TOKIO HOTEL

Posts written by **stern**

  1. .
    Non è assolutamente una scemata! È bellissima sembra così reale :3 Tom poi una roba dolcissima ** dovresti 'resuscitare' più spesso! Dato che qui non scrive quasi più nessuno T.T dove sono finiti tutti???
    Comunque ripeto bellissima os, così carica di sentimenti così terribilmente vera! Complimenti, complimenti, complimenti!:)
  2. .
    Titolo: little brother.
    Autore: Marysa.
    Raiting: Nc 17
    Avvisi: Smut, language, adult content.
    Genere: erotico, PWP.
    Disclaimers: Né io né la ragazza nonché autrice di questa meraviglia possediamonè i Kaulitz nè i Tokio Hotel, tutto ciò che è scritto non è reale e non è a scopo di lucro.
    Note iniziali: Salve! ormai gli anni d'oro del Twincest sono andati a farsi un bel giro, ma a me la fissa non sparisce, non crescerò mai!Questa os non è assolutamente mia ma di una mia compagna, la quale 'troppo timida'-ma non credo lo sia è solo l'inizio ecco perché u.u- non vuole postare, allora ci ho pensato io!:D tanto non ho nulla da perderci!
    La piccola shoot è nata con l'intento di creare una os capace di raggiungere i livelli di Over limiits.
    Ci sarà riuscita? sta a voi dirlo!:D


    **


    Little Brother.




    Credo che questo sia il posto più pazzesco in cui io sia mai stato. E dire che di posti da togliere il fiato ne ho visti, ma questo, questa semplicissima struttura in legno affacciata sul mare, è probabilmente la discoteca più ispirante di quelle viste negli ultimi anni.
    Esatto, ispirante. Non appena entrati in questo posto ho sentito la tensione sessuale travolgermi.
    Era ovunque. Tra le occhiate lanciate dai baristi ai clienti, tra le coppie che si stavano poco pudicamente strusciando a ritmo di musica, tra le offerte di alcolici da parte di sconosciuti. Tutto in quel posto ispirava irrimediabilmente sesso e mi sentii anche alquanto fortunato a riguardo, considerando che per quella sera non cercavo altro se non ciò che mi stava venendo offerto.
    « Questo posto è magnifico. Tom, come hai fatto a scovarlo? »
    Anche il resto della mia band, grossolanamente in borghese ed in vacanza per un breve lasso di tempo, pare essere entusiasta. Gustav non fa altro che guardarsi intorno, con un’espressione compiaciuta, Georg ha già puntato gli occhi su qualche appetitosa preda e Tom, mio fratello, il mio caro fratello. Il mio carissimo gemello si guarda attorno con aria soddisfatta, a causa della nostra approvazione, intaccata da quello sguardo predatore a cui ricorre quando ha voglia di fottere. Non posso dire non sia irresistibile. È un adone ai miei occhi in questo momento. Non riesco a far altro che pensare a cose non additabili alla figura di fratello maggiore.
    « Sono felice vi piaccia, me ne ha parlato una ragazza incontrata per caso mentre facevo un giro in paese. » esclama Tom sempre più fiero della sua scoperta. « Magari è la volta buona che si festeggia come si deve in questo villaggio di anziani. » dice Georg con fare strafottente.
    « Io vado a ordinare qualcosa da bere, vi abbandono ragazzi. Tornate tutti interi, mi raccomando. » afferma incamminandosi e fermandosi d’un tratto per fissare il didietro di una ragazza esageratamente poco vestita.
    « Non prometto lo stesso per me, purtroppo. » conclude ridendo, poco prima di sparire tra la folla.
    « Ge, aspettami. Prendo qualcosa anch’io! » dice Gustav seguendolo a ruota, lasciandoci soli. Lasciando me, Bill Kaulitz impostato in modalità troia di gran classe, e il mio carissimo gemello, che stasera ispira azioni poco caste, del tutto soli.
    « Cosa ne pensa la principessa del posto offerto per stasera? » mormora Tom avvicinandosi e guardandomi in maniera altezzosa, ma al tempo stesso desiderosa. Almeno così interpreta la mia testa al momento.
    Sorrido lascivamente, per poi ridere in maniera sommessa e voltarmi, tentando di raggiungere l’esterno del locale e accendermi una sigaretta. Poggio allo stipite della porta principale, rigorosamente in legno e posizionato di fronte una vetrata nera, in cui inizio a specchiarmi. Devo ammettere che oggi apprezzò ancor più del solito la nostra telepatia gemellare. Non appena Tom ha parlato a noi tutti di una sorpresa per la serata ho ben pensato di prendere dal fondo dell’armadio i capi di abbigliamento che ritenni inizialmente inutili, almeno subito dopo aver constatato l’età media del posto in cui avremmo dovuto risiedere.
    In effetti i miei pantaloni scuri e la mia canotta nera non erano niente di troppo appariscente, se non si considerava il fatto che i primi fossero ormai diventati una seconda pelle tanto erano stretti e che la mia maglietta ricadesse in maniera perfettamente stremante sulla mia schiena, in quanto dotata di deliziosi e voluti strappi sul retro, che scoprivano ancor di più la mia pelle durante quella calda serata. Fissai il mio riflesso, portando indietro i capelli per scostarli dal viso e risistemando strategicamente i dreadlocks bianchi sulle mie spalle. Ero perfetto per il tipo di serata che avevo voglia di trascorrere e per essere realmente impeccabile c’era bisogno che anche gli altri pensassero lo fossi. Dovevo essere irresistibile agli occhi di chiunque e apparentemente il mio intento si stava realizzando.
    Per lo meno questo pensai, tirando dalla mia Marlboro, quando mio fratello mi raggiunse con le mani nelle grandi tasche dei suoi jeans, con un’occhiata che avrebbe fatto inginocchiare davanti a lui anche la più frigida delle frigide, esibendo il suo torace perfetto grazie ad una canotta possibilmente ancor più stretta della mia e umettando con la lingua quel dannato piercing all’angolo della sua bocca. Si avvicina continuando a fissarmi con estremo interesse, tanto che mi ritrovo costretto a pensare non sia solo un impressione dovuta al mio narcisismo, ma che mio fratello, sangue del mio sangue, stia realmente pensando di sbattermi con violenza. « Non ho ancora sentito nessun complimento, fratellino. Che ne pensi del posto? » dice con un sorriso che di enigmatico ha ben poco, squadrandomi dalla testa fino ai piedi, adornati dai graziosissimi stivali estivi dotati di 12 centimetri di tacco. « Penso che tu ti sia messo d’impegno per trovare un posto che mi facesse perdere del tutto l’inibizione. » affermo poco prima di espirare una nuvola di fumo al lato dei nostri visi. Tom poggia una mano sulla parete accanto alla mia testa e diminuisce di poco la distanza tra i nostri volti.
    « Interessante. E cosa avrebbe in programma per stasera, di grazia?»
    Il suo tono è spudoratamente sarcastico e derisorio e la cosa mi irrita parecchio. Credo sia semplicemente giunta l’ora di presentare al caro Tom cosa intende il suo fratellino per vendetta.
    « Penso che le mie intenzioni comprendano il fatto di bere fino a non ricordare nulla di questo posto e le cose avvenute in esso. » esclamo gettando a terra la sigaretta, intatta per metà, e portando una mano sul mento per costringerlo a guardarmi negli occhi e ad avvicinare i nostri visi. « Anche se saranno indubbiamente cose parecchio piacevoli. »
    Sorrido, con così tanta malizia che mi ritrovo a pensare a quanta voglia avrei di saltarmi addosso se fossi in lui al momento.

