Bad Humanoid

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  1. Queen_Rebel
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    Bad%20Humanoid_FF_bY_Francy






    Bad Humanoid




    Autore: Star Venomous

    GENERI: Sci-Fi; Azione/Avventura; AU; Drama; Romance.

    AVVISI: Adult Content; Violence.

    RATING: NC17.




    DISCLAIMERS: Tra Bill e Tom Kaulitz non esiste nessun incesto, questa storia è solo frutto della mia fantasia più contorta e tutto ciò che leggerete al suo interno non è reale. In oltre, alcune scene, sono scritte molto esplicitamente come può confermare il Rating per ciò non venitemi a dare della perversa com'è già successo.
    Grazie per l'attenzione. =)


    Licenza Creative Commons
    Questo opera è distribuito con licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 2.5 Italia.






    Alla mia cara amica Cristina che mi ha sempre
    sostenuto durante il percorso di questa mia storia e che
    è una tra le amiche più speciali che posso avere.





    Ai Tokio Hotel che sono stati il mio primo gruppo
    musicale preferito e che mi sono sempre stati accanto
    con la loro bellissima musica dandomi sempre tanta forza
    proprio quando non ne avevo più.








    Prefazione





    L’uomo aveva sempre avuto il classico vizio e difetto di paragonarsi a Dio; creando cose
    la quale nemmeno lui poteva controllare a pieno dei suoi poteri ma che comunque continuava ad esporsi a tale rischio con egoismo.
    L’intelligenza, a volte, era una delle poche doti che lo distingueva dal resto degli animali… che però molto spesso la usava per creare cose sia a fin di bene oppure per fare del male.
    Più gli anni passavano e più l’uomo creava cose fin troppo pericolose da controllare: guerre, armi, voglia di potere e… gli Umanoidi.
    In tutto il mondo ne venne creato uno soltanto: l’Umanoide 01. Un solo Umanoide che serviva per testimoniare che l’essere umano poteva chiaramente superare i suoi limiti e perfino quelli che riguardavano la natura.
    Ma come sempre l’uomo si sbagliava ed essendo testardo non riusciva a capire gli errori che i suoi stessi simili avevano fatto in passato nelle epoche trascorse.
    Si sapeva che la natura si ribellava, che faceva in modo di dare anche a quegli stupidi umani egoisti una bella lezione in modo da fargli capire, una volta per tutte, che niente e nessuno poteva infrangere le leggi della vita e dell’evoluzione.
    In questo modo l’uomo perse il controllo anche dell’unica creatura che credeva non l’avrebbe mai tradito: l’Umanoide.
    L’unico Umanoide stato capace di ribellarsi ai voleri dell’uomo, l’unico che aveva saputo capire i suoi veri valori, che pieno di rabbia e di odio stava terrorizzando l’essere umano a tal punto da farlo pentire di essersi stupidamente messo al posto di Dio per la milionesima volta.
    Ma, soprattutto, l’unico che aveva catturato la mia più totale attenzione. Quel cattivo Umanoide.




    Berlino, capitale della Germania. 2092.




    - È pronto finalmente? - sentii una voce non identificata mentre tenevo gli occhi chiusi.
    - Sì signor Kaulitz. - rispose un'altra voce femminile mentre io mi sentivo i tubi avvolgermi il corpo.
    - Perfetto, allora fai aprire lo sportello e… speriamo bene. - disse la voce che sentii per prima per poi sospirare facendomi percepire le sue parole come speranza.
    Infastidito dagli aghi che mi bucherellavano le gambe involontariamente diedi un calcio contro qualcosa di duro e di metallico, sfondandolo leggermente facendogli prendere forse la forma del mio ginocchio mentre udii le due persone sussultare. Quelle fitte erano davvero fastidiose.
    - Signor Kaulitz è sicuro di volerlo risvegliare proprio adesso? Dopotutto è presto. -
    - Vallo a dire alla Germania che è presto, Dorothy… non posso più aspettare. -
    Sospirai forte e sentii il mio respiro vagare su quella specie di buco metallizzato che mi aveva tenuto al suo interno per chissà quanto tempo.
    Per un lungo momento non sentii più niente, potendo comunque ascoltare i loro respiri stranamente impazienti e, subito dopo, i tubi iniziarono ed allontanarsi da me scivolando sulla mia pelle la quale ormai non ricordavo più neanche di che colore fosse.
    Com’ero? Bianco? Nero? Giallo? Fosforescente? Non lo sapevo ma presto l’avrei scoperto. Lentamente sentii lo sportello davanti a me alzarsi con lentezza, facendo entrare la luce prima dai miei piedi per poi proseguire illuminandomi le gambe. Ben presto vidi i due volti a me famigliari, poiché più di una volta, quando capitava che mi risvegliavo dal mio lungo sonno, vedevo subito i loro volti osservarmi da dietro il vetro che rendeva tutto verde chiaro.
    All’iniziò, quando il coperchio si aprì del tutto, fui costretto a chiudere gli occhi di scatto poiché la luce era troppa, soltanto dopo qualche secondo riuscii ad adattarmi ad essa tornando a fissare le due persone davanti a me leggermente sfocate.
    - Guarda l’occhio destro! - esclamò sorridendo l’uomo indicandomi l’occhio mentre io ero ancora confuso e nella stanza completamente bianca e luminosa iniziavano ad entrare persone estranee.
    Mi guardai intorno aggrottando le sopracciglia provando una strana sensazione che mi pesava sul petto.


    - Non mi va di venire con te a lavoro! - esclamai con le braccia conserte.
    - Tu verrai con me, signorino. Così la prossima volta imparerai a scarabocchiare i muri della scuola… - mi rimproverò severo.
    - Sì chiamano murales papà, murales! - strinsi le mani in pugni arricciando il naso arrabbiato.



