Nobody said it was easy

In fase di scrittura

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  1. Uny___
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  2. MorgieStorm
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  3. Uny___
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  4. •Strange~Humanoid•
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    Affermo che il capitolo è finito :D aspetto solo che Morgie si connetta così lo beta X)
     
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  5. keeykeeyTK
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    Nuova lettrice (:
    L'idea di un Tom cattivo mi piace sempre molto, in ogni caso è comunque molto bella!
    Posta presto ^^
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    Bacii :*
     
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  6. •Strange~Humanoid•
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    Disclaimers: Non possiedo né i Kaulitz né i Tokio Hotel, tutto ciò che ho scritto non è reale e non è a scopo di lucro.

    3° Capitolo

    Erano passate quasi 3 settimane da quando Bill aveva iniziato a lavorare nel locale. Aveva notato che ogni giorno il signor Willis -o, come lui gli aveva personalmente chiesto di chiamarlo, Loris- gli lanciava occhiatine sempre più maliziose man mano che i giorni aumentavano e Bill si sentiva sempre più a disagio.

    All’inizio aveva pensato che non lo facesse apposta, ma poi aveva capito che non era affatto così. Lo aveva intuito dal modo in cui lo fissava insistentemente quando serviva i tavoli e dal suo sorriso; ma aveva capito davvero tutto da quando aveva iniziato a camminargli praticamente addosso, nonostante lo spazio, in quel locale, non mancasse; e dal modo in cui, un paio di volte, gli aveva sfiorato “accidentalmente” il sedere.

    Bill non ne poteva davvero più e non poteva davvero parlargliene, lo avrebbe cacciato o, nel peggiore dei casi, picchiato. Scosse lentamente la testa e servì una cioccolata calda ad una mamma con un bambino i cui occhi si illuminarono appena videro l’enorme tazza che il moro gli stava portando e, soprattutto, piena di panna. Gonfiò le guance e si portò le mani davanti alla bocca spalancando gli occhi. «’Attie!» ringraziò. Bill sorrise e tornò al suo lavoro.

    All’improvviso entrò nel locale lo stesso ragazzo con i rasta che Bill aveva visto continuamente da quando si era trasferito in quel paese. Tutte le persone nel locale abbassarono il tono di voce, fino a farlo arrivare al minimo. Tutti lo fissavano increduli: era la prima volta che lo vedevano rientrare in quel locale!
    Appena lo notò, cominciò a fissarlo attentamente come a volergli perforare l’anima con lo sguardo. Il cameriere arrossì appena, mentre portava delle tazzine vuote verso il lavandino, inciampando quasi nei suoi stessi piedi. Nei minuti che susseguirono, Tom aveva continuato a fissare Bill e lui si era auto convinto che magari non era così temibile come le persone lo descrivevano.

    Aveva però notato che il suo sguardo era molto diverso da quello di Loris. Lui lo guardava insistentemente, come se lo stesse spogliando con lo sguardo, osservandogli sempre il sedere quando gli dava la schiena. Tom, invece, lo fissava attentamente, quasi gli stesse spiegando la lezione di chimica, tenendosi a dovuta distanza, e, quando lui si voltava, fissava la schiena, il modo in cui si arcuava quando si alzava sulle punte dei piedi per prendere le tazzine più in alto o quando si lamentava mentalmente del suo mal di schiena.

    Bill si fece coraggio e si avvicinò a lui tenendo il taccuino in una mano e la penna nell’altra. Tom continuava a fissarlo.
    «Ehm... vuole ordinare qualcosa?» domandò Bill incerto.
    Il cliente si mosse a disagio sulla sedia «Sì, grazie. Vorrei un Caffè con un goccio di latte se è possibile.» si grattò il collo.
    Il moro sorrise compiaciuto. Aveva ragione, non era così cattivo.

    Almeno così la pensava lui.

    «Glielo porto subito.» continuò a sorridere e Tom rimase rapito quando intravide i canini appuntiti sfiorare delicatamente il labbro inferiore. Si dileguò in fretta e Tom continuò a fissarlo come in trance, non capendo perché gli facesse quello strano effetto. Scosse la testa e attese che il ragazzo arrivasse con l’ordinazione.

    Cosa gli era venuto in mente? Tornare in quel locale? Era forse impazzito?! Se il signor Willis lo avesse visto non sarebbe stato sicuramente nel silenzio, anzi, quel porco lo avrebbe sicuramente stuzzicato fino a fargli perdere il controllo.

