Unforgettable Spring

One Shot partecipante al VI contest di Fantastory

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  1. •Khaleesi•
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    Autrice: Jules
    Genere: AU – fluff – romance (un po')
    Rating: G
    Avvisi: occ – ofc
    Prompt: primavera
    Discalimers: I Th non mi appartengono, non ci guadagno nulla a scrivere ciò che scrivo e bla bla bla

    ***



    UnforgettableSpring



    - E se indovino mi paghi una cena -
    - Scusa?! - strilla.
    - Beh si... mi stai sfidando, ma io so a priori che vincerò quindi questo sarà il prezzo per la mia vittoria - sorrido, alzando le spalle.
    - Olivia, io non ti sto sfidando – specifica lui, sgranando gli occhi.
    - Certo che si, invece! - insisto. - Io dico che indovino, tu dici che sto bluffando. Voglio dimostrarti che hai torto -
    Tom sbuffa, mentre alza lo sguardo verso il cielo. È testardo e cocciuto, ma io so esserlo peggio di lui. E so anche che lui ha paura di perderla, questa specie di "sfida della memoria". È per questo che non vuole partecipare.
    - Il tuo ghigno beffardo non mi convince, mia cara. Dove sta la fregatura? -
    - Non c'è nessuna fregatura, Tom. E' solo una scommessa -
    - Io non ci sto, Olivia – dice e questa volta, la sua voce perde un po' di sicurezza.
    - Hai paura di perdere, non è così?! - chiedo a bruciapelo.
    - No, certo che no! - esclama lui, basito. - Dico solo che quello che mi stai dicendo è praticamente impossibile che accada. Insomma, hai sempre avuto una gran memoria, questo te lo concedo... - comincia. Una gran memoria: certo come no. - ...ma da qui a ricordare cosa è successo a tutte le feste di primavera a cui abbiamo partecipato... - continua, scettico. - ...dai, non prendermi in giro – conclude.
    - Beh, se sei così sicuro che io ti stia prendendo in giro, direi che scommettere non ti costa niente – termino.
    Non ho mai smesso di sorridere e forse sul quel fatto del ghigno beffardo, un po' ha ragione lui. Il punto è che sono sicura al cento per cento che risponderò correttamente a tutte le sue domande, perciò tendo a peccare di superbia, mica per altro.
    Come so che vincerò?! Semplice.
    Sono ipertimesica. Cosa sei tu?! chiederete voi. E io ve lo spiego.
    In parole semplici, l'ipertimesia è una malattia che mi permette di ricordare ogni singolo dettaglio della mia vita. Dettagli sia belli e brutti ovviamente. Detta così sembra interessante, e invece credetemi, questa cosa fa davvero schifo. Insomma, chi non ha un ricordo - brutto, triste o imbarazzante - che vorrebbe assolutamente eliminare dalla propria mente? Tutti, immagino, me compresa. E naturalmente, con un po' d'impegno, scommetto che ci riuscite anche, a non pensarci. Beh, per me è praticamente impossibile perché, anche se non li richiamo alla memoria, questi ricordi arrivano brutalmente quando meno me l'aspetto e mi fanno letteralmente ipnotizzare. E credetemi, non è bello per niente. Immaginatevi, ad esempio, che stiate facendo l'amore con il vostro fidanzato e che all'improvviso boom! vi venga in mente della prima volta che avete dormito con il vostro ex. Orrendo vero?! Non ditelo a me: io con questa cosa ci convivo da una vita.
    A parte i miei genitori, nessuno sa di questo mio, chiamiamolo, problema. E credo sia per questo che sono sempre stata considerata "quella strana". Quando non mi dicevano di peggio ovviamente. Sapete, gli ipertimesici sono inclini a perdersi nei propri ricordi, quindi è normale apparire un po' pazzerelli agli occhi degli altri.
    Gli unici due che non mi hanno mai isolata per i miei comportamenti, sono stati i gemelli Bill e Tom Kaulitz, i miei migliori amici, ma solo perché anche loro sono sempre stati considerati piuttosto freak, esattamente come me. Di conseguenza, capirete bene che ci siamo sempre trovati in sintonia e spalleggiati, noi tre, per proteggerci dalle cattiverie del mondo. L'unico piccolo neo del nostro rapporto è che, beh, loro non sanno dell'ipertimesia. Non glielo ho mai raccontato, perché nonostante tutto, non è una cosa di cui mi piace parlare. Tom e Bill non sanno nulla e mi piacerebbe che continuasse così, altrimenti questi giochetti con loro non sarebbero più divertenti.
    Questo è il motivo per cui io so che vincerò la scommessa perché so che mi ricorderò ogni singolo avvenimento delle feste di primavera degli ultimi anni. Oh no, non sto barando! Semplicemente, sfrutto qualcosa di brutto – la mia malattia - per poter avere qualcosa di bello – la cena con Tom.
    Ora però, partiamo dal principio, altrimenti potreste non capire dove volevo arrivare. Si, potrebbe sembrare che me ne sia dimenticata, ma non è così.
    Ogni anno, ad Amburgo, si svolge la Festa di Primavera. Comincia il ventuno di marzo e si va avanti per tre giorni e due notti. Vengono organizzati concerti, laboratori di musica, arte, falò e la tradizione vuole che ci si ritrovi tutti a fare campeggio, dormendo in tende o in sacchi a pelo sotto le stelle.
