L'ora del Tè.

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  1. °GinevrA°
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    Titolo: L’ora del Tè.
    Autrice: °GinevrA°
    Beta: -enigma-
    Genere: twincest not related/AU/Fantasy/G/Fluff/OOC
    Riassunto: << Perchè non mi racconti di lui?>> chiese curiosa Maryon, col mento poggiato su una mano nella sua solita posa attenta << Non ho mai parlato con qualcuno che abbia conosciuto un cappellaio e le uniche cose che so su di loro è che sono piuttosto … folli.>>

    Note iniziali:
    Questa FF lh'o già conclusa e postata mesi fa altrove, ma mi è venuta la menata di postrla pure qui
    Ah, comunque è mia eh, l'ho scritta io ... e niente, forse perchè sono sovraeccitata dall'imminente uscita delle sale di Alice in Wonderland che ho voluto ripostarla qui, ma io sono sempre stata un'amante della figura del cappellaio matto, quindi ho dovuto scrivere questa FF per dovere morale.
    Tando è breve, dai ...


    Meraviglioso banner della mia Fra (Carly) <3





    L'ora del Tè




    Cap.1






    << Farò tardi … tardissimo!>>

    Continuava a ripeterselo da almeno mezz’ora, ora che era sulla gondola che lo stava portando verso il negozio in cui svolgere la sua ultima commissione e ancor prima di salirci. Quando arrivò a destinazione era talmente immerso a controllare l’orario sul suo orologio da tasca che quasi perse la fermata, saltando giù dalla gondola ancora in movimento.

    In verità per lui la giornata iniziava già tardi e qualsiasi cosa facesse finiva sempre tardi.

    Doveva comprare un cappello, già, proprio un cappello e lo doveva comprare, non farselo fare da un sarto come facevano tutti. Lo doveva comprare in un negozio di cappelli e doveva comprarlo da un cappellaio.

    Thomas era un po’ preoccupato al riguardo, gli avevano detto di tutto sui cappellai - dallo stringergli la mano con la sinistra al parlargli al contrario – e tutti dicevano che era gente molto molto strana. E il suo datore aveva mandato lui a comprare un cappello.

    Era anche tardissimo …

    Attraversò un piccolo ponte di legno che sembrava sul punto di crollare, tanto era vecchio e malandato. I suoi passi veloci lo fecero scricchiolare e arrivato all’altra sponda il ragazzo camminò lungo lo stretto viale in cerca del negozio. Non sprecò tempo a rispecchiarsi nelle vetrine delle botteghe, conosceva già il ragazzo pallido che ne veniva riflesso, i capelli biondi che ricadevano morbidi e ondulati ai lati del suo viso delicato e scavato, gli occhi incavati e segnati da profonde occhiaie che richiamavano i colori della Venezia in cui aveva sempre vissuto, perennemente coperta da un cielo grigio e appesantito da nuvole scure, così come i palazzi vecchi e consumati, sempre avvolti dalla nebbia. La strada era isolata, non che ci fosse sempre una gran folla in quella vecchia città, ma la completa solitudine in un posto come quello lo metteva a disagio, anche se ne era abituato.

    Sentiva l’eco dei suoi stessi passi e sembrava quasi che qualcuno l’osservasse dall’altra parte di quelle finestre annerite e sporche. Si sistemò meglio la vecchia sacca di pelle che portava a tracolla su una spalla e continuò a camminare.

    Arrivò finalmente all’unico negozio di cappelli di tutta Venezia – perché i cappelli nessuno li comprava mai, ma di maschere se ne vendevano tantissime – e un tintinnio di campanelle lo accolse quando aprì la pulitissima porta di cristallo rifinita in madreperla, come in madreperla era anche l’insegna che portava scritto “Boutique de Chapeaux” , ma non trovò nessuno a dargli il benvenuto.

    Il giovane si guardò intorno vedendo solo altissimi scaffali di legno massiccio e scuro ma sentiva il suono di un carillon e una voce delicata che canticchiava un motivetto in francese, lo stesso del carillon.

    Thomas iniziò a vagare per il negozio cercando di trovare la persona che stava cantando ma il carillon cominciò a saltare e la voce cominciò a borbottare qualcosa in quella lingua.

    Il giovane biondo si avvicinò a uno dei grandi scaffali che contenevano ordinatamente cappelli di tutti i tipi, forme e colori. Il negozio non era molto grande, ma gli scaffali partivano dal pavimento e arrivavano fino all’alto soffitto, richiedendo l’uso di una scala per arrivare fino in cima.
    E quella che vedeva Thomas girando intorno al grande scaffale di fronte a sé era proprio una scala, ma non riusciva ancora a vedere chi vi era sopra.

    << Ehm … buongior ->>

    Provò a dire, ma prima di terminare la frase sentì una voce spaventata e vide una figura vestita di nero precipitare dalla scala seguita da una pila di cappelli.

    Tom si avvicinò preoccupato al punto in cui l’aveva visto cadere , trovando solo un grande ammasso di cappelli colorati ai piedi della scala.

    << Signore? Signore?>> Chiese preoccupato.

    Dal mucchio sbucò improvvisamente un ragazzo dalla pelle pallidissima, ancora coperto di cappelli dalla vita in giù e Tom non riuscì a vederlo bene finchè questi non si alzò esclamando << Je suis bien! Je suis bien!>>(1) voltandosi per recuperare il suo cilindro nero.

