i libri e i quaderni mettendoli nella cartelletta -datami dalla scuola proprio come la divisa- e sospirai pronto per un ennesimo nuovo giorno. La strada dal mio dormitorio al palazzo nel quale si svolgevano le lezioni non era molto lunga, ci mettevo all'incirca quindici minuti scarsi a passo normale. Il dormitorio delle ragazze era accanto al nostro, anche se un recinto di rete lo divideva, perciò lungo la strada, quando la mia si univa con quelle delle ragazze mi sentivo strano, da un lato i ragazzi, dall'altro le ragazze e sembra che io stessi perfettamente nel centro.
    Iniziai a sorridere alla varia gente che mi salutava perchè anche se io preferivo stare solo, ero uno dei ragazzi più popolari della scuola. Era contraddittorio in un certo senso, di solito i più popolari sono quelli circondati da più persone e io, di certo avevo solo mosche a girarmi attorno. Ma va beh, salutare non mi faceva niente. Lo sapevo perfettamente che ero desiderato sia dalle ragazze che dagli ragazzi e perchè no, c'era anche qualche professore e professoressa che qualche volta, allunga l'occhio sul mio di dietro contemplandolo come se fosse un dipinto.
    Quel giorno stavo davvero male, era il primo giorno delle 'mie cose' e lo stomaco me lo sentivo sotto sopra, la schiena era dolorante ma non per questo avrei fatto intravedere il mio dolore.
    Salì le due rampe di scale che portavano al piano dove si trovava la mia classe e quando vi entrai, andai direttamente a sedermi al mio banco. Una cosa bella di quella scuola era che la sistemazione dei banchi non era la solita a coppia, no, era a banchi singoli, perciò c'erano più file nella classe e io ero al terzo banco nella seconda fila partendo dalla finestra. Posai la cartella sul banco e vi tirai fuori il quaderno di filosofia e una penna aspettando che il professore arrivasse in classe. Iniziai a far girare quell'oggetto di plastica tra le mie dita, il tempo ogni volta non scorreva mai ed era inutile dire che la mia sopportazione era scarsa, bastava davvero poco per farmi infuriare, ma cercavo quasi, dico quasi, di controllarmi.
    Entrarono altri studenti in classe sistemandosi ai loro posti finché una ragazza con capelli biondi si fermò davanti a me.
    Inarcai un sopracciglio e la guardai chiedendomi cosa diavolo voleva.
    -Scusami, questo banco è occupato?- Domandò indicandomi il banco di fronte al mio.
    Osservai quel banco e una sensazione di vuoto mi fece tremare.
    -Credo.- Rispose sinceramente continuando a guardare quella sedia vuota.
    -Da chi?- Domandò ancora sorridendomi imbarazzata.
    Corrugai la fronte, ma che gli fregava chi c'era davanti. Sospirai mentalmente e cercai di ricordare il nome del mio compagno di classe, ma rimasi in silenzio per vari minuti non riuscendo a collegare nessuno di essi a quel posto.
    -Io... non lo so.- Dissi spalancando gli occhi sorpreso. Non lo sapevo, possibile?
    La ragazza fece spallucce e se ne andò chissà dove, me ne fregai completamente di lei e cercai di ricordarmi a tutti i costi chi ci fosse seduto lì, ma niente, era come se la memoria mi fosse stata cancellata. Ridacchiai e scossi la testa agitando leggermente i miei capelli, era impossibile, sarà stato che semplicemente non mi veniva in mente chi ci fosse lì, poteva capitare a chiunque.
    Il professore finalmente entrò in classe seguito dagli ultimi ragazzi che speravano non sarebbe arrivato. L'uomo si andò a sedere alla cattedra e iniziò lentamente -troppo a dirla tutta- a fare l'appello, per poi iniziare a spiegare e a interrogare allo stesso tempo. Quell'uomo era la cattiveria fatta a persona, leggeva negli studenti le loro paure e incertezze, li chiamava con un tono freddo chiedendogli cose assurde, usando un giro di parole che a volte non portava proprio a niente. Poggiai il gomito sul banco e mi sorressi la testa con la mano provocando l'ascesa dei miei capelli lungo quel lato e l'odore del mio shampoo si alzò solleticandomi il naso. Mi annullai completamente, tutto intorno a me divenne un silenzio e rilassante buio, ma la voce del professore che richiamava la mia attenzione ruppe tutto.
    -Trümper, cerca di stare più attento.- Ordinò abbassando i suoi occhiali a forma di cerchio che mi ricordavano tanto quelli che usava quel cretino di Harry Potter. Sbuffai e voltai la testa senza degnarlo di una risposta.
    -Ah la vuoi mettere così? Bene, dimmi, che esempio fece il filosofo greco Cleante riguardo alla conoscenza e all'anima?- Mi chiese e sentii qualcuno nella classe che si chiedeva se quello non fosse un argomento studiato l'anno passato. Infatti lo era. Tornai a guardare il professore e mi sedetti dritto rimanendo in silenzio. Quello sogghignò e afferrò la sua penna rossa avvicinandola al mio nome sul suo registro di classe pronto a mettermi un sei.