    Rimasi in mobile con gli occhi spalancati sentendo il cuore battere forte, stringendo con forza le mani in pugni e riuscendo così a capire automaticamente ciò che avevo dentro: Rabbia.
    - Piano, zitti tutti, lo state innervosendo! - esclamò l’uomo davanti a me voltandosi verso quelle persone vestite con dei camici bianchi mentre io incuriosito mi guardai le mani prive di graffi.
    Tentai di uscire da quella specie di bara di metallo ma qualcosa mi bloccò tirandomi la pelle… erano quei maledetti aghi conficcati nella mia carne.
    - Aspetta ti do una mano io. - esclamò l’uomo avvicinandosi a me.
    - Signor Kaulitz stia attento è molto confuso e nervoso. - disse la donna dai capelli rossi stringendo con le bracca davanti al petto una specie di taccuino.
    - Tranquilla mia cara è soltanto stordito. - sorrise togliendomi senza farmi male gli aghi dalle gambe e dai polsi… liberandomi subito dopo anche da quelli che avevo sulle tempie, - Vieni pure avanti, non aver paura… Tom. - m’invitò l’uomo con un sorriso gentile porgendomi la mano.
    Ascoltando la sua voce in qualche modo rassicurante decisi di camminare verso di lui, mentre la donna dai capelli rossi e gli altri mi guardavano turbati con il fiato sospeso. Perché mi temevano?
    Feci un passo avanti, con estrema lentezza, guardandomi intorno mentre quell’uomo mi fissava compiaciuto. Ne feci un altro e in fine mi fermai a pochi passi da quel signore… ritornando a guardare le mie mani dalle dita affusolate e intravedendo in quel modo un asciugamano bianco legato intorno al mio bacino.
    - Ben risvegliato, ragazzo. - disse sorridendo appoggiandomi una mano sulla spalla, mentre io voltai il viso per osservarla.
    - Il tuo nome?! - esclamai freddo sentendo la mia voce profonda e ferma mentre mi girai e lo guardai.
    - Oh, giusto… io sono Jorg Kaulitz, un ricercatore medico, lei è Dorothy Mayer e tutti gli altri sono le persone che ti hanno accudito durante l’incubazione. - disse voltandosi e per indicare tutti con la mano per poi rigirarsi e sorridermi.
    - Avverto dolori ovunque. - aggrottai le sopracciglia appoggiando la mano sinistra sull’incavo del mio collo e massaggiandomi lentamente.
    - È naturale Tom, sei stato lì dentro per un bel po’. - esclamò sempre con quel suo sorriso premuroso mentre io mi sentivo la testa girare leggermente… l’aria lì era troppo fresca e pura, - Ma ora non perdiamo altro tempo, dobbiamo parlare di questioni ben precise… caro Umanoide. - disse venendomi più vicino e fissando i miei occhi.



    Fuoco, dolore e puzza di benzina… tutto quello che riuscivo a capire in quel momento oltre al fatto che mi ritrovavo disteso su un fianco toccando il cemento caldo e sporco. Vedevo solo da un occhio, l’altro mi faceva un dolore atroce per permettermi di aprire la palpebra. Tutto ciò che riuscivo a vedere erano due piedi pallidi e sporchi di terra che stavano fermi davanti a me. Voltai lentamente il viso trafitto dal dolore lancinante che invadeva tutto il mio corpo e…



    Autrice: Dalla data si può capire che la storia è ambientata nel futuro.
    Perché 2092? Semplice, perché nel 92 sono nata io e quindi 2092! xD xD
    Spero che questo breve assaggio vi sia piaciuto. =)



    Capitoli di Bad Humanoid :olala:


    :cuore: Capitolo 2
    :cuore: Capitolo 3
    :cuore: Capitolo 4
    :cuore: Capitolo 5
    :cuore: Capitolo 6
    :cuore: Capitolo 7
    :cuore: Capitolo 8
    :cuore: Capitolo 9
    :cuore: Capitolo 10
    :cuore: Capitolo 11
    :cuore: Capitolo 12
    :cuore: Capitolo 13
    :cuore: Capitolo 14
    :cuore: Capitolo 15
    :cuore: Capitolo 16
    :cuore: Capitolo 17
    :cuore: Capitolo 18
    :cuore: Capitolo 19
    :cuore: Capitolo 20
    :cuore: Capitolo 21 più Epilogo

    Edited by Star Venomous - 17/3/2012, 18:30
     
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  2. MorgieStorm
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    dai che mi sa che sono la rpima a commentare...
    a meno che qualcuno mi abbia battuto sul tempo in questi 5 minuti che ho impiegato a leggere...

    comunque passiamo alla storia:
    innanzi tutto è scritta molto bene ed è molto otrdinata, scorrevole e sembra seguire una linea ben tracciata. questo per quanto riguarda la forma...

    la stoira...
    beh, mi ha subito incoriusita la scelta "filosofica" del primo paragrafo che ho trovato molto interessate...
    anche se mi è sembrato di capre che mentre nella parte descrittiva e dialogata parlasse tom, nell'altra parlasse qualcun'altro che presumibilmente potrebbe essere bill.

    devo dire che un pò tutta lìimpostazione della storia m'incuriosisce anche se, naturalemnte, non sono ancora riuscita ad inquadrare bene la situazione, soprattutto per via dei pezzi di ricordo che mi fanno pensare che tom fosse un umano prima.

    in ogni caso, non posos dire molto dal prologo sulla storia...
    quindi aspetto il prossimo capitolo! ^^
     
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  3. Queen_Rebel
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    CITAZIONE (MorgieStorm @ 18/3/2011, 22:11) 
    dai che mi sa che sono la rpima a commentare...
    a meno che qualcuno mi abbia battuto sul tempo in questi 5 minuti che ho impiegato a leggere...

    comunque passiamo alla storia:
    innanzi tutto è scritta molto bene ed è molto otrdinata, scorrevole e sembra seguire una linea ben tracciata. questo per quanto riguarda la forma...

    la stoira...
    beh, mi ha subito incoriusita la scelta "filosofica" del primo paragrafo che ho trovato molto interessate...
    anche se mi è sembrato di capre che mentre nella parte descrittiva e dialogata parlasse tom, nell'altra parlasse qualcun'altro che presumibilmente potrebbe essere bill.

    devo dire che un pò tutta lìimpostazione della storia m'incuriosisce anche se, naturalemnte, non sono ancora riuscita ad inquadrare bene la situazione, soprattutto per via dei pezzi di ricordo che mi fanno pensare che tom fosse un umano prima.

    in ogni caso, non posos dire molto dal prologo sulla storia...
    quindi aspetto il prossimo capitolo! ^^

    Grazie. =)
    Sì, comunque è sempre Tom a parlare, non c'è un secondo protagonista se non
    Bill che è in realtà l'antagonista ma che viene molto più avanti. ^^