    « Grazie per la serata, Tomi. » concludo poi avvicinandomi alle sue labbra a posandovi un bacio più che casto, probabilmente il primo e l’ultimo della nottata. « Penso che un po’ di dispiacerà non ricordarla. »
    Così mi giro e mi allontano. Così lascio mio fratello imbambolato contro la parete di un discopub. Così gli lascio la confusione conseguente all’aver pensato per un attimo di scoparsi il proprio gemello.

    Sto seduto al bancone, ordinando alcolici su alcolici, nella speranza che riescano a darmi quella spinta che potrebbe ravvivare la serata.
    Pare che tutta la mia fibrillazione si sia spenta dopo quella sottospecie di bacio dato per scherzo a Tom. Perlomeno mi impongo di credere sia stata una cosa di poco peso, considerando quanto il seguente stordimento mi abbia spaventato. Mi ero inizialmente avviato verso la pista, intenzionato a raggiungere gli altri, ma qualcosa mi aveva suggerito che sarebbe stato meglio tentare di raggiungere un qualche livello di sbornia prima di gettarmi in danze sfrenate. Infondo, la notte era ancora giovane. Ovviamente è giustificato da questa consapevolezza il fatto di essere seduto da ore ad un bancone, tracannando liquori, e non dal fatto che mi abbia estremamente infastidito constatare che mio fratello si era mostrato del tutto immune alle mie provocazioni. Assolutamente no.
    « Un altro Tequila, grazie. » dico, poggiando il viso sul palmo e sbuffando sonoramente. Questa serata sta diventando un inferno ed è solo ed esclusivamente colpa mia. Il ragazzo dietro il bancone, che fino ad allora quasi non avevo considerato, mi guarda ilarmente, mentre si accinge ad asciugare un vassoio.
    « Non stiamo forse un po’ esagerando con questi shoots? » mi dice il biondino niente male, con fare evidentemente sarcastico.
    « Per ora un altro Tequila. Poi, se si esagera, in qualche modo si rimedia. »
    ribatto lascivamente. Mi trovo inoltre a pensare che sì, probabilmente sto alzando un po’ il gomito, visto che inizio a concentrarmi su un solo soggetto per volta, come solitamente faccio da sbronzo.
    E al momento, tutte le mie attenzioni sono rivolte al barista e sono anche apparentemente ricambiate.
    « Come desideri, piccola. » dice il biondo, poggiando il vassoio dietro di sé e asciugandosi le mani al grembiule che gli cinge la vita.
    Mi viene spontaneo fare un sorrisino stizzito, in quanto è l’ennesimo ed immancabile etero che mi scambia per una donna e che, non appena avrà sentito il mio nome, fuggirà via a gambe levate con una qualche scusa. Non sono intenzionato a farlo accadere anche stasera, però. Voglio dare il meglio di me, voglio divertirmi tanto da sentirmi imbarazzato domani mattina. Voglio che questo ragazzo qui davanti mi desideri più di ogni altra cosa e so di avere le carte in regola per far sì che ciò accada. Il mio sorriso contrariato, perciò, muta in un’espressione interessata, mentre non smetto di fissarlo con uno sguardo estremamente lussurioso.
    « Scusami. Ti sto infastidendo? » chiede poco dopo, sembrando leggermente dispiaciuto. Avrà quasi sicuramente notato l’iniziale fastidio che quel nomignolo mi aveva causato. « Affatto. Solo, preferirei non mi chiamassi piccola. » affermo guardandolo intensamente, quasi a volergli suggerire la domanda che vorrei mi ponesse.
    « E come mai? » chiede infatti, captando le mie intenzioni, poggiando le mani sul bancone ed avvicinandosi pericolosamente.
    « Mi fa sentire come se fossi una bambina. » dico osservandolo. Mi sporgo maggiormente, mi avvicino al suo viso e gli sussurro direttamente nell’orecchio, col tono più accattivante che io abbia mai utilizzato.
    « Stasera ho voglia di fare cose da grandi. »
    Mi allontano da lui, sempre fissandolo in maniera insistente, in attesa di una risposta.
    « Stai forse cercando di provocarmi, piccola? » domanda, riprendendo il panno col quale stava asciugando vari arnesi poco prima e iniziando a lucidare la superficie accanto a quella su cui sono poggiato.
    « Mi spiace davvero, ma sono al lavoro. Il mio compito è quello di stare al mio posto e fare in modo che anche i clienti stiano al loro posto. »
    Ovviamente tento di camuffare la delusione che quella risposta ha appena provocato e continuo imperterrito a guardarlo, come a volergli spiegare che grande stronzata sia farsi scappare un’occasione del genere.
    Consiglio che il barista comunque pare cogliere, in parte.
    « Questo non mi vieta, però, di divertirmi. » esclama riempiendo, col liquore da me richiesto, un bicchierino. « Quindi, posso consigliarti un modo alternativo per bere questo Tequila? »
    La domanda mi confonde parecchio e a quanto pare lo do anche a vedere, vista la sua risata a causa del mio silenzio. Dovuto in parte alla sorpresa, in parte all’imminente stato confusionale a causa dell’alcohol.
    « Lo prendo come un sì. » Lo vedo prendere un limone, tagliarne una parte a fette e lasciare integra l’altra. Inizia ad inumidire, con precisione, il bordo del bicchiere con una fettina di limone. I suoi movimenti veloci mi stanno affascinando e non riesco a togliere gli occhi dal procedimento. Prende poi del sale e fa in modo che questo aderisca alla parte superiore del bicchiere, contornata in precedenza dal succo di limone. Crea col sale una decorazione che fa pensare a tanti piccolissimi cristalli poggiati sul bicchierino. Continuo a seguire tutte le sue gesta e lo vedo prendere un piattino, poggiarci una fetta di limone e porgermelo, assieme al cicchetto.
    Dopo essermi ripreso dal momentaneo stato di trance, capisco immediatamente a cosa ha voluto mirare, consigliandomi questa diversa preparazione. « Mhm, furbo il barman. » affermo sorridendo. Prendo il bicchierino e inizio a leccare via il sale, con movimenti volutamente equivoci e fissandolo insistentemente. Lui mi guarda soddisfatto e dal suo volto percepisco che vorrebbe far di più, piuttosto che vedermi slinguare un bicchiere da shoot, ma deve – purtroppo per entrambi – trattenersi.
    « Beh, conosco i trucchi del mestiere. »
    Continua a seguire il movimento roteante della mia lingua, che tento di far sembrare sempre più esplicito. Dopo aver ripulito per bene tutto il bordo, bevo in un colpo solo il liquore.
    Sento il forte sapore sulla lingua, anestetizzato dal sale, e quel familiare bruciore alla bocca dello stomaco. Accentuo ancor di più i movimenti dovuti all’ingoiare l’alcolico e socchiudo gli occhi, enfatizzando un sospiro di apprezzamento. Per poi sorridergli, poco prima di portare il limone verso la mia bocca ed iniziando a succhiarne il succo, con voracità.
    « Decisamente ottimo. » affermo poggiando la scorza del frutto sul piattino dinanzi a me, leccandomi le labbra per sentirne ancora un po’ il sapore sulla lingua. « Sono felice che ti sia piaciuto. » mi dice il ragazzo, che a quanto pare è rimasto molto colpito dalla mia performance.
    « Allora, vorresti informarmi su qualche ripensamento? » gli chiedo, facendogli intendere dove voglio andare a parare.
    « Qualcuno. »
    « A riguardo di cosa? »
    « A riguardo del fare in modo che i clienti stiano al loro posto. »
    Si poggia ancora una volta al bancone, avvicinandosi ancora una volta al mio viso, dandomi ancora una volta i brividi e procurandomi ancora una volta il presentimento che questa serata andrà più che bene.
    « Quindi? »
    Continua ad avvicinarsi, continua a far sì che io senta il suo respiro farsi meno distante, continua a farmi sentire ancora una volta come se fossi una troia. È a pochi centimetri di distanza. Mi lecca il labbro inferiore.
    « Ho pensato che il posto adatto a te si trova sotto questo bancone. »
    Dà vita ancora una volta ad un contatto tra noi.
    Continua a leccarmi le labbra.
    « Magari a fare cose da grandi, piccola. »