    Il ragazzo lo indossò dopo averlo spolverato delicatamente con una mano finissima, dalle lunghe unghie smaltate di nero coperta da un guanto di pizzo nero, ma lo mise al contrario, così tutte le piume di pavone bianche e colorate che vi erano applicate finirono a coprirgli il viso, impedendo a Thomas di vederlo.

    Vide però tutto il resto, il suo corpo snello e altissimo vestito di un tight nero in raso con le maniche a pipistrello un po’ arricciate, i pantaloni stretti dello stesso materiale e i suoi bellissimi capelli neri , lunghi e lucenti, con delle sottili piume di pavone che scendevano fino alla vita, sottile anch'essa.

    Il cappellaio si lisciò i vestiti sospirando e si sistemò meglio il cilindro, mostrando al giovane il suo viso , celato per metà dalla retina nera che abbelliva il cappello.

    La visione di quel viso fu qualcosa che Thomas fu sicuro non avrebbe dimenticato facilmente. Il viso che si ritrovò a guardare era fine e bianco come la neve, le labbra rosse e piene sotto un nasino a punta e gli occhi un po’ allungati verso l’alto erano contornati da uno spesso alone nero e intorno a quello uno sfumato contorno rosso, con delle ciglia lunghissime che sbattè un paio di volte.

    << Quel dommage! Je devrais faire tout a nouveau>> (2) sussurrò il cappellaio guardando intorno a sè tutti i cappelli sparsi per terra << Excusez-moi, monsieur, Est-ce que vous avez besoin d'aide? >> (3) disse inclinando la testa di lato.

    Thomas fu riportato alla realtà dalla sua voce delicata, ma non capì neanche una parola di ciò che aveva detto.

    << Come scusi?>> chiese accigliandosi.

    << Oh, excusez-moi … dicevò se posso fare qualcosà per voi.>> ripetè con un forte accento francese.

    << Certo, ehm … io cercavo un … un cappello, si.>> Borbottò Tom, come se trovarsi in un negozio di cappelli non fosse un indizio adatto per capire cosa desiderasse comprare …

    Il ragazzo di fronte a lui assunse un espressione seria << Uhm … intèressant.>> annuì questo iniziando a muoversi per il negozio e facendo ondeggiare, ad ogni movimento, le piume fra i capelli e sul cappello. Thomas, senza sapere cosa fare, lo seguiva ovunque egli andasse.

    << E posso sapere se questo cappellò ha qualche particolare che le interessa, monsieur? >> Chiese il ragazzo, fermandosi di fronte a uno scaffale e scambiando di posto due cappelli, per poi riportarli subito com'erano prima senza motivo, ma visibilmente soddisfatto del lavoro.

    Thomas si accigliò leggermente, chiedendosi se era a quello che si riferivano quando parlavano dei cappellai.

    << Certo che ha particolari che mi interessano signore, ad esempio deve essere un cappe->>

    << Oh!>> Esclamò il cappellaio << Ma sono le 5! E’ l’ora del tè!>> Disse restando a fissare stupito l’orologio del negozio.

    Thomas restò interdetto, non potevano essere assolutamente le 5! Il suo orologio segnava esattamente due ore prima quando era entrato nel negozio, ne era più che certo.

    << No signore, temo che si sbagli>> disse prendendo il suo orologio da tasca << Non sono le->>

    << Ma certo che si! Il mio orologio porta sempre l’ora giusta monsieur!>>

    Tom controllò il suo orologio da tasca. Faceva le 5 in punto, e le lancette dei secondi non si spostavano di un millimetro.

    Quello significava che era … tardissimo!

    Il cappellaio si avvicinò al bancone di pesante legno lavorato su cui era allestito un elegante set da Tè in porcellana e versò della bevanda in una tazzina, poi versò il tè che era in quella tazzina in un'altra ancora.

    << Gradite del tè?>> chiese poi, portando la tazzina vuota alla bocca e guardandola con fare interrogativo << Oh, ma che strano … pensavò di aver versato del Tè>>

    Tom lo guardò stupito << No signore.>> intervenne << Avete versato il Tè nell’altra tazzina dopo averlo versato in questa.>> gli fece notare.

    Il cappellaio lo guardò dubbioso per poi esclamare << Oh! Avevo dimenticato che avevate chiesto un po’ di Tè!>>

    Tom lo guardò accigliato, non aveva chiesto alcun Tè!

    Il Ragazzo però versò di nuovo il Tè da una tazzina all’altra e porse quella vuota a Tom.

    << Fate attenzione, è caldo.>> avvertì annuendo.

    Tom decise che i cappellai erano davvero tanto, ma tanto strani. Pensò sarebbe stato meglio assecondarlo , così fece finta di bere, sotto lo sguardo curiosissimo del cappellaio che arrossì leggermente. Sembrava morisse dalla voglia di sapere cosa ne pensasse del suo tè.

    << E’ … buono.>> disse semplicemente il ragazzo, enfatizzando la frase annuendo convinto.

