That little thing called love

Mini - fiction [Yaoi - BrianxJustin] Conclusa

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  1. HachiBLOOD~
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    Non so chi leggerà, visto che questa sezione è un pochettino abbandonata xD ma posto lo stesso, giusto per concludere e per augurrarvi buon Natale (:
    Buona letta, Auri <3




    That little thing called love


    Capitolo quarto ed ultimo





    image
    Ho provato a fare un banner, risparmatevi nel dirmi che è orrobile, lo so da sola ç__ç









    Erano circa le due del pomeriggio quando sentì lo scampanellio alla porta che annunciava l’arrivo di qualcuno.
    Si era pacificamente appisolato sul divano guardando un vecchio film che passavano nel primo pomeriggio di un sabato tranquillo, ma allo stesso tempo, pieno di aspettative.
    A dire il vero, a Justin non passava neanche per la testa che quel pomeriggio sarebbe venuto Brian a trovarlo. Perciò non si era premurato neanche di preparasi accuratamente per quella visita. Gli era completamente evaporato dalla testa, forse per la stanchezza o per la botta alla tempia ricevuta la sera prima. Fatto stava che, per l’umore leggermente infatuato e frastornato che lo accompagnava quel giorno, sarebbe potuto anche passargli addosso un Euro Star e lui non se ne sarebbe minimamente accorto.
    Si alzò piuttosto svogliatamente dal caldo divano a cui ormai sembrava aver messo le radici, non remore appunto, di chi sostasse oltre la porta.
    Si grattò la nuca e si stropicciò gli occhi per sollevarsi dallo stato di intorpidimento in cui era caduto.
    Avvicinandosi verso la porta, strascicando stancamente i piedi fasciati dagli spessi calzini di spugna, ornati da disegni che rappresentavano dei piccoli e teneri orsacchiotti blu, allungò un braccio verso la maniglia, così da aprirla, senza neanche guardare chi avesse disturbato il suo riposino, attraverso lo spioncino.
    Quando finalmente riuscì a spalancare l’uscio di casa sua, ebbe quasi un principio di infarto.
    Se ne stava appoggiato al lato destro dello stipite con l’avambraccio, il peso spostato su una sola gamba.
    La camicia bianca, forse troppo leggera per quel pomeriggio leggermente freddo, era aperta sul davanti lasciando intravedere un… tutto fin troppo accentuato, il quale credeva che di lì a poco lo avrebbe fatto uscire fuori di testa. La sera precedente era riuscito a testare l’imponenza dei suoi addominali, seppur non esagerati, solo superficialmente, ritrovandosi schiacciato contro di lui sulla porta.
    Brian lo guardava con un sorriso sarcastico e sbieco, un sopracciglio alzato e…

    Cristo quant’era bello.

