Waiting In The Light

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  2. *Rabbith~
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    Titolo: Waiting In The Light
    Autore: xAliasphire
    Rating: NC17
    Genere: Romantico; Sci-Fi; Paranormal.
    Avvisi: Adult Content; AU; Drug Use; Violence; Smut.
    Disclaimers: Anche questa volta i Tokio Hotel non mi appartengono. Non scrivo a scopo di lucro e questa storia non viola i diritti di privacy dei personaggi -realmente esistenti- né è a scopo di diffamazione. Ogni avvenimento che segue non è realmente accaduto. Tutto ciò che è scritto è solo frutto della mia fantasia.
    Riassunto: - Ma cosa ti ho fatto? -
    Chiese Bill urlando mentre il suo cuore si faceva man mano sempre più stretto.
    - Sei nato -

    Note: Non lascio note particolari, solo credo che negli avvisi avrei dovuto mettere "what if?" visto che la trama è un tantino cambiata, ma vabbè, alla fine neanche tanto. Giusto, fate attenzioni ai sentimenti di Bill e Tom perchè serviranno a capire altre cose andando avanti *-*
    Buona lettura ^^

    Creative Commons License
    Questo/a opera è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons.




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    • Waiting In The Light •




    CHAP. 2



    L'anima di una persona è nascosta nel suo sguardo, per questo si ha paura di farsi guardare negli occhi.
    Jim Morrison





    Un altra bottiglia andò ad infrangersi contro il muro.
    Tom strinse gli occhi, non capendo se quello che provava era paura o pena verso Bill.
    - Oh...no, no, no. Proprio no! -
    Tutto quello che il moro continuava a ripetere da quando Tom era diventato concreto erano quelle parole, senza avere alcun continuo.
    Inizialmente era rimasto contento del fatto che forse Tom non avrebbe più potuto usare i suoi poteri malefici per fargli del male, ma poi aveva pensato che la cosa peggiore era che sarebbe rimasto con lui per chissà quanto tempo.
    E lì era scappato, sciogliendo le mani dai capelli del rasta e correndo a gambe levate per tutto il corridoio con le lacrime che scendevano forse per quella nuova situazione o forse per quello che aveva tentato di fare Andreas, lasciando Tom privo di sensi giacere in bagno.
    Non poteva sopportarne un'altra, il suo cuore non reggeva così tanto, era ancora maledettamente troppo debole e troppo piccolo per farlo. Ed era stato reso ancora più fragile dalle torture di Tom.

    - Non puoi farmi questo, non puoi -
    Urlò Bill stappando un'altra bottiglia di vodka. Non era un tipo che beveva molto spesso, ma quello era il momento giusto per farlo. E anche tanto.
    Era seduto in un vicolo vicino casa, con le spalle al muro che sbatteva le gambe tra di loro, a volte canticchiando e accanendosi su quelle bottiglie comprate poco prima al supermercato. Tom era davanti a lui con le braccia incrociate e con i piedi sui vetri rotti che lo fissava spazientito e nervoso, ma totalmente consapevole del perchè di quella reazione.
    - Tu... mi hai rotto i coglioni per diciassette anni e ora sei tornato per fare cosa? Rovinarmi il resto dell'esistenza, Tom? -
    Sbottò nervoso, ridacchiando all'ambiguità di tutta quella situazione.
    - E non guardarmi con quella faccia! -
    Tom roteò gli occhi e li lasciò un momento sospesi nel cielo, ripensando a quando poteva sorvolare in esso anche lui. Si avvicinò deciso a Bill e si abbassò davanti a lui, togliendogli la bottiglia dalle mani e riponendola a terra. Il moro non obbiettò, era talmente fuori di sé che neanche si rese conto che era stato Tom ad avergli stretto le mani. Ma rabbrividì a quel contatto, indistinguibilmente freddo.
    - E'tardi, Bill -
    Sussurrò. Il moro alzò lo sguardo e lo posò in quello del rasta.
    Gli sembrava semplicemente incredibile.
    Scosse la testa e la lasciò cadere da un lato, costringendo Tom a sorreggerlo.
    - E va bene -
    Mormorò il rasta a se stesso prendendo Bill in braccio e conducendolo fuori da quel vicolo.
    Iniziò a camminare per la strada principale vuota ed isolata, immersa nel buio più totale delle ore notturne quando si capacitò che lui non sapeva proprio un bel niente di dov'era.
    In realtà non sapeva neanche perchè si trovasse lì: umano, sulla Terra, vivo, con il corpo gracile e cadaverico di suo fratello ubriaco tra le braccia e senza anima viva per quella strada sconosciuta.
    Si abbassò e poggiò Bill a terra schiaffeggiandogli delicatamente una guancia e cercando di farlo tornare vegeto.
    - Bill, svegliati! -
    Il moro spalancò gli occhi e tremò leggermente a quelle parole. Era un ordine e quando Tom ordinava qualcosa lui doveva farla subito se non voleva rimetterci l'osso del collo.
    - Dov'è casa t-tua? -
    Balbettò il rasta soffermandosi sul “tua”. Bill cercò di tenere la testa in alto e di non farla cadere a terra come volevasi dimostrare.
    - Qui a terra. Non ce la faccio ad alzarmi -
    Disse ridendo come un posseduto. Tom sospirò e si concentrò, magari qualche potere maligno ce l'aveva ancora.
    Ma no.
    - Bill, dimmi solo dove cazzo abiti e ti ci porto io -
    Esclamò irritato dal suo atteggiamento. Il moro sbuffò.
    - Vai dritto per di là e conta dieci case, o forse undici? -
    La sua risata rimbombò pesantemente ancora una volta nelle orecchie del rasta, che si apprestò a risollevarlo e a metterselo sulle spalle, incamminandosi per quella strada.

