Lenzuola Rubate

Hurt/Comfort, Introspettivo

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  1. ••Giulia••
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    Titolo: Lenzuola Rubate
    Autrice: Giulia
    Rating: R
    Genere: Romance, Drama, Introspettivo
    Avvisi: Hurt/Comfort, Angst, Fluff, leggero OOC (secondo me)
    Wordcount: 10.000 parole
    Riassunto: [...] Che male c’è nell’amare una persona, nel desiderare di vivere ogni singolo giorno della propria vita al suo fianco? Che male c’è nel desiderare per lei il meglio, nel donare senza remore se stessi senza pretendere nulla in cambio, nel condividere ogni singolo aspetto della propria vita?

    Note: Scritta per il II CHALLENGE, keyword "Arcobaleno dopo un lungo temporale"





    “Tom, piegati un po’ in avanti,” urlò il fotografo mentre cercava di fare gli ultimi scatti. “No, non così! Di meno, come se stessi guardando qualcosa a terra,” provò ad aiutarlo, disperandosi quando il ragazzo si mosse in maniera goffa, quasi inciampando nelle sue stesse scarpe. Roteò gli occhi e si decise a scattare le ultime fotografie andando all’avventura, ben conscio che anche a stare lì un’altra ora, di certo non sarebbe riuscito a cavare un ragno dal buco. “Okay, abbiamo finito,” comunicò con sollievo. “Bill, se vieni qui termino con te e poi andiamo tutti a pranzo.” L’idea lo fece sorridere mentalmente, perché dover fotografare il moro voleva dire riuscire a fare centinaia e centinaia di scatti –tutti di qualità eccellente- in poche decine di minuti.

    Bill si posizionò davanti al telo bianco, sapendo di dover fare le fotografie in ben tre posizioni diverse. Decise che era meglio iniziare in piedi, perché poi per fare quelle da seduto avrebbe dovuto togliersi gli stivali. “Va bene così?” chiese, sorridendo e mettendosi in posa, non prima però di lanciare un’occhiata al gemello e fargli la linguaccia. Sapeva che meglio di così non poteva andare, ma in un certo senso voleva stuzzicare Tom, che per trovare quella stessa posizione ci aveva impiegato qualcosa come un’ora. Lo vide infatti quasi fulminarlo con lo sguardo, ma poi si perse a fare il suo lavoro, cercando di bucare l’obiettivo e di farlo anche nel minor tempo possibile.

    Tom si lasciò cadere esausto su una poltroncina poco dopo aver afferrato una bottiglietta d’acqua e averne bevuto un sorso. I photoshoot strani erano quelli che più odiava. Per la promozione dell’album aveva dovuto farsi fotografare vestito da robot, aveva dovuto improvvisare salti in aria, cadute in avanti e persino contorsioni varie, ottenendo scarsi risultati. Già una normale posa era per lui motivo di fatica, e in un certo senso si ritrovò ad invidiare il gemello, che invece sembrava riuscire in qualsiasi momento a fare l’amore con la macchina fotografica in maniera perfetta.

    Si perse a guardarlo, notando il modo in cui i capelli venivano mossi dall’aria del ventilatore, dandogli un’aria misteriosa ed avvincente. Bill, al contrario degli altri tre, aveva sempre deciso da solo cosa indossare, condizionando le scelte dei suoi compagni di band, e soprattutto quelle di Tom. Il moro indossava pantaloni con la tipica fantasia scozzese? A Tom toccava una camicia cucita con la stessa stoffa. Bill decideva di mettere una maglia bianca? Gli altri dovevano per forza vestirsi di nero, per far risaltare il loro frontman.

    Era un po’ frustrante in alcuni momenti, lo stesso Bill sembrava accorgersene, ma gli bastava vedere i risultati, quelle foto perfette, piene di sensualità e di voglia di emergere nonostante i Tokio Hotel fossero una realtà mondiale a fargli passare ogni stanchezza di dosso. Il frutto del loro lavoro, specialmente del suo, li ripagava con gli interessi.

    In quel momento sfoggiava quella che, secondo lui, era la sua mise migliore. Una canotta bianca che gli lasciava scoperte le braccia magre e pallide era infilata sotto ad una giacca nera, sbottonata ma stretta in vita da una larga cintura, quasi a voler sottolineare la sua magrezza. Sotto, un paio di pantaloni blu elettrico, attillati come non mai, che gli fasciavano gambe e glutei, segnando in maniera quasi spaventosa l’unico rigonfiamento presente sul suo corpo: quello all’inguine. Tom si chiese se proprio quella zona fosse più evidente perché il gemello era dimagrito ancora di più e ora amava indossare pantaloni dai colori accesi o se fosse perché era lui negli ultimi tempi a prestarvi una maggiore attenzione.

    Non sarebbe stato strano se il problema fosse stato lui, perché in quell’ultimo periodo stare vicino al suo gemello diventava sempre più difficile. Tom aveva affrontato i peggiori problemi della sua vita potendo contare solo ed esclusivamente su Bill; il loro rapporto era sempre stato meraviglioso, niente era stato in grado di scalfirlo, nemmeno la sfera sessuale delle loro vite. In un primo momento.

    Tom era stato precoce anche in quello; a quattordici anni, tutto felice e saltellante, tornò a casa e si diresse in camera del fratello, per raccontargli la sua prima esperienza sessuale. Non era stata niente di che, ma in un certo senso l’aveva fatto sentire “grande”. Bill era stato felicissimo per lui, ma non aveva mascherato la paura che coltivava dentro di sé che le ragazze potessero rovinare il loro rapporto. L’altro l’aveva rassicurato, dicendogli che mai e poi mai avrebbe permesso a una ragazza di prendere il posto del suo gemello adorato. E così era appunto andata. Appena una sua fidanzata accampava diritti più grandi di quelli che poteva accampare, Tom non esitava a farla fuori, scusandosi ma dicendo che mai e poi mai avrebbe barattato suo fratello per un’uscita più lunga o un week end spensierato.

    La popolarità gli aveva poi impedito anche soltanto di pensare ad una relazione seria, rendendolo anche un po’ cinico riguardo all’amore. Spesso nelle interviste gli chiedevano se lui fosse davvero il playboy che diceva di essere, e Tom rispondeva leccandosi il piercing al labbro e lanciando alla telecamera –e a tutte le ascoltatrici che c’erano dietro- uno sguardo intenso che lasciava poco all’immaginazione.

    Bill non era mai stato così. Mentre Tom coltivava la passione della musica e al contempo trovava del tempo per dedicarsi alle relazioni interpersonali, il moro incanalava tutto il suo impegno e tutto il suo cuore in un’unica direzione, quella che poi gli aveva permesso di realizzare il sogno di cantare davanti a centinaia di persone. In un certo senso il suo gemello era contento che Bill fosse single, perché trovava difficile credere che prima o poi una ragazza sarebbe stata in grado di dargli l’amore che lui meritava; il fatto poi che al moro non sembrasse pesare questa mancanza di relazioni sentimentali lo convinceva maggiormente delle sue teorie.

    Ma si sa, il tempo passa, e le persone cambiano. Bill era cambiato attorno ai diciotto anni. Era cambiato fisicamente, crescendo fino a superare il metro e ottanta, aveva cambiato pettinatura, aveva fatto altri tatuaggi, ma più di ogni altra cosa, aveva cambiato il suo parere riguardo all’amore. Ora era in cerca della sua anima gemella, di quella persona in grado di completarlo, la persona accanto a cui svegliarsi ogni mattina e con la quale vivere giornate indimenticabili. Per Tom era stata la fine, perché lui sapeva quanto Bill fosse positivo, quanto fosse disincantato, pieno di aspettative che, purtroppo, puntualmente restavano deluse.

    Bill non era timido, ma quando si trattava di relazionarsi col genere femminile, entrava in crisi. Quando, all’inizio, superò per la prima volta la paura di un possibile rifiuto e decise di invitare una ragazza ad un appuntamento, lei accettò immediatamente, e il moro pensò che l’avesse fatto perché voleva realmente stare con lui, conoscerlo e magari provare ad instaurare almeno un’amicizia. Ciò che Bill non si aspettava era che lei portasse cd e poster con sé per farseli autografare. Quella prima delusione era rimasta un caso unico, più che altro perché lui si era rifiutato, in seguito, di uscire di nuovo. Preferiva passare le serate con Tom, ma quando si accorse che il suo comportamento impediva al gemello di vivere la sua, di vita sessuale, in maniera soddisfacente, decise che non starebbe stata una cattiva idea imparare a stare da solo. Almeno aveva del tempo da dedicare a se stesso.

    Quando Tom aveva scoperto il motivo per cui Bill non usciva con lui e Georg la sera, si era presentato in camera sua e gli aveva dato dello stupido, ricordandogli quella piccola promessa che i due si erano scambiati qualche anno prima. Bill aveva riso, e poi l’aveva abbracciato forte, cercando di trasmettere, in quella presa, tutto l’amore possibile nei suoi confronti.

    L’apice del loro successo Bill l’aveva vissuto in maniera tranquilla, confortato dalla costante presenza del fratello, che sopperiva alla mancanza di una ragazza. Poi era avvenuto l’ultimo cambiamento in ordine di tempo, quello più sconvolgente in assoluto. Bill aveva iniziato a vestirsi in modo diverso, accentuando il trucco attorno agli occhi, iniziando ad usare lucidalabbra e vestendosi in abiti che andavano a sottolineare la sua gracilità, la mancanza di muscoli, ma anche un fisico estremamente attraente.

    E da lì tutto era precipitato.

    Il moro aveva smesso di cercare il vero amore, lasciandosi andare alle gioie del sesso. Tom ne era rimasto sconvolto –credeva di essere lui il gemello più stupido, quello che fa le cose senza pensarci su due volte – e aveva anche iniziato a percepire la presenza di Bill in modo diverso. Come in quel momento.

