Hold on

In fase di scrittura

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    YunJae

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    TI ODIOOOOOOOOOOO

    Tom sei un mito. Bill, aspettati tante botte :occhioni:
     
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  2. ElliSKA;
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    mmmmm
    ahah ho i miei dubbi a riguardo. ma domani dai, tipo. invece di domenica. avevo detto che avrei postato domenica, vero?

    CITAZIONE
    TI ODIOOOOOOOOOOO

    Tom sei un mito. Bill, aspettati tante botte

    ma povero, le botte no D:
     
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  3. [F]ottutamente~Stefy[89]
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    Ma quando posti? D:


     
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  4. ElliSKA;
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    Boh xD
    zia vieni su msn!
     
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  5. ‚gorgeous
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    Uh guarda che abbiamo qua, BEELLO!
     
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  6. .:Emy94:.
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    Ommioddioilsequel ò____ò
    Non me l'aspettavo così presto *_*
    Che cosa meravigliosa, sono troppo felice **
    Come inizio mi piace, aspetto il seguito --> msi
     
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  7. Phèdre NòDelaunay De Montrève
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    posta.ora.subito.ADESSO.

    l'unica cosa che non mi piace è endi, è troppo cambiato!

    ma DEVI POSTAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAREEEEEEEEEEEE
     
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  8. HachiBLOOD~
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    Mi aggrego a Phèdre NòDelaunay De Montrève xD (ma sei la ex THclari?)

     
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  9. ElliSKA;
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    : DD
    mi ha preso la voglia di scrivere in questo periodo xD

    nemmeno a me piace cambiato. però boh, non lo so.

    oh sì dai, posto fra poco
     
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    sotto

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    Dalle mutandine di miss Bill Kaulitz u.u

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    evaiiiiiiiii siiiiiiiiiiiiiii
    datemi la E
    datemi la ELLE ridatemi la cazzo di E la migliore chi è???!!!??!???!!??!!?!???
    Waaaaaaaaaaa che bello si postaaaa
     
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  11. ElliSKA;
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    : DD




    Love is the answer, that's what they say.
    Tom si portò una mano alla fronte, continuando a fissare la porta chiusa.
    Al principio aveva avuto l'istinto di corrergli dietro e urlare il suo nome nella speranza che si fermasse, ma ovviamente non l'aveva fatto. Non gli sarebbe mai più corso dietro. Lui non sarebbe mai più corso dietro a nessuno.
    Gli venne quasi da piangere. Non riusciva a pensare a niente, c'era troppo a cui pensare. Era partito bene, facendo lo strafottente per quanto ci riuscisse e mantenendo un certo distacco... e poi? E poi si era tradito da solo, chiedendogli subito perché se n'era andato. Era sicuramente un comportamento del tutto comprensibile, eppure avrebbe preferito non farlo. Se non lo avesse fatto, Bill sarebbe stato ancora nella sua cucina. Ci avrebbe potuto parlare per ore, ci avrebbe potuto scherzare, e...
    E stava di nuovo sbagliando tutto.
    Si trascinò fino al divano e si lasciò cadere sopra, non riuscendo a fare in modo che il pensiero di Bill abbandonasse la propria mente.
    - Ma porca puttana! - esclamò, appoggiando la testa indietro – Ma non se ne poteva rimanere in Francia, cazzo? - disse poi al niente, alzando la voce e alzandosi in piedi.
    - Per quello che vale, io non ci sono mai riuscito a dimenticarmi di te. - ripetè a bassa voce le parole che il moro gli aveva sussurrato. Si era sentito per qualche secondo in un altro universo quando gliele aveva dette. Bill tornava dopo un anno e mezzo che non si vedevano, dopo essersene andato in seguito ad una notte di sesso che parlava da sola, senza avergli detto perché lo aveva lasciato una volta e perché lo aveva lasciato una seconda, sparendo nel nulla senza nessun preavviso. Beh, tornava e gli diceva che per tutto quel tempo non lo aveva dimenticato?
    - Certo. - mormorò, sbuffando una risata. E lui sarebbe dovuto cadere ai suoi piedi? Nossignore.
    Forse, ripensandoci, Bill non si aspettava che cadesse ai suoi piedi.
    Ma cosa stava pensando? Certo che Bill si aspettava che lui cadesse ai suoi piedi. Era anche passato un sacco di tempo, ma Bill Trumper era sicuramente rimasto lo stesso di sempre.
    Tom sospirò quando si rese conto che non era affatto positivo.


