Library “Treasure Island”

NC17, Romantico, Fluff, Fantasy, Chanslash, WIP, Twincest not Related, AU, OOC, Smut, Food play, Angst (lieve)

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  1. Dead Deafening
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    la storia l'ho letta tutta d'un fiato ed è veramente bellissima *Q* UPPP!! :)
     
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  2. schrei_devil*
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    Uppi? :sigh:
     
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  3. ~Sara!
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    Up. ç.ç
     
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  4. °Däkee°
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  5. persefone87
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  6. ~Maryon‚
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    Ragazze ve l'avevo detto che ci sarebbe voluto un pò XD sono al mare e al pc ci sto poco. Ecco il capitolo, comunque se volete leggere prima i capitoli di library o delle mie future storie nella mia firma trovare "pfolio", andate lì. v.v

    Titolo: Library “Treasure Island”
    Autore: ~Maryon‚
    Beta: †Odin's Nemesis†
    Rating: Nc17
    Avvisi: Twicest not related, AU, OOC, Angst (lieve)
    Genere: Romantico, Fluff, Fantasy, Smut, Chanslash, Long Fic.
    Riassunto: -Tom, quanti anni hai?- Chiese infine il moretto sorridendogli.
    -Ventinove, tu?- Chiese a sua volta Tom e l'altro ridacchiò divertito. -Sedici.- Rispose Bill.

    Disclaimers: Non possiedo nè i Kaulitz nè i Tokio Hotel, tutto ciò che ho scritto non è reale e non è a scopo di lucro.




    Undicesimo Capitolo



    -Do you want to come with me?-








    Era da ormai dieci minuti che sentiva la testa girargli, le palpebre erano pesanti come se avesse passato l'intera notte sveglio e ora, all'improvviso, la stanchezza si fosse fatta viva. Si lasciò scappare un gemito dolorante e si prese il capo tra le mani: avrebbe tanto voluto essere nel letto a riposare; maledisse il compito di algebra fissato quel giorno alla prima ora.
    Per non arrivare tardi aveva finito per fare tutto di fretta, senza fare colazione e arrivando a scuola correndo, con il fiatone; ad Andreas era sembrato uno pronto ad avere un infarto.

    Sollevò stancamente il viso puntando gli occhi sul professore Fitz; osservava il movimento delle sue labbra cercando di capire cosa stesse dicendo visto che la sua voce gli arrivava così flebilmente da non capire nulla. Lo vide iniziare a passare tra i banchi con in mano i fogli del compito e si morse il labbro inferiore, guardando tutti quei numeri impressi sulla carta. Dalle vampate di calore stava passando ai brividi di freddo.

    Prese in mano la sua biro nera e fece un lungo respiro, tenendo gli occhi chiusi. Doveva solo calmarsi e tutto sarebbe andato bene, o almeno così sperava. Tornò a fissare i vari quesiti e decise di soffermarsi sul secondo, sperava fosse uno dei più facili.

    x(x+3-4x)>2x(5-3x)-6x²

    Deglutì sentendo un lieve dolore alla gola nel farlo; solitamente una disequazione di primo grado l'avrebbe risolta facilmente ma in quel momento non riusciva nemmeno a tenere la mano ferma, stava tremando. Infatti fu costretto a portare l'altra mano su quella con la quale stringeva la penna per cercare di fermarla. Lasciò andare la penna e prese a respirare velocemente, il cuore stava battendo rapidamente come se stesse nuovamente correndo eppure era seduto, fermo e immobile.

    Si sfregò il palmo della mano sulla fronte sudata e socchiuse gli occhi vedendo tutto sfumato.
    -Trümper, va tutto bene?- Domandò il professore Fitz alzandosi dalla sedia e andando verso il banco del ragazzo. Aveva notato che non stava svolgendo il suo compito e che il suo viso era più pallido del solito.

    Bill provò ad aprire la bocca ma non disse nulla, mugolò solo un gemito strozzato prima di perdere conoscenza, finendo tra le braccia di Andreas che si allarmò come l'intera classe e il professore. Quest'ultimo osservò il moretto e gli batte delicatamente la mano sulla guancia cercando di farlo riprendere, per poi chiedere al platinato se avesse il numero della madre di Bill e di chiamarla.