     
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  4. vam zimmer 483
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    Oh mioooo diooo ma guarda chi c'è u.u
     
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  5. MorgieStorm
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    CITAZIONE
    Grazie. =)
    Sì, comunque è sempre Tom a parlare, non c'è un secondo protagonista se non
    Bill che è in realtà l'antagonista ma che viene molto più avanti. ^^

    beh, allora due sono le cose:
    o non c'ho capito nulla,
    oppure c'è un errore...

    perchè nel primo paragrafo, quello centrato la persona che parla dice che prova molto interesse verso l'umanoide, ed essendo tom l'umanoide e quello che parla -almeno nel secondo pezzo. non può provare interesse verso se stesso...

    spero di essermi spiegata bene! ^^
     
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  6. Queen_Rebel
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    CITAZIONE (MorgieStorm @ 18/3/2011, 22:28) 
    CITAZIONE
    Grazie. =)
    Sì, comunque è sempre Tom a parlare, non c'è un secondo protagonista se non
    Bill che è in realtà l'antagonista ma che viene molto più avanti. ^^

    beh, allora due sono le cose:
    o non c'ho capito nulla,
    oppure c'è un errore...

    perchè nel primo paragrafo, quello centrato la persona che parla dice che prova molto interesse verso l'umanoide, ed essendo tom l'umanoide e quello che parla -almeno nel secondo pezzo. non può provare interesse verso se stesso...

    spero di essermi spiegata bene! ^^

    Forse sono stata io a spiegarmi male.


    Nella prefazione è Tom a parlare ed è più che ovvio che si riferisce a Bill.
    Lui spiega come la pensa e come la vede la questione, fine. Tutto lì.
    E chiaro che non capisci se è solo il primo capitolo. ^^
    Bill è L'Umanoide 01 mentre Tom è lo 02.
    Capito ora? =)
     
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  7. MorgieStorm
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    CITAZIONE
    Forse sono stata io a spiegarmi male.


    Nella prefazione è Tom a parlare ed è più che ovvio che si riferisce a Bill.
    Lui spiega come la pensa e come la vede la questione, fine. Tutto lì.
    E chiaro che non capisci se è solo il primo capitolo. ^^
    Bill è L'Umanoide 01 mentre Tom è lo 02.
    Capito ora? =)

    ora è chiarissimo...
    percè all'inizio dici che comuqneu era stato creato solo un umanoide..
    perciò sono rimasta un pò così...
    "scusa me se tom è l'umanoide, si interessa a se stesso?"
    mooooooooolto interdetta... xD

    comquenu aspetto il capitolo perchè la storia mi ha interessata molto, poi mi piace molto il tuo modo di scrivere....
    e spero di capire un pò di più... ^^
     
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  8. Queen_Rebel
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    CITAZIONE (MorgieStorm @ 18/3/2011, 22:40) 
    CITAZIONE
    Forse sono stata io a spiegarmi male.


    Nella prefazione è Tom a parlare ed è più che ovvio che si riferisce a Bill.
    Lui spiega come la pensa e come la vede la questione, fine. Tutto lì.
    E chiaro che non capisci se è solo il primo capitolo. ^^
    Bill è L'Umanoide 01 mentre Tom è lo 02.
    Capito ora? =)

    ora è chiarissimo...
    percè all'inizio dici che comuqneu era stato creato solo un umanoide..
    perciò sono rimasta un pò così...
    "scusa me se tom è l'umanoide, si interessa a se stesso?"
    mooooooooolto interdetta... xD

    comquenu aspetto il capitolo perchè la storia mi ha interessata molto, poi mi piace molto il tuo modo di scrivere....
    e spero di capire un pò di più... ^^

    Hahahah che poi se era come la pensavi tu non era molto differente dal Tom reale
    che abbiamo noi. xD
    Più narcisista di Tom non c'è nessuno! xD xD
    Ad ogmi modo grazie dei complimenti, mi fa piacere che t'interessi. =D
     
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  9. MorgieStorm
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    CITAZIONE
    Hahahah che poi se era come la pensavi tu non era molto differente dal Tom reale
    che abbiamo noi. xD
    Più narcisista di Tom non c'è nessuno! xD xD
    Ad ogmi modo grazie dei complimenti, mi fa piacere che t'interessi. =D

    tra bill e tom se la giocano a narcisismo..
     
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  10. Queen_Rebel
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    ahahahahahah verissimo! xD

    CITAZIONE (vam zimmer 483 @ 18/3/2011, 22:27) 
    Oh mioooo diooo ma guarda chi c'è u.u

    Ho ho ho... ma com'è piccolo il mondo. u.u xD
     
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  11. vam zimmer 483
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    CITAZIONE (Queen_Rebel @ 18/3/2011, 22:46) 
    ahahahahahah verissimo! xD

    CITAZIONE (vam zimmer 483 @ 18/3/2011, 22:27) 
    Oh mioooo diooo ma guarda chi c'è u.u

    Ho ho ho... ma com'è piccolo il mondo. u.u xD

    Già davvero piccolo di perseguiterò anche qui ahahahahah <3
     
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  12. Queen_Rebel
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    Capitolo
    2