    Il modo in cui la collana che lui indossava scendeva dispettosa all’altezza dell’ombelico, il colore così evidente dei pantaloni, la posizione sensuale in cui Bill si trovava sembravano quasi voler richiamare in maniera ossessiva l’attenzione di Tom su dettagli del gemello che non avrebbe dovuto essere in grado di cogliere ed apprezzare neanche lontanamente. Ma Bill era fatto per essere guardato, lui l’aveva sempre sostenuto. Si concesse il tempo di cogliere i lineamenti del suo viso, che restava la cosa migliore del suo corpo. Gli occhi profondi brillavano di una luce che Tom era solito vedere solo quando il suo gemello faceva cose appaganti, che lo soddisfacevano nel profondo, come ad esempio cantare e posare davanti ad un obiettivo. Il modo poi in cui le sue labbra si curvavano verso l’alto quando il fotografo gli faceva i complimenti era indescrivibile, e faceva contorcere lo stomaco di Tom in una maniera deliziosa.

    Lui era sempre stato un po’ egoista nel desiderare che Bill restasse intatto. Non lo vedeva come una donna, una sorellina minore da proteggere, perché in più di una occasione Bill aveva dimostrato di avere le palle di risolvere anche le questioni più spinose –forse anche meglio di lui-, però era bella l’idea di essere il fratello maggiore, quello in grado di proteggere l’altra metà di se stesso da qualsiasi cosa. Perdendo questo ruolo, Tom aveva iniziato a sentire il gemello sempre più lontano, come se il non proteggerlo più lo facesse andare alla deriva, spingendolo ad avventurarsi in terre che non conosceva e che non voleva conoscere.

    “Tomi, andiamo?” la voce delicata e dolce del moro lo scosse da quei pensieri poco piacevoli, facendogli notare il modo in cui le sue dita si erano strette quasi maniacalmente attorno alla bottiglia di plastica oramai vuota per metà.

    “Sì,” cercò di sorridere. Bill piegò la testa a lato e lo guardò con gli occhi leggermente spalancati. “Che hai?” chiese, quasi col broncio. Tom dedusse che quel rapido cambiamento d’umore fosse dovuto al fatto che non riusciva a capire cosa avesse potuto turbare il gemello da un momento all’altro.

    “Fame.” Si affrettò a rispondere. “Muoio di fame.” Gli si avvicinò, mettendogli un braccio attorno alle spalle e avvicinandosi al suo viso. “Se non mangio subito…” gli morse il mento. “Potrei pensare di mangiare te,” concluse con l’espressione di chi la sapeva lunga.

    “Ma Tomi!” strillò l’altro, facendo finta di essere schifato dalla saliva del fratello che gli era rimasta sul mento.

    ***

    “Mi scoccia guardarmi allo specchio ogni giorno e vedermi sempre uguale,” disse Bill all’intervistatore, sorridendo mentre questi cercava quasi di marchiare a fuoco in testa le sue parole. “Ecco perché cambio.”

    Stavano registrando un nuovo episodio della Tokio Hotel tv, e le domande riguardavano il nuovo album e il nuovo look dei ragazzi. Bill era sempre stato al centro di dibattiti di ogni sorta riguardo al suo aspetto –in modo particolare i suoi capelli, ma in quel momento le domande erano per tutti e quattro.

    Tom riportò alla mente alcuni momenti di vita quotidiana. Vedeva spesso il fratello davanti allo specchio, ed aveva sempre pensato che Bill fosse egocentrico –come d'altronde era lui—e che godesse nel guardare fino a stancarsi i lineamenti del suo viso, le curve del suo corpo, l’ondeggiare dei suoi capelli. Solo in quel momento capì che forse Bill pensava ad altro mentre osservava il suo riflesso; non di rado lui l’aveva visto storcere la bocca in un’espressione che non trasmetteva propriamente piacere o godimento, e spesso l’aveva sentito mormorare qualcosa come “fottutamente brutto”. Lì per lì aveva pensato che si riferisse al nuovo trucco, o magari al modo in cui aveva piastrato i capelli, rendendoli troppo lucidi o, viceversa, troppo poco lucidi.

    Come potesse pensare di essere brutto, Tom non lo sapeva. Al di là di ogni egocentrismo dovuto al fatto che fossero gemelli, lui aveva sempre considerato Bill bello ogni oltre limite. Il moro era diverso persino da lui, per i suoi modi di fare, per come accentuava la sua bellezza naturale. Quando erano piccoli erano quasi uguali, ma col tempo i tratti di Tom erano diventati più marcati, meno armoniosi anche, mentre quelli di Bill sembravano aver acquisito elasticità, morbidezza, come una linea tracciata da un artista su un foglio con una matita dalla punta arrotondata. Non c’era niente di sbagliato in lui, ma forse Bill ancora non lo sapeva.

    “E ho anche convinto Tom a cambiare, ma ci ho dovuto lavorare parecchio,” aggiunse dopo un attimo il moro, ridacchiando e ridestandolo per la seconda volta in poche ore da pensieri troppo pesanti persino per lui.

    “Alla fine non l’hai dovuto fare però,” ribattè lui.

    Il moro si girò a guardarlo, e i loro sguardi si incrociarono per un attimo. “Ma ne hai fatto una tragedia!” disse.

    “Come se-“

    Bill alzò la voce per coprire quella del fratello. “E il colore nero è stata una mia idea. Glieli ho tinti io i capelli.” Tom sorrise a quel piccolo gesto di autorità; il suo gemello sopperiva la netta differenza di forza alzando la voce. Sembrava volergli dire che a livello fisico lui poteva sì essere più bravo, ma con le parole –e la voce- nessuno poteva batterlo.

    “Eh sì, Bill è un barbiere perfetto,” scherzò guardando il cameraman.

    Meno male che alcune cose non cambiavano mai.

    ***

    Per fortuna quella giornata era finita. Tom pensò che probabilmente era meglio ignorare i vari doloretti che iniziavano a farsi sentire, perché l’avrebbero comunque accompagnato per parecchi giorni. Spostò la testa sotto il getto d’acqua della doccia, apprezzando il piacevole calore che avvolse il suo corpo. Insaponò i capelli, desiderando che al posto delle sue mani vi fossero quelle del gemello, che tanto era bravo a massaggiargli la testa. Sospirò, riportando alla mente l’intervista fatta un paio d’ore prima.

    Bill aveva avuto un comportamento strano, e lui voleva parlargliene al più presto. Non voleva che tra di loro ci fossero tensioni di alcun genere, ma più di ogni altra cosa non voleva che Bill soffrisse in alcun modo. Se lui poteva fare qualcosa per migliorare la situazione, l’avrebbe fatto senza pensarci due volte.

    Con questo pensiero in testa uscì dalla doccia, avvolgendosi un asciugamano attorno alla vita e mettendosene uno sulle spalle, asciugando le treccine che grondavano d’acqua. Solo allora notò che nel bagno c’era anche il moro, che, davanti allo specchio, si truccava. Lui si prese un attimo per osservarlo; Bill aveva tenuto i capelli sciolti, al naturale, come lui li preferiva.

    Si avvicinò al lavandino per lavarsi i denti e Bill si spostò leggermente a lato, lasciandogli spazio e rivolgendogli un sorriso caldo ed invitante.

    “Grazie,” rispose timido Tom, sentendosi indurire all’istante. Afferrò il suo spazzolino e ci mise sopra il dentifricio, iniziando poi a lavarsi i denti. Bill accanto a lui stava eseguendo qualche complicatissima evoluzione che comprendeva una matita e un tubetto di un qualcosa di nero e liquido. Lasciò perdere lo spazzolino e si girò apertamente a guardare il fratello, restando sconvolto alla precisione con cui lui eseguiva ogni singola mossa. Una volta che Bill ebbe finito di truccare un occhio, si girò verso di lui, fissandolo.

    “Che c’è?” chiese.

    “Cercavo di capire come fai a non infilarti quel coso nell’occhio,” rispose onestamente Tom.

    Il moro rise. “Tomi, non è tanto difficile.”

    “Oh, credimi, io sarei finito all’ospedale secoli fa.”

    “Quando hai bisogno di questo per essere bello vedi che impari,” fu la triste risposta dell’altro, che abbassò lo sguardo e recuperò un batuffolo di ovatta che usò per pulire le sbavature attorno all’occhio.

    Il cuore di Tom perse un battito; mise a posto lo spazzolino, si sciacquò la bocca e si girò completamente verso il gemello. “Bill, forse dobbiamo parlare di questa cosa,” disse con tono risoluto. “Io… mi spieghi come fai anche solo a pensare di essere brutto?” Ci era riuscito, finalmente l’aveva detto. Aveva provato in tutti i modi a capire che meccanismo perverso si azionasse nella mente del gemello, capace di produrre simili pensieri, ma non era venuto a capo di niente. Era solo lui che vedeva nel ragazzo che gli era in piedi di fronte, la perfezione fatta persona?

    “Tom…” il moro arrossì, cercando di andarsene. L’altro lo afferrò per un braccio, con delicatezza, fermandolo. Gli portò un dito sotto il mento e gli fece alzare la testa, incrociando il suo sguardo e notando la timidezza che vi si poteva leggere dentro.

    “Bill, ti devi fidare di me,” sussurrò.

    “Sono ancora single,” sputò Bill. “Sono fottutamente single, e non interesso a nessuno. Guardami Tom, faccio di tutto per piacere alla gente, e nessuno mi guarda!” la rabbia oramai si era impossessata di lui; prese a gesticolare, senza prestare la minima attenzione alle lacrime che sgorgavano libere dai suoi occhi, lasciando una striscia di colore nero sotto al destro, l’unico truccato.

    Tom osservò la scena davanti ai suoi occhi a bocca spalancata; non pensava davvero che al gemello l’essere single pesasse più di tanto, probabilmente perché Bill aveva fatto di tutto in ogni occasione per mascherare il suo dispiacere, la sua delusione. Cercò le parole migliori da dire, sentendosi per la prima volta in vita sua impotente nei confronti dell’unica persona della quale gli importasse sul serio.

    “Voglio essere amato,” pigolò il moro, prima di reprimere dei singhiozzi e gettarsi tra le braccia del fratello. Tom si premurò di avvolgergli il busto, massaggiandogli la testa per calmarlo. “Non piangere,” gli sussurrò all’orecchio, lasciando lì un bacio. “Troverai chi sarà in grado di amarti. E non avrai bisogno di compiacerlo per farti volere, perché tu sei perfetto così come sei.” Gli prese il viso tra le mani e gli asciugò le lacrime con i pollici, sorridendogli affettuosamente. “Su, sorridi, che altrimenti ti vengono le rughe,” provò a sdrammatizzare. “E non voglio immaginare nemmeno che casino metteresti su.”

