Love Boat

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  1. .Lulli_Style.™
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    Posta ti prego*_*
     
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  2. fromTOKIOtoMARS
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    Ragazze, sto scrivendo! Non dico che manca poco, ma ci sono!
     
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  3. fromTOKIOtoMARS
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    Titolo: Love Boat
    Autore: fromTOKIOtoMARS
    Genere: Romantico, Commedia (ci provo -.-)
    Raiting: NC17
    Avvisi: AU, Twincest Not-Related, Slash, Angst (accenni)
    Pairing: BillxTom
    Disclaimer:Tutto quello che viene descritto è frutto della mia fantasia. I personaggi realmente esistenti non sono di mia proprietà (sfortunatamente -.-"). Questa storia viene pubblicata senza fini di lucro.



    Capitolo 2

    Nonostante la sua filosofia fosse stata sempre quella di non negarsi alcuna possibilità, l’idea di essere steward di una nave da crociera non lo aveva mai neanche lontanamente sfiorato.
    A 15 anni aveva lasciato la scuola, e per mantenersi aveva trovato un posto nella compagnia teatrale del suo paese, cominciando da aiuto attrezzista fino a recitare vere e proprie parti, ricevendo sempre più apprezzamenti nel corso degli anni.
    Aveva capito ben presto che quello che avrebbe voluto fare nella vita era l’attore.
    Aveva comunque dovuto conseguire una sottospecie di diploma, e poi si era subito iscritto all’Istituto di Arte e Drammaturgia di New York, per affinare la sua tecnica recitativa e canora. Intanto, per mantenersi gli studi e non morire di fame, si esibiva in un pub di periferia.
    In quegli anni aveva conosciuto un ragazzo, un certo Eugene Smith, figlio di papà con sogni troppo grandi, costretto a sottostare sempre al volere della famiglia.
    Con lui Eugene si era aperto molto, non che lui fosse mai stato il massimo della simpatia. Ancora non riusciva a spiegarsi perché.
    Gli aveva raccontato di voler fuggire da quella prigione impostagli dal padre, famoso produttore televisivo, ed essere libero di poter fare ciò che davvero voleva: viaggiare.
    Se lo ricordava sempre molto insofferente a quel mondo che a sua detta non gli apparteneva affatto, ma che i suoi genitori cercavano di plasmarglielo a forza addosso.
    Si poteva dire che avevano legato, in un certo senso. Se legame poteva considerarsi lui che stava zitto e ascoltava, e Eugene che chiacchierava in continuazione.
    Un giorno lo aveva trascinato in un ufficio di reclutamento. Gli aveva raccontato di aver letto che cercavano un ragazzo con buone capacità dialettiche per fare da steward in una delle navi della Carnival Lines, lavoro molto ambito, benché limitato, e che si sentiva più che adatto per farlo.
    Di quel giorno ricordava tanta gente. Neanche ad un concerto ne aveva vista così tanta!
    L’unica cosa che lo aveva trattenuto dal mandarlo a quel paese ed andarsene era stato un bel moraccione di un metro e novanta, con cui aveva cominciato a filtrare non appena era riuscito a sedersi -ovviamente di fronte a lui, ovviamente sfoderando tutto il suo sex appeal, ovviamente c’entrando appieno il suo obiettivo primario.
    Ricordava di un colloquio al limite della noia. Lui era seduto su una sedia vicino al muro, e osservava senza interesse Eugene che parlava, e parlava, e parlava…
    Alla fine si era sollevato, e stava per andarsene, ma la voce possente del Capitano, seduto oltre la scrivania insieme a due sottufficiali, lo fece fermare, invitandolo a tornare indietro, e a sedersi accanto a Eugene.
    Era il Signor Thompson. Quella fu la prima volta che lo incontrò.
    Il Capitano gli aveva domandato curioso cosa ci facesse lì, visto che era palese che preferiva stare da tutt’altra parte.
    - Adoro trascorrere il poco tempo libero che ho in un buco di posto, con centinaia di persone ammassate e sudaticce che si ucciderebbero senza rancore, ed ascoltare un vecchio che fa tutto il professionale, ma in realtà non vorrebbe altro che trovarsi in un Night Club con una baldracca che gli spalma le tette in faccia.- aveva risposto lui, sorridendo sarcastico sotto lo sguardo attonito di Eugene accanto a lui.
    Ricordava perfettamente il ghigno divertito che aveva dipinto il volto di Mr T., e il gesto distaccato con cui aveva fatto uscire un Eugene incredulo dalla sala.
    Ne era seguito un botta e risposta molto vivace tra lui e il Capitano, ma del dopo non ricordava gran ché.
    Giusto un pugno ben assestato di Eugene quando gli aveva detto che il Signor Thompson aveva scelto lui. Che aveva accettato, naturalmente.
    Oh, e il fine serata con il moro.
    Da quel giorno con il suo…”amico” non si erano più visti. Aveva anche smesso di frequentare quel corso che avevano insieme.
    Non gli dispiaceva.
    Nonostante dovesse sembrare l’opposto, non era affatto socievole. I pochi amici che aveva li aveva persi appena aveva lasciato a scuola.
    Ma era il tipo che viveva il momento, fregandosene delle conseguenze. Il suo carattere intraprendente lo aveva portato ad abbandonare quel sogno che faticosamente stava portando alla realtà, per gettarsi verso l’ignoto.
    Si era rivelata una buona decisione. Nel corso degli anni aveva conosciuto tante brave persone, e aveva fatto tante esperienze, sia buone che cattive, che lo avevano portato ad essere la persona che era diventato.
    Amava definirsi “il meglio di tutto ciò che era stato”.
    E, più importante, aveva conosciuto Jeff, l’unico che potesse considerare un vero e proprio amico.
    Quindi, non si era pentito di quella scelta.