    Bill si stava dirigendo verso di lui con il vassoio, ma fu bloccato dal capo del locale che si offrì “casualmente” di portare l’ordinazione al suo posto. Il moro non oppose resistenza e, presto, il signor Willis posò la tazza davanti ai suoi occhi, che Tom non alzò per paura di incontrare uno sguardo troppo familiare.
    «E’ da un po’ di tempo che non ti si vede qui, eh Tom?» la tortura ebbe inizio e il ragazzo si morse la lingua per non rispondere in una maniera troppo sgarbata.
    «Sì, davvero molto tempo.» disse lentamente.
    «E come mai questo cambiamento?».
    Tom strinse i pugni, quasi per conficcarsi le unghie nella carne «Avevo voglia di fare qualcosa di diverso.» rispose a denti stretti.

    Il signore sorrise compiaciuto, sapendo di averlo fatto innervosire.
    Il locale era avvolto nel silenzio più assoluto e tutti stavano ascoltando la loro “conversazione”. «Quindi..».
    «Quindi, un corno.» lo interruppe Tom alzandosi dal tavolo. Gettò una moneta da 1€ sul tavolo e uscì di fretta.

    Loris sorrise soddisfatto e Bill lo osservava con gli occhi sgranati. Lo aveva fatto apposta! Tom si era innervosito solo per colpa sua, quindi doveva esserci qualcosa dietro, ma cosa?

    Il dirigente si alzò dalla sedia su cui si era accomodato e gli passò a fianco «Ehi, bellezza!» lo chiamò e Bill rabbrividì.
    «Chiudi te questa sera? Io devo andare a fare delle commissioni e non posso.» strizzò un occhio. «S-Sì, certo.» sorrise falsamente cercando di apparire rassicurante, ma gli uscì solo una smorfia.

    *

    Bill uscì dal locale alle 11:30 quando era ormai tutto deserto. Chiuse la porta a chiave e afferrò velocemente il cellulare, scrivendo a sua madre che sarebbe tornato a casa a minuti.

    Camminò per qualche metro, ma poi fu bloccato da un gruppo di ragazzi che dovevano avere all’incirca la sua stessa età. Lo stavano fissando insistentemente e Bill ebbe un déjà vu: era tutto molto simile a quello che sognava ogni notte.

    Immaginava sempre di essere trascinato in un posto oscuro da persone che non conosceva e lui alla fine di ogni incubo si ritrovava a piangere da solo, pieno di lividi, urlando aiuto.
    Si svegliava sempre con la fronte madida di sudore e, le poche volte che riusciva a riprendere sonno, l’incubo rincominciava.
    Aveva questo tormento da quando era un bambino ed aveva all’incirca nove anni. Quando suo padre gli fu strappato via.


    «Mamma? Dov’è papà?» pigolò con la voce tremula.
    «Tornerà presto tesoro, vedrai.» Stefy sorrise rassicurante, tentando di convincere anche se stessa di quelle parole. All’improvviso sentirono la serratura della porta scattare ed entrambi si catapultarono all’ingresso. La porta si aprì, rivelando un Jorg con il viso stravolto e sciupato, troppo pallido. Si stava sorreggendo con un braccio allo stipite della porta, ansimando piano.
    «Vi prego, aiutatemi.» sussurrò in modo quasi impercettibile.
    La madre gli si avvicinò, ma il tempo di sfiorarlo che lui era già crollato tra le sue braccia, facendola barcollare all’indietro. La donna lo portò dentro casa, stendendo il corpo del povero marito sul divano. Solo ora si accorse di una macchia di sangue che si estendeva lungo la sua camicia scura e che partiva dal suo torace. Stefy singhiozzò disperata, con gli occhi sgranati.
    Gli era stato portato via il suo amore per cui lei stessa avrebbe perso la vita, così tanto da desiderare di essere al suo posto in quel momento.
    «Tesoro, portami il telefono, presto!» esclamò impaurita con le lacrime che le rigavano le guance. Bill tornò dopo pochi secondi con il cordless e dopo meno di mezz’ora si ritrovò con la casa pieni di persone. I vicini, la nonna, gli zii e delle strane persone con un giubbino senza maniche che si avvicinavano ai suoi genitori.
    «Nonna, nonna! Cos’è successo?» domandò spaventato il moro correndo verso l’anziana signora. «Non ti preoccupare Bill, ci sono state solo delle piccole complicazioni. Tornerà tutto come prima.» cercò di sorridere Rose, ma tutto ciò che riuscì ad ottenere fu una smorfia che rese Bill ancora più allarmato. Spostò il suo sguardo verso sua madre che singhiozzava in modo disumano ed infine lo posò su suo padre: l’addome fermo, così come il resto del suo corpo. Un’espressione sofferente sul viso.
    Sì avvicinò alla madre che, vedendolo, se lo tirò addosso e lo strinse contro il petto «Bill, saluta tuo padre, sta andando via.» sussurrò la madre ancora in lacrime.
    Il bambino la fissò ad occhi sgranati. Andando via? Dove?
    «Mamma... cosa...?» domandò confuso. Stefy, in tutta risposta, gli afferrò delicatamente il polso, portando poi la sua manina sul petto dell’uomo.
    «Mamma, perché non sento il rumore?» chiese innocentemente.
    Stefy singhiozzò più forte -per quanto fosse possibile- e strinse Bill ancora più contro di sé «Bill, tuo padre è - è andato via.» disse abbassando il capo.
    «Lui, lui è morto?» chiese con gli occhi lucidi e il labbro tremolante. La madre annuì silenziosamente tra le lacrime e il moro si unì a lei in un pianto disperato.
    La sua infanzia finì quel giorno.