    “Stronzo,” sorrise Bill, tirando su col naso e posando le proprie mani su quelle del gemello. “Grazie,” riuscì a tirare fuori, avvicinandosi a lui e lasciandogli un bacio all’angolo della bocca. Sentì una sorta di scarica elettrica colpirlo, e si affrettò a ritrarsi quando percepì che anche Tom l’aveva sentita, forte e chiara. “F-forse è meglio se vado a prepararmi,” tirò fuori, aspettando che l’altro lasciasse la presa sulle sue mani.

    “Sì,” sussurrò Tom, girandosi verso lo specchio e lasciando andare il fratello. Il suo cuore batteva a mille, la pelle gli formicolava in maniera incredibile e gli occhi si erano appannati. Espirò un paio di volte, provando a calmarsi, e poi si lavò il viso con acqua fredda, di nuovo. Quel brivido, quella scossa, non l’aveva immaginata di certo. Il contatto, seppur minimo, che c’era stato tra le sue labbra e quelle di Bill gli aveva mandato neuroni ed ormoni in corto circuito. Abbassò lo sguardo e vide l’asciugamano teso all’altezza dell’inguine. Sospirò.

    Sarebbe stata una serata lunga.

    ***

    Tom sospirò per l’ennesima volta, mentre osservava Bill ballare a pochi metri da lui con un ragazzo dai capelli scuri.

    “Ehi amico, che hai?” gli chiese Georg, dandogli una pacca sulla spalla.

    “Sono felice che Bill si stia divertendo,” iniziò lui. “Sapessi che è successo a casa.” Era davvero felice che Bill avesse trovato qualcuno con cui divertirsi, ma l’idea di ritrovarsi quel qualcuno in casa la mattina dopo gli faceva venire da vomitare. Il fratello aveva parlato di amore, aveva espresso il desiderio di trovare la persona giusta, ma Tom non sapeva quali fossero le idee di Bill riguardo al sesso. Non voleva giudicare, sapeva che Bill era gay e non gli interessava, ma solo il pensiero delle sue effettive preferenze sessuali lo sconvolgeva –non amava pensare all’uccello di un ragazzo qualsiasi su per il suo culo. Eppure Bill era sessualmente attivo per quanto ne sapeva lui. Usciva la sera, in discoteca amava appartarsi con dei ragazzi, e persino i vari bodyguard che aveva avuto sapevano come comportarsi in caso lui avesse trovato qualcuno con cui passare un momento di intimità.

    “Guarda, se sei felice non si nota proprio,” sogghignò Georg prima di buttare giù l’ultimo sorso del suo drink. “Sembra che tu lo voglia trucidare.”

    Tom si girò di nuovo verso Bill, osservando il modo in cui si strusciava contro il ragazzo e riportando alla mente il piccolo bacio che c’era stato prima di uscire. Sospirò e prese un altro sorso di vodka dal bicchiere, chiudendo gli occhi e provando a scacciare quel pensiero dalla testa.

    “Nah,” disse. “Sono solo brillo, e sai che odio esserlo,” ridacchiò, girandosi verso Georg e restando così per il resto della serata.

    ***

    Succedeva sempre così; in discoteca o in qualsiasi locale andassero, Bill mollava sempre a Tom cellulare e portafogli. Tu hai i pantaloni con le tasche larghe, era la scusa che ogni volta tirava fuori. A lui non dava fastidio, tanto la maggior parte delle volte non si addentrava nei meandri della pista da ballo ma preferiva restare in disparte, seduto al bar o in un privè con Georg. Quella sera però, Bill aveva scordato di riprendersi le varie cose, forse perché distratto da altro.

    Tom cercò di allontanare dalla mente il ricordo del gemello che spariva dalla sua vista mano nella mano con quel ragazzo, che chiaramente voleva infilarsi nei suoi pantaloni; non era stato in grado di vederli di nuovo per più di mezz’ora, e in quel momento aveva capito che se i bagni avessero potuto parlare, di certo avrebbero raccontato delle cose interessanti per il mondo e pericolose per i suoi pochi neuroni. Provava a convincersi a lasciar perdere tutto, a far sì che Bill potesse avere la sua libertà, ma dentro il tumulto di sentimenti riusciva a scuoterlo anche da ubriaco. Non era servito a nulla tutto l’alcol che, inconsciamente, aveva buttato giù fino a poche decine di minuti prima, con il chiaro intento di pensare ad altro.

    A lui non andava bene che il fratello facesse sesso con delle persone. Si chiese se il suo egoismo avesse raggiunto livelli tanto elevati, e scoprì a malincuore che la risposta era sì. Bill aveva sempre fatto affidamento su di lui per qualsiasi cosa, anche per cose che non riusciva a ricevere dal resto del mondo, come un amore incondizionato, profondo, puro e genuino. L’idea che ora lui andasse a cercare qualcosa da un’altra persona lo disturbava. Non sarebbe più stato il suo Bill, avrebbe dovuto imparare a dividerlo con qualcun altro, e questo non riusciva proprio ad accettarlo.

    Senza pensarci aprì la porta della camera del gemello, facendo però attenzione a non fare troppo rumore, nel caso Bill stesse già dormendo. Ciò che si trovò davanti agli occhi lo sconcertò leggermente –Bill era completamente nudo, steso sul letto, con una mano avvolta saldamente attorno alla propria erezione, intento a masturbarsi.

    Sussultò, ma poi sulle sue labbra si aprì un ghigno divertito. “Non pensavo avessi bisogno di farti una sega,” disse, facendo sobbalzare il gemello, che chiaramente non si era accorto della sua presenza fino a quel momento.

    “Tom…” disse infatti questo, arrossendo e cercando di coprirsi alla meno peggio con le mani e con ciò che aveva trovato sul letto.

    “Ma dai, quel ragazzo non ti ha soddisfatto?”

    “Che ragazzo?” chiese confuso il moro, sedendosi e coprendosi col lenzuolo.

    L’altro sentì l’adrenalina scorrergli in corpo –forse Bill non ci aveva scopato. “Quello con cui sei sparito in discoteca,” precisò, sentendo il cuore che iniziava a gonfiarsi di felicità.

    “Ah, quello.” Il moro abbassò lo sguardo e iniziò a torturare l’orlo del lenzuolo. “Non- non ci ho fatto niente,” confessò infine.

    Tom avrebbe avuto voglia in quel momento di saltare in piedi e urlare, felice, fino a perdere la voce, ma si limitò ad un sorrisetto rapido, che svanì non appena vide la tristezza aleggiare sul volto del gemello. “Ehi,” disse, provando a guardarlo negli occhi e sentendo la testa girare per la sbronza. “Come mai?”

    “Tomi, ma tu cosa pensi di me?” chiese l’altro all’improvviso, alzando il viso e piegando a lato la testa, come faceva quando era piccolo e chiedeva a Simone di spiegargli una cosa che non riusciva a capire.

    Tom si sedette sul letto, quasi lasciandosi andare all’impulso di chiudere gli occhi e addormentarsi. Se non fosse stato per Bill, che gli aveva posto un quesito così importante, l’avrebbe senza alcun dubbio fatto. Provò a trovare la lucidità giusta per rispondergli, ma notò tristemente che l’alcol sembrava aver inibito persino le facoltà dei suoi soliti due neuroni, unici compagni di una vita. Nella sua mente si affollarono un sacco di immagini, che avrebbero soddisfatto almeno in parte la curiosità del gemello se solo lui fosse riuscito a tramutarle in parole. Per lui Bill era tutto: era aria, senza la quale la vita sulla terra sarebbe impossibile; era fuoco, la passione che lui era capace di mettere dentro ad ogni progetto che intraprendeva; era vita, perché nessuno più del suo gemello era in grado di dargli la carica sempre e comunque. Bill era il suo tutto, la sua anima, il suo passato, il suo presente e il suo futuro e lui avrebbe fatto qualsiasi cosa per compiacerlo.

    Sebbene nelle credenze delle loro fan il ruolo del debole spettasse a Bill, nella vita reale Tom non era poi così convinto di poter cedere al fratello quella palma. Lui era forte in ogni campo, ma il moro restava il suo eterno punto debole. Per farlo arrabbiare bisognava semplicemente nominare Bill, oppure cercare di torcergli un capello solo a parole. E lui sbottava, come un toro davanti al quale viene sventolato con noncuranza un drappo rosso.

    Quell’affetto però non sentiva di esprimerlo nel modo giusto; Bill non avrebbe dovuto aver bisogno di porre simili domande; a parte l’alcol in circolo nel suo corpo, se l’aveva fatto c’era un qualche motivo, e lui proprio non riusciva a capire quale fosse.

    “Bill, perché ti comporti così?” chiese frustrato oltre ogni limite. Non riusciva più a fare finta di niente, ad andare avanti come se tutto filasse liscio a casa loro; Bill era sempre inquieto, nervoso, frustrato, e la benedetta telepatia gemellare stava trasferendo tutto su di lui.

    Il moro lo guardò, i lineamenti del viso che si indurivano mentre il suo sguardo diventava leggermente triste. All’improvviso abbassò lo sguardo, sospirando e preparandosi a dire qualcosa.

    “Quando ero piccolo le ragazze volevano uscire con me solo perché ero famoso,” iniziò. “Ti ricordi Jenny, quella ragazzina dai capelli neri che mi piaceva? Beh, quell’unica volta che siamo usciti aveva con sé un poster da farmi firmare.” Tom notò il velo di tristezza che aleggiava nella stanza nonostante fosse stordito dall’ora e dalla serata trascorsa. Gli faceva male vedere il gemello così, ma ora che Bill aveva iniziato ad aprirsi, facendogli capire quali fossero i problemi, lui non aveva la minima intenzione di fermarlo. “Poi, quando siamo diventati famosi sul serio, le ragazze hanno iniziato a spaventarmi,” continuò. “Sai, in un certo senso mi vedevo sempre inferiore a loro, alle nostre fan, e cercavo di migliorarmi, per fare in modo che qualcuna desiderasse starmi accanto non solo perché sono famoso, ma non ho avuto grande fortuna neanche in questo. E guardami ora,” fece cenno attorno a sé, “nella mia stanza, ubriaco, a masturbarmi perché anche stasera sono andato in bianco.” Le lacrime iniziarono a solcare il suo viso, andando ad infrangersi contro le lenzuola.