    O per lo meno, non fino a quel giorno.
    In quel momento avrebbe preferito non aver mai accompagnato Eugene al colloquio. Avrebbe preferito recitare la parte del figlio del cugino dell’amico del nipote di un parente alla lontana del vicino di casa del protagonista di un tremendo film di serie B, piuttosto che fare ancora da cicerone.
    Cristo, ma che cavolo aveva avuto in mente!?
    La mascella gli faceva male a forza di sorridere, le gambe lo stavano per abbandonare e i suoi neuroni lo avevano mandato a farsi fottere, suicidandosi!
    E poi, come se non bastasse, quel dannatissimo ragazzo con le treccine non lo aveva degnato neanche di uno sguardo!
    Cazzo, ma cosa doveva fare per ricevere un briciolo di attenzione, buttarsi in ginocchio di fronte a lui e prenderglielo in mano?
    Si sfilò lento gli occhiali, valutando attentamente quell’opzione.
    Non sarebbe stata affatto una cattiva idea…
    Rise tra sé e sé, sedendosi sulle gradinate di fronte la sala di ristorazione, dove i passeggeri stavano consumando il loro cocktail di benvenuto.
    Aveva impiegato su per giù più di due ore per mostrare l’intera nave, soffermandosi sulle sale più importanti, raccontando aneddoti interessanti legati alla loro struttura e al loro particolare arredamento, ed elencando ogni evento che era possibile trovarvi, dedicando poi molto spazio al Rouge, la sala a sua detta più interessante.
    Quella discoteca/ pub/ teatro era qualcosa di eccezionale, secondo lui, soprattutto per gli spettacoli serali che venivano organizzati lì.
    Aveva guardato allusivo trecciolino, ma quello ovviamente non aveva ricambiato.
    Sbuffò, stiracchiandosi.
    Se solo Mr T. si fosse azzardato a metterlo subito in servizio, quella era la volta buona che lo mandava a farsi fottere!
    Appuntò mentalmente poi di uccidere Jeff non appena lo avesse visto. Quel dannatissimo eterosessuale convinto aveva colto la prima occasione per lasciarlo solo soletto!
    - Hey, William!-
    Bill si sentì chiamare, e sollevò piano lo sguardo, facendolo vagare sulle tre figure piazzate di fronte a lui.
    Il ragazzo al centro non era molto alto. Aveva lunghi capelli castani che gli ricadevano ordinati sulle spalle, lineamenti marcati e fisico palestrato. Molto, molto palestrato, ebbe la gioia di notare.
    Il biondo accanto a lui sembrava il tipico bonaccione, con lo sguardo goffo e grandi occhiali dalla montatura nera.
    E poi, quale visione! C’era il ragazzo con le treccine con loro!
    Bello, bello, bello. Ogni secondo che passava si convinceva sempre di più di quello.
    Gli sorrise malizioso, e gli sembrò che il ragazzo ricambiasse in qualche modo, prima di rivolgere la sua attenzione al castano. – Sì?- chiese cortese.
    Quello gli sorrise, facendo qualche passo verso di lui. – Ti ricordi di me?-
    Il moro ci pensò su, mentre si sollevava. Poi si illuminò, sorridendogli sincero. – Georg? Dio, cosa ci fai ancora qui?- gli chiese, abbracciandolo. Il piastrato si rallegrò. – Se sali sulla Lullaby te ne innamori!- rispose ghignando. – No, sinceramente con mio cugino abbiamo voluto fare un regalo ad un amico. – aggiunse, indicando il ragazzo con le treccine. Bill annuì – Amico molto…fortunato.- disse, mordendosi piano il labbro inferiore, indugiando con lo sguardo su di lui. – Molto piacere, William Cole!- si presentò, allungando la mano verso di lui, che ricambiò la stretta. – Il piacere è tutto mio! Thomas Kaulitz.-
    Le labbra di Bill si curvarono in un sorriso malizioso.
    Ma ciao, Thomas…
    Educatamente si rivolse poi al biondo, stringendogli la mano. – Gustav Schäfer,- si presentò lui – molto piacere! Ma lei fa questo ogni giorno?- domandò curioso.
    Il moro scosse la testa, sghignazzando. – Nah, penso che sarei morto prima! Seriamente, ci adeguiamo a quello che ci ordina il capitano giornalmente. Oggi vi siete dovuti subire me, mi dispiace!-
    - Ma per favore! Ha fatto davvero un’ottima esposizione, volevo farle i miei complimenti!- disse Thomas, sorridendogli lieve. Bill si sentì invadere da quel calore che conosceva fin troppo bene.
    - Devo fare i complimenti io a voi invece, dico sul serio! Infatti mi stupisce il fatto che tu sia resistito di nuovo, Georg!- disse il moro sorridente.
    Il castano sollevò le spalle. – Per te questo ed altro, William…- mormorò allusivo, e Bill lo guardò malizioso.
    Tom osservò confuso l’amico, voltandosi poi verso il biondo, che sembrava non aver notato niente di particolare.
    Perché Georg sembrava star palesemente filtrando con William? Cosa gli sfuggiva?
    Doveva ammettere che quel ragazzo aveva il suo fascino, e neanche tanto nascosto.
    La divisa risaltava il suo fisico longilineo, e soprattutto i pantaloni gli valorizzavano le lunghe gambe, fasciandole perfettamente.
    Non aveva quasi nulla di virile, se non per la mascella un po’ marcata. Comunque sia, i suoi lineamenti erano davvero molto dolci. La voce era melodiosa, nonostante fosse un po’ roca probabilmente per via del fumo, e riusciva a catturare. Ma la cosa che lo aveva colpito di più erano gli occhi. Il suo sguardo era caldo, e penetrante. Era difficile staccarsene.
    Sussultò, prendendosi mentalmente a schiaffi.
    Hey, è un ragazzo! Sveglia!
    - Ok, noi andiamo!- disse Georg, abbracciando nuovamente lo steward. – Ci si vede in giro William!-
    Il moro annuì sorridendo. – Mi ha fatto piacere rivederti, Georg! E…piacere di avervi conosciuto!- disse, rivolgendosi a Tom e Gustav, che gli sorrisero gentili, e poi seguirono l’amico fino agli ascensori a vetro.
    Bill si ritrovò a fissare i tre ragazzi che si stavano allontanando.
    Ci vediamo presto, Thomas…