    ***


    - Sai cosa? Era molto più semplice quando ancora non lo conoscevo e ci volevo provare con lui. Quando... quando lui era il mio stupido professore di educazione fisica eterosessuale: idiota e ingenuo e terribilmente vulnerabile, ora è... è un mostro! - si lamentò Bill, in piedi in mezzo al soggiorno.
    Andreas sorrideva sdraiato sul divano, ascoltando le parole del suo amico e beandosi di quel suono, non trovando particolarmente grave ciò di cui si stava lamentando.
    Il moretto si sedette sul bracciolo del divano sul quale era sdraiato Reid e si abbandonò a un sospiro – Ma cosa pensavo di fare? Presentarmi a casa sua dopo un anno e passa e pretendere che mi accogliesse a braccia aperte? -
    - Non pretendevi questo? - domandò l'altro.
    - Non è che lo pretendevo, lo speravo. Insomma, almeno un'accoglienza un po' più calorosa. Un “Ciao Bill, come sei diventato carino, ti va di scopare?” -
    - E non ti aspettavi che ti chiedesse spiegazioni? -
    - No. - rispose secco – Non lo avevo neanche lontanamente preso in considerazione. Insomma, pensavo avesse capito che non mi piace dare spiegazioni. Tutti lo capiscono, dopo un po'. - disse razionalmente.
    - Certo, hai ragione tu. Il mondo gira attorno a te. - ironizzò, allungandosi verso il pacchetto di sigarette.
    - Ma tu quanto cazzo fumi? - si arrabbiò con il suo amico, cercando di dare un calcio al suo pacchetto di Winston blu, senza però ottenere successo.
    - Smetterò, prima o poi. - cercò di rassicurarlo, tenendo una sigaretta fra le labbra e cercando di prendere l'accendino sul tavolo. Bill allungò una gamba e lo calciò giù dal tavolino, facendolo finire sulla moquette verde.
    Andreas alzò gli occhi al cielo e alzò il bacino, trafficando poi con una mano nella tasca dei suoi jeans, per poi tirare fuori un accendino blu. Fece una faccia indispettita all'amico e si accese la sizza.
    - Io comunque ti volevo chiedere una cosa. - continuò Trumper.
    - Cosa? -
    - Com'era andata a finire con... con... Elga? Si chiamava Elga? -
    - Ma chi? - fece quello, non capendo.
    - Quella con cui ti eri messo e con cui stavi quando me ne sono andato. -
    - Ah! No, Elisa. - lo corresse.
    - Ah sì, lei. -
    - Eh, cosa? - fece Andreas, non capendo.
    Bill rise – Com'è andata a finire. - ribadì.
    - Aaah! - sorrise il biondo – Niente, l'ho lasciata in modo molto cattivo un po' di tempo dopo che sei partito. -
    - Ah, e perché? -
    Reid fece spallucce e rispose con semplicità – Non mi piaceva più. - mentì. In realtà l'aveva lasciata perché dopo che Bill aveva abbandonato la città, lui non aveva più avuto voglia di avere rapporti sociali per un bel po' di tempo.
    Il moro ridacchiò – E le giuravi pure amore eterno. -
    - Oooh, senti. - sorrise anche lui – Ora ho capito come vanno le cose, però, hai visto che bravo? - sorrise, aspirando dalla sigaretta dopo aver pronunciato quelle parole.
    Andreas era decisamente cambiato, in tutto quel tempo. Bill quasi non lo riconosceva più. Al di là del fatto che avesse iniziato a drogarsi (abitudine che doveva assolutamente perdere se voleva ancora essergli amico) e a capire che a quell'età ci si deve divertire e non andare alla ricerca spassionata del vero amore e scambiarsi innocui bacetti su una panchina in un parco al tramontar del sole, lo trovava decisamente diverso. In come parlava, di cosa parlava, come si muoveva, cosa faceva... e chissà quante altre cose avrebbe scoperto ricominciando a frequentarlo, ricominciando a essere il migliore amico che era sempre stato.
    - Beh, era ora. - gli disse l'altro, alzando un sopracciglio.
    Andreas rise – Sì. E pensa: ho iniziato una sera quando mi sono ritrovato a limonare sul divanetto di una discoteca con una ragazza. Ero abbastanza ubriaco e avevo solo voglia di scopare, volevo solo un buco in cui infilarmi e... e non lo so. - concluse ridendo di nuovo – Poi mi sei venuto in mente tu. -