    Tom gli si avvicinò, avvolgendogli le braccia attorno al petto e stringendoselo contro. “Bill, non devi cambiare,” gli disse mentre gli accarezzava la schiena nel tentativo di rassicurarlo e calmarlo. “Non sei tu quello sbagliato, è la gente che non ti merita.” In fondo era vero; lui aveva sempre considerato Bill come la perfezione assoluta, quindi la colpa non poteva certo essere sua. Lo abbracciò di nuovo, asciugandogli poi le lacrime con dei baci. Si soffermò un attimo a guardarlo negli occhi, notando la mancanza della luce che di solito li caratterizzava e sentendo una fitta al petto. Odiava vederlo così, ma purtroppo questa volta non ci poteva fare niente.

    “Tomi, resta qui,” disse l’altro, spingendosi contro il fratello e pregandolo con lo sguardo.

    Tom non replicò, ma si alzò per eliminare i jeans e la felpa, mentre Bill recuperava i boxer e li rimetteva, l’ostacolo dell’erezione oramai scemato. I due si rifugiarono sotto le coperte, uno di fronte all’altro, e il moro si accoccolò contro il gemello, sistemando la testa nell’incavo del suo collo e lasciandosi trasportare nel mondo dei sogni, seguito poco dopo dal fratello.


    ***

    Dormire insieme, preferibilmente nel letto di Bill, era diventata oramai un’abitudine per i gemelli. Non c’era bisogno di parlare, a qualsiasi ora tornassero a casa, Tom sapeva che Bill lo voleva accanto a sé, e lui non faceva una piega, sia perché pur di vedere il gemello sorridere avrebbe fatto di tutto, sia perché tutto sommato non gli dispiaceva quella ritrovata vicinanza. Quando erano piccoli non si separavano nemmeno per una notte, ma poi le cose erano un po’ cambiate con l’inizio della loro vita da rockstar. Nel tourbus, quando con loro c’erano Gustav e Georg, i ragazzi non potevano permettersi di fare tutto ciò che gli passava per la testa. Certo, i loro compagni di avventure li conoscevano meglio di chiunque altro, ma col tempo i gemelli avevano imparato che determinate cose sembravano strane persino a Simone, e quindi evitavano di comportarsi in un determinato modo se con loro c’era qualcun altro. Ogni tanto però, anche se la loro forza di volontà era incredibile, finivano a coccolarsi in un’unica cuccetta, soprattutto se uno dei due era triste. Quando avevano avuto un tourbus solo per loro, poco tempo prima, le cose erano diventate ancora più strane: Bill non si faceva problemi ad andare in giro mezzo nudo, oppure a parlare con tranquillità delle sue preferenze sessuali, che differivano da quelle di Tom –nonostante ci fosse stato un periodo in cui Tom non era stato più tanto sicuro di ciò-, e il ragazzo aveva notato che quel tipo di spettacolo, unito ad una sorta di astinenza forzata che a volte era costretto a fare, avevano su di lui un effetto a dir poco strano. Dormire nella stessa cuccetta del fratello, appiccicato a lui, spesso si rivelava difficile anche se di tutto questo non aveva mai fatto parola a Bill.

    Quella sera però le cose erano diverse. Tom gemette, provando ad inghiottire quel suono che premeva per uscire, e si accarezzò l’erezione attraverso il materiale dei boxer. Nell’ultimo periodo aveva ridotto a zero le uscite, ed inoltre aveva vissuto un periodo particolarmente stressante che non gli aveva permesso di occuparsi dei bisogni primari. Ora il suo corpo stava rilasciando la tensione, e lo stava facendo nel modo peggiore in assoluto. Il ragazzo pensò che avrebbe potuto toccarsi e venire prima che Bill uscisse dal bagno, ma non ebbe nemmeno il tempo di formulare l’intero pensiero, perché il gemello rientrò nella stanza canticchiando, un asciugamano avvolto attorno ai fianchi magri –il tatuaggio a vista- e uno appoggiato sulle spalle, a proteggerle dall’acqua che gocciolava dai capelli bagnati.

    Tom spalancò gli occhi e sentì la propria erezione indurirsi ancora di più, tanto che si girò su un fianco per evitare che le coperte si sollevassero. In tutti quegli anni aveva avuto modo di vedere Bill nudo tante volte, ma nell’ultimo periodo il suo corpo si era modificato, era diventato più delicato, e quella pelle così bianca gli faceva venire voglia di accarezzarla fino allo sfinimento, oltre che di arrossarla con baci roventi e piccoli morsi.

    Bill si diresse verso il letto, e per un momento Tom ebbe paura che si sarebbe messo a dormire così –nudo e bagnato-. Dopo che il moro gli ebbe rivolto un sorriso, sorpassò il letto e recuperò un paio di boxer puliti dall’armadio, sedendosi poi sul divanetto e infilandoseli. Quando si alzò per sistemarsi, Tom ebbe la possibilità di avere davanti agli occhi una buona porzione del suo sedere, e gemette senza accorgersene. L’altro si voltò verso di lui e lo guardò, ma Tom riuscì a rimediare un sorriso e puntellò un gomito contro il materasso, appoggiando la testa sulla mano e guardandolo.

    “Devi asciugarti i capelli?” chiese, sperando anche di avere un po’ di tempo per risolvere il suo problema.

    “No, non fa niente,” rispose lui, aggiungendo poi “Mi metto la crema e arrivo.”

    Tom chiuse gli occhi e cercò di pensare a qualcosa, qualsiasi cosa che potesse risultare rivoltante. Gustav in perizoma, sua nonna pronta ad entrare in azione, Georg che chiama la fidanzata “trottolina”. Tutte queste immagini gli fecero venire il vomito, ma lo aiutarono poco. Ad un tratto pensò alla figuraccia che avrebbe fatto con Bill, e soprattutto al fatto che avrebbe messo il suo gemello in imbarazzo, e questo sembrò funzionare meglio di qualsiasi cosa. Provò a calmarsi e chiuse gli occhi, lasciando sprofondare la testa nei morbidi cuscini e amando l’odore di pulito, mischiato al profumo di Bill, che impregnava le coperte.

    Il moro ritornò nella stanza con addosso una delle magliette di Tom, e il ragazzo sorrise, aspettando che il gemello spegnesse tutte le luci e si infilasse nel letto. Bill lo fece senza smettere mai di canticchiare, e una volta infilatosi sotto le coperte, gemette e poi si arrampicò su Tom, intrecciando insieme le loro gambe e sfiorando pericolosamente la sua zona inguinale con un ginocchio. Tom inspirò profondamente e lasciò che Bill gli si sistemasse contro come meglio credeva, appoggiandogli una mano sulla schiena e accarezzandolo attraverso la maglietta una volta che ebbe finito.

    Bill prese a disegnare con le dita delle strane forma sulla sua pancia mentre girava la testa e la nascondeva nell’incavo del suo collo, inspirando e deliziandosi dell’odore del gemello. Tom istintivamente portò una mano su quella di Bill e fermò i suoi movimenti, ben coscio di cosa sarebbe successo se lui avesse continuato a coccolarlo con quei tocchi leggeri.

    “Bill, ti devo dire una cosa,” iniziò a dire. Anche se non era propriamente quello che voleva, sapeva che sarebbe stato meglio così. Non voleva imbarazzare Bill, e non voleva nemmeno che il gemello lo considerasse un pervertito.

    “Dimmi,” rispose lui con voce dolce, alzando la testa e puntando lo sguardo nel suo. Tom potè vedere la fiducia che Bill riponeva in lui, la sua innocenza, e tutto l’affetto che provava nei suoi confronti, e all’improvviso non se la sentì di continuare a parlare. Non poteva spezzargli così il cuore, perché Bill non avrebbe mai capito il motivo per cui lui non voleva condividere il letto, né tantomeno lui avrebbe potuto dirglielo così, a cuor leggero.

    Si limitò quindi a sorridere e ad afferrargli il polso, invertendo le posizioni e facendogli il solletico fino a quando il letto non sembrò essere un campo di battaglia. Bill non aveva smesso di ridere per un attimo, tanto che gli erano persino uscite le lacrime. Ansimava, le labbra ancora curvate in un sorriso, e aveva i capelli appiccicati alla fronte. Tom lo guardò, accarezzandogli una guancia con due dita, e poi si chinò su di lui, baciandogli la fronte e poi stendendosi a lato, le guance in fiamme. Vide il sorriso di Bill diventare ancora più evidente e poi sentì le braccia del gemello avvolgerlo in un abbraccio. Nonostante tutto era felice di aver cambiato discorso, perché sapeva che per quanto sbagliato potesse sembrare agli occhi del mondo, dividersi da Bill era una cosa che non poteva nemmeno immaginare. Avrebbe potuto rinunciare a tutto –alle ragazze, ai momenti da solo-, ma non avrebbe mai potuto stare anche solo poche ore senza il gemello. I due si addormentarono così, l’uno nelle braccia dell’altro, sicuri e felici.

    ***

    Quando Tom si svegliò, fu subito certo di aver dormito in una posizione stranissima. Il dolore al collo e alla schiena erano dei buoni testimoni. Gli succedeva spesso quando Bill era nel letto con lui, perché pur di non svegliare il gemello –che di notte gli si arrampicava addosso in tutti i modi in cerca della posizione migliore per dormire- preferiva sopportare il dolore il mattino seguente. Bill però in quel momento non c’era, e Tom considerò l’idea di tornare a dormire, almeno per un po’, nella speranza –tra l’altro- di risvegliarsi con meno dolori. Poi però recuperò il cellulare che giaceva dimenticato sul comodino e vide che erano quasi le nove. Grugnì, mettendosi seduto e provando a ricordare cosa avrebbero dovuto fare durante la giornata. Un’intervista la sera era sicura, ma forse aveva la mattinata libera, cosa che automaticamente lo portava a desiderare di potersi stendere nella vasca idromassaggio e restare lì fino all’ora di pranzo.

