Portrait

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  1. Vitto_LF
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    Titolo: Portrait
    Autore: Vitto_LF
    Rating: G
    Genere: Angst, Introspettivo, Song-fic
    Riassunto: Come potevano piacerti, quei miscugli di colori ed emozioni sbagliate? Come poteva piacerti l'assoluto vuoto di quei tratti di matita, la freddezza lasciata dal segno di un gessetto, il doloroso bruciore di una tinta più scura?
    Non eri tu, eppure tu ti piacevi.



    C'è qualcosa che nasce da lì
    dove tutto finisce così
    quando non c'è più niente da fare
    c'è qualcosa che
    c'è qualcosa qualcosa di te
    tra le parole in disordine
    e i pensieri scomposti e smarriti
    sparsi qua e là



    - Non mi hai mai cercato -
    E forse è vero. Forse ho solo creduto di farlo.
    - E' stato molto difficile -
    E forse non è affatto vero. Magari questa è solo una corazza, ma una corazza di sabbia, che non aspetta neanche di essere completata per sbriciolarsi tra le mani di chi l'ha costruita. Chissà, magari ce l'avevo pronta da tempo, questa scusa.
    - Ma non così... non così tanto. Io ti ho aspettata -
    No, questo non è vero.
    - Perché? -
    Lo so, perché.
    - Lo sai -
    Ma forse voglio che sia tu a dirmelo.
    - No... no, non lo so -
    Mi prendo la testa tra le mani, fa così freddo... Più freddo di quell'ultima volta, il che è tutto dire. Quell'ultima e unica volta.
    - Io aspettavo solo di rivivere sulla tua carta, fra i tuoi colori. Ma tu non me l'hai permesso -
    No, non è vero. Ero io ad aspettare te. Sei stato tu a non voler più affiorare tra i miei fogli bianchi, a non voler uscire dalla mia matita. Io ci ho provato, sai. Pensavo che, dopo averti conosciuto, non saresti stato più un mistero per me, che avrei potuto riprodurre con la punta delle dita i tuoi lineamenti senza tralasciarne un solo dettaglio.
    - Io... non credevo... Credevo che non fosse più possibile -
    Sai quanti fogli strappati mi sei costato?
    Hai idea di quanti colori si sono spezzati tra le mie mani, quelle stesse mani che hanno creato, reinterpretato e distorto la tua immagine?
    Non credevo che il rumore del legno che si spezza potesse assomigliare tanto a un colpo di fucile.
    Ho rotto una matita rossa, una volta. Rosso carminio. La grafite si è sbriciolata, si è riversata sul foglio solcato dalle cancellature, e io ho sorriso, ho fatto finta che fosse sangue, che mi fossi tagliata con la carta e che quella fosse la conseguenza della ferita.
    Forse era vero, forse era sangue sul serio. Ma non colava dalle mie dita.
    L'ho rotta io, con le mie mani. Ho rotto ciò che nessun altro poteva toccare.
    - Perché non avrebbe dovuto? Te l'avevo detto, ti avrei aspettata. Tu non mi hai creduto, non ti sei fidata di me -
    Ti guardo, e solo così capisco in quale misura io abbia distorto la tua immagine, prima di non riuscire più a crearla.
    Come potevano piacerti, quei miscugli di colori ed emozioni sbagliate? Come poteva piacerti l'assoluto vuoto di quei tratti di matita, la freddezza lasciata dal segno di un gessetto, il doloroso bruciore di una tinta più scura?
    Non eri tu, eppure tu ti piacevi.
    Anche a me piaceva quel tu. Perché non conoscevo ancora l'altro, quello vero.
    - Perché non ne ho più ricevuto neanche uno? Perché te ne sei dimenticata? -
    No. No. No!
    - Non me ne sono dimenticata. Ci ho pensato in continuazione -
    Dimenticare, io? E come avrei potuto dimenticare? Come avrei potuto, anche volendolo?
    Potrei raccontarti nel dettaglio ogni mio sogno, ma lascerei da parte i desideri.
    Potrei descriverti minuziosamente ogni tratto di matita con cui ho cercato di farti rivivere, ma non la brutalità con cui la gomma li ha cancellati.
    Potrei dirti di quando sono salita sulla scala per appendere la nostra fotografia, e di come questa mi sia sfuggita dalle mani, di come il vetro si sia frantumato e la scala abbia tremato per un istante. Non mi sono ferita, la mia pelle non ha toccato neanche uno di quei cocci. Perché, quando li ho guardati, sparpagliati sul pavimento, non ho visto i pezzi di una lastra di vetro.
    Sapresti dirmelo tu, cosa ho visto?
    - Cos'è successo, allora? Perché... perché sei venuta? -
    Io... volevo vederti.
    Volevo dirti che ti amo.
    - Volevo solo... -
    Volevo dirti che ti odio.
    Ma non perché tu mi sia mancato, o niente del genere. Certo, sono passati tre anni, e la nostalgia c'è. Ma è attaccata a un ricordo così lontano che quasi non la sento più.
    Ho perso la mia ragione di vita, per colpa tua. Perché la mia ragione di vita non eri tu. Quando ti ho abbracciato, quando tu mi hai abbracciata, ho creduto che fosse l'ultima volta. Solo adesso rimpiango di non aver avuto ragione.
    Li ho buttati, sai? Tutti quelli che ti avevo mandato, emozionata e con le guance rosee per il gran caldo, anche se eravamo in pieno dicembre. Certo, non potrò mai impedirti di riguardarli. Ma quelli veri, quelli su cui ho sudato per pomeriggi, quelli non ci sono più. Li ho sfogliati, li ho riguardati, li ho toccati. Ho sentito ogni singolo solco impresso dai miei colori, dalle mie dita, e per un attimo una voce sconosciuta mi ha urlato ‘Non è giusto!’ Non l'avevo mai fatto. Non credevo che ci sarei riuscita, né che avrei potuto volerlo.
    Mi sono accorta che, scavando in fondo al mio cuore, non riuscivo più a trovarti, e ti rivolevo indietro. Ma poi ho pensato che era giusto così, che non dovevo pentirmene, perché dopo avermi inferto questo colpo potevi solo sparire.
    Era l'anno scorso.
    Avevo lo stesso progetto, un anno fa: rivederti. Cercarti. Rincorrerti.
    Ma poi tu ti sei portato via quanto avevo di più importante. E non hai nessun diritto di chiedermi perché non ci sono più riuscita.
    Vorrei solo che questo potesse chiamarsi amore.
    - Niente. Non era niente di importante -