    *

    Il castano osservò di sottecchi l’amico, che a fatica stava trascinando anche le borse di Gustav lungo il corridoio che portava alle camere.
    Il biondo aveva mollato tutto a loro due poco prima, rifilandosi con la scusa “voglio andare a vedere se ci sono i delfini!”, e loro si erano solo raccomandati di non perdersi, dicendogli di incontrarsi tra un’ora davanti al Ristorante.
    Georg sospirò, mordendosi il labbro. – Era lui.- sputò, rompendo quel silenzio quasi irreale.
    Tom lo guardò con un sopracciglio sollevato. – Di chi, e soprattutto di cosa stai parlando?- chiese, continuando a camminare.
    Il piastrato alzò gli occhi al cielo, maledicendo la stupidità dell’amico, e arrossì lievemente. – Ricordi…- cominciò, visibilmente agitato. – ricordi che ti avevo parlato di una…di un’esperienza fatta qui, l’anno scorso….- disse, con voce piccola. Tom si fermò, voltandosi verso di lui, e cercò di ricordare.
    Cosa diamine gli aveva raccontato?
    Poi sussultò, strabuzzando gli occhi.
    Sì che ricordava.
    Pioveva, quella sera. Malika gli aveva lasciato un post-it sulla specchiera all’ingresso, dove era scritto che sarebbe uscita con delle amiche, e sarebbe tornata molto tardi. Le solite stronzate.
    Non poteva uscire con Gustav, perché doveva trattenersi in ufficio per una riunione, e il piastrato stava in crociera. Si prospettava una serata davvero noiosa.
    Aveva acceso la tv, infilando nel lettore DVD uno dei tanti film della sua collezione, ed era andato in cucina, tirando fuori dal congelatore una pizza surgelata e buttandola nel microonde. Odiava cucinare quasi quanto Malika, infatti in quel periodo non faceva che mangiare schifezze. Doveva aver preso su anche qualche chilo, ma non voleva andare in palestra.
    Qualcuno aveva suonato al campanello della sua porta, e Tom l’aveva fissata confuso, prima di andare ad aprire. Subito delle braccia possenti lo avevano stretto, e l’odore pungente di fumo gli era entrato nelle narici, facendogli storcere il naso.
    A Tom comunque brillarono gli occhi.
    - Georg!- aveva urlato, facendo entrare l’amico in casa, aiutandolo con le valigie. Il piastrato gli aveva sorriso, dandogli delle pacche sulle spalle.
    - Ti sono mancato, eh?- aveva detto, sorridendo sornione, mentre si sedeva sul divano. Tom aveva scosso la testa, prendendo dal frigorifero due lattine di birra, e lanciandogliene una.
    Avevano parlato tantissimo. Georg era eccitato, gli aveva raccontato filo per segno la sua vacanza, menandogliela su quanto fosse stato idiota a preferire la sua ragazza invece di andarsene con lui. Tom lo aveva bellamente mandato a farsi fottere, e poi gli aveva chiesto se si fosse dato da fare. In quel senso.
    Allora Georg si era fatto silenzioso. Lo aveva guardato con quello sguardo timido, e glielo aveva detto.
    Aveva fatto sesso con un uomo.
    Lo aveva detto solo a lui, e non ci teneva a raccontarlo a nessun’altro. Neanche al cugino, perché temeva la sua reazione.
    Tom tornò al presente. – Era…lui? Tu hai fatto sesso…con William?- disse scioccato.
    Georg gli tappò prontamente la bocca, abbandonando di colpo le valigie e sbattendolo contro il muro. – Dico, ma sei idiota? Cosa cazzo ti urli?- digrignò agitato. Il ragazzo con le treccine sgranò gli occhi, togliendosi le mani del piastrato dalla bocca.
    - Potrei denunciarti per molestie, pezzo di deficiente…- mormorò allora, spingendosi via quell’ammasso di muscoli da dosso.
