PARADISI ARTIFICIALI

In fase di scrittura.

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  1. DisasterpiecexX
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    -crai
    Presto, amò ç_ç
     
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  2. vam zimmer 483
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    Upppppppppp!!!!
     
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  3. Pingù.<3
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    Uppi Uppi Uppi
     
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  5. vam zimmer 483
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    Upppp!!!!
     
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  6. ladymoon
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    dai dai dai.... postaci il capilo...
    oggi sii festeggia anche qui.. tutti a fare il pic nic sull'Alster....
     
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  7. android`
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    Sono Jass ç_ç
    Scusate ragazze, tra poco mi metto a betare, ho avuto dei giorni incasinati ç_ç
     
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  8. ladymoon
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    brava piccolina rendi questo giorno da ricordare.... la news che i Tokio saranno ai Comet più un capito di "paradisi artificiali" e io sono la donnina più felice dell'universo...
     
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  9. HachiBLOOD~
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    Sono tornata Crilla (: puoi passare i capitoli successivi a me se hai scritto. Passa come sempre per mail x)
     
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  10. DisasterpiecexX
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    (04) Boom! Mi sparo, boom! Se la mia pelle è in fumo, la tua soffoca.

    Apparire. Apparire: la cosa più importante per i giovani. Medicano le loro ferite emotive cercando di apparire nel migliore dei modi al di fuori, perché li fa sentire forti sapere che gli altri li ritengono tali e quello gli basta. L’apparire gli basta per ritrovare l’equilibrio che tanto si brama, per me, invece, non sussiste alcuna cura che voglia alleviare a dovere questo peso, perché è un peso di niente e il niente nemmeno si può pesare.
    Se fino a qualche giorno fa anch’io mi nutrivo del mio apparire, in quanto persona strana, appariscente e diversa, oggi non mi basto più. Non che io all’esterno appaia come una persona normale, ma forse la mia pazzia è arrivata a livelli talmente incontrollabili che nemmeno apparire così mi basta più.
    Il mio vero problema è soltanto uno, mi limito ad accennarlo, non posso pronunciarlo. Pronunciarlo sarebbe come ammetterlo e ammetterlo sarebbe come perderlo. Ma perdere cosa poi? Ho ignorato per anni questa condizione, ma posso continuare ad ignorare il fatto che io dentro questo corpo mi ci sento stretto? Posso ignorare il fatto che le donne le guardo solo quando c’è da invidiare qualcosa? Posso ignorare il fatto che senta il bisogno di qualcuno di forte e che mi strattoni e mi dia tutto ciò che una donna non potrà mai darmi? Ma il problema sta nel fatto che io non potrò mai dare a nessuno ciò che una donna può dare. E allora, me ne starò da solo, o magari prenderò una di quelle ragazze che non chiedono mai nulla, l’accontenterò per il resto della vita soffrendo in silenzio, forse è questo che mi merito per essere nato sbagliato.
    Dovrei forse fare qualcosa per cambiare la mia immagine? Portarla all’estremo più di quanto non sia?
    Ho bisogno di una scossa, bella forte che mandi via questo niente. Ma cosa posso fare se sono rinchiuso in questo corpo?
    **
    Appoggio la schiena al muro del piccolo balconcino che si trova nella mia stanza, aspiro dalla sigaretta mentre sento la testa girare. Cristo, che freddo, è quasi buio, tutto il cielo è coperto e a malapena posso godermi il tramonto. C’è solo un piccolo spiraglio di luce in mezzo a quel tetto di nuvole e non posso fare a meno di paragonarlo alla mia vita, anche se, a dire il vero, non so a cosa attribuire quella piccola fessura da cui passa un po’ di luce. Ci sarà qualcosa che mi rende felice, o davvero non c’è n i e n t e?
