Atmest mich

Capitolo 1

Il party al termine dello show, sembrava esser la vera attrazione della serata.
Il luogo dove finalmente tutte le celebrità si ritrovavano per decantare i loro successi, o più semplicemente andare a caccia.
E la seconda opzione sembrava esser la più interessante per Tom. Dalla balconata del locale potevo osservare tranquillamente i suoi movimenti al piano sottostante.
Non c’era donna che non avesse salutato o baciato.
Lo vidi dirigersi verso il bar e sedersi vicino a Bill che stava bevendo annoiato un intruglio dal dubbio colore.
“ Ciao...” Una voce mi salutò nell ‘orecchio.
Mi voltai di scatto, riconoscendo subito il mio interlocutore.
“ Georg… Listing...Ciao…”
“ Volevo complimentarmi con te per la vittoria. Trovo che il tuo disco sia fantastico!”
“ Grazie…Ma tu conosci le mie canzoni?”
“ Certo, dalla prima all’ ultima…”
“ Ehm… sono onorata…davvero…”
“ Se devo dirla tutta, io e Gus siamo stati al tuo concerto ad Amburgo il mese scorso…”
“ Io penso di avervi visto live almeno dieci volte…”
“ Sei una nostra fan?”
“ Tra le ragazze dai dieci ai novantanove anni chi non lo è?”
Lui scoppiò a ridere sinceramente compiaciuto, strizzando gli occhi e assumendo un’espressione alquanto buffa.
Era simpatico Georg. Nulla a che vedere con i gemelli.
Ci frequentammo per un po’ di tempo, quando gli impegni ce lo concedevano.
Ma nulla di chè. Lui era un bravo ragazzo, fin troppo. Era semplice, per nulla stravolto dal successo.
Gli piaceva vivere in maniera fin troppo normale per esser una star e pretendeva ancora di poter frequentare i luoghi pubblici senza esser riconosciuto.
La sua ingenuità era disarmante.
Ci paparazzarono più volte, al ristorante, nei locali, sul portone di casa mia mentre ci baciavamo..
Tom non gradì l’ ennesimo articolo sul giornale e quella volta sentì la necessità di dirmelo in faccia.
“ Ciao Aryanne…” me lo ritrovai un mattino in sala di incisione.
“ Ciao, Tom…” Perché le mani mi tremavano?
Posai la chitarra sul suo supporto e cercai di darmi un contegno, cercando di capire che potesse mai volere da me il Dio del Sesso.
Perché continuava a torturarsi il piercing?
Quel movimento sensuale della punta della lingua sulle sue labbra, mi mandava in visibilio.
“ Calmati Ary…”
Dalla tasca posteriore dei suoi enormi jeans estrasse la rivista.
“ Non sapevo che facessi sul serio con Georg…”
Sentii le guance avvampare, mentre una strano languore si impadroniva delle mia membra.
“ Reagisci Ary…”
“ Non credevo che ti interessasse la nostra vita sentimentale…”
“ Sì, se ci va di mezzo la band…”
“ La band?”
“ Abbiamo un’ immagine da difendere…”
“ Ah, ancora la storia delle fan che potrebbero smettere di amarvi se vi trovate una donna?”
“ Più o meno…”
“ Capisco. E che mi consigli?”
“ Smettere di vedervi.” Spalancai gli occhi incredula.
Tom Kaulitz, colui che aveva la nomea di più grande scopatore dell’ universo, diceva a me di non frequentare più Georg?
Scoppiai in una fragorosa risata.
“ Tu devi esser pazzo!” Riuscii a dire, guardandolo poi negli occhi con aria di sfida.
“ Il vostro non è amore e se vuoi te lo dimostro subito.”
Si avvicinò a me, prendendomi il volto tra le mani, prima di stampare sulle mie labbra tremanti il bacio più sensuale che mai una donna avesse speranza di ricevere.
Mi lasciò lì come una cretina in mezzo alla stanza cosparsa dei mille frammenti del mio cuore scoppiato.
Probabilmente qualcuno più bravo di lui a letto in qualche angolo recondito di questo mondo ci sarebbe pure anche stato, ma dovetti ammettere che come primo approccio non si era risparmiato.
Mi piaceva!
E questo era male.
Sia perché Georg era suo compagno e amico, sia perché prevedevo un mare di guai in arrivo.

