These Four Walls

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  1. LadyDepp
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    THESE FOUR WALLS



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    Autore: Nemy&Peithy (Nemy sarei io XD, Peithy è la mia amica)
    Rating: NC-17
    Avvisi: Twincest/ Lemon/ NC-17
    Genere: Romantico/Drammatico/Erotico
    Disclaimers: Tokio Hotel non ci appartengono (purtroppo) e questa storia è frutto di fantasia.

    Note: So che avete già letto di storie twincest con Bill che faceva la prostituta eheh, però se volete dare un’occhiata ci farebbe piacere^^
    Il nome d’arte di Bill, Black Pearl, è stato leggermente (diciamo pure esattamente) copiato/presoinprestito/requisito dal film Pirati dei Caraibi XD
    I capitoli saranno uno dalla parte di Bill, e l'altro di Tom^^
    P.S. il banner è provvisorio XD

    Links ai capitoli

    Capitoli 1 e 2
    Capitolo 3
    Capitolo 4
    Capitolo 5
    Capitolo 6
    Capitolo 7
    Capitolo 8
    Capitolo 9
    Capitolo 10
    Capitolo 11
    Capitolo 12
    Capitolo 13
    Capitolo 14
    Capitolo 15
    Capitolo 16
    Capitolo 17
    Capitolo 18
    Capitolo 19