    **

    C’è tanta musica e sto ballando da non so quanto tempo. Il volume è altissimo, sembra stia alimentando tutti questi corpi che si muovono all’unisono. Tengo un bicchiere in una mano, mentre seguo il ritmo, non ho la più pallida idea di cosa ci sia dentro questo cocktail, non so né come né quando sono arrivato qui. Mi gira in maniera incredibile la testa, mi sento tanto leggero, tanto che ho bisogno qualcuno che mi sostenga. Infatti resto aggrappato a parecchia gente, peccato che non riesca minimamente a capire chi mi stia facendo da sostegno. Dovevo dare ascolto al biondino e smetterla di bere, ma dopo averglielo preso in bocca ha iniziato ad offrire ed offrire ed offrire. Devo assolutamente andare in bagno, non ne posso più di starmene qui in piedi. Tento di uscire da quest’ammasso di gente, ma mi rendo conto solo al momento di essere avvinghiato ad un tizio, che potrebbe benissimo essere paragonato ad una montagna, mentre mi tiene saldamente le mani sul culo.
    « Dove pensi di andare? » mi dice tentando di sembrare minaccioso, ma a quanto pare i suoi muscoli non sono niente contro la forza dell’alcohol.
    « Devo andare in bagno. »
    « E vorresti lasciarmi qui così, dolcezza? » mi sussurra tra i capelli, sfregandomi la sua oramai evidente erezione sulla coscia, come a comunicarmi che ne fossi la causa. E ancora torna in gioco l’alcohol, il caro vecchio buon alcohol che fa sì che io scoppi in una fragorosa risata a causa dei gesti di quell’energumeno. Mi guarda, non so se confuso o contrariato, mentre io continuo a ridere. Prendo un lembo della sua
    T-shirt tra le mani e lo tiro verso di me, lo avvicino abbastanza da essere sicuro che possa sentirmi. « Io mi preoccuperei se fossi in te, dolcezza. Poiché, te lo dico per correttezza, quel coso che mi stai sbattendo contro ce l’ho anch’io tra le cosce. » continuo a ridere e gli do uno schiaffetto leggero su una guancia, quasi a volerlo confortare, o compatire. Posso immaginare quanto drastico sia cadere nella rete di Bill Kaulitz. Lo stesso raffinato ragazzo che ora sta barcollando verso il cesso, ubriaco da fare schifo, con un sorriso - che possibile definire l’apice della lussuria -stampato sulle labbra.

    Arrivo incredibilmente a quella che sembra essere la toilette del locale. Sono estremamente confuso e parte di me stesso mi sta colpevolizzando per aver bevuto così tanto, forse quasi al punto di sentirmi male. Sono così drasticamente ubriaco da essermi appena reso conto di aver passato probabilmente ore senza capire dove mi trovassi. Senza sapere dove fossi e dove fossero gli altri. Dove fosse Tom, magari. Anche se in realtà non c’è chissà quanto da attestare, quasi sicuramente è al momento preso da qualche flirt da una notte. Come me, d’altronde. Perché cazzo quindi mi sta dando così cazzo fastidio l’immagine di lui preso a palpare qualche tizia del cazzo in quel cazzo di locale del cazzo? Sono così talmente preso dai miei pensieri che potrei piangere, potrei farmi trovare come una povera tredicenne in preda al collasso in un bagno pubblico. Sono così preso da tutta quell’enfasi che sto mentalmente creando, al punto di non accorgermi della gente che entra dalla porta.
    Tra cui Georg, ovviamente brillo. Perché cazzo non devo mai riuscire a contenermi come fanno le persone con un po’ di sale in zucca?
    « Hey, che ci fai qui? Pensavo fossi imboscato da qualche parte a divertirti. »
    « Non mi va. »
    Ecco. Immancabilmente la mia voce pare simile ad un lamento.
    Capirà che sono sbronzo, come sempre.
    « Sei sbronzo. »
    Appunto.
    « Non sono ubriaco! » grido, tentando di fronteggiarlo, ma - sempre immancabilmente - perdo l’equilibrio e mi trovo aggrappato al mio amico. Che sta ovviamente pensando che sì, sono sbronzo. Mi precede, prima che io tenti di dire qualcos’altro a discapito della mia credibilità.
    « Vuoi che ti porti da Tom? »
    Ma certo, Tom. Come ho potuto non pensarci? Il fratellino sta male perché ha buttato giù troppi cocktail in troppo poco tempo e chi può stargli accanto se non il suo adorabile gemello?
    « Sì, voglio andare da Tom. » dico credendo di accentuare le mie movenze da sbornia, rendendomi conto di quanto siano evidentemente spontanee.
    « Andiamo, mi pare di averlo visto qualche minuto fa. »
    Esclama infine, conducendomi verso quello che credo si rivelerà un irreversibile danno. Verso cui ho dannatamente voglia di andare, comunque.

    « Ho una sorpresa per te. »
    Tom, come volevasi dimostrare, è seduto ai divanetti. Preso in una conversazione con una tizia appariscente, ovviamente nei suoi canoni.
    « Ha di nuovo bevuto troppo? » sento la sua voce scandire queste parole. Vuole sembrare seccato, ma qualcosa in me mi dice che in quella voce è nascosto un barlume di speranza. Come se non avesse aspettato altro per tutta la sera. « Esatto, a malapena si regge in piedi. Voleva venire da te. »
    Mi getto di peso sul divano, annoiato da quella conversazione che ho sentito un numero esagerato di volte e che non ha mai portato a niente.
    Stasera non voglio che accada. Questa è la mia serata è tutto deve andare come io voglio che vada. Tom si alza, porgendo qualche scusa alla ragazza che gli stava tenendo compagnia. « Perdonami, questioni di famiglia. »
    Vedo Georg sparire tra la pista e mio fratello raggiungermi e appostarsi di fronte a me che, allo stremo delle forze, sto letteralmente spaparanzato sul sofà. « Devi sempre strafare tu, eh? » tenta di farlo apparire un rimprovero, ma so che sta in realtà esultando. Lo sento, siamo pur sempre gemelli. Quel che io sento di volere, solitamente lo sente anche lui e viceversa. Seppur a volte non riusciamo a rendercene conto. Perché allora in questo caso deve sembrare così difficile?
    « Vieni qui, forza. » dice a voce alta, tentando di sovrastare la musica, e porgendomi la mano.
    « No, Tom non mi va. Vieni tu qui, stai un po’ vicino a me. » Lui sbuffa contrariato, ma intravedo un sorrisino sotto quella che è una solita espressione da copione e, senza fare ulteriori storie, si siede accanto a me. Cingendomi le spalle con un braccio.
    « Ma cosa ti salta in mente, fratellino? Ti diverti così tanto a devastarti? »
    Sussurra il tutto direttamente nel mio orecchio, per far sì che io lo senta, ma questo singolo gesto mi provoca brividi indicibili al livello della spina dorsale. Mi sento al sicuro tra le sue braccia, mi sento desiderato quando mi guarda in quel modo. Poggio la testa alla sua spalla, lasciando i miei capelli solleticargli il collo scompostamente. Porto una mano sul suo petto e svogliatamente traccio delle linee invisibili sul suo corpo, lasciando scorrere le mie dita sulla sua canotta.
    « Non è vero, volevo solo divertirmi un po’. »
    « A me non pare tu ti stia divertendo chissà quanto. »
    Un’altra frase che fa ripartire le scenografie campate in aria nella mia mente. La prendo come una provocazione e agisco di conseguenza.
    « Invece mi sono divertito e anche tanto. E potrei divertirmi ancora di più se volessi. » Alzo leggermente la testa, per guardarlo negli occhi. Mi rendo conto che mi stava già fissando e concretizzo quanto i nostri visi siano vicini.
    « Quindi ora non vuoi divertirti. » afferma sicuro del fatto suo.
    « Cosa te lo fa pensare? »
    « Il fatto che tu non ti stia divertendo. »
    « Forse non dipende solo da me. » dico quasi a me stesso, accoccolandomi ancor di più contro il suo corpo ed incastrando ancora la testa nell’incavo del suo collo.
    « Ti va se andiamo fuori a prendere un po’ d’aria? Magari ti riprendi? »
    « Non sto male. »
    « L’ultima volta che l’hai detto stavi vomitando sulle mie scarpe. »
    Assumo un’espressione schifata al ricordo, continuo a muovere scompostamente le mani sul suo petto e sento il suo respiro farsi più corto. Anche se non dubito possa essere il mio. Infondo siamo così vicini che i nostri sospiri quasi si confondono.
    « Tomi! Ti dico che sto bene. » esclamo in maniera falsamente irritata, mettendomi a sedere ed iniziando a giocherellare con le sue treccine.
    « E poi non ho voglia di uscire. »
    « Dai, ti porto a vedere le stelle cadenti. »
    « Primo, siamo a Giugno e le stelle non si vedono. Secondo, da quanto sei così sentimentale? »