    Io, Bill e Tom ci andiamo ogni anno da quando ne avevamo quindici. Loro lo fanno per cuccare, io perché lo stare in mezzo a tanta gente mi aiuta a non rimanere troppo sola con i miei pensieri e i miei ricordi. Una volta alla festa, montiamo la tenda al mattino del primo giorno e la smontiamo la sera del terzo. Non ci serve molto in realtà perché praticamente non dormiamo, ma è una cosa divertente che facciamo ogni anno. Duemiladodici compreso, solo che un paio di settimane Bill s'è beccato una brutta broncopolmonite e quindi siamo venuti solo io e suo fratello, il che non mi dispiace perché Tom adora le feste di primavera e tutto ciò che facciamo in quei tre giorni, molto più di Bill – che è un tipo più cittadino e non rinuncerebbe alle comodità di un materasso nemmeno a pagarlo oro – e quindi passare tre giorni sola con lui non è poi una prospettiva così terribile, in effetti.
    Se solo non fosse per quello stupido diario che si porta sempre dietro! Gli piace scrivere e conservare ricordi di queste giornate ed è per questo che porta sempre con se il quadernino di cui sopra in cui annota avvenimenti e pensieri. Lo usa per annotare cose sul tipo oggi piove, stasera abbiamo sciolto i marshmellows sul falò, eccetera eccetera eccetera. Cose che io mi ricordo senza doverle scrivere, ovviamente, ma che lui deve mettere nero su bianco. Dice che rileggere queste cose dopo anni di distanza lo fa stare bene. Io sinceramente sono talmente stufa di ricordare cose a caso che non capisco tutta questa voglia di annotare per non dimenticare. Contento lui.
    Ad ogni modo, il quaderno lo ha portato anche quest'anno, ed è proprio questo che dovrebbe essere la base per la nostra scommessa: lui mi dice la data, io gli dico cosa è successo. Se vinco io, mi offre una cena. Se vince lui... beh, la sua vittoria non è contemplata, quindi un premio non lo abbiamo pensato.
    - Olivia... Olivia... hey, Olivia! -
    - Eh?! Cosa?! -
    - Ti sei di nuovo incantata... -
    Chi io?! Ma se non succede mai.
    - Davvero?! -
    Tom mi fissa per qualche minuto, con un'espressione che sembra dire guardachenonmifreghiticonoscotroppobene ma lo ignoro. Non voglio spiegargli il motivo dei miei minuti di assenza, non prima di aver vinto la mia cena.
    - Ehm... dicevi?! - chiedo.
    - Che ci sto -
    - Oh molto bene! - esclamo felice.
    Il ragazzo accetta la scommessa. Perfetto! Pancia mia fatti capanna!
    - Cominciamo – ordino.
    Mi siedo di fronte a lui e copro le nostre gambe con una coperta calda – la primavera è appena iniziata, ma fa ancora freddo – e lo guardo con aria di sfida.
    - Non hai ancora vinto, Olivia -
    - Questo lo vedremo. Chiedi pure -
    - Sei proprio convinta che indovinerai eh? -
    - Naturale – sorrido.
    Sorride anche lui. - Quanto mi piacerebbe toglierti quel sorriso deficiente dalla faccia a suon di ceffoni -
    - Oh come sei esagerato – esclamo, dandogli uno scappellotto.
    Cerco di restare seria, ma ovviamente non ci riesco e scoppio a ridere come una cretina, con lui che mi segue a ruota.
    - Su, comincia... - articolo a fatica e Tom, sempre ridendo, apre il suo diario, con un gesto parecchio teatrale.
    - Scemo... - sussurro.
    - Ventuno marzo duemilanove – dice, mentre torna improvvisamente serio e smetto di ridere anche io. Quando il gioco si fa duro...
    - Niente di più facile - comincio. - Il ventuno marzo del duemilanove era un sabato. Il sole è sorto alle otto e trentuno, mentre eravamo in macchina per venire qui. Siete venuti a prendermi tu e Bill a casa, con la tua macchina, quella Panda rossa tutta sgangherata con cui tuo nonno aveva fatto il viaggio in Italia nella primavera del duemilatre. Hai suonato il mio campanello alle sette e quarantadue e io ho... -
    Tom mi interrompe con un gesto della mano. - Hey hey hey, frena. Io queste cose non le ho scritte qui, quindi non vale -
    - Ma sono successe! - protesto.
    - Tu potresti anche stare inventando tutto di sana pianta, quindi dimmi qualcosa che so - ribatte. E in effetti ha ragione. Io ricordo ciò che è successo a me, quindi devo raccontargli tutto quello che è accaduto quando io e lui eravamo insieme.
    - Bene... vuoi la guerra a quanto pare -
    Tom ridacchia. - Voglio solo che tu... -
    - ...ti tolga quel ghigno beffardo dalla faccia - sbuffo. - Lo so, lo hai già detto - termino, fingendomi scocciata.
    Lui sorride e... da quando il suo sorriso è diventato così stupendo? Ha sempre avuto un bellissimo sorriso, ma ora... non ci devo pensare. Fortuna che lui tossicchia, riportandomi alla realtà.
    - Olivia?! -
    - Si...?! -
    Di nuovo, mi sono distratta di nuovo. E questa volta, non è stato per un ricordo. Oh santo cielo... cosa sta succedendo? Sarà mica la prospettiva di una cena solo io e lui che mi fa questo effetto vero? Perché altrimenti NCS: non ci siamo!
    - Continua... - sussurra.
    - Oh... - mi schiarisco la voce. - Si, bene... allora... -
    Sospiro, poi ricomincio a parlare.
    - Il ventuno marzo duemilanove, siamo arrivati qui alle nove e zero quattro, hai parcheggiato vicino al ruscello e appena scesi dalla macchina, tuo fratello ha messo i piedi in una pozzanghera. La notte precedente era piovuto e...