    These Four Walls


    Capitolo 1




    “ Ho bisogno di te questa sera”
    Non era la prima volta in quella giornata che me lo diceva.
    Forse pensava che me ne fossi dimenticato.
    O sperava che avessi rifiutato, per potermelo ordinare.
    Così non sembrava affatto un ordine, ma di certo, lo era.
    “ Va bene, lavoro extra e anche io ho bisogno di qualcosa, qualcosa in più”
    “ I soldi non ti mancano, Bill”
    “ Ma fanno sempre comodo, mi potrebbero servire in futuro. Ne ho bisogno” calcai la voce ancora una volta su quella parola
    “ per questo lavoro extra”
    Mio padre annuì, e mi lanciò uno sguardo che io conoscevo molto bene.
    Con o senza soldi l’avresti fatto comunque.Sapevo che aveva ragione.
    L’avrei fatto perché ormai era il mio lavoro.
    Era la mia vita.
    “ Non credo di poter andare fino in fondo, stavolta” accennai, lisciando le pieghe del letto dove ero seduto, a gambe accavallate.
    “ Non capisco che stai dicendo. Non sei una donna, non hai il ciclo mestruale”
    “ Ma io non voglio andarci. Oggi è la mia giornata libera, sono stanco”
    “ Tu andrai, se vogliamo usare questi termini, dove ti comanderanno di andare. Fino in fondo” calcò l’ultima frase, accompagnandola con un sorrisetto gelido, che non fu ricambiato.
    Era inutile discutere oltre, questa volta lui aveva ragione.
    Non potevo rifiutare quello che mi chiedevano i miei clienti, se erano venuti proprio per quella cosa.
    Tolsi lo sguardo dalle lenzuola del letto, e lo spostai sulla finestra.
    Erano le 6 del pomeriggio, e non c’era quasi più traccia di luce.
    “ Dovrei prepararmi” era una domanda, e mio padre lo capì immediatamente.
    “ No, puoi aspettare, stanotte ti fai vedere mezz’ora prima di mezzanotte. Ci sono persone che sono venute apposta per te e... ” sentii il suo alito vicino, e voltando la testa, mi specchiai nei suoi occhi “ non vedono l’ora di conoscerti”
    “ Sono eccitato” sussurrai falsamente, ricambiando lo sguardo.
    “ Non che non lo sei, ma non è importante, giusto?” sogghignò lui, dandomi un buffetto sulla guancia, che mi provocò un leggero fastidio.
    “ Non mi piace che mi tocchi, lo sai”
    Mio padre ritrasse la mano, infastidito quanto me.
    “Dovrebbe piacerti quando qualcuno ti tocca” sibilò gelido, allontanandosi un poco, fino alla soglia della porta.
    Sapevo che finalmente era uscito il suo vero io.
    Cercava di fare il padre attento, buono, a volte simpatico, ma era tutta una facciata.
    Era tutto falso.
    A cominciare dal fatto che era mio padre.
    No, non lo era.
    Ma ormai ero abituato a chiamarlo così.
    Era solo l’uomo che mi aveva cresciuto, che mi aveva fatto entrare in quella vita.
    Dove ero soltanto...
    “ Sei una puttana, ti piace farti scopare e ti piace prenderlo in bocca”
    Sì, ero soltanto una puttana.
    Ma non per questo avrei accettato di farmela con lui, un brutto vecchio pieno di peli, e bava che gli usciva dalla bocca.
    Un arrapato che voleva scoparmi solo perché gli sembravo una donna.
    Il nostro patto era, lasciami in pace e io continuo a farlo.A lavorare, intendo.
    Naturalmente non avrei mai abbandonato tutto, non potevo.