    -Come immaginavo tu non...- La prima che potesse finire la frase iniziai a parlare.
    -Il filoso greco, Cleante, nato ad Asso nel 330 a. C. Secondo scolarca** dello stoicismo antico e succedette Zenone, carica che mantenne fino alla sua morte. Paragona l'anima a una carta bianca, poiché essa è ancora pura e priva di qualsiasi segno di conoscenza, proprio a quest'ultima e al momento in cui si apprende, Cleante pone l'esempio della “mano”.- Dissi sorridendo - In poche parole, dice che: la mano aperta definita anche con la rappresentazione, è il momento durante il quale si registrano le prime impressioni. La mano contratta, ovvero l'assenso, rappresenta l'inizio nell'assumere le cose. La mano chiusa a pugno è la rappresentazione Catalettica che è interpretata con l'atto dell'intelletto che afferra e comprende l'oggetto. Infine, vi sono le mani giunte che sono il momento più importante e anche quello definitivo, il consolidamento del sapere.- Conclusi sogghignando mentre il professore mi guardava con occhi di fuoco.
    Allontanò la penna dal mio nome, ma senza posarla sulla cattedra, anzi, sorrise a sua volta e si sistemò gli occhiali.
    -Bene, ora dimmi, hai detto che Cleante fu il secondo scolarca dello stoicismo, ma questo, che cos'è?- Chiese torturandosi il labbro inferiore mentre i suoi occhi volavano alle mie gambe incrociate con eleganza sotto al banco.
    Sbuffai e mi portai una ciocca di capelli dietro l'orecchio, ogni volta cercava di mettermi un sette e invece, finiva con mettermi due, perchè voleva ancora provarci?
    -Lo stoicismo è una corrente filosofia e spirituale fondata nel 308 a. C. ad Atene da Zenone di Cizio e viene chiamata così poiché egli impartiva i suoi insegnamenti nel “portico dipinto”. Vuole che le dica da quale parola greca?- Domandai cercando di non ridere e quello, corrugò le labbra per poi dirmi di no.
    -Dimmi cosa sostenevano gli stoici e quali sono i più importanti?- Mi disse.
    Mi inumidii le labbra e annuii.
    -Gli stoici sostenevano le virtù dell'autocontrollo e del distacco delle cose terrene, che porterebbero all'atarassia, cioè al turbamento dell'anima, per precisare il termine atarassia viene usata per la prima volta dagli epicureismi. Ma, continuando a rispondere, gli stoici, volevano raggiungere l'integrità morale e intellettuale dominando le loro passioni.- Mi fermai riprendendo fiato. -Tra i più importanti vi sono sia greci che romani, basti pensare a Marco Aurelio, oppure a Cleante, Seneca, Catone e...- Mi fermai vedendo il professore farmi segno con la mano zittendomi.
    -Va bene... va bene, ho capito Trümper.- Portò la penna al registro -Ti metto due, come al solito, ma presta più attenzione alla lezione.- Esclamò tornando a spiegare.
    Io me ne tornai nel mio mondo, ma subito venni risvegliato dal suono della campanella. Il professore si alzò e salutò la classe andando via verso la sua prossima lezione. Stiracchiai le gambe accavallandole nuovamente e mi sporsi in avanti poggiando entrambi i gomiti sul banco sorreggendomi come prima il viso, ma con entrambe le mani, iniziando a guardare i miei compagni che crogiolavano nel loro silenzioso, ma pur sempre chiassoso, chiacchiericcio. Che bello c'era a parlare con le altre persone? Io non lo capivo o solamente. Avevo soppresso così tanto quel desiderio da non capire veramente il motivo per il quale avrei dovuto volere un amico. Ragazzi da una parte, ragazze da un'altra, era inevitabile che si dividessero, era nell'ordine del mondo, nessun contatto gli uni con gli altri.
    Guardai qualche istante un gruppetto di ragazze accanto alla porta ma quella dai capelli neri tagliati in uno strano caschetto, o forse non era un caschetto attirò senza dubbio la mia attenzione. Aveva i capelli neri come i miei e i capelli corti dietro la testa, differenza del davanti, con una frangetta leggermente troppo lunga che le copriva in parte gli occhi. Da dove ero io non riuscivo a vederle se non il profilo del viso e del corpo: non era altissima, forse un metro e settanta e non era di certo anoressica, aveva le curve dove dovevano essere, ma l'espressione del suo volto era totalmente inespressiva, sembrava fosse lì e non, allo stesso tempo. Chissà a cosa pensava.
    La professoressa dell'ora successiva arrivò e tutto ritornò da capo, io mi annullai. La disputa con i professori era una routine.
    Fortunatamente le prime cinque ore terminarono determinando l'ora del pranzo. Un’altra cosa particolare della scuola era che le lezioni venivano fatte in parte la mattina e in parte il pomeriggio, lasciando tra le une e le altre ore un minimo di quattro ore di pausa che andava dall'una alle quattro, poi avremmo dovuto fare solo tre ore di lezioni. Quando tutti erano già usciti dalla scuola per andare nelle rispettive mense che si trovavo nei dormitori mi incamminai lungo il corridoio per andarmene, ma quando ormai avevo finito di scendere l'ultima rampa di scale e dovevo percorrere solo il lungo corridoio per arrivare al portone una donna ferma contro il muro mi guardò sorridendo, poi si staccò da esso e si avvicinò con calma a me.
