Lezioni di italiano

Gli errori più comuni

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  1. RetteMich
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    No, non avete le allucinazioni se vedete due topic molto simili.
    Siamo andate troppo off topic nell'altra discussione, quindi quella verrà cancellata e in questa verranno copiati alcuni post contenenti le segnalazioni di errori. Scusate il disagio. ^_^

    Buongiorno signore care!
    Allora,io e la Ali (princessbill,per la cronaca) abbiamo pensato di aprire questo topic per far sì che la povera e innocente lingua italiana smetta di essere massacrata senza pietà.
    Discussione inutile?No,non credo,visto che al giorno d'oggi scrivere in italiano è diventato un optional.
    Ci teniamo alla nostra lingua,è stupenda e ricca di vocaboli e non vogliamo che venga calpestata così.
    Quindi,in questo topic chiunque noterà degli errori di grammatica nelle varie fanfiction è pregato di scrivere qui sia la parola inventata sia la parola scritta in modo di corretto.
    Vi preghiamo di non fare le superiori e dire "Ah,ma io l'italiano lo so,non mi servono queste due saputelle" e visitare spesso questa discussione,in quanto siamo tutte esseri umani e sbagliamo.
    E poi,visto che c'è la sezione per imparare le altre lingue,perchè non imparare meglio l'italiano per un uso più corretto?
    Bene,detto questo inizierei col proporvi una serie di errori più comuni.

    - "Affianco" è la prima persona singolare del presente indicativo del verbo 'affiancare'.
    La locuzione avverbiale si scrive "a fianco".

    - "Apposto" è il participio passato del verbo 'apporre'.
    La locuzione avverbiale si scrive "a posto".

    - "Ammenochè" non esiste.
    Si scrive "a meno che" e subito dopo si usa il congiuntivo -che per la cronaca è ancora vivo e gode di ottima salute-.

    - "Approposito" non esiste.
    Si scrive "a proposito".

    - "Te" è una forma dialettale.
    In italiano si dice "tu".

    - Anche "mo" è una forma dialettale.
    Perchè non utilizzare "ora","adesso",...?

    - "Bhè","bè","bhò" e "bò" non esistono.
    Si scrive - be' - o - beh- e - bo - o boh -.

    - "A mò" non si scrive così.
    La forma corretta è - a mo' -,con l'apostrofo in quanto cade il gruppo -do-,visto che la parola intera è -modo-.

    - L'articolo e pronome personale "li" in italiano non esiste.E' una forma dialettale (derivante dal toscano,se non sbaglio -non picchiatemi,io sono siciliana e del toscano so ben poco xD-).
    Si scrive "gli";se è un pronome personale riferito a una persona femmina si dice "le",invece se è riferito a più persone di usa "loro".


    Allora,volevo precisare che il "ma però" è errato nello scritto e non nel parlato,in quanto ogni lingua nello scritto ha delle regole molto rigide.
    Per quanto riguarda camicia e valigia,entrambe mantengono la i anche al plurale,poichè la "c" e la "g" sono precedute da una vocale.
    Invece,quando la "c" e la "g" sono precedute da una consonante la "i" cade al plurale (come pioggia che al plurale fa piogge).


    ***



    B:Ciao Tomi!
    T:Ciao Bill!

    Ora, non per farmi i fatti vostri, ma si può sapere dove cavolo avete imparato che nei dialoghi si scrive l'iniziale del personaggio che pronuncia la battuta?
    Dico, scriviamo testi teatrali noi?
    Non mi pare proprio.
    E poi, e che cavolo, io come capisco se chi parla sussurra, urla, semplicemente discute, esclama, mormora, borbotta e tutto il resto?!
    Ma le parole che fine hanno fatto?
    Se scrivete i dialoghi così, il discorso risulta piatto e la storia non migliora di certo.
    Quindi, usiamo le parole, grazie!

    ***



    Si scrive "qual è" e non "qual'è".
    Volete sapere perchè?
    No?
    E io ve lo dico lo stesso visto che il greco si fa sentire anche in questo benedettisimo caso! è_é
    Dunque, si scrive senza apostrofo in quanto non si tratta di elisione (quindi di caduta della vocale finale davanti ad una parola che inizia con vocale per evitare la cacofonia), bensì di apocope (o troncamento), cioè della caduta di una vocale o di un'intera sillaba finale.

    Okay, ho finito.



    [Guardate un po' cosa mi tocca fare...]


    Princessbill:
    Un errore che Ale ha dimenticato di inserire e che abbiamo riscontrato è anche quello di scrivere " incestosi" con vicino una giustificazione del tipo: termine di mia invenzione.
    Il vocabolo esiste, però è " incestuosi" e significa avere rapporti con parenti.

    - Un paio dore non esiste. Al massimo esiste un paio " d'ore" che in italiano è ( su suggerimento di Ale ) complemento partitivo.
    - cosai non esiste. In linea di massima esiste cos'hai, con il verbo avere e l'apostrofo dopo cosa in quanto cade la a finale per assonanza orribile.