    Non sapevo dove andare, non sapevo che fare.
    Non conoscevo nessuno in quella città, e non avevo nessun parente.
    Quella vita, per quanto fosse una merda di vita, mi era utile.
    Per sopravvivere.
    Ma mio padre aveva paura che un giorno potessi fuggire, anche se lui avrebbe fatto di tutto perché non accadesse.
    Comunque aveva accettato il patto, anche se la speranza rimaneva.
    Ma sarebbe morto, oppure sarei morto io, prima di potergli permettere di farmi quello che lui desiderava fare.
    Ti avrei preso, e ti avrei leccato il buco, e poi un dito dentro e poi l'altro..e ti avrei scopato con la mano, muovendola e girandola e ti avrei graffiato con le mie unghia, dentro, dentro di te, e più a fondo, fino a farti piangere di dolore e godere insieme, perché è questo che avresti voluto, vero?”
    “ Mi stai ascoltando?!”
    Ritornai al presente, quei ricordi ormai non mi facevano più effetto.
    Lo fissai gelido “ Che c’è ancora?”
    “ Tra poco verrà Marica a portare i vestiti che ti dovrai mettere. Ti voglio perfetto questa sera. Fra poche ore io mi troverò con le tasche piene di soldi, e tu con il buco pieno di cazzi. Ne guadagniamo tutti e due, no?” iniziò a ridere con cattiveria, e io mi voltai di nuovo verso la finestra, ignorandolo.
    Mi faceva un po’ pena.
    Sentii la porta chiudersi con un colpo secco.
    Mi alzai dal letto e mi affacciai alla finestra, poggiando i gomiti sul davanzale.
    Guardai in basso e vidi arrivare un camion.
    Scesero due persone, e uno di questi aveva un pacco in mano.
    Sospirai forte e chiusi di scatto la finestra.
    Mi guardai le mani, le mie unghia dovevano essere pittate.
    Alcuni minuti dopo, Marica entrò senza bussare, con il pacco che avevo già visto prima.
    Sapevo che conteneva i miei vestiti, e gli accessori, e le scarpe.
    “ Questa volta Gorgon ha speso un bordello” sentenziò lei, appoggiandolo sul letto, e passandosi una mano sulla fronte bagnata dal sudore.
    “ cazzo, perché non cambi questa merda di stanza? Sai che casino a farmi tutte quelle scale?”
    “ Problemi tuoi, bella” feci immediatamente, guardandola come se non mi interessasse minimamente.
    Ed era anche vero.
    “ Sei uno stronzo, non ti è passato ancora il ciclo?”
    “ Battuta pessima e sentita già molte volte, e poi mio padre ha finalmente ammesso che non ce l’ho”
    Marica annuì distrattamente, aprendo il pacco e iniziando a rovistarci dentro.
    “ Ah è così ha capito che sei un maschio, e vorrebbe ancora-”
    La bloccai, stringendole il polso in modo deciso e sollevando la sua mano da dentro il pacco.
    “ Faccio io, grazie” sibilai gelido, non intenzionato più ad averla intorno.
    “ Va bene, che razza di palle” sbottò esasperata e allontanandosi “ non so perché continuo ancora a volerti fare da assistente, mia bella perla nera” finì sarcastica, e uscì dalla stanza sbattendo la porta come aveva fatto poco prima mio padre.
    “ Sono tutti stanchi di me eppure non mi lasciano andare” canticchiai piano, prendendo dal pacco degli stivali.
    Li guardai attentamente, e sentenziai che mi piacevano.
    Sorrisi, facendo scrocchiare la lingua, guarnita di piercing.

