finchè morte non ci separi?

forse la morte e l'unica via? mah

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  1. ~ Sofia
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    Ragazze questa storia è diversa dalle altre, non parla di un' allegra storia d’amore.
    Dopo le mie one shot che hanno avuto abbastanza successo vi propongo questa storia da cui ho avuto spunto da un racconto.
    Spero vi piaccia.

    Finchè morte non ci separi?



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    ***





    Mia moglie si è sparata ieri pomeriggio.

    O almeno questo è quello che la gente crede, io devo solo intraprendere la parte del povero vedovo affranto dalla perdita della moglie.

    Vivere con Anne mi ha insegnato a illudere me stesso, così ho imparato a ingannare le altre persone.
    Mia moglie era equilibrata e non avrebbe mai avuto il coraggio di farsi del male.

    Sono stato io ad ucciderla.


    E non sono motivi immaginabili, il nostro era un matrimonio solido e felice, al contrario di quello che potrei fra pensare.

    Anne è stata fino a 24 ore fa una moglie perfetta e affettuosa, era l’essenza della ragione, della correttezza e della serenità.

    Domani al funerale verrà ricordata come una brava e misericordiosa donna, quando l’ho sposata avevo bisogno di certezze a qualunque costo, mi ero stufato di correre dietro alle donne in continuazione, ormai aveva perso il suo divertimento la mia piccola attività di donnaiolo.

    Chi mi conosce non direbbe mai che sono un tipo da assassino, non sono violento, dopo 50 anni su questa maledetta terra conosco i miei difetti alla perfezione ma la violenza, fisica, non è fra di loro.
    Ho ucciso mia moglie perché lo esigeva la giustizia, non so se mi spiego, ma così ho ristabilito qualcosa… no? Anche se mi vengono alcuni dubbi ora.

    Mi chiedo quale diritto avessi avuto di toglierle la vita, questo dubbio mi punzecchia un po’ il cervello.
    Potevo evitare di fare tutto questo dramma, avrei potuto anche non venire a sapere, mai.
    Ma era in mio dovere farlo, di questo ne sono sicuro.

    Se solo Anne fosse stata un po’ meno attenta, meno coscienziosa, forse ora sarebbe qui accanto a me a raccontarvi la nostra storia d’amore insieme.

    Era sul punto di organizzare una festa a sorpresa per la mia carriera musicale e quella della mia band.
    Già da alcune settimane l’avevo scoperto, ne ero felice.

    Ma io sono molto esigente in fatto di feste e ospiti, non mi piacciono le sue amichette tutte oche e perfide zitelle pronte a spettegolare su tutto e tutti.

    Perciò era evidente che volessi dare un piccola occhiata alla lista degli ospiti.

    Feci ciò che avevo deciso un martedì frugai nei suoi cassetti mentre lei era a fare le sue solite cose.

    Mi ricordo ancora il cassetto dove l’ha conservata per tutti questi anni.


    Ancora adesso che è morta e quasi sepolta, tanta arroganza mi fa venire i brividi.

    ***

    Edited by ~ Sofia - 8/5/2008, 19:32
     
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  2. ~ Jas
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    O___________O

    Meravigliosa.

    Ma come scrivi bene!

    Complimenti!

    E dopo??

    Dai, continua!

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  3. ~ Sofia
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    non scandalizzatevi per la lunghezza del capitolo... ma per una storia lunga sono gli altri capitoli postati tutti nella stessa pagina! poi non sarà più così! ^^

    Grazie Jas! ^^


    II Capitolo.




    Ero nella mia cucina, dovrei precisare quella che una volta era mia e di Anne.

    È la stanza che amo di più, sempre accogliente e calda.

    Non è grandissima, è un po’ sul giallo con un grande tavolo di legno marrone, sotto di esso quando passo con la mano sento le mie iniziali incise e quelle di mia moglie.


    T&A.


    Tutto qui intorno è così familiare e pieno di ricordi, un piccola album con delle foto, prima del mio matrimonio le varie dediche delle fan, chissà che fine avranno fatto quelle ragazze, sicuramente non si troveranno nel mio casino!

    C’è un piccolo stereo e accanto una pila di CD, ormai ricoperti da uno strato di polvere.


    Ora ho bisogno però di spiegarmi con me stesso prima che arrivino gli altri, non avrò più tempo, vi sarà una settimana in cui avrò si e no 5 minuti di pace al bagno.

    Se voglio ordinare le mie idee devo farlo ora. Devo esaminare la mia vita e mettere ordine e capire come mai, a cinquanta e ribadisco cinquant’anni, sono arrivato al punto di uccidere mia moglie e la cosa peggiore di non provare alcun rimorso.

    Mi chiedo il perché? Perché non provo rimorso…
    Adesso che lei non c’è più e ho scoperto la verità, non provo quasi nulla, forse pena.

    Sento calma costante vicino a me, sono qui solo su una sedia della cucina e davanti a me il nulla. Non fraintendetemi non sono contento questa assenza di gioia è sorprendente, perché anni fa, sapere quello che so mi avrebbe liberato.

    Sarei potuto tornare indietro.

    Tutti quegli eventi di tanto tempo fa erano sole le basi di questa strana commedia.

    So come va avanti la trama e faccio parte dei personaggi, ma il giovane di 19 anni che interpreta il protagonista per me è completamente estraneo.

    Non ha nulla con l’immagine che progettavo per me alla luce dei cinquant’anni, che hanno scavato nel mio volto e messo i primi segni della vecchiaia.

    La mia vita rallenta, il presente si perde in tanto tempo, forse pensavo che non sarei mai invecchiato, non mi vedevo vecchio a questa età non si è vecchi.

    In quei tempi felici ero giovane e bello, si io Tom Kaulitz mi potevo ritenere davvero bello, non ero modesto, pieno di me e delle mie avventure infantili.

    Immagino la mia famiglia e un’educazione che pensavo di aver avuto e che invece non mi è mai arrivata, nessuno mi ha mai messo il bastoni fra le ruote ho sempre fatto quello che volevo, sono diventato quello che sono, una rock star che fa un concerto ogni morte di papa, tutto questo insieme a mio fratello gemello bill, anche lui è diventato ciò che voleva, gli ho sempre voluto un bene inspiegabile.