    - Oh no, cazzo! - strillò Bill.
    - Cosa è successo?! -
    - Beh, sono letteralmente sprofondato nella merda – piagnucolò.
    Scesi dalla macchina e feci il giro per poter raggiungere il mio amico, che era immobile accanto all'abitacolo. Mi sembrava che bestemmiasse, ma parlava a bassa voce, quindi non ne ero sicura. Non appena mi avvicinai a lui, scoppiai a ridere come una scema: Bill era sceso direttamente in una pozza piena di fango. Cercai di fermare le risate, per quanto fosse difficile, ma quando Tom ci raggiunse e vide quello spettacolo esilarante, risi ancora più forte. Stava guardando il gemello con un'espressione talmente derisoria che non c'era bisogno di parole.
    - Ridi ridi... io intanto ho rovinato i miei stivali nuovi -
    - Beh, innanzitutto sei un'idiota – cominciò Tom. - Mamma te lo aveva detto di non metterli... e poi quello è fango, non è... -
    - Si si... merda o fango non fa differenza... non verranno mai puliti – si lamentò, mentre io continuavo a ridere. - E tu, signorina, smettila! Non è divertente! -
    - Oh si, che lo è... lo è eccome! - lo presi in giro. - Dovresti davvero vedere la tua faccia! -
    - E' divertente eh...?! - chiese Bill. Annuii. - Davvero lo trovi divertente, Olivia?- chiese di nuovo.
    - Vediamo se ora ti piace ancora! - urlò Tom, mentre mi prendeva in braccio, facendomi poi cadere nel fango, accanto al gemello.
    - No, Tom! - strillai, ma era troppo tardi. Ormai ero a mollo nella pozza, insieme a Bill, che aveva perso la sua espressione rassegnata e aveva cominciato a ridere a crepapelle.
    - Grande, fratello! Uno a zero per noi, Olli! -
    - Questa me la paghi! - dissi.
    - Si si... certo... - balbettò Bill, con le lacrime agli occhi. Non riusciva a smettere di ridere. - E buona festa di primavera, Olivia -