    Georg scosse la testa, riprendendo le valigie. Procedette a testa bassa, con Tom dietro di lui come un cagnolino. – Sì, l’ho fatto con lui…e mi è piaciuto.- bofonchiò, mordendosi il labbro inferiore.
    Tom lo osservò, crucciato. – Ge, ti sei innamorato di lui?- chiese sconvolto. Il piastrato lo fulminò. – Ma ti pare? Ho solo detto che mi è piaciuto, dovresti sapere di che cazzo parlo!-
    - Mi sembri una fottuta donna in calore, che ne so io!- si giustificò allora Tom, sollevando le spalle. Georg scosse nuovamente la testa. – Dico, ma l’hai visto bene? Non posso farci niente se è eccitante come uomo!-
    Il ragazzo con le treccine si ritrovò ad essere d’accordo con l’amico, ma rimase in silenzio.
    Non era il caso farglielo sapere.
    - Non mi hai mai raccontato come è successo…- cominciò poi curioso, voltandosi verso Georg. Lo vide sorridere lievemente, ad arrossire timido.
    Gli raccontò che era praticamente una settimana che ogni sera andava a vedere Rebecca, senza perdersi mai un suo spettacolo. Si metteva in prima fila, e paziente aspettava che uscisse, anche solo per incrociare il suo sguardo. Però lei lo evitava ogni volta, non riusciva a spiegarsi perché. Fatto sta che era depresso, quando quel giorno lo steward lo aveva incontrato al bar, preoccupandosi della quantità industriale di alcool che stava ingurgitando nonostante fosse solo mattina. Gli disse che si era avvicinato a lui, e interessato si era messo ad ascoltarlo, e per quello gliene fu estremamente grato.
    - Mi ha messo una mano sulla spalla, ed ho sentito uno strano calore farsi largo in me. E in quel momento ho sollevato lo sguardo, e posso dire che quella fu la prima volta che lo vidi davvero. Mi è parso così…non so, perfetto. Sembrava avere un alone di luce che lo circondava, facendolo risplendere.- Georg sorrise al ricordo. – Da quel giorno abbiamo parlato spesso, se non lo trovavo io mi trovava lui. E poi tutto a preso una strana piega. Non erano più discorsi “normali”, - mimò con le dita delle virgolette - diciamo piuttosto che era diventato tutto un gioco di sguardi e frasi ad effetto. E poi è successo. Una sera, finito il suo turno. L’ho visto, intento a sbottonarsi piano qualche bottone della camicia, e arruffarsi i capelli, e ho deciso di agire. Gli ho chiesto se voleva farsi un goccio con me, e lui ha accettato, incurvando le labbra in un ghigno sensuale. Non siamo andati al Bar...- si voltò verso Tom, che lo osservava attento, e gli sorrise malizioso. – Vuoi i dettagli?-
    Il ragazzo con le treccine scoppiò a ridere. – Non ci tengo, ti ringrazio.-
    Georg annuì. – Se si ripresentasse l’occasione, probabilmente non rifiuterei. Non rifiuteresti neanche tu, ne sono certo!-
    Tom schioccò la lingua, indispettito. – Non vedo perché dovrei prendere in considerazione l’idea.- mormorò risoluto. – Certo…- bofonchiò il piastrato, annuendo poco convinto. Si bloccò di fronte alla stanza sua e del cugino, prendendo poi dalle mani di Tom anche le valigie del biondo, ed aprì la porta con la tessera magnetica presa precedentemente alla Reception. – Però penso che solo Gustav non si sia accorto degli sguardi che gli stavi lanciando, Tom.- gli disse poi, lanciandogli un bacino con la mano e chiudendogli la porta in faccia.
    Tom guardò sconvolto di fronte a sé, con la bocca vergognosamente spalancata.
    Che sguardi aveva lanciato?