    « Da quando devo adattarmi al tuo essere romanticone per convincerti a fare qualcosa. » Romantico? Perfetto, decisamente era dall’altro lato della pista mentre mi strusciavo su qualsiasi cosa fosse lontanamente simile a carne umana.
    « Hai ragione. Va bene, andiamo a fare una passeggiata sulla spiaggia. »
    dico alzandomi, apparendo leggermente instabile, sistemandomi i capelli e girandomi verso di lui, per porgergli la mano, ma ritrovandomelo a guardarmi visibilmente interessato.
    « Wow. Sono stato capace di farti cambiare idea così velocemente? Perché non ci sono mai riuscito in tutti questi anni? » domanda, ridendo e stringendomi la mano per alzarsi. Anche se devo essere di certo più ubriaco di quanto io voglia dare a vedere. Infatti, invece di fare da leva, perdo del tutto l’equilibrio facendolo cascare sul divano e finendogli addosso, a cavalcioni.
    « Hey, se questi sono i risultati devo ricordarmi di farti bere più spesso, fratellino. » dice, ridacchiando e poggiandomi le mani sui fianchi mentre io, leggermente disorientato a causa della caduta improvvisa, perdo il controllo dei miei movimenti e finisco col poggiarmi alla sua fronte con la mia. « Tomi, usciamo un po’ fuori. Credo di stare per sentirmi male. »
    Solitamente non dico bugie, ma sarebbe stato decisamente meglio evitare la presenza di una folla, vista la voglia che tutto quel trambusto aveva riacceso.

    Usciamo dal locale, schivando la gente che ci viene incontro per raggiungere il centro della sala. Tom cammina davanti a me, guidandomi alla porta principale. La musica mi rimbomba nella testa, che a sua volta sta per esplodere. Fisso il pavimento, tentando di non inciampare. Mio fratello si ferma e si volta verso di me, per verificare che io sia ancora lì. Mi vede perso nei miei pensieri da sbornia e, forse per far sì che io non mi perda tra la folla, mi prende la mano e mi tira verso di sé. Inutile dire che quel gesto fa volare le mie fantasie, così mi ritrovo ad aggrapparmi al suo braccio e ridere sommessamente, soddisfatto di quella che secondo il mio punto di vista può essere definita una vittoria.
    « Perché ridi? » dice quasi gridando, a causa del volume esagerato della musica, e guardandomi.
    « Niente, stavo pensando. » affermo ricomponendomi, affatto sicuro del fatto che lui mi abbia sentito. Lo supero non appena intravedo la porta di uscita, senza lasciare la sua mano, e lo conduco fuori dal locale. Penso che il contatto fisico al momento sia lecito. Sono pur sempre ubriaco, ho bisogno di qualcuno che mi tenga in piedi. Decido di giocare questa carta a mio favore. Non appena raggiungiamo una sorta di veranda affacciata sul mare, lo porto più vicino a me. Decido di dirigermi verso alcune recinzioni in legno, che delimitano il locale e mi lascio sostenere da queste. Tom è fermo davanti a me. « Stai ancora male? »
    « No, ora sto un po’ meglio. » capisco che ora dipende tutto da me e da ciò che potrei dirgli. La situazione adatta, siamo relativamente soli, dipende solo da me. Avvolgo le braccia dietro il suo collo, avvicinandomi al lui col corpo, mentre Tom si appresta a cingere i miei fianchi. Mi guarda con sguardo divertito e curioso allo stesso tempo, come se stesse tentando di interpretare le mie movenze.
    « Mi pare che tu stia decisamente meglio. » dice guardandomi direttamente negli occhi, così profondamente che credo di arrossire. Mi rendo conto di quanto le nostre labbra siano vicine ed istintivamente sciolgo quella sottospecie di abbraccio, tornando a poggiarmi con le braccia sulla staccionata. Mi osserva, sempre tra l’essere confuso ed interessato. « Stai benissimo stasera. » afferma poi, donandomi un occhiata decisamente equivocabile. « Davvero? » chiedo, fissandolo ed arrotolandomi una ciocca di capelli tra le dita. Appoggia una mano accanto a me, sempre sulla recinzione, e da come mi guarda credo già di capire cosa stia per dirmi. « Sì, sei davvero parecchio bello stasera, fratellino. » conferma, sorridendomi.
    « Parecchio quanto? » domando io, cercando di non interrompere
    quel contatto visivo che stiamo sostenendo da un po’.
    « Abbastanza »
    « Abbastanza per cosa? » chiedo ancora, mordendomi il labbro.
    Si allontana da me e dalla staccionata, con fare arrendevole. Probabilmente sta tentando di auto-convincersi che è solo estremamente arrapato e per questo crede che il suo dolce ed innocente fratellino lo stia provocando spudoratamente. « Diventi troppo curioso da ubriaco. »
    « Troppo? Perché c’è qualcosa che vorresti nascondermi e la mia curiosità sta minacciando, Tomi? » gli chiedo alzandomi, abbracciandolo in modo apparentemente affettuoso e poggiando il viso su di lui.
    « Non puoi nascondermi qualcosa. Io e te ci diciamo sempre tutto. » continuo insistentemente, carezzandogli la schiena con lentezza.
    « Anche a me pare che tu mi nasconda qualcosa, Bill. » dice portando lo sguardo verso il basso e tentando di incontrare i miei occhi, mentre ricambia l’abbraccio. « Oppure mi sbaglio? »
    Emetto una risata spontanea, in quanto mi vien naturale pensare che non gli nascondo niente. A parte il fatto che io sia del tutto malato di sesso e che stasera il mio obiettivo sia lui, il caro fratello maggiore con cui ho convissuto per la mia intera esistenza. Detto così sembra quasi una cosa malata, illecita, perversa, ma poco mi importa visto l’effetto che mi sta facendo lo stare così vicino a Tom ed il vederlo confuso a causa delle mie parole, dei miei gesti, degli impliciti segnali che gli sto inviando.
    « Andiamo in spiaggia, Tomi. Questa musica mi sta facendo impazzire. » gli dico dolcemente, prendendo le distanze. « Certo, andiamo. »