    Sbuffo ed entro in camera, prendendo il cellulare; nessun messaggio, nessun amico che mi cerca. Perfetto, sono completamente abbandonato a me stesso e di certo “me stesso”, non è per niente una buona compagnia.
    Mi butto sul letto e chiudo gli occhi.
    **
    Sento Andreas sbadigliare e cerco di stare attento a quello che la professoressa di letteratura inglese spiega. Ok, per lo più, mi sto sforzando di non lasciarmi andare a indecenti sbadigli come il mio amico platinato qui accanto.
    Sono le 9.17, quindi devo aspettare ancora due ore circa per andare a fumare. Uh.
    Non va bene.
    -Professoressa, posso andare in bagno?- chiedo incerto, infastidito dal fatto che tutti i miei compagni si sono girati verso di me.
    -Vai.- dice senza nemmeno guardarmi. Mi alzo facendo strisciare la sedia a terra ed esco dalla classe con la testa bassa.
    Inizio a percorrere il tratto che mi separa dai bagni degli uomini con passo strascinato. Non potrei essere una donna e andare in bagno con l’amichetta?
    Con la testa bassa, quando ho raggiunto la porta, mi accingo a tirare giù la maniglia, ma la porta non si apre.
    Cazzo.
    “GUASTO!”
    Un cartello con questa parola fa bella mostra davanti la porta, lo guardo in cagnesco come se quello potesse vedermi.
    Cristo, mi toccherà andare nel cesso dell’altra parte dell’istituto solo per una fottuta sigaretta, di uscire fuori con questo freddo non se ne parla.
    Sbuffando mi volto e con passo piuttosto svelto mi dirigo dall’altra parte dell’istituto.
    Controllo se in tasca ho le sigarette e l’accendino, perche se così non fosse mi butterei dalla prima finestra dell’istituto e mi spiaccicherei al suolo rompendomi tutte le ossa e delirando per ore prima che la morte mi raggiunga
    Ok, basta seghe mentali.
    Esalo un respiro di sollievo quando trovo il pacchetto, apro la porta del bagno e mi sento un po’ spaesato.
    Non ci vengo mai in questo, spero solo non ci sia nessuno.
    Beh, a parte, le scritte sui muri questo bagno è quasi uguale all’altro, a parte le mattonelle di marmo che ricoprono per terra. Arriccio il naso pensando a tutti i germi che ci saranno qua dentro e do un’occhiata veloce ai muri, in caso qui ci fosse qualche scritta del genere: “ a morte il frocio emo”, rivolto a me, ovviamente.
    Oddio, sono paranoico, lo so, mi disprezzo per questo, ma non posso fare a meno d’ispezionarli davvero.
    Pazzo.
    Afferro le sigarette e l’accendino dalla mia tasca e dalla puzza di fumo che già c’è qua dentro, capisco, che non c’è nemmeno bisogno di scomodarsi a rinchiudersi in uno di questi indecenti cubicoli e soprattutto sporchi.
    Canticchio nella mia mente sputando in aria un po’ del fumo della mia sigaretta.
    “ Gne gne, gne.I feel dead! I feel dead inside. I feel so fucking dead.”
    Oh, questa canzone, sì. Questa sì.
    Rido soddisfatto continuando a fumare la sigaretta e scrutando il pavimento. Le mattonelle di un color indefinito sono piuttosto spesse e -oh, Cristo-, sarebbe fantastico saltarci sopra, proprio al centro, senza toccar ei bordi. Ce n’è quattro sulla mia visuale e sembrano tipo una tovaglia, una di quelle bianche e rosse che si vedono nei libri illustrati per i bimbi.
    Oddio. Devo saltarci sopra questa tovaglia, riempiendo una mattonella alla volta, oppure l’orsetto bianco e morbido non avrà di che mangiare.
    Dopo aver preso un’altra boccata di fumo dalla mia sigaretta, salto al centro della mattonella barcollando un po’.
    Ci sono, continuo a canticchiare estraniato completamente dal mondo esterno.
    Con un balzo salto su quell’accanto e sta volta non barcollo. Bene, l’orsetto ha due porzioni di miele. Ne mancano solo due e avrà da mangiare anche per i suoi figli. Un rumore di serratura accanto a me, mi fa sobbalzare. Cazzo, devo fare presto o l’orsetto morirà di fame, perché darà la sua porzioni ai figli, respiro e salto sul terzo. I rumori si fanno sempre più indistinti, devo saltare anche sull’ultimo al costo di fare la più brutta figura di tutti i tempi.
    Chiudo gli occhi e pregando che il tizio che alla mia destra non mi veda, salto trattenendo il respiro.
    E “SBAM!”