    Mia madre, non credo abbia mai avuto progetti precisi per me il su motto era:” fai ciò che preferisci”.
    Infatti lo feci.

    Mio padre, anzi patrigno, è grazie a lui che ho fatto strada, ci ha lanciati lui nella carriera della musica.

    Georg e gustav forse messi in secondo piano, ma per me sempre basi solide su cui contare, hanno una loro vita, di sicuro migliore della mia.

    Alla fine è arrivata Anne, ragazza di buona famiglia.

    Credo che il mio matrimonio fosse quello che mia madre desiderasse da me.

    Man mano che il matrimonio andava avanti, la mia carriera musicale si spegneva,perché Anne non poteva sperare di alimentarla come aveva fatto Marie, nemmeno ci provò.

    Il mio talento consisteva nel tradurre passioni private in note, ma pian piano si inaridivano e spegnevano.

    Me la so ancora cavare con la chitarra, ma quando non riuscì ad ottenere nient’altro che semplici suoni meccanici smisi di suonare.

    Mi sa che sto divagando troppo con il racconto.
    Mi ricordo di Jane hapburn la donna che mia madre avrebbe visto perfetta per me.
    Di Andreas il mio migliore amico che è ancora qui con me grazie al cielo.

    Ma la persona più importante per me è stata Marie è stata lei che mi ha aperto la porta alla vita.
    La incontrai una mattina a south park, era seduta su una panchina, i suoi bellissimi capelli bruni e quegli occhioni azzurri, aveva un vestito nero che le modellava il corpo.

    Passai duei volte davanti a lei ,dopo mi notò, forse per i miei capelli con i dreards, ah che ora non ho più-
    Mi fermai mi indicò di sedermi accanto a lei.

    Ci salutammo con un cenno educato.

    -notte da stramazzare?- chiesi con un filo di voce.

    -diciamo una notte interminabile- aveva un accento americano, ma dolce.

    Ci sorridemmo, mi chiedevo cosa dirle, ma alla fine fu lei a rompere il silenzio.
    -io ti ho già visto-

    -… davvero?-

    -si ,ti ho visto in TV. -sorrise al ricordo.

    -ehm..si..- ero un po’ imbarazzato.

    -come vi chiamate?-

    -tokio hotel-risposi con un dolce sorriso.

    .-ma scusa forse ti sto distraendo e dovevi fare qualche cosa… ma ti sei seduto qui e hai spezzato l’incantesimo della panchina-

    -quale incantesimo?-

    -la lunga veglia- mi guardò con occhi sfavillanti.

    -hai passato la notte qui?- chiesi sorpreso.

    Marie annuì- io e questa panchina siamo di vecchia conoscenza. penso che sappia un po’ troppo su di me-

    -ti ha dato buoni consigli?-

    -sta proprio lì il vantaggio delle panchine rispetto alle persone. non danno consigli, ascoltano e basta, mi crederai matta…-

    -no affatto- forse all’epoca non la consideravo molto sana di mente ma ora si.
    -posso chiederti almeno come ti chiami?-

    -certo il nome è la cosa meno privata che abbiamo-si alzò e spense la sigaretta che aveva tra le dita.

    Mi accorsi che era scalza e la guardai prendere le scarpe con un lungo tacco in mano.
    -allora come ti chiami?-

    -sono Marie Apllewithe- si alzò e mi porse la mano. Gliela strinsi.
    -e tu?-

    -tom kaulitz-

    -bene tom, è stato un piacere-. disse alla fine e la vidi alzarsi.

    -arrivederci- le dissi alzandomi.

    -buon passeggiata- disse, e si voltò per andarsene, scalza con le scarpe in mano.

    Aveva i talloni arrossati dallo sfregamento delle scarpe.

    Camminava con eleganza, ma rapidamente.

    No si voltò, ma sapeva di essere osservata. passarono una mancata di secondi e scomparve del tutto.

    Diventò sempre più piccola e sentii il fruscio delle foglie e degli uccellini spiccare il volo.


    ***






    Spero di non annoiarvi, la parte interessante arriverà più avanti.
    Se non vi piacesse ditemelo che smetto di scrivere!^^


    Capitolo III.



    Ho detto che sto lottando per ricercare me stesso di tanti anni fa per farmi trovare un senso a tutto ciò.

    A 19 anni si vive con la grande illusione di sapere tutto, a cinquanta, scopro di avere zero certezze.

    Non mi fido più di me stesso come un tempo, sempre sicuro di me e delle mie azioni.

    La mia memoria pian piano fa cilecca, ma scopro che solo ora certe immagini restano dentro di te per sempre.

    Marie seduta quella mattina nel parco, questa immagine mi è tornata in mente senza un minimo sforzo, come se fosse ieri.

    Ha portato con se un’altra ondata di ricordi, il peso delle persone, colori, suoni e la festa di Jane, il suo modo di parlare aggiungendo vocali da tutte le parti in modo sorprendente.

    -Caaaro-.

    Mi chiedo come mai sia questa la scena che prende vita dentro di me.

    La festa di compleanno per i 19 anni di Jane Hapburn, i suoi capelli biondi sistemati in uno chignon con eleganza, mentre sorride per i regali ricevuti.

    Io e gli altri ospiti siamo sovrastati dalla magnificenza di quella casa.

    -Caaaro, ma come sei bello oggi- suonò, stringendomi a sé, facendomi
    capire che non le avevo fatto i complimenti per il suo vestito.

    -anche tu Jane- dissi di cuore, guardando, ammetto con piacere, il vestito che copriva quel minimo che doveva.

    Intanto Jane mi spinse in un gruppo di persone a me sconosciute , iniziò a fare le varie presentazioni.

    I volti di quelle persone sono svaniti ormai, i loro nomi ignoti a me.

    Ricordo solo abiti neri e eleganti, solo io e mio fratello eravamo un po’ alternativi, ancora ricci e gonne, vestiti molto corti che ammiravo con piacere.