    Si alzò dal letto ed infilò un paio di pantaloncini ed una maglietta, e poi si diresse al piano inferiore, sbadigliando. Trovò Bill in cucina, intento a preparare quella che supponeva fosse la loro colazione. Nella stanza aleggiava un invitante odore di caffè, e la tavola era imbandita a festa. Tom si accigliò, dirigendosi verso il gemello e salutandolo con un bacio sul collo, per poi sedersi a tavola e analizzare le varie leccornie. C’era del succo di frutta, una ciambella ancora calda, del pane fresco e persino della Nutella.

    “Hai fame?” chiese con vena scherzosa il ragazzo, osservando Bill portare al tavolo latte e caffè.

    “Una fame mostruosa,” rispose lui, ridacchiando e versando del caffè nella tazza del gemello.

    Iniziarono a mangiare in silenzio, sorridendosi a vicenda e felici di non essere costretti a parlare per capirsi. Entrambi odiavano le lunghe conversazioni di prima mattina, e una delle cose più belle dell’essere gemelli era la possibilità di capirsi con un’occhiata, senza bisogno di parole. Gli permetteva di svegliarsi con calma e nel migliore dei modi.

    Alla fine della colazione la ciambella era dimezzata, ma loro potevano dirsi soddisfatti. Tom si appoggiò contro lo schienale della sedia e stiracchiò le braccia, mentre il moro iniziava a sparecchiare.

    “Aspetta, ti aiuto io tra un attimo,” gli disse Tom, alzandosi e recuperando la propria tazza e il proprio piatto. Vide Bill mordersi un labbro, e riuscì ad intravedere gli ingranaggi del suo cervello lavorare a doppia velocità. “Che c’è?” gli chiese, avvicinandosi e guardandolo negli occhi. Bill si allontanò e sospirò.

    “Forse è meglio se non dormiamo più insieme,” disse tutto d’un fiato. Sapeva che se avesse iniziato a tentennare non sarebbe più riuscito ad uscire da quella situazione.

    Tom ripetè dentro di sé quelle parole, e ne rimase ferito. Sapeva di averci pensato lui per primo, ma in un certo senso il fatto che Bill lo avesse realmente detto ad alta voce, al contrario di ciò che aveva fatto lui, lo feriva.

    “È successo qualcosa?” gli chiese.

    Bill si morse il labbro con ancora maggiore forza. Non poteva dirgli cosa era successo, non poteva dirgli come si sentiva. Si chiese se avesse fatto la cosa giusta, e il suo cuore spezzato sembrava dirgli che no, quella non era la scelta giusta. Ma poi ripensò al gemello e al bene che gli voleva. Doveva lasciargli il suo spazio, Tom non poteva sempre prendersi cura di lui. L’aveva fatto fino ad allora, ora era compito suo prendersi le proprie responsabilità. Non avrebbe fatto parola di quello che era successo poche ore prima, quando Tom aveva inconsapevolmente strusciato la propria erezione contro di lui, nel sonno. Non gli avrebbe detto quanto avrebbe voluto toccarlo per soddisfarlo, sperando che non avrebbe ricordato nulla una volta sveglio, non gli avrebbe detto quanto strano si sentisse per averlo costretto ad una astinenza forzata senza nemmeno accorgersene. Dormire la notte con lui era piacevole, ma significava anche che Tom era costretto a stare solo con lui, senza essere nemmeno libero di toccarsi. E lui non poteva permetterlo. Indossò il suo sorriso migliore e si girò verso il gemello, sorridendogli.

    “Mi son scocciato di averti sempre tra i piedi,” disse con tono scherzoso. Sapeva che Tom non avrebbe bevuto quella stupidaggine, ma sapeva anche che non avrebbe fatto notare di aver capito che quello non era il motivo reale. Lo vide sospirare e sorridere di rimando, e si avvicinò a lui, che intanto si era seduto su uno degli sgabelli del bancone. Gli avvolse le braccia attorno al collo e nascose il naso nell’incavo del suo collo, inspirando il suo odore.

    Tom fu colto alla sprovvista da quel gesto. Se avesse immaginato le intenzioni di Bill avrebbe come minimo chiuso le gambe. Si limitò a poggiargli le mani in vita e stringerselo addosso, muovendo le mani in movimenti circolari e provando a tranquillizzarlo. Aveva capito che c’era qualcosa sotto, e temeva anche che Bill avesse percepito qualcosa riguardo alle reazioni che il suo corpo aveva in alcuni momenti. Ovviamente non ne avrebbe fatto parola, ma la sensazione di aver deluso il gemello e di averlo ferito lo attanagliava e gli impediva di respirare.

    Quando il moro prese a lasciare dei piccoli baci lungo il suo collo, quasi a scusarsi di avergli appena comunicato una simile cosa, Tom sentì di nuovo il calore riscaldargli la pancia, sentì il formicolio nelle gambe e un giramento di testa, che imputò al fatto che il sangue si stesse dirigendo in un’altra zona del suo corpo. Bill chiaramente non aveva secondi fini, stava facendo tutto dall’alto della sua innocenza; era lui quello strano, che si eccitava in presenza del gemello e di un piccolo gesto d’affetto. All’improvviso Tom si sentì quasi malato, e la voglia di scappare il più lontano possibile si impossessò di lui. Fece per alzarsi, e quando Bill alzò la testa per guardarlo, lui sorrise e lo strinse in un abbraccio fugace, prima di inventare una scusa e scappare nella sua stanza.

    Forse non dormire più insieme sarebbe servito a ricostituire dei limiti, dei confini che lui e Bill avevano valicato chissà in quale momento della loro vita.

    ***

    Tom sbadigliò, sfilandosi la maglietta dalla testa e gettandola a terra, un’espressione disgustata sul viso. Era fottutamente stanco, quelle giornate sembravano non finire mai. Mancava ormai poco all’uscita dell’album –il due di ottobre sarebbe arrivato in un baleno- e c’erano ancora un mucchio di cose da sistemare. Aveva passato un’intera giornata a fare foto, in ogni fottutissima posizione, tanto che era arrivato ad odiare persino la sua stessa faccia. In più aveva dovuto patire la vicinanza di Bill per tutto il giorno. Da quando avevano entrambi capito che tra di loro non c’erano più regole, non c’erano più confini e che questo era profondamente sbagliato, non solo avevano smesso di dormire insieme, ma avevano anche limitato le effusioni, di qualsiasi natura fossero. E a Tom scocciava ammetterlo, ma ne sentiva la mancanza. Non era mai stato costretto, in tutta la sua vita, a stare lontano da Bill. Abbracciarlo, sentire il calore del suo corpo addosso quando erano seduti sul divano, accarezzargli una guancia o semplicemente guardarlo negli occhi e vederlo sorridere. Erano cose alle quali era abituato, e mai e poi mai avrebbe pensato di arrivare a soffrire in quel modo. In quegli ultimi giorni, quando vedeva il gemello, riceveva un timido sorriso, imbarazzato, sfuggente. E lui non era da meno. Era come se qualcosa, dentro di lui, scattasse, e lo portasse a comportarsi in maniera poco naturale. Averlo così vicino in quella situazione, durante il photoshoot, gli faceva venir voglia di abbracciarlo, di tirarselo addosso e di restare lì, aggrappato a lui, per sempre. Era il suo Bill, e lui lo sentiva più lontano che mai.

    Sbadigliò di nuovo mentre alzava le coperte e si preparava ad infilarvisi sotto. La mattina dopo gli avrebbe parlato, perché quella situazione era insostenibile. Mentre si metteva a letto, Tom notò che le lenzuola non erano le stesse che c’erano quella mattina –e lui le ricordava bene, perché al bordo avevano un ricamo particolare. Era stato il gemello a comprarle per lui –assieme a vari capi di abbigliamento, giusto un paio di mesi prima. Si accigliò, chiedendosi il perché, ma decise che avrebbe chiesto spiegazioni al moro, che di certo ne sapeva più di lui. Si girò su un fianco e chiuse gli occhi, cadendo quasi immediatamente in un sonno profondo, nel quale continuò fino all’alba a rivedere Bill.

    ***

    La mattina arrivò presto, e Tom se ne accorse dai raggi di sole che gli illuminavano il viso. La sera prima aveva dimenticato di chiudere le tende, ma in fondo non gli dispiaceva essersi svegliato così presto. Avevano qualche ora libera, David aveva pensato bene di occupargli solo il pomeriggio, per dar loro modo di dormire un po’ di più. Non appena ebbe aperto gli occhi, Tom riportò alla mente sia la faccenda delle lenzuola, sia il proposito di parlare con Bill, e si alzò dal letto, optando prima per una doccia. Sapeva che il gemello non si sarebbe svegliato prima di un’oretta, quindi aveva tutto il tempo per rendersi presentabile e anche per preparargli una buona colazione.

    Entrò nel bagno e si guardò allo specchio, storcendo il naso non appena vide le occhiaie. In quell’ultimo periodo non stava dormendo bene, e ancora una volta si ritrovò a pensare che dormiva male ogni volta che Bill non era con lui. Dormire col gemello gli dava un senso di pace, di tranquillità, che nient’altro riusciva a dargli; quando Bill era tra le sue braccia, lui era sicuro, sia per se stesso, che per il gemello. Sapeva che così era in grado di proteggerlo da tutto, e sapeva anche che in qualsiasi caso, anche Bill sarebbe stato in grado di proteggere lui.

