Mai E Poi Mai

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  1. elli ° WhiTe FantasY°
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    Titolo: Mai e poi mai
    Autore: Elli e .clio; (io scrivo, lei corregge)
    Rating: NC17, Het,
    Genere: Fluff, Humor, OFC
    Avvisi: OOC, Lemon, Language
    Riassunto: Il nostro è un mondo dove per avere successo bisogna fingere di essere qualcun altro, dove quasi si perde la propria identità.
    In questo mondo, due gemelli vengono spinti a fare qualcosa che gli cambierà la vita.
    Disclaimer: Ovviamente i Tochio Tel(XD) non ci appartengono e, purtroppo, non ci guadagnamo niente ç__ç

    Mai e Poi Mai




    Capitolo uno




    Mi precipito nel camerino quasi correndo e una volta entrato mi tolgo con foga la camicia da notte che mi appioppano sempre quando devo espormi al pubblico. Prendo una maglia normale e me la infilo, dopodiché mi butto sul divano, sono distrutto.
    Sento la porta sbattere e vedo mio fratello entrare freneticamente nel mio camerino e tornare poco dopo indietro per urlare un “lasciatemi in pace!” e richiuderla con un tonfo, girare la chiave nella toppa e lasciarsi cadere lungo la porta. Lo osservo perplesso.
    - Beh? - beh? Gne gne gne.
    - Cosa beh? -
    - Perché mi stai fissando? - mi risponde ancora più scorbutico di prima, se possibile, e si rialza dirigendosi verso il mio specchio. Sbuffo e torno a guardare il soffitto – Tom, per piacere, santo Dio, se ti togli la maglietta tutta sudata e puzzolente perché non la puoi piegare e mettere a posto? -
    - E’ una camicia da notte. - gli rispondo calmo.
    - Non c’entra niente, potresti comunque metterla via. -
    - Sei tu che ti ostini ad entrare nel mio camerino. -
    - Il tuo camerino? Ti ricordo che abbiamo un camerino condiviso, da sempre. -
    Sbuffo e faccio spallucce – Comunque più sto lontano da quella roba, meglio è. -
    - Quale roba? -
    - Questi... - non mi vengono parole per descrivere, appunto, questa roba che mi costringono a mettere addosso, e mentre la cerco sventolo i pantaloni: sono tanto larghi che potrei farne una tenda.
    - Vestiti? - mi suggerisce irritato
    - Non sono vestiti! -
    - Senti, per piacere, non lamentarti che non ti va poi tanto male. - eccolo che ci risiamo con questa storia! Mentre lo dice prende un dischetto di cotone, lo inumidisce con lo struccante e con foga inizia a passarselo su un occhio, spargendo su tutto il viso il trucco nero che forma una grande macchia intorno alla parte destra della faccia.
    - Ma cosa fai? Non si fa così. - è snervante quel ragazzo, giuro che mi piacerebbe ammazzarlo, a volte. Ormai è un anno che si trucca -o meglio, viene truccato- e ancora non ha imparato a toglierselo?
    - Fallo tu se sei tanto bravo. - faccio per alzarmi dal divano ma, come si suol dire, che voglia ho?
    Mi lascio uscire dalle labbra un mugolio soffocato, evidente segno che preferisco rimanere sdraiato.
    Quando "sclera" in questo modo mi fa incazzare veramente tanto e il mio primo impulso è quello di alzarmi (perché sono sempre seduto o sdraiato) e menarlo a sangue, ma questa volta, forse, posso capirlo.
    Siamo appena tornati da un’intervista e da un concerto...no, aspetta, da un concerto e da un’intervista subito dopo al concerto. È andato alla grande. Penso che sia stato tra i migliori che abbiamo mai fatto.
    Bella città, Salisburgo, veramente una bella città per quello che ho visto, e anche la gente mi piace parecchio.
    Sapevano tutte le nostre canzoni a memoria e i vari urletti e striscioni con scritte cose come “Tom sei figo” o “Bill ti amo” erano molto meno rispetto ad altri concerti. Si può dire che io mi sia divertito e secondo me anche Bill, in fondo, ha apprezzato il pubblico.
    Ma l’intervista è stata un vero disastro: due ragazze italiane avevano vinto non so quale concorso per un giornale e hanno avuto l’occasione di conoscerci e di romperci i coglioni fino alla morte. A una piacevo io, e all’altra piaceva Bill, classica situazione di merda dove le due ochette vogliono dimostrare all’altra chi è il migliore mettendo in ridicolo l’altro.
    Non ci sarebbe niente di male se di questa intervista si sapesse solamente in italia su un giornalino probabilmente provinciale di cui quasi nessuno conosce nemmeno l’esistenza, peccato per le telecamere e i paparazzi tutti attorno.
    Siamo entrati in una stanza dove ci hanno fatto sedere e ci hanno offerto una lattina di coca-cola. Ricordo che erano due ragazze con i capelli neri e dei fiocchetti con dei teschi da un lato della testa, una con la frangia e l’altra con il ciuffo.
    Fatto sta che nel momento stesso in cui hanno aperto bocca ho sentito Bill –insofferente come sempre- irritarsi accanto a me.
    -Avrei una domanda per Bill - ci ha detto il traduttore - come mai metti lo smalto con il French? - a quella domanda Bill si è fissato le dita e scommetto sulla mia testa che ha pensato qualcosa come “Ah questa cosa si chiama french?”.
    Poi si è ripreso e con un sorriso stampato sul volto ha risposto - Perché mi piace molto, così. - e il traduttore ha fatto il suo lavoro al che la ragazza con la frangetta, del tutto identica all’altra -a parte, appunto, per la frangetta- ha tirato un grande sospiro rumoroso sbattendo le lunghe ciglia raggrumate di mascara in direzione di mio fratello che ha risposto con un sorriso sincero, ops, apparentemente sincero.
    - Ma è vero che da sempre ti vesti così e ti trucchi, e sei diverso da tutti gli altri? - gli ha poi chiesto la tizia con la frangetta.
    - Non proprio da sempre... a truccarmi ho iniziato più o meno l’anno scorso, prima non me... non ne ero capace - e si è messo a ridere - e poi, i capelli prima erano più corti ma adesso sono molto meglio, non trovate? - e dicendo questo se li è ravvivati con la mano con fare frivulo e da donna in pensione che si è appena fatta la piega.
    - Sì, così sei bellissimo, - gli ha risposto poi la tizia con la frangetta - ma non ti hanno mai preso in giro per il tuo modo di vestirti? – no, ma veramente, puoi andartene a fare in culo?
    - Adesso, preso in giro, non abbiamo mica quattro anni. - che mito mio fratello.
    Poi è stato il mio turno - Tom, come mai suoni in un gruppo rock se ti vesti da skater? - rido al ricordo che in quel momento non sapevo proprio cosa rispondere e mi sono passate per la testa mille ipotesi: perché da skater (io ho sempre pensato che il mio stile fosse da rapper, ma non importa) fa più figo, perché lo stile mi sta meglio, perché così spacca, altrimenti imiterei mio fratello, non so come si vestono i rocker, mi piace di più, perché adoro lo skate... insomma, avevo mille possibilità. Ma poi mi è guizzata in mente la figura del figo spaccone e ho risposto - Perché i vestiti larghi sono più facili da togliere... - mi sono preso un calcio sotto al tavolo da Bill e mi sono affrettato a ridere e a dire che stavo scherzando mentre le due ragazze erano diventate più rosse in volto di quanto non lo fossero prima - Perché l’abbigliamento skater è quello che mi piace di più in assoluto – ho detto infine.
    Le due sono andate avanti con domande come queste per un tempo che sembrava interminabile, finché Bill non ci ha visto più - Un’ultima domanda per Bill: scusa la sfacciataggine, ma servono risposte immediate per placare la sete delle vostre innumereboli fan: a te piacciono i ragazzi o le ragazze? - le sue mani sotto al tavolo si sono strette in un pugno e poi ha cominciato a scrocchiarsi le dita mentre guardava con odio e con un sorriso stampato sul volto le due fanciulle che se non fosse stato per le telecamere si sarebbero trasformate in polpettine - Non capisco il perchè della domanda - invece sono sicuro che lo sapeva eccome il perché - comunque mi piacciono le ragazze. - a quel punto David ci ha salvati liquidando i giornalisti e le ragazze che rubatoci un bacio sulla guancia e un autografo sono state contente e soddisfatte e pronte per andare a casa e noi per chiuderci nel camerino e io per sopportare Bill.
    Sentiamo bussare alla porta.
    - Chi è? - urla Bill.
    - Sono David, ragazzi, fatemi entrare. - lui continua a stare seduto davanti allo specchio a passarsi dischetti di cotone impastati di struccante sugli occhi per altri circa due minuti, mentre David continua a bussare alla porta e io continuo ad urlargli “arrivo” con intenzione alcuna di arrivare effettivamente.
    Finalmente Bill si alza ma passa davanti alla porta sbattendoci un pugno e dicendo – Smettila di scassare i coglioni - mi ritrovo senza via di scelta all’ imminente risposta.
    - Ehi, ragazzino, non essere arrogante, e vieni subito ad aprirmi. - mi alzo, dato che Bill ha pensato bene di scappare in bagno e sono costretto a portarmi tutto il peso del mio corpo appresso. Giro la chiave nella toppa.
    - Alleluia. -
    - Se, se. - farfuglio in risposta e torno a buttarmi sul divano, che ormai ha preso la perfetta forma del mio corpo.
    - Perchè mi fate sempre aspettare un’ eternità? -
    - I miei dread... - interrompo la frase per dedicarmi ad un lungo e rumoroso sbadiglio, articolato dallo stiracchiamento delle braccia e delle gambe – pesano troppo. - mi copro il viso con il cappellino, questo vuol dire una cosa soltanto: non rompere.
    E ho sonno, ovviamente, ma a quello non ci fa più caso nessuno.
    Sento uno schioccare di labbra e so che non è finita qui. Il cappellino e la fascia che mi fa sempre sudare la fronte neanche ci fossero 40°C si staccano dalla mia testa e quando riapro un occhio sono in mano al nostro amabile manager.
    - Tanto me li stavo per togliere io. -
    - Va bene. Comunque, dov’è Bill? -
    - In bagno. - rispondo distratto.

