Ein Normaler Junge Super Held – Un Normale Ragazzo Super Eroe.

Ein Normaler Junge Super Held – Un Normale Ragazzo Super Eroe.



Prologo.

Bill Trumper, un ragazzo normale.
All’apparenza.

Quando Bill aveva appena un anno, bevve casualmente un infuso di erbe e dopo pochi mesi acquisì dei poteri.
A soli due anni alzava divani, frigoriferi e automobili.
A tre anni imparò a soffiare gelo. Riusciva a congelare tutta la sala da pranzo con un soffio.
A sei anni imparò a trasformarsi, e col tempo, a migliorare.
Pochi anni dopo, riuscì a diventare invisibile e a creare campi magnetici.
Sapeva trasformare gli oggetti e le persone in pietra, e sapeva correre talmente veloce che non si vedeva neppure.

Aveva appena cambiato scuola. Aveva diciassette anni. Era andato nella scuola del suo migliore amico Andreas, l’unico, oltre a sua madre ed il suo patrigno, a sapere del suo segreto.
Il giorno dopo avrebbe cominciato la scuola, e ne era entusiasta. Nessuno avrebbe mai scoperto che lui era dotato di poteri magici.
O forse no?

Cap. 1

“Aiuto! Qualcuno mi aiuti!”
Gridò una donna dopo che un ladro le aveva scippato la borsetta.
“Ahah! Vediamo quanto aveva la bella signora!”
Disse l’uomo aprendo la borsetta dopo essersi nascosto in un vicolo.
“Eh tu.”
L’uomo si voltò. Vide un ragazzo con i capelli strani, sembrava come uno di quei cartoni giapponesi. Portava dei pantaloni neri e una lunga giacca di pelle nera. I suoi occhi color nocciola erano marchiati dal trucco nero e alla bocca portava una bandana. Sembrava uno di quei cow boy che si fucilavano nel Far West.
“Dammi quella borsa”
“E chi me lo dice? Io qui ho un coltello”
Il ragazzo s’avvicinò.
“Consegnami la borsa.”
L’uomo tirò fuori il coltello e partì per attaccarlo, ma il ragazzo soffiò e congelò l’uomo. Prese tranquillamente la borsa e poco dopo arrivò la polizia.
“Fermati!”
“Tranquilli, è congelato”
Il ragazzo si voltò per consegnare la borsa alla signora.
Il ragazzo non rispose e consegnò la borsa alla signora.
“Grazie.. che Dio ti benedica.. ma come vi chiamate?”
Il ragazzo si voltò per andarsene.
“Io.. Monsoon”
La signora sorrise.
“Grazie mille Monsoon!”
Il ragazzo sorrise senza che gli altri lo vedessero, poi corse via, senza che il gruppetto di persone che si era creato vedesse nulla.

“Perché a quest’ora Bill?”
“Scusa mamma.. stavo parlando con gli amici..”
“Non ti credo.. ho sentito alla televisione che ‘un ragazzo’..”
Gesticolò con le dita.
“..ha salvato una signora consegnandole la borsetta..”
Bill abbassò lo sguardo dopo essersi tolto la lunga giacca di pelle nera.
“Lo so.. scusami.. è che.. non riesco a starmene per conto mio.. ci sono milioni di persone fuori che hanno bisogno del mio aiuto, e io posso fare qualcosa! Ho questi poteri, e devo sfruttarli.”
Simone lo guardo. Abbassò lo sguardo e sorrise.
“Andiamo a mangiare.. è pronta la cena..”
Disse dolcemente. Gli mise il braccio intorno alla spalla e andarono in cucina.

“Adesso vai a dormire.. qui sbarazzo io..”
Sorrise Simone guardando Bill.
“Vai a dormire, domani comincerai la scuola!”
“Lo so..”
Sorrise. Bill s’avvicinò e lei gli diede un bacio sulla fronte.
“Ti voglio bene mamma”
“Anche io tesoro. Buonanotte.”
Sorrise e Bill andò via.
Simone, la madre di Bill, era una donna dolcissima. Sempre pronta ad ascoltare il figlio e ad aiutarlo.
Bill andò a letto e si addormentò. L’ultimo pensiero della giornata era sempre uno: c’era gente che aveva bisogno del suo aiuto.