    Continuavo a mettere gli occhi dove non dovevo, anche se ora non me ne pento.

    A quella età si è così, non avevo ancora imparato i canoni di buon comportamento o così detto bon ton, né i benefici da cui potevo trarne tenendo sotto controllo sentimenti e persone e evitare di dire tutto ciò che mi passava per la testa.

    Non si uccide per le buone maniere.

    Se io avessi mai preso in esame altro sistema di valore se non quello rappresentato in quel salotto, di sicuro non avrei mai ucciso Anne.

    Ma Anne meritava di morire, e se io non avessi oltrepassato i confini di un’etica morale, e quelli imposti dai sermoni detti in chiesa quel giorno che maledico ogni mattina, non sarei mai e ribadisco mai stato in grado di punirla come meritava.

    Termine odioso <<punizione>>.

    Non immaginavo affatto che quella sera alla festa di Jane che ben presto avrei dovuto aprire gli occhi di fronte a una vera realtà, a varie possibilità morali variegate e di conseguenza più pericolose, si quello che fino ad ora ero stato abituato, cioè a farmi sempre parare il culo da altri, come facevamo tutti sia io che bill, georg e gustav, ci bastava alzare un dito e in qualche modo tutto si risolveva.


    Ero troppo ossessionato dalle solite preoccupazioni su come mi vedevano gli altri.

    Quella sera, come ho appena detto, ero preoccupato che uno degli ospiti potesse disprezzarmi per gli stessi motivi che avevo io, pensare che tutti parlassero delle loro vacanze costose, dei week-end al mare etc…

    Parlavamo di feste che si facevano a Berlino dove io ero stato invitato oppure no, ma così mi avrebbero visto male.

    Ah,si, come ritorna tutto.

    Il groviglio di contraddizioni che avvolgeva tutta la sala.

    Il desiderio di rompere con il mio solito ambiente solo per dimostrare che ero capace di fare quello che volevo.

    Esprimere teorie che erano leggermente imbarazzanti, ma era solo per pensarmi un livello più alto di loro.

    In quei giorni avevo la grande e possiamo aggiungere innata abilità di pensare senza pensare, di convincermi di essere vivo mentre non lo ero; di cerdere di provare chissà, poi, quali emozioni mentre un’emozione non sapevo nemmeno cosa fosse.

    Pensavo di sapere tutto.

    Ero così presuntuoso e pieno di me che volevo essere messo alla prova, anche se non me ne rendevo conto, ma la prova giunse inaspettata e i risultati, come già sapete, furono disastrosi.

    Ma qui siamo già troppo avanti nella storia.


    Capitolo IV.

    Capitolo lungoooooo e spetto di conseguenza tanti commenti! ^^^




    Si avvicinò a me un ragazzo.

    -piacere, sono Charlie Oriel-

    -piacere- dissi confuso, non mi ricordavo chi fosse.

    -andavamo a scuola insieme alle medie ricordi?-

    pian piano mi giunse un veloce flash, ma certo charlie quel demente che aveva fatto a pezzi mio fratello.

    -ah…ah…certo, piacere tom K-A-U-L-I-T-Z- sperando che quel cognome gli facesse tornare in mente quante ne aveva prese da me.

    -come mai qui?- chiesi sorpreso..

    -ma grazie amici e tu?-

    -ehm…sai ora sono famoso e poi Jane è una mia cara amica.-

    ma mentre quella specie di bestione biondo mi parlava vidi nella sala un volto a me molto familiare, Marie che stava dando il suo regalo a jene.

    Ha un vestito nero, sembra quello dell’altra mattina, ma mi sbagliavo era più corto i capelli castani le scendono fluidi sulle spalle.

    Vedo che viene verso di noi.

    Vedo quel bel imbusto di charlie abbracciala fortemente.

    - ciao marie- dissi, quando giunse vicino a lei.
    -
    - Si voltò, quando mi vide,sorrise.
    -
    - -ciao tom. che sorpresa-
    -
    - -vero?-dissi.
    -
    - -incredibile-
    -
    - -anche per me-
    -
    - per un piccolo istante ci guardammo, mentre lei cercava di capire quali parole fossero uscite dalla sua bocca la mattina precedente a una persona che pensava di non vedere mai più.
    -
    - Io mi gustavo, da bravo donnaiolo, ogni particolare: i capelli lunghi, gli occhi azzurri, le guance arrossate, ma il mio sguardo cadde ben più giù fino alla scollature e diciamocelo che scollatura ancora ora ci penso e…e… meglio che non ve lo dica.
    -
    - -ah tom, vedo che conosci Charlie-
    -
    - annuii, godendomi l’aria interdetta di charlie.
    -
    - -be. .charlie ti presento il mio amico tom kaulitz, che sciocca già vi conoscete- la dolce flessione della sua voce era musica.
    -
    Marie chiese a charlie di portarle da bere.

    -allora tom, ci rivediamo-


    -eh si- dissi dondolandomi sui talloni.

    -Come stai- le chiesi.

    -oh più o meno come l’altra volta. Non è cambiato nulla. Un altro vestito, nuova pettinatura e trucco scarpe nuove.Ma disgraziatamente i problemi che abbiamo sono ben più grossi della scelta del rossetto.-

    -così il tuo problema è sempre lì? Di quello che non vuoi parlarmi?-

    -sta sera via per le spicce, eh?-

    ma in quel momento arrivò charlie, con un bicchiere di champagne per marie.

    udimmo una voce intonare la melodia<<tanti auguri a te>>. Tutti ci unimmo al coro, mio fratello sembrava un usignolo che cantava nella stagione degli amori, assai imbarazzante.

    Jane era al centro della stanza tutta rossa.

    -non è fantastica?- mi sussurrò marie all’orecchio.

    La mezz'ora dopo fu occupata dalla distribuzione della torta.

    Marie non era più al mio fianco. la vidi in lontananza con Charlie.

    Mi misi in un angolino, avevo bevuto un po’ troppo.

    Finché venni svegliato da una voce che amavo.

