That little thing called love

Mini - fiction [Yaoi - BrianxJustin] Conclusa

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  1. ;HachiBLOOD™
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    Note iniziali: Sono tornata a scassare, contente? Ed un coro di "Nooooo!" si alzò ._.
    Comunque xD
    Ho provato a cimentarmi in una cosa completamente diversa.
    Premetto che è la prima volta che scrivo questo tipo di fandom, è come una specie di iniziazione per me xD, quindi se ritenete giusto farmi delle osservazioni fate pure che non mi offendo, anzi xD
    Poi, questa sarà una mini - fiction, composta da tre parti QUATTRO PARTI * (escluso il prologo). Nel caso aumentassero o diminuissero, sarà mio compito comunicarvelo nel corso della stesura xD
    Credo di aver finito con le chiacchiere (si sa che sono logorroica o_o), quindi vi lascio alla lettura del prologo.
    Credo di postare una volta a settimana, se tutto va bene. Cercherò di scrivere ogni sabato o durante ogni giorno libero che lo studio per la riparazione di matematica mi concede ç_ç Se non posto quindi, sapete il perchè C.C
    Bene, ho finito davvero, quindi mi tolgo dai cosiddetti e vi lascio dare una letta xD
    Ditemi che ne pensate.
    Baci <3
    P.S: Un ringraziamento speciale a Jass che mi ha fatto un banner bellissimo *-*
    Okay, me ne vado davvero u.u










    Autore: Aurora
    Rating: NC17
    Categoria: Yaoi, Slash, Lemon
    Genere: AU, Angst, Erotico, Romantico, Drog use (leggero), Hurt/Comfort
    Avvisi: Questa mini – ficton è un’AU un po’ particolare. I personaggi non sono ambientati in “Queer as folk”, ma in un contesto comune. Inoltre tra Brian e Justin incorrono solo tre anni di differenza.
    Disclaimers: I personaggi sono tutti frutto della mia fantasia. Ogni riferimento a fatti o persone realmente esistenti è puramente casuale.
    Questa storia non è scritta a scopo di lucro ma solo per divertimento.







    That little thing called love


    Prologo




    image


    Banner by Jass *-*










    Brian



    Ero veramente piccolo quando lo vedevo giocare nel giardino vicino a quello della mia villetta a schiera.
    Lui aveva tre anni meno di me.
    Era così tenero, minuscolo e delicato.
    Ricordo che quei capelli biondi erano decisamente più fini e chiari di adesso e splendevano alla luce del sole.
    Invece, quando il venticello primaverile o estivo si alzava, quei fili color oro svolazzavano dappertutto, andandogli a finire su quei piccoli occhietti azzurri.
    Così Justin se li spostava con la mano piccola e paffuta, incredibilmente bianca.
    Quando non avevo nulla da fare, passavo intere giornate seduto sulla veranda, dondolandomi sulla panca, o affacciato alla finestra della mia stanza, a guardare quel bambino così piccolo rispetto a me che si rotolava nell’erba, facendo parlare fra loro i suoi animaletti di plastica, scontrare frontalmente i suoi modellini di auto.
    Fino a che non si faceva più tardi, quindi la madre lo prendeva e lo riportava a casa, prendendolo in braccio così che lui potesse agganciare le braccia al collo della donna, bionda come lui.
    Quando spariva in casa, la donna tornava fuori in giardino per raccogliere i giochi del piccolo e riporli all’interno di una grande cesta, che poi riponeva sopra il tavolo da pranzo della veranda.
    Dopo, chiudevo le tende della finestra, mi stendevo sul letto e mi assopivo, fino a quando non venivo svegliato da mia sorella che, impaziente di vedermi e di giocare con me, con il suoi “Baian”, mi si buttava addosso, atterrandomi sulla pancia, facendomi svegliare da quel leggero sonno.
    Ma d’altronde, io, bambino di appena sette anni, che potevo capirne?
    Di certo il mio intuito e il mio cervello non erano ancora completamente sviluppati in quel campo.
    Così mi distraevo, spostavo i miei pensieri da quel visetto angelico e pallido come la neve, concentrando le mie attenzioni su quella fantastica creaturina che era mia sorella, impegnata del suo gioco preferito: farmi le pernacchiette sul collo.
    Facevamo così tutte le sere, coccolandoci a vicenda e scherzando, fino a quando nostra madre non ci chiamava per la cena, facendoci saltare già dal mio letto per aprire la porta della stanza freneticamente e catapultarci poi già per le scale, mentre il buon odore di cibo e di famiglia ci solleticava le narici.
    Alle nove in punto, venivamo spediti a letto.
    Mentre mi accartocciavo sotto le lenzuola fresche di pulito e, pian piano, il calore del sonno mi avvolgeva, non potevo fare a meno di pensarci almeno un po’.
    Mi sarebbe piaciuto baciare e pizzicare le sue piccole guance morbide e paffute, accarezzare quei capelli voluttuosi.
    Fino a quando non cadevo profondamente addormentato, cullato dalla morbidezza del cuscino.
    Ingenuamente.
    La mia vita si svolse così per un altro, enorme, lasso di tempo.
    Poi, neanche facendoci caso, neanche accorgendomene, tutto cambiò.
    Anche lui.