    - Ciao Justin. – esordì. Quest’ultimo, osservò lo sguardo di Brian vagare verso il basso e fermarsi in prossimità dei suoi piedi.
    - Bei calzini,- aggiunse poi.
    Il ragazzo sentì le guance avvampare enormemente, guardando in basso spalancando gli occhi.
    Cazzo, i calzini di quando aveva dieci anni!
    In quel momento desiderava solamente scavarsi la fossa.
    - Oh, ecco, i-io… - balbettò. Non sapeva da che parte riprendersi, letteralmente.
    La risata di Brian lo interruppe, costringendolo a guardare la sua figura, leggermente piegata dalle risa.
    Sì, ma allora il destino ce l’aveva con lui, penso rabbuiandosi e spostando lo sguardo di nuovo verso il basso.
    Sentì il tonfo della porta che si chiudeva e subito dopo, due grandi e calde braccia avvolgerlo e tirarlo leggermente su di peso, tant’è che i pedi quasi si alzarono da terra.
    E poi la vista si offuscò, i contorni del viso dell’altro che si avvicinava pericolosamente al suo non furono poi più così nitidi.
    Si ritrovò catapultato in un bacio tanto profondo che non lasciava via d’uscita, quanto inaspettato.
    Le labbra del ragazzo premevano sulle sue calde e morbide, come a voler lasciare un marchio.
    Sentì le orecchie andargli a fuoco quando la lingua di Brian si spinse nella sua bocca pesante e gentile, invadendogliela.
    Rispose al bacio, anche se stordito dalla fretta con cui era avvenuto, stringendo le spalle del più grande fra le dita e prendendo il controllo di quel gioco di lingue e sospiri che agognavano entrambi.
    Lo baciò con passione, passando la lingua lungo il suo palato, giocando con la sua e mordendogli le labbra, toccandogli contemporaneamente i capelli arricciati sulla nuca, come aveva fatto la sera prima.
    Lo sentì grugnire dentro la sua bocca, la quale fu lasciata umida e sola dopo minuti che ad entrambi sembrarono ore.
    - Oh, - mormorò Justin, completamente paonazzo sul viso, puntando lo sguardo sul viso dell’altro…
    … che per tutta risposta lo baciò ci nuovo, mettendogli le mani sui fianchi e cercando di trascinarlo verso il divano.
    Ma Justin, improvvisamente più lucido di prima, lo costrinse a fermarsi.
    - Brian, - gemette, cercando di separare le labbra da quelle dell’altro.
    - Mmmh? – mugugnò in risposta il ragazzo, che nel frattempo lo stava dirigendo verso il centro del salotto, scendendo con le mani sulle sue natiche.
    - Dobbiamo… dobbiamo parlarne.- mugugnò Justin, quasi completamente in balia di ciò che la mani di Brian gli stavano facendo.
    Dopo un ultimo bacio, Brian si stacco con un “ok” poco convinto, sbuffando.
    Si sedettero sul divano e Justin stette bene attento a mettersi ad una distanza di sicurezza dall’altro che impedisse “attacchi” improvvisi. Non che gli sarebbe dispiaciuto, ma in quel momento aveva bisogno di schiarirsi la mente sulla situazione che si era andata a creare.
    Si torturò le dita per pochi secondi, per poi prendere un lungo respiro e cominciare a parlare.
    - Ecco, io…- cominciò, riscoprendo la sua voce terribilmente roca e la gola secca. – credo che tu mi piaccia Br- -
    - Anche tu mi piaci, Justin. – lo interruppe improvvisamente l’altro con un largo sorriso sulle labbra.
    - Oh, - pronunciò in risposta – io non credevo di… -
    - Non credevi di piacermi? – chiese Brian, ridacchiando. – E secondo te perché avrei così tanta voglia di baciarti, se non fosse così? –
    E a quel punto non seppe proprio cosa rispondergli. Tutta quella storia gli sembrava accaduta così velocemente che quasi stentava a crederci.
    Quel ragazzo che gli piaceva da anni adesso lo baciava e solo la sera prima l’aveva soccorso da un futuro trauma cranico.
    Perché se non ci fosse stato lui, ne era certo, probabilmente sarebbe finito in ospedale e la cosa non gli sarebbe propriamente andata giù facilmente, visto l’odio per quell’ambiente asettico e intriso di odore di disinfettante.
    - Justin? – lo richiamò l’altro, destandolo dal suo flusso di pensieri.
    - Sì? – rispose, gli occhi sgranati.
    - Vieni qua. – lo invitò poi, battendo una mano sulla piccola porzione di divano accanto alla sua. Il ragazzo si mosse titubante verso di lui, sedendoglisi poi accanto.
    L’altro si girò, cominciando a fissarlo.
    - Perché mi guardi? – gli chiese. Si sentiva osservato e la situazione era così imbarazzante che gli sprigionava un insopportabile calore alla faccia e… all’altezza dell’inguine.
    Cazzo, ma proprio adesso doveva cominciare ad eccitarsi?
    - Perché sei bellissimo. – rispose Brian, con una naturalezza tale da far rabbrividire. Perché riusciva ad essere così sciolto?
    Distolse lo sguardo dal suo, cominciando a guardare la trapunta del divano. Fino a quando non sentì due dita alzargli il mento.
    - E se io ti baciassi di nuovo? – gli sussurrò in un orecchio.
    Spense il cervello.
    - Fallo. –
    E le sue labbra lo confusero di nuovo, calde e rassicuranti.
    Le lingue si intrecciavano insieme e si accarezzavano scompostamente, alternate a movimenti lenti, profondi e calcolati.
    Justin poté sentire di nuovo quel sapore di tabacco che tanto gli piaceva, associato alla bocca di lui.
    Dopo poco, si ritrovarono adagiati sul divano, il corpo di Brian che gravava su quello dell’altro, mentre con la bocca scendeva sul collo e si soffermava a succhiare un punto dietro l’orecchio, mandandogli brividi che si concentravano lungo tutta la sua spinta dorsale.
    - Brain… - gemette, circondandogli il collo con le braccia, mentre apriva le gambe per far sì che il suo corpo si adagiasse meglio sopra il suo.
    E fu in quel momento, che lo sentì.
    Sentì chiaramente il membro duro di lui che attraverso la stoffa dei jeans premeva sul suo, causandogli un repentino arrossamento delle guance. Il bello era che gli piaceva, e anche troppo, visto che il suo corpo stava automaticamente rispondendo a quella stimolazione. Si ritrovò a respirare affannosamente, emettendo piccoli gemiti quando le labbra dell’altro divorarono di nuovo le sue.
    Lo sentì sorridere nel bacio.
    E pregò tutti i santi del calendario affinché non avesse sentito ciò che credeva.
    Sentì le sue labbra morbide abbandonarlo e lo fissò, gli occhi semichiusi e offuscati dal piacere e da quella poca vergogna che non era mai mancata in quel lasso di tempo.
    - Vuoi… - sussurrò Brian sulle sue labbra, prima di premere il palmo della mano contro il cavallo dei suoi pantaloni della tuta. La stoffa era così fina e lui si era talmente eccitato che impennò i fianchi verso l’alto, gemendo, e vergognandosi come un ladro subito dopo.
    Si coprì gli occhi con l’avambraccio, girando la testa dalla parte opposta.
    - Ehi, - ridacchiò il ragazzo sopra di lui, spostando la mano dalla sua erezione – non essere imbarazzato. -
    - Scusa, - pigolò l’altro – solo che… credo sia - -
    - Okay, tranquillo, va tutto bene. – lo rassicurò, togliendo con dolcezza l’avambraccio che copriva i suoi occhi color cielo, accarezzandogli teneramente il ciuffo biondo chiaro di capelli che cadeva poco sopra alle sopracciglia.
    - Possiamo baciarci ancora un po’? – domandò poi, facendolo sorridere.
    - Non chiedermelo neanche. – rispose, attirandolo a sé per una nuova sessione di baci.
    Si sentiva così bene, così leggero che quasi si sentì completamente felice.