    ***




    David Jost: uomo più irritante, rompicoglioni, stronzo, antipatico, perfezionista, pignolo, noioso, infantile, logorroico, e chi più ne ha più ne metta, esistente sulla faccia della terra.
    Solo passare dieci minuti in sua compagnia mi manda su tutte le furie e difficilmente riesco a controllarmi. A essere sinceri, mi capita spesso di non riuscire a controllarmi, ma continuando di questo passo avrò dei seri traumi e il tutto solamente per colpa sua.
    Colpa sua e di questo schifo di mondo, dove le uniche cose importanti sono i soldi e il sesso. Per quanto riguarda il sesso non sono disposto a fare qualsiasi cosa anche se l’idea mi sconfinfera alquanto, ma preferisco non pensarci perchè quando sono Bill Kaulitz il sesso, per me, non ha alcuna importanza. La cosa migliore è l’amore sincero. Ma vaffanculo.
    Però, i soldi, sono tutta un’altra musica, mi danno un senso di potenza che niente e nessuno può eguagliare.
    Mi guardo allo specchio: finalmente, dopo dieci minuti che mi passo l’acqua sulla faccia non c’è più ombra del trucco nero e posso proseguire levandomi.
    - Bill!- no, ti prego – Bill, vieni fuori. - lo odio, lo odio, lo odio!
    - Adesso non posso neanche stare in bagno senza il tuo permesso? -
    - Vi devo parlare, ci metto poco. - i soldi, Bill, pensa ai soldi. Giro la chiave nella toppa ed esco, vado a sedermi accanto al mio fratellino, che per l’occasione si è seduto sul divano. Arrivandoci do un calcio ai suoi pantaloni accasciati sul pavimento, come sempre.
    - Ragazzi, complimenti. Siete stati fantastici, davvero. -
    - Georg e Gustav? -
    - Sono stati fermati da dei giornalisti. - mi risponde velocemente, sviando l’argomento. Detesto quando parla solamente a me e Tom della band. Siamo in quattro. Quattro. Che poi le attrazioni principali siamo io e mio fratello è un altro discorso ma noi. Siamo. In. Quattro. Io, Tom, Georg, Gustav.
    - Comunque... - riprende il discorso con tono da superiore, quali effettivamente è, ma è meglio non pensarci – domani pomeriggio, alle quattro e mezzo, avete un appuntamento con dei giornalisti inglesi. - butto la testa indietro: giornalisti no! – Vedete di essere carini e, sopratutto, ricordatevi di cosa dovete dire, fare, essere. -
    - Non possiamo essere come capita? - lo interrompo, anche se so già la risposta
    - Sì, certo - come? – ma seguendo il modello iniziale. – ah, ecco – Comunque vi lascio un catalogo, poi dateci un occhiata. - ma ceeeerto. Detto questo si alza e si avvia verso la porta.
    - Ciao. - lo saluta Tom con il patetico cenno amichevole delle due dita che, partendo dal capo si muovono verso l’alto.
    - Ciao, ragazzi. - ci saluta lui ed esce dal camerino.
    No, inglesi no!


    ***




    Prendo in mano il catalogo e inizio a sfogliarlo senza, però, leggerne anche solamente una parola
    - Bill? - lo chiamo. Mi risponde da dietro la porta del bagno qualcosa che non riesco a comprendere.
    - Che fai? - sono sicuro che adesso riuscirò a capire tutto: sillaba per sillaba-
    - Come che faccio, ma sei scemo? - infatti.
    - Più o meno, intendo... -
    - Più o meno sto cercando di apparire meno...come dire, femminile. - non è finita qui...- Prima che qualcun altro mi scambi per un gay, ovviamente. -
    - Dai, Bill, cosa ti importa? -
    - Cosa mi importa? - sbraita da dietro la porta, sento girare la chiave e lo vedo apparire con addosso un paio di jeans normali e una maglietta rossa – Stronzo! Tanto non sei tu quello che viene scambiato per omosessuale o, peggio ancora, donna!-
    - Uffaa. -
    Sgrana gli occhi – Uffa? Ma io ti uccido. - dicendo così si butta sul divano dove sono sdraiato io e si mette a cavalcioni su di me, alza un braccio – Cazz...- ma il pugno che aspettavo non arriva, piuttosto inizia a farmi il solletico: che è mille volte peggio.
    Lo sento ridere a crepapelle sopra di me mentre io cerco di trattenere le mie di risate tra un – Basta, Bill, ti prego - e un – Cazzo, piantala -, ad un certo punto (fortunatamente molto presto) si rabbuia nuovamente e si siede dall’altra parte del divano.
    - Oggi che facciamo? - borbotta.
    - Beh...dato che siamo i Tokio Hotel, signori ripeto i Tokio Hotel, potremmo trattarci da vere star. - propongo sdraiandomi a testa in giù sul divano
    - Sese...ma potremmo anche fare qualcosa di costruttivo. -
    Tanto lo so già cosa ha in mente – Tipo? -
    - Tipo andare a vedere se le austriache ci sanno fare. - alzo gli occhi al cielo: figurati.
    ¬- E perché, invece, non andiamo a fare un giro della città? – gli faccio io.
    Si fa perplesso - Ma mi prendi in giro? -
    ¬- Dai, Bill, di donne ne puoi avere quante ti pare, invece Salisburgo quando la rivedrai? –
    Si mordicchia il labbro inferiore – Ma perché io non sono te e tu non sei me? - che? Sono sicuro, ma proprio sicuro sicuro, ne ho la certezza assoluta, che lo sto guardando male, malissimo – Ma sì, non è che ci voleva tanto a scambiarci, ci somigliamo... ti davo due centimentri, la mia voce, e tu mi davi le tue mani. -
    - E cosa ci vorresti fare con le mie mani? -
    - Beh tu nel grup...- si interrompe, vedendo il mio sorrisetto stampato in viso, avrà colto il doppio, triplo, quadruplo senso – idiota. -
    Dopo qualche minuto sentiamo bussare alla porta – Ragazzi, siamo noi! - ci urlano Georg e Gustav. Bill si alza e si precipita ad aprire la porta.
    - Non ci crederete mai, ma domani abbiamo un’ intervista. - gli dice scocciato.
    - E perchè non ci dovremmo credere? - gli domanda Georg confuso.
    Bill sbuffa e si vengono a sedere accanto a me.
    - Che si fa? - chiede Georg.
    - Io opterei per un pub a caso qui intorno. - gli fa Bill.
    - Sì, andata. Usciamo. - dice sorridente Georg con in volto stampato il suo. Programma di quella sera: birra e figa.
    - Ma perché dovete per forza fare i pervertiti? - mi guardano tutti male, anzi malissimo.
    - Tom, smettila di fare così che chi si scopa una pupa al giorno qui non siamo né io né Bill né Gustav. -
    - Sì vabbè, neanche decidessi io di mia spontanea volontà. -
    Bill si mette a ridere – E adesso ci vieni anche a dire che ti dispiace? -
    - No, non mi dispiace, ma cazzo ogni vostra serata deve finire allo stesso modo? -
    ¬- Sei tu il pervertito: mica miriamo sempre a quello. - mi istiga Bill.
    - Sì, ok. Ora usciamo, però. - riprende Georg con lo stesso sorrisino di prima.
    Stiamo per uscire dal camerino quando mi blocco e prendo per un braccio Bill, lui mi guarda sconcertato.
    - Ci dobbiamo cambiare! -
    Capisce cosa intendo e dopo aver alzato gli occhi al cielo prende a caso un paio di pantaloni neri e una maglietta grigia, apre una valigetta, prende una manciata a caso di braccialetti e si chiude in bagno. Ovvio. Nel MIO camerino lui ha la precedenza sul MIO bagno.
    Osservo i miei due amici: non penso che si scandalizzino se mi cambio qui. Prendo una tenda portatile di jeans, una camicia da notte e un deltaplano che mi metto sopra alla camicia, poi prendo il mio termosifone da viaggio e lo metto in testa, sotto al cappellino.
    Probabilmente vedendo la mia faccia i due ragazzi dietro di me si sentono in dovere di dire qualcosa – Tom, guarda che stai bene vestito così. - starò anche bene ma è di una scomodità.
    - Com’è andata l’intervista? - chiedo loro, sperando che così si distraggano.
    - Bah, né bene né male. - mi risponde - A voi? -
    - A me bene, a Bill da schifo. -
    Georg ride – E perché? -
    - Gli hanno dato implicitamente del gay. - scoppiamo a ridere insieme.
    - Beh, effettivamente... - si lascia scappare Gustav.
    - Guardate che vi sento! - ricominciamo a ridere per ritrovarci poco dopo davanti un Bill effemminato che ci ripete la solita solfa.