    *



    Justin



    Ho ricevuto e sprecato il mio primo bacio a sedici anni, alla festa di istituto organizzata per carnevale.
    Credevo che, a quell’età, non aver avuto ancora esperienza di quel tipo, fosse assolutamente sbagliato e quasi anormale, addirittura.
    Tutti i miei compagni di scuola vedevano bene di vantarsi, ogni volta ce ne fosse bisogno, delle loro performance erotiche, con ragazze sconosciute e non.
    Io me ne accorgevo, però. Non ero mai stato così stupido da credere a tutto ciò che dicessero.
    Cercavano di amplificare le cose, facendo uscire dalle loro bocche le porcate più assurde e rivoltanti.
    Tutto, pur di vantarsi agli occhi degli altri, tutto pur di ricevere quelle pacche “amichevoli” ed incoraggianti sulle spalle e quelle parole di congratulazione.
    Non ho mai capito il perché ne avessero il bisogno.
    Da quella sera, mi resi conto definitivamente, di non poter essere come loro.
    Me ne resi perfettamente conto, proprio quando le labbra di Jacke, così, disse di chiamarsi, attaccarono le mie non molto gentilmente, forzando la lingua oltre la loro chiusura forzata.
    Quando, il suo sapore forte d’alcool e di tabacco mi invasero la bocca e la superficie della lingua, rudemente accarezzata dai movimenti sinuosi della sua.
    Non ero come gli altri. In qualche modo, però, ne ero quasi fiero.
    E cominciavo a sentirmi bene, cominciavano a piacermi quelle sue mani grandi e ruvide che vagavano sotto la mia camicia e scendevano, piano, a toccarmi e stringermi i glutei.
    Mi piaceva il contatto fra i nostri corpi eccitati.
    E amai ancora di più quando, nella sua auto, mi slacciò i jeans, tirandoli giù insieme ai boxer, cominciando ad accarezzare con moderata forza la mia erezione, non ancora totalmente presente.
    Fino a quando non raggiunsi il culmine, per mano di un altro, per la mia prima volta.
    Poi, non so come successe il tutto.
    So solo che mi accinsi a ricompormi, cercando a tentoni la fibbia della cintura fra il sudore e l’imbarazzo, nascondendo agli occhi di quello sconosciuto la mia intimità, rivestendomi di fretta.
    Poi, aprii la portiera della sua macchina, dirigendomi a passo veloce verso l’entrata della palestra della scuola.
    Non un richiamo da parte di lui, né mi corse dietro per fermarmi.
    In quel momento capii anche che avevo superficialmente sprecato il mio primo approccio, con una persona che neanche conoscevo.
    Ragionai sul fatto che, neanche i miei compagni di classe, dovessero sentirsi così felici ed esaltati dopo ciò che facevano, o che facevano credere di fare. Forse, pensai, lo raccontavano per liberarsi da un peso, o dall’angoscia che raggiungono in seguito, credendo anche loro di aver sprecato un’esperienza, regalandola a qualcuno di infima importanza.
    Poi mi ricordai che i ragazzi etero della mia età, non pensavano ad altro che a soddisfare i propri desideri sessuali, appagandoli con la prima ragazza disponibile ad aprirsi per loro, fregandosene dei sentimenti, del cuore e di tante altre smancerie.