    Bill fece una faccia parzialmente stupita – Beh, so di essere decisamente attraente, Andy, ma mi sa che tornerò di nuovo a preoccuparmi della tua eterosessualità dopo questa affermazione. - gli disse pacatamente, ma Reid capì che stava scherzando.
    - Stupido. - disse infatti, dandogli un calcio non forte sulla gamba.
    Bill sorrise, stando poi ad ascoltare che altro aveva da dirgli.
    - Beh, mi sei venuto in mente tu. - ripetè, scandendo le parole – E ho pensato che tu hai sempre vissuto molto meglio il sesso di me, fregandotene altamente di con chi eri, dov'eri, che cosa avevi da fare... e non lo so, ho avuto una specie di illuminazione, capisci? -
    Il moro si mise a ridere – Sì, capisco perfettamente. Mi fa piacere averti ispirato. -
    - Oh, anche a me. - sorrise l'altro – È molto meglio, così. - osservò, annuendo piano.
    - Sì. Però non è un po' diverso per te? -
    - In che senso? -
    - Nel senso che... ah, sia chiaro: non è che voglia metter bocca su questa cosa di cui non so assolutamente niente, ovvero ragazze e conseguente sesso etero, però non sono... tutte un po' restie al sesso per una notte o giorno che sia, magari chiusi in un cesso, magari senza neanche il cesso. -
    - Mmm. Boh, non tutte. Sì, alcune te le devi lavorare per mesi prima che te la diano, ma infatti quelle non se le caga nessuno se non chi non ha ricevuto l'illuminazione. -
    Bill rise – Come te a diciotto anni. -
    Andy sorrise – Sì, come me a diciotto anni e tu a diciannove. -
    - Perché? -
    - Non sei mica in cerca del vero amore, adesso? -
    Al moro si gelò il sorriso che aveva in viso e rispose con un secco – No. -
    Il biondino alzò le mani come in segno di resa e provvise a cambiare argomento velocemente e andarono avanti a parlare senza mai fermarsi, sia di cazzate, sia di argomenti relativamente seri; scherzando, mandandosi frecciatine senza un motivo ben preciso e picchiandosi, anche quello senza un motivo ben preciso. Bill ci tenne a precisare mentalmente che era colpa di Andreas, era diventato anche violento, non era mica colpa sua che lo aizzava verbalmente con insulti elaborati.
    Andarono avanti a parlare fino a sera tarda, quando il moro decise che doveva andare a casa sua. Sentiva la mancanza di Karl, doveva dirgli che era tornato.
    - Tua madre lo sa che sei tornato? - gli domandò, giusto per sapere.
    - No. - rispose Bill – Infatti ho paura che camera mia sia stata invasa da un amante di mia madre. O da uno di Gordon. Bah, magari da due amanti sia di uno che dell'altro, o magari l'hanno usata per accogliere non so che parente che si era smarrito per l'oceano Pacifico nel tentativo di arrivare in Giappone... -
    - Magari ci hanno messo un'enorme vasca idromassaggio che la occupa tutta. - gli diede corda Andreas.
    - Sì, o magari è diventata la stanza delle paperelle. -
    - Che paperelle? -
    - Le paperelle che si sono comprati una settimana fa perché pensavano che mancasse del giallo in quell'abitazione triste e scura. - spiegò con ovvietà, avviandosi verso la porta e tornando indietro per prendere il trolley.
    - Ah, quelle paperelle! -
    - Certo, cosa pensavi? -
    - Ah guarda, lascia stare. - gli sorrise.
    - No seriamente, a cosa pensavi? - gli chiese, rendendosi conto che non stava scherzando.
    - No davvero, non è il caso. - si mise a ridere, alzandosi dal divano e fiondandosi sulla porta, per poi aprirla e inchinarsi al cospetto del moretto, indicando con un braccio l'uscita.
    - Vai a cagare. - gli disse lui in modo amorevole, dandogli un leggero schiaffo in testa.
    Andreas si alzò ridacchiando – Ci sentiamo domani per vederci, vero? -
    Bill uscì e si girò verso di lui – È bello poterlo dire. - disse sinceramente.
    Il biondino sorrise – Sarà più bello domani quando lo faremo anche. -