    Entrò nel box doccia e aprì l’acqua, gemendo quando il getto tiepido incontrò le sue spalle. Avrebbe dovuto chiedere a David di prenotare una vacanza da qualche parte, era sicuro che anche a Bill l’idea sarebbe piaciuta. Magari un viaggetto alle Maldive, come l’anno precedente, o in un posto nuovo… immaginò di essere in un idromassaggio e di sentire i muscoli sciogliersi, la tensione andare via, sotto i getti dell’acqua tiepida. Sospirò, sentendo il calore riscaldargli lo stomaco e le gambe formicolare. Con due dita tracciò una linea dal petto fino a sotto l’ombelico, rabbrividendo al tocco. Non si faceva una sega da tanto, e all’improvviso ne sentì il bisogno. Era sempre troppo impegnato per dedicare un po’ di tempo a se stesso, oppure c’era sempre qualcuno in mezzo. In quel momento però era solo, e voleva godersi fino in fondo ogni secondo. Fece scivolare una mano all’altezza dell’inguine e sfiorò la punta della sua erezione, già rossa e gonfia, che sembrò gradire quelle attenzioni. Si attardò un attimo ad avvolgervi attorno la mano e scese a stuzzicare i testicoli, gemendo al suo stesso tocco. Il suo corpo sembrava essersi svegliato improvvisamente, come da un lungo letargo; Tom aveva fame, aveva bisogno di sentire della pelle scivolare contro di lui, il sudore inumidirgli la schiena, le gambe formicolargli. Provò ad immaginare di fare sesso con una ragazza mentre iniziava pian piano a pompare l’erezione, mantenendo una presa decisa ma non troppo forte. Immaginò la ragazza gemere e stringersi attorno a lui, chiamarlo per nome ed intimargli di continuare, di andare più forte, più veloce…

    Non seppe quando, ma il volto della ragazza nella sua mente si era trasformato nel volto di Bill, ansimante e splendido come al solito. Tom venne quando immaginò di baciargli le labbra, lasciandosi andare ad un gemito roco che scivolò attraverso l’acqua. Continuò a toccarsi fin quando il piacere non iniziò a diventare dolore, e poi si sistemò di nuovo sotto al getto d’acqua. Lasciò che le tracce del suo exploit scivolassero giù lungo i tubi, restando un segreto taciuto, mentre si lavava alla meglio, la testa persa nei vari pensieri. Dopo qualche minuto, quando l’acqua iniziò a diventare fredda, lui aprì i vetri della doccia e uscì fuori, rabbrividendo e cercando subito di recuperare l’asciugamano che giaceva dimenticato sul mobile lì vicino. Non ebbe il tempo di capire come, ma all’improvviso il volto di Bill, che fino a quel momento era solo nella sua testa, Tom lo vide sbucare dalla porta. Il gemello entrò nel bagno fischiettando, e in un primo momento non si accorse della presenza di Tom, che nel frattempo aveva sospeso la ricerca dell’asciugamano. Quando il moro si accorse di non essere solo nella stanza, e quando vide che il fratello era nudo, prese ad indietreggiare fino a trovarsi con le spalle al muro.

    “S-scusa,” disse con voce tremante, ma non riuscì a staccare gli occhi dal corpo di Tom.

    I due si guardarono per un attimo, e fu come se il tempo si fosse fermato. Tom ricondusse il viso del fratello a ciò che pochi minuti prima stava facendo nella doccia, e sentì le guance arrossarsi e il calore scendere verso il basso. Si affrettò a distogliere lo sguardo e ad afferrare finalmente l’asciugamano, lasciando che questo nascondesse il suo corpo.

    “Ti libero subito il bagno,” disse al gemello, dirigendosi verso la porta e sperando che Bill non si accorgesse di nulla. Il moro sembrava perso nel suo mondo: continuava a fissare un punto indefinito, e soprattutto non si era staccato ancora dal muro. Tom si chiese come mai la reazione fosse stata così esagerata. Di certo non era la prima volta che lo vedeva nudo. Mentre si chiudeva la porta alle spalle ebbe la sensazione che Bill avesse tirato un sospiro di sollievo. Si accigliò, ma pensò bene di non tornare indietro a chiedergli spiegazioni. Le cose erano già abbastanza strane così.

    ***

    Scoprire che le sue lenzuola erano al letto di Bill l’aveva confuso parecchio. Non riusciva proprio a capire cosa stesse succedendo, ma era abbastanza sicuro che solo due giorni prima tra quelle lenzuola ci aveva dormito lui. Mentre preparava il caffè si chiese quale fosse il modo migliore per chiedere spiegazioni a Bill. Non voleva fare la figura dell’imbecille, ma soprattutto non sapeva come fare a relazionarsi col gemello dopo quello che era successo pochi minuti prima nel bagno. Quando lo vide entrare in cucina, truccato alla perfezione, non potè fare a meno di sorridergli. Lo vide ricambiare timidamente il gesto, e poi sedersi sullo sgabello e iniziare a sgranocchiare qualcosa. Portò il caffè e lo posò sul piano di marmo, recuperando due tazze dalla dispensa e versandolo all’interno di esse con attenzione. Ne porse una a Bill, e quando il moro sporse la mano per recuperarla, le sue dita sfiorarono quelle di Tom, ed entrambi sentirono una scossa. Tom si ritrovò di nuovo intento ad osservare il fratello con attenzione e ammirazione. Nonostante Bill avesse sempre avuto l’abitudine di truccare i propri occhi, Tom era sempre riuscito ad andare al di là dello strato nero di trucco e a guardare oltre, riuscendo a leggerlo come se si trattasse di un libro aperto. La cosa che in quell’ultimo periodo l’aveva spaventato a morte era stata proprio quella: quando lo guardava, vedeva il mascara, vedeva le ciglia lunghe, vedeva l’ombretto nero, ma non riusciva più a vedere il vero Bill. Per quanto desiderasse che quella situazione venisse a cambiare, non riusciva a capire quale fosse il modo migliore di approcciarsi ad essa. Sospirò, e le parole gli uscirono di bocca senza che lui avesse effettivamente il modo di fermarle.

    “Perché le mie lenzuola erano al tuo letto?”

    Bill si ghiacciò sul posto, le mani strette attorno alla tazza di caffè e lo sguardo immerso nella bevanda fumante. Non rispose, nemmeno quando Tom lo chiamò per nome.

    “Bill,” ripetè Tom, sollevandogli il mento con due dita. Il moro chiuse gli occhi e si rifiutò di guardarlo. “Non fare così…” aggiunse l’altro, ma Bill si alzò all’improvviso, lasciando la tazza sul ripiano e correndo al piano superiore. Tom non ebbe nemmeno il tempo di pensarci, perché si ritrovò a corrergli dietro fino a fermarsi davanti alla porta della sua stanza, che era fermamente chiusa.

    “Bill, apri,” chiese con voce supplicante, bussando dolcemente contro il legno scuro.

    “No, vattene,” rispose l’altro. Tom riusciva a sentirlo singhiozzare, e per un momento considerò l’idea di sfondare la porta, oppure di arrampicarsi alla grondaia ed entrare nella stanza dalla finestra.

    “Bill, ti prego… Ne parliamo insieme, ti prego, non chiudermi fuori.” Sentì la voce cedere e le lacrime premere agli angoli degli occhi. Non voleva che Bill avesse paura di dirgli qualcosa, di confidargli un segreto. Era tutto troppo strano, faceva male… Tom si accasciò contro il muro, le gambe che tremavano. Si pentì di aver posto quella domanda, e si chiese quando le cose fossero degenerate in quel modo.

    La porta si aprì all’improvviso e Tom si rimise in piedi a velocità record, temendo che il gemello potesse cambiare idea e richiuderla. Entrò e lo trovò rannicchiato sul letto; stava piangendo. Gli si avvicinò e si stese dietro di lui, abbracciandolo e cullandolo per farlo calmare. Passarono i minuti e loro rimasero così fin quando Bill non si fu calmato.

    “Non è colpa mia,” sussurrò con voce rotta, stringendo la presa sulla mano di Tom che era posata sul suo petto.

    “Lo so, non è colpa tua,” ripetè Tom. Non sapeva di cosa stesse parlando il gemello, ma sapeva di non volerlo più vedere piangere. Lo fece girare e lo guardò negli occhi, accarezzandogli una guancia e asciugandogli le lacrime.

    “Io…” Bill girò la testa, distogliendo lo sguardo da quello del gemello. Non poteva dirglielo, non poteva…

    “Bill, ti prego, dimmi che sta succedendo.”

    Il moro si liberò dalla sua presa e si inginocchiò sul letto, allontanandosi leggermente dal fratello. “Io… ho preso le tue lenzuola,” disse. “Perché mi sentivo solo e volevo avere il tuo odore attorno.”

    Tom resto scioccato dalla rivelazione, ma provò a nascondere il proprio stupore. Non sapeva cosa volesse dire tutto ciò, non sapeva cosa rispondere.

    “Ti prego, non arrabbiarti.”

    Alzò lo sguardo e trovò quello di Bill, impaurito. “No Bill, non sono arrabbiato…” si avvicinò a lui e se lo tirò addosso, abbracciandolo a stringendolo forte. “Ma perché hai detto che non dovevamo più dormire insieme?” gli chiese. Voleva sapere una volta per tutte cose stava succedendo.

    “Io lo so che ti sto impedendo di vivere. E non è quello che voglio Tom. Io ti amo più della mia stessa vita, non voglio che tu ti senta costretto a prenderti cura di me-”

    “Ma sei impazzito?” Tom lo bloccò, costringendolo a guardarlo negli occhi. “Bill, non ripeterlo mai più. Non è vero che mi stai impedendo di vivere, perché sei tu la mia vita. Amo prendermi cura di te, dovresti saperlo…” sorrise quando lo vide piangere e avvicinò il proprio viso al suo, bloccando il corso delle lacrime con le proprie labbra e poi tirandosi indietro. “Se dormiamo insieme ci saranno meno lenzuola da lavare, non credi?” disse sorridendo.

    “Ma quando dormiamo insieme tu non puoi… lo sai,” aggiunse il moro. “Tipo… toccarti. Non voglio che la tua vita sessuale si azzeri per colpa mia…” sentiva le guance bruciare e abbassò lo sguardo.

    “Bill, non è un problema, lo sai. Non è che le ragazze là fuori significhino qualcosa per me. Sai che sarei disposto a rinunciare a tutto pur di non perdere te. Tu sei importante, il sesso non lo è.”

    Il moro alzò lo sguardo, sentendosi il petto scoppiare dalla felicità. “Davvero?” chiese, speranzoso.