    Siamo in viaggio da sempre qui
    dove niente si crea né si distrugge
    tra realtà illusorie infinite

    metamorfosi

    e anche l'abbraccio più intenso
    quando credi che sia l'ultimo
    è qualcosa di più


    Mentre il mondo cade giù
    chiede il paradiso al diavolo
    io resto sempre più
    là fuori dal tempo

    Dove sarai a nasconderti chissà
    da qualche parte
    in qualche angolo della mia anima
    oggi un anno se ne va
    ma è un giorno come gli altri uno qualunque

    (Raf, "Metamorfosi")







    Note
    ...sperando che non succeda mai, perchè è una delle mie paure più grandi, ringrazio chi ha letto anche, magari, senza capire.
    E' solo uno stupido flusso di coscienza in un periodo piuttosto brutto della mia vita, con i pezzi di una canzone che magari per chi legge non avrà importanza, ma che per me ne ha molta.

    E, a te, grazie comunque.
     
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  2. ;HachiBLOOD™
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    Io amo particolarmente i flussi di coscienza all'interno degli scritti che leggo, credo siano una cosa che faccia capire al meglio al lettore la psicologia del personaggio.
    Questa fiction è bellissima, mi ha colpito soprattutto questo passaggio.
    CITAZIONE
    - Cos'è successo, allora? Perché... perché sei venuta? -
    Io... volevo vederti.
    Volevo dirti che ti amo.
    - Volevo solo... -
    Volevo dirti che ti odio.

    Il motivo è perchè mi ci sono rispecchiata totalmente.
    Complimenti, spero di leggerne altre così <3
     
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  3. Vitto_LF
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    Mi fa piacere *-*
    Il fatto che questa fic sia capita e apprezzata senza bisogno di indagare è rigenerante. Grazie davvero <3
     
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  4. NeideLunare
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    E' stupenda. Non ho altro da dire.
    CITAZIONE
    Vorrei solo che questo potesse chiamarsi amore.

     
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  5. Vitto_LF
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    E io non ho altro da dire che grazie <3
     
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4 replies since 12/6/2009, 11:16   94 views
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