    Il dolore al braccio mi fa gemere forte e delle dita bollenti sono avvolte sui miei avambracci, mentre un odore indistinto di marijuana arriva dritto alle mie narici, nauseandomi.
    -Ouch!-
    Apro gli occhi e i capelli color sole quasi mi accecano: Devil rasta. Delle strane sensazioni mi assalgono dal basso della schiena pervadendomi tutto il corpo e facendomi sudare freddo: disagio, vergogna e ancora disagio.
    -Ma che fai?- chiede divertito lasciandomi le braccia.
    Boccheggio, tanto per chiudere in bellezza questa figura di merda. Cristo, cosa diavolo stavo facendo? Io, io sono impazzito…
    -Niente, fumo.- rispondo riportando la sigaretta alle labbra e lui mi guarda con un’espressione perplessa e credo proprio, schifata.
    -Tu non stai tanto bene.- mi dice arricciando il labbro inferiore e carezzandomi piano le punte dei capelli. Lo guardo sbigottito e tremo leggermente a causa della sua mano. Io, di certo, non avrei mai avuto il coraggio di dire una cosa del genere in faccia ad una persona come se niente fosse e sicuramente nemmeno di toccargli i capelli. Non che mi stia facendo male, anzi… ma diciamo che la sua sicurezza e la libertà che si prende con le persone, senza pensare o farsi problemi, mi mettono a disagio.
    -Oh, grazie.- rispondo annuendo convinto, muovendo bruscamente la testa e facendo sembrare casuale il fatto che mi stia allontanando dalle sue dite sulle punte dei miei capelli. Non avrei mai la forza di mettermi a litigare con un tizio del genere. Se solo fossi una ragazza, avrei potuto iniziare a ridacchiare e sculettare un po’, ma devo accettare l’amara realtà e chinare la testa dinanzi a tanta sicurezza.