    ***



    Congiuntivo



    Un tempo verbale che molti dimenticano di usare correttamente.

    Si sostiene sempre più spesso che l’italiano soffre di ‘congiuntivite’, e cioè che il congiuntivo sta per essere sostituito dall'indicativo.
    Innanzitutto, dobbiamo vedere in quali casi il congiuntivo è sostituibile con l'indicativo. Abbiamo casi diversi.


    1. Congiuntivo nelle proposizioni reggenti

    1.1. Con le forme di cortesia: Se ne vada!
    1.2. In espressioni di desiderio, speranza, comando: possiate avere tutto il successo che meritate; Dio vi benedica; che non si ripeta!
    1.3. In esclamazioni: vedessi che lusso!
    1.4. In espressioni di dubbio: che sia finito?
    1.5. In espressioni con valore concessivo: vada per la pizza; va bene, che venga anche lui


    2. Congiuntivo nelle proposizioni dipendenti: uso obbligatorio

    2.1. Dopo le seguenti congiunzioni: affinché; benché, sebbene, quantunque; purché, a condizione che, a patto che; a meno che; qualora, per il caso che; prima che; senza che; che (in che io sappia)
    2.2. Dopo espressioni impersonali come: è bene / è meglio che; bisogna che; conviene che; è facile / è difficile che; è necessario che; è probabile / è improbabile che; può darsi che, può essere che; è raro che; è utile / inutile che; vale la pena che.
    2.3. Dopo verbi che esprimono desiderio, speranza, permesso, ordine, interdizione: augurarsi, lasciare, permettere, sperare, volere
    2.4. Con aggettivi e pronomi indefiniti: qualunque cosa succeda non preoccuparti; chiunque sia, non voglio vederlo.
    2.5. In proposizioni giustapposte alla reggente, come: lo faremo costi quel che costi.


    3. Congiuntivo nelle proposizioni dipendenti: uso facoltativo

    3.1. Nel periodo ipotetico dell'irrealtà: se tu l'avessi fatto, sarebbe stato meglio / se lo facevi, era meglio.
    3.2. Dopo espressioni impersonali come: è bello / è brutto che; è naturale che; è peccato che; è strano che; dispiace che: è bello che tu stia con noi / è bello che tu stai con noi.
    3.3. Dopo verbi che esprimono opinioni: credere che, parere che, sembrare che: credo che tu abbia ragione / credo che tu hai ragione.
    3.4. Dopo verbi di dire e sapere, nelle forme negative e interrogative: (non) dire che, (non) sapere se, o dopo verbi di richiesta: chiedere / domandare se: non dico che lui abbia torto / non dico che lui ha torto; sai se sia vero? / sai se è vero?; gli ho chiesto se fosse passato Gianni / gli ho chiesto se è passato Gianni.
    3.5. Dopo verbi che indicano piacere, dispiacere, ira, rammarico, timore, sorpresa: essere arrabbiato, aver paura, esser contento / scontento, essere felice / infelice, rammaricarsi, rincrescere, essere sorpreso, essere stupito, stupirsi: sono contento che tu venga presto / sono contento che vieni presto.
    3.6. In espressioni comparative, superlative, indefinite: è più grande di quanto mi aspettassi / è più grande di quanto mi aspettavo; Ugo è l'unico che sia venuto / Ugo è l'unico che è venuto.
    3.7. In proposizioni introdotte da che anteposte alla reggente: che tu sia forte, lo so / che sei forte, lo so.
    3.8. Nelle interrogative indirette: ho chiesto chi fosse / ho chiesto chi era.


    4. Congiuntivo nelle proposizioni dipendenti: casi nei quali l'uso del congiuntivo dà alla frase un valore semantico diverso da quello che alla stessa frase dà l'uso dell'indicativo

    4.1. Dopo alcuni verbi che esprimono opinioni: si capisce che siano arrabbiati (è comprensibile che lo siano) / si capisce che sono arrabbiati (è evidente che lo sono).
    4.2. Dopo espressioni subordinanti come in: aspetta che venga (aspetta fino a che viene) / aspetta che viene (aspetta: sta venendo); fermati finché sia bello (fermati fino a quando non viene bello) / fermati finché è bello (fermati mentre è bello); mi ha aiutato perché avessi un bel voto (affinché) / mi ha aiutato perché avevo un bel voto (poiché) /.
    4.3. In proposizioni relative: cerco una ragazza che sappia il cinese (se c'è: non ho in mente nessuno in particolare) / cerco una ragazza che sa il cinese (oltre al valore della frase precedente, può significare: cerco una ragazza specifica, quella che sa il cinese)

    Ci terrei a presentarvi il condizionale.
    Citazione di Ale: sebbene sembri che anche il condizionale sia morto, è vivo proprio come il congiuntivo.
    Ecco, voilà, mai parole furono più esatte.xDDD. Iniziamo allora.


