Black Blood

In fase di scrittura

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  1. *billaly*
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    dalla città che i TH hanno scelto per lasciare un segno indelebile: Modena!

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    Capitolo 2




    Aveva fatto ritorno a casa poco dopo la mezzanotte, stanco e leggermente brillo. Si sentiva leggero e come liberato di un peso ed era certo che non fosse solo per l’ebbrezza provocata dall’alcool. Aveva trascorso una bella serata in allegria, in mezzo a persone che non avevano minimamente idea di chi fosse, trascinato dalla carica di Sweetie che in suo onore aveva smesso i panni dello chef per una sera e ben presto si era unito a lui nella cena per fargli compagnia e poi intrattenere i clienti in uno sgangherato karaoke danzereccio.
    Si mise seduto sul grande dondolo della veranda, scrutando il cielo pieno di stelle. Aveva sempre adorato quella visuale, amante dell’astronomia quale lui era, immaginando per l’ennesima volta che la stella più brillante fosse niente meno che il pianeta San ak lavi. Vide Drell e i suoi compagni intraprendere il lungo viaggio verso la Terra e vivere poi nell’ ombra, nel timore che venisse alla luce la loro vera natura. La paura e il terrore dipinti sui volti di quegli umani che erano stati selezionati perché la loro specie potesse avere un futuro ed infine Hope, la figlia di Drell e di Ivy, l’umana di cui lui si era perdutamente innamorato, che avrebbe segnato un nuovo inizio.
    Si era addormentato cullato dal leggero movimento del dondolo, ovviamente sognando, e quando si era risvegliato il sole stava tingendo il cielo di rosa. Era infreddolito e i suoi capelli erano intrisi di umidità.
    “ Mi beccherò un raffreddore…” Biascicò, con la voce impastata di sonno, sgranchendo la schiena indolenzita, prima di alzarsi dal suo improvvisato giaciglio.
    Entrò in casa e si diresse immediatamente in bagno, una bella doccia calda l’avrebbe svegliato completamente e lavato via quella sensazione di intorpidimento generale, poi avrebbe deciso come trascorre la giornata. Il tempo era buono e il clima quasi estivo era ciò che ci voleva per trascorrere un paio d’ore sulla spiaggia senza che questa fosse superaffollata e forse chissà, avrebbe provato a scrivere qualcosa.

    °°°



    “ State attenti deficienti!!! Quella roba costa più di tutti voi messi insieme!” Gridò qualcuno nel vialetto antistante la casa dei suoi vicini.
    “ Arrangiati da solo allora e non rompere più le palle!!!” Rispose qualcun altro in modo alquanto sgarbato.
    La villa degli Erwing era in vendita ormai da mesi e non sapeva che finalmente John fosse riuscito a disfarsene, visto che davanti al cancello faceva ancora bella mostra di sé il cartello “For Sale”. Era, o meglio era stata, una sontuosa dimora fino a qualche anno prima, quando gli affari della “Erwing Enterprise” andavano ancora a gonfie vele, poi purtroppo l’azienda era fallita a causa di investimenti sbagliati, lasciando tutta la famiglia in un mare di debiti e guai e la villa nelle mani di un’immobiliare locale.
    Bill sbirciò dalla finestra della camera da letto, da dove era possibile vedere solo parte dell’ingresso, a causa della grande palma piantata nel suo giardino, che ne impediva la completa visuale e notò che alcune persone stavano portando dentro la casa degli scatoloni e oggetti vari, tra cui una batteria.

    Bene ci mancavano solo dei nuovi vicini musicisti, urlanti e chiassosi. Si trovò a pensare contrariato.

    Indossò un paio di boxer da mare e una maglietta e riavviati distrattamente i lunghi capelli biondi davanti allo specchio, che raccolse poi in una coda, si diresse al piano di sotto per fare una rapida colazione. La dispensa della moderna cucina non aveva molto da offrire, -Gordon era un pessimo cuoco e spesso mangiava fuori-, ma trovò dei biscotti ai cereali e succo di frutta in brik miracolosamente non ancora scaduti. Non erano granché, ma meglio di niente, sarebbe comunque andato a fare un po’ di spesa più tardi.

    Il sole era piacevolmente caldo e le note dell’ultima fatica discografica dei Justice provenienti dalle cuffie del suo ipod, cullavano i suoi sonnolenti pensieri. Batteva il tempo con la mano destra sul suo addome piatto e tamburellava con le dita dell’altra sul quaderno su cui abitualmente fissava le idee improvvise e dal quale non si separava mai.
    La spiaggia era semideserta, a quell’ ora tutti erano al lavoro e la stagione balneare non era che agli inizi. Presto quel lembo di sabbia fine si sarebbe riempita di turisti e allora addio tranquillità.