    - ...ci hai presi per mano e ci hai fatti uscire dalla pozzanghera. Bill si era agitato talmente tanto che era quasi affondato fino al ginocchio e... -
    Tom mi interrompe di nuovo. - Stop stop stop... - dice ad alta voce.
    Sussulto e mi risveglio dall'incanto. Succede sempre così quando ricordo. Fisso il mio sguardo su qualcosa, come se fossi ipnotizzata e poi comincio a parlare. Spesso capita che la gente debba toccarmi o urlare, per fermarmi. Esattamente come è successo ora.
    - C-che..? -
    - Hai indovinato – mi dice lui.
    - Oh, lo so... - sorrido, ma Tom continua a guardarmi con scetticismo.
    - Hai letto il mio diario -
    Scuoto la testa. Quando mai posso averlo fatto, grandissimo pezzo di idiota, se lo tieni sotto chiave?
    - No, non ho letto il tuo diario -
    Mi fissa per qualche minuto, in silenzio, ma quell'espressione di incredulità, proprio no, non se ne vuole andare. È lo stesso modo in cui, di solito, mi guarda chi mi reputa pazza. Tom non mi aveva mai guardata così e all'improvviso, mi sento come se mi avessero pugnalata. Il mio migliore amico non può pensare che...
    - Occhei, scusa... - comincia. Deve avere notato la mia delusione.
    Questa volta sono io che interrompo lui. - No, no... non fa niente... - cerco di darmi un tono, ma è difficile. Cavolo se lo è.
    - Proseguiamo? -
    - Io... io... non so... -
    - Vuoi perdere l'opportunità di venire a cena con me?! - mi chiede, con un sorriso a trentadue denti talmente ridicolo che farebbe ridere anche una mummia. E in effetti è quello che succede: per l'ennesima volta questa sera, scoppio in una sonora risata e mi passa il nervoso.
    - Certo che no – rispondo, improvvisamente seria. E lui cerca un nuovo giorno sul suo diario.
    - Dimmi, Olivia cara... ehm... cosa è successo la sera del ventidue marzo duemilasei? - chiede, ridacchiando.
    - Perché ridi? Guarda che non è andando più indietro nel tempo che vincerai, perché io mi ricordo ogni cosa! -
    - Davvero? Beh, questa non la sai! -
    Non colgo la provocazione e comincio a raccontare.
    - Il ventindue marzo duemilacinque era un mercoledì. A questo punto, ti risparmio tutte informazioni sul sorgere del sole eccetera eccetera e vado dritta al punto -
    - Brava Olivia -
    - Beh, la sera del ventidue... -