    -ciao tom-

    .-marie- restammo un po’ a osservare la gente che era intorno a noi.

    -darei non so cosa per sapere cosa passa nelle loro menti- disse improvvisamente Marie, senza togliere lo sguardo dalla folla.

    Era in sintonia perfetta con me, era preoccupata per i pregiudizi altrui.

    -credo che tu abbia un cervello-dissi- il problema è se abbiamo voglia di usarlo-

    -ben detto- rispose e mi sorrise.

    -immagino di doverti dare una spiegazione per la mia arroganza-

    -solo se hai voglia- anche se dentro di me avrei fatto di tutto per sapere cosa passava nella testa di quella ragazza che aveva fatto colpo su di me.

    -il mio problema è che parlo troppo- sorrise.-non dovrei nemmeno dirti tutto ciò.-

    Si chinò per raccogliere la borsa.

    -non andare- dissi prendendole un braccio.

    -ti prego-

    -voglio sapere- insistetti..

    Iniziò a parlare.

    -la mia speranza è il difetto dell’oceano là fuori, la società è come un oceano, la genti si muove a banchi,come i pesci, per trovare rifugio. mi ritrovo a pensare che non sia colpa mia se mi ritrovo in una certa riva. Le correnti delle aspettative altrui sono molto forti, chi sono io per cercare di nuotare contro?-

    -dimentichi che io non ti conosco affatto-dissi, sorridendo malizioso.

    - ma sei d’accordo con me vero? Che la società è un oceano?.

    -non ne sono così certo.

    .-guarda la gente a questa festa, nuotano tutti seguendo una corrente, non hanno bisogno di stabilire una direzione, non sii domandano nemmeno dove stanno andando. Mi chiedo quanti di loro se lo chiedano.- accese una sigaretta-la gente si muove come banchi di pesci.

    -e questo li rende felici?-

    -credo di si, non avendo mai conosciuto altro. a volte l’ignoranza è proprio una condizione beata. per alcune persone.-

    -per te?-chiesi.

    -Io ho una conoscenza minima: per farmi capire quanto sia poca la libertà che ho. forse avrei dovuto nuotare con più forza, una volta avevo intenzione di nuotare per conto mio, ma sai è così faticoso-fece un altro tiro.

    -bhe non è troppo tardi quanti anni hai? Diciassette, diciotto, diciannove o venti?-

    -venti-

    -allora vai, hai tutta la vita davanti-

    -non credo e comunque…-

    ma arrivò charlie che la prese e la portò a ballare.marie si lasciò portare via.
    Rimasi immobile a osservarla danzare insieme a quel coso.

    Mi rigirai e lei era scomparsa, grazie al cielo notai che aveva dimenticato la borsetta, non ci pensai due volte, la cercai per ridargliela, la volevo rivede a ogni costo.

    Girai per tutta la casa, ma senza successo.

    Salì le scale della casa di jane, una, due, alla terza rampa pestai una mano, partì un forte stridulo.

    La riconobbi.

    -chi è?-a quanto pare non mi aveva riconosciuto.

    -sono io-

    -tu? Tom?che cazzo ci fai qui?-

    -potrei farti la stessa domanda-

    -potresti, ma non lo farai. Aspetterai che sia io. ma io non te lo dirò-parla va quasi con arroganza.

    -non capisco perché mi segui in ogni angolo di sta fottutissima casa, come se non bastasse charlie.-

    -ti volevo dare questa- La interruppi bruscamente.

    La prese violentemente, sentii un clic prese un’altra sigaretta, si accese un piccolo bagliore che mi fece capire che marie aveva appena pianto.

    Se ne accorse.

    -ragazze, mi piace piangere a tutti piace - ci fissammo nel buio le nostre mani si toccarono furtivamente.

    -scusami per prima- rispose garbata.

    -tutto bene? Perché non sei giù con gli altri?-

    -adesso ho bisogno di stare sola, non si capisce… merda- si mise le mani sulla faccia.

    -vuoi che me ne vada?-chiesi in tono di sfida.

    Si avvicinò bruscamente a me. - no-.

    Stemmo in silenzio.

    -raccontami della tua isola-le chiesi per distrarla.

    - dimentica le isole-disse- ho fatto una cosa che non avrei dovuto fare. e di cui non dovrei parlare con te-

    -dai-

    -devo tornar giù adesso-

    -non vuoi parlarmene?- chiesi stuzzicandola.

    -se lo vuoi proprio saprete non dovrai aspettare a lungo-

    si alzò, mi diede un piccolo bacio sulla guancia, cercai di trattenere, ma nulla, scappò dalla mia presa, passò per il bagno si sistemò la faccia rovinata dal pianto.

    Scese.

    Poi la seguii pure io.

    La vidi con charlie, i due si misero al centro della sala e richiamarono l’attenzione.

    Io ero sulla scale a osservare il tutto.

    Soltanto quando vidi che charlie stringeva la mano di marie capii, e ancora non ci voglio credere.

    Ma la prova la ricevetti quando charlie si chinò e la baciò con insistenza, annunciando il loro fidanzamento., tutti alzarono i calici e brindarono ai due nuovi fidanzatini.

    I due si staccarono, arrossati e felici.

    Marie alzò lo sguardo, sorrise e ringraziò, e vide in quel momento me sulla scala.

    Il nostri sguardi si incontrarono, credo.

    Capitolo V.


    Non so come abbia fatto ad andarmene da quella casa; ricordo solo jane che mi abbracciava, ho evitato marie e charlie tra la folla.

    Dopo quella sera parlai a lungo con mio fratello, mi chiese cos’avevo, non lo sapevo nemmeno io.

    Finchè dopo capì, capì com’era Marie, obbediente, tranquilla, la sicurezza di un matrimonio, desolata, vedevo la corrente che l’aveva buttata in quella situazione e la capacità di resistere.

    Che dilemma platonico, mi immaginavo Marie con le sue amiche a parlare dei ragazzi più belli, modestamente io ne facevo parte, di quel coso di nome Charlie.