    Il condizionale presente è la forma semplice del modo condizionale. Si adatta principalmente a descrivere situazioni ed abitudini subordinate ad una certa condizione:

    Con un miliardo, noi andremmo ad abitare su un'isola del Pacifico.

    Può anche usata anche quando si desidera indicare un avvenimento irreale. È chiamato, forse più correttamente, anche condizionale semplice, sebbene questa dicitura sia molto meno corrente.


    Le regole di coniugazione di questo tempo ricordano molto da vicino quelle del futuro semplice. Come nel caso del futuro, in alcune forme verbali della coniugazione in -ere, può verificarsi la caduta della e tematica: il risultato sarà andrò/andrei al posto di anderò/anderei. Similmente, per il condizionale avremo: avrei, cadrei, potrei, dovrei, saprei ecc.

    Le analogie tra le due forme persistono tra diverse forme irregolari dei verbi in -are (farò/farei; darò/darei, starò/starei;) e si ritrovano nelle particolarità ortografiche dei verbi regolari che terminano per -gare, -care, -giare o -ciare (avremo ad esempio pagherò/pagherei; mangerò/mangerei). Del resto, il futuro è un tempo assai vicino al condizionale presente tanto per la formazione quanto per il suo significato ed i suoi sviluppi storici.

    In francese, le due forme vrebali sono ancora più vicine tra di loro, tanto che nella lingua parlata non è possibile sentire differenza tra le forme del condizionale e del futuro alla prima persona singolare (je dormirai, je dormirais); per questo non è raro che le due forme vengano confuse da parlanti non colti.

    È utile ricordare che in lingua francese, spagnola e in diversi dialetti italiani, il condizionale si è originato in maniera diversa, risultando dalla combinazione tra l'infinito e le forme all'imperfetto del verbo avere. In questi idiomi si avranno così delle forme del tipo partiria (o partirait) al posto di partirebbe. Quest'ultima è comunque la forma - di origine toscana - in uso nell'italiano moderno, dato che ha soppiantato quella del tipo partiria.

    Come accennato, indica in genere un'azione che dipende da una determinata condizione. Spesso, la condizione viene esplicitamente indicata da un complemento (con un miliardo):

    Con un miliardo, comprerei tutto,
    oppure da un'intera frase subordinata:

    Se avessi un miliardo, comprerei tutto.
    In altri casi, è possibile che la condizione sia implicita, come nell'espressione di un desiderio oppure di una possibilità:

    Mi piacerebbe abitare a Cuba
    Potrei anche venire con te allo stadio, ma sono malato.

    La caratteristica di indicare un evento non reale o impossibile rende il condizionale adatto all'uso nel periodo ipotetico (nella proposizione principale, detta apodosi). A seconda del contesto, la forma del condizionale, insieme a quella del congiuntivo imperfetto o trapassato, indicherà un avvenimento più o meno probabile, oppure irreale:

    Se domani la polizia ci trovasse non sapremmo dove scappare
    Se potessi volare andrei sulla luna
    È questa la distinzione, cara alla grammatica tradizionale, tra periodo ipotetico del secondo o del terzo tipo (della possibilità e dell'irrealtà). A differenza del condizionale passato, il costrutto ottenuto con la forma del condizionale presente concede infatti entrambe le interpretazioni.

    Esiste l'uso erroneo del condizionale al posto del congiuntivo imperfetto: in questo tipo di costrutto, il condizionale viene usato nella frase secondaria, quella introdotta da se (protasi): Se tu mi lasceresti, non saprei cosa fare: questo uso, piuttosto stigmatizzato, non è mai diventato comune. Tutto ciò non vuol dire che l'uso del condizionale, presente o passato, sia escluso dopo la congiunzione se. Per esempio, se la condizione è espressa altrove oppure implicita:

    Questi indagati vanno tenuti in carcere solo se potrebbero sparire dalla circolazione in caso di rilascio.
    L'uso del condizionale dopo se è inoltre frequente nella proposizione interrogativa indiretta, che non ha a nulla che vedere con il costrutto ipotetico:

    Ho chiesto a Ida se verrebbe al pic-nic in caso di bel tempo.
    Tua sorella sa senz'altro dirti se alla mamma piacerebbe un regalo del genere.

    Si ricorda infine l'uso del condizionale nella proposizione concessiva:

    Adesso restiamo a casa, anche se potremmo andare al mare.