    *







    Tre mesi dopo.





    Le cose andavano a meraviglia.
    Ormai, potevano essere definiti una coppia a tutti gli effetti. Passeggiavano insieme per la strada tenendosi per mano e le effusioni di certo non mancavano.
    Brian, grazie ai soldi guadagnati fra i servizi fotografici e il lavoro nel negozio, era riuscito a guadagnarsi un piccolo appartamento in periferia, con un affitto abbastanza modico al mese. Naturalmente, era stato aiutato dalla sua famiglia, a cui era molto grato.
    Era un bilocale accogliente, tappezzato di parquet e in stile occidentale antico, con carta da parati, caminetto e terrazza con ringhiera d’ottone.
    La camera era abbastanza grande per accogliere un letto matrimoniale, prima cosa che fece, premeditanto già le bellissime notti che avrebbe potuto passare con il suo fidanzato lì, intrecciati insieme.

    Ea riuscito ad aprirsi, così come Justin. Si era confessati che l’attrazione che provavano l’uno per l’altro durava da anni, sbalordendosi di come fosse lo stesso per entrambi.
    Sentivano che il sentimento che li accomunava si stava pian piano evolvendo, ma ancora non erano riusciti a pronunciare quelle due fatidiche parole.
    Forse per paura o per vergogna, non lo sapevano.
    Eppure, si sentivano entrambi pronti.
    Così come si sentivano pronti per fare l’amore, cosa che ancora non aveva avuto modo di accadere. Il bisogno fisico era presente e anche troppo, visto anche che le loro “coccole” nell’ultimo periodo, si erano fatte anche più approfondite ed esigenti , soprattutto quando la sera, si ritrovavano irrimediabilmente mezzi nudi, intrecciati l’uno all’altro, intenti a donarsi piacere in tanti modi, tranne quello a cui agognavano.