    *

    Si infilò le mani nelle tasche dei pantaloni, mentre fischiettava senza pensieri una canzoncina improvvisata lì per lì. Doveva andare in camera, magari si sarebbe dato un sciacquata, o avrebbe riposato un po’ le gambe, oppu…
    - Cole…-
    Bill si irrigidì al suono di quella voce, e lentamente si voltò tremando. – Sì, Mr T.?- chiese, pigolando.
    - Dove pensi di andare?- disse austero il Capitano, squadrandolo con fare inquisitorio, incrociando le braccia al petto. Bill inghiottì l’aria.
    Quell’uomo lo terrorizzava!
    - P-pensavo di andare un attimo in camer…- - Scordatelo!- lo bloccò malefico il Signor Thompson. – Devi andare al Ristorante, oggi servi ai tavoli!-
    Il moro sgranò gli occhi. – Cosa? Ma Signor Thompson, io…- - Avanti Cole, più fai movimento più ti mantieni bello e in forma!- disse ghignando il Capitano. A Bill caddero le braccia.
    - Sì, ma…- tentò, ma il Capitano si limitò a bloccarlo con uno schiocco di dita.
    - Chi sono io, Cole?- domandò. Il moro lo guardò confuso. Un fottuto stronzo? – Il…Capitano?-
    Il Signor Thompson sorrise beffardo. – Esatto! E quindi niente storie, fila al Ristorante!-
    Bill si limitò ad annuire, non poteva fare altro, ma mentalmente lo mandò al Diavolo, mentre procedeva per le lussuose sale della nave con passo trascinato.
    Fortuna che doveva mandarlo a farsi fottere…

    *

    Si guardò intorno ancora una volta, incrociando emozionato le mani di fronte al viso.
    Stava sognando. Assolutamente.
    Non poteva essere vero.
    Chiuse gli occhi, dandosi un pizzicotto.
    Adesso, non appena li avrebbe riaperti, si sarebbe ritrovato nel suo letto a Manhattan, a smadonnare per essersi svegliato con la sveglia, e poi a correre per arrivare in tempo al lavoro, non prima di aver fatto un salto al Bar Des Roses ed averci provato con Katlyne.
    Sì.
    Sospirò, mordendosi il labbro inferiore.
    Che prospettiva di merda.
    Sollevò piano prima una palpebra, poi l’altra, e il suo cuore fece un tuffo.
    Le pareti azzurrine abbracciavano calde l’intera stanza della nave, dove tutto puntava a riprendere le tonalità del mare.
    Il letto aveva candide coperte dalle rifiniture cobalto, e stava più sollevato rispetto alla moquette celeste, come una barchetta lasciata fluttuare sul mare.
    Salì l’unico scalino di quel ripiano, e si lanciò a peso morto sul grande matrimoniale, urlando come una adolescente in piena crisi ormonale.
    Le lenzuola profumavano di pulito, e nell’aria aleggiava un odore dolce, soave: un misto di vaniglia e fiori d’arancio, muschio e violette…
    …o niente di niente, e gli odori erano dovuti alle allucinazioni provocate dall’assenza di nicotina nelle sue vene.
    Si tirò su piano, arrotolandosi le maniche della felpa, e sorrise.
    Quella doveva essere una suite, ne era certo. Era troppo…oh, ogni dannato aggettivo sarebbe risultato superfluo.
    Girovagò ancora, tastando leggero la consistenza del tessuto delle tende, assaporando le sensazioni che il ruvido delle pareti gli davano, ed entrò nel bagno, quel grosso, lussuoso, fantastico…
    Bhè, forse non proprio così grosso.
    E lussuoso.
    E fantastico.
    E…ok, non era proprio come se lo aspettava, ma non era importante.
    La Jacuzzi che si era materializzata in un secondo nella sua mente si era volatilizzata in altrettanto tempo, lasciando spazio alla misera doccia che c’era in realtà.
    In fondo, non era nei suoi progetti fare sesso in una vasca, quindi quella doccia bastava.
    Si morse l’interno guancia, grattandosi la testa.
    Dio, neanche l’idromassaggio! E dove le avrebbe portate le ragazze adesso?
    Abbassò lo sguardo, e ghignò.
    Ma sì, chissene frega del bagno. Aveva qualcosa di decisamente meglio da offrire.
    Si chiuse la porta del loculo alle spalle, si avvicinò alla finestra, guardando fuori.
    Il porto si stava allontanando sempre di più, mentre la nave procedeva leggera e veloce sul filo dell’acqua.
    Il viaggio era ufficialmente cominciato.