    Arrivati davanti la casa che Tom aveva vagamente riconosciuto, lo lasciò scivolare sull'erba del giardino e si massaggiò una spalla.
    - Quanto pesi! -
    Esclamò non consenziente che quello era uno dei pesi più leggeri della terra.
    Le luci in casa erano spente e tutt'intorno era silenzioso, il cielo cominciava lentamente a schiarirsi. Molto lentamente.
    Bill si mise una mano sulla fronte e cercò di riacquisire il senso della realtà.
    - Portami a letto -
    Mugolò con la testa che scoppiava. Tom venne distolto dai suoi pensieri e subito se ne formarono degli altri.
    Bill non aveva le chiavi e Tom non poteva di certo suonare il campanello facendosi aprire la porta da sua madre. Ci sarebbe rimasto male e, certamente, avrebbe balbettato qualcosa che l'avrebbe fatta insospettire.
    Ma i suoi pensieri furono interrotti di nuovo da una porta che sbatté contro il muro.
    Il sangue di Tom si ghiacciò nelle sue vene e non perse un attimo a buttarsi dietro un cespuglio prima che Simone accendesse la torcia e lo trovasse insieme a Bill.
    - Accidenti a te, Bill -
    Urlò avendo avvistato suo figlio a terra che puzzava di alcool peggio di un vero alcolista.
    Tom, tra le foglie, fissò la scena in silenzio. Vide Simone raccogliere Bill da terra e condurlo dentro casa mentre se lo stringeva al petto e gli accarezzava la fronte.
    Questo gli diede molto da pensare.
    Se l'ubriaco fosse stato lui chi l'avrebbe accolto o aiutato?
    Se lui si sarebbe sentito male, chi lo avrebbe soccorso?
    Se lui fosse caduto correndo dietro a Bill, chi avrebbe curato le sue ferite?
    Ma soprattutto, se mai sarebbe successo, chi avrebbe dato battiti al suo cuore?



    *





    La sveglia trillò così forte che Bill nella sua testa sentì una vera e propria orchestra. Era rincasato a che ora? Alle quattro? E come aveva fatto Tom a trascinarlo fino a casa?
    Prese la sveglia e la lanciò violentemente contro la parete. Lo faceva spesso, ma non si rompeva mai, smetteva solo di suonare.
    Si alzò il lenzuolo fin sopra la testa e scattò seduto sul letto. Aveva dormito si e no tre ore e doveva andare a scuola, cosa che avrebbe dovuto fare per forza magari per vederci chiaro in quella situazione.
    Già, quella trascorsa era stata una notte dove non aveva avuto incubi, dove Tom non lo aveva torturato fino alla nausea. Dove Tom lo aveva aiutato una buona volta in vita sua. Se vita si poteva definire.
    Poggiò i piedi a terra e rabbrividì non riuscendo subito a sentire il pavimento, la testa girava come un vortice e le spalle pesavano.
    Si fiondò dritto sotto la doccia, ne aveva strettamente bisogno e non volle pensare a dove si fosse cacciato Tom, in realtà non lo aveva neanche considerato.
    Lasciò l'acqua scorrere tra i suoi capelli corvini, finalmente tranquillo e consapevole del fatto che nessuno sarebbe venuto ad affogarlo nella vasca. Si sentiva senza più pesi, ma così terribilmente vuoto.
    Anche perchè il suo peso lo stava forse aspettando al piano di sotto.