    Una settimana dopo…




    Passai i miei giorni ad allenare le mie nuove capacità e i miei sensi. Finalmente avevo avuto un momento tutto per me per riposarmi davvero e per capire ciò che mi era successo.
    Non sapevo né come né perché ero finito dentro quella specie di bara d’acciaio così come l’avevo sempre definita io. Tutto ciò che sapevo era che mi sentivo diverso.
    Non percepivo più i miei sentimenti, li mescolavo involontariamente con altri e a mia volta mi confondevo come uno stupido.
    Non sapevo cos’era la tristezza, il dolore, la felicità, l’amore e tante altre emozioni che erano comuni provare ogni giorno. Avevo dimenticato tutto… soprattutto il motivo per qui ero arrivato in fin di vita in quello strano posto. Jorg mi aveva detto che avevo fatto un incidente andando in motorino e dall’urto avevo perso istantaneamente la memoria. Non ricordavo più il mio passato, non sapevo chi erano i miei genitori né tanto meno da dove venivo. Ero uno sconosciuto per me.
    Ero stato ricreato, preso in affidamento da Jorg, affinché lui potesse modificare il mio corpo dandomi un'unica possibilità di continuare a vivere. Le persone che lavoravano lì mi guardavano con terrore ed io neanche lo sapevo qual era il motivo, potevo uscire dalla mia stanza solo quando Jorg mi veniva a trovare oppure quando mi dovevo allenare. Il mio nuovo corpo lo adoravo: in soli due giorni avevo imparato a difendermi dalle aggressioni e ad attaccare usando le mie forze e restando solo a guardare i professionisti all’opera o qualche film d’azione. Incredibile, vero?
    Ma anche se il mio corpo mi piaceva una sola cosa mi dava fastidio: l’occhio destro.
    Ebbene quest’occhio era speciale poiché grazie a esso riuscivo a vedere al buio come i gatti in qualunque momento dandomi però fastidio quando mi trovavo nelle stanze poco illuminate.
    Il mio unico scopo, così come mi aveva detto Jorg avendomi portato in una stanza dopo che mi ero risvegliato il primo giorno, era quello di riportare in quella specie di laboratorio scientifico un ragazzo di nome Bill Kaulitz. Ovvero suo figlio.
    Da quel che mi aveva raccontato pure lui era stato sottoposto a questo mio stesso intervento poiché era affetto dalla distrofia di Duchenne; ovvero una malattia muscolare dovuta a un difetto di distrofina e cioè una proteina contenuta nella membrana della fibra muscolare. Era una malattia che provocava la progressiva degenerazione e indebolimento dei muscoli. La loro rovina era un processo continuo, una malattia degenerativa i cui sintomi si manifestava generalmente tra i due e i cinque anni e la quale evolveva verso una paralisi totale dei muscoli. Il paziente rimaneva in carrozzella dopo la perdita della deambulazione e diventava totalmente dipendente per tutti gli atti della vita quotidiana.
    Tra le varie distrofie, la più grave, era proprio la distrofia muscolare di Duchenne, cioè come avevo detto prima quella di Bill, che colpiva i bambini fin dai primi anni di vita portandoli all’immobilità totale entro i trent'anni e causando notevoli difficoltà nella funzione respiratoria e cardiaca.
    La distrofia muscolare non era una malattia contagiosa, essa si trasmetteva per via ereditaria dai genitori ai figli: talvolta entrambi i genitori erano portatori alle volte invece, così come nella Duchenne, era uno solo, la madre… la quale se non erravo, quella di Bill, era morta quando egli aveva solo undici anni.
    Ma nonostante questa malattia fosse abbastanza crudele e brutta, per il figlio di Jorg, non era finita qui. Infatti, Bill, non che unico figlio di Jorg, soffriva anche di un’altra malattia: l’epilessia. Da ciò che avevo appreso in una sua breve lezione per mettermi meglio al corrente, l’epilessia, era una malattia del cervello nella quale alcuni gruppi di cellule nervose (neuroni) si scaricavano in maniera anomala. I neuroni di solito inviavano normalmente degli impulsi elettrochimici che agivano su altre cellule nervose, ghiandole e muscoli producendo pensieri, sensazioni e azioni. Nel caso dell'epilessia l'attività nervosa però era parecchio disturbata. Un'attività nervosa disturbata produceva malessere, comportamenti e sensazioni irregolari o anche crisi, convulsioni e perdita di coscienza. Durante una crisi epilettica i neuroni si scaricavano fino a cinquecento volte al secondo, quindi molto più rapidamente della norma e cioè ottanta volte al secondo. Ma questa era solo la punta dell’iceberg del problema epilettico di Bill. Come poi mi aveva raccontato Jorg, anche se la maggior parte dei pazienti epilettici conduceva una vita normale e attiva, c’era per loro il rischio di subire una crisi che poteva mettere in pericolo la loro vita: lo stato di male epilettico ed’era proprio quello che suo figlio aveva. Lui mi spiegò che, lo stato di male epilettico, era una grave complicazione che comportava crisi prolungate oppure che il malato non riprendeva completamente i sensi tra una crisi e l'altra. Le crisi epilettiche non erano per nulla facili e a volte potevano durare oltre ai cinque minuti, fino a proseguire anche oltre ai dieci o addirittura anche fino a trenta minuti. Un vero massacro a mio parere. Nella maggior parte delle crisi epilettiche non era necessario alcun pronto intervento medico, ma se una persona aveva una crisi epilettica che durava più di cinque minuti si poteva essere, così come accennato prima, in presenza di uno stato di male epilettico e andava immediatamente chiamata un'ambulanza. Se non si interveniva su uno stato di male epilettico l'esito era spesso mortale. Bill, con tutti quei problemi che di giorno in giorno andavano ad’aggravarsi sempre di più, non doveva di certo essere contento.
    Jorg mi aveva raccontato che Bill, prima della mutazione anomala, era un ragazzo solare, dolce e abbastanza vivace così come logorroico. Aveva detto che era un gran pasticcione ma gli piaceva darsi allo shopping facendo lunghe passeggiate e comprare sempre nuovi trucchi per lui. A pensarci bene la malattia che l’aveva colpito era davvero orribile e crudele… troppo per lasciar morire suo figlio a soli diciassette anni. Da quando le due malattie in lui avevano preso a peggiorare sempre di più Bill aveva iniziato a perdere l’appetito… passando intere giornate a non mangiare niente e a stare chiuso in camera sua piangendo per la disperazione. Doveva essere una vera tortura pensare che un giorno, tutto ciò che aveva sempre amato fare, non l’avrebbe più potuto compiere a causa dei suoi problemi.
    Costretto a stare a letto a causa di qualche complicazione nel muoversi e scosso da più di quattro crisi al giorno, Jorg, decise di fare l’intervento al proprio figlio. Un operazione costosa così come pericolosa che era sulla bocca di tutti da più di quattro anni da quant’era diventata importante.
    Grazie all’intervento Bill ritornò a camminare, a respirare senza difficoltà e a non soffrire più di crisi epilettiche. Tutto era andato per il meglio, fino a quando Jorg iniziò a notare delle anomalie nel comportamento di suo figlio. La causa del suo cambiamento era una sola: una specie di microchip che era stato piantato nel cervello del ragazzo sia per eliminare le crisi epilettiche che per distribuire tutta l’adrenalina nel suo corpo in modo da permettergli di muoversi, riservando comunque una buona parte di adrenalina per utilizzarla solo in momenti più estremi… proprio come gli umani normali. Ed era così che io mi muovevo, grazie all’adrenalina che il mio microchip distribuiva maggiormente sulle mie gambe e sul mio braccio sinistro affinché io riuscissi a muovermi rapidamente e a spostare oggetti più pesanti di me.
    La mutazione del carattere di Bill avvenne dopo tre giorni dall’intervento cambiando così tanto la sua personalità e il suo modo di ragionare che addirittura scappò da quel posto. Le mutazioni anomale di solito avvenivano nei primi giorni… per questo io ero stato messo sottosorveglianza per un intera settimana sottoposto in continue analisi del sangue e vari test che avevo superato come se nulla fosse.
    Disteso sul mio lettino a fissare il soffitto noiosamente bianco all’improvviso la porta si aprì facendo entrare Jorg. Mi misi seduto sul letto e lui si sedette accanto a me tenendo con la mano sinistra un giornale.
    - Buongiorno Tom, oggi come ti senti? - domandò mentre, estraendo una piccola torcia grande quanto una penna, la puntò dritta contro il mio occhio destro scrutandolo per poi sorridere.
    - Non percependo più neanche una fitta deduco che io sia a mio agio, grazie. - risposi infastidito dall’effetto che adesso mi faceva l’occhio a causa della luce.
    - Tieni, leggi qui… - esclamò mettendomi il giornale sulle gambe e continuando a osservarmi.
    Presi il giornale con entrambe le mani e la prima cosa che mi saltò agli occhi fu una scritta grande:
    Umanoide ribelle rapina negozio d’abbigliamento ferendo quattro civili all’interno del negozio.
    Aggrottai le sopracciglia nel vedere la foto sinceramente fatta male ma potendo comunque intravedere un ragazzo di spalle intento a saltare su una macchina della polizia per scappare.
    Sentii a un tratto Jorg ridacchiare per poi sospirare piano, mentre io mi voltai e lo fissai, - Perché stai ridendo? - domandai osservando il suo sorriso.
    - Ha svaligiato un negozio d’abbigliamento… - disse scuotendo lentamente la testa, - Come se quand’era normale non lo faceva, ogni volta avevo paura a dargli la mia carta di credito come ricompensa per i buoni voti a scuola. - esclamò prendendo il giornale e, alzandosi, andando ad appoggiarlo sul tavolo.
    - Se aveva… paura, allora… - improvvisamente mi sentii l’aria mancare.

