Omicidio per due.

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  1. alèxìs.
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    Autore: alèxìs. (Alexahumanoide su EFP)
    Rating: R
    Avvisi: Blood - storia betata
    Genere:Azione/avventura - Angst - Drama - Romance - Suspense
    Disclaimers: purtroppo i Tokio Hotel non mi appartengono, tutti i fatti sono completamente frutto della mia fantasia e io non ci guadagno niente (:
    Note dell'autore:Vorrei condividere con voi una delle mie FF, diciamo la mia preferita! (: Devo avvisare che i primi capitoli li ho scritti ben due anni fa, quindi non sono il massimo (non avevo ancora la beta) però spero non siano così brutti! ahah Spero la storia vi piaccia com'è piaciuta a me mentre la scrivevo! E' ancora in fase di scrittura, ma manca poco! Basta, vi lascio leggere e spero di ricevere qualche commento e consigli ♥

    OMICIDIO PER DUE


    I
    "Colpo di fulmine."


    "Che ne dici di questo?", urlò la mia migliore amica da dentro al camerino.
    "Se esci magari..", dissi, seccata. Odiavo fare shopping.
    "I miei piani erano quelli, se la cerniera non si fosse incastrata.", rispose.
    Sbuffai e mi alzai dallo sgabello che per quel pomeriggio mi aveva fatto da postazione. Toc, toc.
    "Posso?", chiesi.
    "Sì sì, entra!"
    Entrai nel camerino e vidi la persona, che per me valeva tutto, cercare di allacciarsi la cerniera di quel vestito nero, aderente. Guardai i suoi lunghi capelli ondulati color oro che risaltavano più che mai sul nero del pezzo di stoffa. La sua smorfia mi fece ridere: teneva la lingua fuori, stretta dai denti e le braccia erano aggrovigliate dietro la schiena, in cerca di quel pezzo di metallo.
    "Invece di ridere, perché non mi aiuti?", borbottò.
    "Ai suoi ordini!", risposi tra le risate.
    Mi avvicinai a lei e con un movimento veloce e deciso feci salire la cerniera fino all'orlo.
    "Grazie!", disse saltellando sul posto.
    Feci un cenno con la testa come risposta. Si girò verso di me.
    "Allora, come sto?", chiese, per poi fare un giro su se stessa.
    L'abito le arrivava appena sotto le ginocchia e la gonna, mano a mano che arrivava alla fine diventava sempre più trasparente.
    "Ti sta davvero bene!", esclamai.
    Sbuffò e passò tutto il peso del suo corpo sull'altra gamba.
    "Ash, hai detto la stessa ed identica cosa per gli ultimi dieci vestiti!", mi rimproverò, puntandomi il dito contro.
    Io feci spallucce, giocando con una ciocca di capelli color ebano.
    "Non è colpa mia se siamo qui da tre ore per trovare un vestito, mi sto annoiando immensamente, prova a capirmi..", feci la faccia dolce, sperando che i miei occhi color ghiaccio la intenerissero. "E comunque questo ti sta benissimo, è il migliore dei cento che ti sei provata..", sorrisi.
    "Cento, puah!", borbottò per poi spingermi fuori dal camerino e chiudendomi la porta in faccia.
    "Ah.. Questo è il ringraziamento?!? Io che sono qui solo per te ad annoiarmi a morte e tu mi sbatti perfino la porta in faccia? Grazie, grazie mille!"
    La porta davanti a me si spalancò e lei uscì con i vestiti sportivi con cui era uscita quel pomeriggio e con il vestito prescelto sotto il braccio. Senza dire una parola si diresse verso le casse. Io rimasi lì, con la bocca spalancata dallo stupore e con le braccia sollevate in aria, seguendola con lo sguardo. Quando si accorse che mancava una presenza corporea vicino a lei si girò nella mia direzione. Il suo sopracciglio biondo e ben curato destro si alzò.
    "Bè, allora? Andiamo?", chiese.
    Feci qualche gesto con le mani e aprii la bocca, ma non uscì nessun suono. Non sapevo cosa dire, non riuscivo a dire qualcosa di brutto o cattivo davanti a lei. Ero inerme davanti a Viola e lo ero da sempre. Non perché era più forte di me o roba del genere, era facile da capire: se stava male lei, stavo male anche io. Le mie braccia rimbalzarono sui fianchi e restarono ferme lì. Contemporaneamente abbassai lo sguardo. Probabilmente camminò verso di me, perchè dopo qualche secondo rimasta in quella posizione due braccia mi avvolsero.
    "Dicevo davvero, ti sta benissimo quel vestito...", cercai di dire con il mento appoggiato alla sua spalla.
    "Ti credo e.. Scusa, ho avuto una reazione involontaria, non volevo farlo, scusa ancora."
    "No no! Sono io che mi devo scusare per averti detto quelle cose, ma la noia fa butti scherzi.", sogghignai.
    Si staccò quel quanto che bastava per guardarmi negli occhi: verde contro azzurro.
    "Mi perdoni?", sorrisi.
    "Non ti devo perdonare per niente, non hai fatto niente.", dissi.
    "Adesso andiamo a casa, và! Non devi prepararti a vedere Bill?", feci una smorfia quando pronunciai quel nome.
    "Ashley, guarda che ti ho visto!", borbottò.
    "Cos'ho fatto questa volta?", chiesi, alzando gli occhi al cielo.
    "Hai fatto una smorfia quando hai detto Bill!", mi accusò. "Non lo fare più!"
    "Ai suoi ordini signora Kaulitz!", scherzai, facendo il saluto militare. Lei rise e mi diede uno spintone.
    "Stupida!"