    -Prego.-risponde sorridendo e muovendo leggermente con la lingua il piercing al labbro inferiore.
    Sorrido di rimando.
    -Ciao, ci vediamo.- mi saluta prima di fare un cenno con la mano e uscire dal bagno con la solita camminata da spaccone.
    Che fottuto bastardo. Oddio, adesso non serve a niente mettersi ad insultarlo mentalmente, avrei potuto farlo quando era qui davanti a me.
    Che razza di orribile figura. Che cazzo di gente. Che cazzo di folle sfigato che sono.
    Getto la sigaretta ancora prima di finirla, non ne ho più voglia.
    Credo sia meglio che vada in classe, dopo questa colossale figura di merda con il fighetto spacciatore pieno di puttane. Bene, non sono solo folle e sfigato, ma anche sboccato per non dimenticare il desideroso di essere una… donna.
    Controllo che capelli color sole non ci sia più e mi trascino in classe.
    **
    -Georg, domani ci devastiamo!- esclama Andreas saltellando sul posto.
    -Uh, dove andate?- chiedo incerto sulla loro reazione dopo la scenata di ieri.
    -In discoteca.- annuisce convinto. Ok, non è arrabbiato, potrei benissimo raccontargli della figuraccia fatta qualche ora prima, ma me la risparmio visto che su “Devil rasta” il tasto è un po’ pungente. Me lo tengo dentro questo episodio facendomi corrodere un po’, come la gran parte della mia vita.
    -Vieni?- chiede incerto Georg, sanno quanto io odi questo tipo di cose. Mi fissano curiosi della mia risposta e sono sicuri che si aspettano un “no” secco.
    -Sì, ma dai vengo.-li stupisco.
    -Oddio, non ci credo!- esclama Andi ancora più eccitato di prima.
    -Dobbiamo pagargliela noi due la prevendita. Che evento eccezionale.- aggiunge Georg dandomi una pacca sulla spalla.
    -Ok, basta.- dico roteando gli occhi.
    -Cristo santo, divertiti una buona volta.-sbuffa Andreas ed io lo guardo in tralice.
    -Se se, ciao!- saluto annoiato e prima di uscire dalla classe mi assicuro di fare una linguaccia come a dimostrare che anch’io so scherzare e le nostre liti quotidiane non mi danno fastidio più di tanto.
    È vero, non mi danno fastidio, sono io a darmi fastidio.
    E che diavolo mi metto domani?
    **
    Ricordo quel giorno come se fosse ieri, avevo solo nove anni e da poco l’uomo che mi aveva dato la vita insieme a mia madre se n’era andato. Era diventato così difficile andare a scuola e stare con gli altri bambini, quando ciò che mi ronzava in testa non era più “voglio il nuovo modello di action man”. Che poi io, action man non l’ho mai voluto, ma questa è completamente un’altra storia.
    Jörg, mio padre, era andato via lasciando me e mia madre soli. Mia madre a quei tempi era solo una maestra di elementari, faceva ogni mattina due ore di strada per raggiungere la scuola dove lavorava ed era stata costretta ad arrotondare anche con i corsi serali. Risultato: non la vedevo mai, se non la sera, quando tornava stanca. Mi lasciava un bacio e riempiva di domande. Mi sembra di sentirle ancora, quelle domande che mi hanno perseguitato per tutta la vita, fin quando mia madre non si è risposata con il mio patrigno, ma anche questa è un’altra storia.
    “Bill, hai mangiato, vero?”, “Bill, perché sei così magro?”, “Bill, hai fatto il bravo a scuola?”, “Bill, cosa sono quelle occhiaie?”, “Bill, ti sei fatto la doccia?”. Il nostro rapporto, da quando mia madre aveva iniziato a insegnare anche ai corsi serali, si era ristretto solo quelle poche domande, al tal punto che il mercoledì, il suo giorno libero, era diventato il peggiore giorno della settimana. Quello che speri non giunga mai e arrivi anche a piangere dalla disperazione perché, no, non lo vuoi e ti senti in colpa, maledettamente in colpa per odiare così tanto la compagnia della donna che ti ha messo alla luce.
    Simone, mia madre, si “spaccava la schiena” per me ogni giorno e nonostante odiassi la sua compagnia, chi ero io per privarla di qualche sorriso e la convinzione che suo figlio la adorasse? Così doveva essere, così avrebbe dovuto essere. Che poi io contro mia madre non avevo niente, ma a me chi lo diceva che lei mi voleva bene?
    Forse mi sono perso un po’ nei racconti, ma volevo fare questa introduzione per giustificare ciò che successe anni fa, quel piccolo episodio che se ci penso sudo freddo ancora.
    -Luke cos’hai oggi? Perché non vuoi giocare? Sei giù?- chiesi al mio amichetto notando il suo broncio. M’illudevo che qualcuno potesse provare ciò che mi turbava. Insomma, ero davvero l’unico che stava male a quell’età?
    -Guarda, il gruppo di David si è preso tutti i giocattoli più belli.- borbottò indicando i giochi che avevano in mano quei bimbi, li avevano presi dalla cesta che ci mettevano a disposizione a scuola durante l’intervallo. Chi arrivava prima aveva l’opportunità di prendersi i giochi più belli; la palla di gomma verde, i lego, i cerchi rossi. Ma io non sono mai stato primo in niente.
    -Uhm, lascia stare. Guarda noi abbiamo la bambola.- dissi agitando la bambola in pezza, lui mi guardò schifato.
    -Ma è da femmine.- ribatté Luke imbronciandosi ancora di più.
    -Oh…- mugugnai semplicemente in risposta accarezzando i capelli finti della bambola.
    -Ey, sono delle Adidas quelle scarpe?- una voce dietro noi richiamò la nostra attenzione: David il bambino più alto e ben voluto della classe stava parlando con uno di noi.
    -Sì!- annuì il mio amico Luke, dato che l’altro bimbo parlava con lui e, ovviamente, non con me.
    -Uh, anche le mie e le nostre.- rispose indicando i suoi amici che continuavano a giocare. –Ti vai di venire a giocare con noi?- aggiunse poi.
    Luke, ovviamente, si alzò di scatto urtandomi e facendomi scivolare dalle mani la bambola di pezza.
    -Certo che vengo.- rispose con veemenza e prima di muoversi si girò titubante verso di me; a David non sfuggì quella scena.
    -Lascialo stare, lui si veste come uno zingaro e non ha nemmeno padre.- disse calmo David al mio ex-amico che lo seguì senza guardarmi.
    Guardai la schiena di Luke allontanarsi dalla mia visuale e non piansi nemmeno, staccai solo un occhio alla bambola di pezza immaginando fosse il mio.
    Non ero uno “zingaro”, mamma guadagnava abbastanza da farci arrivare con qualcosa in tasca a fine mese e forse mettendo da parte qualche spicciolo anche io avrei avuto ai piedi quelle fottutissime Adidas, ma non sarebbe e cambiato niente perche comunque io un padre non ce l’avevo.
    Se a quei tempi il mio problema più grande era non avere un padre e delle scarpe firmate, con il tempo le cose cambiarono radicalmente. Rimasi mesi e mesi da solo in quella classe a torturare quella bambola di pezza e capii in quei mesi cose che ad un ragazzino di nove anni non andrebbero nemmeno dette.
    Io ero diverso, io non meritavo nemmeno di aver un amico perché non ero all’altezza, la situazione non cambiò di una virgola, finché un giorno la maestra non consigliò a mia madre di spostarmi nell’altra sezione dove c’era Georg il figlio dell’amica di mia madre, la donna che mi accompagnava a scuola ogni mattina. E dopo un po’ di tempo, arrivò anche un altro “padre” insieme a tanti di quei soldi che di quelle stupide Adidas avrei potuto comprarne a centinaia. Ma, nonostante tutto, non le ho mai comprate, insomma, io sono un po’ come quella bambola di pezza che ho distrutto giorno dopo giorno: nessuno la vuole. E che se ne fa delle carezze superficiali di due amici, quando non gli serve altro che qualcuno arrivi con ago e filo e la faccia tornare come prima? Ma a chi dovrebbe interessare riparare una bambola inutile e mal ridotta?