    Andreas fu veloce a chiamare Simone. Il professore fece rimettere seduto il moretto e gli tenne il capo fra le mani, percependo la freddezza della sua pelle. Era meglio se per quel giorno Bill tornava a casa.










    Tom sfogliò poco interessato il catalogo che gli aveva mandato una delle case editrici dalla quale spesso ordinava dei libri, ma lo richiuse sbuffando e guardò la porta. Quel giorno c'era poco movimento anche se non mancava molto a Natale, però la sua mente era da tutt'altra parte. Come al solito in quegli ultimi mesi, a dire il vero. Da quando qualche giorno prima Bill gli aveva rivelato di voler perdere la sua verginità con lui, era diventato una macchina che non faceva altro che pensare. Voleva che fosse perfetto ma voleva essere maledettamente vero, non costruito.

    -Che palle.- Esalò poggiando la fronte al bancone e prese a batterla contro l'asse di legno senza però farsi male.

    -Come faccio? Dove lo porto? Con quale scusa lo porto lì?- Sì chiese a voce alta perché, certo, quello del posto e del momento era un problema, ma il problema “Simone” di certo non era meno importante. Anzi, tutt'altro. Era maledettamente importante quel particolare.

    Aveva fatto una piccola lista dei posti nel quale voleva portarlo, il primo dell'elenco lo trovava veramente splendido ma per arrivarci ci voleva un intera mattinata quindi era sicuro che sarebbero dovuti rimanere lì a dormire. Il problema era come poter chiedere ed ottenere il permesso di Simone di stare fuori uno o due giorni?

    -E' più facile a dirsi che a farsi.- Commentò i propri pensieri e scosse il capo, alzandosi e facendo per andare al bagno quando il suo cellulare, rimasto sul bancone, iniziò a squillare. Tornò sui propri passi e prese in mano il telefonino leggendo numero privato, rispondendo poco dopo.

    “Pronto?” domandò al telefonino portandoselo all'orecchio.

    “Pronto Tom, sono Simone” rispose la donna con tono agitato. “Probabilmente sei a lavoro ma è successa una cosa. Mi ha chiamato Andreas, l'amico di Bill, a quanto pare è svenuto a scuola poco fa durante il compito...non riesco a staccarmi dal lavoro! Ti prego, dimmi che puoi andare tu a prenderlo…mi fido di te.” Disse tutto d'un fiato Simone mentre dall'altro lato della cornetta si mordeva nervosamente il labbro inferiore, attendendo una risposta.

    Tom spalancò gli occhi di fronte a quella notizia e si piegò afferrando da terra la propria borsa, iniziando a gettarci dentro quello che poche ore prima aveva tolto. Doveva sbrigarsi.

    “Sì, nessun problema, vado subito. Lo riporto a casa dopo?” gli chiese infilandosi il giacchetto e superando il bancone si mise in spalla la borsa. Uscì dal negozio e chiuse a chiave la porta, tirando con qualche difficoltà la saracinesca.

    “Sì, avverto la scuola del tuo arrivo e ti autorizzo a portarlo a casa. Grazie mille Tom, seriamente” mormorò prima di chiudere la chiamata. Il libraio fece la stessa cosa per poi salire in auto partendo alla volta del liceo di Bill.









    Si morse il labbro inferiore sbattendo lentamente le palpebre, mettendo a fuoco il soffitto della classe per poi vedere entrare nel suo campo visivo il volto di Andreas e del professor Fitz che tirarono un sospiro di sollievo vedendolo riprendere conoscenza.

    -Cosa succede?- Chiese con voce flebile il moretto. Portò una mano alla fronte sentendo un fazzoletto bagnato su di essa; lo levò, iniziando a massaggiarsi le tempie.

    -Non ti ricordi? Sei svenuto durante il compito.- Rispose Andreas regalandogli un sorriso nervoso.

    Solo in quel momento Bill percepì la mano dell'amico stringere la sua, non l'aveva mollata da quando era svenuto. Il platinato e il professore lo aiutarono a mettersi seduto correttamente sulla sedia, ma il ragazzo dovette chiudere per qualche minuto gli occhi sentendo tutto il mondo girare. Aveva la gola secca, doveva bere e la testa di certo non aveva smesso di far male.