    ***




    Il locale è da sballo. Appena siamo entrati ho sentito nella mia piccola e quasi vuota testolina il mio spirito della coscienza farsi piccolo piccolo assieme a quello del pudore, mentre quello della sincertità mi ha gridato “Ragazzo, stasera si cucca”.
    Ci avviamo lentamente verso il bancone e ci sediamo a delle sedie, mi guardo attorno e noto già parecchi occhi puntati su di noi. Sì, tesoro, siamo i Tokio Hotel.
    Scolate velocemente due birre non sto più nella pelle – Ragazzi, vado a ballare. -
    - Ballare? Tu?- mi sento dire da Gustav. Non ci faccio caso e mi butto nella mischia. Subito mi si appiccica una ragazza, sotto queste luci non riesco bene a vedere com’è fatta ma non sembra brutta. Beh, meno male che il Signore non ci ha dotato solo la vista come sfera sensoriale. Ho detto che non riesco a vedere com’è fatta? Trovo in fretta un altro modo per capirlo appoggiandole con leggerezza la mano sul culo mentre lei ancora continua a... ballare? Bah, diciamo strusciarsi contro di me. Se ballare non ti basta, piccola, certo non ti deluderò così.
    - Ciao. - mi urla in quella confusione.
    - Ciao. - le rispondo cercando di sovrastare il chiasso infernale.
    - Sei Bill dei Tokio Hotel, vero? -
    No, noiosa, non mi piace. Butto un occhio al bancone. Georg non c’è, Gustav sta bevendo insieme ad una ragazza e Tom... mi guardo attorno nel salone finché non lo vedo e lo trovo, come dire, piuttosto impegnato. Continuo a guardarmi attorno finché il mio sguardo non si incaglia in un piccolo ostacolo dai capelli d’oro, intento a stare seduto in un angolino e, probabilmente, aspettando qualcosa o qualcuno. Mi stacco di dosso la ragazza e mi dirigo verso il mio bellissimo ostacolo, che, caspita, è bella davvero. Raggiungo il suo tavolino e faccio per prendere posto accanto a lei spostando leggermente la sedia.
    - Posso? È libero? - le chiedo, un po’ sconcertato dal fatto che non si è accorta che stavo arrivando.
    - Sì, certo. -
    - Come mai sei qui da sola? - un po’ troppo sfacciato? Nah.
    - Come mai non ti fai i cazzi tuoi? - mi risponde sorridendo al cameriere che le ha portato qualcosa da bere.
    - Cos’è? -
    - Kuba Libre, vuoi? -
    - Sì, grazie. - dicendo questo mi sporgo verso di lei e prendo un sorso della sua bevanda – Come ti chiami? -
    - Anne, tu? -
    - Bill - scoppia a ridere appena pronuncio il mio nome coprendosi la bocca con la mano, noto un anello di metallo al suo dito medio, lo stesso che ho anche io. La cosa mi lascia sconcertato: se lei lo notasse sicuramente non ci rimarrebbe bene.
    Ma perché devo indossare accessori da donne? Me lo sfilo sotto al tavolo e lo metto in tasca mentre lei ancora se la ride – perché ridi?-
    - Hai un nome da cane. - e continua a ridere. Se non fosse che mi piace vederla ridere mi irriterei.
    - E tu hai un nome da giraffa. - ribatto.
    Mi guarda storto - Anne non è un nome da giraffa. -
    - Oh, sì che lo è. - le dico annuendo con lenta convinzione.
    - No, mai quanto Bill è un nome da cane, e poi hai mai visto una giraffa che si chiama Anne? -
    - E tu hai mai visto un cane che si chiama Bill? -
    - Il mio. - ah, che bello! Sto zitto a compatire la mia figura di merda e mi lascio osservare, o, più probabilmente, le lascio osservare la mia femminilità – Sei qui da solo? - riprende a parlar.
    - no sono qui con...- il mio gruppo. Lei non ha fatto parola sul fatto che forse, e dico forse, somiglio un po’ al cantante dei Tokio Hotel – scusa, ma sei di qua? -
    Alza un sopracciglio – Tu sei un ragazzo strano. - stavolta sono io a mettermi a ridere – Quanti anni hai? - cazzo, questo non doveva chiedermelo. Smetto immediatamente di ridere, lei ne avrà sulla ventina, sicuramente non è tipa da andare col primo che capita, specie se diciassettenne effemminato.
    - Quanti ti piacerebbe che ne abbia? -
    - Vorrei che avessi la mia stessa età. -
    - E quanti ne hai? -
    - Quanti me ne dai? - e che palle...
    - Diciannove. - si porta la mano alla bocca e si fa pensierosa.
    - Non mi hai ancora detto con chi sei qui. - certo, cogliona, perché non te lo voglio dire. Bill, controllati, non iniziare ad urlarle addosso.
    - Con degli amici e mio fratello. -
    - Vi somigliate? - nello stesso istante in cui pronuncia queste parole si accendono le luci sotto alla tettoia che sporge sopra di noi e mi lasciano abbagliato, non per il fatto che le luci sono forti ma per la bellezza sconcertante di questa ragazza. Le osservo i capelli biondi che le cadono fino a sotto le spalle formando delle onde irregolari che sembrano fatte apposta per giocarci con le dita, gli occhi azzurri che spiccano in quella carnagione così scura, le labbra ben disegnate e carnose, esistenti con il solo unico scopo quello di essere baciate e mordicchiate e leccate, il neo sulla guancia destra che dà un tocco di originalità alla figura del suo viso già bello così. Sorride, probabilmente vedendo che mi sono perso nell’osservarla. Mi lecco il labbro inferiore, non volontariamente, me ne rendo conto sempre solo a metà del percorso della lingua e me ne pento, trovandolo tra i più brutti gesti provocatori.
    - Ehi? - mi dice muovendo la mano avanti e indietro davanti al mio viso – vi somigliate? -
    Mi risveglio dal mio stato di trance e le sorrido – Anche se, il più bello rimango io. - le dico appoggiandomi al tavolo con il gomito e sorregendomi il capo con una mano.
    - Dov’è? -
    Mi guardo attorno, è appoggiato ad un muro con la stessa moretta di poco prima incollata al corpo: una sua mano sul culo di lei e l’altra che tiene una birra. Che spettacolo edificante, scommetto 30 euro contro me stesso che se la porta a letto, il povero, piccolo e innocente Tom Kaulitz – Beh, è quello appoggiato al muro là in fondo - le dico indicandolo – non...non è certo il momento più opportuno per constatare se ci assomigliamo. -
    - Lui è sicuramente più intraprendente. - mi dice con un mezzo sorriso sulle labbra, ricambio il sorriso e mi alzo dalla sedia.
    - Andiamo a fare due passi? -


    Sento il suo corpo premere sul mio e mi fa ribollire al solo pensiero, con dolcezza e un po’ di timore la mia mano inizia ad accarezzare la sua morbida schiena fino ad arrivare alla chiusura del reggiseno che le slaccio impazientemente. Mi sento caldo, lei mi bacia con dolcezza e tenerezza mentre io ricambio con passione, il respiro mi diventa affannoso e preso da un impeto di passione la faccio roteare e salgo su di lei. Comincio a baciarla con ardore e violenza, i nostri bacini si strusciano ritmatici, mi stacco da lei per guardarla in visto e noto che è illuminato di piacere e di un colorito sul rosso. Le sorrido prima di tornare a baciarla, mentre le nostre lingue lottano le nostre mani si intrecciano e giocano. Con gaiezza le sfilo la maglietta e lei inarca la schiena sotto di me annullando completamente lo spazio tra noi.
    Mi stacco dalle sue bellissime labbra e scendo a baciare il suo seno rotondo e sodo, comincio a leccarle tutto il corpo mentre lei con le mani appoggiate alla mia testa mi spinge sempre di più verso il basso e chi sono io per non accontenarla?
    Mi soffermo a leccarle l’ ombelico facendo giocare i miei denti con il suo piercing mentre le mie mani sfilano la gonna già slacciata dalle sue gambe belle e lunghe.
    Dei brividi mi scuotono mentre mi sfila la maglietta, ho caldo, ho caldo da morire e i miei capelli lunghi e pesanti iniziano ad inumidirsi di sudore, così come i suoi. Viene a cercare la mia bocca e io salgo, accontentandola subito e baciandola mentre mi slaccia la cintura. Sono già eccitatissimo ma il ritmico pulsare del mio membro aumenta mentre infilo la mano nel suo perizoma e sento il calore che sprigiona il suo sesso, comincio ad accarezzarla e esplorarla, lei, probabilmente felice del mio arrivo emette sospiri di piacere che non fanno altro che accrescere il mio eccitamento. Sento il mio pene che pulsa e mi sfilo del tutto i pantaloni staccandomi per pochi secondi da lei che completamente nuda sotto di me si tira su in ginocchio, raggiungendomi, si vede che non può stare senza di me nemmeno un secondo, con questi pensieri sorrido mentre comincia a leccarmi il collo e a succhiare ovunque, soffermandosi particolarmente in un punto che forse sarà un po’ troppo visibile; scende sul petto e contorna i miei capezzoli con la sua lingua bagnata e segue il profilo dei miei addominali –ahimè quasi inesistenti- fino ad arrivare all’ elastico dei boxer. Con malizia mi prende l’elastico con i denti e a tirarlo. Trattengo a stento le risate pensando che fino ad un ora fa mi aveva paragonato al suo cane.
    I boxer ora sono ai piedi del letto. Ho bisogno di sentirla mia e il suo respiro affannato mi fa capire che anche lei ha lo stesso bisogno.
    Con rabbia la stringo a me e percorro tutto il suo corpo sfiorandola con un dito finchè arrivo in mezzo alle gambe e mentre le apre affondo il mio viso in quella peluria e annuso profondamente il profumo dell’ eros.
    La sento ridacchiare – Sei un pervertito. -
    E mentre assaggio il suo frutto proebito lei assume un’espressione di piacere. Voglioso di ricevere attenzioni mi interrompo e lei con provocazione porta la sua mano alla mia erezione e lo impugna con forza, strappandomi un gemito di piacere mentre con l’altra mano prende la mia e la mette sui suoi seni. Senza pudore affondo il mio avviso in mezzo ad essi mentre la mia mano esplora tutto i suo corpo e stimola i suoi punti più segreti mentre lei sta ancora armeggiando attorno al mio membro. Siamo in ginocchio di fronte all’altro e con forza mi fa sdraiare sul letto mentre mi si sdrai addosso e dopo un veloce bacio si dedica al mio piacere, scende riempiendomi di baci e prende in bocca il mio sesso e con sensualità e dolcezza lo lecca in tutta la sua lunghezza –e credetemi se dico che non è un’ impresa facile- e lo succhia con gusto e violenza mentre io mi tengo su appoggiandomi ai gomiti. Risale lasciando l’opera incompiuta e mi sussurra nell’orecchio – Ce l’hai? -
    Chiudo gli occhi e metto una mano dietro la sua nuca, avvicino le mie labbra alle sue e la bacio con passione, poi mi sporgo giù dal letto e, anche se non lo ammetterei mai, emozionato, cerco la tasca dei jeans e tiro fuori il portafogli. Ne porto sempre uno con me perché, appunto, non si sa mai e invece mi cadono le braccia: non c’è. Guardo in tutte le tasche e dopo qualche secondo mi giro verso di lei e scuoto la testa. Non ce l’ho.
    Si fa pensierosa, starà pensando se rischiare o no; ma io lo so bene se rischiare o no: no! Ci manca solo questa. L’unico a rischiare sarà il mio adorato fratello, e rischia l’incolumità della sua persona, lo stronzo. “pensate solo a quello”, santarellino di merda.
    Mi sdraio su di lei convinto a non rovinare del tutto quel momento, per quanto l’atmosfera non sia più la stessa – Non importa, dai, continuiamo così. - le dico convinto. Lei mi sorride dolcemente, probabilmente pensando che il mio sia un atto altruista mentre invece mi sto dimostrano l’essere più egoista del mondo, ma la cosa non mi interessa tanto.
    Io sdraiato di schiena con Anne sopra che riprende la sua attività posso ritenermi più che fortunato, scende lentamente per finire quello che aveva iniziato e mi sento nuovamente avvolto dall’ambiente caldo e bagnato che è la sua bocca e quasi subito le vengo addosso con un gemito rumoroso di piacere. Ritorna su trascinandosi e si accoccola contro di me, che la accolgo stando attento a far scontrare il suo seno contro il mio petto e poi stanchi, sudati e ancora accaldati ci addormentiamo, con il sapore l’uno dell’altra addosso.

    Note finali:
    Allora, premetto che non ho mai postato una FF e scrivere gli avvisi non è affatto il mio forte (appunto ci saranno molto probabilmente delle modifiche) ç__ç
    Il primo capitolo è stato difficilissimo da betare, anche perché la scrittrice non accettava nessuna modifica (e io mi chiedo, cosa me la fai correggere a fare?).
    Spero vi piaccia^^
    P.s. I commenti sono molto graditi!