    Note: donne, ma lo sapete che ero a divertirmi con le mie amiche e sono tornata per postare? u.u
    Oh, my god,i Tokio hotel ai comet. <3
    Ringrazio di cuore Jass per avermi betato il capitolo. <3

    Allora, ecco a voi ‘o’ l’ultimo capitolo noioso e corto, finalmente con il prossimo inizia la storia. u.u
    Hachi, ben tornata. *O* Ti passerò presto gli altri due capitoli, devo solo decidermi su una cosa ed essere soddisfatta sulla piega che sta prendendo la storia. z.z
    Lo so che non è un stupendo come capitolo ‘o’, ma voglio donarlo lo stesso a ladymoon e spero di cuore di averla resa felice. <3


    un bacio a tutte. <3

    Edited by DisasterpiecexX - 9/8/2010, 13:45
     
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    Bill è semplicmente adorabile XD ed ancora di più quando parte con le se seghe mentalii!!XD
    CITAZIONE
    Con la testa bassa, quando ho raggiunto la porta, mi accingo a tirare giù la maniglia, ma la porta non si apre.
    Cazzo.
    “GUASTO!”
    Un cartello con questa parola fa bella mostra davanti la porta, lo guardo in cagnesco come se quello potesse vedermi.
    Cristo, mi toccherà andare nel cesso dell’altra parte dell’istituto solo per una fottuta sigaretta, di uscire fuori con questo freddo non se ne parla.

    Troppo divertente!!!XDDDDDDD
    Posta presto ^^
     
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  12. vam zimmer 483
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    Che dolce Bibiiiiiiiiii....
    Bel capitolo mi è piaciuto e forse adesso ho capito un po di più di Bill....
    Aspetto il segiutoooo!!
     
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  13. ladymoon
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    grazie ... non solo mi hai reso felice ma mi hai fatto divertire... dopo una bella mattinata ora siamo a novembre... ma qui è così

    Il capitolo è come sempre scritto in maniera magistrale, i pensieri di Bill sono davvero toccanti e l'incontro con Tom è stato molto dolce, il toccargli i capelli l'ho trovata una cosa fantastica come se Tom già iniziasse a sentirlo, però quel gesto cera tenerezza e questo mi ha fatto felice anche se Bill non l'ha colta ma forse non è più abituato a questo genere di cose

    Poi l'ultima parte non è facile da commentare, qui abbiamo davvero capito cosa ha influenzato il carattere di Bill e quanto è stata dura la sua vita, quanto poco amore e affetto ha avuto, infatti in questo punto si evince chiaramente

    Posso ignorare il fatto che senta il bisogno di qualcuno di forte e che mi strattoni e mi dia tutto ciò che una donna non potrà mai darmi?