    Mi incammino verso la breve scalinata in legno che conduce alla spiaggia e Tom mi segue. Vado verso la riva, fingendo di essere stregato dalla bellezza del mare durante la notte, ma tentando in realtà solamente di restare più solo possibile con mio fratello.
    « Bill, dove vai? » dice lui, accelerando il passo e cercando di raggiungermi. Cammino a passo lento e costante, sentendo la voce di Tom lontana mi fermo e mi volto bruscamente, credendo fosse non poco lontano. Evidentemente l’alcohol nuoce parecchio alla mia concezione dello spazio. Infatti Tom, preso alla sprovvista, mi vien contro. Mi spavento a causa di quell’improvvisa ed inaspettata vicinanza e mi lascio scappare un urletto, per poi scoppiare a ridere a causa della reazione di entrambi. Lui, spaventatosi a sua volta, mi segue ed iniziamo a ridere in maniera esasperata, quasi fino a non riuscire a respirare.
    A causa dell’essere un po’ brilli, a causa della scenetta di poco prima, a causa del leggero imbarazzo che inizia a crearsi.
    Mi lascio cadere sulla sabbia, ridendo sempre più forte. Tom fa lo stesso, continuiamo a ridere fin quando lui non si sdraia del tutto ed io poggio con la testa sul suo ventre. Non parliamo per minuti, tentiamo di riprendere il fiato, intervallando di tanto in tanto il silenzio con risatine sommesse. Fin quando non ci calmiamo del tutto.
    « Oddio. Non penso di aver mai riso così tanto in vita mia. » dico, col fiato corto, guardando in alto e pensando che il cielo sia parecchio nuvoloso in quanto non riesco a vedere le stelle.
    « Avresti dovuto vedere la tua faccia. Possibile non ti aspettassi che fossi dietro di te? » continua a ridacchiare Tom, prendendo a carezzarmi i capelli. « Non credevo ti fossi messo a correre, stavo camminando in maniera parecchio veloce. » esclamo, notando che le sue carezze stanno diventando sempre più delicate e rilassanti e lascive ed estremamente eccitanti.
    « È bello questo posto, no? » chiede improvvisamente, giocherellando imperterrito con alcune ciocche.
    « L’avrai chiesto un migliaio di volte, proprio vuoi sentirti venerato per la scelta? »
    « No, volevo solo esser certo di aver trovato un posto adatto. » dice a bassa voce, più a se stesso che a me.
    « Adatto? »
    « Adatto a passare un’allegra serata tra amici, cosa credevi? »
    Continua a carezzarmi, sfiorando talvolta il mio collo, donandomi brividi non indifferenti.
    « Credevo intendessi un posto adatto a passare una serata ai limiti del devasto. » continuo sorridendo e girandomi a guardarlo in viso.
    « Viste le tue condizioni, direi che ho fatto un buon lavoro, allora. » dice poco prima di scoppiare a ridere. Immediatamente mi metto a sedere, sentendo la testa girarmi vorticosamente a causa del movimento improvviso.
    « Non sono ubriaco! Quante altre volte devo dirvelo? »
    « Continuerò a credere che tu sia ubriaco fin quando non mi dimostrerai il contrario. » afferma Tom, mettendosi a sedere, mentre io gli sto accanto in ginocchio sulla sabbia.
    « Allora dimmi cosa dovrei fare per darti una dimostrazione! » dico fingendomi irritato, ma mantenendo un sorriso divertito sulle labbra.
    Lui mi sorride a sua volta, leccandosi il labret al lato della bocca e rivolgendomi uno sguardo furbo. « D’accordo. Prima ti ho chiesto se mi stavi nascondendo qualcosa ed hai deciso di cambiare discorso. » si alza improvvisamente, si toglie un po’ di sabbia di dosso. Io lo guardo dal basso, ancora poggiato sulle ginocchia. Poi si accovaccia, fronteggiando il mio volto, stando in equilibrio sulle punte. « Se seriamente non sei ubriaco, riuscirai al tuo solito ad inventare qualche stronzata che regga, o che mi confonda, o che mi porti a cambiare argomento. Insomma, qualche risposta ben studiata, al tuo solito. »
    La sua proposta mi confonde. Ammetto a me stesso di essere leggermente sbronzo, in quanto sto permettendo a Tom di confondermi. Tento di spremere le meningi per dare qualche risposta interessante, inconcludente, che lo possa confondere.
    « Sta piovendo. » dico ad un certo punto sorpreso, a causa di una goccia che mi cade inaspettatamente sulla fronte.
    Tom ridacchia soddisfatto. « Questo è il meglio che sai fare? Cavolo, devi aver bevuto davvero parecchio. » mentre mi parla sento altre gocce sul viso. « Smettila, seriamente sta piovendo! » insisto, alzandomi e scrollando via la sabbia con dalle ginocchia. Tom ride, visibilmente divertito e ancora convinto che io stia cercando una scusa per non rispondere. Fin quando, almeno credo, sente qualcosa inumidirgli la pelle. Inizia infatti a guardarsi intorno, notando i vari segni opachi delle gocce sulla sabbia. In men che non si dica, la pioggia diventa più fitta e continua e Tom si alza di scatto. Mi prende il polso e noto la scomparsa di qualsiasi espressione vittoriosa sul suo volto. Credo che adorerò i temporali estivi, d’ora in poi. « Vieni, andiamo lì sotto. » Mi strattona, conducendomi verso un apparente riparo. Ossia sotto una delle verande del discopub dalla quale siamo usciti poco prima, una sorta di spazio vuoto tra le scalinate in legno, quella specie di bungalow e la spiaggia. La pioggia continua ad aumentare ed una volta arrivati lì sotto, mi accorgo di stare tremando per il freddo. Sentiamo su di noi i passi della gente che torna all’interno del locale, per non inzupparsi a causa di quel temporaneo acquazzone. « Tomi, forse dovremo tornare dentro anche noi. » dico voltandomi verso di lui e notando che sta fumando.
    « Perché mai? Si sta così bene qui. »
    « Io ho freddo. »
    « Vieni qui vicino, lì gocciola. Stai continuando a bagnarti. »
    Lo raggiungo, poggiando sulla parete in legno, alla sua destra, e lui mi porge una sigaretta. La prendo volentieri, la porto alle labbra e, mentre cerco l’accendino, noto quello di Tom sbucare dalla tasca sinistra dei suoi jeans. Mi sposto dalla parete, piazzandomi davanti a lui, prendo l’accendino senza fare troppe domande, per poi accendermi la sigaretta gentilmente offerta da mio fratello, mentre ha lo sguardo fisso su di me.
    « Grazie. »
    « Non c’è di che. »