    -Hai fatto colazione questa mattina?- Domandò il professore al moretto che scosse lentamente il capo. -Probabilmente è stato un calo di zuccheri, vado a prenderti qualcosa dal distributore, va bene?- Disse l'uomo senza però aspettare una risposta: andò a prendere degli spiccioli nella tasca della giacca e si fermò sulla porta guardando l'intera classe.

    -Mi raccomando, seduti e buoni.- Ordinò a tutti prima di andare ai distributori in fondo al corridoio.

    Andreas attese qualche secondo -dopo l'uscita del professore dalla classe- per abbracciare Bill sospirando, lasciando l'amico sorpreso per il gesto.

    -Mi hai fatto prendere un colpo, dannazione a te.- Sussurrò al suo orecchio e il moretto si lasciò scappare un sorriso di fronte a quella dolcezza.

    -Mi dispiace.- Affermò accarezzando la schiena dell'amico, lentamente.

    -Bill!- Esclamò una voce fin troppo familiare per le orecchie del moretto. Si staccò dal corpo del platinato e guardò verso la porta, vedendo Tom che lo stava osservando con occhi allarmati.

    Il libraio entrò nella classe e si diresse verso il moretto, per poi abbracciarlo e sorridere. Gli baciò la guancia dolcemente e si piegò sulle gambe vicino alla sedia del ragazzo, accarezzandogli il capo con amore.

    -Tua madre mi ha chiamato, mi ha detto di venirti a prendere e portarti a casa.- Spiegò il moro con i cornrows, osservando il volto pallido del ragazzo per poi rialzarsi e sussultare venendo richiamato dalla voce di un uomo.

    -Lei chi è mi scusi?- Esclamò il professore Fitz corrugando la fronte, stringendo nella mano destra il succo di frutto e la merendina comprati per Bill mentre rientrava in classe e si avvicinava al moretto.

    -Sì, mi scusi. Sono Tom Kaulitz, la madre di Bill mi ha chiamato per riportare il figlio a casa. La segreteria dovrebbe già essere stata avvertita.- Dichiarò Tom porgendo la mano al professore che osservò nuovamente il librario.

    -Tom Kaulitz?- Ripetè l'uomo sorridendo e strinse allegramente la mano di Tom. -Sono John, John Fitz.- Disse il proprio nome e il libraio sollevò le sopracciglia sorpreso.

    -Non ci credo, John.- Affermò Tom abbracciando il professore che rispose all'abbraccio, lasciando tutti gli studenti confusi dal loro comportamento.

    -Pensavo fossi ancora a Londra, da quanto sei qui?- Domandò al professore che alzò le spalle. -Un paio d'anni ormai, ma guarda tu. Non ti avevo riconosciuto senza rasta.- Disse e Tom scoppiò a ridere, ma quando Bill tossì piano i due uomini riportarono la loro attenzione sul moretto.

    -Tieni, mangia e bevi questo.- Il professore gli porse la merendina e il succo di frutta, che il ragazzo accettò sorridendogli mentre Andreas riponeva la sua roba nella borsa così che potesse andare a casa.

    -Vado a vedere se tua madre ha chiamato la segreteria, così torni a casa.- Disse il professore uscendo nuovamente dalla classe.

    Tom prese dalla mano del ragazzo la merendina e gliela scartò, porgendogliela subito dopo, e il moretto iniziò a dare dei piccoli morsi sporcandosi le labbra di cioccolata, leccandosela poi via mentre il libraio prendeva a infilare la cannuccia nel foro del succo di frutta, posandoglielo sul banco.

    Poco dopo il professore Fitz tornò in classe con un foglietto, andò alla cattedra segnando sul registro che Trümper aveva il permesso della madre ad uscire prima per problemi di salute. Tom si mise in spalla la borsa del ragazzino e lo prese sottobraccio, aiutandolo ad uscire prima dalla classe e poi dalla scuola fino a salire in macchina.

    Gli mise la cintura e fece il giro dell'auto salendo al posto di guida, inserì la chiave mettendosi la cintura e diede gas, partendo poi alla volta di casa lanciando continui sguardi a Bill per assicurarsi che stesse bene. Lo vide accoccolarsi sul sedile e sbadigliare, riaddormentandosi, e quando si dovette fermare con la macchina al primo stop afferrò la propria giacca mettendola sul ragazzo a mo’ di coperta. Voleva che stesse bene, era la cosa più importante in quel momento.