    Il condizionale si adatta inoltre a ridurre, per ragioni di cortesia, l'impatto dell'enunciato sull'interlocutore:

    Vorrei una tazza di tè
    Potresti aiutarmi?
    Mi aiuteresti?
    Il locutore segnala infatti una sua intenzione come subordinata alle circostanze, evitando quindi di compiere una sorta di minaccia. L'uso di cortesia accompagna una richiesta, un desiderio, sporadicamente anche un'offerta:

    Prenderesti una tazza di tè?
    Anche la formulazione di un consiglio può essere influenzata da considerazioni di cortesia, in maniera che l'asserzione sia meno perentoria:

    Dovresti smettere di mangiare tutte quelle patatine .

    Il condizionale si adatta ad indicare un'informazione di seconda mano:

    Secondo l'agenzia di stampa Z, i terroristi sarebbero in possesso di armi da fuoco.
    La funzione specifica del condizionale è in questo caso quella di marcare l'informazione come solo letta o sentita dire, soprattutto se non confermata. Si tratta di un meccanismo particolarmente frequente anche in caso di espressione di dubbio e disapprovazione:

    Ah, e così lo stupido sarei io. Ma ne siamo sicuri?
    Per questo uso è difficile sostenere l'interpretazione (contestata da studiosi come Serianni) di un avvenimento o situazione subordinata ad una certa condizione. In tal caso, l'uso del condizionale ricorda piuttosto il futuro epistemico, cioè quello che indica supposizioni e conclusioni su fatti non sicuri:

    Gli amici di Ivano sarebbero degli spacciatori di droga
    Gli amici di Ivano saranno degli spacciatori di droga
    Anche se in entrambi gli enunciati viene indicata una sorta di insicurezza, è importante notere che l'uso del futuro denota, seppure con gradazioni variabili, maggiore responsabilità sulla verità dell'informazione da parte di chi sta parlando.

    E adesso prendete un bel respiro... manca ancora il condizionale passato! xDDD. Eccovelo.

    Il condizionale passato, è la forma composta del modo condizionale che indica situazioni ed eventi considerati solo come potenziali e subordinati ad una condizione. Infatti, viene chiamato condizionale composto, anche se la dicitura di condizionale passato è più corrente.

    Oltre ad indicare eventi non più possibili, nella lingua italiana, viene usato per indicare il futuro nel passato

    Questa forma verbale si coniuga combinando le forme del condizionale presente degli ausiliari avere o essere con il participio passato del verbo in questione:

    avrei cantato, avresti cantato, avrebbe cantato,

    avremmo cantato, avreste cantato, avrebbero cantato;
    oppure:

    sarei andato/a, saresti andato/a, sarebbe andato/a,

    saremmo andati/e, sareste andati/e, sarebbero andati/e.
    Per il resto, la coniugazione segue le particolarità del passato prossimo.


    La differenza tra il condizionale presente ed il condizionale passato viene illustrata, dalla grammatica tradizionale, seguendo criteri temporali. Secondo questa interpretazione, il condizionale esprimerebbe una possibilità passata, e in questo si distinguerebbe dal condizionale presente:

    con una vincita al lotto avrei comprato una barca ('in passato').
    con una vincita al lotto comprerei una barca ('non in passato').
    Va però aggiunto che il condizionale passato può indicare un'azione non realizzabile anche nel futuro:

    il prossimo fine settimana avrei fatto volentieri un salto alla vostra festa, ma purtroppo ho da fare.
    Per via di usi come quello appena illustrato, alcuni studiosi come Katerinov utilizzano semplicemente i nomi di condizionale semplice e condizionale composto preferendole a quelli tradizionali. Secondo Katerinov, la differenza tra avrei comprato e comprerei sta nel fatto che mentre la prima forma indica un'eventualità che non si è potuta realizzare, la seconda ne indica una ancora possibile.

    Sintetizzando, il condizionale passato indica un'eventualità la cui realizzazione non è più possibile al momento dell'enunciazione (avrei comprato una barca). La particolarità di indicare un evento che non può più realizzarsi è ben visibile nel periodo ipotetico dell'impossibilità al passato nella proposizione principale:

    se tu non avessi preso quell'appuntamento saremmo potuti andare a questa festa.
    Nel periodo ipotetico, il posto del condizionale passato viene spesso preso, almeno nell'italiano colloquiale, dall'imperfetto

    se tu non prendevi quell'appuntamento potevamo andare a questa festa,
    o, talvolta, dal trapassato prossimo.

    Oltre ad indicare eventi la cui realizzazione dipende da una determinata condizione, bisogna aggiungere che il condizonale passato è anche la forma più adatta ad indicare il futuro nel passato:

    Ieri era tardissimo, ma sapevo lo stesso che saresti venuto.
    Anche se si tratta senz'altro di una funzione fondamentale del condizionale passato, le cose non sono state sempre così: infatti, in italiano antico si formava la costruzione con l'uso di un altro tempo, il condizionale presente (sapevo che verresti). Con il tempo, complice anche l'azione del purismo, il condizionale presente è stato soppiantato dal passato. Le ragioni di questo fenomeno non sono mai state spiegate esaurientemente. Sta di fatto che si tratta di una particolarità tipica dell'italiano che non trova corrispondenti nelle altre lingue romanze, che usano invece il condizionale presente.