    Noto delle canoe ammassate all’angolo e poggio su queste, continuando a fumare. Per un po’ non sentiamo altro che i nostri respiri accentuati a causa del fumo ed il rumore della pioggia che ci circonda.
    Dopo pochi minuti che sembravano essere interminabili, Tom getta la sigaretta più in là, sulla spiaggia, e mi raggiunge.
    « Bene, cosa dicevamo prima che un temporale ci interrompesse? » mi domanda sorridendo, consapevole che entrambi ricordiamo il discorso lasciato in sospeso. « Parlavamo del fatto che dovrei mentirti quando mi chiedi cosa ti sto nascondendo per dimostrarti che non sono affatto ubriaco. » affermo, abbastanza scettico a riguardo, tentando di fargli capire quanto stupida in realtà sia questa cosa, ma pensando nel frattempo ad un eventuale balla da rifigliarli. Oppure al fatto che non sarebbe male raccontargli qualcosa. In qualsiasi caso giocherei a mio favore. Potrebbe credere che ciò che dico di nascondergli è talmente assurdo per la mia figura di casto ragazzo vergine da pensare sia una menzogna o, contrariamente, credermi e darmi la soddisfazione di ottenere ciò che ho bramato per l’intera serata. Tentar non nuoce.
    « Allora? Me la dici questa bugia o devo aspettare che mi annunci un terremoto per evitare di rispondermi? » insiste divertito, non consapevole del fatto che ora tocca a me divertirmi.
    « Questa cosa non ha senso, ma vale la pena provare, se può farti credere che non sono affatto sbronzo. »
    « Prego, continua. » sorride Tom beffardo.
    Mi rimetto in piedi, allontanandomi dalle canoe che mi hanno sostenuto per questi ultimi minuti, mi faccio più vicino a lui ed inizio a giocherellare con le sue treccine.
    « Certo. Ti nascondo che in realtà, pur sembrando un dolce e tenero cucciolo indifeso, sono una troia. Da parecchio mi faccio sbattere con mio grande piacere ovunque vi sia occasione. Per l’appunto stasera di opportunità ce ne sono state parecchie, quindi non ho esitato a succhiarlo a mezzo locale, a partire dal barista, che per ripagarmi mi ha fatto bere parecchio senza neanche tirar fuori il portafogli. Ho ballato in maniera poco casta con chiunque credesse fossi una bella ragazzina sfacciata, anche perché la cosa non mi turbava minimamente. » Faccio una pausa,
    in quanto ho recitato ogni singola parola come se fosse parte di un copione, senza fermarmi a riflettere e senza smettere di guardare Tom negli occhi, con aria di sfida.
    « Ah già, e non sono andato oltre con nessuno dei tizi nella discoteca qui sopra solo perché stasera l’unico da cui voglio essere scopato è mio fratello. » rido, soddisfatto della recita appena inscenata, avvicinandomi ed accarezzandogli il viso. « Convincente come bugia? »
    « Per niente convincente, ma mi ha confuso parecchio. »
    « Stai davvero dubitando dell’innocenza del tuo fratellino? » gli domando dolcemente, ma con un occhiata che di innocente ha davvero poco.
    « Inizialmente ero sicuro fosse una bugia. » dice abbassando il tono della voce e prendendo i miei fianchi tra le mani, facendo avvicinare i nostri corpi più del dovuto. « Poi la cosa del farsi scopare dal proprio fratello, mi ha fatto venire un paio di dubbi. » ammette, ridacchiando ed accorciando sempre di più la distanza che ci separa. « Ma alla fine c’è stata una cosa che mi ha fatto capire del tutto se fosse una bugia o meno. » sussurra piegando la testa e lasciandomi lenti ed umidi baci sul collo, facendomi fremere ad ogni tocco.
    « Cosa? » tento di domandare, ma dalla mia bocca fuoriesce solo un suono estremamente simile ad un gemito.
    Si allontana dal mio collo, risalendo verso l’orecchio, per sussurrare il tutto e fare in modo che io lo senta comunque con chiarezza.
    « Mi sono ricordato che stasera non avevi davvero il portafogli » emette una risatina a pochi centimetri dal mio orecchio. « Visto che ad inizio serata l’hai lasciato a me. »
    Si allontana lentamente e sorridendo, guardandomi negli occhi, mentre io ho entrambe le mani poggiate sul suo petto.
    Alza sensualmente un sopracciglio.
    « Come è stato succhiarlo al barista, principessa? »
    Gli sorrido anche io, facendo lentamente pressione sul suo petto, lì dove tenevo poggiate le mani, ed allontanandolo così da me.
    Continuando a scorrere le mani sui suoi fianchi, fino a giungere ai passanti dei jeans. « Non meglio di quanto sarà succhiarlo a mio fratello. »
    Porto le mani alla cinta. Slacciandola, sfilandola e gettandola sulla sabbia. Nel contempo lecco il labbro inferiore di Tom che, come previsto, stringe la presa sui miei fianchi e mi bacia in maniera rude, desiderosa. Inizio ad esplorare parti, fino ad allora sconosciute, del palato di mio fratello. Succhio la sua lingua nella mia bocca, mentre tiro fuori dall’asola il bottone dei suoi pantaloni. Con mio grande dispiacere pongo fine a quel bacio, consolandomi col fatto che, da lì a breve, la mia bocca ospiterà qualcosa di meglio. Scendo verso il basso, inginocchiandomi. Intendo farlo soffrire parecchio, deve desiderarmi almeno la metà di quanto io l’ho desiderato per tutta la serata. Anche se non dubito sia già così, visto il silenzio smorzato dal suo respiro pesante. Dopo essermi messo comodo sulle ginocchia, senza sfiorarlo con nessun’altra parte del mio corpo, prendo la cerniera tra i denti e la tiro verso il basso. Immediatamente i pantaloni gli calano sulle gambe, a causa della loro larghezza. Guardo verso l’alto sorridendo e vedo mio fratello poggiarsi con una mano alla parete che ha di fronte, intento a guardare verso il basso, con un sorriso tale che mi fa venir voglia di gridargli di scoparmi. Devo resistere, però. Voglio prolungare più a lungo possibile questo divertimento tanto atteso.
    Prendendomi il mio tempo, abbasso anche i boxer, aiutandomi sempre e solo con i denti ed accompagnali fino alle ginocchia. Per poi allontanare la bocca da Tom e continuare a condurli verso il basso con una mano, facendo estrema attenzione a non sfiorare nemmeno minimamente la sua pelle. Riporto il viso all’altezza del membro di Tom, ormai eretto, e do una leccata lenta e stremante alla base del pene, vicino i testicoli. Sento il respiro del mio fratello maggiore farsi sempre più corto.
    « Bill, ti prego. » geme, spingendo il bacino verso di me.