    Ero pronto, ed ero anche in ritardo.
    Poco male, pensai, scendendo le scale che mi avrebbero portato al locale.
    Vidi di sfuggita in una delle stanze, mio padre Gordon, che mi fece segno di muovermi.
    Sembrava molto irritato.
    Gli sorrisi maliziosamente, continuai a scendere e finalmente arrivai a destinazione.
    Lanciai uno sguardo veloce alla sala e notai che i tavolini non erano stati del tutto occupati.
    Al bar c’erano due o tre persone che bevevano un drink, e poi degli uomini che avevano già trovato la compagnia della serata e che chiacchieravano affettuosamente con le ragazze.
    Infine, altre ragazze, ovunque.
    Che cercavano la loro preda per quella sera.
    Quando varcai la soglia, non fui sorpreso di vedere che tutti gli uomini, benché occupati nelle loro faccende, le abbandonarono un attimo per godere della mia presenza.
    Ero sempre la loro Black Pearl, e magari erano anche stati colti alla sprovvista di vedermi li.
    Non era la mia giornata.
    Io non lavoravo sempre.
    Vedevo i loro sguardi eccitati, i loro occhi avidi, vagare come fari sul mio corpo.
    Soltanto alcuni non erano sorpresi di vedermi, e capì che erano loro i miei clienti.
    Iniziai a camminare lentamente, ondeggiando con i fianchi e sentii una mano grossolana palparmi il sedere.
    Immediatamente quella mano fu schiaffeggiata via.
    Nessuno poteva toccarmi senza il mio permesso.
    Mi allontanai da quell’uomo, lanciandogli uno sguardo gelido.
    Lui non ci riprovò.
    Sapeva che quelle erano le regole e ne aveva già infranta una.
    Al prossimo errore sarebbe stato mandato via.
    “ Qui alla Dolls House, si fa sul serio” sussurrò una voce nel mio orecchio.
    Mi voltai per vedere l’uomo in faccia, ma non risposi.
    “ Sono David Jost” si presentò subito “ e sarai mio, per questa notte”
    Sorrisi, poggiando lascivamente una mano sul suo petto “ non sarò solo tuo, questa notte” sussurrai, facendo vagare la mano fino in basso, all’orlo dei pantaloni.
    “ mi piace pensarla così, pearl” mormorò, socchiudendo gli occhi, forse già in tilt per le mie attenzioni.
    Nessuno sapeva resistermi per più di un minuto.
    Persone deboli.
    Mi allontanai un poco, e lui mi lanciò uno sguardo deluso.
    “ Ci vediamo dopo” sussurrai, alzando maliziosamente un sopracciglio.
    Vidi i suoi occhi spostarsi in basso, prima di voltarmi.
    Sapevo che fissavano il mio sedere ora.
    Continuai a camminare per la stanza, e arrivai vicino al bar dove si trovava il mio secondo uomo, che non aveva smesso di guardarmi da quando ero entrato.
    Prima di sedermi sull’alto sgabello, accavallando le gambe, scossi i miei capelli lunghi neri, lasciando che mi cadessero un po’ sul viso.
    L’uomo di fronte a me bevve un bicchiere di vodka in tutta fretta.
    Quando allontanai del tutto i capelli davanti agli occhi, notai che il suo amichetto che si trovava in basso, era notevolmente più grosso.
    Decisi che con lui avrei finito presto.
    Non era una persona che sapeva trattenere le sue emozioni.
    Mi sporsi verso di lui, che continuava a bere e a fissarmi.
    Che uomo, pensai malignamente e ironicamente.
    Lasciai vagare il mio indice sul suo stomaco, e poi man mano arrivai al suo pacco.
    Vidi che arrossiva, e provai una sensazione che assomigliava molto al ribrezzo.
    Potevo spillargli soldi facilmente, senza neanche arrivare in fondo.
    Che cazzo di cliente mi aveva trovato Gordon?!
    Quando capii che non dava cenno di voler parlare, né di muoversi, ma stava diventando man mano sempre più rosso, come un pomodoro maturo, ma proprio maturo, sospirai forte e tolsi la mano.
    Mi veniva voglia di dargli uno schiaffo, ma dovevo trattenermi.
    Sorrisi falso e mi alzai dallo sgabello, facendo finta di niente, ma già con i nervi al massimo grado.
    Mi voltai per andarmene, e lanciai uno sguardo veloce al resto della sala.
    Incontrai due occhi che mi fissavano con uno strano sguardo, che non avevo mai visto prima.
    Ma non ci badai più di tanto, avevo altro a cui pensare.
    Individuai il mio prossimo cliente, e mi venne da vomitare, notando quanto fosse grosso e lardoso.
    Conficcandomi le unghie nelle mani, mi diressi verso lui, scontrandomi per sbaglio con un ragazzo che veniva dalla mia parte.
    Non avevo visto chi fosse.
    Sentii solo una fragranza, sudore, profumo, corpo, sesso, che stranamente mi piacque molto.
    Scacciai quei pensieri assurdi e raggiunsi il mio cliente, che mi accolse con un ampio sorriso.
    Mi sembrò quasi di vedere la bava uscire dalla sua bocca.
    Quella serata non era affatto cominciata bene.