    E in quel momento, la situazione era proprio quella.
    Il corpo di Brian premeva dolcemente su quello dell’altro, sdraiato a gambe divaricate sul materasso morbido e accogliente. La casa era vuota e silenziosa, fatta eccezione per i gemiti soffocati e le parole sussurrate che rilasciavano i due di quando in quando.
    La bocca del più grande era impegnata a succhiare il capezzolo destro dell’altro, senza maglietta e coperto solo da un paio di boxer leggermente abbassati sul pube, cosa probabilmente data dalla foga dello strusciarsi l’uno sull’altro.
    Brian era ancora vestito, fatta eccezione per la camicia, buttata alla rinfusa sul tappeto della stanza.
    Tracciò con la lingua un percorso che partiva dall’ombelico di Justin fino al mento, per poi spostarsi sul collo ed infine arrivare nuovamente alla sua bocca, attaccandola con foga.
    Sentì le sue unghie penetrare leggermente nella sua schiena e poi la sua lingua che vagava per tutta la sua cavità orale, giocando felicemente con la sua e succhiandola con entusiasmo.
    Notò che Brian si stava sfregando freneticamente contro di lui; sorrise.
    - Togliti i pantaloni. – gli sussurrò fra un bacio e l’altro, la voce roca e profonda.
    E l’altro non esitò a farlo, issandosi con le ginocchia sul letto e slacciandosi velocemente la cintura e i bottoni dei jeans, togliendosi anche i calzini, per poi riadagiarsi sul corpo dell’altro, percependo il suo calore ed una scarica di libido improvvisa attraversarlo.
    - voglio toccarti, - pronunciò poi, scendendo con le mani verso i boxer neri aderenti, calandoli leggermente sulle anche – voglio toccarti Brian – oh! – gemette forte, quando l’altro si spinse il bacino contro il suo, causando una piacevolissima frizione delle loro erezioni gonfie, ancora intrappolate nei i boxer.
    - Allora fallo…– pronunciò in risposta, affondando una mano fra i suoi capelli e baciandolo mordendogli le labbra con tutta la passione che aveva in corpo.
    - Fammi venire sopra di te. – gli chiese quindi, sogghignando alla sua faccia sbalordita a quella richiesta.
    Una volta che il suo fidanzato – Dio, gli sembrava ancora così strano pensarlo - si fu steso al suo posto, lo sovrastò, ponendosi a cavalcioni sul suo bacino.
    Scoprì il suo membro, togliendogli i boxer e buttandoli al lato del letto.
    In quel momento, il pensiero di accarezzare con le labbra quella carne dura e impaziente lo sfiorò, facendolo rabbrividire. Si sentiva pronto a farlo, quindi non esitò ad avvicinarsi con il viso al pene di Brian, il quale lo guardava impaziente, sperando che si decidesse a fare quello che si immaginava.
    Proprio quando stava per farlo, però, pensò che al livello di preliminari non si era mai spinto così in là come stava per fare.
    Si accigliò, pensando che probabilmente non doveva buttarsi in quel modo, facendo qualcosa che magari poi non gli sarebbe neanche riuscita così bene.
    E poi… si vergognava.
    A dirla tutta, si sentiva anche un po’ puttana a fare un… pompino.
    Non si rese conto di aver passato un minuto buono a fissare il… coso di Brian, senza saper cosa fare, mentre l’altro intanto lo fissava a sua volta, sorridendo.
    - Justin? – lo chiamò, facendogli alzare la testa dal suo membro leggermente allentato.
    Il ragazzino gli rivolse la sua attenzione, ritrovandosi improvvisamente catapultato sopra il corpo nudo e muscoloso di Brian, coinvolto in un bacio passionale, ma allo stesso tempo dolce.
    Le mani grandi e calde del più grande gli accarezzavano la parte bassa della schiena, scendendo poi sulle natiche ben delineate, stringendole, mentre la sua lingua era succhiata dalla bocca dell’altro spensieratamente e con un coinvolgimento tale da poter spengere il cervello dal resto del mondo per minuti interi.
    Si staccarono dal bacio, affannati e con le labbra gonfie, guardandosi negli occhi.
    - Non voglio che tu lo faccia. – esordì poi Brian, causando il suo stupore.
    - Cosa… cosa dici? –
    - Non voglio che tu… sì insomma, che tu me lo prenda in bocca, Justin. – mise in chiaro, cominciando ad accarezzargli la guancia destra teneramente.