    Mi tiro prontamente indietro e guardo ancora una volta in alto, cercando il suo sguardo.
    « Cosa Ti prego, Tomi? » chiedo, curioso.
    « Ti prego, succhialo. »
    « E perché mai dovrei farlo? » inizio a leccare poco più su il suo ginocchio, salendo con lentezza lungo il suo interno coscia.
    « Perché tutte queste cazzo di domande? Succhialo e basta. »
    « Ma Tomi, l’hai detto tu che da ubriaco sono più curioso. » dico più che lascivamente, riprendendo poi la salita con la lingua, fino a sollevare con essa la canottiera e lasciare piccoli baci poco sopra il suo inguine.
    « Troppo curioso. » Alle sue parole mi allontano del tutto dal suo corpo.
    « È vero. Hai detto che sono troppo curioso ed ho creduto volessi nascondermi qualcosa. » ridacchio, tracciando distrattamente con le dita linee scomposte sulla sua coscia. Per avvicinarmi poi al suo pene e segnare lateralmente tutta la sua lunghezza con la punta della lingua, a partire dalla base. « Che volevi nascondermi, Tomi? » chiedo, per poi roteare la lingua attorno alla punta. Sento sfuggirgli un mugolio, poco prima che mi risponda. « Volevo nasconderti che è da quando ti ho visto stasera che ti immagino in situazioni che hanno poco di fraterno. »
    « Quanto poco? »
    « Troppo poco. »
    « Mi parli di qualcuna di queste situazioni che avresti immaginato? »
    « Un’altra volta magari. » geme dopo aver sentito la mia lingua stuzzicare ancora il suo cazzo. « Ora me lo succhi, altrimenti puoi anche dimenticare il desiderio di farti scopare da tuo fratello. »
    A quelle parole lascio affondare completamente il pene di Tom nella mia bocca, pensando che anch’io non posso resistere oltre.
    Ho assolutamente bisogno di prenderlo in gola. Continuo ritmicamente, alternando i risucchi.
    Tom ha portato una mano tra i miei capelli ed asseconda le spinte del bacino, accompagnando la mia testa verso il suo uccello.
    Continuiamo così per un po’, con i suoi gemiti e le mie labbra che neanche per un istante si staccano da lui. Guardo verso l’alto, vedo Tom in preda agli spasmi che non fa altro che sussurrare sommessamente il mio nome e boccheggiare, bisognoso d’aria. Lascio per poco il suo pene, recuperando il respiro, per poi strisciare provocatoriamente il mio piercing alla lingua sulle vene pulsanti del suo sesso. Tom geme e spinge ancora una volta la mia testa verso di sé, costringendomi a riprendere il suo cazzo. Lo accolgo a fondo, deglutendo. Mi sta letteralmente scopando la bocca e mi viene spontaneo immaginare come sarà quando mi fotterà sul serio. Al solo pensiero sento un fremito che arriva dritto al mio basso ventre e che mi porta a succhiarle forte. Talmente forte al punto farlo venire violentemente e con la bocca spalancata in un urlo trattenuto. Inutile dire che ingoio ogni cosa, a volte succhiando ancora e sentendo i suoi gemiti a causa della sensibilità post-orgasmo. Lecco via ogni singolo residuo, senza lasciare la benché minima traccia, prima di alzarmi, sentendo il mio pene rigido tra le gambe, evidentemente in cerca di attenzioni.
    « Come è stato farselo succhiare dal proprio fratellino, Tomi? »
    Senza degnarmi neanche di una risposta, mi tira verso di se e mi bacia con trasporto, sentendo probabilmente il suo sapore sulla mia lingua. Sento le sue dita cercare la mia pelle, attraverso gli strappi sul retro della maglietta, e poco dopo lo sento allontanarsi dalle mie labbra e togliermi del tutto la T-shirt, poggiarla sulle canoe non troppo distanti da noi e riprendere a baciarmi, carezzando la mia schiena nuda. Lentamente scende con le i palmi fino al mio sedere e lo stringe, conducendomi a sé.
    Il mio pene del tutto eretto si scontra col suo e mi ritrovo a gemere sulle sue labbra.
    Porto le mani verso il basso e, di mia volta, gli do una mano a sfilare la canotta, lasciandola infine cadere sulla sabbia. Mi allontano poi da lui, preso dall’eccitazione, e decido di smuovere leggermente le cose. Spintonandolo delicatamente faccio in modo che mi osservi e tiro giù i pantaloni, ancheggiando e restando in boxer, mentre Tom mi fissa, con un’espressione famelica sul volto. Prima di metter via i pantaloni, prendo il lubrificante monodose dalla tasca.
    « Mhm, ben attrezzato. » dice Tom, che ora è poggiato con una spalla alla parete. « Io te l’avevo detto. » confermo avvicinandomi ed iniziando a spalmare la lozione sul suo membro. « Sono una troia. »
    Stuzzico i testicoli, mi dedico poi alla punta e lo sento ansimare. Riporto lo sguardo al suo viso ed assumo un sorrisino soddisfatto, vista la sua espressione di pura estasi. Rendo i movimenti più veloci, fino a sentire i suoi sospiri aumentare, per poi interrompermi bruscamente.
    « Non è giusto, Tomi. Voglio divertirmi anche io. »
    Lo lascio lì, interdetto, mentre indietreggio dirigendomi alle canoe, che già hanno funto da sostegno, e mi ci siedo.
    « Ti va di guardare un po’ come si diverte il tuo fratellino? » domando ad un Tom letteralmente imbambolato, mentre osserva suo fratello togliersi sensualmente le mutande e posizionarsi a gambe divaricate davanti ai suoi occhi. Porto le dita inumidite dalla lozione alla mia apertura ed inizio a penetrarmi con esse. I miei gemiti crescono ogni momento, enfatizzati al fine di stuzzicare Tom. Continuo ad accarezzarmi e mugolare, mentre sento il suo sguardo addosso. In men che non si dica percepisco il suo fiato sul collo e delle dita sfiorarmi le labbra.
    « Preferirei darti una mano. » aggiunge ghignando, poco prima di infilarmi due dita in bocca, per far sì che io le inumidisca con la saliva, e riprendere il lavoro interrotto poc’anzi. Lo sento, sento mio fratello dentro di me e pensarci mi fa impazzire, tanto che non riesco a trattenere i vari suoni libidinosi che fuoriescono dalla mia bocca.
    « Bill, non vedo l’ora di sentirti urlare » mi dice, spingendosi più a fondo con le dita. Stimola qualche punto in me che mi fa impazzire dal piacere e sento di volerlo in maniera indicibile. Quando vedo la mano di Tom, fino ad allora poggiata alla canoa, tentare di raggiungere il mio pene, capisco di essere al limite della sopportazione. « Tom, cazzo. Scopami » dico a voce più alta. Non pensando al fatto che siamo all’aperto, non pensando che c’è gente nel locale al di sopra di quelle assi in legno, ma pensando solo a voler necessariamente sentire mio fratello a fondo.
    Lui finge di non aver sentito la mia richiesta, non riuscendo però a nascondere un sorriso. Stringe forte il mio cazzo ed inizia a pompare ritmicamente, contro il mio volere. Sto per avvicinarmi al limite e non voglio che questo accada prima di essere violentemente fottuto. Tom continua imperterrito, portandomi quasi allo stremo. Spontaneamente gli cingo le spalle con le braccia, graffiandogli la schiena e sentendo le unghia marcare la sua pelle. Tom emette un mugolio, misto tra piacere e dolore, e velocizza i suoi movimenti. Io lo graffio, ancora, scompostamente e con forza fino a quando non premo le unghia contro la sua nuca, sentendo una sorta di ringhio da parte di Tom. Tira le dita fuori da me , lascia il mio membro e porta una mano sul mio fianco.
    « Ah, così ti piace giocare sporco? » accompagna la sua domanda con una leggera pressione sulla mia pelle. « Ti dirò, » continua, graffiandomi di sua volta, con molta più forza, facendomi trattenere un grido. « piace anche a me. » Lecca lascivamente la mia spalla, mordendola tutt’un tratto e cogliendomi di sorpresa. Approfitta del mio momento di stordimento per penetrarmi del tutto e senza un minimo di accortezza. Cosa che mi eccita ai limiti dell’immaginabile. « Porca puttana, Tomi » esclamo con voce esageratamente desiderosa. Mi ha decisamente impalato, ma non mi importa. Ne voglio di più, ne voglio sempre di più.
    « È giunta l’ora di farti gridare, principessa. » sussurra nel mio orecchio mordendomi ancora, bruscamente, al lato del collo. Spalanco la bocca in un grido muto e lui ne approfitta per baciarmi, portando le mani alle mie natiche, sollevandomi e sbattendomi contro la parete al nostro fianco.
    « Non aspettavo altro. » tento di dire con voce ferma, ma ciò che riesco a produrre è solo una serie di suoni smorzati dall’estrema eccitazione.
    « Davvero? Lo vuoi davvero così tanto? » mi domanda, tentando di attenuare il piacere che traspare dalla suo tono. « Pregami allora. »
    Lo sento portare lentamente il suo cazzo fuori da me.
    « Ti prego, Tom. Per favore fammi gridare. »
    Sorride, prende a succhiare con forza un lembo di pelle sul mio collo.
    « Cosa vorresti che ti facessi gridare? »
    « Qualsiasi cosa, Tomi. » dico con fare supplichevole.
    « Qualsiasi? » domanda, prima di spingersi in me con forza e far sì che senta il legno della parete su cui è poggiata la mia schiena raschiarmi la pelle. « Grideresti anche che sei la mia troia? »
    Emetto un sospiro libidinoso. « Io sono la tua fottutissima troia, Tom »
    « Chiamami Tomi. » mi dice serio, mentre inizia a spingersi in me con più costanza. « È dannatamente eccitante sentirtelo dire. »
    Il suo cazzo affonda dentro me, mentre grido sommessamente.
    « Allora fammi gridare e fammi sentire di essere la tua troia, Tomi »
    Le mie parole fanno effetto ed inizia a spingersi in me con una forza inaudita, sento le forze mancarmi e reggo ancora di più su di lui, mentre sento il mio corpo pressato tra il suo petto ed il legno. Le spinte diventando regolari ed anche lui inizia ad emettere grugniti di piacere che rimbombano nel silenzio della spiaggia, accompagnati dalla musica lontana che si sente come sottofondo. Va sempre più a fondo, va sempre più forte e tento di fare meno rumore possibile, a discapito del suo volermi sentire urlare, almeno fin quando non colpisce perfettamente la mia prostata. « Dio, Tom » quasi grido, respirando affannosamente. « Più forte, più forte. » mi prende in parola, lo sento scoparmi con violenza, come non sono mai stato scopato. Non mi basta, voglio di più, ne voglio sempre e comunque di più. Intreccio le gambe dietro il suo corpo, cambiando leggermente l’angolazione e gridando. Poggiando la testa alla parete ed esponendo maggiormente il mio collo, che torna a mordere e succhiare, facendomi gemere ancor di più di quanto io già non stia facendo. Mormoro ancora il suo nome, alternandolo ad urletti indistinti e lussuriosi. Aiutandomi con le gambe muovo il bacino verso di lui e mi lascio scopare con eccessivo trasporto. Grido ancora, più forte, sentendolo colpire con forza un punto dentro me che mi stordisce del tutto. « Dimmi che sarai solo la mia troia. »
    Le sue parole mi fanno fremere e lo sento rendere le spinte ancora più veloci. Mi sta facendo impazzire. Mio fratello mi sta scopando così forte da rendermi pazzo. « Devi – cazzo, Tom – devi meritartelo » dico in maniera sconnessa, per poi avvicinarmi al suo volto, mordergli il labbro inferiore e tirarlo verso di me, mentre continua a centrare millimetricamente la mia prostata. Catturo la sua lingua in un bacio mozzafiato, gemiamo l’uno nella bocca dell’altro. « Credo di meritarlo. » ansima a pochi centimetri dal suo viso, spingendo in me meno costantemente, ma sempre con violenza. Sto per esplodere, mio fratello mi sta scopando con violenza, mio fratello mi sta facendo urlare dal piacere. Mio fratello mi sta chiedendo di essere suo. Solo ed unicamente suo. Mio fratello vuole avermi tutto per se e me lo dice mentre mi scopa sulla parete di un locale sulla spiaggia. « Cristo, Tomi. Sto per » non termino la frase perché un’ulteriore spinta fa sì che io venga inaspettatamente sul suo stomaco. Stringo esageratamente i muscoli a causa del potente orgasmo e lo sento mugolare, per poi venire dentro di me. Mio fratello è appena venuto dentro di me, dopo avermi scopato fottutamente forte. Restiamo qualche istante lì, lui ancora dentro di me, recuperando il respiro. Lo bacio ancora bruscamente, con impeto. Risponde svogliatamente al bacio, ma stringe il mio sedere con le mani possenti, a comunicarmi che apprezza, che ha apprezzato.
    « Sai che da ora sarò solo tuo. » gli graffio ancora una volta il fianco oramai, come altre parti del suo corpo, cosparso di segni.