    Scosse la testa cercando di allontanare quei ricordi, ma la sua mente fu occupata dai ragazzi davanti a lui.
    «Ehi, sai che sei proprio carina?» gli sorrise uno di loro malizioso.
    Bill indietreggiò di qualche passo, tenendo gli occhi fissi in quelli del ragazzo.
    «Peccato che ti abbiano lasciata tutta sola.» continuò accarezzandogli la guancia con le dita.

    Il moro fremette a quel contatto e cercò di allontanarsi ancora di più, ma si trovò dopo poco con le spalle contro al muro. Sussultò impaurito e si guardò attorno, cercando una via d’uscita.

    Nessuna.

    Erano finiti tutti e sei in un vicolo molto appartato, dove probabilmente le coppiette facevano le loro cose la notte. Bill strizzò gli occhi al pensiero e il ragazzo davanti a lui sorrise compiaciuto.
    «Che succede principessa, hai paura?».
    Il moro non rispose.
    «Non devi averne,» continuò «devi solo venire con me, vedrai che non accadrà nulla. Sei bellissima.».
    Bill osò aprire gli occhi, puntandoli, questa volta sull’asfalto «Sono... sono un ragazzo.» balbettò.

    Il danno era ormai fatto.

    I cinque ragazzi sgranarono gli occhi, assumendo delle espressioni disgustate «Oddio, un frocio!!» gridarono praticamente tutti.

    Uno di questi gli si avvicinò, per poi tirargli un pugno nello stomaco che lo fece piegare in avanti, strizzando gli occhi per il dolore. Prese a respirare affannosamente, non sentendo più l’aria nei polmoni. Un altro ancora gli afferrò il polso.
    «Vi prego, basta!» gridò supplicandoli, ma tutti risero.
    «Oh caro mio, tu non lo sai, ma abbiamo appena iniziato.» disse sempre quello, colpendolo al labbro. Lo sentì rompersi sotto le sue nocche infatti, poco dopo, le labbra di Bill erano completamente rosse, il suo sangue usciva da un grande taglio sul labbro inferiore.

    Un altro pugno. Questa volta, però, non si risparmiarono e gli colpirono con violenza lo zigomo. Il moro urlò dal dolore, singhiozzando pesantemente. Cadde a terra senza forze e il gruppo cominciò a tirargli calci, più forte che potevano.

    Bill non respirava più, stava morendo, lo sapeva. Tossicchiò appena cercando di aprire gli occhi. No, non si sarebbe arreso così.

    Sentì poi delle voci e i passi dei ragazzi allontanarsi, svelti, come se stessero scappando.

    *

    Tom stava camminando per le vie del quartiere, controllando che fosse tutto a posto.

    Sentì dopo poco dei lamenti, accompagnati dalle voci di alcuni ragazzi che urlavano tra di loro. “Frocio!” gli sembrò di udire, ma non ne era certo. Si avvicinò con passo lento, quasi indifferente, ma, appena i ragazzi lo sentirono, scapparono a gambe levate. Cosa avevano di tanto importante da nascondere?