Cap. 2

La sveglia suonò. Bill aprì gli occhi e diede un pugno alla sveglia, rompendola.
“Oh no.. di nuovo..”
Sussurrò. Era l’ennesima sveglia che rompeva, e non riusciva a farne a meno di darle un pugno per farla stare zitta. S’alzò e sbadigliò.
“Oggi bisogna andare a scuola!”
Sorrise. Scosse la testa, facendo ricadere i capelli davanti a gli occhi poi rise.
Andò nel bagno e si legò i capelli, poi si sciacquò il viso e si truccò.
Tornò nella sua stanza da letto e si vestì. Come al solito, pantaloni neri, una maglietta dei nera, e la cintura borchiata. Prese lo zaino e le chiavi. Andò davanti alla porta e si mise la lunga giacca di pelle nera, creata apposta per lui, in modo che quando lui diventava invisibile, la giacca spariva con lui. Uscì e vide il suo amico Andreas che lo aspettava seduto sull’auto dei vicini.
“Ehi era ora!”
“Ma potevi suonare!”
“Non volevo disturbare! Comunque muoviti!”
“Ok!”
In un batter d’occhio Bill si trovò dall’altra parte della strada. Andreas lo guardò e sorrise.
“Il Bill che conosco io. Oggi però mi rifiuto di fare a gara per chi arriva primo a scuola.”
Risero entrambi.
“Oggi mi va di camminare..”
Disse Bill mentre cominciavano ad incamminarsi.
“Spero solo di essere simpatico almeno a qualcuno..”
Disse Bill mentre stavano per arrivare a scuola.
“Tranquillo.. ce n’è di gente! Vedrai che piacerai a qualcuno!”
Disse il biondo con leggerezza.
“Dici?”
“Certo!”
Arrivarono nel cortile della scuola. C’erano tantissime persone, tra ragazze e ragazzi che parlavano, fumavano, chi copiava i compiti sul quaderno dell’amico e chi rimaneva solo, in disparte.
Bill si guardò intorno.
“Bill vedi di non dare troppo nell’occhio”
“In che senso?”
“Tipo.. non correre, non congelare i prof, non alzare i tavoli per raccogliere una penna.. cose simili.”
Bill rise.
“Beh certo. Minimo.”
Risero entrambi, poi la campanella suonò.
Entrarono nella stessa classe e si sedettero vicini.
“Mi guardano.. che fastidio..”
Sussurrò Bill.
“Beh se magari ti togliessi la giacca che sembra quella che indossa Monsoon.. non ti guarderebbero.. poi.. Bill hai gli stessi capelli e lo stesso trucco.. forse per quello..”
Bill lo guardò come per dire ‘logico sono io Monsoon!’ ma vennero interrotti dalla professoressa di matematica che entrò e chiuse la porta.
“Ragazzi volevo informarvi che oggi ci sarà un nuovo alunno.”
Bill si guardò intorno.
<< Forse parla di me.. >>
“Voglio che siate gentili con lui, ecco a voi Tom Kaulitz!”
Un ragazzo con i dread e il cappellino entrò in classe.
“Ehm.. ciao..”
Disse con non curanza. Il ragazzo indossava una larghissima maglia e dei pantaloni extra large. Teneva legati i dread e il cappellino con la visiera spostata da un lato. Bill lo guardò finché il ragazzo non si sedette.
La professoressa aguzzò lo sguardo.
“Ma.. sei nuovo anche tu?”
Bill si voltò e annuì timidamente.
“Beh.. dicci il tuo nome!”
“Io.. mi chiamo.. Bill.. Trumper..”
La lezione cominciò.