    -Tu sei Bill Trümper?- Mi chiese incrociando le braccia con eleganza.
    -Sì.- Risposi scrutandola dalla testa ai piedi. Chi era?
    Aveva dei lunghi capelli biondi lisci che le arrivano oltre le spalle, labbra accese per via del rossetto ed era alta quasi quanto me.
    -Devo parlarti urgentemente, seguimi... andiamo in infermeria!- Disse girandosi e facendomi segno con il dito di seguirla.
    Quindi era il medico della scuola? Non ci andavo mai lì, ma possibile che non mi ricordassi ora anche di lei? Forse era nuova.
    Feci spallucce decidendo di seguirla ugualmente, cosa poteva capitarmi all'interno di una scuola? Iniziammo a camminare, ma quando eravamo sul punto per voltare nel corridoio verso l'infermeria, la donna andò dall'altra parte.
    -Professoressa, mi scusi, ma l'infermiera non è dall'altra parte?!- Esclamai scettico.
    Quella mise le mani nel camice bianco che indossava e continuando a camminare sorrise voltando la testa.
    -Sì, ma noi andiamo a quella dell'ultimo piano. Seguimi...- Mormorò tornado a guardare davanti a sé.
    Ultimo piano? Ma noi eravamo già all'ultimo piano se non sbaglio, oppure ce ne era un altro? Ok, ci stavo solamente da due anni in quella scuola, ma possibile che non conoscessi quell'edificio? Vidi tutto ad un tratto il cartello con su scritto “piano interrato” e la freccia che indicavano le scale per scendere fino a lì. Le scendemmo e un altra strana sensazione mi avvolse, mi sentii perso e mi aggrappai alla ringhiera continuando a seguire quella donna che non mi prestava la minima attenzione. Faceva come io facevo con gli altri studenti, così a quel senso di stranezza si unì un senso di rabbia e frustrazione. Perchè non si girava a guardarmi per vedere se c'ero ancora? Appena vidi la porta dell'infermeria alla fine della scale tutto tornò normale, ogni tipo di sensazione che si era ritrovata in me fino a quel secondo era svanita nel nulla.
    La professoressa aprì la porta e si girò facendomi entrare, le pareti erano ricoperte di un tenue rosa e sei letti, uno di essi credetti fosse occupato visto che le tende erano stese e non raccolte come gli altri, erano posti ai lati della sala. Al centro della stanza c'era un banco e la donna mi fece segno di sedermi lì mentre lei mi supera e andava a preparare del thè su un piccolo fornelletto.
    -Sai, solo gli studenti che vengono convocati sanno di questo posto. Gli altri non lo conoscono, non sanno nemmeno che esiste.- Iniziò a dire mettendo una bustina di thè in una tazza.
    -Cosa? Mi scusi ma cosa mi voleva dire?- Chiesi perplesso, non ci capivo niente di quella situazione.
    Lei si voltò sorridendo.
    -Ti invito a partecipare al corso speciale che si terrà qui dalla prossima settimana.- Sussurrò sistemandosi il colletto del camicie. -Ti servirà per diplomarti in questa scuola.-
    Ma... cosa? Non aveva senso.
    -Ma se sono già all'ultimo anno, cosa mi serve questo corso speciale?- Domandai accigliato e mordendomi un labbro.
    Avevo i volti più alti della scuola, era più che logico che sarei stato promosso.
    -Se non supererai questo corso che ti verrà assegnato qui, non potrai mai diplomarti. Sai, ci sono studenti che ci stanno ancora provando, poveretti... Inoltre la durata del percorso per arrivare al diploma varia da studente a studente.- Disse dolcemente, ma mi vennero ugualmente i brividi.
    -Stai tranquillo.- Mormorò ridendo. -Quando arriva il momento giusto per ognuno, si partecipa a questo corso e ci si diploma. Prego!- Concluse porgendomi la tazza di tè.
    -Eh... sì, grazie.- Dissi osservando le rifiniture della tazza, troppo eleganti per una semplice infermeria e l'odore che emanava quella sostanza era alquanto delizioso, non mi sembrò di averlo mai sentito da nessun'altra parte.
    -C'erano degli studenti seduti vicino o davanti a te che si sono diplomati, avrai notato i banchi vuoti, vero?- Mi domandò chiudendo e riaprendo gli occhi.
    -Sì...- Sussurrai iniziando a bere. Il thè offerto mi ed era davvero molto buono, forse il migliore che avessi mai assaggiato.
    Perciò quelle persone si erano diplomate? Pensai sentendo le palpebre pesanti e le chiusi leccandomi le labbra.
    Riaprii gli occhi lentamente rabbrividendo per via di un soffio d'aria.
    -Professoressa, che materia si insegna in questo corso?- Domandai ma davanti a me la professoressa non c'era più.