    Il ragazzo si avvicinò alla persona sdraiata sull’asfalto. Gli dava di spalle, ma, da quella posizione, poteva benissimo riconoscere i capelli color dell’ebano, lunghi, ricadere lungo le spalle di questi e le unghie -che stringevano l’enorme felpa- nere, con la punta bianca. Non gli servirono molte descrizioni. Capì subito chi era.

    Si gettò sul corpo tremante di Bill, che singhiozzava come non mai, chiuso a riccio contro al terreno.
    «Bill? Bill, mi senti?» Tom continuava a scuoterlo, ma il moro sembrava quasi in trance, scomparso in un’alta dimensione, con lo sguardo fisso sulla rete davanti a lui.
    «Bill! Sono Tom, non so se mi riconosci...» continuò Tom, ma Bill non diede alcuna risposta.

    Era comprensibile che non lo riconoscesse. Si erano visti tre volte in vita loro, eppure Tom lo aveva visto sin da subito come un cerbiatto in cerca di un qualcuno che lo prendesse sotto la sua ala, ma, contrariamente a ciò che si era aspettato, aveva incontrato persone che lo avevano fatto sentire solo peggio.

    Tom non era tra quelli.

    In realtà aveva avuto a malapena l’occasione per farsi un’opinione su Tom che, nonostante non lo conoscesse ancora, si sentiva in dovere di proteggerlo. Gli avevano insegnato a non fidarsi degli estranei, in realtà gli avevano insegnato a non fidarsi di nessuno. Chiunque ti potrebbe sempre voltare le spalle, proprio quando tu ne hai più bisogno.

    Eppure Tom, in passato, aveva commesso quel madornale errore che stava per compiere di nuovo.

    Spinto da uno strano impulso passò il braccio attorno alla vita di Bill e l’altra sotto le sue ginocchia, così da riuscire a prenderlo in braccio, facendo meno fatica possibile. Non poteva certamente portarlo a casa sua, cosa avrebbe pensato poi? Decise quindi di portarlo al covo, non conoscendo dove abitasse.

    Lo alzò da terra e Bill produsse un leggero mugolio, ma non parlò, anzi, si strinse ancora di più a quel petto caldo e confortevole e Tom sorrise quasi di riflesso e si schiarì la voce quando parve accorgersene.

    Bill era magrissimo e pesava meno che una piuma: ma mangiava quel ragazzo?

    Cominciò a camminare con passo svelto, dato che Bill non gli impediva neppure i movimenti. Poco a poco, però, sentì quel corpo appesantirsi e subito dopo un leggero ronfare nacque dal ragazzo tra le sue braccia.

    Aprì la porta del covo, cercando difficilmente a tastoni l’interruttore della lampadina. Dopo numerosi tentativi, lo trovò e si guardò intorno, notando che effettivamente non c’era nessuno.

    Forse Georg avrebbe passato la notte in qualche night club, o a casa di qualche puttanella.

    Posò Bill sul grande divano di stoffa nel salone e si sistemò su di esso, mugugnando di dolore ogni qual volta che schiacciava un punto dolorante. Tom gli si fece subito vicino con la valigetta del pronto soccorso. Avrebbe dovuto curarlo prima che le ferite rischiassero di infettarsi troppo.

    Cominciò quindi a scuoterlo delicatamente, cercando di non fargli male e, senza troppa difficoltà, il moro si svegliò. Strizzò piano gli occhi, guardandosi attorno, capendo poi che non era affatto casa sua quella. Si alzò di scatto a sedere, ma si sdraiò di nuovo il più velocemente possibile quando sentì una forte dolore alla testa.
    «Cosa è successo?» chiese ancora con gli occhi strizzati, come ad alleviare il dolore.
    «Ti hanno picchiato.» sussurrò quasi impercettibilmente.
    «E perché mi hai portato qui?» chiese.
    «Sinceramente non sapevo dove abitassi, quindi ho pensato che questo fosse l’unico posto sicuro. Comunque piacere,» disse allungando il braccio «sono Tom Kaulitz.».
    Bill sorrise.

    Il famoso TK, no?