    - Che ne dite, ci andiamo al falò stasera?! -
    Bill mi guardò come se avessi detto chissà quale eresia. - Certo che ci andiamo! Non mi perderei il falò per niente al mondo -
    Io ridacchiai, scuotendo la testa. A Bill non erano mai piaciuti i falò, ma sapevo perché ci voleva andare. E anche Tom, solo che a differenza di me, lui lo disse ad alta voce.
    - Non ti sono mai piaciuti i falò -
    - Stasera ci voglio andare. È così strano? -
    - Oh no... certo che no... però sai, non sono troppo sicuro che quel tipo ci sia... come si chiama... uhm... Olivia aiutami... -
    Finsi di pensarci un po' su. - Nicholas? -
    - Si, esatto, proprio lui! - trillò, guardandomi. - Dammi in cinque, sorella! -
    Scoppiammo a ridere insieme, mentre Bill sbuffava, infastidito.
    - Certo che voi due siete davvero idioti! -
    - Bill, non c'è niente di male a... - cominciai a dire io, tra le risate.
    - Lo so. È solo che mi vergogno un po'. Sono ancora confuso riguardo a... a... questa cosa e non so come comportarmi -
    A quel punto, io e Tom tornammo seri.
    - Hey, fratello... - gli si avvicinò e gli posò una mano sulla spalla, per tranquillizzarlo. - Andrà tutto bene. Siamo alla festa di primavera. C'è tanto amore nell'aria! -
    - Vedi?! Cosa dicevo io?! Sei un idiota! - piagnucolò. - Così non mi aiuti per niente – disse, sedendosi in terra a peso morto.
    Mi sembrava stesse singhiozzando, ma non ne ero sicura. Guardai Tom con aria di disapprovazione e lui alzò le spalle. Non potevo credere che non gli importasse nulla di suo fratello.
    - Lascia fare a me – sillabai.
    Mi avvicinai a Bill e mi sedetti accanto a lui. Tossicchiai, per attirare la sua attenzione, ma lui continuava a crogiolarsi nella sua sofferenza.
    - Bill... - chiamai, ma niente. - Bill, ascoltami -
    - Cosa vuoi? Vai a quel cavolo di mio falò con mio fratello e non rompermi le scatole. Io resto qui -
    - Oh no, caro mio, proprio no. Tu adesso ti alzi e vieni con noi! -
    - Non ci voglio venire – strillò, isterico. - Se lui non c'è? -
    - Lo vai a cercare – dissi con semplicità. - La sua tenda è vicino al bar – sussurrai.
    - Come lo sai? -
    - Lo so e basta -
    Avevo visto Nicholas che la montava, la mattina precedente e lo avevo sentito dire che era solo, a quella festa. Da buona amica dovevo solo spronare Bill a buttarsi, cosa che Tom non stava assolutamente facendo.
    - E so anche che non è accompagnato, quest'anno -
    - Sul serio? -
    Annuii e subito sul suo volto si dipinse un sorriso meraviglioso.
    - Allora verrai? -
    - Si... verrò! - disse, abbracciandomi.
    - Bravo ragazzo! -