    – Capitoli 1, 2 e 3 nella prima pagina (xDDD).
    – Capitoli 4 e 5 pagina 2.
    – Capitolo 6 pagina 3.
    – Capitolo 7.1 pagina 6.
    – Capitolo 7.2 pagina 8.
    – Capitolo 8 pagina 14.
    Capitolo 9 pagina 22.
    Capitolo 10 pagina 31.
    - Capitolo 11 pagina 36.
    - Capitolo 12 pagina 47.
    - Capitolo 13 pagina 54.
    - Capitolo 14 pagina 66.
    - Capitolo 15 pagina 91.
    - Capitolo 16 pagina 121.
    - Capitolo 17 pagina 162.
    - Capitolo 18 pagina 180.
    - Capitolo 19 pagina 203
    - Capitolo 20 pagina 218.
    - Capitolo 21 pagina 236.
    - Capitolo 22 pagina 274.
    - Capitolo 23 pagina 305.
    - Capitolo 24 pagina 323.
    - Capitolo 25 pagina 345.
    - Capitolo 26 pagina 367.
    - Capitolo 27 pagina 375.
    - Capitolo 28 pagina 393.
    - Capitolo 29 pagina 418.
    - Capitolo 30 a pagina 446.
    - Capitolo 31
    - Capitolo 32
    - Capitolo 33 a pagina 483.
    *In aggiornamento*

    Edited by ElliSKA; - 15/6/2010, 22:00
     
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  2. mika_la_tommina
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    Questa fic mi incuriosice *-*
    L'unica cosa che non mi piace ( per piacere personale ^^ ) è il fatto che non siano i gemelli a letto xD
    ma dai... se è Nc17.. un risvolto c'è *ç*
    Aspetto impaziente ^^
    Up ^^
     
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  3. Tifa92
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    oh! ma io l'ho già letta! il seguito è super interessante... non subito twincest ma non bisogna aspettare molto ve lo assicuro!
    me emozionataaaaaaa!
    pooosta!
     
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  4. elli ° WhiTe FantasY°
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    Capitolo due



    Non arriva. Cazzo, Bill, muoviti.
    - Bill? - mi chiede David, impazientemente.
    - Eh? Sta arrivando. - gli dico sorridendo.
    - Questa volta non la passa liscia, dobbiamo partire. -
    - Sì, chiede scusa, sta arrivando. - gli ripeto cercando di risultare il più convincente possibile. Torna dentro al tourbus mentre io, fuori, cerco ancora di richiamare: rubrica. Bill. Chiama.
    Tuuu - tuuu. Il telefono squilla, squilla, squilla... cazzo, Bill, rispondi!
    - Pronto? -
    - Alleluia, dove cazzo sei? -
    - Eh? - ha la voce ancora assonnata, probabilmente l’ho svegliato. Ma vedi te che fratello irresponsabile!
    - Noi stiamo per partire, ti devi sbirigare. -
    - Cazz...- ha messo giù.
    Mi rimetto il cellulare nella mega tasca dei miei mega pantaloni che ho su da ieri sera. Nessuno di noi quattro è tornato all’ hotel dove alloggiavamo o al bus, questa notte, avevamo ben altro da fare, e non è colpa nostra se ho un coglione per fratello che non si sveglia nemmeno.
    David ci ha fatto il culo vedendo che Bill era fuori e che non tornava. Che palle. Ora ci manca soltanto che io non possa fare sesso per colpa sua. Mi appoggio al tuourbus e mi schiaccio la visiera del cappellino sul viso.
    Dopo un quarto d’ora vedo la sagoma di mio fratello che corre verso di noi, gli faccio un cenno con la mano ed entro nel tourbus.
    - Arriva. - dico ridendo.
    - Sei di buon umore, Tom, oggi? - mi chiede Georg.
    - Mmm sì, perché? -
    - E ieri lo eri? - ma sono scemi?
    - Beh... sì. - dico. Gustav si mette a ridere.
    - No, ieri eri di pessimo umore. -
    - Non è vero. -
    - No, infatti, Georg, ieri era normale... -
    - Uff, allora mi sa che ha ragione Gustav. - ma di che stanno parlando? Vedendo la mia espressione di pura e palese incomprensione Georg si affretta a spiegarmi – Tom, da qualche tempo sei metereopatico. - che sostanze avete assunto stamattina?
    - Vabè. - dico loro buttandomi su una panca e notando, con mio dispiacere, che è molto scomoda. Cazzo, mi sono fatto male.
    Bill entra nel pulmino e me ne accorgo, oh sì, me ne accorgo eccome.
    - Stronzo! - mi tiro su di colpo per ritrovarmi un Bill spettinato o meglio dire con i capelli alla cazzo, un po’ arricciati, senza trucco –che potrebbe rivelarsi di fatale importanza- niente collane, niente anelli, niente bracciali, niente di niente: solo pantaloni e maglietta.
    - Bill? - lo chiama David.
    - Sei uno stronzo! - mi urla contro avvicinandosi.
    - Io? - gli chiedo un po’ perplesso indicandomi innocentemente.
    - Sei un brutto bastardo. - mi ringhia addosso puntandomi contro un dito.
    - Bill, non dovrà più capitare che tu...- gli dice tranquillamente David ma lui si gira di colpo e gli dice in un sussurro di stare zitto, poi torna dalla sua preda: me stesso medesimo che non capisco che gli ho fatto.
    - Tu devi lasciare stare le mie cose. -
    Mi metto a ridere, non posso farne a meno e vedo la rabbia crescere sul volto di mio fratello che sta assumendo un colorito rosso – Ma sei tu che tocchi sempre le mie cose. -
    - Che cazzo spari? Io le tue cose le lascio stare! - ora sta decisamente urlando.
    - Bill, calmati, ti devo ricordare tutte le regole? Prima di tutto tu...- interrompe David.
    - Ti ho detto di stare zitto! - gli urla addosso Bill.
    - Tu non mi dai ordini! -
    - Tom, questa me la paghi. -
    - Ti abbiamo aspettato per un’ora e mezza! - adesso ha alzato la voce anche il nostro manager.
    - Io non ti sopporto, sei....sei... - si abbandona ad un urletto isterico.
    - Che non capiti mai più! Dove hai passato...-
    - ...Non ci sono neanche parole per descrivere a che razza di feccia umana appartieni. -
    - ...Tutta la notte? Sai che se qualcuno ti vede in giro fare... cose...-
    - Umana? Ma che dico? Più che altro ti si potrebbe paragonare ad un animale. -
    - ...potrebbero ricattarti e per di più! Santo cielo, guardati! -
    - Ma sarebbe un'offesa, poveri cari, più a degli insetti, forse... - faccio per interromperlo e dirgli che così insulterebbe gli insetti, ma lascio stare e porto la mano a coprire la bocca, a coprire il sorriso che rischia di tramutarsi in una sonora risata. Osservo Georg, dietro Bill che si sta piegando in due dal ridere, con le lacrime agli occhi e tossisco una risata – e cosa ci trovi da ridere? Altro che insetto...-
    - Non ti sei neanche truccato! Oh mio dio, Bill. Dimmi cosa devo fare con te. - continua David.
    Lo spettacolo è fantastico e io non resisto più: scoppio a ridere con Bill che mi urla contro ogni serie di possibili insulti completamente sconnessi fra loro, David che urla rimproveri, Georg che piange dal ridere e Gustav che, beato e immerso nel suo mondo fatato, si fa i cazzi suoi. Continuo a ridere e non riesco a smettere, rido di gusto, ho chiuso gli occhi che si stanno inumidendo di lacrime e mi porto le braccia alla pancia... cazzo, che male! Vengo interrotto da un cazzotto che mi arriva in piena faccia con forza. Eccolo il Bill che ricordavo; di solito rispondo, ma sono troppo occupato a ridere.
    - Io ti odio! - e dicendo questo sale al piano di sopra del bus -sì, signori, noi Tokio Hotel possiamo permetterci un bus a due piani- mentre David si preoccupa del mio bel faccino mentre io non riesco a smettere di ridere.
    Ristabilito il clima di “quiete” che non si può esattamente definire tale considerando l’ondata di domande provenienti dalla bocca di David che mi stanno torturando, ma in fondo solo una parte di me lo sta ascoltando.
    - Tom, che cosa gli hai fatto? -
    - Boh. - gli rispondo sorseggiando un succo di frutta e osservando una rivista di moda che, ora che ci penso, mi chiedo cosa ci faccia qui.
    - Come boh? -
    - Eh boh. - la modella con il vestito nero e il foulard arancione è veramente brutta “Nuovo modello con tessuto in cachemire, è appena uscito nei negozi più alla moda di Parigi. Tessuto nero ed attillato...
    - Hm, sì sì. - gli rispondo, ignorando completamente la domanda ...con uno spacco sul lato destro, sulla gamba che rende sensuale la figura del vostro corpo, la scollatura profonda che qui suggeriamo di coprire con...
    - Forse...- ...foulard di colori della terra, per non far sparire il senso di eleganza.”
    - Ehy, David, perché non fai cambiare modello di vestiti a Bill e gli proponi questo? - salto su ridendo. Georg corre al tavolo.
    - Fa’ vedere. - lo guarda e scoppia a ridere, poi David ci strappa il giornale di mano e ci guarda storto.
    - Questo non è un gioco! - è infuriato – E dobbiamo parlare, metterci d’accordo, quindi vedi di salire a parlare con tuo fratello e poi tornate giù insieme. - conclude la frase con un mezzo ringhio e io mi alzo lentamente dal tavolo. Detesto che qualcuno mi dia degli ordini, ho i crampi allo stomaco dal fastidio e mi sento ribollire di rabbia – E muoviti! - mi blocco. Sono fermo sulle scale e vengo colto da un fremito di rabbia che mi scuote tutto il corpo e mi costringe a salirle, se pur lentamente, per non girarmi e mollare un cazzotto a David, non sarebbe una bella mossa.
    - Ehm, Bill? - lo vedo sdraiato sul letto a pancia in giù –Bill? – ripeto. Niente. Mi avvicino e mi siedo sul letto acanto a lui, gli poggio una mano sul braccio e lo chiamo con più insistenza. Lui si gira lentamente e si stropiccia gli occhi, si toglie gli auricolari dalle orecchie e mi sorride. Probabilmente è ancora troppo rincoglionito per ricordarsi cosa “gli ho fatto”, io ricambio il sorriso un po’ imbarazzato e lui si tira su a sedere a gambe incrociate e si appoggia al muro, mi metto nella stessa posizione di fronte a lui.
    - Tom, - inizia a dire mentre avvolge le cuffie dell’ i-Pod attorno ad esso – scusa per la mia reazione, è che almeno puoi chiedermele le cose. - io non lo capisco, lo guardo sconcertato e mi metto a ridere subito dopo.
    - Ma cosa dici? -
    - Ma allora sei stronzo forte, eh? - si scalda immediatamente – IO ti chiedo scusa per una colpa che hai TU e invece? “Ma cosa dici?” - mi fa il verso – Vaffanculo, Tom. -
    - Senti, se almeno mi spiegassi cosa ho fatto. -
    Agita le mani convulsivamente sotto alla faccia, cos’è? Uno sfogo? - Tu mi hai preso il preservativo dal portafoglio! - mi urla addosso puntandomi un dito sul petto...ohmmioddio! Solo per questo tutta 'sta storia?
    - Beh se vuoi te lo ridò...-