    Si vestì, si truccò e si pettinò i capelli accuratamente come faceva tutte le mattine, perchè si, ci sperava davvero che Georg cambiasse idea sul suo conto.
    Afferrò lo zaino e se lo strinse bene sulle spalle, respirando a fondo e preparandosi a scivolare lungo le scale a passo felpato e a sgattaiolare via da quella casa il prima possibile. Non voleva sentire alcuna ramanzina da parte di sua madre di prima mattina e col mal di testa che lo martellava.
    - Dove pensi di andare, teppista? -
    Trillò Simone dalla cucina non appena Bill mise mano sulla maniglia. Sbuffò e abbassò le spalle, cercando di sturare le orecchie tappate e capacitandosi di rispondere.
    - A scuola -
    Simone gli venne incontro con le braccia conserte e un cucchiaio minaccioso in mano.
    - Ma va? -
    Disse allegra prendendolo in giro.
    - Pensi davvero di scamparla così facilmente? Ti rendi conto di come ti ho ritrovato ieri? Per quale cavolo di motivo eri ridotto in quel modo? -
    Il suo tono di voce, da dolce e pacato, si fece lentamente più alto e acido. Bill sospirò, non aveva di che rispondere in sua difesa. Non poteva certo dirle che il fantasma di suo fratello era tornato e che ora sarebbero stati tutta una famigliola felice.
    Primo, non sarebbe stato così, certamente.
    Secondo, cos'avrebbe pensato Simone?
    Minimo l'avrebbe definitamente fatto rinchiudere.
    Minimo avrebbe ceduto la vita di suo figlio in mano ad altri psicofarmaci e dottori, come se quelli che già aveva non fossero abbastanza.
    Minimo la sua vita sociale sarebbe finita e, lentamente, anche quella terrena.
    E poi, sicuro come una biglia, in quell'altra ci sarebbe stato ancora Tom a dargli il tormento.
    Inutile dirlo, era senza via d'uscita.

    - Ne parliamo quando torni -
    Mormorò Simone, stanca, mentre trotterellava di nuovo verso la cucina. Il moro tirò un sospiro di sollievo e uscì fuori lasciandosi baciare dal sole che raramente si vedeva da quelle parti.
    - Tom? -
    Pigolò guardandosi attorno. Ma di Tom nessuna traccia.
    Questo lo preoccupò poiché se sarebbe successo qualcosa a Tom, inevitabilmente, sarebbe successo anche a Bill.
    Scrutò ancora meglio negli angoli del giardino prima di aggrappare bene le mani alla tracolla e andarsene lungo quell'infinita via.

    Si concentrò sul rumore delle foglie e su quello dell'idrante del vicino che neanche lo salutava più.
    Si concentrò sul vento che gli passava tra i capelli e sull'abbaiare dei cani.
    Si concentrò sulle nuvole che cambiavano forma e su un paio di mani che gli oscurarono la vista.

    Si girò di scatto e trattenne un urlo.
    - Dimmi che ti sono mancato?! -
    Trillò Tom allegro. Ma quella battuta, per quanto carina potesse sembrare, nascondeva il solito mistero e quel pizzico di cattiveria che bastava a spaventare Bill.
    La interpretò come un “ti sono mancate le mie torture?”.
    - No -
    Aggiunse chiudendo la bocca, apertasi involontariamente quando l'aveva visto e continuò a camminare. Tom lo seguiva imperterrito, mentre si rigirava una foglia secca tra le dita.
    - Dove stiamo andando? -
    Chiese, come se già non lo sapesse. Bill si fermò di nuovo, stringendo la tracolla per non dire qualcosa di inopportuno.
    - Dove sto andando io, casomai. E comunque a scuola, non credi? -
    Disse acido. Tom indietreggiò.
    Sapeva di non essere più l'essere superiore, sapeva che aveva perso la maggior parte dei suoi poteri. Ma la freddezza ce l'aveva sempre.
    - Dove sei stato stanotte? -
    Domandò il moro precedendo suo fratello. Tom sorrise, forse era solo la sbornia che faceva di Bill un barattolo d'acido.
    - Se te lo dico non ci crederesti -
    Rispose misterioso, riacquisendo lentamente la sua esasperante cattiveria e la stima da parte di Bill che gli permetteva di incuterli quanto terrore bastasse a sottometterlo.
    E Bill aveva appreso perfettamente, ma la sua curiosità andava ben oltre la paura.
    - Ormai non mi stupisce più nulla -
    Affermò.
    Tom capì che il moro voleva saperlo, ma non pretendeva risposte.
    - Da L-Loro -
    Lo accontentò.
    - Loro chi? -
    Continuò il moro imperterrito.
    - Bill, non posso dirtelo, cristo... -
    Forse non avrebbe dovuto dire “cristo”.
    - Ho... Ho parlato con loro della mia “umanità” -
    Il moro capì al volo e divenne serio per un momento.
    - E che hanno detto? -
    Il rasta sospirò scrollando le spalle. Non avrebbe dovuto allargarsi troppo parlandogli di esseri totalmente sconosciuti all'umanità.
    - Prima o poi dovrò tornare -
    Tagliò corto, con un accenno di tristezza nella voce. Bill in quel momento divenne forse la persona più felice del mondo: avrebbe avuto pace.
    Pace.
    Una buona volta.
    Pace.