    Quando riaprì gli occhi si ritrovò steso sul divano mentre stringeva un cuscino, ci premette contro il volto inspirando l'odore che emanava e vi percepì sopra quello di Tom. Doveva averlo abbracciato fino a quel momento. Si sentiva come se gli avessero tolto una coperta.

    Si tirò seduto e si sfregò il volto con le mani guardandosi attorno, era nel proprio appartamento, ma Tom dov'era?

    Come un cervo che ascolta nel bosco tese le orecchie al fine di percepire qualche rumore e udì la voce del libraio che talvolta veniva coperta da una voce femminile. Attese qualche secondo cercando di capire di chi fosse l'altra voce e alla fine, quando comprese che era quella della propria madre, lanciò uno sguardo all'orologio appeso alla parete.

    -Che ore sono?- Si chiese, sua madre era già a casa quindi doveva aver dormito molto.

    Infatti l'orologio segnava le sei e mezza. Si morse il labbro inferiore e si alzò dirigendosi verso la cucina dalla quale provenivano le voci di Tom e Simone. Entrò nella stanza vedendoli seduti al tavolo e, appena lo videro in piedi, entrambi si alzarono andandogli incontro. La prima a stringerlo tra le braccia, quasi soffocandolo, fu la madre.

    -Piccolo mio, come ti senti? Mi hai fatto prendere uno spavento. Ero così in ansia, guai a te se mi ricombini uno scherzo del genere.- Affermò tutto d'un fiato mentre ad ogni parola stringeva sempre con più forza il corpicino del piccolo che sorrise, stringendola seppur con meno forza, mentre teneva gli occhi puntati in quelli di Tom.

    -Mamma lasciami, così finirò per svenire di nuovo ma per soffocamento.- Scherzò il moretto ricevendo uno scappellotto dalla madre che gli lanciò una breve occhiataccia, prima di scuotere la testa e andare a prendere la cioccolata che aveva riscaldato poco prima per lei e Tom.

    -Vieni a berti un po' di cioccolata calda, ti fa bene.- Disse la donna.

    Bill si leccò le labbra e sorrise raggiante, andando a sedersi tra i due, i quali si trovavano ai due opposti del tavolo. Il libraio, mentre ascoltava madre e figlio parlare, allungò sotto al tavolo la mano posandola sul ginocchio del ragazzino, lo strinse e nascose il proprio sorriso dietro la tazza. Era felice che si fosse ripreso, aveva passato tutto il pomeriggio solo ad osservarlo e a cullarlo. Come una bambolina lo aveva trattato con cura e attenzione, attento ad ogni singolo cambiamento di espressione sul suo volto.

    Posò la tazza vuota sul tavolo e si tamponò le labbra con un tovagliolo, ritirò la mano dalla gamba dal moretto e sorrise a Simone.

    -Credo sia ora per me di andare a casa, immagino vogliate stare soli.- Mormorò facendo per alzarsi.

    Peccato che Bill sembrava di tutt'altra idea. Lo afferrò per la maglia e lo guardò dritto negli occhi; gli sorrise piano e lo tirò.

    -Perchè non resti, potresti cenare con noi.- Propose volgendo lo sguardo verso la madre, aspettando il suo appoggio così da convincere il moro dai cornrows a restare.

    -Sarebbe un ottima idea, almeno permettimi di offrirti la cena. Fai tanto per me e Bill.- Disse Simone annuendo e Tom non poté far altro che sbuffare una risata.

    -Va bene, ma solo se mi permette di aiutarla.- Affermò il libraio facendo ridere madre e figlio.










    -Allora come hai intenzione di festeggiare il Natale, Tom?- Domandò Simone mentre infilzava qualche penna al sugo portandola alla bocca, guardando il libraio sorseggiare dell'acqua.

    -Con i miei parenti come al solito, ma prima pensavo di andare in campagna alla casa di mio nonno. E' lì che si era ritirato dopo il lavoro, pulirò un po' e mi farò un giro. Ci ho passato delle meravigliose vacanze lì.- Rispose annuendo, sorrideva dolcemente mentre i ricordi passavano come un film davanti ai suoi occhi.

    Uno sguardo carico d'amore che sia Bill che la madre notarono.

    -Deve essere bellissima, io non sono mai stato in campagna.- Ammise il moretto rigirando un paio di penne, prima di mangiarle.