    Justin rimase abbastanza confuso, ma poi capì; probabilmente Brian l’aveva visto insicuro, aveva visto le sue guance prendere letteralmente fuoco e…
    Cazzo, che figura di merda.
    - Sc-scusa, io… - balbettò, le dita dell’altro che bruciavano sulla sua guancia.
    - Non devi dire niente, piccolo. Semplicemente, per me non conta poi tanto che tu faccia quella cosa per me. –
    replicò Brian, afferrandogli poi il viso e baciandolo ancora.
    Si lasciarono cullare da quel contatto così profondo e bello per diversi minuti, tenendosi abbracciati stretti.
    Justin finì sulla schiena e sentì di nuovo, ma più forte, il corpo del ragazzo premuto contro il suo, i muscoli guizzare sulla sua pelle bollente.
    I capelli che si adagiavano sbarazzini sulla fronte, erano impregnati del sudore della sua pelle, probabilmente dato dall’affanno e dalla passione.
    Sentì la bocca di Brian scendere lungo la sua mascella e soffermarsi a succhiare la porzione di pelle sotto il mento, mordendolo leggermente.
    Sibilò, confuso dal piacere, quando sentì la mano dell’altro afferrare la sua eccitazione tornata ben presente e cominciare a massaggiarla dall’alto verso il basso, mentre con l’altra mano gli accarezzava la parte bassa della pancia.
    Il calore e l’eccitazione si diffusero molto velocemente in mezzo ai loro corpi, tanto che, alcuni minuti dopo, la mano del più grande abbandonò la sua erezione e, sistematosi meglio sopra il suo bacino, cominciò a sfregare il suo membro contro quello dell’altro, leggermente più gonfio ed umido, quasi pronto ad esplodere.
    “E’ fantastico,” pensò Justin, quando il pene di Brian scivolò più in basso, quasi sfiorando la sua apertura.
    Quest’ultimo aveva gli occhi socchiusi, la testa leggermente gettata all’indietro e le mani poggiate fermamente sui fianchi del ragazzo sotto di lui.
    Si muovevano insieme con spinte regolari e veloci, guardandosi talvolta negli occhi e sorridendosi debolmente fra le espressioni di piacere e i sospiri pesanti.
    Justin ricordava che lui e il suo ex ragazzo non si erano mai dati da fare con i preliminari, anzi. Il sesso era entrato nella loro relazione quasi subito, quindi in quel momento si stava trovando alle prese con qualcosa di nuovo, forse di più intimo in qualche modo, mai provato prima.
    Sentì quel particolare formicolio espandersi all’interno del suo basso ventre ed irradiarsi fino alle punte dei piedi; c’era molto vicino.
    - Brian… sto per venire, - rantolò, tirando l’altro giù per la nuca e infilando voracemente la lingua dentro la sua bocca.
    - Anche io, - rispose l’altro – cazzo! – imprecò, spingendosi un’ultima volta contro il suo bacino e venendo forte contro il suo ventre.
    Justin lo seguì a ruota, gemendo dentro la sua bocca e portandolo con sé, affondando nel cuscino.
    Brian aveva la fronte appoggiata sulla sua spalla, mentre respirava affannosamente, strusciando la punta del naso contro il suo collo completamente sudato, percependo il rilascio di entrambi sulle loro pance, l’una adagiata sull’altra.
    - Cristo, - sillabò debolmente, scendendo dal corpo del suo ragazzo e abbracciandolo, affondando una mano nei suoi capelli biondi e morbidi.
    - Credo di aver bisogno di una doccia, sono completamente sudato. – mormorò Justin con voce stanca a causa del piacevole sforzo fisico compiuto poco tempo prima.
    - Sei bellissimo anche così, - rispose Brian, inalando nuovamente il suo odore.
    Il biondo si sdraiò su un fianco, avvitando una gamba alla vita dell’altro, abbracciandolo forte.
    - Dormiamo un po’? – chiese poi, un accenno di sbadiglio nella voce.
    Brian guardò la sveglia che segnava mezza notte e mezza passata.
    Ma sì, per quella sera poteva anche tenerselo tutto per sé, caldo e dormiente nel suo letto, sperando di ritrovarlo la mattina dopo con la stessa espressione serena, prima di andare a lavorare.
    In quel momento pensò che amare qualcuno dovesse significare quel che stava vivendo in quel periodo.