    Ma forse non era quello che voleva. Sapeva che gli sarebbero mancate le torture di Tom -o forse solo Tom?-, ma alla fine nessuno avrebbe perso nulla. Il rasta avrebbe perso solo un divertimento e Bill, invece, si sarebbe ripreso qualche anno di vita in più.
    Ma sapeva che non sarebbe andata così.
    Il moro annuì, un po' dispiaciuto, era pur sempre suo fratello.
    Riprese a camminare a testa bassa fin davanti al cancello della scuola, sempre, perennemente seguito dal biondo.
    - Ehi, che stai facendo? -
    Domandò un po' impaurito prima di solcare l'entrata.
    Tom si passò una mano sulla fronte. Vero, Bill non avrebbe potuto sapere per quale motivo Tom fosse effettivamente lì.
    - Devo venire con te, devo... imparare. E la scuola mi sembra il luogo adatto per farlo -
    Il moro, sempre più sorpreso e stanco di tutte quelle novità, lasciò la mascella cadere a peso morto verso il basso. Tom gli sembrava così ingenuo: ciò che lui voleva imparare non poteva farlo certamente a scuola.
    - E cos'è che vuoi imparare? -
    Domandò il moro per sicurezza, incrociando le braccia.
    - Beh, non so ben distinguere le emozioni -
    Sorrise imbarazzato, mentre Bill scoppiò in una risata fragorosa.
    - E pensi di imparare a scuola queste cose? Qui si imparano la matematica e la storia, non le emozioni. Quelle le puoi distinguere solo... -
    Non voleva dirlo.
    - ...vivendo -
    Il rasta annuì, rimastoci un po' male.
    Già, ci era rimasto male. Questa era pur sempre un'emozione.
    - Allora mi siedo là e ti aspetto -
    Sorrise indicando una panchina e dirigendosi verso di essa. Bill lo guardò e quando incrociò il suo sguardo lo dissolse subito, dirigendosi in classe, particolarmente allegro.


    Ciao Bill, mi dispiace di averti trattato male ultimamente, ma se vuoi puoi unirti a noi a pranzo.
    Baci, Georg.



    Bill rilesse quel foglietto, datogli da Gustav, dalle quindici alle quarantasei volte prima di capire cosa ci fosse scritto.
    Il biondo preoccupato mosse una mano davanti ai suoi occhi, con scarso successo.
    - Bill, svegliati! -
    Trillò il professore precedendo Gustav. Il moro scosse la testa e si dissolse da tutte le fantasie che erano già andate oltre l'impossibile.
    Si sedette senza dire una parola e sospirò, innamorato.



    *





    Tom, giacente su quella panchina ripensava al suo ultimo incontro con Loro, al momento in cui era passato nell'altra dimensione e aveva ottenuto la concretezza e forse anche qualche sentimento in più.

    Le pareti di quel posto erano sempre state di uno strano colore blu, con piccoli ciuffi di muschio che vi si arrampicavano sopra. L'aria era umida e sotto i suoi piedi non vi era terra, ma acqua, più o meno sporca anche quella.
    - Non posso fargli questo! -
    Urlò il rasta facendo tremare un po' tutto attorno a sé.
    - Se non vuoi finire all'inferno, devi! -
    Disse uno di Loro sistemandosi il cappuccio intorno alla testa.
    - Ma perchè? Non ho mai vissuto, non posso andare all'inferno se non ho commesso nessun peccato -
    Sbottò nervoso, le lacrime che premevano ai lati degli occhi.
    - Tom, sei stato sulla Terra per diciassette anni, ti stiamo dando questa possibilità che non tutti hanno avuto, lo sai -
    - E allora perchè la state dando a me? -
    Chiese sempre più confuso. Uno di Loro, l'anima più anziana, si avvicinò al biondo e gli mise un braccio intorno alle spalle. Tom rabbrividì e strinse gli occhi, teso.
    - Tom, non ti sei comportato bene sulla Terra, lo sai. Bill ha bisogno di te, non te ne rendi conto ora, non lo sai. Lo scoprirai solo... -
    Il rasta aprì gli occhi, non voleva sentirsi dire quella parola, sarebbe stata una farsa.
    - ...vivendo -
    E cadde. Risucchiato da quella melma e riemerso nel giardino di Bill, nel cespuglio dove si era nascosto.