    Lui non ricerca l'amore, la tenerezza ma la violenza "qualcuno che mi strattoni" forse perchè lui questi sentimenti non li riconosce più perchè se n'è privato fin da piccolo.

    Poi per non parlare del gioco delle mattonelle... davvero sono senza parole è stupendo.
     
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  14. DisasterpiecexX
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    CITAZIONE (~Regen @ 1/5/2010, 18:38)
    Bill è semplicmente adorabile XD ed ancora di più quando parte con le se seghe mentalii!!XD
    CITAZIONE
    Con la testa bassa, quando ho raggiunto la porta, mi accingo a tirare giù la maniglia, ma la porta non si apre.
    Cazzo.
    “GUASTO!”
    Un cartello con questa parola fa bella mostra davanti la porta, lo guardo in cagnesco come se quello potesse vedermi.
    Cristo, mi toccherà andare nel cesso dell’altra parte dell’istituto solo per una fottuta sigaretta, di uscire fuori con questo freddo non se ne parla.

    Troppo divertente!!!XDDDDDDD
    Posta presto ^^

    Mi fa piacere che tu trova divertente Bill XD Che folle. <3
    Grazie mille, cara. <3

    CITAZIONE (vam zimmer 483 @ 1/5/2010, 19:27)
    Che dolce Bibiiiiiiiiii....
    Bel capitolo mi è piaciuto e forse adesso ho capito un po di più di Bill....
    Aspetto il segiutoooo!!

    Tesyyy *O* dolce? ahahah
    Ti ringrazio per il commento.
    un bacio. <3

    CITAZIONE (ladymoon @ 1/5/2010, 20:27)
    grazie ... non solo mi hai reso felice ma mi hai fatto divertire... dopo una bella mattinata ora siamo a novembre... ma qui è così

    Il capitolo è come sempre scritto in maniera magistrale, i pensieri di Bill sono davvero toccanti e l'incontro con Tom è stato molto dolce, il toccargli i capelli l'ho trovata una cosa fantastica come se Tom già iniziasse a sentirlo, però quel gesto cera tenerezza e questo mi ha fatto felice anche se Bill non l'ha colta ma forse non è più abituato a questo genere di cose

    Poi l'ultima parte non è facile da commentare, qui abbiamo davvero capito cosa ha influenzato il carattere di Bill e quanto è stata dura la sua vita, quanto poco amore e affetto ha avuto, infatti in questo punto si evince chiaramente

    Posso ignorare il fatto che senta il bisogno di qualcuno di forte e che mi strattoni e mi dia tutto ciò che una donna non potrà mai darmi?

    Lui non ricerca l'amore, la tenerezza ma la violenza "qualcuno che mi strattoni" forse perchè lui questi sentimenti non li riconosce più perchè se n'è privato fin da piccolo.

    Poi per non parlare del gioco delle mattonelle... davvero sono senza parole è stupendo.

    Oh. <3 Mi fa piacere non sai quanto. *O*
    Hai davvero visto tenerezza in quel gesto? ò.ò bè, non voglio deluderti, ma non c'è e non ci sarà tanta tenerezza nella storia. Se non falsa tenerezza.
    E' sì, lui ha bisogno di qualcuno che gli risucchi l'anima e lo "strattoni" e Tom è la persona adatta.
    Ti ringrazio per questo magnifico commento. *OO*
    Un bacio. <3
     
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  15. ElliSKA;
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    oh... ç___ç

    L'ultima parte mi ha rattristato un casino ç___ç
    Che tenero ç___ç
    Il paragone con la bambola... ç___ç uh ç___ç che cosa triste ç___ç

    Quando faceva il gioco delle mattonelle mi ricordava me '-' anche io ogni tanto mi metto a fare cose perché mi sto facendo un viaggio nella mente e solo dopo mi rendo conto che magari la gente mi guarda xD boh vabè u.u ho imparato a fregarmene anche se alcuni sono stati abbastanza imbarazzanti '-'

    CITAZIONE
    Posso ignorare il fatto che senta il bisogno di qualcuno di forte e che mi strattoni e mi dia tutto ciò che una donna non potrà mai darmi?

    Ou ç.ç

    È troppo carino ):

    Posta presto!
     
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2167 replies since 6/4/2010, 21:17   31617 views
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