    Il tempo perso a convincere Bill a venire alla radura ci aveva fatti arrivare in ritardo e non c'erano più molti posti vicini al fuoco. Gli unici che trovammo erano quelli accanto al ruscello. Non avevo preso la giacca e se di solito non mi sarebbe interessato – in fondo eravamo di fronte al fuoco – quella sera avevo timore che mi sarebbe servita. Vicino al ruscello di solito tirava aria fredda e non volevo raffreddarmi. Mi fermai all'improvviso, indecisa se tornare indietro o meno, e Tom si fermò con me.
    - Che c'è? -
    - Non ho la giacca – dissi soltanto.
    - E... -
    - E fa freddo, Tom -
    - Con un falò così immenso, non potrai mai avere freddo -
    - Sempre l'ultima parola devi avere, eh? -
    - Non volevo mica farti arrabbiare! È solo un dato di fatto! Se vuoi tornare indietro fallo, io non ti accompagno -
    - Beh grazie... bell'amico che sei - sbuffai. - Vabbè, resto. Se ho freddo mi dai la tua giacca -
    - Affare fatto! - disse.
    Mi prese per mano e seguimmo Bill, che nel frattempo era andato avanti, accomodandosi sulle panchine. Si stava guardando intorno alla ricerca di Nicholas, ma non lo vedeva da nessuna parte e sembrava che stesse diventando nervoso.
    - Stai calmo- gli dissi. -Sarà qui da qualche parte -
    - Probabile -
    - Perchè non vai a prendere un po' di salsiccia arrostita per tutti e tre – propose Tom. - Chissà, magari lo incontri! -
    Bill sorrise e poi corse via come un bambino al luna park.
    - Sai vero, che se lo trova noi non avremo la nostra cena? - chiesi e Tom fece spallucce.
    - Voglio solo aiutarlo. Questa cosa lo sta, come dire, deprimendo un po' -
    - Lo so... - sorrido. - Bravo fratello maggiore -
    - Beh si... - si gratta la testa. - Sto solo facendo quello che farebbe... -
    Non finì di parlare che Bill arrivò di corsa tutto trafelato urlando qualcosa.
    - Sei già qui?! -
    - Dove sono le nostre salsicce? -
    - Ve le porta Georg tra un po'. Io ho visto Nicholas e... -
    Si zittì e mi parve di vedere che era arrossito, anche se non ne potei essere sicura visto che il fuoco stava scoppiettando allegro, illuminando tutta la radura.
    - Si...?! -
    - Mi ha chiesto di mangiare qualcosa insieme a lui -
    - E sei ancora qui! - esclamò Tom. - Vai! -
    - Volevo solo avvisarvi! Ora vado -
    - Bravo ragazzo! - dissi, dandogli una pacca sulla spalla così forte che per poco cadde in terra.
    - Hey, sei scema? Sono gracile io! -
    Risi. - Sono così fiera di te! - lo abbracciai. - Ora vai! -
    Bill annuì e raggiunse Nicholas che lo stava aspettando accanto al fuoco. Io e Tom rimanemmo a guardarli per qualche minuto, in silenzio, finché non arrivò Georg con la nostra cena.