    Un peso intorno intorno al collo mi distrasse dal fatto che la donna non fosse lì, infatti appeso al collo' c'era una collana con tre sfere di vetro viola. E quella? Quando me l'ero messa?
    -Professoressa?- La chiamai alzandomi dal banco. -Dov'è finita?- Chiesi a me stesso guardandomi attorno e il letto che prima aveva le tende libere ora ce le aveva raccolte.
    -Ma... lì...- Sussurrai ma sentii un rumore e mi voltai di scatto facendo sobbalzare le sfere sul mio petto.
    Andai velocemente verso la porta e l'aprii, guardai il minuscolo corridoio e le scale sentendo ancora altri rumori, qualcuno stava scendendo le scale.
    -Professoressa?!- Esclamai avanzando verso i primi gradini ma sbiancai quando vidi scendere al posto della donna di prima una ragazza.
    Era tutta bagnata dalla testa ai piedi con indosso un lungo impermeabile rosso con il cappuccio alzato che mi impediva di veder il suo volto, aveva solo uno stivale al piede e una strana macchia rossa sul fianco destro, tutto questo mi sembrava inquietante e mi faceva paura.
    Mentre lei scendeva i gradini io indietreggiavo sempre di più finendo per sbattere contro il muro non appena lei finì di scendere le scale. Tutto ad un tratto le pareti, le scale, la luce, tutto scomparve e mi ritrovai in un prato, circondato da alberi e la pioggia che scendeva giù a catinelle mentre quella ragazza spaventosa era ancora davanti a me. Un lampo squarciò il cielo e mi portai le mani alla testa urlando e tremando come un bambino. Ero terrorizzato dai tuoni e i fulmini, era una paura che mi bloccava ogni volta. Sollevai gli occhi e vidi qualcosa brillare sul corpo di quella ragazza... una sfera, era simile alla mia, anch'essa era collegata a un filo diventando un ciondolo attorno al suo collo, ma perchè io ne avevo tre e lei una?
    -Maschi... maschi... che schifo.- Mormorò la ragazza muovendo le sottili labbra con lentezza.
    Un altro fulmine rombò e urlai premendo con forza le mani sulle mie orecchie, non volevo sentire, non volevo.
    -Maschi... dovete morire tutti!- Esclamò con rabbia a ragazza incappucciata e riuscii a intravedere i suoi occhi.
    Odio, purissimo odio e una vena di follia li faceva sembrare due fari.
    Senza che me ne accorgessi qualcosa mi aveva trafitto il petto procurandomi un fitta impressionante, uno dei mali più dolorosi che avessi mai provato in vita mia. Abbassai lo sguardo sputando del sangue e nello stesso istante in cui vidi quell'ombrello che trafiggeva il mio addome e scomparire, una delle sfere della collana si ruppe in mille pezzi e versai altro sangue. Mi portai la mano al petto scoprendo di non avere più alcun buco, ma quando le mie dita sfiorarono le sfere della collana, constatai che ne mancava veramente una.
    Osservai ancora quella ragazza che teneva ora l'ombrello in mano, ma com'era fattibile? Prima non ce l'aveva, poi era nel mio petto, poi non c'era di nuovo e ora ce l'aveva in mano? Non quadrava niente... Io ero in infermiera, sì, ero lì.
    Strinsi gli occhi e riaprendoli mi ritrovai inginocchiato davanti la porta chiusa dell'infermiera col respiro affannato.
    -Ma che cazzo succede!- Urlai rialzandomi e guardandomi attorno. Ero ancora solo.
    La porta venne aperta e girandomi sperai di vedere la professoressa e invece c'era ancora quella ragazza. Sul suo volto era nato un mezzo sorriso che mi accapponò la pelle e ancora, gemetti dal dolore quando quella mi lanciò l'ombrello colpendomi dritto alla spalla. Altro sangue macchiò la mia pelle e poi il pavimento, mi sorressi al mobile accanto a me e di nuovo, una sfera si distrusse davanti ai miei occhi appena l'ombrello venne sfilato questa volta dalla piccola mano della ragazza.
    Quella mi guardò e indietreggiò spalancando gli occhi impietrita.
    -Ma c-come... tu... tu sei una ragazza!- Esclamò e la sfera al suo collo si spezzò.
    Il suo corpo scomparì all'improvviso e rimase solamente il suo impermeabile che ora stava impregnando di acqua il pavimento.
    -E' sparita.- Sussurrai stringendo il mobile.
    Mi girai guardandomi allo specchio posto affianco al mobile -non mi ero accorto che era lì- e caddi a terra vedendo com'ero vestito.
    La mia divisa maschile, la mia amata divisa... dove diavolo era finita?
    Perchè avevo indosso la divisa femminile, perchè al posto di un paio di pantaloni avevo una gonna?
    -No... no.... NO!- Urlai facendo rompere l'ultima sfera e chiusi gli occhi con rabbia.
    Li riaprì solamente quando percepii qualcosa infrangersi e ansante e tremante mi ritrovai seduto al banco con una mano penzolante di lato e la tazza di thè, in pezzi per terra. Lentamente portai una mano sul mio petto e poi al mio collo, non c'era traccia né di sangue né di quella collana con le sfere e, grazie al cielo, avevo indosso la mia vera divisa.