    Il negoziante inclinò la testa su un lato assottigliando gli occhi e quell’espressione studiosa mise Thomas in soggezione, tanto che credette che quello avesse capito che stava mentendo. Si tranquillizzò quando il cappellaio sorrise soddisfatto ed esclamò << Ne sono felice.>>

    Passò del tempo senza che nessuno dei due dicesse qualcosa, Thomas che ormai aveva posato la tazzina sul tavolo e l'altro che continuava a guardarlo sereno e quasi incuriosito.

    << Be', io andrei di fretta, Signore.>> esordì il giovane biondo, un po’ a disagio.

    L’espressione stupita del cappellaio prese il posto di quella tranquilla che aveva avuto poco prima << Di fretta? Sono ancora le cinque, Monsieur …>> disse, con l’assoluta certezza della ragione.

    Thomas si mosse sul posto, leggermente imbarazzato

    << Perdonatemi se insisto, ma il vostro orologio deve essere guasto …>> disse.

    << Il mio orologio?>> chiese con la stessa espressione dubbiosa l’altro << Il vostro che ore segna, Monsieur?>>

    Thomas controllò di nuovo il proprio orologio, che, esattamente come mezz’ora prima, segnava inspiegabilmente le cinque in punto.

    << Visto? C’è ancora tempo … Tutto il tempo del mondo.>> disse il giovane negoziante, intervenendo senza neanche ascoltare la risposta dell’altro.

    << Ad ogni modo ho altre commissioni da compiere per oggi.>> cercò di ricomporsi Thomas, scuotendo la testa << Le sarei grato se potessimo concludere in fretta.>>

    Il cappellaio ancora una volta sembrò annoiato da quella frase … “Fretta”, tutti sembravano averla ma non capiva che funzione avesse qualcosa per cui si è sempre di corsa. << Non la trovate insopportabile? La vostra fretta …?>> disse questo, quasi mettendo il broncio mentre si osservava distrattamentele unghie.

    << Ho un lavoro, Signore, e il lavoro richiede degli obblighi e gli obblighi richiedono tempo.>> spiegò il giovane, mentre il cappellaio si alzava e si allontanava dal bancone << Tempo che non posso perdere qui con voi.>>

    << Così voi credete di stare perdendo tempo ...>> dedusse pensieroso il negoziante, con le mani congiunte dietro la schiena mentre passeggiava lentamente nei pressi della porta << Più di quanto non ne perdiate con le vostre commissioni?>>

    << Se lo uso per lavorare non lo sto perdendo.>>

    << Ma dedicate più tempo agli altri che non a voi stesso … Non significa forse che lo state perdendo?>>

    Thomas non solo rimase interdetto da quelle parole, ma non seppe neanche come controbattere. A dir la verità stava cominciando a stufarsi di quella situazione e della follia del giovane cappellaio; non desiderava che uscire di lì e terminare la propria giornata di commissioni. Al cappello avrebbe pensato poi.

    < Beh, mi dispiace Signore ma adesso devo proprio andare.>> disse infatti, un po’ seccato, avvicinandosi alla porta.

    << Andate di già?>> chiese stupito il cappellaio.

    << Già. Ho di meglio da fare.>> disse duramente. Il negoziante non si mosse dalla sua posizione, così Thomas posò la mano su un fianco per indicargli di spostarsi << Se potete spostarvi, per cortesia.>>

    << Oh, come osate!>> fece il cappellaio, aggrottando le sopracciglia a quel gesto << Io posso mettervi le mani addosso se mi provocate, vi ho avvertito.>> disse serio, incrociando le braccia al petto e voltando il viso di lato, come se si fosse offeso. Più che una minaccia, sembrava un ridicolo tentativo di dimostrarsi superiore.

    << Le mani addosso? Voi?>> Thomas era sinceramente divertito dal suo comportamento << E con quale forza?>>

    Il negoziante sbuffò quasi istericamente e gli puntò il dito contro << Nella mia bottega non c’è spazio per i burberi come voi!>>

    << Burbero? Io?? Io ho solo bisogno di un cappello ma voi non fate altro che->>

    << Ah, cosa sono costretto a sentire!>> il cappellaio sembrava quasi sconvolto << Io sto cercando di lavorare ma voi non fate altro che contraddirmi!>>

    << Io??>> ora era il turno di Thomas di essere sconvolto << Ma voi siete un incompetente!>>

    << Incompétent? Moi? Oh Mon dieu …>>* Il moro ora sembrava davvero furioso e spinse il giovane fuori dal suo negozio strillando qualcosa di incomprensibile nella propria lingua.

    << Aspettate!>> cercò di dire Thomas, ma il cappellaio non voleva saperne e, dopo aver chiuso la porta dietro alle proprie spalle ed essersi voltato, si accorse che questa era trasparente e si ritrovò di nuovo di fronte Thomas. Sobbalzò spaventato e corse a nascondersi dietro al bancone di legno.

    Thomas, che era rimasto a fissare stordito l’interno della bottega, si chiese che in che razza di follia fosse capitato.



    *





    << Buongiorno Signorina Maryon.>> sussurrò Thomas, varcando le soglie della piccola osteria buia.

    << Buongiorno Thomas.>> rispose la donna intenta a passare uno strofinaccio su un tavolo. Poi una volta voltatasi verso il giovane, disse << Quell’espressione stravolta non è certamente dovuta ad un qualche piacevole avvenimento …>>

    << La giornata di oggi non è stata per nulla piacevole.>> rispose Thomas, sedendosi a peso morto ad uno dei tavoli.