    ***

    Tom ballò insieme ad una sua compagna di lavoro sulle note della musica trasmessa dal bar, una musica che gli ricordava tanto “Maracaibo”, anche se lui non aveva la minima idea di cosa fosse, né tantomeno di dove si collocasse, ma di certo non era un problema suo, per cui seguitò a ballare finché arrivarono due ragazzi al bancone probabilmente per chiedere da bere.
    - Sì? - fece lui, continuando a ballare.
    I due ragazzi ordinarono un drink ciascuno e Tom li guardò perplesso, alzando le sopracciglia – Quanti anni avete? - domandò, seguitando a muoversi a ritmo di musica.
    - Diciotto. - dissero in coro, con fin troppa determinazione.
    Il rasta rise di naso – Avete le carte d'identità? -
    - Ehm... io l'ho dimenticata a casa. Però davvero, ho diciotto anni, ho appena finito il liceo. -
    Lui annuì disinteressato – Arrivano. - disse solo, comunicando poi a Lucrezia uno dei due drink che dovevano preparare.
    La ragazza si mise a ridere, girandosi verso il banco di preparazione e prendendo un bicchiere – Secondo me abbiamo fatto male a farci tutti quei chupiti, Tom. -
    Si mise a ridere anche il rasta – Ma perché? È così bello, così. -
    - Tom... - mormorò lei.
    - Cosa? -
    - Non mi ricordo come si prepara un Mojito. - scoppiò a ridere di nuovo.
    Il rasta ridacchiò schernendola e si mise al suo posto – Faccio io, te fai il Cubalibre. -
    - Ok, questo ce la posso fare. - sorrise.
    Tom iniziò a canticchiare su un'altra canzoncina appena partita di una cantante tedesca, una canzone vecchia di cent'anni, mettendo le foglie di menta nel bicchiere velocemente e spremendoci subito dopo sopra del limone altrettanto velocemente. Ci versò dentro due cucchiaini di zucchero senza badare a che zucchero stesse usando e poi cercò di amalgamare il tutto senza rompere le foglie. Non si ricordava perché, ma doveva stare molto attento a non rompere le foglie. Ci aggiunse il ghiaccio e poco dopo il vino bianco. Sorrise del suo operato e stava quasi per consegnare il drink quando si ricordò di dover metterci l'acqua gassata. Consegnò la bibita e incassò i sette euro del costo.
    Lucrezia riprese a ballare di fronte a lui, e il rasta la seguì. Entrambi si stavano muovendo fin troppo per quella musica così lieve, ma non se ne rendevano nemmeno conto e si stavano divertendo un mondo. Quella sera il bar non era affollato come le altre, non avevano praticamente nulla da fare.
    - Neunundneunzig Luftballoons. - canticchiò la ragazza, avvicinandosi al compagno e prendendogli i bordi della maglia nera che doveva usare lì a lavoro – Via questa! - esclamò, tirandogliela su.
    Tom ridacchiò e finì il lavoro che aveva iniziato lei, dato che era talmente bassa che era tanto se gli arrivava appena alle spalle. Fece roteare due volte la maglia di lato e la fece cadere a terra, andando avanti a ballare quella canzone, sentita alla radio almeno un miliardo di volte.
    - Und fuehlten sich gleich angemacht, dabei shoss man am Horizont... - cantò lui, avvicinandosi e abbassandosi verso di lei, mentre continuava a muoversi a ritmo di quella musica.
    - Auf Neunundneunzig Luftballoons! - esclamarono poi insieme, continuando a ballare in modo esagerato, finché la ragazza appoggiò le mani al petto di Tom, cominciando a muoversi in modo sensuale molto vicino al suo corpo.
    Il rasta sorrise. Trovava assurda la quantità di ragazze che ci provava con lui. Fortunatamente nell'ultimo periodo aveva voglia di andare a letto con più donne possibili. Era estate, si doveva divertire. Quel giorno, poi, vista la graditissima visita nel primo pomeriggio, ne aveva ancora più voglia del solito.