    *






    Issò lo zaino pesante sulla sua spalla, salutando qua e là qualche compagno di classe.
    La campanella era suonata da pochi secondi e lui si stava già affrettando per tornare a casa.
    Brian aveva il pomeriggio libero, quindi ne stava approfittando per passare la maggior parte della giornata con lui.
    L’orologio segnava le tre e un quarto del pomeriggio e probabilmente il suo fidanzato stava facendo il suo riposino pomeridiano.
    Poco male, si sarebbe unito a lui, data la stanchezza di quella giornata.
    Scese le scale velocemente, tirando fuori il pacchetto di sigarette dalla tasca e l’accendino, accendendosene subito una.
    Assaporò la prima boccata, sentendosi un po’ più rilassato.

    Entro pochi minuti, si ritrovò davanti al palazzo di Brian, tirando fuori il mazzo di chiavi dalla tasca del suo giubbotto di pelle.
    Aprì il piccolo portone, sbattendolo poi dietro si sé e salendo le scale di corsa, ansioso.
    Spalancò la porta, chiudendola poi silenziosamente.
    L’appartamento era illuminato parzialmente dal piccolo abatjour posto sul tavolino da fumo al centro del salotto, davanti al divano rosso scarlatto.
    Il resto della casa era buia, fatta eccezione per i piccoli spiragli di luce provenienti dalle tapparelle non del tutto abbassate.
    Evidentemente, come già aveva premeditato, Brian dormiva.
    Si diresse verso la camera da letto, trovando il ragazzo con solo i pantaloni del pigiama azzurri addosso, sdraiato con gambe e braccia completamente allargate sul letto, occupandolo interamente.
    Sorrise, quando dormiva era incredibilmente tenero.
    Si liberò in fretta dello zaino, buttandolo sulla poltrona accanto all’armadio, per poi togliersi velocemente jeans, maglietta, scarpe e calzini, rabbrividendo leggermente per lo sbalzo di temperatura.
    Salì sul materasso, accucciandosi accanto a Brian, premendo il viso sul suo petto caldo.

    Poco dopo, sentì due braccia muscolose abbracciarlo, ritrovandosi ad affondare ancora di più contro di lui.
    Sorrise, sospirando deliziato, per poi addormentarsi, non prima di aver posato un dolce bacio umido sulla gola dell’altro.





    Fu svegliato da un forte rumore di stoviglie.

    Si guardò intorno, capendo che si trovava nell’appartamento di Brian e che si era addormentato nel suo letto.

    Appunto.

    E dov’era il suo ragazzo?

    Si scostò di malavoglia le morbide coperte di dosso, percependo il calore scivolargli via, rabbrividendo di freddo. Era solo marzo, ma la temperatura cominciava ad abbassarsi. Forse non avrebbe dovuto continuare ad ostinarsi a dormire in boxer, vista la sua sortita gamma di pigiami che sua zia, puntualmente, gli regalava a Natale.
    Dopo i calzini con gli orsetti, il pigiamino azzurro a righe con i coniglietti poteva anche essere accettabile.
    “Magari si diverte a strapparmelo di dosso,” pensò, sgranando gli occhi subito dopo per il pensiero appena formulato, arrossendo.
    Scosse la testa, dirigendosi verso l’armadio a tre ante di Brian, con l’intento di prendere in prestito una delle sue camice. Non che non avesse alcun vestito con sé, ma lo stuzzicava l’idea di avere il suo odore che aleggiava intorno a lui.
    Ne scelse una bianca, un po’ scucita sulla manica sinistra, in corrispondenza del gomito, notò.
    La indossò senza ripensamenti, lasciandola aperta, ispirando profondamente l’odore di ammorbidente per vestiti mischiato a quello dell’acqua di colonia del fidanzato.
    I rumori intanto, continuavano a persistere, seguiti da varie imprecazioni.
    “Che cazzo sta facendo?” pensò, corrugando le sopracciglia e avviandosi guardingo verso l’altra parte dell’appartamento.

    A fatica non scoppiò a ridere.
    Il ragazzo indossava i pantaloni del pigiama, un grembiule e un paio di guantoni da cucina, intento a cercare di capire come si spegnesse il forno, imprecando per un motivo ancora a Justin sconosciuto.

    - Merda, si sta bruciando! – esclamò, togliendosi i fantastici guanti e gettandoli dietro di lui, colpendo Justin sulla gamba, il quale a quel punto non si trattenne dal ridere.

    - Che cosa… - mormorò voltandosi verso il rumore, trovandosi davanti l’altro intento a tenersi la pancia e sghignazzare.
    - Scusami Brian, - disse fra le risa – ma… sembri una casalinga disperata! – sentenziò infine, asciugandosi le lacrime, divertito.
    L’altro si accigliò, tornando a ragionare sulle funzioni del suo nuovo forno.
    Voleva fargli una sorpresa preparando la cena, cosa che evidentemente era presto andata a puttane.
    Poco dopo però, sentì un piacevole calore circondarlo e delle fresche labbra baciare la pelle della sua schiena.
    Justin l’aveva abbracciato da dietro, cogliendolo alla sprovvista, allungando una mano verso la manopola giusta, girandola verso destra e spegnendo il forno.
    E lui che ci stava ragionando da una mezz’ora.