    “Quella è roba da checche!”, dicevano.
    Beh, effettivamente, io lo ero.
    Quella sera tornai a casa infinitamente angosciato, consapevole che non ci sarebbe stata una famiglia calorosa e gentile, pronta ad accogliermi, a confortarmi ed accettarmi per quello che ero.
    C’era mia madre, solo lei.
    Quella donna dall’infinita ed incredibile dolcezza, la quale però tenevo all’oscuro di tutta la mia vita, di tutte le sue sfaccettature più nascoste.
    Mentre invece, quell’uomo che, fino a poco tempo prima avevo chiamato “papà”, non c’era più da tanto, fin troppo, tempo.
    Aveva sostituito l’apparente perfezione della sua famiglia, con qualcosa di più soddisfacente.
    Come un’amante, una donna che era disposta a donargli tutto, e quando si dice tutto, si intende veramente ogni cosa.
    Aveva scoperto cosa fosse il vero, appagante sesso.
    Non il freddo e distante, minimo contatto che caratterizzava gli scialbi venerdì sera suoi e della sua, ormai, ex moglie.
    Mi affrettai ad aprire la porta di casa, lanciando, come ogni giorno e ogni sera, uno sguardo alla sua finestra.
    Vidi una lieve luce aranciata all’interno della stanza e fui sicuro di riuscire a distinguere dei corpi all’interno di essa, in frenetico movimento.
    Distolsi lo sguardo. Ma cosa mi metto a fare adesso, pensai, il guardone?
    Mi chiusi la porta alle spalle, attento a non fare rumore, nascondendo tatticamente il pacchetto di sigarette all’interno del piumino.
    Il tepore del salotto mi arrossò le guance, a contrasto col il freddo pungente di febbraio.
    Camminando a passo svelto verso le scale che conducevano alla mia stanza, non mi resi nemmeno conto di aver rallentato l’andatura, fissando mia madre, raggomitolata al centro del grande divano, addormentata.
    Sorrisi di sbieco, intenerito da quell’immagine, quasi infantile, di mia madre.
    Presi la coperta posta sulla poltrona e la coprii, spegnendo poi la televisione rimasta accesa.
    Mi chinai e le diedi un bacio sulla fronte calda e liscia.
    - Ti voglio bene.- sussurrai.
    Quando finalmente mi coricai, con Marlon, il mio grande cane Labrador, accucciato ai piedi del mio letto, mi sentii come risollevato.
    Guardai oltre il vetro della sua finestra, constatando che i movimenti all’interno di quella stanza erano finiti.
    Con quest’ultimo pensiero, mi addormentai.




    ***





    Note finali: Nulla da dire, apparte che...
    E' corto. Lo so.
    Ma cercherò di rifarmi con il prossimo ç_ç
    Un bacio <3







    * RIFERIMENTO ALLA MODIFICA DEL NUMERO DELLE PARTI COMPONENTE LA FF: Allora, tanto lo sapevo che avrei aggiunto un capitolo, sono giorni che mi elaboro in testa come scrivere il resto degli avvenimenti e non posso far altro che aggiungere una QUARTA ED ULTIMA PARTE. Spero vi faccia piacere *w* E adesso me ne torno a letto che sto male ç_______ç
    La Hachi vi saluta *agita manina*
    <3