    ***



    Faccio una faccia schifata – No grazie, non ci tengo e comunque potevi anche chiedermelo. Sbaglio oppure eri tu quello che diceva “andiamo a fare un giro per la città, com’è bella Salisburgo, pervertiti, pensate solo a quello” e poi cosa fai? Vai a rubarmi il preservativo? -
    - Infatti, è per questo. Io volevo andare a vedere la città, voi mi avete costretto ad andare a donne, e allora lasciami andarci bene. - oh ma sentitelo, povera anima innocente! Ma si ascolta quando parla? Ha il cervello sconnesso dalle orecchie: ba ba ba ba ba ba ba.
    - E scommetto che ti dispiace. - gli dico fingendomi preoccupato.
    - Ma no che non mi dispiace...- non capisce un cazzo – però io i miei li avevo finiti, quindi ho preso il tuo. -
    - Ma di avvertirmi non ti è passato neanche per la testa? -
    - Non pensavo che ce ne sarebbe stato bisogno. - e con questo cosa intendi, scusa?
    - Come? -
    - Sì, non pensavo fossi un ragazzo tanto intraprendente da riuscire a portartene una a letto in una sola notte. - chiudo gli occhi e mi concentro sulla bellezza interiore della mia persona. Non ci trovo niente di bello, allora penso a... ad una cascata. Con l’acqua che scende. Tutt’attorno è calmo, è calmo, c’è pace. Si sente solamente il rumore dello scrosciare della cascata di fronte a me, con l’acqua che scende, guardo in alto e vedo la roccia da dove cade, è molto alta, mi guardo intorno: è pieno di foglie, di arbusti e di alberi, ricchi di fronde verdi che vanno a confondersi nell’ oscurità profonda del bosco, che crea contrasto con il cielo azzurro illuminato da un sole splendente che riesce a far brillare l’acqua che cade nel piccolo laghetto sottostante alla mia cascata. Sento il freddo della roccia su cui poggia la mia schiena entrare nelle ossa e divento lentamente della sua stessa temperatura. Grazie alla leggera brezza fresca gli schizzi d’acqua mi bagnano il viso e mi rinfrescano. La luce e gli spruzzi creano i colori dell’ arcobaleno e mi ritrovo... come un pony di Barbie?!
    - ...Fottiti. - sbotto seccato.
    Lui mi sorride compiaciuto e mi dà un pugno leggero sulla spalla - Dai, facciamo pace e scendiamo che David ci deve parlare ed è già abbastanza incazzato così. - dicendo questo si alza e mi porge una mano per aiutarmi a mettermi in piedi. La afferro e mi tira su con forza, velocemente. Mi trovo a pochi centimetri da lui, mi scosta i capelli che cadono lungo il collo. Che.Cazzo.Stai.Facendo? Non lo sai che odio i contatti fisici quando non sono dell’umore giusto? Sorride compiaciuto – ma che bravo, fratellino. - cazzo, mi ero dimenticato del caro succhiotto. Mi affretto a coprirlo con i capelli con Tom che se la ride accanto a me – Proprio anti-sgamo, eh? - continua a ridere di gusto. Quando è così di buon umore mi irrita. Su, Bill, quando mai qualcosa non ti irrita? Però mi piace di più di quando è rabbuiato, triste e depresso: la sua risata è calda e contagiosa, mette allegria. Ma non adesso, sono ancora arrabbiato per un motivo che sfugge anche a me, quindi mi affretto a scendere le scale dando un minimo di contegno ai miei capelli che oggi hanno deciso di farsi i cazzi loro.
    - Qual è la prossima tappa del tour?- chiedo scendendo le scale velocemente, con Tom che mi segue.
    - Oh, il principino si è degnato di rivolgerci parola? - mi prende in giro David appena mi vede.
    - Non ho problemi a tornare su. - rispondo girandomi e iniziando a risalire le scale ma mi ritrovo un Tom divertito che mi prende per le spalle, mi gira a forza e mi spinge verso il tavolo dove già siedono David, all’angolo, con accanto Gustav e di fronte, lungo la panca, Georg. Mi spinge fino a raggiungere il posto accanto a Gustav, probabilmente pensando che era quello più lontano da David, e si siede di fronte a me.
    - Per piacere, risparmiati ramanzine varie che tanto non ti ascolto. - gli dice subito Tom, sul quale saettano immediatamente gli occhi di tutti.
    - Tom, ti ci metti anche tu? - gli chiede lo scassa-manager sbigottito.
    Tom gli riserva un ampio sorriso – Era solo un avvertimento. Dai, cos’avevi da dirci? – lunatico come sempre.
    Mio fratello è veramente strano. Lo conosco da diciassette anni, è vero, dovrei essere l’ultima persona a pensarlo, invece mi sa di essere la prima. Non è mai coerente, neanche con se stesso: cambia idea, umore, personalità, comportamenti, a seconda dei momenti. Certe volte lo invidio, vorrei fare come lui che riesce a subire –o, dal suo punto di vista, è meglio dire accettare- qualsiasi cambiamento, qualsiasi stranezza gli si proponga. Vive la vita come gli prende. A volte, ho detto, infatti non c’è nulla che mi dia più soddisfazione di contestare ogni minima cosa non mi vada bene; certe volte eviterei, ma senza il mio orgoglio che uomo sarei? Uomo, adesso. Per colpa di questo stupido mondo direi che potrei cambiare la frase in “che checca sarei?”.
    - Bill, sei d’accordo? - la voce di David mi riporta alla realtà.
    - Eh? Cosa? - chiedo. Tom mi dà un calcio sotto al tavolo, sposto lo sguardo su di lui che è sprofondato nella panca e mi fa segno di sì con la testa. Una persona intelligente darebbe retta al fratello, ma qualcuno mi ha mai detto che Bill deve essere intelligente? – no. -
    - Ah, e cosa non ti va bene? - mi risponde scocciato David mentre sento Tom sbuffare sonoramente.
    - Prova a ripetere quello che hai detto fino ad ora e io ti fermo quando non mi va bene. –
    David, anzi, lo scassa-manager tira un lungo sospiro – Ho detto che arriviamo a Vienna, andiamo all’ hotel che abbiamo prenotato, vi preparate e, grazie al tuo ritardo, andiamo subito all’intervista con gli inglesi. Passeremo a Vienna due giorni, prima del concerto e ciò che succederà dopo ve lo spiegherò in quei due giorni, costellati già di impegni a cui non potrete sottrarvi. Cos’era la cosa che non andava? -
    - Ehm...- non c’è niente che non va – beh, certo... a parte tutto, niente. - dico, cercando di risultare il più convincente possibile, e con il pensiero “salvato in corner” faccio per alzarmi dal tavolino quando la irritante voce dello scassa-manager interrompe la mia fuga con un richiamo. Mi risiedo.
    - E ora parliamo dei comportamenti. Durante il concerto siete andati tutti molto bene. Bill, un’unica cosa: devi cercare di essere più aggraziato nei movimenti. - più donna, vorrà dire
    - Invece, durante l’intervista siete stati bravi. Devo porgerti i miei complimenti, Bill, sei stato molto convincente. - me ne accorgevo anche da solo, senza i tuoi complimenti.
    - E ora parliamo di Vienna: Tom, durante l’intervista ricordati di sederti da uno che “spacca” detto in modo gergale, insomma: un figo. Svaccato, con le gambe aperte e magari, se è possibile, appoggiato ad uno schienale, cerca di non gesticolare troppo e sii calmo, non lasciarti trascinare dalla conversazione. -
    - Ma che intervista è se non posso parlare? - lo interrompe pacatamente.
    - Sì che puoi parlare, ma non devi esagerare. Poche parole. E semplici. Devi avere uno sguardo sicuro e gioca col piercing, sembra che le ragazze lo trovino sexy. - vedo Tom che aggrotta la fronte, mi viene da ridere, conoscendolo si starà chiedendo perché le ragazze dovrebbero trovare sexy un piercing che si muove. E conosco quel suo sorrisetto soddisfatto (senza contare che è anche il mio). È ovvio, se è addosso a lui, tutto diventa sexy. E come biasimarlo? Del resto è del tutto identico a me: per forza che è sexy.
    - David, - si chiama scassa-manager, Tom. Scassa.Manager – non per contestarti ma secondo me viene meglio se parlo tanto, e poi, insomma, come pretendi che io riesca a stare zitto? -
    - Perché pensi che venga meglio? - sembra interessato alla sua proposta. Forse si è accorto che il mondo non gira attorno alle se decisioni.
    - Beh, io sono quello figo, il duro, senza sentimento e cose così, no?- aspetta un cenno di assenso da parte di David che non tarda ad arrivare. La sua teoria incuriosisce anche me – però, se non parlo faccio solo la figura di quello chiuso in sé stesso, magari timido, o non so, sgrammaticato. Insomma, preferirei fare il figo aperto, solare e sorridente, piuttosto che il figo asociale. -
    - Oggi...- farfuglia Gustav.
    - In che senso? - gli domanda Tom.
    - Oggi la pensi così perché hai voglia di ridere e scherzare, magari domani cambi opinione e... l’idea del figo aperto non ti sconfinfera più. Non lo so, Tom, insomma, chi sa mai niente con te. -
    - No, scusa, cosa stai dicendo? - inizia Tom.
    - Tom, calmati. - lo riprende David.
    - Sono calmo, sono calmo. - non sembra proprio, ma se ne sei convinto...
    - Secondo me, invece ha ragione Tom. - intervengo nella conversazione. Lui mi indica con il palmo della mano aperto rivolto verso l’alto, come per dire “ascoltate la voce della saggezza” e annuendo velocemente.
    - Perché? -
    - Beh, le argomentazioni che ha portato mi sono sembrate più che sufficienti, e secondo me ha ragione. -
    - Ma i vostri personaggi sono già stati scritturati, quelle che vi propongo io sono solamente piccole correzioni. - vedo mio fratello sbuffare, oggi non ho voglia di vederlo così.
    - E allora non credo ci siano problemi a fare questa correzione, miglioramento, cambiamento...chiamala un po’ come vuoi. Da ora lui è aperto e solare, non c’è nulla di male. - ma che bravo fratellino che si ritrova Tom.
    Probabilmente vedendo le facce non troppo convinte di tutti Tom si sente in dovere di dire qualcosa – Ragazzi, vi prometto che anche nelle mie giornate no. - e fa una faccia strana, non ben decifrabile, aggrottando le sopracciglia, alzando gli occhi e scuotendo velocemente a piccoli scatti la testa; forse per dire “quali giornate no, siete scemi?” – mi impegnerò per rimanere il solito. Va bene? -
    - Tom, mi raccomando. - lo riprende David al ché mio fratello regala un sorrisone smagliante e un alzata di pollice – Siamo d’accordo, allora. - ora passerà a me... – Bill, invece tu – ecco, appunto – vai molto bene così, ma devi risultare più convinto sul tuo look: il tuo look è sacro, nessuno può permettersi di toccarlo, sei così da quando avevi undici anni. -
    - Sono frocio dagli undici anni?- chiedo sbalordito.
    - No, Bill, cazzo, tu non sei frocio! -
    - Lo so bene! -
    - Allora. Parliamo chiaramente. Il tuo personaggio (nonché tu) non è frocio. -
    - Ma uno che porta i capelli così, si trucca, indossa solamente vestiti attillati, ha anelli, collane, bracciali... è frocio. -
    - È questo il punto, devi entrare di più nel personaggio: tu hai questo modo di vestirti fin da quando eri piccolo perché ti piace, ti piace essere diverso dagli altri, mi segui? I tuoi capelli, per esempio: ci hai messo tantissimo a farli diventare così e sono la cosa che ti piace di più del tuo look, ci tieni un sacco e li curi molto. -
    -...Ma a me fanno schifo. -
    - Oh Bill, insomma, questo è quello che devi dire e quello che devi pensare. -
    - A me piacciono. – dice mio fratello.
    Mi giro di scatto verso di lui – Senti, “rastino”, tu sta’ zitto, eh. –
    - Per quanto riguarda il trucco, altri famosi musicisti si truccavano. Guarda i KISS. - lo guardo male. Ma proprio male male – Ok, sono un’altra cosa. Allora, prendi ad esempio Billie Joe dei Green Day. -
    - Lui non l’hanno mai scambiato per donna. -
    - Bill, non so cosa dirti. Adeguati. Li vuoi i soldi? Li vuoi? Vuoi diventare famoso? Bene. Questo è il prezzo. - mi riprende David. Mi alzo da tavola e torno di sopra. Offeso, umiliato e profondamente imbarazzato.