    Intorno a me non c’era nient’altro che fuoco e pezzi di metalli accartocciati mentre io ero disteso riuscendo a muovere soltanto il braccio destro. Non vedevo mio padre, lo chiamavo… ma non sentivo niente. Il rumore delle fiamme illuminare quel tunnel mentre la fine di esso si faceva lentamente più lontano così come la mia speranza di sopravvivere a quella catastrofe che si era abbattuta su di me all’istante.
    Avevo paura. Non volevo morire e avevo terribilmente paura.


    - Tom? Va tutto bene? - lentamente la voce di Jorg ritornò chiara e profonda confronto a prima che la sentivo distante e ovattata.
    Avevo compreso la paura e allo stesso momento rivissuto quello strano episodio a me sconosciuto.
    Scossi subito la testa per riprendermi e guardai Jorg che aveva appoggiato entrambe le mani sulle mie spalle, - Sì… stavo solo pensando. - mentii per non farlo preoccupare.
    Sospirò piano e lasciò la presa sulle mie spalle, - Per fortuna. - disse in un sussurro per poi guardarmi, - Ad ogni modo, indovina cosa farai oggi? - domandò all’improvviso tratto sorridendo.
    Aggrottai le sopracciglia non capendo, - Non comprendo, cosa dovrei fare? - domandai con un sorriso sghembo.
    - Oggi, mio caro Tom, sarai adottato! - esclamò con un sorriso compiaciuto mentre io alzai le sopracciglia confuso.
    - Credo di non aver afferrato bene il concetto, Jorg. - dissi sincero inclinando leggermente la testa a sinistra.
    - Tom, ti ho adottato… ora sono io tuo padre e tu sei mio figlio, hai capito ora? - mi diede una pacca sulla spalla, - Ti porterò fuori da qui affinché tu possa svolgere indisturbato la tua missione. -
    - Oh, bene. - dissi non troppo entusiasta, - Una bella notizia davvero. -
    - Sì ma non essere troppo felice, altrimenti con i tuoi abbracci mi stritoli. - esclamò sarcastico per poi prendere il giornale.
    - Chiedo scusa… vuoi un abbraccio? - domandai alzando entrambe le braccia mentre lui rise.
    - Ma no, stavo scherzando! - esclamò ridacchiando mentre mi fece cenno con la testa di uscire dalla stanza con lui, - È naturale che tu non senta emozioni o alcuni sentimenti, cioè quelli più pesanti… -
    - Perché non ne sono capace? - domandai curioso mentre camminavo accanto a lui.
    - Semplice, perché ho “resettato” alcune cose all’interno del tuo cervello in modo che tu non senta alcun sentimento rendendo più efficace la tua caccia. Sì può dire che sarai immune alle cose che ti potrebbero bloccare anche solo per un istante. - spiegò brevemente gesticolando mentre, avendo appena finito di percorrere un lungo corridoio, aprì subito dopo una porta premendo un tasto rosso e facendomi trovare davanti agli occhi tante persone prese a lavorare.
    Era un altro corridoio lungo ma con la sola differenza che c’era più luce e tante persone che si muovevano passando da una porta all’altra oppure stando davanti ad un bancone bianco a sfogliare dei moduli.
    - Quindi io non posso sentire dolore? - domandai intento a guardarmi intorno.
    - Dolore fisico sì, lo puoi sentire, ma quello mentale no… potresti essere un perfetto amante senza cuore. - ridacchiò mettendosi le mani dentro le tasche.
    Camminando accanto a lui osservavo alcune persone girarsi e spalancare gli occhi spaventate… ora che avevo appreso cosa significava la paura potevo finalmente leggerla nei loro occhi.
    Ma perché avevano così tanta paura di me che neanche sapevo chi ero io? Era da parecchio che mi facevo sta domanda eppure non ero mai riuscito a trovare una risposta.
    Solo due giorni fa un ragazzo con una tunica bianca mi era svenuto davanti agli occhi solo perché la sua penna stava per cadere atterra ed io di scatto mi ero alzato dalla sedia per prenderla in tempo… porgendogliela subito dopo e vedendolo crollare giù come una pera cotta.
    - Jorg, posso chiederti una cosa? - domandai d’un tratto appena vidi una giovane donna sputare il caffè addosso ad una sua collega appena mi vide.
    - Puoi dirmi quello che vuoi e quando vuoi, figliolo. -
    - Perché tutti hanno paura di me? - chiesi con innocenza mentre lui mi sorrise.
    - Non hanno paura di te. Tom… hanno paura di ciò che sei. - disse appoggiando una mano sulla mia spalla, - Vedi, Bill quand’era riuscito a evadere da qui non l’aveva fatto di certo né di nascosto e né con grazia… aveva fatto del male a parecchie persone durante la fuga e anche quando stava nella sua stanza le persone lo temevano comunque visto il suo carattere maligno e dispettoso. - spiegò rimettendosi la mano dentro la tasca e guardare davanti a sé intento ad avvicinarsi al bancone.
    - Salve signor Kaulitz. - lo accolse la donna dietro il bancone gettandomi subito dopo un occhiata inquietante.
    - Salve Giusy, scrivi pure sul mio registro che porto a casa Tom. - esclamò Jorg appoggiando le mani sulla superficie bianca del bancone.
    La donna annuì, - Umanoide 02, Tom Trümper, in rilascio. - disse la donna dai capelli neri mentre scriveva per poi guardarmi con freddezza.
    - Perfetto, grazia cara. Vieni Tom, andiamo a casa. - sorrise Jorg guardandomi mentre io mostrai uno dei miei sorrisi sghembi e annuii.
    Riprendendo a camminare mi voltai e diedi un’ultima occhiata alla donna, la quale anche lei mi stava fissando con estrema freddezza mentre un'altra donna s’era avvicinata a lei appoggiando una mano sulla sua spalla.
    Mi voltai lentamente e guardai Jorg, - Per caso ho fatto qualcosa di sgradevole a quella donna e non me lo ricordo? - domandai sentendomi uno stupido.
    Scosse lentamente la testa, - Chi Giusy? No, anzi, ti sei comportato veramente bene. -
    - Come mai quindi non riesco a cogliere il modo in qui mi guarda? -
    - Quando Bill era intento a fuggire uccise suo fratello, la quale era a guardai della sua cella e non era riuscito a fermarlo. - disse Jorg serio.
    Aggrottai le sopracciglia, - Ad ogni modo non comprendo questo suo odio o dolore. -
    - Non ti preoccupare per lei, piuttosto, preoccupati per te: dovremo lavorare molto sul tuo linguaggio Tom. - disse Jorg sorridendo, - Oh, non che sia sbagliato, anzi, hai un ottimo modo di utilizzare le parole ma e meglio se lasciamo i termini da robot a quelli che fantasticano, okay? -
    Lo guardai e gli sorrisi, - Figo. - dissi mentre lui rise.
    - Perfetto, così! - esclamò dandomi una pacca sulla spalla mentre aprì la porta e mi fece entrare in un ufficio che era sicuramente il suo.