    E ora era lì a ripensare. No, non poteva fare una cosa così cattiva a Bill.
    Ok, per forza di cose, il suo compito era quello di sfruttarlo. Era stato mandato sulla Terra per imparare, distinguere e riferire per fare cosa? Migliorare il mondo dei morti? L'avevano lasciato diciassette anni in un bozzolo di luce o a vagare nella testa di Bill, con la scusa del “conto in sospeso” e Tom credeva, anzi ne era certo, che il suo conto in sospeso fosse quello di riprendersi la vita e mandare Bill dall'altra parte. Ma no, non era nulla di tutto ciò.
    E per quale motivo il vecchio gli aveva detto che Bill aveva bisogno di lui se invece era Tom stesso ad aver bisogno di Bill?
    Bisogno... Per aver qualcosa da torturare, forse?
    In che razza di intruglio si era immischiato?
    In realtà stava facendo tutto quello per finire dove? In Paradiso? In mezzo a una distesa di nuvole bianche senza amore, senza respiro e senza futuro? Avrebbe avuto cosa? L'eternità?
    Ma se l'unica cosa che gli bastava era Bill, seppur lo disprezzasse, non poteva continuare a fare il fantasma?
    Ah no, giusto, i morti vanno nell'aldilà, non restano a vagare sulla Terra per torturare un fratello.




    *






    Bill strinse le mani sul vassoio di plastica tanto da piegarlo. Le nocche divennero presto bianche e i palmi umidi di sudore.
    Si era bloccato davanti al bancone e fissava Georg e i suoi amici mangiare e ridere tranquilli. Non sapeva se avvicinarsi o meno, insomma, Georg l'aveva invitato, ma poteva benissimo essere quello l'improbabile scherzo di cui gli aveva parlato Tom.
    Ma strinse i denti, pensando positivo, e si posizionò davanti a lui col sorriso -uno di quelli che avrebbero conquistato chiunque- stampato in faccia e si sedette.
    - Sei venuto -
    Mormorò Georg forse un po' incredulo, con la forchetta a mezz'aria. Si voltò verso Andreas e sorrise come soddisfatto.
    Bill cercò di decifrare quello sguardo prima di posare i suoi occhi in quelli del biondo, che abbassò subito il capo.
    - C-c'è qualcosa che volevi dirmi? -
    Sussurrò a Georg.
    Dopo che Bill aveva provato a baciarlo lo aveva sempre chiamato con quel nomignolo disgustoso. Georg lasciò cadere la forchetta nel piatto vuoto e si stiracchiò sulla sedia.
    - Oh no, solo... mi dispiace di averti trattato così, sei un bravo ragazzo, forse non lo meriti -
    Disse sogghignando. A Bill non piacque tutta quella situazione: Andreas che per poco non lo stupra, Georg gentile all'improvviso e tutti quegli sguardi e sorrisetti poco consoni che lanciava al biondo ogni volta che Bill inforcava i suoi spinaci.
    Ma credere a Tom sarebbe stata l'ultima cosa che avrebbe fatto, cascasse il mondo.