    - Abbiamo cenato e poi siamo andati a fare due passi perché avevo freddo. Naturalmente per colpa tua che non mi hai fatto tornare a prendere la giacca. Ci siamo seduti poco più in là, insieme ad un gruppo di ragazzi che suonavano la chitarra e cantavano. Abbiamo cantato con loro Nothing else matters dei Metallica, Smells Like Teen Spirit dei Nirvana e... perché mi guardi così? -
    Mi zittisco da sola questa volta, perché ho incrociato lo sguardo di Tom e ci ho visto qualcosa che mi ha fatto bloccare. Qualcosa che non avevo mai visto prima. Qualcosa che mi fa trattenere il respiro e non so nemmeno io perché.
    - Sai, per un momento mi è parso che avessi gli occhi luccicanti, mentre parlavi di me... - risponde, cercando di darsi un tono.
    Dovete sapere che quando ha conosciuto il mio primo fidanzato, Tom ci è rimasto male. Pensava che mi piacesse lui, credo, così, per scherzare ha cominciato a dire che non importava quanti ragazzi avessi avuto nella mia vita perché alla fine mi sarei messa con lui. Ci abbiamo scherzato per anni, ma poi abbiamo smesso e non ne abbiamo più parlato. Fino ad ora.
    - Succede sempre quando ricordo qualcosa di... piacevole – ammetto, ignorando la sua provocazione.
    Ed è stato più che piacevole, passare quella serata accanto a lui, con la testa appoggiata sulla sua spalla e il suo braccio che mi cingeva un fianco. Non c'era malizia in quel gesto - non c'è mai stata malizia in nessuno dei nostri comportamenti - ma ora che ci ripenso, mi sento un po' a disagio.
    - Olivia... -
    - Scusa... - sussurro, ritornando in me. - Starai davvero pensando che sono una povera pazza – cambio discorso. Non voglio parlare di noi come coppia. Lui è il mio migliore amico e lo deve essere per sempre.
    - No – dice lui con tono fermo. - Non lo penso e non voglio che tu pensi che lo penso... -
    Sorrido, poco convinta. - Lo pensano tutti -
    - Io no. Nemmeno Bill. E sai perché? -
    Scuoto la testa.
    - So dell'ipertimesia -
    Apro la bocca per rispondere, ma la richiudo subito. Come sarebbe a dire che sa?
    - Me lo ha detto tua madre. Non mi ricordo quando. Per quello ci vorresti tu... - ridacchia. - Ma credeva che io lo sapessi, così si è sfogata con me perché dice che tu soffri parecchio per come ti tratta la gente a causa della tua condizione e vorrebbe... vorrebbe evitartelo -
    - D-davvero?! -
    Annuisce, sorridendo, mentre mi prende una mano fra le sue. - Ha pianto un po', l'ho abbracciata, l'ho tranquillizzata e poi mi ha fatto promettere di... -
    Lo interrompo, ormai sull'orlo delle lacrime. - Lei non... non me ha mai parlato -
    - Lo so - sorride. - Ma d'altronde, quale genitore lo farebbe? -
    - Nessuno immagino -
    - Già -
    - Già -
    Nella tenda scende un silenzio quasi assordante. Non è il classico silenzio imbarazzato però. O almeno, così mi pare. Sono contenta che mia madre mi abbia tolto questo peso confessando a Tom dell'ipertimesia, perchè sono sicura che io non avrei mai trovato il coraggio di farlo. Solo che...
    Sospiro sconsolata: grazie mamma. Mi hai tolto da un pasticcio, però io ora non so come comportarmi. Vorrei dire qualcosa, ma la realtà è che non so esattamente cosa dire. Lo ringrazierei per il fatto che non mi sta facendo domande, come la maggior parte delle persone, o perché non mi sta obbligando a raccontare tutto. Mamma deve avergli detto che mi sento a disagio a parlare dell'ipertimesia con chi non ne sa nulla, ma mi rendo conto che prima o poi avrei dovuto vuotare il sacco e confessare tutto ai miei migliori amici, disagio o no. In fondo, non ho più dodici anni: all'epoca era più difficile giustificare i miei momenti di assenza e proprio per questo venivo trattata come una minorata mentale. Ora invece credo sia giusto che chi conta, chi conta davvero, debba sapere di questa cosa. Lui conta tanto per me e solo ora capisco che è stato un errore estromettere lui e anche Bill dalla mia vita.
    - Tom... - lo chiamo piano, rompendo il silenzio.
    - Dimmi -
    - Perché se sapevi tutto hai accettato questa scommessa? -
    - Perché volevo invitarti a cena ma non... - arrossisce. - ...non riuscivo a trovare il coraggio per chiedertelo – ammette. - Mi hai servito l'appuntamento su un piatto d'argento – termina e solo ora mi accordo che non ha mai lasciato la mia mano e che nel frattempo si è avvicinato a me così tanto che possiamo toccarci con un niente. E, all'improvviso questa nostra vicinanza mi fa battere il cuore. Non era mai successo prima e senza volterlo mi ritrovo ad avvampare. Scommetto che sono arrossita anche io, porca miseria. Credo che alla fine, avesse ragione lui. Tom mi piace. Mi piace davvero tanto e non so bene perché, ma me ne sono accorta solo adesso.
    - Hey... - mi sussurra allora lui, avvicinando la sua bocca alla mia. - Sei di nuovo persa nei tuoi ricordi? -
    Scuoto la testa. - In realtà... - gli accarezzo il viso con le labbra. - Me ne sto creando di nuovi -
    Sorride, guardandomi con aria leggermente interrogativa.
    - Sai, ho come la sensazione che stasera non riuscirai a scrivere nulla sul tuo bel diario e... -
    Mi interrompe, posando le sue labbra sulle mie. Finalmente...
    - Beh, piccola... - mugugna, mentre mi bacia. - Non ce ne sarà bisogno e sai perché? -
    Scuoto la testa, anche se la risposta credo di saperla.
    - Perché anche se io ho una memoria normale, questa per me resterà sempre una primavera indimenticabile -