    La caratteristica di indicare il futuro nel passato è particolarmente evidente nelle regole concordanza dei tempi, che regola la selezione del tempo nella proposizione subordinata. Va comunque detto che il futuro nel passato può essere espresso con l'uso del condizionale passato anche nella principale:

    Era tardissimo ma ero ottimista. Saresti venuto senz'altro e questo mi rassicurava.
    Nell'italiano colloquiale, anche l'imperfetto può assumere, anche se in maniera meno specifica, la funzione di futuro nel passato:

    Sapevo che venivi.
    Secondo Bertinetto, anche le forme all'imperfetto del verbo dovere hanno la caratteristica di poter indicare il futuro nel passato.

    Lo sforzo del gruppo fu generoso, ma prima o poi la sconfitta doveva venire
    Si tratta di un fenomeno che si riscontra soprattutto negli enunciati più elaborati

    Per il resto, gli usi del condizionale passato ricalcano, con caratteristiche temporali (o aspettuali) proprie, quelli del condizionale presente. È chiaro che per ragioni logiche, non sarà possibile formulare un consiglio, dato che il momento dell'enunciazione è anteriore al momento di un ipotetico avvenimento. Neanche l'uso di cortesia, sporadicamente possibile, ha particolare importanza.

    Se avete letto tutto e siete sopravvissute, potreste cominciare a pensare di partecipare a gare di apnea. xDD. Complimenti.

    o†.Nur..Isu.†o:

    Uso di sé - se.



    Ho notato che c'è spesso quest'errore (e ammetto di averlo commesso prima di conoscerne il giusto utilizzo).

    Si usa "sé" quando si intende parlare della propria persona, ad esempio:
    - Teneva molto a sé.

    Se questo vocabolo (pronome personale) è posto prima di stesso, o medesimo, l'accento cade; ad esempio:
    - Teneva molto a se stesso.


    Terribile è anche l'uso di c'è.


    Si vedono cose veramente allucinanti, come la modifica in "Cè, ce" e così via.

    Per indicare qualcosa che è presente (non so come altro spiegarlo) si dice c'è, che è come dire "ci è", "è presente"; ad esempio:

    - Nel frigo c'è della limonata.
    (i limoni *.* nota di Ale)

    Altri errori che noto alle volte, sono i nomi propri.
    Ormai lo sanno tutti, i nomi propri hanno la prima lettera MAIUSCOLA; ad esempio:


    - Bill Kaulitz si diresse...
    - Tom baciò passionalmente le sue labbra...

    (tanto per rimanere in tema).

    ***



    Altro errore comunissimo riguarda i nomi stranieri. Anche se nei nomi plurali la "S" suona bene, in italiano non si può mettere; ad esempio:


    - Al cinema fanno un sacco di film interessanti.

    La forma singolare nella lingua straniera si mantiene anche al plurale.


    Uso di un- un'.



    L'articolo indeterminativo " un-un' " si apostrofa SOLO se precede un nome femminile; ad esempio:

    - Un gatto.
    - Un' arancia.

    Qua - qui - lì - là.



    Allora, la differenza fra qui e qua è minima (Non vanno accentate!).
    Qui indica un luogo vicino, più "ristretto".
    Qua indica un luogo più generico.


    ***



    li non esiste, come ha già specificato Ale.
    Per indicare un luogo lontano da colui che parla si dice lì, con l'accento.
    Il "la" senza accento è usato come articolo determinativo (la casa), o quando ci si riferisce alla nota musicale, mentre se "là" è accentato, indica il luogo (Sono stato là in vacanza).

    L'uso di ne- né.



    "Ne" non accettato si usa:

    - Ne vorrei ancora un po' (po' APOSTROFATO!!!)

    E sta per "Vorrei ancora un po' di..."

    Mentre "né" accettato si usa:

    - Non ha mangiato né il pranzo né la cena.

    E non so come spiegare in cosa si usa xD.


    ***



    Quando si scrive a computer ci sono degli spazi da rispettare.
    Infatti, subito dopo un segno di punteggiatura di dovrebbe lasciare uno spazio:

    - Gianni, il mio caro amico di cui ti ho parlato, è molto impegnato in un progetto di studio. Tu che ne pensi?

    Okay, la fra non ha senso ma serve per dare un'idea...

    EVA.KAULITZ:
    L'errore che sopporto di meno è "venì" invece di "venne".


    »Juno.•

    Ecco un errore che ho riscontrato spesso in alcune storie.

    "Sentìi" il mettere l'accento quando ci sono due i nel passato remoto della prima persona. In tal caso, l'accento non bisogna metterlo! L'accento si usa solamente alla terza persona.

    "Giovanni sentì Giacomo urlare" <-- Terza Persona.

    "Sentii un odore acre" <-- Prima Persona senza accento.