    Ora avevo capito, era una romantica avventura che aveva in serbo per me il ruolo di colui che avrebbe salvato Marie.

    Ci restai su per settimane ad escogitare romantici piani per liberarla, nemmeno raperonzolo si poteva aspettare di meglio dal suo principe azzurro.

    Mi immersi nei miei sogni ad occhi aperti e con un vigore che quando pensavo a lei mi spuntavano le alucce e mi alzavo un palmo da terra con gli occhioni che luccicavano, bill voleva farmi visitare.

    Adesso avevo una mente che non c’entrava niente con le mie escursioni alla ricerca della così detta: gnocca. Liberare Marie dalle grinfie delle convenzioni.

    Se mai i miei piani si fossero attuati mi sarei trovato in grande imbarazzo.

    Se ci ripenso rabbrividisco, troppo mieloso..bleha.

    Per sei settimane la mia mente fu occupata da piani audacissimi, ma di azione ne conseguì ben poca.

    Il mio unico concreto successo fu ottenere da Jane il numero di telefono di Marie, usai il pretesto che non ero riuscito a complimentami per il fidanzamento.

    Provai a chiamare, ma rispondeva sempre una vocina stupida che diceva il solito messaggio metallico dicendomi dl lasciare un fottutissimo messaggio.
    Così dopo aver perso i capelli dall’attesa pensai altre soluzioni, scriverle, ma la scartai subito come opzione, oppure andare ad aspettarla davanti a casa sua, ma no non andava bene nemmeno quella, un telegramma , un messaggio… non sapevo cosa fare pensai pure a dei segnali di fumo, ma dopo questa grande idea mio fratello mi versò in testa l’acqua che c’era in un vaso, credo che sia uscito del fumo dalla mia testa.

    Per giorni provai una profonda e dolcissima disperazione pensando alla data del matrimonio che si avvicinava inesorabilmente, ed io non potevo fare nulla per impedirlo.

    Un pomeriggio fui portato bruscamente a terra vedendo l’oggetto dei miei sogni, aveva in testa un gran cappello di paglia, anche lei aveva una passione per i cappelli, era immersa nella lettura sotto un albero di fronte a un laghetto.

    Ero di nuovo al parco, arrivai da casa mia cercando di chiarirmi le idee senza nessuna speranza di rivederla quando eccola.

    Restai di sasso.

    Poi, pensai che mi stessi sbagliando, così la riguardai di nuovo, con il batticuore.

    Al di là del lago c’era la ragazza che aveva monopolizzato i miei pensieri da più di un mese.

    Impossibile non riconoscere il delicato ovale di quel volto, la leggera punta del nasino all’insù.

    Camminai lentamente, feci il giorno del laghetto, attraversai il piccolo ponte affollato di gente:

    la tenevo d’occhio per paura che potesse sparire.

    Mentre mi avvicinavo la vidi frugare nella sua borsa e tirare fuori un pacchetto di sigarette e un accendino blu.

    Mi fermai e le osservai le dita affusolate.

    Quando fui abbastanza vicino, ma comunque alle sue spalle, tossii e la chiamai.

    Il verde chiaro dei suoi occhi che si girò a guardarmi mi fece capire il mio errore.

    Erano occhi che allora non conoscevo, ma che poi sarei arrivato a conoscere molto intimamente.

    -Temo di essere Anne Applewithe, non Marie-


    Capitolo VI.

    Capitolo luuungoooo ( alla jane con le vocali lunghe XD)



    Si voltò e tolse il cappello da cui uscirono un’ondata di capelli chiari, non c’era ragione di essere imbarazzato, mi sorrise come se capisse quello che pensavo.

    -da bambina spesso ci scambiavano l’una per l’altra, fino a quando i capelli di Marie non si sono scuriti.

    Seguì un silenzio imbarazzante.

    -assomigliamo tutte e due alla nonna- riempiendo il vuoto che si era formato in dimensioni sgradevoli.

    Annuì come un ebete, senza trovare le parole.

    -da..da..lontano siete proprio uguali -dissi- capelli a parte, naturalmente- frase più scema di così era difficile tom da trovare.

    Una lieve irritazione sfiorò il volto che mi guardava da sotto le ciocche di capelli color miele, ma subito le labbra di Anne si composero in un sorriso educato, anche se un po’ freddino.
    - dicono sia insolito assomigliarsi così tanto tra cugine-
    -
    Passò un altro minuto di silenzio, la cosa si faceva imbarazzante.

    -sai io e marie non siamo tedesche, nostra nonna era americana, ma lei dovrebbe saperlo se conosce Marie-

    -credevo fosse tedesca-

    -si di nascita- disse la cugina -ma la sua formazione non potrebbe essere più straniera-

    la osservavo mentre parla e parlava di cose che mi entravano e uscivano dall’altra parte dell’orecchio da quanto ero interessato.

    Alla fine non era poi così identica a Marie. I capelli, che le scendevano lisci e lucenti fino a mezza schiena biondi costituivano la differenza più evidente tra lei e sua cugina, ma anche il viso era diverso:era più lungo, le labbra più sottile più marcate di quelle di Marie: il naso più severo di quello della cugina, le avrei dato la mia stessa età all’incirca.

    Provavo nei suoi confronti una differenza senza capire il perché.
    Avevo l’impressione che Anne hapburn non fosse una persona con cui si potesse prendere delle libertà.

    -Posso fare qualche cosa per lei? O cercava proprio Marie?-si rivolse con garbo.

    Esitai.

    -le dirò dove posso trovarla se mi offre un gelato-.

    Era chiaro che quella donna aveva voglia di chiacchierare.

    Obbedì, Anne si alzò e ci incamminammo.

    Le raccontai un po’ della mia carriera da musicista, poi lei continuò con la solita storia della sua famiglia.

    Avevo imparato che: provenivano da una famiglia americana, la loro nonna chiamata Blanche si trasferì in germania e poi particolare molto assurdo la loro bisbisbisbisnonna ( non so quanti bis) aveva sedotto Carlo II.

    -Mi scusi forse la sto distraendo troppo dalla sua lettura- dissi sbrigativo.