    Note dell'autrice: ecco la mia shot per il contest. Non so se ci azzecca qualcosa con il prompt. Secondo me si, ma vabbè, i giudici siete voi xD l'ho scritta in due giorni e mi piaceva l'idea, così l'ho sviluppata.
    Se l'avessi plotatta prima avrebbe potuto uscire un po' meglio, forse, ma non ne sono così sicura. Ditemi cosa ne pensate. Baci baci.
     
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    Stop Babe

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    Penso che sia una bella storia. Semplice, pulita, di quelle che ti fanno sognare un po'.**
     
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  3. >>Brea_th<<
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    :cry: :superlove: :cry: :superlove:

    La Jules è tornata!!!
    Questa storia è dolcissima ad un livello quasi struggente, così tenera e semplice. Come dico sempre, ogni tanto ci serve una sana dose di romanticismo.. La shot è bellissima amica mia, davvero bella.
    Finalmente qualcuno con cui sollazzarmi nel contest, grazie per non avermi abbandonato!!!! :D

     
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  4. South_Wind
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    Eccomi!!!! Letta!!!
    Allora Juls una storia molto semplice e perché no?! Originale nella sua semplicità!.
    Ogni tanto ce ne proprio bisogno di storie del genere e credo, per quanto riguarda il contest, che tu abbia rappresentato pienamente il tema!.
    Complimenti, ma da te non mi aspettavo niente di meno =).
     
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    Stop Babe

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    Allora visto che ormai nessun' altro posterà, ecco la mia votazione!

    Aderenza al tema: 8
    Trama e originalità: 9 ( La trovata dell' ipertimesia, grandiosa!! **)
    Stile, lessico, grammatica: 9
    Correttezza narrativa: 9
     
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  6. •Khaleesi•
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    Ooooooooooooooh grazie a tutte donzelle =)
    Ve quiero Muchissimo
    :cuore:



    CITAZIONE (*billaly* @ 25/4/2012, 16:08) 
    Trama e originalità: 9 ( La trovata dell' ipertimesia, grandiosa!! **)

    lo so :shifty:
    grazie alla nuova serie tv fox, Unforgettable
     
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  7. South_Wind
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    Aderenza al tema: 10
    Trama e originalità: 8
    Stile, lessico, grammatica: 9
    Correttezza narrativa: 9

    Il tema è stato pienamente centrato e anche in modo fantastico quindi ti meriti il massimo.
    Trovo anche io che la trovata dell'ipertimesia sia stata un colpo di genio, questo in media alla storia di per sè semplice e pulita ti ho messo 8.
    Per il resto sei stata molto brava! Complimenti Juls *.*
     
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  8. •Khaleesi•
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    smack vale
     
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7 replies since 21/4/2012, 21:31   129 views
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