    - Lo sai che oggi non mi hai neanche dato un bacio, vero? – si sentì dire poi, le sue mani che viaggiavano lungo il suo torace.
    A quel punto, non gli importava neanche più nulla della torta mezza bruciata che giaceva, ormai dimenticata, nel forno.
    Si voltò, fronteggiandolo e prendendo dolcemente il suo viso tra le mani, accarezzandogli le guance con i pollici.
    - Scusa, hai ragione. – disse, prima di baciarlo dolcemente sulle labbra, schiudendole poco dopo, leccandole lentamente.
    Rabbrividirono entrambi, lasciandosi trasportare da quel bacio pieno d’amore, sentimento, dolcezza, ma che di innocente aveva ben poco.
    Nella stanza aleggiava odore di cioccolato amaro in polvere, quello che si usa per guarnire le ciambelle, di crema pasticcera e zucchero.
    Il fuoco nel piccolo caminetto, ardeva debole, quasi del tutto spento, mentre dalla finestra entrava la leggera, ma pungente brezza di inizio marzo.

    Indietreggiarono entrambi verso l’ampio divano rosso, coperto da un paio di trapunte in lana, fino a che Justin non cozzò contro il suo bordo con le gambe; venne spinto dall’altro sulla morbida superficie, sdraiandosi e accogliendo quel bel corpo muscoloso sopra di lui.
    Il bacio intanto era andato ad approfondirsi e le mani a vagare dappertutto.
    Si erano ritrovati con le dita l’uno nei capelli dell’altro, per poi continuare ad esplorare i loro corpi, fino a quando i pantaloni di Brian e i boxer di Justin non volarono via, adagiandosi alla rinfusa sul tappeto.
    Nonostante la voglia di sentirsi, i movimenti erano stati lenti e dolci. Si erano spogliati con tenerezza, con curiosità, con amore.

    - Sei… sei stupendo. – sussurrò il più grande all’altro ragazzo, passando leggerissimo un dito lungo tutto il suo petto, percependo alcuni brividi sotto il suo polpastrello.
    - Anche tu, - rispose Justin – sei molto più bello di me. – concluse poi, ridendo felice.
    - Non è vero, non dire stupidaggini. Tu sei come un raggio di sole, la tua bellezza mi rende felice e più caldo ogni giorno. –
    il biondo spalancò gli occhi, boccheggiando. Non sapeva come rispondere, nessuno gli aveva mai detto nulla del genere.
    Per tutta risposta, lo attirò di nuovo verso di lui, baciandolo con tutta la forza e la dolcezza che aveva in corpo.
    Le lingue si incontrarono e si accarezzarono fra loro, le labbra sembravano prendere fuoco. Le mani calde e gradi di Brian scorrevano lungo le sue cosce, soffermandosi in prossimità della sua apertura.
    Justin allacciò le gambe intorno alla sua vita, godendosi le sue carezze esperte.

    In quel momento, si sentiva pronto per compiere quel passo, ne era sicuro.
    I tocchi del ragazzo gli davano sicurezza, fiducia, benessere. Era pronto a donarsi si nuovo qualcuno, a donarsi davvero, non solo con il corpo.
    Sospirò di piacere, quando le loro erezioni sveglie si sfiorarono.
    - Brian, - sussurrò, arrossendo sugli zigomi – facciamo… facciamo l’amore? –
    Si stupì da solo per essere riuscito a pronunciare quella richiesta così d’improvviso, per aver preso l’iniziativa.
    L’altro lo guardò profondamente, senza comprendere appieno il significato di ciò che aveva appena detto.

    Gli aveva appena chiesto di fare l’amore.

    Gli sorrise apertamente, chinandosi a baciarlo di nuovo, per poi pronunciare un impercettibile “sì” al suo orecchio, baciandone il loro caldo e arrossato dalla vergogna.

    Sapeva che Justin non era vergine, ma ci teneva comunque ad essere delicato, dolce e premuroso.
    Dopotutto, doveva essere indimenticabile per entrambi, ma soprattutto per l’altro.

    Gli allargò le gambe lentamente, piegandogli le ginocchia e ponendole intorno alla sua vita, per poi prepararlo con cura.
    Spinse una falange all’interno del suo corpo, seguita dall’altra, muovendo il polso in modo rotatorio, in modo che attraverso le dita si abituasse ad una presenza più ingombrante.

    Il contatto visivo tra i due era persistente, così come il sudore che impregnava le loro fronti, il rossore sulle loro guance.
    - Forse avremmo bisogno di un po’ di lubrificante. – sussurrò Brian, continuando a muovere le dita dentro il corpo del ragazzo, il quale gemeva deliziato, contorcendosi sotto di lui.
    - No-no, - rispose – occupati solo di me, non pensare ad altro. –
    E così fece, estraendo le dita dalla sua apertura e posizionandosi verso di essa, pronto ad entrare.