“Eine Welt aus Papier” nacque di getto quella sera stessa.
Dopo che Georg se n’era andato da casa mia.
Appena aperta la porta avevo intuito che qualcosa non andava.
Il suo volto tirato tradiva le reali intenzioni.
Non aveva praticamente toccato cibo e parlava per monosillabi.
Fino a quando non fui io a tirar fuori il discorso.
“ Georg, oggi ho visto Tom. E’ venuto in studio personalmente per chiedermi di smettere di frequentarci.”
Una maschera di imbarazzo si impadronì del volto del bassista.
“ Ecco..io… Ary mi faccio schifo a dirtelo, ma purtroppo è così… per l’ immagine della band…
Io non vorrei…davvero… Potrai mai perdonarmi?”
Guardai in quegli occhi verdi, cercando di scorgervi qualcosa.
“ Non ti preoccupare Georg, capisco…”
In fondo costava poco mentire.
E non era poi nemmeno così tanto doloroso.
Lo osservai congedarsi con aria afflitta, mentre un unico pensiero si faceva strada nella mia mente.
“ Prego già da ora che ci sia qualcuno in grado di fermarmi prima di diventare schiava del mio successo...”
Presi il mio quaderno ed iniziai a buttar giù parole, che uscivano dalla penna senza difficoltà.
Quella notte scrissi le parole, composi la musica di una futura hit.

Il mattino successivo, con una faccia da paura arrivai agli studi.
Avevo tirato giù dal letto Stephen.
Doveva ascoltarla e dirmi cosa ne pensava. Era lui il mio primo spettatore da un anno a questa parte.
Imbracciai la mia inseparabile Fender ed intonai le note della mia ultima creazione.
Ascoltò in silenzio ad occhi chiusi quelle parole tristi, ma al tempo stesso taglienti come un rasoio affilato.
Intuì sicuramente la provenienza di quel mio stato d’animo, ma non mi chiese nulla.
Si limitò ad aprire gli occhi una volta terminata la canzone e a sorridermi, rivelandomi quelle piccole rughe che gli si formavano agli angoli della bocca.
Un applauso si levò dalla sala del mixer.
Tom mi stava guardando compiaciuto, con un sorriso stupendo sulle labbra.
“ Lo sai che potrei denunciarti per spionaggio?”
“ Certo che sì, ma non ne avrai mai il coraggio...”
Entrò in studio.
La sua sfrontatezza non aveva eguali.
Salutò Stephen battendogli un “cinque” e dandomi ad intendere che si conoscessero molto bene.
“ Grazie...” Mi disse ad un tratto.
“ Per quale motivo? Per aver deliziato il tuo udito con una vera canzone?” Lo presi in giro.
“ No, per aver troncato con Georg…”
“ Veramente è stato lui, e comunque non mi va di parlarne...”
Mi sfiorò un braccio con la mano.
Quel lieve tocco fu per me al pari di una scossa elettrica.
Dovevo imparare a controllarmi.
Quel ragazzo suscitava in me forti emozioni.
Nulla a che vedere con il tepore delle braccia di Georg.
Ritrassi il braccio quasi risentita e lui se ne accorse.
“ Non era amore, te l’ avevo detto…e Georg non è sicuramente un soggetto caparbio…”
“ E tu invece come sei?” Chiesi a bruciapelo con il solo scopo di provocarlo.
“ Io so essere tutto...”
La mano si spostò dal braccio, per salire verso la linea del mio mento e terminare la sua corsa sulla mia guancia.
Percepivo la callosità dei suoi polpastrelli, che mi solleticava rovente la pelle.
“ Ottima scelta...” disse indicando la mia chitarra classica posata sul piedistallo.
Girò su se stesso e scomparve oltre la porta…