    ***


    Bill arrivò sotto casa sua facendo un pezzo a piedi dalla fermata dell'autobus e tirò fuori le chiavi dal trolley. Le inserì nella toppa e varcò la soglia, trovando il soggiorno completamente vuoto e immerso nel buio.
    Si chiuse la porta alle spalle senza dire niente e abbandonò la sua valigia lì, indirizzandosi subito in cucina per salutare Karl.
    Si bloccò un attimo prima rendendosi conto che invece, in quella stanza, c'era la luce accesa e ne provenivano dei rumori di qualcuno che stava cucinando. Che avessero venduto la casa? E con che autorizzazione? Era sua, quella casa.
    Entrò in cucina e sgranò gli occhi, trovando sua madre ai fornelli. Era per caso finito in un mondo parallelo?
    - Mamma? - la chiamò lui.
    Lei si girò – Ah, ma sei tu! - esclamò – Mi sembrava strano. -
    - Chi pensavi che fosse? - le chiese lui entrando in cucina e sedendosi sul tavolo. Prese una mela dalla cesta stranamente piena di frutta e la addentò senza neanche lavarla.
    - Ah, ma Bill! Tesoro, sei tornato! - esclamò la donna, lasciando la pentola e avvicinandosi a lui con le mani protese verso il viso del ragazzo.
    Lui sgranò gli occhi ancora e si spaventò. Era davvero finito in un mondo parallelo! Doveva assolutamente scappare. Sapeva cosa sarebbe successo. Lo avrebbe viziato in ogni modo e alla fine gli avrebbe chiesto di mettersi due bottoni al posto degli occhi e poi avrebbe usato la sua anima per nutrirsi.
    Simone gli prese il viso fra le mani e gli baciò la fronte – Com'è andata in Francia? Non mi hai chiamato neanche una volta. - osservò, tornando alla sua pentola.
    - Non... non l'ho ritenuto necessario. - rispose, in parte traumatizzato – Cosa stai cucinando? - domandò subito dopo, addentando di nuovo la mela.
    - Sto scaldando del latte. - lo informò – Ma quando sei tornato? -
    - Ieri. - rispose lui, scendendo velocemente dal tavolo e uscì dalla stanza dicendo – Vado a dormire, sono stanco morto. -
    Corse al piano di sopra, sospettando che dentro camera sua avrebbe trovato un esercito di anatre pronte ad ucciderlo, ma doveva correre quel rischio.
    Cos'era successo? Era stato via secoli o solo un anno? Sua madre era sveglia, a casa, che stava cucinando e gli parlava, in un certo senso anche in modo carino. Gli aveva dato un bacio, addirittura!
    Aprì la porta di camera sua e schiacciò l'interruttore della luce, ma gli andò la mela di traverso quando non trovò né l'esercito di anatre, né tante paperelle, né tantomeno il suo letto. Tossì forte fino alle lacrime, e solo quando riuscì a smettere se le asciugò e decise di farsi coraggio, avvicinandosi piano a ciò che c'era al posto del suo letto.
    Guardò dentro quella sorta di gabbietta, e di nuovo inorridì quando si rese conto che non si trattava dell'esercito di anatre che si aspettava.
    Indietreggiò inorridito e spaventato fino a raggiungere la porta, dopodiché si fiondò al piano di sotto, facendo velocissimamente le scale e si ripresentò davanti a sua madre con una faccia sconvolta.
    - Mamma! - urlò, e la donna si girò guardandolo in modo svampito – Che cazzo ci fa un... un orrendo... -
    - Cosa stai dicendo? - gli chiese lei, mentre versava il latte in una tazzina con il boccuccio.
    Lui se ne rese conto solo quando parlò e sgranò gli occhi per la terza volta da quando era entrato in quella casa – Allora... - farfugliò.
    - Bill, cosa c'è? - fece lei innocuamente.
    - Perché c'è un coso orrendo e minuscolo assopito in camera mia dentro una gabbia, che ovviamente è al posto del mio letto? - chiese lui alzando la voce e indicando con l'indice verso le scale.
    - Non parlare così di tuo fratello! - lo riprese la donna, passandogli poi davanti borbottando qualcosa di incomprensibile e iniziando a salire le scale.
    - Ma stiamo scherzando, per caso? Toglilo immediatamente da lì! E dove avete messo il mio fottutissimo cazzo di letto? - alzò ancora di più la voce, guardando sua madre salire.
    - Vuoi abbassare la voce? È tardi, non è il caso di urlare... - lo riprese, dandogli subito dopo la schiena e riprendendo a salirle.
    Il moro rimase immobile di fronte alla cucina, scuotendo il capo da destra a sinistra e tenendo gli occhi puntati su quell'essere chiamatosi mamma che saliva le scale e spariva poi nel corridoio.
    Lui si fiondò in cucina e fissò il pupazzo, fortunatamente ancora appeso alla porta – Karl, hai visto che ha fatto? - gli disse sconvolto – Mr Bill, questo è un affronto alla sua persona. Vada subito a reclamare la sua camera! - si rispose da solo, con un tono altrettanto sconvolto – Ma come sei egoista, Karl, io dico... c'è un marmocchio per casa. Per casa mia. - puntualizzò. Stava per rispondersi dicendo che poi era lui, cioè Karl, l'egoista, quando decise di lasciar stare e salì velocemente le scale, tornando nella sua ex stanza.
    Entrò e vide la madre con in braccio il piccolo mentre cercava di fargli bere il latte che aveva appena scaldato.
    Si appoggiò allo stipite della porta, sapendo che tanto non sarebbe stato notato, mentre guardava sua madre fare la madre, e la cosa lo disorientò completamente e persino si dimenticò che quella era la sua stanza e quella era la sua madre biologica. Si commosse quasi quando la vide sorridere al piccolo mentre teneva in braccio il figlio che beveva il suo latte e Bill seguitò a muovere la testa da destra a sinistra. Non ci poteva credere: Simon Kunsterlin stava facendo la mamma? Si stava prendendo cura di un suo figlio?
    Si avvicinò e lei gli passò la tazzina ancora piena per metà e cominciò a cullare il bambino, anche se Bill ritenne che fosse giù un po' grandicello per quel tipo di trattamento.
    - Come si chiama? - domandò Bill a bassa voce.
    - Hard. - rispose lei.
    Il moro si mise a ridere. Era tutto ok, non si trovava in un mondo parallelo.
    - Sssh. - lo riprese lei.
    - Ma quanto ha? -
    - Uno anno l'altro ieri. - rispose, continuando a guardare il figlio ammirata.
    Il moro si emozionò sul serio a quelle parole. Forse perché solo in quel momento realizzò di avere un fratello. Da parte di mamma, ma sempre un fratello era.
    Poi gli venne da ridere pensando alla stupidità di sua madre. Perché gli aveva dato del latte scaldato da bere? Non aveva mica tre mesi.
    Lei gli baciò la fronte e lo rimise dentro al lettino – Comunque, Bill, il tuo letto lo abbiamo portato di sotto perché non sapevamo quando tornassi. Domani chiediamo a Gordon di riportarlo su e spostiamo il lettino in un'altra camera. - spiegò molto lentamente.
    - E io per oggi dove dormo? - le chiese. Se pensava che avrebbe dormito sul divano si sbagliava di grosso.
    - Ti dispiace dormire sulla brandina? - domandò con dolcezza, indicando qualcosa appoggiato al muro.
    - No, va bene. - disse lui.
    - Buonanotte, allora. - lo salutò lei, iniziando a uscire dalla stanza.
    - Ah, mamma. -
    - Cosa? - si fermò lei.
    - È di Gordon? - domandò sfacciatamente, indicando dietro la schiena con il pollice quell'ammasso cellulare che si sarebbe sicuramente rifiutato di chiamare per nome.
    Lei non rispose e ripetè – Buonanotte. - per poi uscire dalla stanza.
    Il moro sorrise. Era a casa.