    Note finali:
    Ce l'abbiamo fatta! *esultano come delle cretine*
    Non vi immaginate come è stata dura ç__ç
    Speriamo di ricevere più commenti rispetto al primo chap ( anche le critiche sono molto ben accette benchè costruttive u.u)
    Se non vi piace ditecelo pure
    Buona lettura^^

    Edited by elli ° WhiTe FantasY° - 10/2/2009, 23:43
     
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  5. Lola_Twc <3
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    MMM, mi piace!!

    Posta presto.^^
     
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  6. Tifa92
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    Uuuup!

    aspetto la parte twincest!dehihihoho!
     
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  7. CRILLAKAULITZ
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    L ho gia letta nell altro forum. Devo dire che mi piace parecchio. *_*
    Complimenti a tutt e due XD
    Posta presto.
     
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  8. Tifa92
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    up!
     
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  9. Lola_Twc <3
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    Up. ^^
     
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  10. elli ° WhiTe FantasY°
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    Capitolo tre




    Arriviamo all’hotel e ci indicano le nostre stanze. Come al solito devo condividere la mia camera con Bill, non che sia un problema, però la camera è mia; lui non può averne una tutta per sè? Forse non mi dispiace più di tanto, oggi ha preso la mia posizione durante il dibattito con David. Ho veramente apprezzato quel gesto. Non so se l’ha fatto solamente per contestare qualcosa: magari, in quel momento io ero il suo strumento per arrivare ad uno scopo; come non so se l’ha fatto per me, ma comunque gli sono debitore.
    Arrivo alla mia stanza e lascio cadere il mio borsone a terra – Cazzo! - che posto magnifico, mi butto su uno dei due letti che ho deciso che sarà il mio e aspetto che Bill arrivi per poter fargli ammirare lo spettacolo di camera che ci hanno dato. Mi metto a sedere sul letto e fisso l’ingresso. Non arriva. Mi alzo e vado ad aprire una porta, ci trovo un mega bagno super stupendo: una vasca da re, dove potrei starci dentro due volte e mezzo, una doccia con lo sgabello, un lavandino, purtroppo, normale. Torno di là e apro la porta finestra, mi affaccio al balcone. Vedo la gente indaffarata a camminare freneticamente per il Viennese sotto il sole cuocente. Qui, a luglio, fa un caldo pazzesco e io, con questi abiti lunghi larghi e pesanti rischio di rimanerci secco. In questo preciso istante entra Bill e butta la sua valigia accanto al mio borsone per poi sdraiarsi sul mio letto. Rientro di fretta e lo prendo per mano per farlo alzare immediatamente.
    - No, Bill, quello è il mio letto. - ha un’espressione distrutta. Scusami, lo so che ti rompo ma è così, caro mio.
    - Tom, perché devi sempre appropriarti di tutto? -
    - Io? - gli dico innocentemente.
    - Sì, Tom, ho detto Tom perché devi sempre appropiarti di tutto, Tom! Non "Ehy armadio,
    dimmi un po’, perché devi sempre appropriarti di tutto?" Eh no, ho detto Tom - nervosetti, eh?
    - Mamma mia, ok ho capito che hai detto Tom, ma era per dire che non è vero che mi approprio di tutto. - mi difendo. Mi fissa dritto negli occhi.
    - Ascoltami, mi ascolti? Ora dimmi: di chi è questa stanza dell’hotel? -
    - Mia. - sgrana gli occhi e mi indica, starà pensando “Visto? Te l’avevo detto”.
    - Hai visto? E hai anche il coraggio di negare l’evidenza? -
    - Uff, come sei pignolo, piuttosto, vieni a vedere! - e glielo dico con tanto entusiasmo che non può certo rifiutare; infatti si lascia trascinare per un braccio fino al bagno – guarda! -
    Fa una faccia sconsolata – Ehm... wow? -
    - Hai visto quant’è bello? - dico mentre gli mostro con la mano tutto quel lussuoso ben di Dio.
    - È un bagno, Tom. -
    - Lo so che è un bagno, ma che bagno! -
    Si mette a ridere – Sei veramente un bambino. -
    - Un bambino molto alto. - dico sedendomi sul davanzale della finestra sopra alla vasca da bagno.
    - La tua allegria è contagiosa, sai? - gli sorrido e lui si avvicina, apre i rubinetti della vasca –dico i rubinetti perchè sono quattro- chiude il tappo, sta qualche secondo ad ammirare la sua opera e poi si avvia verso l’uscita.
    - Ehi, che fai? - gli chiedo mentre salto giù dal davanzale. Non faccio neanche in tempo a toccar piede per terra che lui mi è subito addosso e mi spinge nella vasca, ormai quasi interamente riempita, e io (il pirla di turno) ci cado dentro con un sonoro splash – Coglione! Sei un coglione! - gli dico riemergendo e quando riapro gli occhi vedo un Bill che si spancia in due dal ridere. Ancora per poco, vecchio mio. Si siede sull’ ampio bordo della vasca in marmo (mi chiedo a che serva un bordo così grande in una vasca da bagno) – Oh, oh, fratello, come siamo spiritosi. - e da dietro lo prendo e lo trascino nella vasca con me.
    - Toom! - urla mentre immergo con violenza la sua testa nell’acqua. Ah, ah, sarà la tua ultima parola! Lo libero dalla mia presa e lui torna su che, stranamente, se la ride e inizia a schizzarmi, e io non approfitto di un fratello –una volta tanto- di buon umore?
    Alla fine della “battaglia” siamo ancora in acqua, completamente vestiti. Avremmo perso un oretta fra una cosa e l’altra – Ma quanti anni abbiamo? - mi chiede ridendo.
    - Diciasette. - rispondo io sovrappensiero.
    - Idiota, lo so quanti anni abbiamo, ma giocavamo nella vasca quando ne avevamo tre. -
    - Sì, e sai perché? -
    - Sentiamo la cazzata. -
    - Perché la vasca di casa nostra - dico "nostra" al posto di "mia", apposta – è più piccola! -
    Bill si lascia andare ad un’espressione di sconforto mentre ridacchia, poi esce dalla vasca e mi esorta a fare ugualmente, dobbiamo prepararci, se no chi lo sente David?
    E ovviamente ha la precedenza sul mio bagno.
    In meno di un’ora siamo pronti. Vabè io sono pronto e osservo mio fratello che si sta asciugando i capelli con cura.
    - Sai una cosa, Tom? -
    - Cosa? -
    - In fondo non mi dispiaccio così. -
    Sgrano gli occhi, incredulo – Così come? -
    - Ma sì, dai... così. - segue un attimo di silenzio in cui guardandolo attraverso lo specchio lo esorto a continuare – Nel senso che non mi piace che mi scambino per una donna, ma da un altro punto di vista... non mi dispiace far ricevere tutte queste attenzioni alla mia immagine che risulta in questo modo ben curata. -
    - Ma allora sei uno scemo! Perché fai tutte quelle storie con David? -
    - Beh, più che altro per il mio personaggio paragonato al tuo. Non è giusto che tu sei quello duro, irremovibile e io sono la checca sdolcinata e romantica. -
    - Li hanno creati così per fare in modo che il cinquanta per cento delle ragazze vengano dietro a te (appunto perché sei romantico e tutte quelle cose) e l’altro cinquanta, che preferisce un ragazzo più duro e insensibile, venga dietro a me. -
    Sul suo volto compare un sorrisetto che non mi piace per niente – Non per troncare sul nascere i tuoi sogni di gloria, Tom, ma... io piaccio a più del cinquanta per cento delle ragazze. -
    Sbuffo – Ma figuriamoci! -
    - L’ho letto in un sondaggio. -
    - Allora tornati dall’intervista andiamo su Internet e controlliamo. -
    - Ti piace umiliarti da solo? -
    Gli faccio la linguaccia ed esco dal bagno, per andare a raggiungere Georg e Gustav, la piega che sta prendendo questa discussione non mi piace per niente. Ma la voce di Bill mi interrompe.
    - Ehm, Tom? -
    - Dimmi. -
    - Per piacere, non dire a nessuno quello che ti ho detto. - sorrido fra me e me. Incorreggibile.
    - Non ti preoccupare. - abbasso la maniglia della porta.
    - Ehm... Tom? -
    - Che c’è? -
    - Non è che vedi se c’è un truccatore nei paraggi e me lo mandi qui? Ho fatto un pasticcio col mascara e se Natalie vedesse che non ho fatto pratica, mi ammazzerebbe. - rido sonoramente ed esco dalla porta. Non tardo a trovare un truccatore a cui indico la nostra stanza, dopodiché entro nella camera di Georg e Gustav che sono intenti a ridere davanti ad un portatile.
    - Ehi, che fate? - notandomi impallidiscono e chiudono di scatto il computer.
    - Niente. - dicono ancora ridendo.
    - Oh, che succede qui? - sono improvvisamente allarmato, cosa stavano guardando che io non posso sapere?
    - Niente, Tom, niente. -
    - Ragazzi, che succede? Perché non lo posso sapere? - mi avvicino a loro con passo svelto e tendo una mano verso il portatile.
    - No, Tom, davvero... ne parleremo dopo l’intervista. - dice Gustav velocemente.
    - Il concerto. - si affretta a correggerlo Georg.
    - Il concerto. - ripete Gustav.
    - Ma mi devo preoccupare? Se ci sono problemi con me... o con Bill non fatevi problemi a parlarne. -
    - Tom, ci offendi se pensi che noi vi sparliamo dietro. Non ti preoccupare, davvero. -
    - Sarà... - e mentre lo dico faccio dietrofront sui miei passi, diretto verso la porta da cui sono appena entrato.
    - Dove vai? -
    - Ero venuto per parlare un po’ con voi, ma dato che non sono gradito...- li sento ridere e alzarsi dalle sedie e immediatamente quattro braccia mi afferrano e mi trascinano sul divano della loro stanza.
    - Ma smettila! - mi dicono ridendo. Evidentemente fare il finto offeso non mi riesce bene.
    - Piuttosto... Bill? - mi chiede Gustav un po’ preoccupato.
    - Tutto bene, perché? -
    - È di cattivo umore? -
    - No, non più, perché? Cos’era successo? -
    - Al solito, l’avevano scambiato per una donna. - ah ecco spiegato tutto. La nostra allegra chiacchierata viene interrotta, come sempre, da qualcuno che bussa alla porta. È l’ora di andare. Intervistatori, arriviamo.