    Edited by ;HachiBLOOD™ - 6/8/2009, 16:54
     
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  2. NeideLunare
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    Oddio quanto mi hai incuriosito xD
    Bella, continua *O*
     
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  3. panny94
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    *-*
     
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    Ah figlia mia *O*
    Corri a scrivere il resto se non l'hai già fatto :addict:
    Come per le altre ff di tua produzione che ho letto, nulla da dire su grammatica e lessico, si legge in modo scorrevole e direi che incuriosisce parecchio *annuisce*
    Voglio proprio vedere in che modo i due si avvicineranno!
    Troppo carine le riflessioni di Brian, quelle di Justin :shifty: no comment xD
    Brava figlia mia *O*
    E ora, SCRIVI :addict:
     
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  5. ;HachiBLOOD™
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    Grazie mille a tutte e tre, gentilissime *O*
    Mamma, il primo capitolo è già stato scritto xD se ho tempo lo posto subito domani, o tra due giorni *-*
    Grazie ancora <3
     
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    Facciamo domani :addict:
    xD
     
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  7. ;HachiBLOOD™
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    Note iniziali: Ho postato prima di quanto mi aspettassi o_o
    Non so se questo capitolo vi piacerà. Per quanto mi riguarda non sono soddisfatta per niente.
    Nonostante ciò, voglio dedicarlo a Camilla, la mia migliore amica (anche se non credo lo saprà mai xD) e alla Freddi *-*
    Non chiedetemi il perchè, mi sentivo di fa così xD



    That little thing called love


    Capitolo primo





    Non aveva voglia di alzarsi, come tutte le mattine d'altronde.
    Lo squillare fastidioso e persistente della sveglia che teneva poggiata sul comodino accanto al suo letto, gli faceva venir voglia di afferrarla, buttarla a terra e calpestarla fiche non si fosse rotta.
    Purtroppo però, non poteva farlo.
    E doveva alzarsi da quel piacevole groviglio di lenzuola e coperte che era il suo letto.
    Si passò una mano fra i capelli castani, per poi scendere a palmo aperto sulla fronte ed infine sul collo, massaggiandosi forte la clavicola con il pollice.
    Forse la sera prima non avrebbe dovuto fare così tardi con Michael, soprattutto perché, iniziare la settimana in quelle condizioni disastrose, non era proprio il massimo.
    Riemerse dalla trapunta che lo copriva fino al mento, abbandonando le gambe fuori dal materasso, facendo sfiorare le punte delle dita dei piedi sul pavimento freddo della sua stanza.
    Rabbrividì.
    - Merda…- sbuffò.
    - Brian? Scendi dai, altrimenti mi farai ritardare un'altra volta a scuola! -
    La voce leggermente acuta di sua sorella lo destò dall’intorpidimento mattutino, costringendolo ad alzare la testa che ricadeva pesantemente verso il petto.
    Chiuse e riaprì le palpebre stanche con movimenti veloci e riuscì a distinguere meglio i contorni delle figure all’interno della sua stanza, cosa che non era riuscito a fare in precedenza a causa della sua vista leggermente appannata.
    Si diresse con passo svogliato fuori dalla sua stanza e poi verso il bagno.
    Appena entrato, si lavò velocemente la faccia con l’acqua fredda, strofinandosi gli occhi.
    Forse l’avrebbe aiutato a rimettersi in sesto, almeno un minimo da non sembrare completamente uno zombie.