    -Davvero? Beh potresti venire con me. Penso di stare massimo quattro giorni, se a tua madre va bene.- Gettò lì il ventinovenne.

    Gli occhi di Bill brillarono immediatamente d’entusiasmo a quell’idea e girò il capo guardando la madre. Si aggrappò al suo braccio infilando con le unghie il povero maglioncino nero che indossava. Simone si morse il labbro inferiore e osservò prima il figlio e poi il libraio, non sapeva esattamente se dargli o meno il permesso.

    -Ti prego, ti prego, ti prego. Posso andare?- Iniziò a cinguettare il moretto saltellando sulla sedia.

    -Bill, non insistere, ci saranno altre volte per venire.- Affermò Tom sorridendo cordiale, se Simone non gli avesse dato il permesso il suo piano sarebbe andato in fumo.

    -Ma io voglio venirci questa volta.- Ribattè il ragazzino mentre teneva gli occhi puntati sul volto della madre che si portò una mano al viso, sospirando.

    -Che spina nel fianco…va bene, vai.- Disse alla fine Simone, sorridendo, e il figlio urlacchiò felice, lanciandogli le braccia al collo e abbracciandola finendo quasi per farla cadere dalla sedia.

    Posò tanti piccoli baci sul suo volto facendola ridere mentre provava a liberarsi dalle grinfie del figlio, senza però alcun risultato. Intanto Tom nella sua testa stava sorridendo vittorioso, se tutto avesse continuato ad andare come previsto sarebbe riuscito a regalare a Bill una prima volta indimenticabile. Certo, non era così che aveva pensato di chiedere a Simone di mandare con lui il figlio in campagna ma se la Dea Fortuna aveva deciso così, ben venga, alla fine aveva ottenuto il permesso della donna.

    -Su rimettiti seduto e mangia, devi essere un figlio modello in questi giorni o non ti mando con Tom.- Lo minacciò Simone e Bill rise facendo come gli aveva ordinato.

    -Quando vai in campagna?- Si ricordò di chiedere il sedicenne e Tom mandò giù la pasta tossendo appena.

    -Giovedì prossimo.- Rispose bevendo dell'altra acqua, si era mezzo strozzato con la pasta.

    -Oddio, ho solo una settimana per fare le valigie e comprarmi tutto il necessario.- Rispose Bill prendendo a mangiare, pensando al contempo cosa si sarebbe dovuto portare e, in caso, cosa avrebbe dovuto comprare.

    La serata passò tranquillamente tra le risate e le riprese di Simone al figlio, allegro come non mai all'idea di partire. Alla fine, quando fu ora di andare, Tom salutò i due e andò al proprio appartamento dove si fece una doccia veloce, andando a letto. Anche lui, però, era troppo emozionato per dormire. Afferrò il cellulare dal comodino e guardò l'ora sul display: era mezzanotte meno venti. Sbuffò annoiato, accendendo il televisore, e piegò il cuscino dietro la propria schiena così da poter essere più sollevato.

    Iniziò a girare tra i canali fino a quando non finì col mettere su un documentario sull'antico Egitto, ma era troppo preso dai propri pensieri per poter seguire l'uomo che parlava al televisore. Si girava e rigirava tra le mani il cellulare, quasi gli prudevano, aveva voglia di chiamare Bill e parlare con lui. Non sapeva se aveva capito cosa sarebbe potuto succedere in campagna quei quattro giorni da soli.

    -Basta, lo chiamo.- Decise alla fine, abbassò il volume del televisore e compose il suo numero di cellulare portando l'apparecchio all'orecchio.

    “Pronto?” Sbadigliò piano Bill pronunciando quella singola parola che bastò per far accennare un sorriso sul volto del libraio.

    “Ehi, stavi dormendo? Scusami, volevo sentirti” sussurrò Tom spegnendo completamente il televisore e portando un braccio dietro la testa.

    Bill mugolò e l'altro percepì lo strusciare del suo volto contro il cuscino, probabilmente aveva annuito.

    “Mi dispiace, ti lascio riposare e...”

    “No, ora sono sveglio. Parliamo Tomi” disse Bill interrompendolo e il ventinovenne sorrise, portando gli occhi sul soffitto.