    ***



    Ma ciò che viene sempre e ripetutamente sbagliata è la PUNTEGGIATURA.
    Così ho pensato di ricopiare qui un modo per usare correttamente la punteggiatura. Mi raccomando, leggetelo.

    Fonte: http://www.carlalattanzi.it/toolbox/punteggiatura.htm

    LA PUNTEGGIATURA



    La punteggiatura è l'unico strumento che abbiamo per rendere nel testo scritto le sfumature espressive del discorso orale.

    Un'esitazione, una pausa, la sorpresa, il dubbio, la voglia di elencare o di troncare bruscamente. Con la voce e le espressioni del viso sappiamo come fare, ma quando scriviamo è tutto affidato a quei segnetti, che hanno il potere di rendere lo stesso testo leggibile oppure incomprensibile.

    Regole rigide non esistono, ma ci sono dei riferimenti.

    PUNTO
    Indica una pausa lunga e si usa per concludere una frase di senso compiuto o un periodo (cioè un insieme di frasi).
    Dopo il punto, si deve usare la maiuscola. Quando l'argomento è concluso, si va anche a capo e si inizia un nuovo paragrafo.

    Il punto si usa anche per le abbreviazioni e per separare le lettere delle sigle, esempio: dott. Lugli, B.O.T. (Buoni Ordinari del Tesoro).


    VIRGOLA
    E' il segno più frequente, indica una pausa breve e serve a staccare i pensieri tra loro per dargli ordine logico.
    La virgola si usa:

    -nelle enumerazioni e ripetizioni
    -per segnalare un inciso nella frase principale, o anche un'apposizione
    -dopo un vocativo
    -prima delle congiunzioni ma, anzi, però, invece, mentre, se, benché, sebbene, tuttavia ecc. per separare tra loro -delle frasi coordinate o subordinate.
    -dopo sì, no, bene
    -per separare le frasi di un periodo senza usare la congiunzione "e"
    -dopo le parole quindi, dunque, infatti, perciò (connettivi conclusivi) per segnalare che si sta finendo il discorso
    Queste sono le principali convenzioni riguardo all'uso della virgola, che resta comunque abbastanza libero. Ci sono invece dei casi in cui non si deve proprio usare, perché il testo non si capirebbe:

    -prima di e, né, o
    -tra il soggetto e il verbo
    -tra il verbo e il primo complemento oggetto


    PUNTO E VIRGOLA
    Segna una pausa più forte della virgola, meno forte del punto. Si usa quando due frasi hanno bisogno di una separazione, ma sono collegate nella sequenza di fatti dunque non "meritano" d'essere spezzate con il punto fermo.
    Il punto e virgola è davvero utilissimo, anche nella scrittura aziendale.
    Non bisogna esagerare però, per non togliere forza a questo espediente che ci permette di evitare tante congiunzioni improprie.



    DUE PUNTI
    I due punti hanno una funzione ben precisa:

    -introducono il discorso diretto
    -introducono un elenco
    -introducono una spiegazione
    -introducono un esempio
    -introducono una citazione



    PUNTO INTERROGATIVO
    Dà alla frase l'intonazione di una domanda diretta: Come stai?. Dopo il punto interrogativo ci deve essere la maiuscola. A meno che il ragionamento non sia così serrato nel ritmo, da consentire solo una breve pausa, esempio: ma lei vorrà vedermi? Ti sarai chiesto...

    I soliti esagerati scrivono, soprattutto nelle email, frasi che sfociano in tre o quattro punti interrogativi, magari associati al punto esclamativo. Nella scrittura professionale è sconsigliato, nel privato datevi comunque una regolata.



    PUNTO ESCLAMATIVO
    Dà alla frase un tono che può esprimere meraviglia, stupore, contentezza, sorpresa, fastidio o dolore.
    Esempio: Accidenti!
    Ma davvero!
    Il punto esclamativo si mette anche in coda a un ordine: Torna subito qui!
    Quando in un testo narrativo si susseguono più esclamazioni, si può anche evitare di iniziare la parola seguente con la maiuscola: Addirittura! Così sfacciato! Non ci posso credere!.
    Nella scrittura professionale è bene non ricorrere troppo spesso al punto esclamativo, perché conferisce al testo un sapore ingenuo, quasi da comunicazione adolescenziale.
    Nell'email invece ci è consentito essere un po' più "caldi" e allora si può usare, ma con grande parsimonia. Se dobbiamo rappresentare uno stato d'animo, meglio usare qualche emoticon.



    PUNTINI DI SOSPENSIONE (E QUI LEGGETE BENE!) {sono treeeeee!!Scusate, la smetto... nda}
    Servono appunto a sospendere una frase, lasciando capire che c'è una parte di significato sottinteso.
    I puntini devono essere per forza tre, non se ne possono usare quattro o più come talvolta si vede.