    Mi avvicinai alla scrivania mentre lui era intento a prendere la sua giacca e, incuriosito, presi in mano una foto con intorno una graziosa cornice argentata con due cuoricini in un angolo nella parte superiore a sinistra.
    - Chi è? - domandai osservando il bambino che sorrideva tenendo in mano un pupazzo.
    Jorg si girò e appena mi vide in mano la foto sorrise, - Oh… quella è una foto di mio figlio quando aveva cinque anni. - disse avvicinandosi e guardando insieme a me la foto.
    Osservai Bill da piccolo che sorrideva con i suoi occhi color nocciola che, sotto il sole, assumevano delle splendide sfumature ambrate facendoli sembrare più profondi. Abbracciava un orsacchiotto bianco e dalla sua espressione felice mi fece capire che lo adorava. Aveva la pelle rosea e le guance rosse mentre indossava un cappellino colorato e un costume azzurro… facendomi notare subito dopo il mare alle sue spalle. Lo dovevo ammettere, era parecchio bella quella foto e soprattutto il soggetto di essa. In quel preciso istante sentii un'altra emozione sconosciuta dentro di me… non sapendo cosa fosse e soprattutto cosa significasse. Possibile che non sapevo nulla di me stesso?
    - Avanti, andiamo a casa adesso. - esclamò d’un tratto Jorg dandomi tre pacche sulla spalla per poi aprire la porta dell’ufficio e aspettarmi.
    Rimisi al suo posto la foto e lo raggiunsi sorridendo, uscendo subito dopo da quella specie di clinica per Umanoidi.
    Andando nei parcheggi davanti all’imponente edificio salii in macchina con Jorg, allacciandomi la cintura subito dopo e lasciando quel posto così vuoto per me che non sapeva né definirlo accogliente né orrendo.
    Durante il viaggio il silenzio regnava all’interno del veicolo, mentre io, sentendomi un po’ smarrito, osservavo la vita continuare fuori dal finestrino della macchina. Osservavo la gente camminare per i marciapiedi, i bambini giocare nei parchi, le macchine e le moto… sentendomi di non appartenere a quel mondo che si presentava ai miei occhi diverso. Era tutto così cambiato in quel momento.
    - Jorg… - chiamai la sua attenzione continuando a fissare fuori dal finestrino mentre lui mugugnò in segno di risposta e abbassando la radio, - Per quanto tempo sono stato rinchiuso lì? - chiesi subito.
    - Ti riferisci all’incubazione? - domandò ed io annuii voltandomi verso di lui, - Oh, beh… cinque anni. - rispose alzando le spalle, - A parte quei rari momenti in qui ti risvegliavi per pochi istanti. -
    Spalancai di scatto gli occhi, - Cinque anni? - dissi a voce alta totalmente stupito, - È passato così tanto tempo? -
    Lentamente annuì, - Sì Tom, purtroppo avevi fatto un brutto incidente e avevamo deciso di applicare un intervento delicato su di te anziché aggressivo… altrimenti saresti morto. -
    - Cosa… mi avete fatto di preciso? - domandai aggrottando leggermente le sopracciglia.
    Sospirò piano e sterzò lentamente a sinistra, - Ti abbiamo sostituito le ossa con delle protesi in metallo somiglianti alle tue ossa originali ma con la sola differenza che non sono bianche. - spiegò concentrato a guidare, - Le abbiamo sostituite una alla volta, ovviamente tranne quelle del cranio, del bacino, qualche costola miracolosamente intatta e la parte superiore della spina dorsale oltre al braccio destro. Se avessi perso dell’altro sangue, forse anche un solo litro in più, saresti morto sicuramente… - spiegò serio, - Naturalmente non ci abbiamo mica messo cinque anni a farti una roba del genere. - ridacchiò svoltando a destra, - Dopo otto mesi avevamo terminato l’intervento. -
    - Allora perché i cinque anni? - domandai sempre più curioso, volevo solo capire chi ero.
    All’improvviso rise, - Mi dispiace Tom, ma questo e top secret… certe cose non puoi saperle ma questo solo per il tuo bene. -
    - E perché?! Si tratta della mia vita dopotutto, non di un pezzo di latta creato da chissà chi. -
    Si girò lentamente e spense la macchina, - Ne sei sicuro Tom? - domandò sorridendomi per poi scendere dalla macchina mentre io guardai la sua portiera aperta, - Allora, vieni o vuoi restare in macchina per tutta la giornata? - domandò beffeggiandomi per poi chiudere la sua portiera.
    Scuotendo lentamente la testa scesi dalla macchina e subito mi ritrovai davanti ad una casa enorme.
    Era color crema con i contorni delle finestre bianchi, mentre davanti a essa c’era un piccolo giardino che notai solo in quel momento. Camminando rapidamente raggiunsi ben presto Jorg che nel frattempo aveva aperto la porta e ritrovandomi subito dopo dentro ad osservare meglio la casa.
    L’entrata era con le pareti in legno lucido, che tendeva sulla tonalità del marrone scuro con qualche accenno al rosso mentre, il pavimento, era in marmo arancione opaco la quale rifletteva perfino il mio viso da quant’era lucido. Chiudendo la porta alle spalle osservai Jorg appendere la sua giacca sull’appendi abiti, girandosi subito dopo verso di me e sorridendomi.
    - Vieni, ti faccio vedere la casa… ti va? - domandò gentile avvicinandosi a me.
    - Sì. - risposi annuendo con un sorriso curioso.
    In pochi minuti Jorg mi fece perlustrare tutta la sua casa, sia il piano di sotto che il piano di sopra arrivando finalmente alle ultime tre porte.
    Arrivati davanti ad una porta bianca l’aprì scoprendo così una specie di studio dove dentro, oltre ai libri, c’erano vari giochi che non avevo mai visto fino a quel momento.
    - Qui ci farò la tua camera da letto, tanto questa stanza non era mai stata utilizzata a pieno. - disse Jorg per poi chiudere la porta e indicare con l’indice quella di fianco, - Qui c’è il secondo bagno e in fine, qui… - esclamò aprendo l’ultima porta per poi entrare insieme a me all’interno della stanza.
    La osservai meglio scrutando il pavimento in legno contornato dai muri bianchi, la quale c’erano attaccati vari poster di qualche gruppo musicale e di qualche disegno. Messo orizzontale contro il muro c’era il letto a una piazza e mezzo, la quale stava accanto alla finestra che si affacciava al balcone dando una bellissima visuale del giardino con la piscina. L’armadio era piuttosto grande e, come tutti gli altri mobile, era color miele. Come stanza era carina e non capendo il motivo mi dava l’impressione di farmi sentire… tranquillo.
    - Beh… come hai potuto vedere questa è la stanza di Bill. - disse malinconico abbassando lo sguardo leggermente.
