SCUSA MA TI CHIAMO AMORE

Regia di Federico Moccia

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  1. amosgitai
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    Trama
    Alex, 37 anni, è stato appena lasciato dalla sua ragazza, sparita all’improvviso senza una spiegazione. E’ un grafico pubblicitario ed è uno dei migliori dell’agenzia dove lavora anche se si trova in competizione con un suo collega per un progetto che coinvolge un importante gruppo giapponese. Ha tre carissimi amici, tutti sposati: Enrico, ossessionato dalla gelosia nei confronti della moglie, una bella donna molto appariscente; Flavio, riflessivo e metodico; Pietro, avvocato fissato per le donne che vedrebbe volentieri nel suo letto.
    Una mattina Alex ha un incidente con una ragazza in scooter. Lei è Niki, solare, carina, divertente ed Alex ne subito rimane affascinato. Nulla di strano, tranne il fatto che Niki ha soltanto 17 anni, ovvero meno della metà di Alex. I due incominciano a frequentarsi ed entrambi si innamorano sempre di più. Ma la differenza d’età crea ben presto problemi: Niki non sa come raccontarlo alle sue amiche ed in che modo presentar Alex ai suoi genitori.

    Recensione
    Una società indecente ed fuori dalla realtà è quella raccontata da Federico Moccia in “Scusa ma ti chiamo amore”. Alex (Raul Bova) ha quasi 40 anni, è perfetto fisicamente, con la faccia un po’ inebetita per un amore appena svanito, è un vincente nel suo lavoro ma in realtà non lavora mai dato che per tutto il film è sempre in giro a cazzeggiare con il suo SUV. Guadagna tanto da permettersi un appartamento di dimensioni colossali a Roma, città con gli immobili più cari d’Italia. I suoi amici sono stereotipi intrisi di stupidità e nel caso di Pietro si raggiunge l’apoteosi della tristezza e dell’immoralità: sempre in giacca e cravatta come richiede il look da giovane avvocato, ma anche perché fa “figo” e permette di far colpo sulle ragazze, il “non più tanto giovane” porterebbe a letto qualsiasi cosa si muovesse. E il lumacone, chiaramente, è felicemente sposato con due bambini.
    Niki invece è all’ultimo anno del liceo Giulio Cesare di Roma. E’ dunque una liceale, una ragazzina che deve ancora fare la maturità, una di quelle che fa ancora “i compiti”. Immatura, nevrotica, iperattiva, provocante (mai che portasse qualcosa al di sotto del ginocchio) e disinibita (“tanto lo sai che non è la prima volta che faccio l’amore”). Le sue amiche hanno tanti pensieri per la testa che opprimono sulle loro vite, peccato però che riguardino solo i soldi, sesso ed essere “fèscion”.
    Da quell’incidente nascerà qualcosa: impossibile che un 40enne tormentato, infelice, senza neanche un neurone nel cervello e con gli ormoni a mille non si lasci travolgere da una minorenne esperta che ha come unico obiettivo quello di farlo innamorare ed infilarsi nel suo letto considerando poi che il malcapitato ha ancora la mente rivolta alla sua ex, una “brava donna” che è sparita all’improvviso senza un reale perché.
    Ma Federico Moccia scrive queste storie, vende e guadagna un pacco di soldi. “Scusa ma ti chiamo amore” segue perfettamente la scia dei suoi libri precedenti e, di conseguenza, il loro successo. Un successo soprattutto dovuto ad una marea di ragazzine che sognano di diventare famose ed andare in TV. La TV, in una società che non sa più realmente dove andare a parare, non detta solo le mode, ma anche il modo di pensare. E se i personaggi che fanno tendenza oggi tra le ragazzine sono i tronisti di Maria De Filippi, meglio che gli alieni arrivino sulla Terra e ci annientino tutti (se poi hanno fretta, annientino soltanto le sgallettate). Pensando che qualcuno potesse rovinare la profondità delle pagine del suo libro convertendole in fotogrammi sterili e non all’altezza, Moccia è stato così presuntuoso da passare dietro la mdp. Ma oltre ad essere figlio di Pipolo dell’accopiata registica Castellani & Pipolo (autori di un gran numero di commedia italiane) ha un curriculum di tutto rispetto: tanti anni dietro le quinte come autore di programmi di “cul”tura del calibro di “Domenica In” e “Ciao Darwin”. E perché non citare alcune sue “perle” venute fuori dalla sua professione di sceneggiatore: “I ragazzi della 3C” e “College”, serie televisive talmente belle da essere premiate ai festival di Roccapipirozzi e Principina a Mare (mi scusino gli abitanti di questi due paesi per averli tirati in causa). Ironia a parte, bisogna ammettere che i suoi lavori hanno successo nella parte del pubblico per nulla esigente, quello che solitamente viene chiamato “nazionalpopolare”.
    Per il suo film “Scusa ma ti chiamo amore” è talmente furbo da scegliere come protagonista maschile Raul Bova, un uomo maturo e affascinante che ogni ragazzina vorrebbe avere per sé.
    Nella sua analisi “generazionale”, gli adulti appaiono come ragazzini incapaci di crescere e prendersi responsabilità, sempre pronti al tradimento, e le ragazzine troppo vogliose di diventare adulte gettandosi in ogni tipo di esperienza. Situazioni equivoche ed assurde: adulti di quasi 40 anni a pranzo in un ristorante di lusso, con tanto di champagne, con ragazzine minorenni, ed dei quarantenni fa di tutto per portarsi al letto una delle ragazzine; una delle compagne di classe di Niki che completa in pochi minuti il lavoro che un team di grafici pubblicitari non riesce a realizzare in un’intera giornata (avranno studiato al Cepu?).
    A contorno, nel tentativo di dare un pizzico di raffinatezza e cultura, tante celebri frasi che si compongono sullo schermo. Vorrebbero essere perle di saggezza sull’amore, ma in realtà hanno il gusto di cioccolato dei bigliettini dei Baci Perugina appena scartati e che alla fine si buttano via. Banale e presuntuosa è invece la voce fuori campo (che dovrebbe rappresentare le parti del libro di Moccia non comprese nei dialoghi) che almeno per fortuna è affidata a Luca Ward, uno dei migliori doppiatori italiani. Peccato però che poi Moccia decida di rendere quella voce reale, facendo interpretare a Ward il ruolo di un detective male infilato nella storia.
    Quanto alle interpretazioni, nel orrore generale l’unico a salvarsi è proprio Luca Ward (che però in alcuni momenti si lascia sfuggire alcune espressioni del tipo “Ma io qui cosa ci faccio? Perché ho accettato di fare questo film? Eppure la banca non ha fatto telefonato per qualche mia insolvenza!”; per il resto, Raul Bova svolge il suo compitino semplice e senza particolari approfondimenti (un personaggio più stupido non poteva interpretarlo), mentre gli attori che interpretano gli amici di Alex affogano nell’anonimato e nella banalità. Peggio ancora le giovani attrici, Michela Quattrociocche in primis: stupide, irritanti nelle loro interpretazioni falsamente spontanee. Probabilmente l’unica preoccupazione di Moccia era quella di ricreare un gruppetto di ragazze nello stile “Non è la Rai” e, a dire il vero, ci è riuscito.
    La colonna sonora si adatta perfettamente ad un prodotto ideato per adolescenti e si passa di continuo tra le canzoni dei “Sugarfree” e quelle degli “Zero Assoluto”.
    Al di là della banalità della trama, quello che svilisce in “Scusa ma ti chiamo amore” è la pessima visione della realtà dove tutti sono vincenti, tutto è ammesso e tutto finisce a “tarallucci e vino”. Complimenti a Moccia per aver raggiunto l’obiettivo di trascinare migliaia di ragazzine al cinema, ma se avete intenzione di vedere una storia d’amore che valichi i confini generazionali, realizzata con raffinatezza ed ironia, allora puntate su “Prime”.
    Attenzione: se stai leggendo e frequenti ancora il liceo oppure sai chi sono Gianni Conversano e Serena Enardu, non badare a tutto quello che ho scritto. “Scusa ma ti chiamo amore” è il film per te ed il suo voto in realtà è 8. Però, ricorda, questa è finzione, la realtà è totalmente diversa. Vorrei vedere i due qualche mese dopo gli ultimi fotogrammi del film, durante la vita di tutti i giorni, lei con una scopa in mano mentre pulisce casa e lui, calcolatrice in mano, che deve riuscire a mandare avanti la baracca.
    Se qualcuno mi volesse accusare di aver spoilerato (ovvero di aver dichiarato più o meno apertamente il finale del film), in questo caso mi sono permesso perché il film può finire solo in un modo, altrimenti ve le immaginate tutte quelle ragazzine incazzate che tirano i lucchetti di Ponte Milvio in faccia al povero Moccia? Il regista-scrittore è entrato in un circolo vizioso dal quale non può più uscire.