    ***

    - Tom! - esclamò Heike, appoggiandosi alle spalle del ragazzo – Cosa mi dovevi dire? - gli domandò sorridente, guardandolo da destra, mentre si sporgeva in avanti.
    Lui sospirò, rimanendo fermo seduto al tavolo mentre faceva finta di leggere un giornale – Ieri è venuto a trovarmi Bill. - le disse semplicemente, aspettando una sua reazione.
    Lei rimase ferma per qualche secondo, e sedendosi accanto a lui gli chiese – Bill? Quel Bill? -
    - Sì, quel Bill di cui ti ho parlato per ere geologiche, ribadendo ogni secondo quanto lo odiassi e quanto fosse carino e quanto fosse... assolutamente indispensabile per la mia vita. -
    Lei annuì appena – Ed è tornato da te. -
    - Ed è tornato. Punto. Non da me. -
    - Beh, però... -
    - Ma proprio ora doveva tornare? - alzò la voce – Non... non stavo più pensando a lui da mesi, ormai. E lui cosa fa? Torna! Ma certo, roviniamo la vita a Tom Kaulitz, perché no?! -
    Non era vero che non pensava a lui da mesi. Semplicemente era riuscito a lasciarsi dietro Bill Trumper e in quel periodo stava sorridendo alla vita e a tutto ciò che gli si parava davanti. Ogni tanto ci pensava ancora, ma non era niente di insostenibile. Gli veniva in mente e pensare a lui non gli faceva neanche così tanto male. La ferita che gli aveva lasciato non doleva, lui non si perdeva nello sperare che tornasse presto, perché sapeva che lo avrebbe preso a cazzotti. Lo odiava. Lo odiava tantissimo, però... quel sentimento non si era affievolito.
    - Tom, non prendermi in giro: tu volevi che tornasse. -
    - No. Non lo volevo più. L'ho voluto per tanto tempo, ma poi basta. Io lo odio, non lo posso vedere. -
    Lei alzò le sopracciglia – L'odio è ciò che c'è di più vicino all'amore. - gli disse sorridente.
    - Non è assolutamente vero. Quando... quando uscivamo, non lo odiavo. -
    - Non hai mai sentito dire che il contrario dell'amore è l'indifferenza? - gli domandò lei di punto in bianco.
    - No. Cos'è? Una stronzata da tredicenni? -
    - Sì, è una stronzata da tredicenni. Ma secondo me è la verità. Quando Bill ti sarà indifferente, io riuscirò a crederti. -
    - A credere a che? -
    - Che non ti piace più. -
    - Io non ho mai detto che non mi piace più. - disse lentamente, sforzandosi per ammetterlo – Dico solo che l'odio che provo per lui è molto più forte del fatto che... - lasciò la frase in sospeso. Non sapeva come finirla. Non riusciva a identificare il sentimento contrastante che gli impediva di odiarlo e basta.
    Heike non gli chiese di terminare la frase, lo avrebbe solo messo in imbarazzo e in difficoltà, e l'importante era che ciò che aveva da dire lo chiarisse per se stesso – Ad ogni modo, finché lo odi, sarai sempre in tempo per tornare ad amarlo. È un circuito vizioso dal quale non si esce finché, appunto, non si raggiunge il massimo grado: l'indifferenza. -
    Lui scosse il capo – Non funziona così. I sentimenti non sono predefiniti e separati da delle linee di divisione. -
    - Lo sono, lo sono. - annuì lei.
    - Beh. Comunque non è importante, ora. - fece, di nuovo scorbutico.
    - Hai ragione. L'importante, ora, è capire che devi fare con Bill. Giusto? -
    - Penso di sì. - disse a bassa voce - È che... averlo avuto davanti è stato... non lo so, non so descriverlo. -
    Heike gli sorrise dolcemente. Adorava quel ragazzo, incontrarlo era stata davvero una manna dal cielo, sia per lei che per lui – Beh, tu considera che eri innamorato di lui. -
    Il biondo annuì piano. Gli dava fastidio sentire quelle parole dette così esplicitamente, eppure erano la verità e sia lui che lei lo sapevano, quindi non avrebbe avuto senso provare a negarle o qualsiasi altra cosa – E quindi? - domandò.
    - E quindi è ovvio che ti sia sentito... diciamo scombussolato alla sua vista. -
    - Non è ovvio! Non è ovvio per niente. Io me lo sono scopato, quello, ci ho fatto di tutto, e non mi riferisco solo al sesso, con lui ho parlato di tutto e... e devo rimanere immobile come un totale idiota perché il signorino si ricorda improvvisamente di me e mi viene a trovare?! - si scaldò, rianimandosi – Ma neanche per sogno! - esclamò subito dopo – Io lo odio. - concluse infine, di nuovo, tornando a guardare il tavolo.
    Heike lo guardò tristemente, pensando che avrebbe tanto voluto vedere questo fatidico Bill Trumper che aveva fatto perdere la testa al suo amico in quel modo. Stando a quello che gli aveva raccontato Tom, quel ragazzo era stato l'unico che fosse riuscito a insediarsi nella mente e nel cuore di Kaulitz.
    - Tom, ti ricordi la prima volta che me ne hai parlato? - gli domandò lei, riemergendo dai suoi pensieri.
    - No, al momento non me lo ricordo. - fece lui, visibilmente incazzato.
    Lei alzò gli occhi al cielo, non sopportava le persone scorbutiche – Beh, alla fine di tutto il racconto di cui non ho capito niente perché troppo assurdo e insensato, tu mi hai detto una cosa. -
    - E che ti ho detto? -
    - Mi hai detto che se lui si fosse, per qualche improponibile motivo, rifatto vivo... tu... - lasciò la frase in sospeso, sperando che gli venisse in mente. E così fu: vide gli occhi del biondo illuminarsi, e lui si tirò su sulla sedia.
    - Mi sarei vendicato. - bisbigliò, guardandola.
    - Vendetta dolce vendetta. - gli sorrise la ragazza.
    Lui ridacchiò appena – Sì. - affermò – Sì, hai ragione. È stato troppo scorretto il suo comportamento. - continuò, vedendo riaffiorare il ricordo di se stesso che si svegliava in quella camera d'albergo completamente solo, con delle foto e qualche parola senza senso logico scritte velocemente sul retro di quelle stesse foto. Che dopo circa due mesi erano diventate cenere.
    Heike sorrise. Così sì che si ragionava.