    Annusai per bene il dolce profuma alla vaniglia al suo interno, - È carina. - annuii lentamente andando verso il letto e guardare più da vicino lo stesso pupazzo appoggiato su di esso che avevo visto in foto.
    - Provvisoriamente dormirai qui ma non per molto, sto già facendo costruire una camera adatta a te e quando sarà pronta ti potrai trasferire nella stanza. - disse sorridendomi mentre si mise le mani in tasca.
    - Grazie Jorg… per tutto. - ammisi sincero con un sorriso sghembo.
    Annuì con un sorriso compiaciuto e, avvicinandosi alla scrivania di Bill prese una specie di rivista e subito dopo porgendomela, - Tieni, questa era la rivista in qui mio figlio ogni tanto ordinava della roba per il suo look. Ce ne sono tanti altri, voglio che tu lo sfogli e lo analizzi per bene cercando di trovare qualcosa che sia adatto a te… sono curioso di sapere cosa sceglierai. -
    - Oh… grazie. Questa maglietta bianca la trovo orrenda abbinata ai pantaloni rossi. - dissi sorridendo per poi sedermi per terra di fianco al letto.
    Jorg mi guardò subito incuriosito aggrottando le sopracciglia, - Perché non ti siedi sul letto? -
    Lo guardai e alzai le spalle, - Mi piace stare così… lo facevo anche prima. - risposi ritornando a guardare la rivista.
    Ridacchiando appoggiò una mano sulla mia testa e, dopo avermi accarezzato i cornrows neri, si girò chiudendo la porta lentamente.
    Trovando quella rivista veramente interessante la sfogliai pagina per pagina osservando i vari stili: punk, metal e tanti altri la quale osservavo e analizzavo ben volentieri.
    Quello che però inspiegabilmente mi attirò immediatamente appena sfogliai la pagina fu lo stile Rapper. Mi trovavo parecchio attratto da quei pantaloni extralarge così come le magliette che sfoggiavano con le varie scritte o disegni. Sentivo che quello stile già lo conoscevo ma purtroppo, non sapendo quasi nulla del mio passato, non potevo di certo saperlo.
    Passò un po’ di tempo ed io lo sfruttai osservando per bene la camera di Bill. Quel profumo alla vaniglia era davvero intenso e il mio naso non sapeva abituarsi come di solito succedeva quando si stava dentro una stanza per un po’. Le coperte del suo letto erano in raso e perfino nere. Ciò che m’incuriosì parecchio fu una specie di tavolozza quadrata con all’interno tanti piccoli tasti tondi e colorati… la quale sfumavano dal nero fino ad andare al grigio chiaro, quasi bianco. Mi avvicinai alla scrivania e quando fui davanti ad essa mi piegai in avanti guardando più da vicino i tasti.
    Con curiosità allungai l’indice e lo posai su quello color grigio scuro accanto al nero e al grigio più chiaro. Mi raddrizzai e portando l’indice davanti ai miei occhi capii che quelli non erano tasti ma ombretti. Sfregai l’indice con il pollice pulendomi del tutto dal trucco e proprio in quel momento mi sentii osservato. Con calma abbassai lo sguardo verso la tavolozza e fissai lo specchio incorporato la quale stava sugli ombretti… fissando attentamente esso cercando di vedere se c’era qualcuno alle mie spalle. Lentamente appoggiai la mano su di essa e la chiusi voltandomi subito dopo di scatto… sentendomi uno scemo poiché lì non c’era proprio nessuno. Forse era solo la mia impressione.
    Scuotendo lentamente la testa con un sorriso sghembo afferrai la rivista e uscendo dalla stanza andai alla ricerca di Jorg.
    Lo sentii al piano di sotto intento a preparare qualcosa all’interno della cucina e, scendendo rapidamente le scale, entrai dentro essa trovando l’uomo con addosso un grembiule.
    Alzai le sopracciglia fissandolo poiché mi dava le spalle concentrato a mescolare chissà che cosa davanti a lui, scrollandomi subito dopo la voce e facendolo girare con un sussulto.
    - Ehm, Tom. - esclamò Jorg sorridendo per poi notare che io guardavo il suo grembiule e, abbassando lo sguardo, trovando il suo viso leggermente più rosso quando lo rialzò, - Posso spiegare: lo uso per non sporcarmi. - ridacchiò lui per poi girarsi e spegnere il fornello, - Sei arrivato appena in tempo, ho fatto la pasta al sugo. -
    - E io ho scelto il mio stile. - sorrisi compiaciuto sventolando la rivista.
    - Di già? Hm, devo dire che i tuoi circuiti lavorano in fretta giovanotto mio. - scherzò appoggiando la pentola sul tavolo e avvicinandosi a me, - Cos’hai scelto di tanto obbrobrioso? -
    - Questo, lo stile rapper. - dissi indicando la pagina in qui c’erano i modelli la quale indossavano quelle magliette e pantaloni enormi.
    Lo sentii subito irrigidirsi per poi alzare lo sguardo fissandomi, - Perché proprio quello? - domandò aggrottando leggermente le sopracciglia.
    Alzai le spalle, - Beh… mi piace. Sembra comodo e a differenza degli altri mi ci vedo. - spiegai per poi guardare la sua espressione seria.
    Lentamente abbozzò un piccolo sorriso, - Ehm… va bene, okay. Allora più tardi ti ordinerò della roba chiamando il numero. Ora però, tutti a mangiare! - esclamò prendendo il mestolo e riempiendo i piatti con la pasta al sugo che emanava un profumo semplicemente delizioso.
    Confronto al cibo che mi davano in quella specie di gabbia si poteva dire che quello che stavo mangiando era il cibo degli Dei. Minestrina in brodo di pollo, patate prive di gusto o verdura dai sapori alquanto strani. Mi trovavo bene in quella cosa, soprattutto con Jorg e questo non poteva che rendermi più a mio agio.
    Passammo l’intera ora di pranzo a parlare e a gustare la pasta che aveva fatto, oltre alla patatine fritto che subito scoprii di amare se con anche il ketchup sopra. A fine pasto Jorg mi diede il permesso di andare di sopra poiché mi sentivo un po’ assonnato e stanco… avendo scrutato per bene il mio occhio sinistro per vedere se era tutto nella norma.
    Sbadigliando nel bel mezzo del salir le scale mi diressi verso la camera di Bill che provvisoriamente sarebbe stata mia per chissà quanto tempo… aprendo la porta lentamente per poi chiudermela alle spalle e gettarmi sul letto facendo attenzione a non far cadere il suo pupazzo. Sdraiato su un lato sentii la stanchezza far diventare le mie palpebre sempre più pesanti… mentre tutto intorno a me diventava lentamente buio e silenzioso. Sbadigliai per l’ultima volta, osservando la tavolozza aperta per poi chiudere gli occhi addormentandomi tenendo tra le braccia il pupazzo del figlio di Jorg.
    Ma… la tavolozza non l’avevo chiusa?