    << Ho capito …>> disse lei in un sospiro comprensivo. Sparì dietro un angolo della sua piccola osteria e prese una bottiglia di Rum dalla sua dispensa personale. Quando tornò dal ragazzo, poggiò un bicchiere di vetro sul suo tavolo e lo riempì del liquore, posando anche la bottiglia dopo averla tappata.

    << Grazie Signorina Maryon.>> rispose il giovane riverente, bevendo tutto d’un sorso il contenuto del bicchiere.

    << Allora, cos’è stato a rovinarti la giornata?>> chiese dolcemente la donna, sedendosi di fronte a lui e appoggiando il mento sul palmo di una mano. Maryon era una giovane di poco meno trent’anni, di aspetto gradevole, molto magra e dal colorito pallidissimo, come tutte le persone della città, dove la luce del sole era sempre celata dalle nuvole. Lo spesso alone nero contornava i suoi occhi chiarissimi, l’unica luce che spiccasse dalla sua figura sempre vestita di grigio e nero. Non era granchè prosperosa, ma il bustino strettissimo del suo abito metteva in risalto un seno che non aveva, e ogni volta che coglieva il giovane con gli occhi puntati proprio lì, sorrideva teneramente esclamando “Ragazzo mio, non è ancora tempo per te per queste cose …” facendolo arrossire dall’imbarazzo.

    Thomas si versò di nuovo un altro bicchiere di Rum e, dopo averlo bevuto tutto d’un sorso, si prese il viso fra le mani sconsolato, << Io sono circondato da … pazzi!>> riuscì ad esclamare.

    La donna fece un piccolo sospiro. << Oh, Thomas, ti conosco da quando eri un pargoletto piccolo così appena evaso dall’orfanotrofio, e da che mi ricordi non hai mai detto nulla di diverso in vita tua.>>

    Forse Maryon era l’unica a conoscere Thomas davvero profondamente da quando era un piccolo scappato dall’orfanotrofio. Se l'era ritrovato tra i piedi mentre puliva la sua piccola osteria, un bambino biondo vestito di stracci e con pochi bagagli, conservati in una piccola borsa bucata. Sembrava un piccolo angioletto.

    La donna non aveva esitato a tenerlo con sé e a crescerlo come un figlio, lei che di figli non ne aveva mai avuti, ma aveva avuto tre mariti, tutti scomparsi in circostanze misteriose. Ovviamente quando uno dei suoi consorti veniva trovato con un coltellaccio piantato in petto lei riusciva a rispondere solo con un sospiro e un << Cosa vogliamo farci, è la vita …>> per nulla dispiaciuta. Quello era anche il motivo per cui Thomas era l’unico che frequentasse la sua osteria. Gli uomini erano troppo preoccupati di ritrovarsi con una lama che gli trafiggesse il petto e le donne troppo occupate a parlottare fra di loro di quella donna malvagia. Ma lei non si era mai preoccupata di ciò che veniva detto alle sue spalle, né aveva mai rinunciato alla sua piccola osteria, e se Thomas era l’unico ad avere il coraggio di entrarci, meglio così.

    < Cos’è successo?>> chiese pazientemente la donna, sedendosi al suo tavolo e appoggiando elegantemente il mento su una mano.

    << Il giudice Ralph …>>

    << Cos’ha fatto il giudice Ralph?>> chiese la donna accigliandosi. Il giudice Ralph era l’uomo per cui Thomas lavorava come garzone. Uomo magnanimo e severo allo stesso tempo, dava quasi tutti i giorni delle commissioni da svolgere al ragazzo.

    << Mi ha chiesto di andare a comprare un cappello per il giorno di Carnevale … Un cappello, da un cappellaio, capisci?>>

    << Oh, che cosa strana …>>

    << Già, ma non è la cosa ad essere strana.>> continuò lui << E’ il cappellaio ad essere decisamente strano … anzi, pazzo!>>

    << Non c’è da stupirsi …>> Maryon sapeva poche cose sui cappellai, ma le poche cose che sapeva, portavano tutte al fatto che i cappellai fossero matti.

    Thomas sbuffò. << Non mi ha neanche dato il cappello che cercavo.>>

    << Non ce l'’aveva?>>

    << Non mi ha fatto neanche parlare! E adesso devo dirlo al giudice Ralph …>>

    La donna sorrise << Non ti preoccupare, ci parlerò io, adesso tu vai a riposarti pure e poi ci penserai domani al cappello, va bene?>>

    << Va bene …>> acconsentì sconsolato il ragazzo, alzandosi per andare nella stanza sul retro dell’osteria che era poi la casa di Maryon, in cui lui viveva.

    << Ehm, Thomas …>> lo chiamò la donna, prima che arrivasse alla porta. Il giovane si girò, inattesa. << Dov’è il negozio in cui sei andato a cercare il cappello per il giudice Ralph?>>

    Thomas ripensò alla strada che aveva fatto quel giorno << Sul vialone del ponte di legno vecchio.>> disse poi.

    La donna si accigliò, ma non lo diede a vedere.

    << Perché?>>

    << Oh, no … nulla …>> disse un po’ esitante. Lasciò andare il ragazzo e si sedette di nuovo con aria confusa.