    «Lo so, ci eravamo già visti.» sorrise «Comunque io sono Bill Trümper.» arrossì impercettibilmente.
    «Non sei di qui vero?» chiese.
    «No, no, mi sono trasferito da poco.» socchiuse gli occhi e sibilò quando Tom passò il cotone impregnato d’acqua ossigenata sul braccio.
    «Scusa.» si giustificò Tom.

    Dal braccio passò poi al collo, poi all’addome ed infine al volto. Non era ridotto malissimo, il più era sul corpo, ma anche sul viso si potevano notare dei leggerissimi graffi spiccare sulla sua pelle chiara. Li avrebbe nascosti con un po’ di fondotinta.

    Bill sibilò quando sentì il liquido scorrere sulla ferita che spiccava sullo zigomo destro. Strizzò gli occhi, imponendosi di non piangere.
    «Scusa» sorrise Tom «Ho finito. Ora dormi un po’ e domani puoi tornare a casa, ok?» .
    «Ma... io ci voglio tornare ora! Mia madre sarà preoccupata!» obiettò il moro.
    «Sono le tre del mattino, è troppo tardi.» disse alzandosi dal divano e spegnendo la luce.

    «Tom.» lo chiamò dopo qualche minuto. Ricevette un mugolio in risposta, che veniva da non troppo lontano rispetto a lui.
    «Dove sei? Ho paura.» continuò strizzando gli occhi. La stanza era buia, silenziosa... tetra.

    «Sono sul divano affianco al tuo, sta tranquillo.».
    Bill si calmò e dopo qualche minuto cadde tra le braccia di Morfeo, così come Tom.

    Quella era la prima di tante notti che avrebbero passato insieme.

     
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  7. Guglielmino-Gay
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    Nuovo lettore. ;)
    Ho iniziato a leggere la tua twincest ieri pomeriggio e diciamo che ho iniziato non a leggerla ma a divorarla, mi ha preso un sacco anche se è ancora all'inizio. Sottolineo che adoro questo Tom, non so ma in effetti mi ha sempre dato quell'aria da assassino quel ragazzo. D: Il signor Willis? Mh mi sta antipatico e_e Bene con questo finisco e aspetto il prossimo capitolo. :zen:
    Mi piace il tuo modo di scrivere. :ehsì:
     
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  8. Uny___
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    Finalmente si sono conosciuti *O* (in un modo che può dirsi decentexD)
    Il signor Willis mi mette i brividi v.v e vorrei tanto sapere cos'è successo fra lui e Tom ù.ù
    Bellissimo capitolo, continua presto <3
     
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  9. MorgieStorm
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    cioè.. ma il signor willis che cazzo di problema ha?! >.<
    digli che si trombi la moglie che il testosterone gli sta facendo un brutto effetto!

    e tom... mi sono saltata qualche passaggio?
    perchè sa com si chiama bill, perchè va li per vederlo?
    e che è successo con il signor willis?! ...

    poi arrivano quei pezzi di merda che menano bill... che stronzi!
    ma meno male che c'è tom... che lo salva! *_*

    adesso vedremo un pò di miele... dai, la notte soli...
    bill, il povero cucciolo indifeso....

    si si ci sta! xD
     
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  10. •Strange~Humanoid•
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    CITAZIONE (MorgieStorm @ 12/5/2011, 23:49) 
    e tom... mi sono saltata qualche passaggio?
    perchè sa com si chiama bill, perchè va li per vederlo?

    Non hai saltato nessun passaggio u.u solo che essendo Tom il capo del quartiere lui sa tutto °-° Non so se mi sono spiegata tanto bene xD
    Quanto al vedersi... beh lo scopriremo più avanti u.u
     
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  11. kaulitzcher
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    ohhhhh miooo dioo sorella miaaaa ma tu sei bravissimaaaa ti pregoo continua!!! kisssssssssssss**
     
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  12. Uny___
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    up ^^
     
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  13. •Strange~Humanoid•
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    Grazie soo^^ Beh, per il momento sto scrivendo, scusate se ci sto mettendo molto, ma la scuola mi prende un casino di tempo -.-'

    Anche perchè quest'anno ho gli esami ( vabbè che sono di 3 media, però T.T)
     
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  14. •Strange~Humanoid•
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    Se arriviamo a pagina 4 domani posto ;)
     
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  15. Uny___
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    Allora Up ^^
     
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48 replies since 11/4/2011, 18:44   1814 views
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