    Dopo i tre puntini, occorre lasciare uno spazio bianco e poi si riprende con il nuovo testo (confesso che talvolta lo dimentico).

    Uno studente di nome Carlo mi scrive: "Se con i tre puntini uso il punto esclamativo o interrogativo, come mi regolo? Lo metto prima o dopo? Fa parte dei tre o è il quarto punto?".
    Ecco due esempi:
    Ma guarda!... Davvero?...

    Quindi l'esclamazione o la domanda devono precedere i tre puntini e ovviamente non entrano nel computo.

    I puntini di sospensione devono essere dosati con cautela, perché il ridicolo è sempre in agguato.



    PARENTESI TONDE
    Parentesi come inciso
    Le parentesi tonde dovrebbero essere usate per racchiudere un inciso all'interno di un testo: l'inciso può avere valore di spiegazione, commento o approfondimento. E' importante ricordare che ciò che è racchiuso tra le parentesi deve poter essere eliminato senza che la comprensione del testo ne risenta.
    Parentesi come aggiunta di informazioni
    Le parentesi tonde si possono usare sia nel corso di un testo che dentro tabelle o elenchi, per aggiungere informazioni. Riporto alcuni esempi d'uso dal Nuovo manuale di stile di Roberto Lesina, Zanichelli editore:
    Precisazione: il culto panico (del dio Pan)
    Dati tecnici: presa per alimentazione da rete (220 V, 50Hz)
    Abbreviazioni: Internazional Organization for Standardization (ISO)
    Date: Giacomo Leopardi (1798-1837)
    Traduzioni aggiunte: applicazioni di elaborazione dati (data processing)
    Rimandi interni: in questi casi conviene usare una tabella (vedi cap.12)
    Punteggiatura con le parentesi
    Se il segno di punteggiatura appartiene al testo esterno, deve essere messo dopo la parentesi di chiusura.

    All'interno delle parentesi, sarebbero ammessi solo il punto esclamativo e l'interrogativo, ovviamente se si riferiscono al testo che sta dentro, esempio: Mi ha telefonato nel cuore della notte (che faccia tosta!) per dirmi che partiva.

    Se le parentesi contengono una frase completa, questa può avere una sua punteggiatura che si conclude prima della parentesi di chiusura. In questo caso, la punteggiatura del testo esterno deve precedere le parentesi. Esempio: Avevo avuto conferma del nuovo lavoro. (L'ufficio del personale mi aveva contattato.) Quindi iniziai a spostare le mie cose dal vecchio ufficio.



    COPPIE DI TRATTO: LE VIRGOLETTE

    Modalità di impiego delle virgolette
    Le virgolette si usano per evidenziare parole o frasi in relazione al loro significato, a differenza del corsivo che si usa piuttosto per segnalare una presenza, magari inaspettata (ci torneremo sopra). Vediamo i principali usi:

    -parole o frasi riportate, prese direttamente da un altro contesto, esempio: "fatti non foste a viver come bruti" dice Dante per sottolineare la sete di conoscenza...
    -termini che evidenziano un significato, esempio: la parola codice può significare sia "corpo organico di leggi" sia "insieme di segni e simboli"...
    -linguaggio figurato, esempio: il fenomeno si è esteso "a macchia di leopardo"...
    -ironia/sarcasmo: gli "esperti" inviati dal Ministro hanno capito ben poco...
    Forma grafica delle virgolette
    Esistono virgolette alte "come queste" dette anche inglesi e virgolette basse «come queste», dette anche francesi o caporali. Nella tastiera del computer sono a portata di dito solo le prime, quindi il dubbio se usare le une o le altre è risolto.

    Esistono poi le virgolette semplici 'come queste', con un solo apice. Si possono usare quando abbiamo bisogno di una citazione dentro un'altra citazione, esempio: Stella disse "quando Paolo mi definisce 'squinzia' vado su tutte le furie"...

    Qualunque tipo si scelga, non bisogna lasciare spazi tra le virgolette e il loro contenuto!

    Come usare la punteggiatura con le virgolette?

    Se la punteggiatura appartiene alla frase riportata dentro le virgolette, va messa prima della loro chiusura, esempio:
    Viene da chiedersi: "tutto qui?". Però faccio notare che il punto finale della frase è fuori.
    Se la frase virgolettata costituisce l'intero periodo, si mette il punto finale dentro le virgolette e si può evitare un altro punto finale, esempio: "Alea iacta est." E con questo finì il suo intervento.


    ***



    Altro errore nella scrittura:

    - L'uso delle faccine.

    Avete mai letto un libro contenente dialoghi con delle faccini simili a queste: ^__^ ; XD ; =) ... ?
    No, credo proprio di no. Il ruolo della scrittrice consiste proprio nel dover descrivere le espressioni dei singoli personaggi. Quindi, mettiamo da parte questo barbarico uso delle faccine e tuffatevi nella VERA scrittura.

    lolika483:

    I dialetti vanno bene per chiacchierare ma non quando si tratta di una fan fiction che dev'essere leggibile per tutti.