    Fine capitolo 1



    Edited by LadyDepp - 23/1/2010, 16:42
     
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  2. jandira
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    mhmhmhmh si mi piace ma non dirò altro fino al quando non compare tomihihiihih postate presto
     
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  3. Sekunden**
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    Ebbene...

    Dovrete continuare per forza ragazze, se nò non potrò dare un mio giudizio.

    Credo che ne varà la pena!

    ^^

    I
     
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  4. ~ Halo
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    Mi ispira questa storia *-*
    Continuate presto <3
     
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  5. ~ Sublimàh«
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    Concordo con robby, mi ispira moltissimo **
    Non vedo l'ora di vedere come procedera (;
     
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  6. LadyDepp
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    Grazie a tutti per i commenti^^ Il prossimo capitolo dalla parte di Tommolo arriverà domani!XD
     
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  7. saki '95
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    Uhhhh, questa ficcy mi ispira...
    Il 1° chappy mi è piaciuto, e non vedo l'ora di leggere il prossimo.
    Complimenti per la ficcy ^^
     
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  8. Schneeflocke
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    Oh beh...come inizio non è male! Sono curiosa di leggere il seguito!
    Mi spiace per Bill e di come è stato cresciuto... :-(
     
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  9. _dOntCallMeBambOlina_
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    Bella, scritta bene e mi ncurioscisce.
    Continuate presto ^^
     
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    YunJae

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    Mi incuriosisce assaiii.. ^^

    Continuate presto...
    Il prossimo sarà di Tom *-*
     
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  11. LadyDepp
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    :P