    Prese aria, sorridendo al nulla, e si diresse verso le valigie, che buttò sul letto, svuotandole completamente.
    Prese su un paio di boxer puliti, e il cambio di vestiti.
    Forse era il caso di darsi una sciacquata. Aveva sudato, e la puzza non aiutava certo a far colpo. Poi avrebbe raggiunto gli altri al Ristorante.
    Ghignò, umettandosi le labbra.
    E probabilmente avrebbero rincontrato lui.

    *

    Si grattò piano il braccio poggiato alla ringhiera, mentre il vento gli scompigliava giocherellone i capelli color ebano, e il fumo della sigaretta che teneva stretta tra le labbra si disperdeva leggero nell’aria.
    Il sole, come un abile pittore, tinteggiava con sfumature calde tutto ciò che lo circondava: l’acqua, che lo stava accogliendo nella sua discesa, il cielo, coperto da qualche nuvola passeggera, e i profili di quella nave.
    Il tramonto lo aveva affascinato da sempre.
    Sbadigliò, stropicciandosi un occhio.
    Quel giorno era stremato.
    Aveva dovuto servire ai tavoli – cosa che odiava, ma alla fine di quello non poteva poi lamentarsi più di tanto: era capitato al tavolo di Thomas e compagnia bella, e, poteva giocarsi le palle, trecciolino lo aveva osservato tutto il tempo.
    Sul suo volto comparve un ghigno malizioso, che si spense immediatamente.
    Merda!
    Georg glielo aveva detto! Cazzo, per questo lo aveva guardato! E lui che pensava di essere riuscito subito a fare colpo!
    Si portò la testa tra le mani, scuotendola.
    Stava nella merda! Se solo fosse uscito, e il Signor Thompson ne fosse venuto a conoscenza, lo avrebbe licenziato immediatamente.
    Non poteva perdere quel lavoro!
    Certo era che non poteva non fare più sesso, sarebbe morto.
    Guardò pensieroso l’orizzonte.
    Bella situazione del cazzo Bill, complimenti.
    - Cole!-
    Il moro quasi si strozzò con la sigaretta per lo spavento, e si voltò veloce verso il suo interlocutore, mettendosi sull’attenti.
    - Agli ordini!- disse, un po’ troppo forte, schiacciando intanto con la scarpa il mozzicone a terra.
    Il Signor Thompson scosse la testa. – Dove è finito il vero Cole? Questo che ho di fronte è una tale noia…- mormorò, guardandolo.
    Bill curvò le labbra in un sorriso sinistro, e incrociò le braccia al petto. – Se mi da il permesso di mandarlo a fanculo, Mr T., lo faccio immediatamente.-
    Il capitano scoppiò a ridere, e gli posò una mano sulla spalla. – Bentornato, Cole!-
    Il moro sorrise. – Devo fare qualcos’altro, Mr T.?-
    Il Capitano gli rubò il pacchetto di sigarette dal taschino della camicia, e se ne prese una, che Bill si premurò di accendere.
    - No, - disse l’uomo, sbuffando un po’ di fumo – per oggi ti ho fatto fare abbastanza. Sei libero.-
    Bill gli sorrise riconoscente, e si congedò.