    “Cosa sognavi di bello, te lo ricordi?” gli chiese mentre udiva il cigolio delle molle del letto del ragazzo, segno che si doveva essere mosso.

    “Sognavo noi due, stavamo giocando. Ci lanciavamo palle di neve e tu mi avevi preso in pieno volto” raccontò il moretto con voce flebile mentre Tom scoppiava a ridere immaginandosi la scena.

    “Ti immagini, quattro giorni da soli tu ed io. Niente orari e niente controlli” disse il libraio mordendosi il labbro inferiore.

    Bill smise di respirare per qualche secondo, si era reso conto di quella cosa solo ora che Tom gliel'aveva detta. Non ci aveva fatto nemmeno caso. Sorrise stringendo con la mano sinistra al trapunta, tirandola maggiormente mentre il cellulare rimaneva tra il suo viso e il cuscino.

    “Già, solo noi due” mormorò arrossendo inconsciamente. “Hai... Hai pensato a quello che ti ho detto l'altra volta?” domandò con voce piccola.

    “Notte e giorno” ammise il ventinovenne socchiudendo gli occhi, scuotendo la testa come a scacciare quei sogni poco casti che aveva fatto su lui e Bill insieme. Ora che ci pensava, si facevano sempre più nitidi nella sua mente.

    “Oh... davvero?” chiese Bill felice di quella risposta. “Di notte intendi che non hai dormito al pensiero o... Altro?” domandò ansioso di sapere quella risposta.

    “Altro, decisamente altro.” disse Tom sospirando frustato mentre qualcosa di duro iniziava a premere contro i boxer, facendo sempre più male.

    Dannazione, si stava eccitando per dei sogni e nel sentire la voce di Bill al telefono.

    “Mi racconti?” chiese il moretto con le guance completamente rosse; solo l'idea che Tom l'avesse pensato in maniera poco casta o si fosse toccato pensando a lui gli scombussolava lo stomaco, tornava a sentire le farfalle volare.

    “Preferirei dimostrartelo” esclamò Tom con voce rauca, mentre insinuava la mano nei propri boxer sfiorando la propria punta gonfia e rossa, ansimando appena.

    Bill deglutì sentendo quel rumore e strinse le gambe al petto mordendosi il labbro inferiore.

    “Cosa stai facendo?” soffiò sentendo la gola secca all'eccitazione.

    “Parlare di certe cose ha risvegliato in me certi sogni e desideri che ti riguardano, sono completamente duro” gli rivelò il libraio mentre tirava fuori dall'intimo il proprio membro.

    La punta della sua erezione sfregò contro il lenzuolo per qualche istante e abbassò anche quello, tremando appena a contatto con l'aria fresca. Impugnò saldamente il proprio membro e strinse le dita contro esso, strizzò gli occhi e affondò il capo nel cuscino mentre si immaginava che quella stretta piacevolmente dolorosa non fosse quella della propria mano ma quella dei muscoli di Bill che si stringevano ad ogni sua spinta.

    “Dimmi cosa fai, voglio saperlo” lo pregò Bill muovendo le gambe sentendosi duro a sua volta per colpa dei gemetti bassi di Tom.

    “Sto immaginando di essere in te, ed è dannatamente bello” gemette Tom con voce gutturale, stuzzicando con il pollice la propria punta e infine l'uretra, muovendo il bacino come ad imitare un rapporto.

    “Oddio” esalò il moretto, quelle parole ebbero l'effetto di fargli infilare la mano nei boxer e stuzzicare la propria apertura con i polpastrelli.

    “Sei riuscito a far eccitare pure me, maledetto” disse ancora mentre insinuava l'indice dentro di sé.

    “Sì?” rise appena il libraio arricciando il naso nell'andare a massaggiare i propri testicoli, sfregando l'erezione contro le nocche della mano sentendo i piccoli gemiti soffocati del compagno arrivare dal cellulare.

    “Le due dita sono più grandi delle mie...” affermò Bill mentre si stendeva a pancia in giù.

    Premette il proprio inguine ormai duro contro il materasso sfregandosi contro esso, premendo nello stesso tempo un secondo dito riuscendo a farlo entrare con facilità. Le dita di Tom erano più lunghe e più grosse, erano appena ruvide e sapevano afferrarlo con decisione. Si sentiva desiderato e dominato allo stesso tempo.