    Capitolo 2


    “Mi stai ascoltando?”
    “Mi sembra ovvio che non lo sto facendo” risposi, quasi brusco.
    È possibile avere un attimo di pace in questa casa? Mi chiesi, conoscendo già la risposta. In fondo questa casa apparteneva a me, era mia, eppure era continuamente affollata, simile ad una stazione ferroviaria.
    “D’ora in poi tutte le sere ringrazierai il signore di avermi conosciuto” continuò il mio amico.
    Sorrisi, guardandolo con la coda dell’occhio.
    “Ne dubito, ho cancellato il suo numero di cellulare da un bel po’ ”
    “Questa volta no, fratello, sarà uno spasso vedrai”
    Abbassai ancora di più lo sguardo, fissando lo schermo davanti a me.
    GAME OVER.
    “Cazzo!” imprecai. Avevo perso ancora una volta e questa volta sapevo esattamente con chi prendermela.
    Mi voltai verso Andreas, aveva uno strano sorriso dipinto sul volto. Strinsi i pugni, avevo solo voglia di strapparglielo.
    “Forse non sei molto portato” sussurrò beffardo.
    Mi guardai intorno e cercai di trattenermi dalla tentazione di spaccargli la chitarra in testa. No, non l’avrei mai fatto. Ci tenevo troppo, era la mia più cara amica. Avevo lavorato in quella topaia per 6 mesi prima di potermene permettere una.
    Afferrai la lattina di birra orami vuota, appoggiata per terra, e questa lo colpì quasi in pieno volto.
    “Vaffanculo”
    “Vaffanculo tu, mi hai quasi preso”
    “volevo farlo Andi”
    Sul suo volto si disegnò una smorfia, che mi fece quasi venire voglia di sorridere.
    Andreas, Andi, il mio migliore amico. Gli dovevo molto. E dovevo molto alla sua voce.
    Ma alcune volte lo avrei strozzato e lo avrei fatto molto volentieri.
    Da quando mia madre mi aveva comprato questa casa, aveva probabilmente dimenticato di avere un altro tetto sotto cui vivere. E così passava la maggior parte del suo tempo qui, con me, tra pizza, birre e guitar hero.
    This animal I have began... somebody help me through this nightmare... I can’t control myself... ” lo sentii canticchiare, mentre si allontanava dal divano per raggiungere il frigo.
    Mi raggiunse con due fresche birre in mano, porgendomene una.
    “Ho conosciuto la donna della mia vita, Tom”
    Lo fissai, con il sopracciglio alzato.
    “Perché non ne sono sorpreso?”
    “Che cazzo vuoi dire?”
    “Non avevo dubbi che la tua ragazza ideale sarebbe stata un puttana” dissi, incassando un pugno sul braccio.
    “Coglione, è dolce, è bella e... ”
    “E...?”
    “E... e basta. Ma tu ci pensi come sarebbe straordinario averla come moglie? Ti rendi conto?”
    “no, la mia mente non ci arriva” dissi, sorridendo contro la mia bottiglia, prima di prenderne un altro sorso.
    “Idiota, pensaci. Puoi scoparla tutte le volta che vuoi, senza che si lamenti, giorno e notte. E, cosa migliore, non devi darle neanche un centesimo. Eh?” concluse, dandomi una pacca sul braccio.
    “Fai davvero schifo, te ne rendi conto oppure no?”
    “Intanto, io piaccio alle donne. Tu invece? Hai davvero deciso di farti il nodo al cazzo? Se non vai con nessuna stasera, dovrò stare attento, perché nel bel mezzo della notte potresti saltarmi addosso e ficcarmelo nel culo”
    “Eh, sai, potresti non correre questo rischio e dormire semplicemente a casa tua” dissi, sarcastico, ma abbastanza serio.
    “Vedi? Stai cercando di cambiare discorso”
    “Ti ho detto che vengo stasera, cosa devo fare ancora? Te lo devo mettere per iscritto?” chiesi, quasi scocciato.
    “E Gustav e Georg vengono?” continuai, visto che non accennava a rispondermi.
    “ma che! Dicono che domani dobbiamo esibirci e devono riposare. Mezze checche, chissà cosa fanno da soli in quella casa... ”
    Scoppiammo entrambi a ridere. Il pensiero di loro due, insieme, era quasi sgradevole. Non che io avessi qualcosa contro i gay, assolutamente. Ma avere un paio di grosse tette in mano era tutto un altro paio di maniche.
    Decisi di smettere di pensarci, prima che altri pensieri poco casti affollassero la mia mente. Avrei provveduto quella sera a soddisfarmi, e lo avrei fatto nel migliore dei modi.
    Vidi Andreas alzarsi.
    “Me ne vado” annunciò.
    Annuii.
    “Vengo a prenderti alle 10” disse, ormai vicino alla porta.
    Gli strizzai l’occhio.
    “Ah, Tom?” mi chiamò, voltandosi, la mano già sulla maniglia.
    “Si?”
    “Vestiti in maniera decente stasera. Magari una camicia, un jeans più stretto”
    “Ma fottiti, non vado mica ad una sfilata” risposi, stizzito.
    “Io lo dico per te. Non riuscirà a trovare il tuo bel cazzo tra tutta quella roba”
    Alzai in alto il braccio, minacciando di lanciarli la bottiglia della birra addosso, così sorrise e uscì di corsa.
    Abbassai lo sguardo sui miei vestiti. Ero perfetto così e non mi sarei cambiato per andare ad incontrare una puttana. E poi per ciò che avrei fatto non erano mica necessari i vestiti...
    Ritornai alla realtà, sentendo il telefono squillare.
    Saltai giù dal divano, correndo verso il maledetto oggetto.
    “Si??”
    “Tom?”
    “Mamma, ciao”
    “Finalmente parlo con te. Pensavo di aver adottato quel tuo amico, Andreas.”
    “Volevi qualcosa?” chiesi, passando sopra alla velata critica che mi aveva mosso.
    “No, non devo voler qualcosa per parlare con mio figlio”
    “Ah, interessante. Allora?”
    “Stai mangiando? Non mangi solo schifezze, vero? Stai continuando a studiare?”
    La mia espressione si trasformò in una smorfia.
    “Sì, sto bene mamma, devo andare adesso. Ciao ciao”
    Chiusi più in fretta che potevo, facendo gesti poco amichevoli al telefono. Poverino, non aveva nessuna colpa. Ma in quanto oggetto usato per le comunicazioni, era costretto a sopportare anche questo.
    Lasciai la stanza, correndo in bagno per sistemarmi meglio i dread. Dovevo prendermi cura di loro. E Andi sarebbe arrivato tra poco meno di un’ora. Cazzo.