    Al suono della campanella Georg si alzò di scatto facendo rovesciare una bottiglia d'acqua sul tavolo.
    - Bill, vieni con noi? -
    Esordì tranquillo. Bill tossì, sentendosi strozzare. Cercò di puntualizzare quella situazione indovinando se quelle fossero le mani di Tom o solo uno spinacio andatogli di traverso, alle parole di Georg.
    - Ti senti bene? -
    Domandò piegandosi verso il moro e poggiandogli una mano sulla schiena. Bill rabbrividì e posò i suoi occhi lucidi e arrossati in quelli di Georg. Infondo sarebbero stati solo pochi passi fino all'uscita.
    Con un cenno del capo si alzò e si apprestò a sistemare il vassoio al suo posto.
    - Non dovresti assecondare i cuochi. Già cucinano da schifo, non c'è bisogno che li aiuti anche ad ordinare -
    Mormorò Georg guardandosi attentamente le unghie. Bill annuì, consapevole di essersi innamorato di uno stronzo.
    Uscirono in cortile e Bill si preoccupò di cercare Tom sulla panchina dove l'aveva lasciato.
    - Che cerchi? -
    Il moro si girò verso Georg e la sua testa, come al solito, volteggiò tra le nuvole davanti ai suoi occhi chiari.
    - N-niente -
    Rispose sospirando, volendo azzerare la distanza che c'era tra i due.
    - Me! -
    Una mano gelida si posò sul braccio di Bill che si risvegliò da quel sogno e notò lo sguardo inespressivo di Tom.
    - E chi saresti tu? -
    Domandò Georg fingendosi geloso.
    - E-ehm... chi sono? -
    Mormorò guardando Bill. Il moro scosse la testa, avendo realizzato tutto quello che stava accadendo e fulminò Tom con lo sguardo.
    - E' un mio amico. Un... mio amico -
    Si schiarì la voce e sorrise a Georg. Come gli era venuto in mente di dire amico non lo capì, ma gli sembrava la via più semplice.
    - Oh... Beh io vado, Bill. Ci vediamo -
    Bill rimase a fissarlo accigliato ancora per qualche secondo prima di -strano a dirsi- congelare Tom sul posto con lo sguardo e allontanarsi verso il cancello.
    Il rasta, ingenuo ed inesperto qual era lo seguì imperterrito. Non capì immediatamente perchè Bill si comportasse così, perchè quando parlava o si parlava di Georg ciò che riusciva a percepire in lui erano una tempesta di emozioni indefinite, indecifrabili.
    Il moro camminava veloce, troppo veloce, con le mani strette a pugno e le spalle inarcate verso l'alto.
    - Bill, aspettami! -
    Pigolò Tom. Bill rabbrividì, impaurito, e si fermò all'istante, le lacrime tra le ciglia.
    Il rasta le osservò per bene, ricordandosi di quando gliele aveva viste l'ultima volta, capendo che erano sempre segno di qualcosa che non andava.
    - Perchè lacrime? -
    Domandò, non conoscendo il verbo appropriato a quell'atto. Il moro sospirò.
    - Cazzo, perchè sei sempre in mezzo quando non devi? -
    Urlò.
    Il rasta sentì un brivido -chiamatosi stupore-. Si chiese perchè, se quando stava per essere violato l'aveva salvato giusto in tempo.
    - Ti rendi conto che stavo parlando con Gerog Listing? Ti rendi conto che stavo aspettando quel momento da quattro anni? Ti rendi conto che non stai facendo altro che rovinarmi la vita? -
    Urlò nervoso con il viso ben rigato dalle lacrime.
    Ma perchè doveva comportarsi così? Certo, il biondo non si era comportato meglio negli ultimi anni, ma le reazioni di Bill gli facevano davvero male e non per quello che gli stava urlando contro, bensì per il dolore che lui provava. Probabilmente derivava tutto dal fatto che erano -sarebbero dovuti essere- gemelli.
    - Cazzo, è inutile che fai quella faccia, non mi spaventi più lo sai, Tom? Ora sei umano, se ti siedi sul cesso sei tale e quale a me, non hai più un cazzo di potere per farmi male... -
    Prese fiato, passandosi velocemente un dito sotto gli occhi.
    - ...guarda che lo so cosa vuoi da me, vuoi portarmi via tutto e usarmi per le tue chissà quali fottute messe sataniche. Accidenti a te, Tom. Ammazzati! -
    Urlò fino a sentir male alla gola, veramente stanco di quella situazione. Il rasta non cambiò espressione, la mantenne sempre fredda ed impenetrabile e quando il moro si voltò per continuare a camminare lo afferrò per i polsi e lo spinse più vicino a lui.
    - Ti f-fidi di me? -
    Sussurrò guardandolo negli occhi, cercando vivamente di dargli un'espressione, un colore che non fosse ambrato, ma che rimase terribilmente nero.
    Bill sussultò a quel contatto, non riusciva ancora a capacitarsi della concretezza del suo incubo e di quanto esso potesse essere così gelido. Scosse la testa e cercò di darsi una calmata.
    - N-non posso -
    - Perchè dici così? -
    Domandò scettico. Veramente gli interessava saperlo. Era un essere spregevole e diabolico e ne era consapevole, ma dalle parole del vecchio aveva iniziato a sentire un senso di protezione nei confronti del moro.
    - Arrivaci da solo -
    Rispose sciogliendosi dalle sue mani.
    - E non seguirmi, cazzo -
    Urlò infine per tornare a camminare su quella strada troppo larga per lui, lasciando Tom con le mani lungo i fianchi, immerso nei suoi mille dilemmi, chiedendosi perchè gli umani fossero così complessi.