    “Davvero,” rispose Tom. Lo abbracciò di nuovo e poi gli accarezzò il viso, circondandolo con le mani e avvicinandolo al proprio fino a quando i loro nasi non si sfiorarono. In quel momento tutto sembrò fermarsi; negli occhi di Bill Tom poteva leggere tutta la fiducia che il gemello aveva in lui, tutto l’amore che era disposto a dargli, e senza pensarci eliminò la distanza che c’era tra loro e lo bacio. Fu solo uno sfiorarsi di labbra, un dolce ricongiungersi che, sebbene veloce, era stato significativo. Tom si tirò indietro, spaventato, ma vide Bill sorridere e poi sentì di nuovo le sue labbra sulle proprie. Questa volta chiuse gli occhi, assaporando il momento. Le labbra di Bill erano morbide, piene e dolci come miele, e lui sentiva già di esserne dipendente. L’odore del fratello era travolgente, e Tom capì cosa provasse Bill a dormire con le sue lenzuola. Sorrise mentalmente al pensiero che non avrebbero più bisogno di dormire separati, che i loro due profumi si sarebbero mescolati e avrebbero dato origine ad una nuova fragranza, unica ed irripetibile, che nessuno avrebbe mai avuto l’occasione di conoscere. Tom sentì ogni resistenza venire meno, ogni barriera crollare; negli occhi del gemello riusciva a vedere la sua anima, poteva vederlo finalmente felice e tranquillo, finalmente Bill. Mentre il gemello gli baciava le labbra, accarezzandolo come solo lui sapeva fare, Tom si sentì felice, realizzato, finalmente completo.

    ***

    Bill sistemò le pieghe del lenzuolo spianandole con le dita, mentre canticchiava felice una canzone che aveva sentito alla radio qualche giorno prima. Le sue labbra erano curvate in un sorriso luminoso, la sua mente era finalmente libera da ogni costrizione e da ogni pensiero. Erano passate alcune settimane da quando lui e Tom avevano chiarito, e non c’era giorno in cui il gemello non gli dimostrasse tutto l’amore che provava nei suoi confronti. Bill era finalmente felice. D’un tratto aveva capito che il vero amore era anche meglio di ciò che lui sperava di trovare. Non aveva dovuto cercare lontano, e nel profondo sapeva di essere sempre stato a conoscenza del fatto che il gemello sarebbe stato l’unico a possedere il suo cuore, per sempre. Non ci sarebbe più stato spazio per la sofferenza, per la malinconia, per la solitudine, perché il suo cuore traboccava d’amore, e le cose sarebbero andate avanti così per molto tempo.

    “Buongiorno;” disse Tom, avvolgendogli le braccia attorno alla vita e baciandogli il collo da dietro. Il moro sobbalzò, ma si riprese subito, spingendosi indietro fino a far aderire il proprio corpo a quello del gemello. Rispose al saluto e girò la testa per fare incontrare le loro labbra. Tom approfittò immediatamente di quel gesto e lo baciò con fervore, mordendogli il labbro e solleticandolo con la lingua. Bill ridacchiò e si tirò indietro, riprendendo a fare il letto.

    “Non ci credo, preferisci fare il letto che baciarmi,” disse Tom con tono volutamente offeso.

    “Aiutami invece di scocciarmi,” fu la placida risposta del moro, che lottò contro se stesso per nascondere un ghigno. Vide il fratello sbuffare e girare attorno al letto per aiutarlo. Quando lenzuola e copriletto furono sistemati, Bill fece per posizionarvi sopra i cuscini, ma Tom lo fermò.

    “Vieni qui,” disse, tirandoselo gentilmente addosso e iniziando a baciargli il collo. Il moro ridacchiò ma gli avvolse le braccia attorno al collo, godendosi quelle attenzioni e desiderandone ancora di più. “Non pensi che questo letto sia troppo… impersonale?” gli chiese improvvisamente Tom. Bill si accigliò, cercando di capire dove volesse arrivare il fratello, ma non ebbe tempo di pensare più di tanto, perché si ritrovò con le spalle sul materasso e Tom sopra di lui. Lanciò un grido e scoppiò a ridere mentre Tom rotolava tra le coperte e se lo tirava dietro. Il letto, perfetto fino a pochi minuti prima, tornò ad essere un cumulo di coperte ammassate. I gemelli, entrambi ansimanti e con le lacrime agli occhi, si guardarono e scoppiarono a ridere di nuovo. Tom si piegò sul gemello e gli bloccò i polsi sopra la testa. Vide qualcosa saettare nei suoi occhi, che divennero improvvisamente più scuri, e poi lo vide leccarsi le labbra. Si abbassò di nuovo e catturò le sue labbra in un bacio rovente, pieno di passione e desiderio, e sorrise quando Bill spinse il proprio bacino verso l’alto, facendogli sentire quanto fosse eccitato. Si staccò momentaneamente da lui e lo guardò, il ghigno perenne sulle labbra. L’altro rispose spingendo di nuovo il bacino verso l’alto, con aria di sfida. Tom cedette, liberandogli i polsi per accarezzargli la pelle delle braccia, dei fianchi, della schiena. Rimasero in quel letto per molto altro tempo, a personalizzare le loro lenzuola in modi che nessuno avrebbe mai conosciuto. Se la gente fosse stata a conoscenza del loro segreto forse li avrebbe condannati, ma che male c’è nell’amare una persona, nel desiderare di vivere ogni singolo giorno della propria vita al suo fianco? Che male c’è nel desiderare per lei il meglio, nel donare senza remore se stessi senza pretendere nulla in cambio, nel condividere ogni singolo aspetto della propria vita?

    Non c’è nessun male, pensò Tom, sorridendo mentalmente e abbracciando il gemello ancora più forte. Era la loro vita, e avevano deciso di passarla insieme, nonostante tutto.

    E lui non poteva che esserne felice.





    NOTE FINALI:
    Ma porca trota ò_ò
    Gente, ci ho impiegato una vita, ma finalmente l'ho conclusa XD
    Questa storia nasce non so quanto tempo fa, penso dal nulla. L'ho ritrovata, dopo averla abbandonata per mesi, e mi è piaciuta troppo. C'erano solo 3 pagine, era all'inizio, ma aveva un qualcosa di magnetico che mi ha fatta innamorare. Dovevo concluderla, dovevo vedere i personaggi che avevo immaginato tempo fa vivere. E sono contentissima del risultato. Mi piace, penso sia uno dei miei lavori migliori. E spero di migliorare ancora e ancora, ma vabbè XD
    I video citati li potete trovare QUI. Sono gli episodi speciali della THTV girati dalla Nokia. Ringrazio Frà, la mia enciclopedia vivente sui Tokio, perchè altrimenti col cacchio che li avrei trovati XD
    Ringrazio LelyEly per il banner :wub:
    Penso di aver detto tutto. Spero che la storia vi piaccia, ma anche in caso contrario, se vi va lasciatemi scritto ciò che pensate
     
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  2. [F]ottutamente~Stefy[89]
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    Waaaaaaaaaaa finalmente ho letto questa meraviglia!
    Giulia, devo dire che hai la capacità di rendere le tue storie incredibilmente reali. Riesci a cogliere tutte le sfumature dei loro sentimenti, e dei loro caratteri così da ricreare perfettamente pensieri e azioni che trovo assolutamente giuste in questo contesto.

    Hai descritto di questa perenne solitudine che Bill ha nel cuore, delle paure e dell'evolversi dei sentimenti di Tom, del fatto che, quest'ultimo, non senta quasi più il bisogno di avere rapporti sessuali perché è più importante stare accanto a Bill. E questa è una cosa dolcissima<3


    Poi c'è questo pezzo che mi ha quasi fatto commuovere:
    CITAZIONE
    Tom era stato precoce anche in quello; a quattordici anni, tutto felice e saltellante, tornò a casa e si diresse in camera del fratello, per raccontargli la sua prima esperienza sessuale. Non era stata niente di che, ma in un certo senso l’aveva fatto sentire “grande”. Bill era stato felicissimo per lui, ma non aveva mascherato la paura che coltivava dentro di sé che le ragazze potessero rovinare il loro rapporto. L’altro l’aveva rassicurato, dicendogli che mai e poi mai avrebbe permesso a una ragazza di prendere il posto del suo gemello adorato. E così era appunto andata. Appena una sua fidanzata accampava diritti più grandi di quelli che poteva accampare, Tom non esitava a farla fuori, scusandosi ma dicendo che mai e poi mai avrebbe barattato suo fratello per un’uscita più lunga o un week end spensierato.

    La popolarità gli aveva poi impedito anche soltanto di pensare ad una relazione seria, rendendolo anche un po’ cinico riguardo all’amore.

    Beh, io penso che nella realtà sia proprio andata così. Secondo me hanno paura di dividersi e non possono permettere a nessun altro di entrare nella loro piccola cerchia.
    Il loro rapporto è troppo intenso per essere condiviso con qualcun altro e perciò sono gelosi e spaventati se una persona estranea si avvicina in maniera particolare al proprio gemello. Non possono essere divisi, non vogliono essere divisi.

    Questa os, mi è piaciuta tanto, complimenti. E poi è lunghiiiissima!! Quindi è stato un piacere leggerla èwè.
    <33
     
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  3. LovelySuicide
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    è bellissima.
    l'ho adorata dalla prima parola all'ultima! Hai descritto così bene i loro sentimenti e le loro azioni che sono riuscita a percepirli praticamte sulla mia pelle, sono dannatamente reali. :cry:

    Davvero, una storia da rileggere e apprezzare ogni volta.

    complimenti =)
     
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  4. HachiBLOOD~
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    L'ho letta due volte, una ieri sera verso mezzanotte e un'altra stamattina.
    E' veramente una meraviglia, Giulia.
    E puoi esserne fiera, perché questa one shot ti è uscita veramente alla perfezione. Non c'è una sola cosa che non mi sia piaciuta... il rapporto dei gemelli è completo, complici l'uno dell'altro sanno affrontare la piega che esso prende in fituro senza troppe difficoltà, e la cosa mi è piaciuta parecchio.