    Indicando il romanzo.

    -che cos’è?-.

    -è cime tempestose, l’ha mai letto?- chiese scrutandomi.

    -ehm…certo..- eccome se l’avevo letto, seconda media, me lo ricordo ancora, leggete” cime tempestose” relazione tra due settimane… mi vengono i brividi al pensiero.

    -potrebbe dire una cosa da parte mia a Marie?-

    riapparve un lampo di irritazione sul suo volto, che fu subito coperto da un sorriso gelido.

    - naturalmente- disse-anche se non so quando la vedrò, non ci frequentiamo molto.-

    -come mai?-

    -diciamo che non andiamo troppo d’accordo-

    .-si fermò -

    oh, non si imbarazzi-

    continuò accorgendosi del mio disagio
    -lo sanno tutti. Io la trovo un po’ volgare:lei, credo,mi trovo un po’ troppo riservata, ma di sicuro sarà lei stessa a criticarmi appena vi vedrete.-

    -ne dubito- dissi dubitando anche che non avrei più rivisto Marie.

    -lo farà vedrà! In modo dolce e abile è il suo stile, ma vuole lasciarmi un messaggio per lei , se per caso la incontrassi prima io?-

    -le dica che ha visto Tom kaulitz- rendendomi conto che non avevo ancora detto a Anne il mio nome.

    .-le dica che ha visto Tom Kaulitz, e si chiedeva come trovasse la vita sull’isola.-

    -è tutto?- mi guardò con aria interrogativa.

    -è tutto lei capirà-

    -bene…ah ma aspetti lei è con suo gemello .. certo i tokio hotel, come scordarvi…-disse.

    non compresi cosa voleva intendere con qual “ come scordarvi” già era sgorbutica.

    -comunque arrivederci, allora-.

    -arrivederci,-

    con questo la lasciai, riattraversai il ponticello, e mi incamminai.

    Sentivo su di me i suoi occhi azzurri, gelidi,così infondo al ponte mi voltai a salutarla.

    Ma lei era immersa nel suo libro, di nuovo seduta.

    Se anche mi vide, non lo dimostrò affatto.
     
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  4. ~ Jas
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    *______________*

    Meravigliosa!

    Oddio, tutta di un fiato!

    Adesso se riesco faccio pubblicità!

    xD

    Che bella FF....

    Più speciali delle altre sicuramente.

    Complimenti!

    [=

     
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  5. ~ Psycho.
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    *_*
    Mi piace! E' interessante!
    E scrivi molto bene!
    Credo che comincerò a seguire questa FF! =]

    KissKiss
     
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  6. ~ Sofia
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    jas GRAZIE GRAZIE ! mi farestoi un favorone ancora grazie *.*

    anche a psycho un grande ringraziamento domani continuo! ;)
     
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  7. ~ Sofia
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    Capitolo VII.
    So so long XD


    Anche se nessuna delle sue cugine diede il minimo segno di ricordarsi di me nei giorni che seguirono, i miei giorni passarono a pensare a Marie e a suonare la chitarra.

    Scoprì felicemente che ero in grado di trasformare la mia frustrazione nata dall’amore in energia per un buon impegno. passai giorni e giorni con mio fratello e il resto della band a suonare.

    Ancora oggi ci penso e mi viene da ridere, che stupidi i giovani pazzi d’amore, ma sorrido al ricordo per quanto giovane e sciocco fossi io.

    Ma Marie, l’oggetto di tutti i miei pensieri era irraggiungibile.

    Telefonavo, ma non era mai in casa e non mi diede mai segni di vita.

    Lo strumento che il destino scelse per riportare a me marie fu individuato con un gusto squisito: Jane mi telefonò quando avevo deciso di lasciar perdere e che non c’era più nulla da fare con marie, se aveva deciso di sposarsi con quel fusto peggio per lei.

    -caaaro…. Ti andrebbe di venire con me alla festa di fidanzamento di marie e charlie?-

    restai titubante impalato dov’ero quando mi ricordai di essere al telefono.

    -ma il tuo fidanzato?-

    -quel deficiente pur di non venire ha inventato di avere la laringite- capivo che Jane mi voleva a ogni costo.

    -anche se sei famoso spero ti ricorderai di me fra tutte le belle donne che ti gireranno intorno?-- qui ci voleva un complimento.

    -escludo che possano esserci donne più belle di te Jane- dissi a denti stretti.

    -oh tom come sei caro! Allora vieni?-

    -certo- e come dire di no.

    -oh grazie tesoro-

    un’ora dopo eravamo di fronte alla casa di Mare eravamo in ritardo, cosa che io odiavo, ma jane lo faceva per galanteria.

    Entrammo Jane salutò la madre e il padre di Marie facendo complimenti su complimenti.

    Arrivò l’ira della cena, Marie non mi degnò mai di uno sguardo, c’era anche Anne era sempre solo e in disparte molti tentarono di farla entrare nel discorso ma lei era come se volesse solo osservare.

    Ci alzammo da tavola e Marie mi vide quando da noi mancavano solo tre persone, stava baciando Anne molto formalmente.

    Si girò verso di me e arrossì, gioì per questo.

    -non sapevo che fossi venuto- disse quando mi raggiunse, era raccolta in un abito rosa e il trucco l’aveva trasformata in una bambola.

    Non era la mia Marie.

    -allora complimenti a tutti e due per il fidanzamento-dissi anche a charlie che era lì vicino a noi.

    Dopo un po’ di tempo jane azzittì tutti.

    -ella tesoro non muori dalla voglia di aprire i regali?-
    -ma certo.- rispose la madre.

    Colsi l’occasione, mentre marie stava per protestare, mi unì al coro tempestivo -e anche noi-

    -allora perché non li apri adesso amore?-chiese charlie.

    Marie non era convinta, ma acconsentì.

    -allora andiamo- consigliò la madre-non vi spiace venire al piano di sopra sono troppi i regali da portare su-

    tutti acconsentirono. tutti iniziarono a salire marie si trattenne nella sala io rimasi lì.