    ***

    "Oooh, ma quello è davvero...", iniziò Viola indicando qualcosa con l'indice. Seguii la scia.
    "Un treno?!? Si, è davvero un treno.", dissi tranquilla, ma poi mi immobilizzai e mi girai verso di lei.
    "Non hai mai visto un treno?!?", la mia bocca rimase spalancata, provocando delle risa da parte di Viola.
    "Veramente io intendevo quello sopra al treno…", sogghignò. "E per cronaca, avrò visto più treni di te!"
    "Si, certo…", dissi, mentre cercavo con gli occhi a che cosa si riferiva.
    La trovai: non era sopra al treno, era appiccicato al treno. Un cartellone con sopra chi? Sempre loro. Sbuffai.
    "Che c'è? Non hai visto che bel faccino che ha in quella foto Bill?", sghignazzò.
    "E io che pensavo ti riferissi a un gran bel ragazzo..niente.", sussurrai.
    "Ma Bill è un gran bel ragazzo!", ribatté. La fulminai con lo sguardo.
    "Oooh, cambiamo discorso per piacere!", la supplicai.

    “Il treno regionale delle ore quattordici e trenta proveniente da Hessen e diretto a d Amburgo è in arrivo al binario tre, si prega di allontanarsi dalla linea gialla.”

    "Si prega di allontanarsi dalla linea gialla!” dissi, imitando quella voce femminile da racchia. "Mica siamo scemi, non ci vogliamo suicidare, sai?!?", cercai con la testa all'insù il microfono che aveva trasmesso quel messaggio e non mi resi conto che Viola si era messa a ridere.
    "Che hai da ridere?", le chiesi, porgendo le mani in aria con il palmo in sù e facendo una faccia da ebete.
    "No, niente. E' che non è da tutti i giorni vedere la propria migliore amica parlare da sola.", mi rispose, mentre ricominciò a camminare verso il binario tre.
    "Ah-ah! Spiritosa!", urlai, visto che non mi aveva aspettato e quindi era più avanti di me.
    La raggiunsi con tre grandi passi, per poi darle una spinta dietro alla schiena.
    "Grazie per avermi aspettato, eh!"