    Parlando di lenzuola xD, il rubare da parte di Bill, le lenzuola di Tom, mi è sembrata una cosa talmente dolce che quasi mi sono sciolta. Ed è lì che si comprende quanto amore si celi dietro loro due, quanto Bill abbia avuto la necessità fisica di sentirlo, anche solo attraverso l'odore.

    E poi il finale, senza dubbio perfetto e azzeccato (:

    Bravissima, bel lavoro <3
     
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  5. †Beyond Birthday†
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    Non ho avuto tempo di finirla oggi .-.
    Cioé, non so nemmeno se sono arrivata a metà xD
    il mio giudizio è perciò rinviato ù.ù
     
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  6. · Hanon
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    La trovo bellissima. Ora non mi ricordo più quale pezzo mi ha fatto commuovere, ma la shot è tutta di una tenerezza infinita.
    Mi è piaciuta davvero tanto.
     
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  7. ••Giulia••
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    CITAZIONE ([F]ottutamente~Stefy[89] @ 11/5/2010, 13:46)
    Waaaaaaaaaaa finalmente ho letto questa meraviglia!
    Giulia, devo dire che hai la capacità di rendere le tue storie incredibilmente reali. Riesci a cogliere tutte le sfumature dei loro sentimenti, e dei loro caratteri così da ricreare perfettamente pensieri e azioni che trovo assolutamente giuste in questo contesto.

    Hai descritto di questa perenne solitudine che Bill ha nel cuore, delle paure e dell'evolversi dei sentimenti di Tom, del fatto che, quest'ultimo, non senta quasi più il bisogno di avere rapporti sessuali perché è più importante stare accanto a Bill. E questa è una cosa dolcissima<3


    Poi c'è questo pezzo che mi ha quasi fatto commuovere:
    CITAZIONE
    Tom era stato precoce anche in quello; a quattordici anni, tutto felice e saltellante, tornò a casa e si diresse in camera del fratello, per raccontargli la sua prima esperienza sessuale. Non era stata niente di che, ma in un certo senso l’aveva fatto sentire “grande”. Bill era stato felicissimo per lui, ma non aveva mascherato la paura che coltivava dentro di sé che le ragazze potessero rovinare il loro rapporto. L’altro l’aveva rassicurato, dicendogli che mai e poi mai avrebbe permesso a una ragazza di prendere il posto del suo gemello adorato. E così era appunto andata. Appena una sua fidanzata accampava diritti più grandi di quelli che poteva accampare, Tom non esitava a farla fuori, scusandosi ma dicendo che mai e poi mai avrebbe barattato suo fratello per un’uscita più lunga o un week end spensierato.

    La popolarità gli aveva poi impedito anche soltanto di pensare ad una relazione seria, rendendolo anche un po’ cinico riguardo all’amore.

    Beh, io penso che nella realtà sia proprio andata così. Secondo me hanno paura di dividersi e non possono permettere a nessun altro di entrare nella loro piccola cerchia.
    Il loro rapporto è troppo intenso per essere condiviso con qualcun altro e perciò sono gelosi e spaventati se una persona estranea si avvicina in maniera particolare al proprio gemello. Non possono essere divisi, non vogliono essere divisi.

    Questa os, mi è piaciuta tanto, complimenti. E poi è lunghiiiissima!! Quindi è stato un piacere leggerla èwè.
    <33

    Oh :tears:
    E' assurdo come un commento riesca a farmi emozionare XD
    Mi piace partire da episodi reali e dare la mia interpretazione, anche perchè quando vedo un video o leggo alcune interviste, inizio a farmi i film mentali, quindi metterli per iscritto in una storia mi fa divertire tantissimo. Il tema di questa shot è un po' più particolare, è molto introspettiva, ma anche a me, che di solito sono ipercritica con i miei scritti, sembra essere una fotografia della vita dei gemelli.
    E sono contenta che ti sia piaciuta

    CITAZIONE (LovelySuicide @ 11/5/2010, 15:50)
    è bellissima.
    l'ho adorata dalla prima parola all'ultima! Hai descritto così bene i loro sentimenti e le loro azioni che sono riuscita a percepirli praticamte sulla mia pelle, sono dannatamente reali. :cry:

    Davvero, una storia da rileggere e apprezzare ogni volta.

    complimenti =)

    Grazie mille! E' una cosa stupenda riuscire a trasmettere ai lettori ciò che ho provato io nel descrivere tali momenti, e sono felicissima, sul serio, che ti sia piaciuta
     
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  8. ••Giulia••
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    CITAZIONE (HachiBLOOD~ @ 11/5/2010, 17:37)
    L'ho letta due volte, una ieri sera verso mezzanotte e un'altra stamattina.
    E' veramente una meraviglia, Giulia.
    E puoi esserne fiera, perché questa one shot ti è uscita veramente alla perfezione. Non c'è una sola cosa che non mi sia piaciuta... il rapporto dei gemelli è completo, complici l'uno dell'altro sanno affrontare la piega che esso prende in fituro senza troppe difficoltà, e la cosa mi è piaciuta parecchio.

    Parlando di lenzuola xD, il rubare da parte di Bill, le lenzuola di Tom, mi è sembrata una cosa talmente dolce che quasi mi sono sciolta. Ed è lì che si comprende quanto amore si celi dietro loro due, quanto Bill abbia avuto la necessità fisica di sentirlo, anche solo attraverso l'odore.

    E poi il finale, senza dubbio perfetto e azzeccato (:

    Bravissima, bel lavoro <3

    Vedi che alla fine ce l'ho fatta? XD
    Ti giuro, non riesco a capire da dove sia uscita una cosa così bella ò_ò
    Più la leggo e più ho la sensazione di essermi alienata da me stessa per scriverla XD
    Grazie mille del commento Aurì

    CITAZIONE (†Beyond Birthday† @ 11/5/2010, 18:25)
    Non ho avuto tempo di finirla oggi .-.
    Cioé, non so nemmeno se sono arrivata a metà xD
    il mio giudizio è perciò rinviato ù.ù

    Va bene, aspetto il commento u_u

    CITAZIONE (· Hanon @ 11/5/2010, 22:36)
    La trovo bellissima. Ora non mi ricordo più quale pezzo mi ha fatto commuovere, ma la shot è tutta di una tenerezza infinita.
    Mi è piaciuta davvero tanto.

    Grazie mille
     
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  9. †Beyond Birthday†
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    Credo davvero che tu abbia ragione: è uno dei tuoi lavori migliori, anche se non li ho letti tutti. Ebbene, confesso i miei peccati ù_ù
    Credo che sia molto... realistica. Sia a livello di avvenimenti che della descrizione dei sentimenti dei personaggi, molto curata. Sai, forse sarebbe stata una bella trama anche per una long fic.
    Mi è piaciuta molto, ma sono incapace di fare commenti lunghi, anche perché le cose che voglio dire mentre leggo me le dimentico per strada .-.
     
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  10. scarlett93
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    Sono commossa.
    Questa storia ha tutto, davvero tutto.
    Ma, tralasciando la storia, volevo farti i complimenti perchè spazi da un genere all'altro senza sbagliare un colpo: angst, fluff, pwp, (billshido *__*).
    Scrivi benissimo, e dalle tue FF traspare ogni tipo di emozione.
    Quando entro nel forum e vedo che hai pubblicato qualcosa di nuovo, penso "Toh, un'altra di Giulia!" e sorrido.
    Davvero, continua a scrivere e non ti preoccupare se posti spesso xD
    Ci fai solo un piacere xD
     
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  11. ••Giulia••
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    CITAZIONE (†Beyond Birthday† @ 13/5/2010, 16:46)
    Credo davvero che tu abbia ragione: è uno dei tuoi lavori migliori, anche se non li ho letti tutti. Ebbene, confesso i miei peccati ù_ù
    Credo che sia molto... realistica. Sia a livello di avvenimenti che della descrizione dei sentimenti dei personaggi, molto curata. Sai, forse sarebbe stata una bella trama anche per una long fic.
    Mi è piaciuta molto, ma sono incapace di fare commenti lunghi, anche perché le cose che voglio dire mentre leggo me le dimentico per strada .-.

    Mica è un peccato non aver letto le altre storie XD
    Di alcune non sono propriamente fiera, quindi se non le hai lette sono contenta v.v
    COmunque grazie per il commento
    Come longfic invece non ce la vedevo questa... Vabbè che io e le longfiction siamo due mondi diversi XD
     
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  12. ••Giulia••
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    CITAZIONE (scarlett93 @ 13/5/2010, 20:53)
    Sono commossa.
    Questa storia ha tutto, davvero tutto.
    Ma, tralasciando la storia, volevo farti i complimenti perchè spazi da un genere all'altro senza sbagliare un colpo: angst, fluff, pwp, (billshido *__*).
    Scrivi benissimo, e dalle tue FF traspare ogni tipo di emozione.
    Quando entro nel forum e vedo che hai pubblicato qualcosa di nuovo, penso "Toh, un'altra di Giulia!" e sorrido.
    Davvero, continua a scrivere e non ti preoccupare se posti spesso xD
    Ci fai solo un piacere xD


    *____*


    *si riprende*

    Oh

    Intanto ti sei meritata una citazione in firma v.v
    E poi grazie, sul serio
     
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  13. ~MagnOlia*
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    Sublime, meravigliosa, tenerissima! *_* Scrivi davvero divinamente e senza tralasciare nemmeno un dettaglio. Amo la delicatezza con cui hai descritto alcuni momenti ed in particolare gli ultimi pensieri di Tom! Brava davvero, Giulia!!! =)
    Marianna
     
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  14. ••Giulia••
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    CITAZIONE (~MagnOlia* @ 13/5/2010, 22:16)
    Sublime, meravigliosa, tenerissima! *_* Scrivi davvero divinamente e senza tralasciare nemmeno un dettaglio. Amo la delicatezza con cui hai descritto alcuni momenti ed in particolare gli ultimi pensieri di Tom! Brava davvero, Giulia!!! =)
    Marianna

    Grazie mille
     
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  15. ~MagnOlia*
        +1   -1
     
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    =) Prego!
     
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25 replies since 10/5/2010, 21:54   823 views
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