    SPOILER (click to view)
    Le frasi in francese:
    (1): << Sto bene! Sto bene!>>
    (2): << Che disastro, ora dovrò fare il doppio del lavoro … >>
    (3): << Mi scusi, signore, c’è qualcosa che posso fare per voi?>>
     
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  2. vampifranci
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    ehm, ciao Ginevra! Io l'ho già letta questa ff, sono andata nel tuo sito e mi è piaciuta da morire! Continua presto!
     
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  3. ,zucchera'
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    Io amo questa ff *w*
    E Bill è allo stesso tempo così adorabile e matto che mi fa morire
     
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  4. °GinevrA°
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    CITAZIONE (vampifranci @ 1/3/2010, 20:54)
    ehm, ciao Ginevra! Io l'ho già letta questa ff, sono andata nel tuo sito e mi è piaciuta da morire! Continua presto!

    Ah, ma grazie ^^

    CITAZIONE (,zucchera' @ 1/3/2010, 21:09)

    Io amo questa ff *w*
    E Bill è allo stesso tempo così adorabile e matto che mi fa morire

    Zuk!


    E ma se già la sapete che la posto a fare? :tears:
     
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  5. ,zucchera'
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    Non tutti sanno u.ù
    E poi io te l'avevo detto di postare qualcos'altro di tuo!
    Hai fatto bene u.u
     
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  6. °GinevrA°
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    CITAZIONE (,zucchera' @ 1/3/2010, 22:48)
    Non tutti sanno u.ù
    E poi io te l'avevo detto di postare qualcos'altro di tuo!
    Hai fatto bene u.u

    macchè ... >.>

    vieni qua che ti do un bacio
     
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  7. !Moody
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    Io non l'ho mai letta e sarei felice se continuassi presto XD
    Comincio col dire che come inizio mi e` piaciuto molto....adoro i personaggi strani e matti u.u
    sara` che forse lo sono anche io XD
    Mi piace :)
     
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  8. °GinevrA°
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    CITAZIONE (!Moody @ 2/3/2010, 16:44)
    Io non l'ho mai letta e sarei felice se continuassi presto XD
    Comincio col dire che come inizio mi e` piaciuto molto....adoro i personaggi strani e matti u.u
    sara` che forse lo sono anche io XD
    Mi piace :)

    Una che non la conosce
    E acui piace

    Grazie!
     
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  9. !Moody
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    Hihi....prego! ^^
     
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  10. ,zucchera'
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    CITAZIONE (°GinevrA° @ 2/3/2010, 16:41)
    CITAZIONE (,zucchera' @ 1/3/2010, 22:48)
    Non tutti sanno u.ù
    E poi io te l'avevo detto di postare qualcos'altro di tuo!
    Hai fatto bene u.u

    macchè ... >.>

    vieni qua che ti do un bacio

    *va da Giny*
     
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  11. °GinevrA°
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    Note iniziali:
    Oggi esce Alice in Wonderland, quindi posto
    E niente, io non faccio le note finali perchè, detto fra noi, non ricordo quasi più cos'abbia scritto in questi cap (che ne sono pochi) e neanche li rileggo ... mauhshuahuhus




    Cap.2





    Mentre camminava per le calli della città, Tom sentì provenire da un negozio una melodia delicata e stranamente familiare.

    Attirato da quel suono, entrò nella bottega straripante di colori spenti e oggetti più o meno preziosi, rincorrendo quella musica fin quando non giunse alla sua fonte.

    Era un piccolo carillon a scatola, di ceramica bianca e lilla.

    Immediatamente gli fu chiaro il luogo in cui aveva già sentito quella melodia e sperò che le poche monete che si era portato appresso potessero bastargli.


    *




    Sentì uno scampanellio alle sue spalle, si voltò ma non trovò nessuno di fronte a sé. Assunse un' espressione confusa e tornò a camminare per il corridoio, ma lo scampanellio richiamò di nuovo la sua attenzione e stavolta si girò di scatto, sicuro di cogliere sul fatto chiunque gli stesse dietro. Non trovando ancora nessuno, si guardò intorno curioso, fino ad abbassare lo sguardo e scorgere un paio di occhietti neri che lo fissavano dal basso, le lunghe orecchie dello stesso colore abbassate e il musino baffuto che si muoveva velocemente.

    << Oh, tesorino, sei tu.>> disse dolcemente. << Dì un po’, hai già finito di mangiare?>> gli chiese, come se il coniglietto nero a cui stava parlando potesse rispondergli. << Vieni con me, scommetto che hai tanta fame.>> disse, e si avviò verso una porta del corridoio con l’animaletto che lo seguiva fedelmente.

    L’unico specchio in suo possesso, posto al centro del lungo andito, riflettè al suo passaggio il profilo di una dama, elegante e austera, che avanzava con passo deciso senza voltarsi a guardare. I capelli corvini, liberi dal cappello, ondeggiavano voluminosi dietro le sue spalle e le piume che ne erano intrecciate superavano la loro lunghezza, solleticandog i fianchi sottili.

    Entrò in una stanza che aveva tutta l’aria di una vecchia cucina e si accertò subito che il piatto in cui metteva il cibo per il coniglio fosse vuoto. Scosse la testa apprensivo e lo mise su un tavolo sporco e pieno di cibi diversi, cesti di frutta, scodelle di verdure e carne cruda.