    Edited by Queen_Rebel - 20/3/2011, 22:29
     
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  13. MorgieStorm
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    finalmente il primo capitolo! *.*

    allora allora...
    oltre al fatto che adoro il tuo modo di scrivere e con il primo capitolo lo hai ampliamente dimostrato...
    l'inizio è straziante, quando parli di tutti i problemi che bill aveva è davvero triste sapere quanti problemi ha dovuto affrontare...
    tom, beh non è che si possa dire molto riguardo lui dal momento che il suo carattere non è ancora uscito fuori
    jorg nasconde qualcosa....

    beh, mi dispiace di no poter commentare meglio, ma essendo il primo capitolo non ho la più pallida idea di come vada la storia e non conosco i personaggi, quindi posta presto! ^^
     
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  14. *Alexia_Tom*
        +1   -1
     
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    davvero bella e originale. Aspetto il prossimo capitolo per un quadro più specifico^^
     
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  15. Queen_Rebel
        +1   -1
     
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    CITAZIONE (MorgieStorm @ 21/3/2011, 14:40) 
    finalmente il primo capitolo! *.*

    allora allora...
    oltre al fatto che adoro il tuo modo di scrivere e con il primo capitolo lo hai ampliamente dimostrato...
    l'inizio è straziante, quando parli di tutti i problemi che bill aveva è davvero triste sapere quanti problemi ha dovuto affrontare...
    tom, beh non è che si possa dire molto riguardo lui dal momento che il suo carattere non è ancora uscito fuori
    jorg nasconde qualcosa....

    beh, mi dispiace di no poter commentare meglio, ma essendo il primo capitolo non ho la più pallida idea di come vada la storia e non conosco i personaggi, quindi posta presto! ^^

    Beh è ovvio dopotutto siamo solo ai primi capitoli ^^
    Il bello comunque è proprio quello: non sapere come andrà avanti se in bene o in male. =)
    Ad ogni modo grazie



    CITAZIONE (*Alexia_Tom* @ 21/3/2011, 17:43) 
    davvero bella e originale. Aspetto il prossimo capitolo per un quadro più specifico^^

    Grazie. =D
     
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256 replies since 18/3/2011, 21:45   11806 views
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