    “ Vieni!!!! L’acqua è bellissimaaaa!!!!” Bill si mise seduto di soprassalto, spaventato da quel vociare. Una ragazza dai tratti esotici, stava correndo sulla sabbia, trascinando dietro di lei un tipo che dava l’impressione di voler essere da tutt’altra parte.
    “ Tuffiamoci!!!” Gridò ancora, saltellando sulla battigia.
    “ Tu devi essere scema. L’acqua sarà gelata!” Rispose l’altro arretrando di qualche passo.
    “ Andy sei una pizza! Non ti va mai di far niente!” Lo rimproverò la ragazza, arrestando la sua corsa sulla riva e tastando con un piede la temperatura dell’ acqua.
    “ Lo sai cosa mi andrebbe di fare…” Disse il tipo attirandola a sé e baciandola sulla bocca, mentre con una mano di insinuava nei microscopici slip.
    “ E smettila! Non vedi che c’è gente che guarda?!” Esclamò di rimando lei, indicando Bill con il gesto della mano, il quale distolse immediatamente lo sguardo dai due e si sdraiò nuovamente, aumentando il volume della musica.
    Cafoni… pensò tra sé risentito e decidendo all’istante che non rientrava affatto nei suoi interessi far conoscenza con i nuovi vicini.

    “Ciao, io sono Revon e tu chi sei?” La vocina squillante dell’altrettanto squillante ragazza, sovrastò le note di “Rag Doll” di un Steven Tyler veramente in forma.
    Babbo Natale, non vedi che ho la barba? Si stupì di non averla pronunciata a voce alta, mentre si toglieva gli auricolari e gli occhiali e con un sorriso tirato si accingeva a presentarsi a sua volta.
    “ Sono Bill, ciao Revon.” Rispose, tendendogli la mano. Il tipo di prima se ne stava seduto sulla sabbia qualche metro più in là e non sembrava minimamente preoccupato del fatto che la sua ragazza stesse attaccando bottone con un altro.
    “ Oh, non preoccuparti per lui,” disse Revon, soddisfacendo la sua curiosità, “Andy è un asociale.”
    “ Non sono preoccupato, mi chiedevo solo come possa non dispiacergli che la sua ragazza vada in giro a conoscere altre persone così-“
    “ Non è il mio ragazzo! Ma ti pare?” Lo interruppe inorridita.
    “ Ah no?” Chiese stupito,ricordando con quanta facilità si era introdotto nelle sue mutandine.
    “ Decisamente no. E’ solo un amico.” Spiegò molto tranquillamente.
    “ Capisco…” Si limitò a dire lui, lasciando cadere il discorso.
    “ Abiti nella casa accanto alla nostra?”
    “ Già…”, purtroppo, terminò mentalmente.
    “ Noi siamo qui con altri amici, Tom e Mia hanno affittato la casa per un mese.”
    Non resterò qui tanto a lungo… Decise all’ improvviso.
    “ Davvero? Pensavo che i proprietari avessero venduto.” Disse invece.
    “ Non saprei… ma non credo che Tom abbia tutto quel denaro. A dire il vero credo che non ne abbia affatto.” Lo informò, sorridendo, mentre si alzava in piedi.
    “ Mi ha fatto piacere conoscerti Bill, penso ci rivedremo presto.” Aggiunse salutandolo con la mano, mentre si dirigeva verso il tipo che non si era mosso di un millimetro.
    Non vedo l’ora…


    “ Chi è?” Chiese Andy, ravviandosi i capelli color della notte.
    “ Boh, un tipo. Si chiama Bill.”
    “ Pensi che ci creerà dei problemi?”
    “ Non saprei, ma dovremo stare comunque attenti. Non possiamo esagerare o chiamerà di sicuro la polizia. Mi sembra un posto piuttosto tranquillo. Credo che Kate e Mia dovranno rivedere un attimo i loro piani.” Ammise Revon dubbiosa.

    Bill posò le buste della spesa sul tavolo di cucina e sbirciò dalla finestra in direzione del fracasso proveniente dalla casa accanto. La recinzione non offriva alcuna visuale, ma il rumore,- eh sì non si poteva certo definire musica quell’accozzaglia di note a caso, sparate a raffica-, non era per niente rassicurante.
    “ Fanculo!” Gridò a quel lamento che doveva essere la voce del cantante, chiudendo poi i vetri, in cerca di refrigerio uditivo ma invano, sentiva il pavimento tremare sotto i piedi.
    “ Maledetti!” Brontolò, affrettandosi a riporre le cose deperibili nel frigorifero e lasciando il resto della spesa sul tavolo. Con un gesto di stizza afferrò le chiavi di casa e dell’auto e si diresse verso il ristorante di Sweetie. Almeno per un paio di ore se ne sarebbe rimasto tranquillo.

    Edited by *billaly* - 2/6/2015, 00:39
     
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