    Voto: 1,5

    Recensione tratta da CINEMAeVIAGGI
     
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  2. hackico93
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    odio moccia e odio il film!!ma nonostante questo ho il libbro e ho visto il film!!
    che bereota che so!!!!!!!!!!xdxdxdxd
     
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  3. • e l i s
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    E' uno dei film più banali che abbia mai visto, davvero...aaah quanto odio Moccia -.-
     
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  4. MottyCHUPA
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    Non scusarti dai ti perdono °-°
     
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  5. •S i m O«
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    Sinceramente è una grande cavolata sto film eh.. .-.
     
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  6. ´ tortellino
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    CITAZIONE (MottyCHUPA @ 28/1/2009, 14:30)
    Non scusarti dai ti perdono °-°

    AHAHAHAHAH
     
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  7. •.BitterSweet*
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    CITAZIONE (´ tortellino @ 26/2/2009, 15:50)
    CITAZIONE (MottyCHUPA @ 28/1/2009, 14:30)
    Non scusarti dai ti perdono °-°

    AHAHAHAHAH

    xDDDDD
     
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  8. keira357
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    Scusatemi, ma...
    A me non è davvero piaciuto, proprio proprio no :S.




     
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  9. Les°
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    Il film lo odio . . . l'ho guardato una volta, oltre al cinema, solo per scrivermi tutte le frasi che c'erano nel film . . . mi piacevano xD ... invece il libro era carino dai xD
     
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  10. *+[patty]+*
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    L'ho visto , me ne sono pentita, non andrò più a vedere un film di moccia al cinema, sono solo tempo e soldi sprecati.
     
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  11. Mr.Black
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    Troppò Smielato xD
     
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  12. pippi007
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    Io mi divertii al cinema quando andai a vederlo ahahah
    non so quante altre scuse ci saranno ma quella è stata la prima e l'unica -ultima- che ho visto
     
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  13. Koala Caotico
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    io non lo scuso, oltre a farci una figura di cavolo nel mondo con i libri ora la facciamo pure con i film,dovremmo denunciarlo per diffamazione della cultura italiana
     
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12 replies since 18/9/2008, 23:29   241 views
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