    “Come hai detto che si chiama questo posto?”
    “Dolls House”
    “Che cazzo di nome” borbottai, nascondendomi dietro la mia birra.
    Adesso tutto sembrava verde, gli uomini in attesa, quelli già soddisfatti, le ragazze al bancone, quelle ai tavoli, e nessuna di queste aveva ancora attirato la mia attenzione.
    “Eccola, eccola” disse Andreas, toccandomi il braccio.
    Guardai nella direzione che sembrava indicare il dito del mio amico.
    Rimasi quasi scioccato.
    “Oh, complimenti. Questa volta devo dirlo, i tuoi gusti stanno migliorando. Gliela darei pure io una botta, guarda che culo... ”
    “Ma che cazzo dici? Qui, di fronte... guarda che bel davanzale che ha piuttosto.”
    Diressi lo sguardo nella direzione esatta, per poi spostarlo poco dopo per il disgusto.
    “Ma è un cesso!”
    “Non lo diresti se l’avessi provata” rispose ghignando.
    La bionda ci raggiunse, mentre io continuavo a fissare quella ragazza, quasi di spalle, che mi aveva attirato immediatamente.
    “Lei è Alina”
    “Ciao” salutò lei con un sorriso che sembrava finto.
    “È italiana” continuò Andreas.
    Annuii distrattamente, mentre il mio amico cercava di intrattenere la ragazza, proponendole di sposarlo.
    Alina aveva preso a ridere, come una stupida oca.
    Scossi la testa. In alcune occasioni Andreas era davvero abile nell’apparire un perfetto coglione e questo lo avrebbe portato semplicemente alla rovina.
    Ma non gli avrei fatto da babysitter anche quella sera.
    Sono qui per divertirmi, giusto?
    “No? Non vuoi? Perché? Non sono povero... sono un cantante” stava dicendo Andreas, cercando di convincerla. Pochi minuti dopo si arrese, richiamando la mia attenzione.
    “Non siamo qui per pettinare le bambole mio caro. Ricordi? Il tuo nodo?”
    “Che nodo?” chiese la ragazza, in uno strano accento tedesco.
    Andreas si avvicinò alla bionda sussurrandole qualcosa nell’orecchio e facendola ridere.
    “Molto divertente” dissi, sapendo che stavano ridendo di me.
    “Posso aiutarti io a scioglierlo” disse la ragazza, lanciandomi sguardi seducenti, che ovviamente non furono ricambiati.
    “Pensa al mio amico, piuttosto” risposi, acido.
    “Ben detto” intervenne Andreas, sorridendo, ma un tantino in imbarazzo.
    Risposi con una scrollata di spalle.
    “Quindi? Tu hai scelto, amico?” mi chiese il biondo.
    “Sì, quella” dissi, indicando quella ragazza che me lo stava facendo diventare duro al solo pensiero di averla.
    “Te l’avevo detto che saresti diventato finocchio, fratello” disse Andreas che, notando la mia espressione interrogativa, continuò: “Non è una ragazza, ma apprezzo i tuoi gusti. Quello è Black Pearl, la perla del locale. Non è facile andare con lui, tutti vorrebbero, ma è lui a decidere il fortunato”
    “Davvero?” gli chiesi, incuriosito, ma continuando a fissarla... ehm... fissarlo, senza avere la capacità di staccare gli occhi dal suo viso, dal suo corpo, soprattutto da quando i nostri sguardi si erano incrociati per alcuni secondi.
    “Certo, io ci sono stato... sai non passano molti giovani come noi da queste parti. È stato del buon sesso, ma sai, io preferisco le femmine” si voltò verso la sua amica “e la bionde” finì, accarezzandole i capelli.
    Avrei voluto chiedere altro ad Andreas ma rimasi muto, a pensare, ancora un po’. Sarei dovuto essere scioccato, ma non lo ero. L’unica cosa certa era che anche adesso che sapevo che era un maschio, non smettevo di eccitarmi al pensiero di toccare quei capelli, quelle labbra...
    “Allora, hai scelto?” mi chiese per la seconda volta.
    “Fai tu” risposi, noncurante.
    “Va bene, aspetta al bancone. Ci vediamo dopo” mi salutò, strizzandomi l’occhio.
    Annuii e accennai un sorriso.
    Andreas prese la sua amica per mano e insieme si allontanarono, scomparendo tra la gente.
    Mi alzai e mi avviai verso il bar. Quasi inciampai nei miei stessi pantaloni quando andai a sbattere contro una figura snella, che non riuscii a riconoscere se non quando mi voltai.
    Il ragazzo, la perla.
    Aspettai che anche lui si girasse, per poterlo guardare ancora negli occhi, ma non lo fece, così raggiunsi lo sgabello del bancone e mi lasciai cadere su di esso.
    Quando alzai lo sguardo poco dopo, vidi una ragazza venire verso di me. La spogliai con lo sguardo e non ne rimasi per niente deluso.
    Quella sera mi sarei proprio divertito.

    Fine capitolo 2



    Ecco il secondo dalla parte di Tommi, comunque solo questo è in parallelo con quello di Bill.. con gli altri cap la storia andrà avanti diciamo XD Spero vi sia piaciuto!
    Un bacio Nemy&Peithy ehehe
     
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  12. ~ Halo
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    Molto carino questo capitolo!
    Chissà se Tom riuscirà ad avere Bill xD
    Aspetto il prossimo <3
     
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    YunJae

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    Spero tanto che Tom possa trovare la sua Perla...
    Bill :Q______
     
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  14. ~ Sublimàh«
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    Sì s', Tom ce la farà ad andare con Bill e faranno del buon sesso +_+
     
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  15. LadyDepp
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    Grazie a tutte da parte di entrambe^^
     
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387 replies since 11/9/2009, 21:54   11505 views
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