    *

    - Sapevo di trovarti qui.- mormorò scocciato, chiudendo la porta della sua stanza. Jeff si poggiò sui gomiti, tirandosi su dal letto, e gli sorrise sornione. – Mi odi, vero?-
    Bill lo guardò, cercando di risultare furioso. – Assolutamente sì! Mi ha abbandonato da solo a fare da guida della nave, e come se non bastasse il Capitano poi mi ha fatto servire ai tavoli a pranzo, mi ha fatto controllare la nave nel pomeriggio, e portare i cocktail in giro!- elencò, avvicinandosi a lui. – Gli occhi dolci questa volta non ti basteranno per farti perdonare, tesoro.-
    Il castano rise, e se lo trascinò sul letto. – Sono disposto a fare qualsiasi cosa.-
    Bill lo guardò malizioso, e si mise cavalcioni su di lui, posandogli leggero le mani sul petto, e avvicinando il suo viso a quello dell’amico. – Proprio qualsiasi cosa?- mormorò sensuale. Jeff scoppiò a ridere, e se lo tolse da sopra. – Eccetto quello, Willy.-
    Il moro sbuffò, sollevandosi. - Sei così dannatamente eterosessuale, Jeff…- disse ridacchiando, avvicinandosi alla sua piccola cabina armadio.
    - Sei così dannatamente finocchio William…- mormorò quello in risposta. – Mi sento costantemente in pericolo vicino a te!- continuò, portandosi una mano al petto e disperandosi teatralmente.
    Bill lo mandò a quel paese. – Vieni a farti la doccia con me amore?- gli chiese, ghignando. Jeff scosse la testa. – Mi piacerebbe…in un’altra vita magari! No, devo andare, il Signor Thompson mi ha detto che, dato che oggi non ho fatto niente, allora sono di turno stasera.-
    Il moro gli mostrò il dito medio, esultando glorioso. – Ti sta bene! Ma è anche poco, spero che Mr T. sia costantemente dietro di te, e non ti molli un istante!- lo minacciò, infame.
    - Penso che tu preferiresti avercelo dietro…- mormorò l’amico, portandosi una mano sotto il mento. Bill sorrise, sollevando le spalle. – Non è il mio tipo. Preferisco…i ragazzi con le treccine!- disse allusivo, chiudendosi in bagno col cambio per la serata.
    Jeff scosse la testa, ridendo.
    Adorabile omosessuale ninfomane.

    *

    Tom si guardò intorno curioso, mentre la musica rimbombava potente dalle grosse casse, e le luci bianche e azzurre giocavano a rincorrersi nell’oscurità di quella sala.
    Ecco il Rouge.
    Scese piano le scale, cercando di non andare addosso a nessuno, mentre muoveva a tempo la testa.
    La sala era grande. Le pareti erano blu elettrico, e appesi vi erano poster di musicisti famosi e grandi opere di Broadway. Alla sua destra, un po’ appartata rispetto al resto, c’era la parte “pub”: il bancone di vetro degli alcolici era occupato da tante persone, e più del doppio stavano seduti su divanetti bianchi attorno a piccoli tavolini, sempre in vetro. Di fronte a lui, in posizione elevata, c’era la postazione del DJ. La pista sotto era gremita di giovani che, drink alla mano, ondeggiavano con la musica, alcuni cercando di farsi vedere, altri per puro e semplice divertimento. C’erano alcuni cubi per terra, e chi voleva ci saliva sopra, mostrando a tutti le proprie doti. Accanto alla postazione del DJ c’era un palco coperto da grandi tendoni, con una lunga passerella che usciva, arrivando a più di metà pista.
    Georg gli aveva consigliato di stare il più vicino possibile alla passerella.
    Camminò tra i corpi ammassati e sudati, lasciandosi trasportare dalla baldoria, e rise, strusciandosi su alcune ragazze che gli si erano spalmate addosso.
    Quando cambiò canzone, Tom raggiunse la parte col palco, e si sedette su una delle ultime sedie disponibili. Si rese conto solo in quel momento che c’era molta più gente lì che in pista.
    Ordinò un Sex On The Beach ai frutti di bosco, ed incrociò le braccia, guardandosi intorno.
    Sembravano esserci quasi solo uomini, con una maggioranza di giovani rispetto agli attempati. Tutti sembrano impazienti, mentre controllavano con una media di cinque volte al minuto l’orologio appeso sopra il palco.
    Sorrise, e ringraziò poi il cameriere, che gli lasciò sul tavolinetto la sua ordinazione.
    E poi, un istante.
    Le luci si abbassarono tutte insieme, come la musica, che cessò di essere trasmessa dalle casse.
    Solo un piccolo faro illuminò la grande tenda, che cominciò a muoversi.
    Centinaia di cuori batterono all’unisono, mentre la sala si riempì di chiacchiericci emozionati.
    Solo una voce soave, melodiosa, sovrastò tutto quel vociare sconnesso, mettendolo a tacere.
    E il suo cuore si bloccò.
    Era lei.