    Scese le scale di fretta, ciondolando con le braccia qua e là, riavviandosi i capelli scuri che gli cadevano sugli occhi.
    - Brian, alla buon ora, tesoro. –
    - Ciao mamma, - le rispose assonnato, baciandola sulla guancia – noi andiamo a scuola.- concluse, afferrando la sua sorellina per la manica del maglione e trainandola verso la porta.
    - Ma Brian, non hai fatto colazione! – gli urlò la madre. Ma lui aveva già fatto scattare la serratura, per poi precipitarsi verso il giardino, in modo da raggiungere la vecchia macchina di suo padre. Proprio quando stava per varcare il cancello, lo vide.
    E lì, in quell’istante, il suo piccolo mondo si bloccò per un secondo.
    Lo aveva osservato muoversi, crescere, cambiare per tutto quel tempo. Solo in quel momento riuscì a rendersi effettivamente conto che non lo aveva mai osservato a fondo, non lo aveva mai osservato veramente.
    Almeno, non come avrebbe voluto fare da un po’.
    Si accorse dei cambiamenti piuttosto evidenti del suo volto.
    I capelli leggermente più scuri, gli occhi più grandi, il sorriso più luminoso e le labbra più carnose e rosee.
    Il viso leggermente più scavato sulle guance, il quale gli donava un’espressione meno fanciullesca e più adulta.
    La sua camminata decisa, ma allo stesso tempo leggiadra e precisa, il portamento quasi regale determinato dalle spalle dritte e il mento, tenuto in alto, quasi in modo fiero.
    Si accorse di stare a fissarlo già da un minuto buono, mentre percorreva il viale che lo conduceva verso la sua scuola.
    Brian aveva come messo le radici sull’asfalto.
    Sentì le labbra seccarsi, segno evidente del fatto che, nei secondi – o minuti, non poteva saperlo – che era stato impegnato a fissarlo, aveva oscenamente tenuto le fauci spalancate, come uno stupido.
    - Ne hai ancora per molto? –
    Sentì una piccola mano tirarlo per la manica della felpa grigia che indossava. Di riflesso si voltò, osservando il volto corrucciato e perplesso di Grace, occupata a guardarlo di sottecchi.
    - Perché ti sei incantato a fissare Justin Taylor, Brian? – chiese petulante.
    Le voleva un bene immenso, ma quando si azzardava a porre delle domande così inutili e, soprattutto, imbarazzanti, avrebbe voluto strangolarla.
    - No-non lo stavo… fissando!- le rispose scortese, arrossendo leggermente sugli zigomi.
    Per risposta la ragazzina lo guardò, inarcando il sopracciglio destro.
    - Accompagnami a scuola, altrimenti la maestra mi sgrida un’altra volta per colpa tua! –
    Il ragazzo sbuffò, incamminandosi verso la macchina ed aprendo la chiusura centralizzata con il piccolo telecomando.
    Già a diciannove anni si ritrovava ad aver finito gli studi, non intenzionato minimamente a continuarli, senza un lavoro ed una sorellina perennemente appiccicata a lui. Avrebbe voluto, con tutto se stesso, una vita completamente diversa.
    Magari un lavoro, anche umile, gli sarebbe andato bene, la presenza più costante del suo migliore amico e più calore ed affetto da parte della sua famiglia.
    Ed infine voleva lui.
    Lo voleva, con tutte le sue forze.
    Forse, gli sarebbe bastato.
    Credeva fosse l’unica cosa che, in quel periodo, gli mancasse veramente.



    *




    Ultimamente si era meravigliato non poco di quanto fosse stato facile aver trovato un ragazzo, dopo quel bacio strappatogli da quel pefretto sconosciuto alla festa di istituto.
    Si era meravigliato perché, dopo ciò che aveva fatto, le persone sembravano guardarlo con occhi diversi e trattarlo in tutt’altro modo. Evidentemente, il suo mettersi al centro dell’attenzione baciando quel tizio, quella sera, aveva suscitato negli altri un senso di congratulazione nei suoi confronti. Non in tutti però, naturalmente.
    Circa due mesi dopo, Nate era piombato nella sua vita come un piacevole fulmine a ciel sereno.
    Era il figlio di un collega di sua madre, il quale, durante una giornata fresca di marzo, di presentò a casa Taylor per consegnare dei documenti a sua madre, da parte di suo padre, impossibilitato a muoversi, e quindi ad uscire di casa, per colpa di una forte influenza.
    Era incredibile come, un solo incontrarsi di sguardi, avesse potuto far nascere qualcosa di più profondo in pochissimo tempo.
    Nate gli aveva rubato la verginità nel più dolce dei modi.
    La prima volta era entrato dentro di lui così dolcemente, così pieno di attenzioni, che il piacere si era subito sovrapposto al dolore, facendogli dimenticare persino il proprio nome.
    Ogni volta che facevano l’amore, Justin si convinceva di amarlo, di amarlo così profondamente che non lo avrebbe lasciato mai e poi mai.