    -Ben svegliato. Dormito bene?- La voce della professoressa mi fece alzare di scatto lo sguardo e me la ritrovai davanti con le braccia incrociate sul petto e sorridente.
    -Ho.. ho fatto un incubo, io...- Iniziai a balbettare guardandomi in giro e il letto, quello che doveva essere occupato da qualcuno era vuoto, proprio come nel mio sogno.
    -La studentessa che stava riposando lì si è svegliata e se n'è andata... Era l'ultima del corso di oggi e tu hai appena sognato con lei.- Disse la professoressa staccandosi dal mobile al quale era appoggiata e venendo a sedersi su banco accavallò le gambe.
    -Non è... Non è possibile... Io... Come?- Domandai alzandomi e battendo le mani sul tavolo.
    Era tutto un sogno, uno stupido sogno.
    -Così si svolge il corso, possiamo dire che hai provato il tema del corso anche se gli argomenti variano da studente a studente.- Mormorò prendendomi il mento tra due dita e avvicinando il suo viso al mio. -Il vero senso del corso è quello di affrontare i propri problemi e risolversi, solo quando questo avverrà allora ci si può diplomare.- Si leccò le labbra e fece sfiorare le punte dei nostri nasi.
    Perchè... perchè non sentivo niente a stare a vicino a lei? Come uomo avrei dovuto eccitarmi, un vero uomo l'avrebbe stesa su quel banco e fatta sua e io? Impassibile come una statua, freddo come il ghiaccio.
    -A quanto ho capito il tuo argomento tratta del tuo corpo, della tua androginità, perchè il tuo corpo è per metà maschile e per metà femminile, vero Bill?- Domandò sorridendo compiaciuta.
    -Cosa?!- Esclamai levandomi dalla sua presa malamente.
    -Chi le ha detto queste cose? Cosa sa lei?- Urlai impaurito. Nessuno doveva sapere altrimenti tutto sarebbe andato a puttane.
    Rise scuotendo la testa e i capelli, scese dal banco e si avvicinò a me accarezzandomi una guancia. La sua pelle era liscia, tiepida e sentivo l'odore di rose provenire dal suo polso, per me, quella donna era più di quanto voleva far credere.
    -Io so tutto di te, fidati, io manterrò il tuo segreto sono la tua insegnante dopo tutto.- Mormorò sbattendo le lunghe ciglia e si staccò da me avviandosi alla porta, l'aprì e si appoggiò allo stipite di questa.
    -No, io non ho nessun problema con il mio corpo, io so di essere un uomo... non ci sono dubbi!- Esclamai stringendo le mani in pugni e percorsi la distanza tra di noi velocemente per puntarle un dito contro. -Ha capito, io sono un uomo ed è quello che voglio essere.-
    La professoressa sbuffò e si sporse nuovamente verso di me.
    -Se sei veramente un uomo, il fatto che tu desideri così tanto esserlo, non potrebbe dimostrare che sai che non è così? Perchè avevi l'uniforme femminile?- Mi domandò all'orecchiò.
    Mi zittì e la fissai a lungo senza capire, le sue parole erano incomprensibili.
    Non erano la verità, io ero un uomo e lo sarei stato per il resto della mia vita.
    -Le lezioni si terranno ogni giovedì durante la paura pranzo, vedi di esserci... ah, ci sono due regole: non assentarti mai per tre volte di fila sennò tutto ciò che conosci scomparirà, proprio come te e se accadessero avvenimenti che portassero allo stravolgere del tuo “io”, la tua presenza dal corso sarà annullata e ti diplomerai come qualunque studente.- Finì di seria, poi mi poggiò una mano sulla schiena e mi spinse fuori chiudendo alle mie spalle la porta.
    Osservai quel pezzo di legno colorato di bianco e sospirai, era tutto troppo strano.
    Salii le scale tenendomi la pancia, di nuovo i dolori mestruali mi assalirono, era una sensazione nauseante e dannatamente stancante, prendeva un gran numero delle mie forze e della mia concentrazione. Le parole della professoressa erano state come lame affilate, io problemi? Incertezze? No, non era vero, io ne ero sicuro al cento per cento eppure, poteva esserci veramente una minuscola parte in me che metteva in dubbio quella mia decisione?
    Scossi la testa mandando a quel paese quei pensieri e mi accorsi che attaccata alla parete fuori dal portone c'era la ragazza che avevo osservato quella mattina in classe. Quella alzò la testa e arrossì appena mi vide, si morse il labbro e incerta si staccò dal muro venendomi incontro per fermarsi subito davanti a me. Se non sbaglio faceva di nome Shina, me lo ricordavo anche perchè era un nome particolarmente strano e buffo.
    -Io... io volevo chiederti.- Iniziò a dire per poi fare un piccolo inchino. -Chiederti scusa per prima, mi dispiace.- Disse guardandomi attraverso la sua frangetta.
    Spalancai gli occhi e rimasi a bocca aperta, come per magia il suo volto lo sovrapposi a quello della ragazza del sogno. Erano identici. -Eri tu quella?!- Esclamai sorpreso, sembrava una ragazza dolce e sensibile mentre quell'altra era l'opposto, era crudele e piena di rabbia.
    -Eh sì, proprio io.- Ammise timida e arrossendo ancora di più.