    -dunque- mi affrettai a dire -è questa allora?-

    -cosa?-mi guardò di sotterfugio.

    -è questa l’isola?-

    non mi rispose.

    -è questo che intendevi con eventi incontrollabili?-insistetti coraggioso da settimane di preparazione.

    Marie con un brusco cenno del capo mi invitò ad uscire dalla stanza.- non so di cosa parli- disse iniziando a salire il primo gradino.

    -e no, certo. dimenticavo che nel nostro particolare banco di pesci non bisogna mai ammettere di aver parlato sul serio- nella mia voce c’era un po’ di sarcasmo.

    --soprattutto se si parla con chi non si conosce fin da bambini-ero sorpreso dalla mia scioltezza ne andai fiero.

    -non parlarmi di banchi di pesci-

    -perché?-

    -è solo una metafora-

    -molto bene. allora te lo chiedo CHIARO e TONDO. Cosa stai combinando?-

    -sposo l’uomo che amo, tom - ma. già mentre lo diceva suonava falso. ce ne rendemmo conto tutti e due- e comunque non vedo in che modo ti possa interessare se io sono felice o no-

    -mi riguarda perché tu hai fatto in modo di farmene partecipe -dissi con calma, anche se l’avrei presa e portata via con me per sempre.

    -mi spiace di averne parlato-

    -no è vero-

    -scusa?-

    -ho detto che non è vero. quando ci siamo incontrati quel giorno al parco, stavi cercando una via d’uscita e anche la compleanno di Jane volevi che ti aiutassi a trovarla, no?

    Ero fiero di me.

    -poi quando il tuo fidanzamento è stato annunciato -continua scaldandomi-e la faccenda ti è sfuggita di mano hai ceduto, per citare le tue parole, hai seguito la corrente, invece che contro.-

    -zitto- disse lei-ti sentono.

    Abbassai la voce ma continuai-anche adesso sei debole vero?.

    -come osi…-

    -dimmi che non ti disprezzi, dimmi che te la godi e sei felice a indossare quello stupido vestito rosa e avere l’aspetto di una bomboletta rosa con la testa vuota.DIMMELO-

    conclusi con tono trionfante, ormai l’avevo capito l’amavo.-e verrò di sopra a contemplare i tuoi fottuttissimi regali, e no ti scoccerò mai più.-

    mi fissò senza dire una parola.

    Mi accorsi con orrore che aveva gli occhi pieni di lacrime.

    -dimmelo- insistetti-e me ne andò.dimmi cazzo- ormai andavo a gonfie vele.-che non puoi immaginare di amare qualcuno più di quanto ora mai Charlie e me ne andrò. Non salgo neppure , me ne vado e basta.

    -non ti dirò nulla di ciò- disse cercando di darsi un po’ di contegno.-ma farai meglio a non sapere comunque-

    -solo quando mi avrai detto perché-risposi fiero.

    -se non altro soddisfa la mia curiosità - perché lo sposi?-mi aspettavo che cedesse. Si alzò e mi fissò dritto negli occhi.

    -ella tesoro!-chiamò di sopra una voce squillante.

    -Su!-insistetti.

    -non hai nessun diritto di pretendere una risposta- disse calma-sei ospite in casa dei miei genitori e hai certo obllighi rispettali, fai come ti chiedo.-

    -cioè?-

    -voglio che tu vada di sopra ringrazi tutti poi voglio che accompagni jane a casa aspetti che sia entrata e te ne vai a casa tua. Dimentica le mie metafore, dimentica tutto, soprattutto ME.-

    -Marie- la voce si fece più severa.

    -forza amore vieni- disse charlie.

    -spero tu abbia capito bene- mi disse.

    Ci guardammo.charlie stava arrivando.

    -per favore Tom, non adesso- continuò veloce-mai-

    - io mi sono messa in questo pasticcio e adesso intendo andare fino in fondo.-

    -non è troppo tardi hai tutta la vita davanti, non puoi sprecare la tua vita sull’isola con charlie.
    -non parlarmi di isole.-

    -sono parole tue-

    -è solo una metafora-

    -fai quello che ti pare-sibilò.

    -non capisci?-continua più dolcemente.

    Apparve charlie,-siete stai qui tutto il tempo a chiacchierare?- chiese il giovane.
    -è ancora vero- sussurrai.

    -cosa-chiese charlie.

    -che i treno non aspettano - disse vivace marie- e tom nonostante le suppliche non lo vuole perdere-

    -che peccato-disse charlie, mentre li seguivo sopra per salutare.

     
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  8. Roxxy Monsoon
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    Che bella questa fan fiction! Ti giuro che l'avevo salvata su preferiti per leggerla!


    Benedizioni.

     
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  9. ~ Sofia
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    roxxy tesoro che bello! ^^ ci sei anche tu!
     
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  10. ~ Sofia
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    oggi parto per il pnte se riesco posto... tanto qui la leggono 2 persone.. non credo importi a molti! ^^
     
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  11. { ~ Hilf.Mir.Fliegen }
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    * Nuova lettrice!! *
    L'ho letta ora tutto d'un fiato!
    Complimenti, è scritta proprio beneee!!!
    Mi piace!!
    ^_^
    Continua prestoo
     
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  12. ~ Sofia
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    glacie! ^^
     
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  13. ~ Sofia
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    sta sera se riesco posto....
     
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  14. ~ Sofia
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    Qui però non legge nessuno.

    Capitolo VIII.
    Ero stato sconfitto e schiacciato da quegli occhi azzurri.

    A muovermi non era l’arroganza, ma non pensavo che marie potesse resistere senza rivedermi.

    Le nozze tra i due erano fissate per marzo,sette mesi dopo,mentre i giorni passavano mi consolavo che almeno il tempo era dalla mia parte.

    Pensavo che Marie fosse orgogliosa e mi basai su questo giudizio.

    Capii che sarebbe stato idiota girare intorno a casa sua come un ebete.

    Attesi una settimana, l’ottavo giorno arrivò una lettera,che ho ancora,come tutte le altre che mi ha mandato.