    - Di più, cazzo…- ansimò Nate, stringendo i fianchi del suo ragazzo fra le dita, sempre più forte.
    Justin era sopra di lui, cavalcandolo nel modo migliore che conoscesse, spingendosi verso il basso, poggiando i palmi aperti delle mani sul suo petto muscoloso, accarezzando i contorni degli addominali con la punta delle dita, facendolo eccitare sempre di più.
    Sentì il suo membro gonfiarsi maggiormente dentro di lui, proprio quando scese sensualmente a baciargli e leccargli il collo bagnato di sudore, mordicchiando il suo pomo d’Adamo, il quale saliva e scendeva velocemente, forse a causa del continuo deglutire di lui, probabilmente per trattenere gemiti fin troppo forti.
    Justin voleva farlo urlare, urlare così tanto in modo che, il giorno dopo, non avesse più avuto neanche un briciolo di voce.
    Era consapevole però che, se il suo ragazzo si fosse lasciato completamente andare ai suoi soliti gemiti forti e appagati, sua madre si sarebbe svegliata, trovando il suo bambino, intento a “coccolarsi” in modo abbastanza spinto, con il suo attuale ragazzo.
    Non che non lo conoscesse, la donna era consapevole della relazione non propriamente amichevole di suo figlio con Nate. Ma se li avesse trovati in quell’atteggiamento, non ci sarebbe stato assolutamente nulla da equivocare. I fatti avrebbero parlato chiaro.
    - Nate… sto…- soffiò sul suo orecchio, prima di rilasciare il gemito più intriso di sesso che riuscì a tirar fuori.
    E finalmente, ottenne ciò a cui aspirava.
    Il più grande lo prese per le cosce, rudemente, capovolgendo la situazione e facendo atterrare Justin con la schiena sul materasso. Subito il biondo si aggrappò alla testiera del letto, mentre l’altro si posizionò sulle ginocchia, afferrandogli nuovamente i fianchi, entrando ed uscendo dal suo interno velocemente, colpendo con una precisione millimetrica il suo punto. Solo quando lo implorò di toccarlo, allacciò le dita attorno al suo membro che richiedeva attenzioni.
    Ed infine si svuotò nella sua mano, contemporaneamente all’altro, che riversò il suo piacere all’interno della gomma che avvolgeva il suo pene.
    Restarono collegati per qualche secondo, guardandosi attraverso le palpebre schiuse, con le fronti completamente sudate poggiate l’una sull’altra. Si sorrisero, scambiandosi un dolce bacio, mentre si accarezzavano i capelli a vicenda, donandosi amore e conforto.
    - Quanto sei bello. – sussurrò Nate sulle labbra dell’altro, prima di uscire da dentro di lui, mentre quest’ultimo alzava leggermente il bacino per facilitare l’uscita del suo membro.
    Sentì il leggero schiocco del preservativo che veniva sfilato, mentre chiudeva le palpebre, stremato.
    Dopo poco, sentì delle braccia cingerlo dolcemente, mentre piccoli baci venivano posati sulla sua guancia.
    Da un po’ di tempo si stava domandando il perché ultimamente, avessero cominciato a farlo con il preservativo.
    Certo, non aveva avuto nulla in contrario quando il suo ragazzo l’aveva proposto. Ma non riusciva a capire il perché di quella decisione.
    Non che lui gli avesse chiesto chiarimenti, in passato.
    Aveva preferito sorvolare, credendo che quello fosse solamente un periodo un po’ strano per il suo ragazzo.
    Non si rendeva conto però, di aver commesso uno sbaglio enorme.