    ~ ~ ~




    -Quindi sei per metà ragazza? Wow, non lo avrei mai detto e pensato, tu non sai quante ragazze ti vengono dietro.- Disse Shina mentre percorrevamo insieme la strada per i nostri dormitori, avevamo ancora due ore e mezza prima delle lezioni, avrei potuto riposarmi un po'.
    Perchè le confessai tutto? Era stato qualcosa di stranamente facile, liberatorio. Tenersi tutto dentro certe volte poteva essere un male, era come sentirsi lacerare dentro. Una parte voleva che restassi in silenzio, ad osservare cosa mi succedesse intorno, in modo da non commettere errori e da non soffrire, ma l'altra parte soffriva proprio perchè quelle parole non dette bruciano e pesano, troppo, se tenute per anni e anni.
    -Potresti non dire a nessuno che io...- Lasciai il discorso a metà poiché era più che ovvio a cosa mi riferissi.
    Lei si fermò e sbattè le lunghe ciglia. Un raggio del sole sbirciò fuori dalle nuvole che coprivano il cielo andando a colpire proprio il suo viso facendo brillare i suoi occhi gialli, che purtroppo erano tremendamente spenti come un prato che pian piano, quando si avvicina l'inverno scompare sotto metri di neve.
    -Certo.- Affermò sinceramente e fermandosi.
    -Quindi, pensi che potremmo essere amici?- Domandò all'improvviso e guardandomi speranzosa.
    Mi morsi il labbro e annuii debolmente.
    I suoi occhi brillarono di felicità e saltellò contenta battendo le mani. Mi afferrò per il braccio ed estrasse dalla sua tracolla il cellulare.
    -Bene sorridi, dobbiamo farci una foto di buona fortuna.- Cinguettò e spalancai gli occhi cercando di scappare dalla sua presa.
    -Cosa? No... non sono vestito e truccato bene.- Cercai di persuaderla e di scappare dalla sua presa, ma era davvero forte.
    Maledizione alla mia debolezza. Alla fine dopo vari tentativi di fuga tutti falliti penosamente mi arresi. Avvicinai il mio viso al suo abbassandomi visto che ero più alto di lui e sorrisi quando lei intrecciò una mano alla mia.
    Appena la fece mi staccai imbarazzato e lei guardò il cellulare, mostrandomi subito dopo la foto.
    -Siamo davvero bellissimi.- Mormorò arrossendo e riposando il cellulare nella borsa..
    Scoppiai a ridere e annuii di nuovo.
    -Siamo usciti bene, concordo.- Esclamai e tornammo a camminare, parlando del più del meno fino a che non arrivammo dove le strade per i nostri dormitori si dividevano.
    -Bhe... io vado di qua, ci vediamo più tardi in classe.- Disse dolcemente e si incamminò, poi si girò e sorrise alzando la mano e agitandola velocemente, correndo subito dopo e facendo svolazzare la gonna a scacchi rossa e nera della divisa della scuola.
    In breve scomparve dietro gli alti cespugli e un vento gelido si alzò all'improvviso agitando le foglie degli alberi intorno a me. Lo sfregarsi tra loro delle foglie mi sembrò come un triste canto, una richiesta di aiuto per l'ormai imminente arrivò dell'inverno. Il vento divenne più forte, chiusi gli occhi automaticamente e mi voltai dando le spalle al soffio così da non ricevere quello schiaffo freddo contro le guance. Esso agitò i miei capelli, anzi i miei piccoli e sottili rasta neri, che cercai di tenermi posando una mano dietro la testa, ma quel soffio gelido mi fece tremare e con forza, aumentò nuovamente quasi volesse spostarmi, quasi avesse voluto spazzarmi via da quel posto.
    Aprii lentamente gli occhi guardando davanti a me e mi sembrò di vedere una figura maschile -lo dedussi dalla divisa uguale alla mie che indossava- che guardava nella mia direzione, anzi guardava proprio me, appoggiato contro un albero con le braccia incrociate al petto. Il mio cuore mi parve stesse scoppiando, mi sentivo gelare e invadere dal calore allo stesso tempo. Non vedevo bene il viso di quel giovane ma riusci solamente a definire il suo sorriso. Due labbra rosse, carnose e peccaminose sollevate in un malizioso riso che portò un senso di calore alle mie guance. Strinsi la mano contro i miei capelli e chiusi gli occhi riuscendo ad intravedere nel chiudersi delle mie palpebre un piercing che brillava su quelle labbra.
    Tuttavia, di nuovo all'improvviso il vento cessò di soffiare e tornò la quiete e il silenzio. Osservai le decine di foglie gialle e rosse cadute per terra, strappate via dai rami e ora morte accanto ai miei piedi. Sospirai e cercai di sistemarmi i capelli, ripulendomi la divisa dalla polvere che il vento aveva alzato, ma sussultai ricordandomi cosa avevo visto e guardai nella direzione di quell'albero, ma il ragazzo non c'era più.
    Mi portai una mano tra i rasta facendoli scivolare tra le mie dita finché con i polpastrelli arrivai alla mia nuca, me la sfiorai procurandomi un innaturale brivido e poi lasciai penzolare il braccio lungo il mio busto, mentre con l'altra mano stringevo la presa sulla mia cartella.
    -Sarà stata una svista.- Sussurrai a me stesso mordendomi poi il labbro inferiore, guardando ancora quel punto.

    Quelle labbra, quelle labbra erano davvero belle.” Pensai sentendomi arrossire pietosamente.

    Scossi la testa e sbuffai. Ora andavo a pensare che un ragazzo aveva una bella bocca? Roba da pazzi.
    Leccandomi le labbra mi voltai e tornai a percorre la strada per il mio dormitorio.
    -A me piacciono le ragazze.- Dissi annuendo serio. -Non i ragazzi.- Anche se mi sentii uno stupido nel dirlo, per un breve istante cercai di capire veramente se quelle parole fossero uscite dalla mia bocca o no, perchè la mia voce sembrò tremare.
    Appena arrivai nella mia stanza gettai la cartella per terra e mi aprii i bottoni della camicia lasciando prendere aria al mio petto esile, misi la sveglia e poi chiusi gli occhi, magari svegliandomi avrei scoperto che tutto era stato sì, un sogno.
    Allungai la mano facendo scivolare via da sotto di me le lenzuola, mi levai le scarpe che caddero per terra facendo un rumore fastidioso e mi coprii mettendomi su di un fianco. Osservai come l'ombra dell'albero davanti la finestra della mia camera, anche se ricoperta da tende, si muoveva sinuosa sulle assi di legno del pavimento. Era una danza lenta e armoniosa. Sospirai sentendo una fitta alla testa, mi stava vendendo un bel mal di testa e per non mancare, la nausea e i dolori allo stomaco tornarono a darmi fastidio, ero succube del mio lato femminile? Richiusi gli occhi e caddi addormentato, inquieto, tra le miei lenzuola bianche.



    Sei sicuro delle tue decisioni?
    Sei sicuro di quello che vedono i tuoi occhi?
    Sei sicuro che i tuoi sogni non siano la realtà, ed essa non sia solo una tua illusione?
    Dimmi Bill, che tipo di sogni vedono i tuoi occhi?













    E la vita umana che altro è se non una commedia?*: Citazione di Erasmo dal monologo “Elogio della vitale follia”
    Scolarca**: capo di una scuola filosofica

    Note dell'autrice: Che dire, avete capito qualcosa? Spero di sì. x°D
    In caso contrario non tutto è perduto, pian piano nei capitoli capirete ogni cosa, ogni mistero verrà risolto e avrete una risposta. Shina sarebbe una mia amica, il nome non l'ho inventato anche se lei non si chiama così, anzi, questo “soprannome” gliel'ho dato proprio io e visto che mi ha chiesto: “mi infili nella tua nuova ff” (più che altro non ha fatto altro che ripetermelo per giorni -crai) io non ho saputo dirle di no, non ci riesco mai. >.< Fisicamente è come la mia amica, anche gli occhi sono veramente gialli, bello vero? ^O^ A parte la storia che si scoprirà su questa ragazza, con lei non centra nulla. :ehsì:
    Cercherò di postare una volta a settimana. u.u
    Baci e spero vi sia piaciuta.