    Prese uno dei grossi pezzi di carne e lo sbattè su un tagliere di legno, prese il grosso coltello da cucina che vi era conficcato per la punta e tagliò una sottile fetta di carne. Con pochi ma veloci colpi di coltello la ridusse a striscioline, poi, con la lama girata nell’altro senso, tagliò le striscioline in modo da renderle piccoli e teneri cubetti.

    Una volta fatti scivolare dal tagliere al piatto, osservò il coltello sporco del sangue fresco della carne e ne leccò tutta la lunghezza, fino alla punta. Sollevò gli occhi e, facendo una smorfia, come se ne stesse valutando il sapore, esclamò: << Mmh … un po’ amaro, ma accettabile.>>

    Ficcò di nuovo la punta del coltello nel tagliere e portò il piatto all’animaletto, che l’attendeva affamato. Si soffermò a guardarlo mentre mangiava, col mento poggiato sulle mani incrociate e i gomiti puntati sul tavolo. << Vorresti anche un po’ di verdura, tesorino?>> chiese di nuovo, ma il coniglietto era intento a mangiare, così lo prese come un sì.

    Prese a una delle scodelle un po’ di lattuga ormai ammuffita e un gambo di sedano mezzo mangiato da qualche insetto che popolava quella vecchia cucina e li mise nello stesso piatto in cui aveva messo la carne.

    << Sai che giorno è oggi, tesorino?>> chiese, restando seduto sui talloni per guardare meglio il piccolo coniglio. << Bravo! Oggi è un giorno speciale e bisogna festeggiare.> disse tutto contento, dando un paio di veloci carezze in punta di dita all’animale e alzandosi per poi guardarsi intorno. <<sono anche le cinque, giusto in tempo per il tè.>>


    *




    Il tintinnio delle campanelline lo accolse quando aprì la porta trasparente intarsiata di madreperla, ma stavolta, entrato nel negozio, non sentì la voce del proprietario né nessun altro suono.
    Thomas si guardò intorno attento, tenendo fra le mani la piccola scatola in velluto viola che uno sgradevole senso di colpa l’aveva spinto a comprare, tanto per rendere più convincenti le sue scuse per quanto accaduto il giorno prima.

    << Buongiorno>> provò a dire a gran voce, ma non ricevette alcuna risposta. << Bonjour?>> riprovò, ma il negozio sembrava vuoto.

    Il giovane pensò che se il negozio era aperto doveva per forza esserci qualcuno, così cominciò a passare lungo i grandi scaffali guardando attentamente in ogni angolo alla ricerca dello strano proprietario.

    Stava quasi per tornare indietro e uscire dal negozio, ma vide una porta rossa e bianca socchiusa. Vi si avvicinò, indeciso se aprirla o meno, quando la sua attenzione fu attirata dal suono leggero di un sonaglino che lo portò a pensare che il cappellaio fosse lì.

    Aprì la porta ed entrò nella stanza cautamente.

    La stanza in cui si ritrovò era ampia e illuminata dalla luce tenue che la porta aperta lasciava entrare, aveva le pareti color pesca con decorazioni dorate in puro stile settecentesco. Non era grigia e tetra come tutte le stanze che aveva varcato durante le sue commissioni e pensò che con un po’ di luce solare sarebbe esplosa in colori brillanti.

    Forse troppo occupato ad osservare le decorazioni o i numerosi tavolini su cui erano poggiate torte e servizi da tè, che non si accorse della figura che giaceva tranquillamente su un divanetto dello stesso stile e colore della stanza, ma quando lo fece, ne fu letteralmente rapito …

    A dormire tranquillamente su quel divanetto c’era proprio il giovane cappellaio, con la testa poggiata su una mano, i capelli sottili che gli ricadevano sul viso pallido e delicato e le labbra piene e scure leggermente socchiuse.

    Thomas si ritrovò a contemplare tacitamente la bellezza di quei lineamenti sperando da un canto che il ragazzo non si svegliasse per continuare a guardarli all’infinito e, dall'altro che lo facesse, per vedere tanta bellezza prendere vita.

    Il tintinnio del sonaglio si fece più intenso e veloce, portando il giovane a guardare in basso.

    C’era un coniglietto tutto nero che, spaventato dall’intruso, cercava di nascondersi in un angolino, appallottolandosi.

    Il cappellaio emise un gemito, muovendosi appena, prima di svegliarsi del tutto, forse destato dal suono del sonaglino. Si stiracchiò un po’ ancora ad occhi chiusi e portò una mano alla bocca per coprire educatamente un leggero sbadiglio. Sembrò non accorgersi di Thomas finchè non aprì del tutto gli occhi, focalizzando la sagoma del ragazzo in piedi nella stanza.

    << Oh …>> sospirò << Bonjour …>>

    << Buongiorno.>> rispose Tom imbarazzato << Il negozio era aperto, ma non avevo trovato nessuno, così sono venuto qui …>> concluse sotto lo sguardo confuso e ancora assonnato del cappellaio.

    Questi si mise a sedere, sistemandosi i capelli e raccogliendo il cappello appeso alla spalliera del divanetto. Quando si fu sistemato, volse uno sguardo colpevole al biondo e sussurrò << Perdonatemi, devo essermi addormentato durante la festa di non-compleanno … >> spiegò << Sapete, può non essere divertente festeggiarlo da solo.>>

    Thomas si finse comprensivo schiarendosi la voce << Capisco.>> concordò.