    ***






    Note finali: Lo so, non so scrivere le NC17.
    Ma che ci posso fare ç__________ç io ci provo, la vita è tutta una scommessa, no?
    Ecco, stasera mi sento pure filosofica v.v°
    Comunque, come si può ben capire, il nostro caro e dolce Justin non è proprio casto e verginello come nel telefilm o.o e Brian invece non riesco a capirlo neanche io. E' strano, quel ragazzo ._.
    Poi, scrivere questo schifo di capitolo è stato un parto allucinante.
    Alla fine ho tirato un sospiro di sollievo, con il risultato che adesso ho gli occhi come un rospo per essere stata un numero illimitato di tempo al pc, perchè praticamente, ho finito il capitolo tutto oggi o_o
    La maggir parte, insomma >.<
    Spero che almeno a voi piaccia ç____ç
    Un bacio a tutte <3

     
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    Letto, te lo commento in modo decente appena l'imbianchino finisce qui, per finire di leggere c'ho messo venti minuti perchè continuavano ad interrompermi -.-'
    Prometto che stasera commento, per ora ti dico che mi è piaciuto tanto, anche se già odio Nate - a morte u.u - e la storia dell'improvvisa decisione di utilizare il preservativo mi insospettisce parecchio *uhm*
    Ti dirò le mie teorie sempre stasera u.u

     
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  9. ;HachiBLOOD™
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    Okay attenderò xDD
    Grazie <3
     
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    E come promesso, eccomi a commentare in modo decente anche se sai già che in queste cose sono a dir poco pessima =.=
    Ribadisco quello che ti avevo scritto nel precedente post sul prologo riguardo lo stile di scrittura, grammatica e lessico.
    Per quanto riguarda il contenuto del capitolo, Nate a morte u.u
    Nessuno deve scoparsi Raggio di Sole a parte Brian, questa è una cosa che anche nel telefilm mi ha sempre dato sui nervi, santi numi!
    BRIAN! Invece di guardarlo da lontano e sbavare con tua sorella a fianco parlagli, provaci, saltagli addosso, fai quello che vuoi - :shifty: - ma non lasciare che quel babbuino gli metta le mani addosso e qualcos'altro in altri posti!
    E poi, come ti ho già detto, questa storia dell'improvviso cambio di idea sul preservativo mi lascia pensierosa *uhm*
    A parte che Justin è un coglione per ben due motivi: 1. non accorgersi del bel pezzo di ragazzo che gli sbava dietro; 2. non usare il preservativo sin dall'inizio...pirla! E se ti becchi qualche malattia?
    E parlando appunto di malattie, non è che il babbuino - ormai lo chiamerò così - ha tradito Justin e si è anche preso l'AIDS?
    No perchè se lo infetta come minimo devi inserirmi nella ff armata di mannaia per tranciargli la testa di netto!
    Che altro dire? Complimenti tesorino, scrivi proprio bene e la trama mi incuriosisce ^^
    Quand'è che li fai incontrare e dai al povero pirla sbavante l'opportunità di accalappiarsi il cuoricino di Sunshine? xD
    Non vedo l'ora di leggere il seguito, ancora complimenti figlia mia e scusa per il commento pessimo T.T sappi però che mi piace tanto questa storia!!
     