    Note finali:
    Eccomiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii T________________T
    Scusate, scusate, scusate! E' passato tantissimo tempo, ma alla fine ecco il secondo capitolo di Love Boat.
    Vedetelo come vi pare, sono spiacente se vi ho deluso, vi ringrazio se vi è piaciuto!
    Allooooooora...bhè, del capitolo non ho un gran chè da dire, lascio la parola a voi!
    Ringrazio come al solito la mia liebe, che mi ha talmente rotto i coglioni che alla fine mi sono data una mossa e l'ho terminato! Ti amo amore mio ^^ grazie di sostenermi.
    Un grazie a tutte le uppatrici, vi adoro, e alla mia piccola Jito, che, anche se non so se legge questa storia, sa che scrivo anche per lei. Grazie amore <3
    Un saluto a tutte, mi dileguo.
    Scusate ancora per tutto questo tempo.
     
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  4. !Moody
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    E alla fine ci seri riuscita V.v
    Non ringraziare è mio dovere romperti i coglioni per farti muovere XD
    Sai cosa ne penso perchè ti ho già detto tutto per Msn, quindi sai che mi piace e che ora devi spiacciarti u.u
    Ti amo ^^
     
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  5. Leben
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    Hai postato siiiiiiiiiiiiiiii
    leggo leggo leggo grazieeeeeeee
     
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  6. fromTOKIOtoMARS
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    CITAZIONE (!Moody @ 2/11/2010, 16:20) 
    E alla fine ci seri riuscita V.v
    Non ringraziare è mio dovere romperti i coglioni per farti muovere XD
    Sai cosa ne penso perchè ti ho già detto tutto per Msn, quindi sai che mi piace e che ora devi spiacciarti u.u
    Ti amo ^^

    Continuo a dire che se non ci fossi tu probabilmente starei in mezzo ad una strada
    Grazie amoreeeeeeeeeeee

    CITAZIONE (Leben @ 2/11/2010, 20:24)
    Hai postato siiiiiiiiiiiiiiii
    leggo leggo leggo grazieeeeeeee

    Fai con calma, tranquilla ^^
     
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  7. Leben
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    SiSisi, il viaggio sta prendendo vita e sinceramente queste Cole fa veramente drizzare i capelli. E' un tipino niente male ( i tutti i sensi)e moooolto eccitante ne vedremo delle bella.
    Riuscirà a far cadere ai suoi piedi Thomas? Io dico di si. Bill farebbe risvegliare anche i morti figuriamoci un Tom che ora come ora pensa solo a divertirsi.
    Ma sono anche sicura che dietro la maschera da seduttore si nasconde un ragazzo dolce e sensibile, solo non ha avuto modo di far vedere il vero Bill. Alla fine nella vita siamo tutti dei grandi attori. Lui riuscirà a recitare il vero se stesso.
    Continua presto
     
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  8. fromTOKIOtoMARS
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    CITAZIONE (Leben @ 4/11/2010, 17:21) 
    SiSisi, il viaggio sta prendendo vita e sinceramente queste Cole fa veramente drizzare i capelli. E' un tipino niente male ( i tutti i sensi)e moooolto eccitante ne vedremo delle bella.
    Riuscirà a far cadere ai suoi piedi Thomas? Io dico di si. Bill farebbe risvegliare anche i morti figuriamoci un Tom che ora come ora pensa solo a divertirsi.
    Ma sono anche sicura che dietro la maschera da seduttore si nasconde un ragazzo dolce e sensibile, solo non ha avuto modo di far vedere il vero Bill. Alla fine nella vita siamo tutti dei grandi attori. Lui riuscirà a recitare il vero se stesso.
    Continua presto

    Eeeeeeeeeeeeh Bill...magari sta recitando solo una parte, magarifarà cadere Tom ai suoi piedi...
    O magari no, chi lo sa?
    Grazie del commento tesoro, mi fa piacere sapere che i personaggi ti piacciono ^^
    Spero di farvi avere il capitolo il prima possibile
    Baci <3
     
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  9. fromTOKIOtoMARS
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    Ragazze, un avviso:

    Love Boat sarà sospesa a tempo INDETERMINATO.


    Chiedo scusa a tutte, se volete informazioni cercatemi per mp.
    Grazie a tutte, comunque ^^
     
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98 replies since 22/8/2010, 23:38   1236 views
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