    Finito!
     
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  2. •.BitterSweet*
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    Danke Ale! ^_^
     
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  3. princessbill
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    Quando si dice efficienza... Si dice Alessia! xDDDD
    Ottimo lavoro, come sempre ...
    Ti voglio bene tesoro.
    Baci. Pri.
     
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  4. SickLady
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    Bene, dico la mia anche qua.
    Il topic, così strutturato, è ottimo!
    I miei complimenti, sinceramente.
    :wub:
     
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  5. .I MissYou}
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    Grazie ragazze! :)
    Topic molto utile,speriamo mi sia d'aiuto xD
    Kussen :*
     
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  6. **klaulitz**[CiOp]!!
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    ma dopo tutto questo lavoro pensate che veramente lo segua qualcuno tutto questo discorso? io sono d'accordo con questo topic ma non lo trovo fondamentale perchè chi queste cose le sa lo fa senza bisogno di leggerlo chi non lo sa continuerà a non seguire la grammatica....sulla parte dei dialoghi io non è che ci trovi così da dire nel fatto che scrivano le iniziali del protagonista seguite dai due punti....nulla di cosi strano... e comunque siamo in un forum mamma mia non è che stiamo facendo un compito in classe d'italiano qualche errore sfugge anche e le espressioni dialettali escono fuori... Ora non so se abbiate da scrivere qualcosa anche su questa mia risposta visto che non ho messo la lettera maiuscola nè a inizio discorso nè dopo il punto di domanda e anche perchè ho ''usato a spropsito'' i puntini si sospensione
     
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  7. NeideLunare
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    CITAZIONE (**klaulitz**[CiOp]!! @ 27/8/2008, 19:32)
    ma dopo tutto questo lavoro pensate che veramente lo segua qualcuno tutto questo discorso? io sono d'accordo con questo topic ma non lo trovo fondamentale perchè chi queste cose le sa lo fa senza bisogno di leggerlo chi non lo sa continuerà a non seguire la grammatica....sulla parte dei dialoghi io non è che ci trovi così da dire nel fatto che scrivano le iniziali del protagonista seguite dai due punti....nulla di cosi strano... e comunque siamo in un forum mamma mia non è che stiamo facendo un compito in classe d'italiano qualche errore sfugge anche e le espressioni dialettali escono fuori... Ora non so se abbiate da scrivere qualcosa anche su questa mia risposta visto che non ho messo la lettera maiuscola nè a inizio discorso nè dopo il punto di domanda e anche perchè ho ''usato a spropsito'' i puntini si sospensione

    Allora chiariamo un punto.
    Non voglio vedere dibattiti in questo topic, ce ne sono stati fin troppi nel vecchio.
    A chi non piace esce, senza dire niente, anche perchè non lo si impone a nessuno.
    Grazie mille.
     
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  8. • LightRAìMBOW™
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    Oddio è il topic più bello che abbia mai visto.
    Era ora!
    Vedo errori DIASTROSI in molte Fic!
    Si può aprire un topic simile anche in Fan Fiction?
    Vi prego. Mi sento male quando vedo errori come quelli qui sopra elencati. Difatti, non leggo FF xD
     
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  9. RetteMich
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    Certo, se vuoi, puoi fare copia e incolla di questa discussione.
     
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  10. k_larey
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    Io lo trovo molto utile (malgrado io sappia che rimmarrà forse tra i meno visitati).
    Moltissimi errori di questi, li faccio anche io. Eppure mi reputo una buona scrittrice: ma distrazione fretta e sbadataggine possono essere pessime nemiche della lingua. Quindi, grazie sore.
     
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  11. ~[JaSs •
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    Finalmente un bel topic *-*
    Spero davvero che molte ragazze ne facciano buon uso.
     
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  12. « Celebrity •
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    Buono questo topic (Y)
     
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  13. »•Freedom•«
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    Me lo sono letta, malgrado diverse volte mi sono letta le regole dai libri di grammatica e anche su internet.
    Mi sono rinfrescata la memoria.
    Grazie mille per aver fatto questo lavoro!
     
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  14. opphy
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    Ragazze mi compiaccio.
    E' un' idea intelligente.
    In effetti la lingua italiana viene massacrata ed è giusto che anche in un contesto informale, ma estremamente piacevole come questo vengano segnalati gli errori più frequenti ( con la speranza che non siano poi ripetuti).
    Brave.
    Ophelia
     
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  15. †Beyond Birthday†
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    Io la cosa del qual è non la sapevo proprio, sai? Davvero utile.
    Io sono capace di sopportare addirittura le miauscole mancate, ma quando confondono 'gli' con 'le' mi viene da star male <.<
     
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36 replies since 22/7/2008, 16:20   1301 views
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