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  11. ;HachiBLOOD™
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    Ma che commento pessimo, sei un amore <3
    Le cose si chiariranno tutte nel capitolo che è in fase di scrittura xD oggi ho scritto un pochino e spero di postare entro la settimana, ma diamo tempo al tempo, si sa che sono lenta ç____ç
    Ma perchè ce l'avete tutte con Nate? xD Anche nell'altro forum me lo hanno massacrato, poverino ç.ç
    *scappa*
    Non picchiarmi con la mazza chiodata xD
    Grazie tante per il commento mamma, sono felicissima che ti piaccia *-*
    Un bacio <3
     
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    un bellissimo antro con vista su un palcoscenico infernale

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    Ma che commento pessimo, sei un amore <3

    :hug:

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    Le cose si chiariranno tutte nel capitolo che è in fase di scrittura xD oggi ho scritto un pochino e spero di postare entro la settimana, ma diamo tempo al tempo, si sa che sono lenta ç____ç

    Qualcosa a parte la dipendenza dalla nicotina dovevi pur averla presa dalla tua adorata mammina xD
    Fai con calma tesoro, so che non è facile scrivere e postare in tempi brevi, non se si vuole scrivere qualcosa di veramente buono e tu che sei così brava devi prenderti tutto il tempo che ti serve!
    Ciò non toglie che io muoia dalla curiosità, neh xD

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    Ma perchè ce l'avete tutte con Nate? xD Anche nell'altro forum me lo hanno massacrato, poverino ç.ç
    *scappa*

    *La riprende per la collottola*

    Dove pensi di andare? Tu infili un babbuino nelle lenzuola di Raggio di Sole e ti chiedi perchè tutte lo odiamo?
    Quello deve tenere le zappe e il mini-babbuino a posto, tutto quello di cui lui sta usufruendo adesso è proprietà di Brian u.u

    CITAZIONE
    Non picchiarmi con la mazza chiodata xD

    No, tranquilla! Abbiamo concordato per la spranga

    Un bacione figlia mia <3

     
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  13. ;HachiBLOOD™
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    Qualcosa a parte la dipendenza dalla nicotina dovevi pur averla presa dalla tua adorata mammina xD
    Fai con calma tesoro, so che non è facile scrivere e postare in tempi brevi, non se si vuole scrivere qualcosa di veramente buono e tu che sei così brava devi prenderti tutto il tempo che ti serve!
    Ciò non toglie che io muoia dalla curiosità, neh xD

    Mi lodi troppo, mi monto la testa poi -_-
    Buahaha xD
    CITAZIONE
    *La riprende per la collottola*

    Dove pensi di andare? Tu infili un babbuino nelle lenzuola di Raggio di Sole e ti chiedi perchè tutte lo odiamo?
    Quello deve tenere le zappe e il mini-babbuino a posto, tutto quello di cui lui sta usufruendo adesso è proprietà di Brian u.u

    Oddio xD
    Okay, Justin è propretà di Brian u.u
    Ma non adesso
    E Nate non è un babbuino, ecco ç____ç
    E detto questo, vado allegramente a vedermi il mago Forrest x°D
    <3
     
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  14. panny94
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    *Prende la mazza chiodata di cui le due qua sopra parlavano prima*
    E poi sono io che scrivo bene eeeeh?!
    ù_ù
    Dovevi prepararmi a questo capitolo, insomma!
    Senza preliminari, tutto così *tsk*
    Beh, è colpa di questo stupido computer se non ho commentato prima -.-
    S'era convinto di mandarmi solo in sfogatoio XD
    Uhm, ha ragione la Eli, è un babbuino quell'altro là!
    Ma insomma, ci si comporta così col sederino di Justin? T___T
    E poi Brian, insomma, rispondi alla sorellina
    Lo stavi fissando, ammettilo! :addict:
    Cara la mia cuginetta incestuosa di secondo grado, scrivi con calma... basta che scrivi XD
    E attenta al dottore :ops:
     
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  15. ;HachiBLOOD™
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    Oddio Sara xD
    Grazie davvero tanto per il commento *-*
    E smettetela di maltrattare Nate >_< vi ricrederete, ecco u.u
    Spero di postare stasera ç_________ç
    Se non è stasera sarà domani u.u
    Grazie ancora tanto, un bacione <3
     
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30 replies since 1/8/2009, 19:03   390 views
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