    Quando entrò di poco dentro di lui, fu avvolto subito da un fantastico calore mai provato prima, mentre osservava il viso di Justin contrarsi leggermente per il dolore, mentre l’anello di muscoli gli si stringeva attorno, facendolo gemere dal basso della gola.
    Immediatamente, avvolse le dita attorno al membro dell’altro, alleviando il dolore, cercando di infondergli più piacere possibile.
    E poi cominciarono semplicemente a muoversi insieme, fra sospiri, ansimi, parole sconnesse, lacrime di commozione.
    Si baciarono profondamente e a lungo, gemendosi in bocca quando raggiunsero il culmine insieme, dopo un tempo che a loro parve lunghissimo.
    Si adagiarono l’uno sul corpo dell’altro stremati, abbracciandosi quando Brian si sfilò delicatamente dal suo corpo; Justin si sentì bagnato fra le cosce.
    Si tennero stretti, accarezzandosi il viso a vicenda, fino a quando il biondo non si addormento placidamente sotto il tocco di Brian e al rumore dello schioppettate del fuoco.







    L’odore forte di fumo di sigaretta gli entrava nelle narici, solleticandole.
    Aveva caldo, sentiva la schiena sudare, mentre apriva gli occhi leggermente appiccicati dal sonno. Video il caminetto, il quale aveva ripreso fiamma davanti a sé, e poi si ricordò.

    Aveva fatto l’amore.
    Aveva fatto l’amore con Brian.

    - Ti ho fregato una sigaretta. – esordì una voce roca e profonda, facendogli alzare gli occhi. Si rese conto di stare appoggiato sul suo petto, le gambe intrecciate alle sue, ancora completamente nudo.
    … come del resto lo era il suo ragazzo.

    - Hai fatto bene. – rispose – Ho intenzione di smettere. –
    - Saggia scelta, sei troppo piccolo per darti al tabacco, ragazzino. – scherzò il moro, schioccandogli un bacio sulla testa.
    - Guarda che ho solo tre anni meno di te, idiota. – ribatté scherzoso, baciandolo sul mento.
    Stettero ancora un po’ in silenzio, godendosi la presenza dell’altro, fino a che Justin non spezzò la quiete.

    - Sai Brian… credo di amarti. – sussurrò, con lo sguardo basso sul suo petto ben delineato.
    - Come hai detto? – chiese l’interessato. Aveva sentito benissimo, voleva soltanto sentirselo ripetere.

    - Ho detto… ho detto che ti amo, Brian. Ti amo. – ripeté sicuro, alzando lo sguardo sul suo.

    I suoi occhi color del mare riflettevano tutto quello di cui lui aveva avuto bisogno per anni.

    - Io ti amo da sempre, raggio si sole, - gli rispose, accarezzandogli una guancia col pollice – come si può non amare la vita? La mia vita sei tu, ormai. – concluse poi, baciandolo.

    E quel mozzicone di sigaretta fu presto dimenticato, schiacciato su un porta cenere, mentre due corpi e due anime si fondevano ancora in una sola cosa.





    “Sai Daph, ieri ho fatto l’amore con Brian.”
    “Cazzo Justin, stai scherzando?!”
    “No, dico sul serio. Dio, tu non puoi neanche immaginare cosa… come è stato! Cristo santo, mi sembrava di essere su un altro pianeta! E poi… e poi gli ho detto che lo amo.”
    “Tu sei tutto matto, amore mio.”
    “No, solo… credo di essere semplicemente innamorato. E’ un casino, vero?”
    “No che non lo è. Visto che ci sei riuscito anche tu?”



    E sì, poteva dire di esserci riuscito davvero a trovare quella piccola cosa chiamata amore.



    Fine~










    Note finali: E siamo giunti alla fine. Un po' mi dispiace, perché dopotutto questo è stato ed è il mio primo vero lavoro duraturo, che non ho mai abbandonato.
    Ho amato i personaggi, ho amato descriverli, ho amato manovrarli a mio piacimento, cosa che in quel periodo non mi riusciva fare con altri fandom all'infuori di questo qua.

    Vi ringrazio per aver letto questa storia, ogni vostro commento mi ha sempre fatto molto felice, felice soprattutto del fatto che a voi, bene o male, abbia trasmesso qualcosa.

    Ringrazio Greta, per avermi supportata quando ero nei miei periodi di decadenza xD per essermi amica e... tanto lo sai, è inutile che lo scrivo qua ù.ù alla fine ti voglio un bene vergognoso, scema <3

    Non ho nient'altro da dire, se non grazie per aver letto e alla prossima (:

    Hachi <3
     
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30 replies since 1/8/2009, 19:03   390 views
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