    *






    Bill giocava con i suoi capelli, dondolandosi sulla sedia, davanti al computer che mostrava la schermata con i pochi contatti di Messenger che aveva.


    Sei stato aggiunto da [email protected]
    Accetta - Ignora




    Bill sgranò gli occhi cercando di ricordare a chi aveva dato il suo contatto ultimamente.
    “...”
    Al diavolo, accettò e tornò a rigirarsi i ciuffi di capelli tra le dita ripensando agli occhi verdi di Georg e a quelli mielati di Tom, che, come al solito, si infilava sempre nei suoi pensieri.


    Hai appena ricevuto un trillo da NoHobbit_NoParty


    NoHobbit_NoParty scrive (23.42) :

    Ehi, Bill



    Il moro sbuffò, avvicinandosi e guardando attentamente l'avatar del suo nuovo contatto.


    PlaceboSexyBitch scrive (23.42):

    Chi sei?



    Tirò fuori la lingua e la serrò tra le labbra.


    NoHobbit_NoParty scrive (23.43):

    Georg



    Intorno a lui divenne tutto nero e perse un battito, o forse iniziarono ad arrivarne troppi. Quello era Georg? Quel Georg?
    Aspettò un po', giusto il tempo di calmarsi e di far fermare le mani tremanti.


    PlaceboSexyBitch scrive (23.45):

    Oh, ciao Georg


    NoHobbit_NoParty scrive (23.46):

    :)



    *Cazzo parla*


    NoHobbit_NoParty scrive (23.49):

    Ancora sveglio?


    PlaceboSexyBitch scrive (23.49):

    Non riesco a dormire


    NoHobbit_NoParty scrive (23.49):

    E' successo qlcsa?


    NoHobbit_NoParty scrive (23.49):

    *qualcosa


    PlaceboSexyBitch scrive (23.49):

    Nono, nulla


    NoHobbit_NoParty scrive (23.52):

    Menomale


    NoHobbit_NoParty è passato a “non al computer”



    PlaceboSexyBitch scrive (23.53):

    Ci sei?



    NoHobbit_NoParty è passato a “non in linea”



    Bill sbuffò alzandosi dalla sedia col cuore che batteva a mille e posò i gomiti sulla finestra, contemplando la luna.
    Chissà se anche il suo Georg la stava guardando?

    Sospirò.

    “...”

    Un sassolino lo colpì in piena faccia facendolo gemere.
    - Ow -
    Guardò in basso e notò i vestiti larghi e gli inconfondibili rasta di Tom.
    - Ma sei sempre così delicato? -
    Tom sorrise. Dalla voce, Bill, forse, l'aveva perdonato.
    - Ti sto chiamando da mezz'ora, ma non mi rispondevi... -
    Il moro annuì, non totalmente interessato e tornò a guardare verso l'altro. Tom giocherellava con un altro sasso appoggiato alla corteccia dell'albero al centro del giardino.
    - Bill? -
    - Mh? -
    Mugolò senza distogliere lo sguardo dal cielo.
    - Fa freddo -
    Si lamentò il biondo scuotendo le spalle. Bill ridacchiò al tono della sua voce e tornò a guardarlo.
    - Sali -
    Sospirò. Forse non doveva farlo, ma Georg lo aveva addolcito e Tom sembrava così indifeso.
    - Dall'albero, Tom -
    Lo fermò prima che premesse il campanello.
    Il rasta tornò indietro e si affrettò ad arrampicarsi, fino ad arrivare nella stanza di Bill dove un soffio d'aria calda lo fece sentire meglio.
    - Fai quello che vuoi, ma non scocciarmi -
    Mormorò il moro portandosi la coperta fino al collo. Tom sorrise e si accucciò ad un angoletto, cercando una posizione il meno ingombrante possibile.
    - Fidati di me -
    Sussurrò a se stesso prima di sbadigliare, convinto che Bill non l'avesse sentito.

    Edited by xAliasphire - 14/9/2010, 19:17
     
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  3. PinaKaulitz88
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    Tom comincia farmi tenerezza anche se c'è ancora molto da capire, nei prossimi capitoli di sicuro averò risposta ai miei interrogativi ^^
    Spero proprio che Bill impari a fidarsi del gemello perchè le intenzioni di Georg, di sicuro, non sono delle migliori.

    Posta presto!