    “Ti stai...”

    “Mhm, penso che sia tu dentro di me ma molto più grosso” soffiò il moretto mentre si leccava le labbra e prese a sfregarsi più velocemente contro il materasso, sentendosi sempre più accaldato e sudato.

    “Dio, non dovevi dirmelo” ammise Tom immaginandosi il ragazzino che si toccava internamente, l'idea della sensazione calda e stretta delle sue pareti che stringevano le sue piccole ed esili dita lo mandarono completamente fuori di testa.

    Imprecò a voce alta aumentando la stretta della mano sul proprio membro, ansimando al telefonino senza trattenersi. L'uno sentiva l'altro gemergli nell'orecchio, era come se Bill fosse accanto Tom e questo rendeva solo la situazione più eccitante per entrambi. Per quanto l'uno avrebbe preferito che la propria fantasia in quel momento fosse realtà e non solo frutto della propria mente.

    “Tomi... ” pigolò Bill mordendo il cuscino, puntando gli occhi sulla testata del proprio letto e insinuando un terzo dito dentro di te. Voleva urlare ma doveva trattenersi.

    Il suo corpo stava tremando e mosse all'unisono le dita a ritmo del movimento del proprio corpo contro il materasso. Era così maledettamente eccitato. All'improvvisò portò il capo all'indietro, gemendo appena più forte quando si liberò nei propri boxer, accasciandosi esausto sul materasso dove le lenzuola erano impregnate del suo sudore.

    “Vieni anche tu” lo pregò il minore dopo aver recuperato il telefonino e respirando affannato, cercando di riprendersi.

    Tom gemette mordendosi l'interno di una guancia e poté immaginare in quel momento il volto di Bill completamente arrossato e sudato per quello che aveva fatto, tutto sporco che si stringeva sotto le coperte come un bambino e continuò a pompare la propria erezione. Si liberò chiamando Bill in un gemito strozzato per colpa del piacere.

    “Dio” annaspò il ventinovenne respirando velocemente, il suo petto si muoveva rapidamente dall'alto verso il basso.

    “Puoi chiamarmi anche solo Bill” scherzò il moretto e scoppiarono a ridere entrambi, ancora esausti e sudati.

    Rimasero per qualche istante in silenzio l'uno ad ascoltare l'altro respirare e riprendersi dall'orgasmo, fino a quanto non si augurarono una buona notte. Infondo, una settimana e si sarebbero uniti come tanto desideravano i loro corpi e i loro cuori.


    Note dell'autrice: Allora ragazzuole, che mi dite? Vi piace v.v? E' abbastanza spinto? Non preoccupatevi, lo zumpete zumpete arriverà presto.
     
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  7. cico90th
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    io questo cap nonme lo aspettavo mica bellissimo *Q*
     
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  8. Sayuri_the_Vampire
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    stavo per uppare e ho trovato un capitolo...
    che goduriaaaaa ** 084ya6
     
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  9. ~Sara!
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    CITAZIONE (Sayuri_the_Vampire @ 29/8/2011, 17:09) 
    stavo per uppare e ho trovato un capitolo...
    che goduriaaaaa ** 084ya6

    Abbiamo aspettato tanto,ma ne è valsa la pena. Non vedo l'ora di leggere il prossimo capitolo,soprattutto se sarà quello della loro vacanza.
    Tom diventa sempre più dolce,e a me questa storia piace sempre di più.
    Posta presto!
     
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  10. ~Maryon‚
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    Oh, grazie a tutte ragazze veramente. Spero di postare presto <3
     
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  11. Dead Deafening
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    Oddiooo ma è bellissimooooooooo gif
    Attendiamo lo zumpete zumpete tra i duee x°°°D
    Posta presto:)
     
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  12. ~Sara!
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    Up!
     
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  13. °Däkee°
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    Capitolo :Q______
    Non so che altro dire
     
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  14. ~Sara!
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    Up! c.c
     
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  15. schrei_devil*
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    CITAZIONE (Sayuri_the_Vampire @ 29/8/2011, 17:09)
    stavo per uppare e ho trovato un capitolo...
    che goduriaaaaa ** 084ya6

    Anch'io! Mammina, che capitolo *-* Tom è un furbone, viva la campagna!!! :rox:
     
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1304 replies since 22/10/2010, 18:29   40589 views
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