    ***

    - Prova a dirlo: prova a dire Bill. Bill. -
    - Anghenghe. - sorrise il bambino di fronte a lui, mettendosi le dita in bocca.
    - Ti ho detto di non farlo! Ti si deforma la bocca e poi i denti ti crescono storti come a me, guarda. - e mostrò i denti al bambino, che a quella visione si mise a ridere – Certo che sei stupido per essere mio fratello, non è una cosa che fa ridere. - spiegò.
    Il piccolo rise ancora e provò ad alzarsi in piedi sul letto.
    - Secondo me è una pessima idea. - gli diede stancamente il suo parere, osservandolo mentre il bambino teneva le mani attaccate al materasso e il sedere avvolto nel pannolino per aria – Dico davvero, non per scoraggiarti, ma io non lo farei se fossi in te. -
    Hard cercò di tirarsi su, ma perse l'equilibrio e cadde seduto. Poi rise.
    - Ooooddio. - si lamentò Trumper – Ma perché devo condividere la camera con te? Non vedo l'ora di domani, quando tu sarai lontano da qui e io potrò dormire in pace. Beh, in realtà domani penso che se sarò qui e starò usando il mio letto, non lo starò certo usando per dormirci, però è per dire, del resto tu non sai ancora cosa sia il sesso, quindi non mi puoi capire. - parlò al fratellastro, che quando lui ebbe finito sorrise, mostrando la sua bocca sdentata e mosse le braccia ripetutamente su e giù, facendo sucessivamente compiere al suo corpo quel movimento – Sarai una checca. Lo so che sarai una checca. - annuì – Però, ripensandoci, con quel nome forse non sarai poi tanto checca. Magari diventerai una sorta di messia sceso in terra per far felice tutti i gay di Lubecca. Insomma, ogni generazione ha il suo e io esigo che tu diventi quello della tua. Insomma, impara dal fratello, mh? -
    Hard gli sorrideva felice e assolutamente sveglissimo, rispondendo a modo suo a tutto ciò che Bill gli stava dicendo.
    - Che poi non so nemmeno se mi capisci, è questo il bello. Forse puoi capire le parole cibo, pappa, acqua, cacca, pipì, ma poi? Insomma, guardati. Certo che mamma ti ha messo all'ingrasso. - osservò, toccandogli la pancia con un dito – Magari ti uccido e ti faccio lesso, ti va? -
    Il bambino lanciò un acuto felice e disse qualcosa.
    - Atatatatatatatata? - lo prese in giro Bill – Mi spiace, ma non ti capisco. Non prendertela però, non sto dicendo che sia colpa tua, eh, magari è colpa mia. Insomma, scusa se non so capire un linguaggio così semplice e primitivo, ma stai tranquillo. Prima o poi troverai chi è come te. - lo rassicurò, continuando a toccargli la pancia con un dito, fin quando il bambino gli prese il dito con la mano, bloccandoglielo e dicendo – Ngand. -
    Il moro ridacchiò – Ti faccio il solletico? Soffri il solletico? - gli chiese, pizzicandogli un fianco con la mano libera. Rise dolcemente vedendo il bambino sorridergli e cercare di piegarsi da un lato per evitare che gli desse fastidio.
    - Inizi a piacermi, piccolo ammasso cellulare. - sorrise, smettendo di fargli il solletico e sperando che al piccolino venisse sonno in fretta.
    Si alzò dal letto e andò dalla parte opposta della stanza – Vieni qui. - gli disse.
    Il bambino lo guardò senza più sorridergli.
    - Dai, muoviti. Vieni qui, cellula. Oh che carino il nome cellula. Ti chiamerò così, Hard mi fa davvero cagare. Senza offesa, eh. - parlò, ricominciando subito dopo – Dai, vieni qui. -
    Il piccolo si girò di pancia e probabilmente stava provando a mettere le gambe giù senza riuscirci e questo fece ridere molto il ragazzo in piedi appoggiato al muro della stanza, mentre pensava che fosse l'essere più buffo della terra.