    Baci <3
     
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  4. !Moody
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    Bah, ora la situazione sembra capovolta, Bill che fa lo stronzo con Tom e Tom che subisce, sinceramente non capisco, forse dipende da quello che Loro hanno detto a Tom...bah...
    come non capisco perchè tutto ad un tratto Tom tenga così tanto al fratello quando fino al giorno prima, si fa per dire, quasi lo voleva ammazzare, ma forse dipende perchè è diventato "umano", diciamo...
    staremo a vedere
     
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  5. *Rabbith~
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    Lo so, ecco perchè avevo scritto che forse dovevo scrivere "what if?" negli avvisi.
    E' un po contorta -un po' tanto-, ma le "risposte", si, arriveranno piu avanti.
    A questo punto credo che un po' ce le infilerò nel prossimo capitolo ^^
    Graziegrazie per farmi notare meglio queste cose *-*

    <3
     
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  6. !Moody
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    :-)
     
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  7. *Rabbith~
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    Awww, ok.. vi volevo avvertire che ho messo un po' di cose in chiaro nel prossimo capitolo. E' stata un po' un'impresa perchè già l'avevo scritto quindi ho cambiato un po' di cose, ma va beh è meglio così u.u
    Non posterò stasera perchè non mi prende bene la linea del pc ed è un casino, ma in settimana sure.
    Vero che voi farete arrivare il 4° capitolo alla 4° pagina perchè volete bene a Tom fantasmiiiiinooo?? xD
    Scherzo :P
    Grazie mille donnine ^^

     
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  8. !Moody
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    ihih, poi se vedi che non commento sbito don't worry, sono impossibilitata XDXDXD
     
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  9. Lucy-Georg
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    :o:
    O__O [Lo so sono fissata con questa faccina xD]

    CHE MI SONO PERSAAAA?????
    Oddio è vero, la situazione si è capovolta, ma è scritto chiaramente e poi sono sicura che le risposte arriveranno sisi..
    Beh, comunque Bill è un po' stronzetto e poverino Tom, ora soffre anche lui *-*

    Passiamo alle cose serie, prendila come una minaccia: POSTA O -SE LO TROVO- GIURO CHE TI TORMENTERO ANCHE SU FACEBOOK!!!!!! XD scherzo..
    Ma serio, posta presto ti preeeego
    STO AMANDO QUESTA STORIA

    Ah, dimenticavo..
    "NoHobbit_NoParty" è fantastico ahaha XDXD
     
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  10. vam zimmer 483
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    Che bello questo chappy adesso è bill che fa lo stronzo...
    Tom ora è così tenerooo...
    Georg mi spaventa e anche tanto...
    posta prestooooooooo
     
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  11. *Rabbith~
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    CITAZIONE
    POSTA O -SE LO TROVO- GIURO CHE TI TORMENTERO ANCHE SU FACEBOOK!!!!!! XD scherzo..

    * scappaaaa* xD
    No davvero, grazie per il commento VEEEERY NICE e jaja, avete capito tutti che posto un capitolo a pagina U________________________U
    Oh che carina, non pensavo che quell' NoHobbit_NoParty fosse carino xD

    Comunque volevo avvertire tutti di una cosa: su Faceook, c'è la moderatrice di una pagina che si chiama " ~ Rabbit* ", NON SONO IO, mi ha battuto il nick, ma va beh non mi incavolo, già basta il casino tra anti twincest e twincesters u.u

    Vaabbè, finisco di scrivere il capitolo 7 u.u

    E, come al solito... Graccieeee ^^

     
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  12. Lucy-Georg
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    Scappa scappa XD
    Si era capito insomma che postassi un chappy a pagina
    NO HOBBIT NO PARTY non è carino, è stupendo ahahahah sono morta quando l'ho letto XD

    Anche a me una volta è successo che mi rubassero l'identità, il fatto è che c'è gente che non ha nulla di meglio da fare, tipo leggere fanfiction belle come questa, e quindi fa queste cose.
    Va beh, l'importante ora è SAPERE CHE SUCCEDEEE
    cacchio UUUUUUUUUUUPPPP

    U.u
     
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  13. *Rabbith~
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    CITAZIONE
    Anche a me una volta è successo che mi rubassero l'identità, il fatto è che c'è gente che non ha nulla di meglio da fare, tipo leggere fanfiction belle come questa, e quindi fa queste cose.

    Non mi hanno rubato nessuna identità O.O, solo il nick xD
    "tipo leggere fan fiction belle come questa" -> non mi lusingareee *-* :wub: non è così bella come sembra u.u
    Ma grazie ^^
     
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  14. Lucy-Georg
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    COSA?? Scherzi?

    Penso che già da questo capitolo 3 sia una delle più belle che abbia mai letto ù.ù

    QUINDI UP perchè è meravigliosa
     
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  15. vam zimmer 483
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    uppppppppp
     
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94 replies since 12/7/2010, 20:17   1534 views
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