    << Oggi è il vostro non-compleanno?>>
    L’altro parve interdetto da quella domanda, non sapendo cosa fosse un non-compleanno. Fece vagare la mente verso la spiegazione più plausibile, deducendo che quel giorno non compiva gli anni e quindi poteva essere il suo non-compleanno. << Si.>> disse quindi, annuendo convinto.

    << Oh, ma che coincidenza …>> sussurrò il cappellaio con la sua inconfondibile pronuncia << E’ anche il mio oggi. Potremmo festeggiarlo insieme.>> propose fiducioso << Lui non è molto d’aiuto. E neanche molto divertente.>> aggiunse poi indicando il coniglietto nero ancora appallottolato in un angolo.

    << Oh.>> riuscì solo a dire Thomas << Ehm, io … vi avevo comprato questo>> disse velocemente, porgendo la scatoletta viola al negoziante. << Il vostro è guasto, così ne ho comprato uno nuovo. E poi volevo anche scusarmi per il mio comportamento di ieri ...>> continuò, mentre quello apriva la scatola, << E’ uguale, così almeno potrete cantare tutta la canzone …>>

    Il giovane cappellaio guardò attento e stupito il carillon che teneva fra le mani, poi rivolse un sorriso al biondo << E’ bellissimò.>> sussurrò << Ma c’è un piccolò problema …>>
    Thomas si accigliò e il ragazzo abbassò lo sguardo,<< Io … non conosco il resto della canzone.>>

    << Ah …>> fece l’altro, preso alla sprovvista << Beh … potreste almeno ascoltare il resto della canzone.>>

    L’altro sembrò rincuorato e sorrise, stringendosi il carillon al petto << Ad ogni modo, è il primo regalo di non-compleanno che ricevo.>> disse sollevando gli angoli delle labbra e puntando gli occhioni ben aperti in quelli del ragazzo. << Potete accomodarvi qui Mo->>

    << Potete chiamarmi->>

    << Thomàs?>> terminò per lui il cappellaio dopo essersi alzato per fargli posto sul divanetto.

    Thomas restò a guardarlo sorpreso, cercando di ricordare il momento in cui gli aveva detto il suo nome ma non riuscendo a trovarlo. << Come facevate a saperlo?>> chiese con cipiglio accusatorio.
    << Io so molte più cose di quanto non vi immaginiate, Thomàs.>> rispose vago l’altro, facendolo accomodare sul divanetto. Il biondo si lasciò andare sul divanetto senza battere ciglio. << E io ho bisogno di una tazza di tè.>> sentenziò poi il cappellaio, sempre stringendo tra le mani il carillon nuovo e avanzando verso la porta, seguito dal coniglietto nero.


    Quando tornò nella stanza, Thomas lo ascoltò parlare, ovviamente senza aver visto neanche una goccia del Tè promesso, e intraprese una sorta di conversazione guidata dal giovane negoziante, l’inconveniente del giorno prima ormai scordato.
    << Per quando deve essere pronto, questo cappello?>> chiese questi, riempiendo la mano di Thomas con una tazzina e lui rispose << Per il Carnevale, ovviamente.>>

    << Oh, il Carnevale!>> esclamò l'altro in un sospiro, versando del tè nella tazzina di Thomas, che non fece neanche in tempo a berne che il cappellaio la prese dalle sue mani e la sostituì da una vuota.

    Il biondo non ci badò nemmeno e lasciò che il negoziante proseguisse con le sue considerazioni fantasiose sul carnevale, su quanto gli piacessero i colori e le forme di abiti e maschere che la gente indossava in quel giorno e altri argomenti senza logica apparente a cui il cappellaio si era lasciato andare, in una loquacità che Thomas non si sarebbe aspettato da lui.

    Ma il magnetismo strano della sua voce e dei suoi occhi lo rapiva e faceva si che tacesse e ascoltasse, e più volte era stato tentato di scostare con la mano la retina che copriva metà del suo viso, per ammirarlo completamente. Quando l'artigiano si era svegliato, Thomas non aveva avuto che qualche istante per guardare bene il suo viso senza il suo cappello, ed ora aveva solo voglia di toglierglielo di nuovo.

    Il modo in cui il moro muoveva le labbra piene e sbatteva le lunghe ciglia non richiedeva che attenzione e silenzio, e Thomas ebbe un 'inusuale disponibilità a mantenere l’attenzione su di lui, finchè non si rese conto di essersi soffermato fin troppo in quella stanza in sua compagnia. Non che la cosa gli dispiacesse, ma quello stava rubando il tempo che lui avrebbe dovuto impiegare nel suo lavoro quotidiano e, prima che la mente gli ricordasse il motivo per cui si era recato alla bottega, uscì senza che il cappellaio si opponesse e senza possibilità di rientrare, una volta rammentatosene.


    *




    << Se mi è concesso, Giudice Ralph, potrei sapere come mai avete scelto di comprare un cappello e non farvelo fare da un sarto?>> chiese la Signorina Maryon, versandosi da sola un po’ della nuova bevanda che pian piano, da quando era stata portata dalle terre lontane da cui proveniva, stava riscuotendo un gran successo. Lo chiamavano caffè e dicevano avesse il potere di risvegliare le menti.
    In realtà alla Signorina Maryon non piaceva poi molto, e neanche a
    Thomas, ma di sicuro non poteva perdere l’occasione di bere una nobile bevanda in un nobile ambiente come la dimora del Giudice Ralph.