    ***

    "Aaaah, Ashley, non ci credo ancora!", urlò Viola quando si sedette sul sedile del treno, di fronte a me.
    "Che cosa?", alzai un sopracciglio.
    "Fra poche ore vedremo i Tokio Hotel!", iniziò a saltellare sul posto. Il vecchietto che era seduto vicino a lei si girò e la guardò in un modo alquanto strano, come per dire: "E questa da dove spunta fuori?". Mi chiedevo la stessa cosa pure io.
    "Che culo!", borbottai, sorridendole. Lei sbuffo e si alzò in piedi.
    "Scusi se la disturbo..", disse riferendosi alla signora che era seduta vicino a me, che stava beatamente leggendo una rivista di moda. "..Sarebbe così gentile da farmi sedere vicino alla mia amica?", la mia bocca si spalancò e i miei occhi si spostarono sull'interessata. Senza dire una parola quella donna, che denominai subito come "santa donna", si alzò e si andò a sedere vicino al vecchietto.
    "Grazie mille, è troppo gentile!", la ringraziò Viola con un sorriso che andava da un orecchio all'altro.
    "Non si preoccupi.", borbottò la santa donna. La mia migliore amica si accomodò vicino a me, mi guardò per alcuni secondi e poi mi diede un abbraccio stritolante.
    "Grazie, grazie, grazie!", ripetè quella parola per almeno 10 volte.
    "Adesso mi spieghi cosa ho fatto per meritarmi questo..", le dissi, quando si staccò dal mio corpo e mi lasciò respirare. "Sei un amore!"
    "Bè, questo lo sapevo già!", dissi, sorridendo. Lei incrociò le braccia al petto e mise il broncio, offesa. Le accarezzai la guancia, ridendo.
    "Sto scherzando!", esclamai. "Ora però spiegami perchè ti sei ringraziata."
    "Perchè sei qui con me..", sussurrò, arrossendo.
    "Ah, giusto.", riuscii solo a dire. " Non ci avevo pensato." In effetti stavo per fare una cosa che non avrei mai neanche pensato di fare e ora che ci pensavo, stavo per andare a conoscere la band di musicisti che odio di più al mondo ad Amburgo, solo per la mia migliore amica. Pazzesco. Forse on mi era ancora venuto in mente perchè ieri sera avevo provato a scacciare via questo pensiero provando a fare alcuni esercizi di "yoga" e a ripetermi di non pensarci.
    "Ashley, stai solo andando a vedere una band che ti fa schifo per la tua migliore amica, non è niente.", ecco cosa avevo ripetuto per almeno un migliaio di volte a me stessa e sorprendentemente era servito a qualcosa. Non ci avevo pensato fino a quel momento. Wow.
    Non mi ero accorta che una mano stava sventolando davanti alla mia faccia.
    "Ooooh, ci sei?", era Viola.
    "Sisi, ci sono, scusa.", dissi velocemente, scrollando le spalle.
    "A che stavi pensando?", mi chiese.
    "A niente..", cercai di giustificarmi.
    "Sese, non ci credo!", mi puntò il dito contro. "Dimmelo!"
    "Okok. Stavo pensanto alla pazzia che sto per fare, solo per te!", sorrisi. Mi abbracciò di nuovo.
    "Ti voglio bene Ashley."
    "Anche io, tanto.", sussurrai tra i suoi capelli color fieno.
    "E vedrai che cambierai idea quando li vedrai dal vivo!", disse quando ci staccammo dall'abbraccio. Scosse la testa su e giù, come per annuire.
    "Sisi, certo.. Come no.", risposi, facendole la linguaccia.