    ***




    Entra il truccatore e chiede se è permesso. Lo chiamo in bagno ad ammirare il mio pasticcio.
    - Oh, Bill, insomma, quando imparerai? - mi dice annoiato e si affretta a togliere il mascara nero che mi era colato fino a metà guancia.
    - Adesso, inziamo con la matita. Guarda come faccio, ok? - annuisco debolmente e osservo allo specchio la sua mano che tira verso il basso la mia pelle sotto all’ occhio e ci passa leggermente la matita che colora immediatamente di nero quel tratto di pelle bagnato. Lascia andare la presa e mi passa la matita – Adesso prova tu nell’altro occhio. - la prendo con mano tremante e abbasso anche lo zigomo dall’altra parte. Avvicino la matita e la appoggio, la lascio scivolare da una parte all’ altra e subito mi saltano i nervi.
    - Perché tu ci riesci e io no? -
    Il truccatore si chiama Jens, ed è uno dei miei preferiti. Ha una pazienza che non avrebbe neanche una madre con venti figli. Mi sorride e mi colora anche l’altro occhio.
    - Devi solo calcare di più. Ora il mascara. - dicendolo prende il contenitore e ne estrae il pennellino – Devi essere molto attento, perché un piccolo errore può provocare un disastro. – eh, me ne ero accorto – Dal basso verso l’ alto, così. Ora prova tu. -
    - Proverò quando ci sarà tempo, dai. -
    Mi sorride e allunga le ciglia anche all’altro occhio, dopodiché prende l’eyeliner e dopo avermi spiegato come si usa e dopo avermelo messo esce dalla camera, dicendomi che ci saremmo visti il giorno seguente, per cosa poi, non ne ho idea. So solo che non voglio altre interviste. Mi chino sulla mia valigia e la apro in una ricerca disperata, ma non per questo veloce, del portagioie che non tarda a farsi trovare. Ne estraggo due anelli a caso, cinque bracciali e un guanto in pelle senza dita, che vedendo il sole che c’è, mi affretto subito a rimettere a posto. Recuperate anche due collane prendo le chiavi della stanza e chiudo tutto. So già che mi stanno aspettando dato che sono in ritardo di un quarto d’ora sulla tabella di marcia ma nonostante ciò decido di prendere le scale e di scendere i quattro piani molto, molto lentamente.

    Arriviamo al luogo dell’ intervista più o meno interi. È stata l’impresa più difficile della nostra carriera: una volta uscito dall’ hotel sono stato circondato da tre guardie del corpo, mi sono sporto al di là di una di quegli armadi di persona per riuscire ad intravedere un’ auto poco lussuosa circondata da miliardi di ragazzine intente ad urlare e a cercare di superare un muro di persone che proteggevano la macchina. Ho visto David in quella folla di gente che si dirigeva verso di me.
    - Bill, per colpa tua non riusciremo mai a partire. – mi ha detto in preda alla collera.
    - Ma fammi il piacere! - ho sospirato alzando gli occhi al cielo, e una volta libero dalla cerchia di bodyguard mi sono buttato a capofitto di fronte alle fan che vedendomi si sono zittite immediatamente. A volte saranno pure insopportabili, ma quanto mi fanno sentire importante?
    Dopo qualche secondo di smarrimento, e, a dire il vero, di mio puro terrore in quanto pensavo di essere qualcun altro hanno iniziato a gridare frasi come – È Bill! – si sono lanciate tutte su di me che in quel preciso istante ho capito la cazzata che avevo appena fatto. Mi hanno porso delle mie foto, dei fogli, dei CD, dei poster, dei diari di scuola e una miriade di penne e pennarelli; ne ho preso uno indelebile e ho iniziato a cospargere tutto quel materiale di mie firme e a sentire gli urletti contenti di tutte quelle ragazze. Mi hanno messo allegria, stranamente, e vedendo mio fratello, qualche metro più in là intento a fare ciò che stavo facendo io, ho deciso di concedere loro un premio.
    - Devo dirvi una cosa! – urlavo, ma nessuno mi ha dato ascolto – Ragazze, per piacere, fate silenzio un attimo, ho una novità per voi. – ho detto alzando la voce e esibendomi in un perfetto sorriso strappa cuori. Calato il silenzio, anche dalla parte di Tom, che ha convinto le sue di fan a stare zitte e ad ascoltarmi ho aggiunto – Torneremo fra circa due ore, – e dicendo questo ho cercato la conferma di David che ha annuito un po’ perplesso – chi di voi creerà il cartellone più bello ed originale avrà la possibilità di passare un’intera serata con niente meno del...- ho voltato la testa in direzione di Tom che aveva compreso il mio piano e mi aveva guardato male, scongiurando con lo sguardo di non dire ciò che stavo per dire, ma io mi dovevo ancora vendicare – SexGott in persona, mio fratello. - ho visto lo sguardo allibito delle fan – A patto che ora ci lasciate andare. – Metà delle ragazze presenti si sono dileguate di corsa, forse alla ricerca di una cartoleria, una ragazza di fronte a me mi ha strappato un bacio a stampo e mi ha sussurato all’orecchio.
    - Ma io vorrei uscire con te...- attaccati al cazzo, il concorso è per mio fratello... no, eh?
    - Fammelo capire nel cartellone. - le ho sussurrato a mia volta e dopo averle fatto l’occhiolino sono salito in macchina, attraversando il pezzo di strada che mi separava da essa, ormai lasciato vuoto dalle fan. Georg e Gustav sono scoppiati a ridere e mi hanno battuto un cinque; mi hanno avvertito che Tom non l’avrebbe presa bene.
    Subito dopo si è aperta la porta della macchina e con nostra sorpresa è entrato David che si è messo a ridere e dopo avermi detto che sono un irresponsabile, mi ha fatto i complimenti per aver rimediato ad un mio pasticcio; dato che non avevo voglia di litigare e sapevo che arrivati all’ intervista mi sarei incazzato abbastanza non ho ribattuto e ho aspettato con curiosa pazienza la sfuriata di mio fratello, che invece è entrato in macchina si è seduto e con calma mi ha detto – Poi ne riparliamo. - la sua drasticità, certe volte, mi fa rizzare i capelli in testa. Vaffanculo, Bill, come se non li avessi già ritti... diciamo che mi fa venire la pelle d’oca.
    Per lo meno la mia previsione riguardo all’ incazzatura dell’ intervista era azzeccata, siamo qui, seduti a ripetere per la milionesima volta sempre le stesse cose.
    - Perché vi chiamate Tokio Hotel? – dice il traduttore.
    Vedo Tom passare il microfono a Georg che spiega pazientemente la risposta blaterando sul fatto che amiamo le grandi città, che stiamo sempre negli hotel e bla, bla, bla...
    - Avete una ragazza? -
    - No. - risponde Gustav - Nessuno di noi è fidanzato perché è molto difficile avere un rapporto normale, considerando gli spostamenti e l’impegno ed il tempo che dedichiamo al nostro gruppo. –
    - E cosa ne pensate delle avventure da una notte? - Bill, concentrati e immedesimati nel personaggio.
    - Beh...- inizia Tom – può capitare spesso, in tournée. Magari può succedere di simpatizzare con una fan al momento del concerto, e se ci si trova così in sintonia perchè non conoscersi meglio dopo? -
    Alle parole più che logiche di mio fratello fingo una faccia disgustata.
    - Bill, non sei d’accordo? - chiede il traduttore. Colpito.
    - No, sono completamente contrario alle storie mordi e fuggi, non mi sento a mio agio e le trovo molto superficiali, e volendo senza emozioni. – recito perfettamente la mia parte da verginello spaurito in cerca del grande amore.
    - Tom, al contrario di tuo fratello tendi ad indossare abiti larghi, ma non ci risulta tu sia all’orlo dei duecento kg, come mai lo fai? – perché è costretto, magari?
    - Ma perché dovrei vestirmi attillato? E poi è lui che si veste diversamente da me...- come, come, come? La situazione precipita, come gli è venuto in mente?
    Sentendomi tirato in causa chiamo i tre neuroni e dico loro di tenersi pronti ad una risposta, ma non ce n’è bisogno perchè l’intervistatrice continua ad insistere, convinta a cavar fuori una risposta dalle labbra di mio fratello.
    - Beh, con dei vestiti meno larghi si vedrebbe il tuo corpo che invece, normalmente, è seppellito da una montagna di vestiti enormi. - sghignazzo quando il mio neurone numero tre (di cui tengo ad informare me stesso che ha un nome e si chiama Roger) mi dice che probabilmente Tom si sta trattenendo ad urlare contro all’ intervistatrice “Questi non sono vestiti!”
    - A me piacciono di più questi, di vestiti . Ormai sono una parte di me e non potrei rinunciarvi, Bill può anche mettersi in mostra indossando tutti quei vestitini ma se qualcuno vuole vedere il mio corpo, può semplicemente togliermi ciò che indosso. – dice sorridendo maliziosamente in direzione delle ragazze.
    - Bill, è vero che hai una stella tatuata sul bacino?- continua a tradurre il tizio.
    - Sì, ormai da un anno. - e dicendo questo mi alzo in piedi ed alzo la maglietta, per farmi vedere un po’: oggi sono in vena di protagonismo. Sentendo le urla di tutte quelle ragazze vedo con la coda dell’ occhio mio fratello portarsi una mano alla fronte e sorreggersela abbattuto: forse per lo sdegno di tutto quel baccano per un tatuaggio, o forse perché gli ha ricordato che cosa gli spetta questa sera, tutte quelle urla di quelle ragazze sono le stesse di mezzora fa e una di loro, stasera, uscirà con lui. Le fans sono facili da prevedere e io, durante quest intervista, sto facendo di tutto per scatenare in loro quanta più euforia posso; giusto per fare un dispetto a Tom. E ovviamente cercando di non farmi vedere dalle telecamere, comprometterebbe la mia immagine.
    Sei uno stronzo” Roger, stai zitto.
    Il resto dell’ intervista passa velocemente e reprimendo varie scosse di rabbia riesco anche a divertirmi, cercando di aizzare le ragazzine che ci stanno ascoltando, sedute tra il pubblico. A volte faccio l’ occhiolino a qualcuna, magari quando noto cartelloni simpatici, come “Bill, you are the ghost of my life, you always follow me” che non ho esattamente idea di cosa significhi, ma è molto carino.
    Tom, invece, è riuscito a riprendersi e si cala perfettamente nel personaggio che voleva essere: fa il figo simpatico, strafottente e sorridente. Insomma, sta andando abbastanza bene, ma si sa, le cose belle finiscono in fretta e arriviamo velocemente alla domanda che più detesto: se sono gay o meno.
    Cerco di apparire rilassato – L’ho già detto in varie interviste, quindi se le fan inglesi sono realmente nostre fan, allora lo sapranno bene. - dico con un falsissimo sorriso stampato in viso, un sorriso che ormai sono abituato a portare.
    L’ intervista finisce e torniamo in macchina, diretti all’hotel, in un rispettabile silenzio religioso in cui vedo Tom felice e soddisfatto in quanto anche io ho subito l’umiliazione del giorno.