    << P-p-perché i cappelli f-f-fatti da sarti diventeranno presto o-obsoleti … il f-f-futuro della mode sta nei c-c-cappellai di bottega, in quanto e-esperti del settore, ovviamente.>> balbettò il balbuziente stilista personale del Giudice, mentre confrontava una nuova tonalità di stoffa con l'abito che l'uomo indossava.

    Maryon sorseggiò un altro po’ di caffè << Se lo dice lui …>> sussurrò sarcastica con cipiglio scettico dal cerchio della propria tazzina e Thomas si trattenne dal ridere, più per la parlata balbuziente del sarto che per lei.

    << Quindi, giovanotto, ti conviene concludere in fretta con quel cappellaio.>> tuonò il giudice << Non vorrai farmi fare brutta figura proprio nel giorno più importante dell’anno …>>

    << No, Giudice Ralph, assolutamente.>> assicurò il ragazzo << Il cappellaio ci sta … lavorando …>>

    Thomas si sentì un po’ a disagio nel dire quelle parole. Quel giorno, quando si era recato alla bottega del cappellaio, non aveva avuto modo di chiedergli del cappello. Per qualche strana ragione si era completamente dimenticato di farlo. Fin dal momento in cui il giovane negoziante gli aveva portato la tazzina di tè, ovviamente senza tè, aveva come scordato il motivo per cui si era recato da lui e si era lasciato coinvolgere dal suo strano festeggiamento del non-compleanno, con torte – che non aveva avuto modo di assaggiare – e servizi da tè con cui si erano intrattenuti per tutto il tempo. La maggior parte delle cose che il cappellaio diceva erano senza senso e apparentemente senza filo logico, ma Thomas si era comunque abbandonato a quella discussione astratta, finchè il negoziante non aveva cominciato a porgergli dei quesiti impossibili, come il perché secondo lui “i tramonti sono pupazzi da levare” … Solo quando Thomas era uscito dalla bottega si era reso conto di essersi scordato proprio della sua commissione e, quando si era voltato per tornare all’interno, il cappellaio era sparito dalla sua visuale e la porta era stranamente chiusa.

    << Sarà meglio per te. Puoi andare, giovanotto.>> concesse l’uomo e Thomas e Maryon fecero un piccolo inchino << Buona giornata Giudice Ralph.>> dissero all’unisono prima di uscire.





     
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  12. !Moody
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    Ok questo cappellaio mi sta incuriosendo sempre di piu`!!!
    Mi piace sempre di piu` questa storia e adoro il tuo modo di descrivere le cose ^^
    Mi piace :)
     
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  13. Jo-Jio-HotEmoGirl
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    Ginevra... Sei veramente Originale come persna..sai? Scrivi benissimo... E veramente ti seguo da Molto solo che difficilmente commento =)

    FINALMENTE COMMENTO...
    Beh

    SPOILER (click to view)
    Mi sapresti dire la terza legge dove la continui
     
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  14. °GinevrA°
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    CITAZIONE (!Moody @ 3/3/2010, 20:35)
    Ok questo cappellaio mi sta incuriosendo sempre di piu`!!!
    Mi piace sempre di piu` questa storia e adoro il tuo modo di descrivere le cose ^^
    Mi piace :)

    Grazie mille!

    CITAZIONE (Jo-Jio-HotEmoGirl @ 3/3/2010, 21:00)
    Ginevra... Sei veramente Originale come persna..sai? Scrivi benissimo... E veramente ti seguo da Molto solo che difficilmente commento =)

    FINALMENTE COMMENTO...
    Beh

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    Mi sapresti dire la terza legge dove la continui

    Wow, quel "Sei veramente Originale come persna" credo sia uno dei complimenti più piacevoli che abbia ricevuto, sai?
    Mi piacciono le cose follie fuori dal comune, quindi mi fa davvero piacere che lo pensi :sìsì:

    SPOILER (click to view)
    Ti dè il link in mp, perchè credo che qui sia spam ... :sospettoso:

    Rettifico: Mi sa che non ti posso mandare mp :ph34r: dove posso mandarti il link?
     
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  15. Jo-Jio-HotEmoGirl
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    CITAZIONE (Jo-Jio-HotEmoGirl @ 3/3/2010, 21:00)
    Ginevra... Sei veramente Originale come persna..sai? Scrivi benissimo... E veramente ti seguo da Molto solo che difficilmente commento =)

    FINALMENTE COMMENTO...
    Beh

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    Mi sapresti dire la terza legge dove la continui

    Wow, quel "Sei veramente Originale come persna" credo sia uno dei complimenti più piacevoli che abbia ricevuto, sai?
    Mi piacciono le cose follie fuori dal comune, quindi mi fa davvero piacere che lo pensi :sìsì:

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    Ti dè il link in mp, perchè credo che qui sia spam ... :sospettoso:

    Rettifico: Mi sa che non ti posso mandare mp :ph34r: dove posso mandarti il link?

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    Gine è veramente un piacere Per me farti dei complimenti... TE LO MERITI.


    ^_^ ^_^

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56 replies since 1/3/2010, 20:46   2687 views
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