    Guardando la carta e la dolce scrittura, penso con una fitta di dolore alla dolce ragazza che l’ha scritta e vorrei, come molti altri hanno voluto prima di me, che il passato fosse fluido, che mi fosse possibile tornare al giorno lontano in cui la lettera mi marie mi arrivò.

    Vedo com’ero, pieno di vita, ingenuo e innocente, comincio a capire.

    Questo è un passo importante, ora capisco com’era lui, io, non è malvagio dalla nascita, non è il peccato originale, è semplice debolezza che non potevo prevedere.

    Mentre leggevo quella lettera ero un giovane uomo non diverso da altri, ero affascinato da lei, come lo sono tanti altri uomini per le loro belle.

    Se io desideravo dimostrare com’ero al mondo, tanti latri uomini lo facevano prima e dopo di me. Non ero l’unico.

    Ma devo ammettere che altri hanno fatto cose peggiori delle mie, le mie azioni sono classificabili secondo una scala di valori.

    La storia è piena di uomini più cattivi di me, Nerone, hitler, Mao Zedong. Saranno loro a esser più puniti di me? O io? Forse anche loro hanno iniziato in modo innocente come me.

    Avevo paura di guardare sia indietro che avanti: perché mi aspettava ciò che avevo fatto- quello che avevamo fatto io e Marie- e dall’altra la punizione che per questo avrei ricevuto.

    Adesso sono più coraggioso e posso guardare più vicino.

    Ho la lettera della donna che ho amato in mano, le dita mi tremano.
    La leggo.

    Data” sabato” .

    Ciao Tom,
    vorrei tanto dirti che la nostra discussione della scorsa settimana mi è servita per vedere come mi avevano intonacata da bambola.
    Ci volevi proprio tu abbastanza offensivo per farmelo capire, infatti ti ringrazio per la tua scortesia.
    Ti consolerà sapere che il mio trucco da bambola è durato poco, appena finito tutto sono corsa in bagno mi sono sfregata bene la faccia e anche versato dell’acqua sopra i capelli, infatti mi madre ha iniziato a dare di matto.
    “ che americanata” penserai, si e ne sono fiera di esserlo.
    Ma il mio nome è tedesco.
    Questo ti potrà aiutare a capire perché sposerò charlie.
    Già, perché.
    Tutto parte dalle mie origini.
    Mi sono messa in un pasticcio, come ti ho detto nel parco.
    Tutto per mano mia.
    Nemmeno io so il perchè ho fatto questa cavolata.
    Se riesci a trovare un’idea, risposta per non farmi sposare Charlie, allora vediamo alla stazione, al binario 8 alle 2.15di domani.
    Se non ti vedrò, capirò che hai molto saggiamente deciso di tenertene fuori.
    Credo che io nei tuoi panni extralarge farei lo stesso.
    Ciao.
    Marie.




    Come farselo ripetere due volte, andai alla stazione.

    Andai con la gioia nel cuore e una canzone sulle labbra.

    Lei era lì, aveva dei jeans un maglia blu con sotto una canotta bianca, i capelli arruffati.
    Era la mia Marie.

    -ciao tom- disse vedendomi.

    -ciao Marie.

    Ci guardammo.

    -grazie di essere venuto-

    - sono io a doverti ringraziare-
    -
    prese le i biglietti e disse in tono sicuro- sarà un viaggio abbastanza lungo, ma ti prometto una bella ricompensa la ritorno-

    “ bella ricompensa pensai… mmm… il mio cervello aveva elaborato: SESSO NO STOP.
    -non è quello che pensi-

    la mia fantasia cadde in mille pezzi.

    Mi prese per mano e andammo sul vagone del treno.

    La ricordo in treno.

    Ricordo anche saki che mi volle accompagnare a ogni costo.

    Lei era bellissima, il suo profumo, non la figura decadente del parco,non la ragazza elegante alla festa di Jane, non la bambola della festa, era semplicemente lei.

    Una ragazza carina non si può raccontare, ma la bellezza è qualche cosa di più delicato è una cosa a parte.

    Marie era una donna da mille sfaccettature.

    - se proprio lo vuoi sapere, sono nata a berlino, in una nebbiosa notte di novembre quasi diciannove anni fa, esibita dai miei genitori come la perfezione, quando ero un brutto bebè pelato.-
    -
    - risi, lei mi rivolse un sorriso.
    -
    - Accese una sigaretta e continuò
    -
    - - quando avevo sette anni, mia madre si prese la spiacevole libertà di morire.mio padre decise di trasferirsi in america, dodici anni dopo tornammo a berlino, il mio accento era diverso così fecero di tutto per farlo diventare perfetto-
    -
    - -a diciannove anni venni catapultata nel mondo di cui ora mi devo confrontare ogni giorno, conobbi Jane la donna perfetta e tutta la banda di maschere inanime.-
    -
    - -e il giovane Charlie?-
    -
    - -si-
    -
    - -questa è la mia storia-
    -
    -il guaio è che- schiacciò il mozzicone ormai di cenere e proseguì- che questa non è tutta la storia. Proprio niente-

    -cioè?- domandai sorpreso.

    -ricordo la lettera e i motivi per cui sposerò Charlie?.

    Annuì-

    -bene, quello è solo uno dei piccolo particolari che compongono la storia ce ne sono latri ma dovrai aspettare domani quando saremo arrivati-mi fece segno di non dire nulla, si avvicinò a me e mi baciò.
    Il nostro primo bacio, tremante , elettrico, lungo e passionale, me lo ricordo ancora.

    -grazie- mi disse

    cercai di ribaciarla ma il tentativo fu inutile.

    Passai il viaggio ad osservarla.



    Lo so fa vomitare.. scusatemi.
     
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  15. •LittleWings•
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    è bellissima amo...
    lo sai che mi piace tanto...
    anzi troppo...
    lo so che non è un commento molto entusiasta ma la mia vita è precipitata all'improvviso...
    domani ti chiami e ti spiego perchè...
    sperò che non mi abbandonerai anche tu....

    ti amo
     
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78 replies since 22/4/2008, 15:47   489 views
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