    ***



    È appena finito il concerto e stiamo tornando per l’ennesima volta all’hotel.
    Alla fine quella sera l’ho passata con una ragazza a caso, sui sedici anni... non mi ricordo neanche che cosa aveva scritto sul cartellone, come non mi ricordo assolutamente né nome, né aspetto fisico, né carattere. È finita che me la sono portata a letto e ho passato una bella nottata.
    I due giorni prima del concerto sono stati molto stressanti: abbiamo girato tutta Vienna e dintorni a fare apparizioni, a firmare autografi, a fare interviste su interviste, non abbiamo mai avuto un minuto libero e io non vedevo l’ora del concerto, come tutti gli altri: è il momento più bello della vita di un chitarrista -come di un cantante, di un batterista, o di un artista in generale- perché l’emozione che dà il palcoscenico e migliaia di persone venute chissà da dove per ascoltare noi e solo noi mi riempiono d’adrenalina e d’eccitazione.
    Purtroppo, però, ogni sera mi balenava nella mente l’immagine di Georg e Gustav che sghignazzavano davanti al computer a vedere chissà cosa di tanto importante. E finalmente, oggi, dopo tre giorni lo scoprirò. Saliamo in stanza e mi intrufolo in doccia, subendo gli insulti di mio fratello che, come al solito, sostiene di avere la precedenza sul mio bagno.
    Finisco velocemente e gli dico di sbrigarsi dato che dobbiamo parlare con Georg e Gustav di una cosa importante. Intanto vado in camera e mi metto una tenda e rubo una maglietta a mio fratello, una che –possibilmente- non sia troppo attillata e mi butto sul letto ad aspettare.
    Dopo poco più di un’ora è pronto anche lui e lo trascino quasi di peso in camera loro, spalanco la porta e li trovo nuovamente davanti al computer, solo che accanto a loro c’è anche David.
    - Tom, come promesso ora ti diremo tutto. - mi avverte Gustav e io mi metto dietro di loro. Sono in una pagina web e con mio immenso orrore stanno leggendo un testo che si intitola “Tom, sei la mia vita” e inizia con le seguenti parole: “Sono Bill Kaulitz, un ragazzo...” il che mi lascia vagamente sorpreso, non riuscendo a collegare il titolo con il narratore del romanzo; ma la cosa per cui inorridisco non c’entra con il testo ma con quello che riguarda lo sfondo: beh, no, povero sfondo... c’è solamente un cuore, diciamo con quello che riguarda ciò che c’è accanto al testo: foto mie e di mio fratello (fotomontaggi, tengo a precisare) o disegni in cui siamo ritratti nudi uno sopra l’altro in posizioni ambigue. Mi sento mancare, quasi mi gira la testa. Sono sbigottito e vedendo Bill che si sta avvicinando a vedere lo schermo del computer quasi mi lancio contro di lui, per impedirgli di guardare, e finiamo tutti e due per terra.
    - Tom, cerchi di imitare le foto? - mi provoca Georg al che non rispondo più delle mie azioni e gli mollo un pugno in faccia. Ma che cazzo sto facendo?
    - Scusa, Georg, scusa, scusa. - mi affretto a dirgli mentre Bill mi chiede nervoso che cazzo mi sia preso, sia per averlo buttato a terra, sia per il cazzotto dato al nostro amico.
    David mi guarda più allibito degli altri, e il mio sguardo cade di nuovo sulla pagina web e, purtroppo, non mi rendo conto che Bill si è avvicinato e ora sta guardando; ma come ci si può immaginare ce ne accorgiamo tutti un secondo dopo.
    - Che cazzo è ‘sta roba? - si sente provenire dalle sue labbra in un sussurro mentre sgrana gli occhi in modo esagerato.
    - Vedi, Bill, questo è...-
    - Non mi interessa che cos’è, perché guardate queste cose? - si mette ad urlare e prende in mano il mouse.
    - Bill, calmat...-
    - Io calmarmi? Ma vi rendete conto? -
    - Ora ti spieghiamo...- inizia David.
    - E vorrei anche vedere! - e dopo aver detto questa frase si abbandona ad un misto di parole, urla, imprecazioni, e urletti isterici sconnessi fra loro, di cui non sono in grado di riconoscerne il significato in quanto sono troppo scioccato dalla slealtà dei nostri amici.
    Mi butto su di lui e gli blocco le braccia che si stanno muovendo convulsivamente per aria – Sentiamo la spiegazione. - gli dico a bassa voce e lo vedo calmarsi lentamente e entrambi gettiamo uno sguardo di sfida su loro che si alzano, si vanno a sedere sul divano e ci invitano a fare altrettanto.
    - Vedete...- inzia David – Quello è solo uno dei forum twincest esistenti, ce ne sono tantissimi...-
    - Questo l’avevamo capito anche da soli. – lo interrompe Bill, seccato.
    - Bill, fammi andare avanti. Comunque, quello è il forum più spinto in Austria, ma ne esistono migliaia in cui le ragazze sostengono il vostro rapporto incestuoso. -
    - Ma non c’è nessun rapporto incestuoso. – dice molto lentamente digrignando i denti.
    - Bill, fammi finire! Cazzo, lo so, ci mancherebbe altro. Dicevo, questi forum sono pieni di FF, Fan Fiction in cui le vostre fan si inventano storie in cui voi due avete rapporti spesso sessuali... – e di questo me ne ero accorto anche da solo. Continuo a non capire perchè loro lo guardino ma li lascio andare avanti, cercando di tranquillizzare Bill. Il mio atteggiamento protettivo nei suoi confronti, spesso, sorprende anche me e cerco di minimizzarlo ma in questi casi penso che sia più che lecito – E a noi è venuta in mente un’idea, ma prima di dirvela torniamo al computer. -
    Ci dirigiamo verso il portatile e Bill ed io ci sediamo sulle sedie, Gustav prende in mano il mouse.
    - C’è anche da dire che voi date alle fan motivo di credere ciò. - e dicendo questo va su un altro forum in cui si aprono migliaia di foto fra me e Bill: una in cui ci teniamo per mano, un’ altra in cui gli do un bacio sulla guancia, una dove gli sto sussurrando qualcosa all’ orecchio e forse, per via dei capelli troppo lunghi può sembrare qualcos’altro; un’altra dove gioca con i miei rasta, un’ altra dove in un atteggiamento forse un po’ effemminato si struscia contro di me.
    - Questo non vuol dire niente: siamo fratelli e amici, è logico che ci vogliamo bene. -
    - Tom, in questo momento non ha molta importanza cosa sia logico e cosa no. Quello che conta è che loro pensano questo e ne sono felici. E noi dovremo aumentare le prove per farglielo pensare ancora di più. - dice David.
    - Spiegati. - gli dico con la voce rotta da qualcosa che forse è paura, forse è confusione, non so bene cosa sia.
    - Io, personalmente, trovo opportuno che voi iniziate a dar loro motivo di pensare queste cose. – si ferma a guardarci, magari per accettarsi della nostra immunità psichica - e quindi che agli occhi del pubblico fingiate, nascondendolo, di avere un rapporto incestuoso. -
    - Che? - saltiamo su io e Bill urlando contemporaneamente, allibiti, guardando David con incredulità.

    Note Finali:
    Ecco qua il terzo capitolo ^^
    Non pensiamo che ci siano errori, anche se abbiamo corretto velocemente, se trovate imperfezioni ditecele pure, vi ascoltiamo volentieri.
    Buona lettura, commenti molto graditi ^^

    Note di Clio del 21/12/08:
    Ragazze scusate, ma rileggendo ho notato solo adesso un sacco di errori di punteggiatura e grammaticali (che comunque non influenzano la storia) e ho appena finito di correggerli.
    Mi scuso per l'inconvenienza, dato che temo che sarà così anche per il 4 e, se non va bene per il 5.
    Scusate ancora.
    Clio


    Edited by elli ° WhiTe FantasY° - 10/2/2009, 23:43
     
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  11. Tifa92
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    BILL E' UN M.I.T.OOOOOOOOOOOOOOO!
    mi ha fatto ridere un sacco!
    Grazie David! +.+v dehihihoho...
    Continua prestooooooo! sei davvero brava^^ UP!
     
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  12. elli ° WhiTe FantasY°
        +1   -1
     
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    CITAZIONE
    BILL E' UN M.I.T.OOOOOOOOOOOOOOO!
    mi ha fatto ridere un sacco!

    haha sì anche a me sta simpatico^^
    benee sono contenta che ti piacciaa!!
    dovrei postare questa domenica...ragazze però i commenti servirebbero per la nostra autostima...O.o
    baci ^^
     
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  13. Tifa92
        +1   -1
     
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    up! siete brave non scoraggiatevi ^^
    la storia è senza dubbio interessante specialmente ora grazie a quel santo di David :)
     
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  14. elli ° WhiTe FantasY°
        +1   -1
     
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    Chiediamo scusa ma oggi non riusciamo a postare, ma domani è sicuro^^
    Sempre che interessi a qualcuno è.é
    Kiss
     
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  15. Tifa92
        +1   -1
     
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    a me interessa!
    non vedo l'ora di domani! ^^ Up!
     
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7272 replies since 25/11/2008, 22:02   67839 views
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