    « Solo la tua troia. Tutte le volte che vorrai. »






    Allora?cosa ne pensate? :superlove:
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    che bello vedere una os postata nel 2013*_* e tra l'altro una one sho!ot davvero bella, si sapeva, è stata scritta da te! il tuo nome è una garanzia!:)
    Bella davvero! diversa dal solito, finalmente una storia in cui c'è Ria ed un Bill ormai abbattuto che rinuncia a tutto, malinconica e triste al punto giusto! brava come sempre!:)
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    C'è qualcuno?!
    Up up
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    Nononono non puoi lasciarci così! T.T perché? Bill, Dio, è così dolce ed innamorato **Tom -.-'' cocciuto che cavolo non può perdonarlo per una seconda volta?!:( no devono rimettersi per forza e SUBITO. Tutto sommato bel capitolo, come sempre u.u
    posta.presto! :D
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    Dici bene! Due anni! E mezzo aggiungerei!
    Mi sento vecchia più di quanto già non lo sia.-.
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    Che bello sapere che nonostante tutto i capitoli arrivino*.* fa niente l'attesa quella poi una volta letto viene a mancare!
    Bel capitolo, Bill è così innamorato:3 credo più di Tom solo che non lo dimostra:( david è uno stalker dovrebbe denunciarlo! E quest'altro invece?o.o michael?hahaha solo lui mancava!hahaha
    auguri di buon compleanno anche se in ritardissimo!
    Posta appena puoi!:) a presto!
  8. .
    Non mi capitava di piangere per una ff da così tanto, avevo dimenticato la fantastica senzaxione che si provasse. Cavolo io non posso ancora crederci davvero, perché come hai detto tu sei e siamo cresciute con questa storia, io personalmente ci ho vissuto l'adolescenza e sono sicura che stando la rileggerò ad essa saranno legati tanti bèi ricordi... Dal concerto del2010 quando in aprile tu iniziasti a portarla fino ad adesso che tutto è cambiato. Questa ff rientra nelle mie preferite poiché mi fa ritornar bambina ti fa respirare proprio il profumo dell'infanzia che è difficile da ricordare, guarda davvero mi ha scossa così tanto questa storia e la porterò per sempre con me, è la mia preferita è semplicemente fantastica e non credo avresti potuto far di meglio, il finale poi è bellissimo anche se triste. Grazie stefy per averci regalato questa meraviglia! Spero ritornerài con altre storie anche se non penso saranno mai paragonabili a questa!. Complimenti ancora!
  9. .
    Okay sono letteralmente morta, cavolo sto male! Non credevo finisse proprio così, ero più propensa ad una fine del genere causata da Genvef -.-" e invece no! Un finale del tutto a sorpresa, cavolo è stra bello e tu sei stra brava! Questa storia e fantastica, ti entra dentro e rapisce io non riuscirò a leggere l'epilogo già immagino ç_ç povera me!
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    Oddio oddio oddio oddio. Io dopo queste due fanfiction ho paura sappilo. Non che sia dipendente però certe volte ci penso e mi attirano certe cose, ma no ora sto ferma. Grazie xD
    per il resto tutte e due le os mi hanno ricordato il film 'trainspotting' O.o
    bella bella bella davvero! Poi loro due che si amano alla follia e che decidono di amare anche chi ne ha bisogno è un idea eccezionale! Complimenti davvero! Questa ff mi ha toccata profondamente, sembrerà strano ma ci penserò su se mi capiterà di fare certe cose!
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    Oddio** ma quant'è bella?!?! Gesù scrivi così bene! Poi tutta questa storia romantica, descritta nei minimi particolari èuna meraviglia, complimenti! Più passa il tempo più diventi brava! :D spero dal profondo del cuore che anche tu non abbandoni le twincest ormai sul forum possiamo contarci per quante poche ne siamo - - che tristezza :(
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    oddio! ma che strana os! fantastica!:) mi é piaciuta tanto!
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    Dio che capitolo fantastico!!!** l'ho adorato poi Il vero Bill che finalmente esce fuori *w* è una cosa adorabile. Gustav invece mi fa pena!!! Hahaha poverino non poteva scegliere di meglio! Che coppia!
    Ora postate presto che la grande svolta che la storia ha preso e molto... Come dire coinvolgente?!? Sto morendo dalla voglia di leggere il prossimo*-*
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    http://imageshack.us/photo/my-images/406/150x150aa.gif/
    eccolaaa :D messa qui :)
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    io la ho ma non la riesco ad inserire perchè mi dice immagine dalle dimensioni troppo grandi DD: ho provato a ridimensionarla ma niente D:
1555 replies since 7/6/2009
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