    Edited by ~Maryon‚ - 16/8/2010, 00:10
     
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  2. *Delicious*
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    Leggo *w*
     
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    YunJae

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    Hai postato?! Finalmente...
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  4. :kRi_suGarth°
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    :agitato2: :tum-tum: :agitato2: :tum-tum:










    :ehsì:



    SPOILER (click to view)
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  5. *Alexia_Tom*
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    Bella!!!!!!
     
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  6. PinaKaulitz88
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    Wooooooooooooow!
    Veramente particolare questa storia!
    Mi complimento con te ^^
    Curiosa di leggere il seguito, ti lascio un mega up!
     
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  7. #Nephilim#
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    Mami *O* Finalmente hai raccolto il coraggio e hai postato! *O* *se non l'avessi fatto ti avrei fucilata *

    Beh io sapevo già cosa accadeva in questo capitolo ma devo dire che leggerlo mi ha dato una visione più ampia e più intrigante delle cose! la dottoressa mi sembra una trota e mi sta un po' sul cavolo XD Anche la ragazzina a dir la verità ò_ò E' appiccicosa!
    Della storia delle sfere non c'ho capito niente XD
    Sai cosa? Rispetto a Cuore di un assassino trovo un miglioramento nel tuo stile e nella grammatica, anche se a volte ti perdi in frasi troppo lunghe che sembrano una lista della spesa XD e ti ingarbugli coi verbi, tipo:

    CITAZIONE
    La compagnia delle altre persone era per me inutile, perchè stare con gente che non sa veramente chi ero? Perchè stare con gente alla quale devi nascondere dei segreti?

    "Perchè stare con gente che non sapeva veramente chi fossi?"
    "Alla quale dovevi/o nascodere dei segreti?"

    A parte questo non ho notato nient'altro, e quindi devo farti i miei complimenti! [Non avercela con me per questi piccoli appunti ._.]

    Bene, non far soffrire le tue lettrici e aggiorna presto! *O*
     
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  8. ~Maryon,
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    Alexia



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    Bella!!!!!!
    Grazie **

    Pina


    CITAZIONE (PinaKaulitz88 @ 11/1/2010, 22:27)
    Wooooooooooooow!
    Veramente particolare questa storia!
    Mi complimento con te ^^
    Curiosa di leggere il seguito, ti lascio un mega up!

    Sei molte gentile e grazie per il mega up **

    Neph


    CITAZIONE (#Nephilim# @ 11/1/2010, 22:33)
    Mami *O* Finalmente hai raccolto il coraggio e hai postato! *O* *se non l'avessi fatto ti avrei fucilata *

    ç__ç non si picchia la mamma, cattiva. ç.ç

    CITAZIONE
    Beh io sapevo già cosa accadeva in questo capitolo ma devo dire che leggerlo mi ha dato una visione più ampia e più intrigante delle cose! la dottoressa mi sembra una trota e mi sta un po' sul cavolo XD Anche la ragazzina a dir la verità ò_ò E' appiccicosa!

    Ma povera Shina >.< è una mia vera amica :indif: E la professoressa è misteriosa, come tutto del resto. u.u

    CITAZIONE
    Della storia delle sfere non c'ho capito niente XD

    :indif: ma se è semplicissimo xD E' forse la cosa più semplice in tutta la storia xD

    CITAZIONE
    Sai cosa? Rispetto a Cuore di un assassino trovo un miglioramento nel tuo stile e nella grammatica, anche se a volte ti perdi in frasi troppo lunghe che sembrano una lista della spesa XD e ti ingarbugli coi verbi, tipo:

    Davvero? *\\\\* che bello.
    I verbi .___. mi perseguitano >.< io li eliminerei dalla storia xD

    CITAZIONE
    CITAZIONE
    La compagnia delle altre persone era per me inutile, perchè stare con gente che non sa veramente chi ero? Perchè stare con gente alla quale devi nascondere dei segreti?

    "Perchè stare con gente che non sapeva veramente chi fossi?"
    "Alla quale dovevi/o nascodere dei segreti?"

    Li correggo subito :ehsì:

    CITAZIONE
    A parte questo non ho notato nient'altro, e quindi devo farti i miei complimenti! [Non avercela con me per questi piccoli appunti ._.]

    Bene, non far soffrire le tue lettrici e aggiorna presto! *O*

    Non posso avercela con te se vuoi aiutarmi xD

    Vedremo, quando posterò xD
     
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    YunJae

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    Mi è piaciuto *O*
    Mi ricorda molto qualcosa che ho letto, ma è un segreto xDD

    Allora, il personaggio di Bill mi attrae, anche parecchio.. è misterioso e billoso al punto giusto :ehsì:
    Prima ridevo perchè hai dato del cretino a Harry potter ..ahahahah.. ** [Non permetterti mai più, capito?? ]
    Al professore gli avrei dato volentieri quattro calci nel didietro -.-
    Bill è un Genio!!
    La piccoletta mi sta simpatica.. e questo particolare modo di diplomarsi è veramente fantasioso *O*
    E poi.. vuoi che parli di Tom?! Io già lo amo.. :ops:
    Me lo immagino così... *sbava*
    *si pulisce la boccuccia*
    Adoro lo stile orientale con cui hai organizzato l'ambito scolastico :respekt:
    Anche a e sarebbe tanto piaciuto andare in una scuola del genere, non quello schifo che abbiamo qui -.-
    *Pensa a Tom* Oddioooo.. ma non è super secshi anche per voi??
    Vabbè la smetto ù_u

    Storia stupenderrima..