    "Adesso svengo!", urlò Viola, così che la sua voce coprisse tutte le atre, per farsi sentire da me. Io non capivo nulla e avevo un mal di testa tremendo.
    "Cosa?!? Non capisco!", urlai, facendo dei gesti per fami capire. Viola era a qualche persona più avanti di m. Disse qualcos'altro, ma io non capii lo stesso.
    "Ma state un po' zitte, brutte oche!". Sicuramente in quel momento tutte le fan mi stavano mandando a quel paese, ma almeno il volume delle loro voci si era abbassato.
    "Viola, dimmi..", questa volta parlai con un tono di voce normale.
    "Sto per svenire!". O mio dio. Iniziai a spingere quelle ragazzine tutte appiccicate l'una all'altra per arrivare da Viola.
    "Fatemi passare!", urlai, con una voce alquanto distaccata.
    "Tu non vai da nessuna parte, rispetti la fila, tutte gli vogliamo vedere per prima, sai..", disse una ragazzina davanti a me, con un ciuffo appiccicato alla fronte come se fosse stata leccata da una mucca e con un trucco nero tutto sbavato che la feceva sembrare ancora di più un mostro con sembianze umane.
    "Ma chi li vuole vedere quei quattro.", borbottai.
    "Sisi, tutte dicono così..", disse quella bambina, sventolando una mano per aria.
    "Stai zitta, gallina. C'è la mia amica che sta male, fammi passare!", la spinsi con forza e ignorai il bellissimo aggettivo che mi aveva dedicato. Con degli spintoni arrivai vicino a Viola e l'abbracciai.
    "Mi hai portato in una gabbia di matti.", sussurrai vicino al suo orecchio.
    "Io ti avevo avvertito!", sorrise e si staccò per guardare la smorfia che era nata sul mio volto.
    "E quando me l'avresti detto, scusa?", il mio sopracciglio si alzò automaticamente.
    "L'altro giorno, quando eri sotto la doccia..", il suo sorriso si allargò.
    "Ah, perchè secondo te io riesco a sentire quello che dici quando sono sotto la doccia?", la mia voce si alzò di alcune ottave.
    "No, ma almeno io te l'ho detto..", le diedi una pacca sulla spalla, ma non riuscii a dire una parola di più perchè le oche iniziarono ad urlare più forte di prima e come se non bastasse, iniziarono a spingere come pazze.
    "E ora che cavolo succede?!?", urlai.
    "Hanno aperto le porte!", mi risose Viola cercando la mia mano tra la folla. Quando la trovai l'allacciai alla mia e avvicinai Viola a me, con una spinta. Intanto con i piedi facevamo piccoli passi e ogni centimetro ci avvicinavamo sempre di più ai crucchi, come li chiamavano le fans. Quando entrammo nella struttura, Viola mi stringeva la mano con movimenti regolari. Ormai non la sentivo più, la mano ovviamente.
    "La smetti di torturare la mia povera mano, per favore?"
    "Scusa, ma non c'è la faccio. Cioè, loro sono lì!", fece un urletto alla fine della frase. Lasciai perdere.
    Dopo alcuni minuti arrivammo davanti ad un tavolo nero, con dietro quattro ragazzi un pochino più grandi di noi. Finalmente arrivò il nostro turno, ( dico finalmente perchè non ne potevo più.) e io vicino a Viola, senza lasciare la sua mano. Il primo a firmare fu quello con le treccine nere, che quando gli passai davanti mi fece un sorriso a 32 denti. Mi stava già antipatico. Viola gli passò l'album che aveva portato per gli autografi e disse un timido "Ciao" e "Grazie". Io risi, non chiedetemi il perchè. Passammo al secondo che capii subito che era Bill, primo perchè aveva una faccia da femmina e secondo perchè Viola mi strinse la mano più forte di prima. Quando lui, dall'altra parte alzò lo sguardo verso di lei, si immobilizzarono tutte e due a guardarsi negli occhi. 'Forse saranno stati colpiti dal famoso colpo di fulmine.', pensai, ma cambiai subito idea quando vidi il vestito della mia migliore amica sporco di sangue.
     
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