    Note Finali.
    Mah, direi niente da dire.
    A parte che il titolo (che non c'entra assolutamente niente) è preso dalla canzone "wavin' flag" solo che non so di chi sia e la canzone che ballano è 99 Luftballoons, di Nena.
    Poi... poi... l'idea del fratellino è boh. Cioè, dico subito che non ho intenzione di introdurre un bimbo spaccacazzo nella storia. Cioè, è quello che ho appena fatto, sì, però non in modo... cioè, non è che sarà sempre di mezzo, ok? xD non è che poi nonsochecazzo e diventa il piccolo figliuccio di bill che fa la mammina insieme a tom, voglio che sia chiaro xD è che... cioè, magari un anno e mezzo non è tanto, però le cose son cambiate enniente, bimbo.
    Gnek. Dai. Al prossimo?
    Sì, al prossimo (:
    <3

     
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    okei mi Chiedo...da dove cavolo è uscito questo bambino?????o.o cioè come fa ad avere un anno se Bill un anno fa era ancora li???o.o avrebbe dovuto vedere sua madre col pancione no??Vabbe dettagli v.v C'è da dire che lo AMOOOO dioo è cucciolotTo già che si fa i discorsi con Bill xD xD hahahaha sembrò io con mio cugino xD lo sto "convertendo"nel farlo diventare gay dato che anche l'altra lo è xD xD puhahaha ma poi Hard????o.o cazzo di nome è??????????Durooo??????ce ora nasce un'altro e lo chiamiamo fuck!xD
    Tom mhmmm concordo con te v.v ci vuole vendetta...dolce dura vendetta...
    Bill è stronzo:D già si sa v.v però è superiperinnamorato ù.ù
    graziee ellii per il capitolo stupendooo <3333 mi ci voleva proprio dopo questa giornataccia><
    datemi una e datemi una elle datemene un'altra poi datemi la i datemi la esse datemi la kappa di koala v.v infine datemi la Aaa la migliore eccola quaAAA(mi son fissata con 'sta cosa o.oè da ieri che te l'ho scritto o.o)
     
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  13. Phèdre NòDelaunay De Montrève
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    si sono la clari =) tra poco ricambierò nome XD leggo!
     
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  14. ElliSKA;
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    ahahahahah te sei completamente fuori xDD
    ho notato che ci sei fissata auahauhauauha
    il bimbo è spuntato fuori... allora, ti spiego, sono stata pure a farmi il calcolo (approssimato), cioè. bill è partito tipo verso boh febbraio? boh tipo... e torna un anno e 6 mesi dopo. quindi tipo simone era al terzo barra quarto mese e non lo sapeva. cioè, bill, non lei.
    haard.
    non è stronzo, povro D:
    <3

     
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  15. V a l e ~
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    Che cappero fa Tom con...quella quella quella Tr......?!! Cioe' Tom lo sto veramente odiando come non so cosa u.u cioeeeeeeeee' non può odiare Bill..uffi non può T_T mi dispiace ma non può no no no NO!!

    Per quanto riguarda Bill e Hard awwwwww che teneri e cariniiiiiii *w* semplicemente fantastici *O*

    Tom e Mignotta NO!
    Tom e Bill SIIII
    quindi vedi tu....tesovo u.u

    Bye Bye <3
     
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1037 replies since 16/1/2011, 22:46   27665 views
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