    Un bacione Eire **
    Vedi di postare regolarmente, altrimenti :botte:
    PS. Ci sono alcuni errori sparsi un po' per tutto il capitolo.
     
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  10. ~Maryon,
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    CITAZIONE (Eire @ 11/1/2010, 22:52)
    Mi è piaciuto *O*
    Mi ricorda molto qualcosa che ho letto, ma è un segreto xDD

    Io l'ho detto che il prologo è ispirato ad una manga ç___ç tutto il resto l'ho cambiato giuro ç_ç

    CITAZIONE
    Allora, il personaggio di Bill mi attrae, anche parecchio.. è misterioso e billoso al punto giusto :ehsì:

    Gusta anche a me così **

    CITAZIONE
    Prima ridevo perchè hai dato del cretino a Harry potter ..ahahahah.. ** [Non permetterti mai più, capito?? ]
    Al professore gli avrei dato volentieri quattro calci nel didietro -.-

    Io detesto Harry Potter xD
    Sììì, anche io *ç*

    CITAZIONE
    Bill è un Genio!!

    Concordo. :evil-laugh:
    CITAZIONE
    La piccoletta mi sta simpatica.. e questo particolare modo di diplomarsi è veramente fantasioso *O*E poi.. vuoi che parli di Tom?! Io già lo amo.. :ops:
    Me lo immagino così... *sbava*
    *si pulisce la boccuccia*

    Ahahaha Tom, chi ha detto che è lui? Ci sono tanti ragazzi con il piercing al labbro u,ù
    CITAZIONE
    Adoro lo stile orientale con cui hai organizzato l'ambito scolastico :respekt:
    Anche a e sarebbe tanto piaciuto andare in una scuola del genere, non quello schifo che abbiamo qui -.-

    Non lo dire a me ç_ç poi io sono pro alle divise xD

    CITAZIONE
    *Pensa a Tom* Oddioooo.. ma non è super secshi anche per voi??
    Vabbè la smetto ù_u

    Ecco, meglio.

    CITAZIONE
    Storia stupenderrima..

    Un bacione Eire **
    Vedi di postare regolarmente, altrimenti :botte:
    PS. Ci sono alcuni errori sparsi un po' per tutto il capitolo.

    Grazie, e vedrò che fare per il postare u.u
    Lo so ç__ç mi dispiace <.<
     
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  11. DisasterpiecexX
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    -crai Maryon, iosonounatuagrandissimafan, tornando seria, non hai idea da quanto tempo volevo commentare qualcosa di tuo prendo la palla al balzo. v.v

    Allora, avevo visto il video ed aspettavo con impazienza. Mi piace, nonostante, io odio il fantasy e il paranormal ma qui non mi ha dato fastidio per niente, anzi mi ha tenuta attaccata allo schermo. v.v
    E' ricca di tutto e di più, nel mentre mi faccio una cultura mi godo quell'aria un po' inquietante che c'è in ogni tua Fan fiction.


    Posta presto -tet.
    Baci, Crilla. :3
     
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  12. ~Maryon,
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    CITAZIONE (DisasterpiecexX @ 11/1/2010, 23:11)
    -crai Maryon, iosonounatuagrandissimafan, tornando seria, non hai idea da quanto tempo volevo commentare qualcosa di tuo prendo la palla al balzo. v.v

    Allora, avevo visto il video ed aspettavo con impazienza. Mi piace, nonostante, io odio il fantasy e il paranormal ma qui non mi ha dato fastidio per niente, anzi mi ha tenuta attaccata allo schermo. v.v
    E' ricca di tutto e di più, nel mentre mi faccio una cultura mi godo quell'aria un po' inquietante che c'è in ogni tua Fan fiction.


    Posta presto -tet.
    Baci, Crilla. :3

    *\\\\* ma che dolce che sei. Bhe, ecco che qualcosa lo hai commentato alla fine xD

    Oh, sono contenta che la legga anche se tu odi quel genere la leggi comunque, sono davvero contenta **
    Ecco, così imparate un pò u.u ciò che faccio a scuola ve lo dico xD

    Lunedì prossimo, ragazze psoterò ogni lunedì xD
    Grazie tante **
     
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  13. DisasterpiecexX
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    *çç*

    Sì, di Filosofia sono ancora al Sig.Parmenide v.v, che odio. Ma quando arriviamo allo stoicismo, mi darò delle arie con il prof e mostrerò alla classe quanto sono "acculturata". :ops:


    Aspetto.
     
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  14. •Verdammt Prinzessin•
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    Oddio!! ma che bella la tua nuova ff *___*
    io ero già innamorata di "Cuore di un Assassino"
    ora ti presenti con questa nuova storia... *___*
    ohhh che bello!!
    Bhè brava come sempre!!! Aspetto il nuovo capitolo!!!

     
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  15. ~Maryon,
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    CITAZIONE (DisasterpiecexX @ 11/1/2010, 23:40)
    *çç*

    Sì, di Filosofia sono ancora al Sig.Parmenide v.v, che odio. Ma quando arriviamo allo stoicismo, mi darò delle arie con il prof e mostrerò alla classe quanto sono "acculturata". :ops:


    Aspetto.

    Ok xD poi dimmi come sarai andata xD
    CITAZIONE (•Verdammt Prinzessin• @ 11/1/2010, 23:44)

    Oddio!! ma che bella la tua nuova ff *___*
    io ero già innamorata di "Cuore di un Assassino"
    ora ti presenti con questa nuova storia... *___*
    ohhh che bello!!
    Bhè brava come sempre!!! Aspetto il nuovo capitolo!!!


    Oh grazie *\\\*
    Grazie tante ^^
     
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1714 replies since 11/1/2010, 21:47   29753 views
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